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IL COLPO DI GRAZIA? NANNI MORETTI ABBRACCIA BERSANI SUL PALCO DELL’AMBRA JOVINELLI

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Giovanna Casadio per La Repubblica

Va da Grillo in piazza San Giovanni, Moretti?
«Vado a piazza San Giovanni? Ma che scherzi?!».

Nanni Moretti esce a fatica dalla calca del teatro Ambra Jovinelli. È salito sul palco, ha abbracciato Bersani. Non l'ha preso in braccio come avrebbe forse fatto Benigni, ma per uno che undici anni fa gridava al centrosinistra di Fassino e Rutelli a piazza Navona "con questi leader non vinceremo mai", pur essendo passata tanta acqua sotto i ponti, è un inatteso mega spot.

BERSANI GIUNTELLA MORETTI SPERANZA ESULTANO CON I PUGNI CHIUSI L ABBRACCIO DI NANNI MORETTI E PIERLUIGI BERSANI

L'ex scontroso, irascibile, tuttora ombroso regista prende la parola per dire: «Nonostante lo spot elettorale "smacchiamo il giaguaro", voterò il Pd». Risate e un urlo dal pubblico: «Nanni, dì qualcosa di sinistra». E lui: «C'è un tempo per criticare i propri amici, e io lo faccio da sempre, da 40 anni; e c'è un tempo da qui a lunedì per criticare i propri avversari ».
E lunedì, aggiunge, speriamo di festeggiare «la liberazione ». La liberazione dal "Caimano", per citare il suo film su Berlusconi. La liberazione, ripete, che «festeggiamo ogni tanto quando viene liberato un ostaggio, come per Ingrid Betancourt. Ora spero che lunedì festeggeremo la liberazione di 60 milioni di persone ostaggio dell'interesse di uno, che per sua stessa ammissione e per ammissione dei suoi collaboratori ha cominciato a fare politica per difendere i suoi interessi economici e giudiziari».

Ma lei oggi perché ha scelto di venire qui, quindi?
«Perché sono stati 19 anni molto brutti, umilianti, in cui ci sono stati anche governi di centrosinistra che hanno responsabilità, ma io confido sempre nel prossimo».

Grillo Beppe Grillo

Giudizio buono su Bersani?
«Ho deciso all'ultimo momento di venire, me l'ha chiesto Gasbarra. Bersani l'ho conosciuto ora sul palco. Mi è sembrato il suo un discorso da combattente. Poi io mi ripeto un po', e dico la stessa cosa che dissi in piazza San Giovanni nel 2002. Se dovessimo vincere, ecco questa volta fatela la legge sul conflitto di interessi e una legge anti trust. Leggi non contro una persona, ma per tutti, per mettere sullo stesso piano coloro che partecipano alle elezioni ».

NANNI MORETTI E PIERLUIGI BERSANI

Cosa teme di più, cosa le fa più paura, Berlusconi o Grillo?
«Ho fiducia che vinca il centrosinistra. Punto. E non sono d'accordo con quelli che dicono che è tutto uguale, che non ci sono differenze tra destra e sinistra. Le differenze ci sono e sono evidenti, i partiti sono diversi. Non capisco chi dice che c'è un'unica melassa. Prendiamo l'esempio delle primarie: il centrosinistra ha fatto una bellissima prova mentre c'è stata la figuraccia - di cui non sono stato neppure tanto contento - della destra, che ha annunciato le sue primarie, ha fissato data, i candidati. Poi è arrivato uno e ha detto: "non si fa più niente"».

GRILLO A SAN GIOVANNI

Grillo ha riempito piazza San Giovanni.
«Sì, io capisco la scontentezza ma non sono d'accordo con tante cose e non intendo mitizzare la rete. Certo noi, elettori di sinistra e di destra, come i giornalisti, ci siamo abituati a considerare normali cose che in democrazia non lo sono affatto».

Cosa non è normale?
«Non è normale che uno parli di prendere il fucile, di secessione e poi diventi ministro della Repubblica. Non è normale che qualcuno per i suoi problemi finanziari e giudiziari tenga in ostaggio un intero paese. In questi anni il centrosinistra si è convinto che qualsiasi cosa dicesse o pensasse poteva trasformarsi in un autogol... Parlare di Berlusconi e Previti, eh no, meglio di no... ma Previti è stato condannato per via di Berlusconi».

BEPPE GRILLO SANDRO PERTINI ANTONIO RICCI Arriva Grillo

Berlusconi mente?
«E' un bugiardo. Non è vero che non è mai stato condannato. Se c'è un'informazione vera, deve dire queste cose. Non so se tutti i cittadini sanno che nel processo Ruby è coinvolto per prostituzione. Un politico accusato di indurre alla prostituzione; un politico che fa battute sulle donne, "lei quante volte viene", e sugli omosessuali, in altri paesi smette di fare politica perché c'è un'opinione pubblica trasversale, di sinistra e di destra, che non consente di fare come se niente fosse».

Di chi la colpa, se questo in Italia non accade?
«Un po' tutti, dopo 19 anni, lo consideriamo normale. Ora additiamo Oscar Giannino perché ha detto bugie. Ho letto il titolo di un giornale di destra "Il declino di Giannino". E Berlusconi? Altro che Giannino! Io sono per la buona politica e per il buon giornalismo ».

POpolo di Grillo

E Monti?
«Non me l'aspettavo che "salisse" in politica... e ha fatto campagna elettorale».

Grillo Grillo va via

Se Bersani la chiamasse al governo, a fare il ministro della Cultura, accetterebbe?
«No, a me piace tanto il mio lavoro ».

 

 


1. FERMI TUTTI! MENTRE TUTTI I GIORNALONI, DAL “CORRIERE” DI MONTI A “LA REPUBBLICA” DI BERSANI SI ESERCITANO NELLA DEMONIZZAZIONE DEL GRILLISMO SENZA LIMITISMO, ‘’L’OSSERVATORE ROMANO’’, IL QUOTIDIANO DELLA SANTA SEDE, LO PORTA IN PARADISO! 2. “SU TUTTI INCOMBE L’INCOGNITA DI QUALI DIMENSIONI AVRÀ IL SUCCESSO DEL MOVIMENTO 5 STELLE GUIDATO DA BEPPE GRILLO, UN FENOMENO TRASVERSALE CHE CON ANCORA TROPPA SUPERFICIALITÀ VIENE LIQUIDATO COME ESPRESSIONE DI ANTIPOLITICA, DI POPULISMO O DI DEMAGOGIA, APPELLATIVI CHE, SE POSSONO BEN ADATTARSI AD ALCUNI SLOGAN LANCIATI DURANTE I COMIZI, NON RAPPRESENTANO ADEGUATAMENTE UN ELETTORATO CHE PERSEGUE ANZITUTTO UN RAPPORTO DIRETTO CON I SUOI RAPPRESENTANTI, IN UN MOMENTO IN CUI, NONOSTANTE TUTTI I SEGNALI CHE ARRIVANO DALLA SOCIETÀ CIVILE, LA POLITICA TRADIZIONALE È AVVERTITA, SPESSO NON A TORTO, DESOLATAMENTE AUTOREFERENZIALE”

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1. L'OSSERVATORE: "SU GRILLO GIUDIZI TROPPO SOMMARI"
Repubblica -
L'Osservatore romano, il giornale della Santa Sede, non sottovaluta il fenomeno Grillo. O meglio, i suoi elettori. «Su tutti incombe l'incognita di quali dimensioni avrà il successo del Movimento 5Stelle, un fenomeno trasversale che con ancora troppa superficialità viene liquidato come espressione di antipolitica, di populismo o di demagogia», scrive il quotidiano nell'edizione di ieri.

Beppe Grillo Beppe Grillo

Il comico lancia «slogan che non rappresentano adeguatamente un elettorato che persegue anzitutto un rapporto diretto con i suoi rappresentanti». Ma la politica tradizionale «è avvertita, spesso non a torto, desolatamente autoreferenziale».

Grillo dunque incassa anche l'attenzione del Vaticano. E ieri sul suo blog ha postato il video dell'intervento a Piazza San Giovanni con una nota: «Abbiamo trovata una via e ci porta verso il futuro, un futuro forse più povero, ma vero, concreto, solidale e felice. C'è una nuova Italia che ci aspetta. Sarà bellissimo farne parte».

POpolo di Grillo

2. L'OSSERVATORE ROMANO
"Su tutti incombe l'incognita di quali dimensioni avrà il successo del Movimento 5 Stelle guidato da Beppe Grillo, un fenomeno trasversale che con ancora troppa superficialità viene liquidato come espressione di antipolitica, di populismo o di demagogia, appellativi che, se possono ben adattarsi ad alcuni slogan lanciati durante i comizi, non rappresentano adeguatamente un elettorato che persegue anzitutto un rapporto diretto con i suoi rappresentanti, in un momento in cui, nonostante tutti i segnali che arrivano dalla società civile, la politica tradizionale è avvertita, spesso non a torto, desolatamente autoreferenziale".

GRILLO:VATICANO STA FALLENDO,A.D. DIMESSO PERCHÉ TEDESCO
UN TEDESCO QUANDO NON CE LA FA LASCIA, MICA COME IL CELESTE
(TMNews) - "Sta fallendo anche il Vaticano, l'ad è scomparso, lo tengono in ostaggio a Castel Gandolfo. Perché è tedesco, i tedeschi quando non ce la fanno lasciano, non sono come il celeste in Lombardia..." A dirlo il portavoce del Movimento 5 Stelle commentando le dimissioni di Benedetto XVI a Susa (Torino), tappa piemontese dello Tsunami Tour.
Il Papa "non riesce più a capire come si muove il mondo, e la vita di questi è stata scombussolata dalla rete. Magari andremo verso i preti che si sposano verso la diaconia. Magari dovranno fare un Papa nero votato da milioni di africani. Non voglio pensare che ci siano dietro le tangenti che Antoveneta ha dovuto pagare allo Ior", ha concluso.

Beppe Grillo


3. VIDEO - 2000, BEPPE GRILLO SUL VATICANO - TOUR TIME OUT-PALAEUR-ROMA
http://www.youtube.com/watch?v=9146YWp0xG0

 

SOCIALVOTO - NON SOLO NELLE PIAZZE, L’ULTIMA SETTIMANA PRIMA DELLE URNE È STATA IN MANO A GRILLO ANCHE SUI SOCIAL NETWOR

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COMUNICATO DI ECCE/CUSTOMER by Decisyon

Beppe Grillo

Il silenzio (per legge) dei sondaggisti ha dato la stura alle illazioni sulla marea di voti con cui lo TsunamiTour di Beppe Grillo inonderà le Elezioni Politiche 2013. Qualche giornalista lo attesta al 20%, altri ipotizzano percentuali maggiori e una cannibalizzazione delle altre forze politiche.

ECCE/Customer, soluzione CRM sociale di Decisyon che monitora in tempo reale l'engagement sociale e la brand reputation dei protagonisti delle prossime elezioni politiche 2013, ha raccolto da Twitter e Facebook i dati dell'ultima settimana, dal 17 al 23 febbraio, sulla capacità di coinvolgimento dei supporter da parte dei politici.

POLITICI SUI SOCIAL NETWORK BY ECCE/Customer - Decisyon

I social media confermano la grande influenza esercitata, nel corso degli ultimi 7 giorni, da Beppe Grillo: i supporter del leader del M5S costituiscono il 46% di tutti gli utenti attivi nei profili dei 15 principali politici su Facebook e Twitter, e sono quasi il triplo di quelli attivi per Mario Monti, che conquista il secondo posto con il 12% dei supporter, e circa 5 volte quelli di Nichi Vendola e Silvio Berlusconi, fermi all'8%. Seguono poi Oscar Giannino e Pierluigi Bersani, con una percentuale attorno al 7%.

POLITICI SUI SOCIAL NETWORK BY ECCE/Customer - Decisyon

Tenendo conto però delle coalizioni politiche, il PD, attraverso i profili dei suoi leader, risulta essere la seconda forza politica più coinvolgente, dopo il M5S: i supporter attivi dei profili di Pierluigi Bersani, Matteo Renzi e Nichi vendola raggiungono il 18% dei supporter attivi totali.
Scelta Civica di Mario Monti, assieme ai suoi alleati conquistano invece il terzo posto con il 13% dei fan attivi. Ai piedi del podio si colloca invece il PDL, fermo all'11%.

POLITICI SUI SOCIAL NETWORK BY ECCE/Customer - Decisyon


FACEBOOK E TWITTER
Dall'analisi dei singoli social network relativa all'ultima settimana, emerge come Facebook costituisca il bacino principale dei supporter attivi di Beppe Grillo, che domina con 1.129.228 fan di cui 319.210 attivi, seguito da Mario Monti che conta ben 76.441 fan attivi su 96.127.
La situazione cambia notevolmente su Twitter, dove Pierluigi Bersani guida la classifica delle attività dell'ultima settimana, ben 90.843, mentre Beppe Grillo arriva secondo con 72.541 attività. Oscar Giannino, a seguito della polemica legata ai suoi titoli studi, si piazza al terzo posto con 55.329 attività.

POLITICI SUI SOCIAL NETWORK BY ECCE/Customer - Decisyon


CONTENUTI PIÙ CONDIVISI
A Beppe Grillo va anche la palma del contenuto più condiviso su Facebook, il video della canzone dedicatagli da Adriano Celentano, che ha raggiunto le 32.141 condivisioni.
Pierluigi Bersani lo tallona però al secondo posto: il link della sua intervista in diretta su Corriere.it ha ottenuto 18.435 condivisioni. Al terzo posto, sempre Beppe Grillo con il video relativo alla mancata inquadratura di TGcom sulla folla accorsa al suo discorso in Piazza Castello a Torino.

Nella classifica dei contenuti più condivisi su Twitter, Beppe Grillo domina tutte le prime 10 posizioni, con primo in classifica, il tweet dedicato alla manifestazione di ieri sera presso Piazza San Giovanni a Roma, che ha ottenuto 1127 ritweet.

 

 

NEVE AL NORD, PIOGGIA A CENTROSUD: CALA IL NUMERO DEI VOTANTI PER LE POLITICHE RISPETTO AL 2008 E CHI CI RIMETTE SONO I

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VIDEO - http://www.youtube.com/watch?v=0orD_S4DiNk

Ansa.it

BERSANI NAPOLITANO

Cala il numero dei votanti per le politiche rispetto al 2008 ma cresce di oltre cinque punti l'affluenza per le regionali. I primi numeri diffusi dal Viminale con la rilevazione delle 12 dicono infatti che hanno votato il 14,94% degli aventi diritto, un punto e mezzo in meno rispetto alle precedenti elezioni, quando ai seggi andò il 16,51% dei cittadini.

Il calo più netto si è registrato in Campania, dove l'affluenza è scesa di 4 punti: dal 14,84 del 2008 all'10,80 di oggi. Due punti invece in Trentino Alto Adige (16,46 contro 18,37), in Emilia Romagna (20.40 contro 22.46) e al sud con la Puglia all'11,62% (era il 13,21 nel 2008), la Basilicata al 9,71% (era all' 11,53%) e la Calabria al 7,96% (era al 10.26).

BERSANI, BERLUSCONI, MONTI, AL VOTO

Tra le grandi città, il calo maggiore si registra a Napoli, dove sono andati a votare l'11,75% degli aventi diritto contro il 14,84% del 2008. In controtendenza, invece, Milano dove si registra un +3 con l'affluenza che passa dal 14,84% al 17.38.

BERLUSCONI CONTESTATO DA RAGAZZE A SENO NUDO

Diversi i numeri che riguardano le consultazioni regionali dove, a differenza delle politiche, c'è stato un netto aumento della percentuale degli elettori che si sono recati alle urne: in Lombardia, Lazio e Molise, infatti, alle 12 sono andati a votare il 15,69% contro il 9,87% delle precedenti elezioni, dunque quasi sei punti in più.

L'incremento maggiore c'è stato in Lombardia, dove si è passati dal 10,72% al 17,06% mentre Milano ha fatto registrare un aumento di oltre 7 punti passando dal 9.14% al 16.59%. Nel Lazio l'aumento è stato di oltre cinque punti: sono infatti andati a votare il 13,89% dei cittadini contro l'8,60% della precedente tornata elettorale. Più contenuto, infine, l'aumento dell'affluenza in Molise, dove ha votato il 9,71% contro l'8,35% dell'ultima volta.

BERSANI VOTA A

2. BERLUSCONI CONTESTATO DA RAGAZZE A SENO NUDO - Tre ragazze a seno nudo hanno contestato Silvio Berlusconi non appena è entrato all'interno del seggio di via Scrosati a Milano. "Basta Berlusconi, basta Berlusconi" hanno urlato le 3 ragazze tutte a torso nudo con scritto "basta Berlusconi" anche sul petto e sulla schiena. Immediata la reazione delle forze dell'ordine.

BERLUSCONI CONTESTATO DA RAGAZZE A SENO NUDO BERLUSCONI CONTESTATO DA RAGAZZE A SENO NUDO

3. MARONI HA VOTATO A LOZZA, NEL VARESOTTO - Roberto Maroni ha votato nel seggio di Lozza, il paesino alle porte di Varese in cui risiede. Il leader della Lega, che è candidato presidente della Lombardia, è arrivato da solo poco dopo le 9.30, accompagnato da un agente di scorta, nella scuola elementare Pascoli ammantata di neve. Poi si è allontanato alla guida della sua auto nuova, una Polo, facendone notare ai fotografi i colori: rossa con cerchioni neri, come la maglia del Milan di cui è tifoso e che stasera seguirà nel Derby.

BERSANI VOTA A PIACENZA, 'NON C'E' NEVE CHE TENGA' - Il segretario Pd e candidato premier del centrosinistra, Pier Luigi Bersani, ha votato alle 11:03 a Piacenza, nella scuola elementare 'Renzo Pezzani' in via Emmanueli. Ai giornalisti che gli hanno fatto notare come il seggio fosse affollato, Bersani ha risposto che "quando si vota non c'é neve che tenga". "E poi, vedete - ha aggiunto scherzosamente - noi abbiamo il fisico...". Bersani si è recato nella sezione elettorale 37 assieme alla moglie, Daniela Ferrari, e alle figlie, Elisa e Margherita.

BERLUSCONI CONTESTATO DA RAGAZZE A SENO NUDO BERLUSCONI CONTESTATO DA RAGAZZE A SENO NUDO

MONTI HA VOTATO A MILANO - Il presidente del consiglio Mario Monti ha votato a Milano nel seggio della scuola elementare Novaro in piazza Sicilia. Monti era accompagnato della moglie Elsa. Nell'aula della sua sezione sono state sistemate delle transenne per tenere a distanza giornalisti e fotografi. Il presidente del consiglio è entrato e uscito dopo il voto senza fermarsi a parlare.

 

 

L'EX LEGALE: MARGHERITA AGNELLI SI è BECCATA IN EREDITà 1250 MILIONI CONTRO I 250 DI SUA DI SUA MADRE MARELLA"

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Nicola Porro per Il Giornale

margherita agnelli

Oggi ci mettiamo nei pasticci. La zuppa si occupa dell'eredità dell'avvocato Agnelli. In questa storia c'è tutto. I conti segreti all'estero, gli odi tra madre e figlia e tra madre e figlio, il ruolo dei nipoti (John Elkann, oggi maggiore azionista della Fiat) e quello degli avvocati della real casa (Gabetti e Franzo Grande Stevens). Lo facciamo sentendo una parte, Emanuele Gamna, che per conto della figlia dell'Avvocato, trattò la spartizione del tesoretto: insomma è l'uomo che sa tutto.

Margherita e Marella Agnelli

Andiamo al dunque. Secondo le carte, appena depositate, del pm milanese Fusco, Gamna, anche se solo in linea teorica, avrebbe complottato con la parte avversa (e cioè Marella vedova di Gianni Agnelli e mamma di Margherita) ai danni della sua assistita. Siccome da queste parti si tende a rifuggere l'ipocrisia, diciamo subito che piacerebbe anche a noi subire un complotto così favorevole. Che ha portato a una spartizione del tesoretto Agnelli tutto a favore della figlia (assistita nella fase della divisione ereditaria appunto da Gamna) e a disfavore della moglie.

Con una fondamentale postilla che riguarda il controllo della Fiat: di fatto già consegnato in mani sicure al nipote dell'Avvocato, John, dato che l'acquisto della quota di minoranza in mano a Margherita per 109 milioni, poco sposta il quadro. Sì, è un casino. Ma seguiteci ancora per un po'.

Gianni e Margherita Agnelli il giorno delle nozze con John Elkann

Pochi mesi dopo la morte del proprietario della Fiat si arriva a un accordo tombale tra madre e figlia Agnelli, uniche due eredi. A Margherita sono concessi 1,2 miliardi di euro (compreso l'acquisto delle sue quote di minoranza nella società semplice Dicembre, cuore del controllo del Lingotto) e alla madre 250 milioni.

Come è del tutto evidente alla figlia sono dunque arrivati 500 milioni in più rispetto a quanto le sarebbe spettato in una successione ordinaria. Un bell'affare. Anche se fin dal 2003 Margherita supponeva che ci fosse stata una donazione monstre probabilmente di 600 milioni fatta dal padre in vita a terzi. E di cui non si è più trovata traccia.

MARGHERITA AGNELLI LADY IN GNAM

Ciò però non porta la pace: la figlia dell'Avvocato, mesi dopo, sostiene che il tesoretto estero del padre era molto superiore e che dunque la sua quota di eredità, che sembrava molto generosa, era in realtà inferiore a quanto le sarebbe spettato.

«Per quanto riguarda le società offshore dell'Avvocato, più articoli affermano che sarei stato io ad averne riferito l'esistenza a Margherita, ma è vero il contrario» confessa alla Zuppa l'avvocato Gamna.

Che continua: «Io non disponevo di alcun elemento al riguardo, dato che né Gabetti, né Grande, né John Elkann, accettarono mai di darmi lumi; fu invece il signor Maron che fornì a Margherita, già nella primavera 2003, tutte le indicazioni sulle strutture estere con esatta indicazione delle società e dei trust coinvolti, mentre Margherita già conosceva l'esistenza di Alkyone (Fondazione estera, nda) da anni, dato che da quella società aveva ricevuto i primi 100 milioni neri già nel 1999.

Margherita Agnelli e le figlie Sophia e Anna de Pahlen

Quando io chiesi lumi a John Elkann nel dicembre del 2003, lui mi rispose che - dato che lui e sua nonna avevano accettato di attribuire a Margherita l'intero attivo contenuto nelle scatole estere di cui Margherita, grazie a Maron, era venuta a conoscenza - si rifiutava di fornirci alcuna indicazione ulteriore sia sulla genesi di quegli attivi sia sui contenuti di quelle società e sui loro trascorsi.

Questo silenzio giustificò in cambio la dazione a Margherita di 1.200 milioni e la rinuncia formale di Margherita a proporre ulteriori istanze». Avete capito cosa dice Gamna? In sintesi che gran parte dell'eredità Agnelli proveniva da fondi neri, che la figlia Margherita ne era perfettamente a conoscenza e che già aveva goduto di queste provviste prima della morte del padre.

margherita agnelli costume vanity

Roba forte. Facendo i conti, ci dice Gamna, dei 1.450 milioni di eredità, circa mille provenivano da fondi esteri. La tesi di Margherita è che ce ne fossero molti altri, forse altrettanti, non dichiarati. E a questo fine chiese a Gamna di farsene portavoce e testimone con una serie di dichiarazioni scritte.

Gamna era ricattabile, poiché parte della sua parcella (15 milioni) fu pagata all'estero e dunque in nero (motivo per il quale è stato poi condannato per evasione fiscale). Nonostante ciò Gamna non poteva dire ciò che non sapeva e non lo fece.

Gabetti e Margherita Agnelli

Anzi Gamna, allo scoppio dello scandalo, denunciò Margherita e il suo nuovo avvocato per estorsione: «Mi volevate far testimoniare su qualcosa che non è vero, usando l'arma della mia parcella in parte incassata all'estero». Da qui la denuncia per estorsione presentata da Gamna al Tribunale di Milano e poi, oggi, la decisione di Fusco di lasciar andare Margherita.

Gamna spiega che «la Procura era interessata a scoprire ulteriori fondi all'estero degli Agnelli più che gli intenti estorsivi di Margherita. Forse per ottenere la collaborazione indispensabile di Margherita ha sacrificato le mie accuse sull'altare della collaborazione della figlia dell'Avvocato, anche se sono accuse assai ben documentate.

xa35 margh agnelli omaggiata parr chicago

Alla fine però è evidente che né Margherita né la Procura sono riusciti a trovare ulteriore nero rispetto a quello già accertato ed ecco che viene «supposto» questo doppio gioco che io avrei ordito e che avrebbe giustificato l'estorsione di Margherita nei miei confronti; solo che si tratta di una pura invenzione che serve a salvare Margherita e butta un altro po' di fango gratuito su di me».

Ma la brutta storia dell'eredità Agnelli non è certo finita qui. L'agenzia delle entrate ha preteso (solidarmente) 40 milioni di euro per chiudere le pendenza da madre e figlia. Ma a pagare è stata solo Marella, anche se per l'intera cifra. E presso la cancelleria del tribunale del canton Vaud (dove risiede Margherita) i legali di Marella hanno depositato un'ingiunzione di pagamento per il debito fiscale che Margherita si è finora ben guardata dal pagare.

 

IL CARDINALE PIU’ DISCUSSO DEL CONCLAVE RESPINGE LE ACCUSE E CINGUETTA: “STO PARTENDO PER ROMA…”

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1. ABUSI,CARD. MAHONY DI NUOVO SENTITO
http://www.tgcom24.mediaset.it/

Roger Mahony images Pedofilia Chiesa - Bambino

Il cardinal Roger Mahony, che ieri ha rilasciato una lunga deposizione sullo scandalo dei preti pedofili nella diocesi di Los Angeles, potrebbe essere interrogato nuovamente al suo ritorno da Roma. Mahony, infatti, parteciperà al Conclave per l'elezione del nuovo Pontefice. Secondo il legale di una delle vittime, l'ex arcivescovo di Los Angeles accusato di aver coperto gli abusi, non ha chiarito tutte le circostanze.

2. IL CARDINALE PIU' DISCUSSO DEL CONCLAVE RESPINGE LE ACCUSE
Giacomo Galeazzi per La Stampa

Il cardinale è stato sentito per la prima volta sugli abusi del clero sui minorenni. Si è difeso senza scomporsi, ma senza concedere margini di dubbio. Il porporato più discusso d'America ha ribadito che lui no, non ci sta a fare da «capro espiatorio». E ribatte di aver subito un'umiliazione enorme quando, in seguito al corposo dossier che ha svelato al mondo lo scandalo dei preti pedofili che ha travolto la diocesi di Los Angeles, è stato allontanato dal suo incarico. Sostituito dall'attuale arcivescovo José Gomez, che si rese protagonista di una durissima reprimenda nei suoi confronti, definendo le vicende emerse dai documenti «brutali e dolorose».

CARDINALE ROGER MAHONY

Dunque il cardinale Roger Mahony resiste e annuncia su Twitter: «Sto partendo per Roma». Ma prima di volare in conclave l'arcivescovo emerito di Los Angeles ha fornito una deposizione giurata. Faccia a faccia con i legali delle vittime dei preti pedofili, poche ore prima di imbarcarsi sull'aereo che lo porterà in Italia.

Poche ore, ma estremamente difficili. Le più travagliate per il porporato che è stato per la prima volta ascoltato su quelle vicende che hanno scatenato una bufera planetaria. L'accusa è di aver coperto almeno 129 casi di abusi su minori compiuti nella sua diocesi negli anni '80, nascondendo i responsabili alle autorità e aiutando i sacerdoti coinvolti.

CARDINALE ROGER MAHONY

Spesso incoraggiandoli a rimanere fuori dai confini della California o degli Stati Uniti per sfuggire ad azioni penali nei loro confronti. Mahony, davanti a un giudice e sotto giuramento, è stato chiamato a difendersi dalle domande «senza limiti di temi» degli avvocati di alcune delle vittime degli abusi, rispondendo su almeno una ventina di casi nel corso di una deposizione della durata di circa quattro ore. Il cardinale nell'occhio del ciclone appare comunque tranquillo, nonostante tutto.

Sempre su Twitter Mahony promette «cinguettii» anche da Roma ma, spiega, «chiaramente non durante il conclave». Intanto, davanti alla parrocchia di Los Angeles dove risiede, proseguono le proteste, con gli attivisti di Catholic United che intendono consegnargli ben novemila firme di fedeli che hanno aderito all'appello perché non parta per il Vaticano.

PEDOFILIAPEDOFILIA BY VINCINO

E «un senso di rabbia, di tradimento e di confusione», scrive il New York Times, pervade anche molti dei vecchi fedelissimi sostenitori di Mahony che si sono ritrovati al Religious Education Congress, il più grande raduno annuale della Chiesa Cattolica americana che si svolge in California. Congresso di cui Mahony è sempre stata una star, mentre quest'anno il workshop a cui doveva partecipare è stato cancellato.

«Poche, brevi ore prima della mia partenza per Roma». Parole che confermano che al conclave per l'elezione del Papa ci sarà. Con buona pace delle proteste di chi gli ha chiesto a gran voce di «restare a casa», di fare un passo indietro dopo il coinvolgimento in alcuni dei casi di pedofilia che hanno sconvolto la Chiesa cattolica Usa. Roma non può attendere.

 

IL CDR DEL CORSERA A GAMBA TESA SULLA “BUONENTRATA” MILIONARIA PER PERRICONE…

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1-LA CRISI RCS E GLI STIPENDI DEI MANAGER
Bankomat per Dagospia

Siccome oggi non possiamo parlare di politica, parliamo di politiche manageriali e retributive. E ci chiediamo se qualcuno avra' ben deliberato quanto denuncia il Cdr del Corriere della Sera, parlando di milioni e milioni dati a vanvera, in un ampio comunicato odierno sul sito del giornale. Trattasi del fantasmagorico " bonus d'ingresso " per il fu top manager Antonello Perricone.

S.O.S. Corriere della Sera

Si parla di un milione, quasi due miliardi di lire, senza aver fatto costui altra fatica che accettare la nomina ad amministratore delegato, peraltro remunerata correntemente ogni mese. Il Cdr di via Solferino sappiamo che e' un pochino nervoso di questi tempi, tagli e traslochi, prospettive fosche, un mondo di carta che non sara' piu' come prima.

Sede del Corriere della Sera in via Solferino

Allora si capisce la denuncia pubblica delle palate di milioni tranquillamente deliberate ai vari amministratori delegati che si sono succeduti, soprattutto le scandalose buonuscite. Ma la buona entrata, quella no, non ce la ricordavamo. E speriamo che a nessuno dei sedicenti capitalisti e top manager italiani venga mai piu' in mente di confezionarne una. Soprattutto in una casa editrice che qualche ottuagenario si picca di sorvegliare con ostentato piglio culturale e morale, pare su mandato morale della buonanima dell'evasore fiscale metalmeccanico di Torino e d'intesa con quei famosi creatori di posti di lavoro dei suoi nipoti.

FRANCESCO MICHELI DI BIIS BANCA INTESA

Anche un altro pensiero ci permettiamo infatti di estrarre dal comunicato del Cdr: sarebbe mica il caso di cominciare a dare premi a chi crea posti di lavoro, non a chi li taglia? Ancora vi rammento lo scandaloso bonus multimilionario che nel 2005 o giu' di li' Banca Intesa riconobbe, dopo un paio di anni scarsi, all'allora capo delle risorse umane dottor Micheli, fidato tagliatore di teste del Corrado Passera gia' alle Poste.

Bazoli e Passera

Il Micheli, ancora rabbrividiscono molti onesti manager di Piazza Scala, fu premiato dal Consiglio presieduto dal Prof .Bazoli con oltre cinque milioni per aver tagliato posti di lavoro. Ma soprattutto, il che forse e' peggio, premiato dopo appena due anni, non dopo venticinque o trenta di onorata carriera, come si usava un tempo in Comit o al SanPaolo, e comunque con somme meno imbarazzanti.

Questo Dottor Micheli, fra l'altro, alla cultura ed alla morale dei vertici di Banca Intesa Sanpaolo deve piacere davvero tanto, visto che dopo breve parentesi lo hanno richiamato in servizio in piazza Scala ed addirittura mandato a fare il vice presidente Abi, ovviamente per occuparsi di una imminente stagione di tagli e ancora tagli. Certe nomine sono dei simboli che dovrebbero farci riflettere.

cm32 antonello perricone montezemolo

Facciano attenzione quelli del Cdr di Via Solferino. A qualcuno di Intesa Sanpaolo, prima che come si sussurra torni ai vertici della Banca anche la Fornero e piangendo avalli altri bei tagli, potrebbe venire in mente di imporre il Dottor Micheli come consulente o come amministratore di Rcs. Magari con una buona entrata per lui a spese delle uscite altrui.

ccc11 montezemolo antonello perricone ph riccardi

2- COMUNICATO DEL CDR DEL CORRIERE DELLA SERA

Contemporaneamente alla presentazione del nuovo piano di ristrutturazione della Rcs, che prevede il taglio di 800 dipendenti e un netto ridimensionamento del perimetro industriale, l'amministratore delegato Pietro Scott Jovane ha annunciato l'autoriduzione del 10 per cento della sua retribuzione.

Il Cdr del Corriere vorrebbe tuttavia che questo gesto fosse accompagnato dall'applicazione di un criterio per la corresponsione dei vari bonus e della parte variabile dello stipendio, nonché dell'eventuale buonuscita di tutti i manager del gruppo, adeguato alla gravità del momento: stabilire quelle somme in rapporto non al numero dei posti di lavoro tagliati, ma di quelli salvati.

PIETRO SCOTT JOVANE AL CONVEGNO DI A SULLA TELEVISIONE

Da troppi anni ormai la Rcs, dove i piani di ristrutturazione si susseguono ai piani di ristrutturazione senza che assurdi sprechi vengano sfiorati, dimostra nei confronti dei propri manager una grande generosità, indipendente dai risultati.

Nel 2007 su un importante quotidiano si leggeva: «Via Solferino ha speso negli ultimi quattro anni quasi 30 milioni fra buonuscite e buonentrate per oliare il frenetico turnover dei suoi manager». Proprio così: buonentrate. Perché, sempre secondo lo stesso articolo, il predecessore di Scott Jovane, Antonello Perricone, arrivato al timone della Rcs dopo che era saltata la sua nomina a direttore generale della Rai, avrebbe intascato un «bonus d'ingresso» di un milione. Un bonus d'ingresso: avrebbe cioè percepito un superincentivo soltanto per mettere piede in azienda. Più 3,4 milioni di euro quando ne è uscito, e la Rcs non nuotava certamente nell'oro, reduce com'era dallo stato di crisi.

scott jovine

Quella di Perricone è una misera liquidazione se la confrontiamo con la somma incassata al momento dell'uscita da Vittorio Colao: 7,8 milioni, metà dei quali, a onor del vero, versati da lui in beneficenza. Oppure con quella dell'ex direttore generale Gaetano Mele: 9,6 milioni. Cifre che impallidiscono di fronte alla buonuscita di Maurizio Romiti: 17 milioni di euro, dopo un paio d'anni al timone della Rcs. Ottocentocinquantamila euro al mese. Per inciso, con quei 17 milioni si sarebbero pagati per un anno 400 dipendenti della Rcs Quotidiani, molti dei quali venivano invece mandati in prepensionamento.

Maurizio Romiti

Quando quella liquidazione monstre venne pagata, lo stesso presidente della Rcs, Guido Roberto Vitale (anch'egli allora in uscita), ammise: «Certi tipi di remunerazione sono giustificabili solo in presenza di risultati estremamente positivi».

Facendo capire che non era quello il caso. Non è ammissibile che continui questa giostra milionaria che arricchisce manager e dirigenti, indipendentemente dalla qualità professionale.
In un momento come questo dovrebbe essere il primo solenne impegno dell'azienda.

 

MA QUALE DOPING! A CASA DI PISTORIUS C’ERA UN POTENTE ECCITANTE SESSUALE…

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PISTORIUS IN TRIBUNALE

1- «IL PRODOTTO USATO DA PISTORIUS ERA UNO STIMOLANTE SESSUALE CHE SI INIETTA»
Da Corriere.it

Forse non era un prodotto utile a fini del doping, ma sicuramente neanche un innocuo prodotto a base di composti vegetali. Il testosterone che gli inquirenti dicono di aver trovato a casa di Oscar Pistorius, il quattrocentista disabile accusato di aver ucciso a colpi di pistola la sua fidanzata, sarebbe uno «stimolante sessuale»: lo scrive il settimanale sudafricano City Press, citando un medico sportivo.

Hilton Botha, il detective poi rimosso dall'incarico, aveva affermato mercoledì in tribunale a Pretoria che «due scatole di testosterone» ed alcune siringhe erano state trovate a casa dell'atleta, incriminato per aver ucciso la fidanzata Reeva Steenkamp.

REEVA E PISTORIUS

IL PRODOTTO
L'avvocato di Pistorius, Barry Roux, aveva spiegato che si trattava di un rimedio a base vegetale, il testo compasutium coenzyma, che l'atleta «aveva il diritto di utilizzare». Il medico sportivo Jon Patricios, intervistato da City Press, ha spiegato che questo prodotto, che si assume tramite iniezioni - composto da pezzi di cuore e di testicoli di animali, nonchè da piante medicinali e vitamine - serve di norma a combattere problemi di erezione. È però sconsigliato agli sportivi perché‚ li può far risultare positivi ai test antidoping.


2-IL PADRE DI REEVA ROMPE IL SILENZIO: "PISTORIUS FARÀ I CONTI CON LA COSCIENZA"
Da LaStampa.it

IL PADRE HENKE IL FRATELLO CARL E LA SORELLA AIMEE PISTORIUS IN TRIBUNALE

Oscar Pistorius dovrà fare i conti con la sua coscienza. Il giorno dopo la decisione del tribunale di Pretoria che ha concesso all'atleta sudafricano la libertà condizionata dietro pagamento di una cauzione, parla per la prima volta e si sfoga il padre di Reeva Steenkamp, la modella uccisa dal campione di atletica con quattro colpi di pistola. Un omicidio premeditato secondo l'accusa, un tragico incidente per la difesa.

Pistorius, che rischia l'ergastolo, ha trascorso la sua prima notte da uomo "libero", ospitato a casa dello zio dopo che gli è stato vietato soggiornare nella villa di Silver Lake, teatro della tragedia.

E spunta il giallo su un tweet inviato, nove giorni dopo l'omicidio, con la firma «Osca» (il suo nomignolo) che ringrazia «coloro che pregano» sia per la sua famiglia sia per quella della vittima, come ha scritto la stampa locale.
La famiglia Pistorius ha smentito l'invio del "cinguettio" affermando che l'account Twitter è stato «piratato». Loro sono molto «sensibili su Reeva, la sua famiglia e su questo tragico avvenimento», ha riferito Lunice Johnston, un portavoce di Pistorius. Il tweet, postato sull'account di Carl Pistorius, fratello dell'atleta, è stato cancellato immediatamente.

Chi si sfoga intanto è il padre della modella assassinata: «Non importa quanti soldi ha o quanto siano bravi i suoi avvocati - ha affermato Barry Steenkamp -, lui dovrà fare i conti con la sua coscienza se permetterà alla squadra legale di mentire per lui». E forse un giorno la famiglia della sua fidanzata potrà perdonarlo, ma solo «se sta dicendo la verità', continua Steenkamp, «ma se invece non è andata come dice lui, deve soffrire e soffrirà... Solo lui sa....».

Sulla vicenda che ha appassionato i giornali sudafricani e scioccato il mondo intero, si moltiplicano i commenti e le indiscrezioni, come ad esempio quella che la famiglia di Reeva ha ricevuto un biglietto e un mazzo di fiori proprio da parte di Pistorius. «Ma che significa?», si è chiesta la mamma della modella, June.

E in attesa della lunga maratona giudiziaria - il prossimo appuntamento in tribunale è fissato il 4 giugno prossimo - la famiglia del campione si è augurata che «Oscar si riprenda» e che oggi «trascorra un giorno normale». Vogliamo «soltanto passare un po' di tempo insieme», ha aggiunto Arnold Pistorius, zio dell'atleta, colui che da qualche giorno è diventato il portavoce del campione.

Dopo circa una settimana di carcere, il giudice del tribunale di Pretoria, Desmond Nair, ha concesso ieri a Pistorius la libertà su cauzione. Le condizioni della corte prevedono che l'imputato consegni le sue armi, i suoi passaporti e che per due volte a settimana si presenti presso un commissariato di polizia per firmare. L'atleta non dovrà avvicinarsi a un aeroporto internazionale, non tornare sulla scena del delitto, non incontrare testimoni e infine non consumare alcolici.

 

HILTON BOTHA INVESTIGATORE ALLONTANATO DAL CASO PISTORIUS DIMAMICA OMICIDIO REEVA PISTORIUS

VADE RETRO, GIANNINO! (DA MITO A MITOMANE) - L'OSCAR DELLA BUGIA RISCHIA DI ESSERE ELETTO LO STESSO IN PARLAMENTO

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Tommaso Ciriaco per La Repubblica

OSCAR GIANNINO IL LAUREATO - ACCELERARE IL DECLINO

Doveva essere la notte perfetta, l'ultimo comizio di una campagna elettorale promettente. E invece per Oscar Giannino è finita nel modo più triste e imprevisto, giù dal palco ad applaudire chi l'ha sostituito. Sotto una pioggia sottile e in una piazza Santi Apostoli semivuota, il giornalista inciampato su un curriculum taroccato quasi scompare nel cappotto verde, insolitamente sobrio: «La croce la porto io». Gli occhi sono lucidi e mentre parla fuma il toscano e accarezza un anello con un teschio disegnato da brillanti. «Finti», giura. In piazza ci sono tante bandiere, ma non più di centocinquanta persone.

Vignette Giannino Master

Ripercorre i giorni dello scandalo, il master inventato che ha fatto lo sgambetto a un intero movimento: «Il mio futuro non conta, conta il futuro del partito. Devo ricostruire una credibilità di 32 anni che è andata persa con questa asfaltatura, tutta sulla mia vita privata». Quando sembra che la malinconia abbia la meglio, il giornalista ha un guizzo. Si
accende mentre sale sul palco la coordinatrice Silvia Enrico. E' lui a guidare il coro, «Silvia, Silvia». Grida, si sbraccia, quasi esagera. Poi di nuovo calmo, spiega le ragioni del passo indietro: «Non dovevo stare lì sopra. E' giusto così, sono un semplice aderente».

OSCAR GIANNINO zingales

Resta però un filo di ambiguità sulla questione dello scranno parlamentare, se eletto: «Deciderà il partito, ma non sono interessato al seggio». Fermare il declino ha decretato che si terrà un referendum interno per decidere la sorte del fondatore: «Continuerà l'impegno politico», giura Enrico. «Gli chiederemo un passo indietro», assicura Michele Boldrin, che intanto chiude la campagna a Padova. Il confine tra lo sconforto e l'orgoglio resta sottilissimo, per il giornalista: «E' stato un mezzo miracolo. Se in sessanta giorni abbiamo costretto Berlusconi a urlare, non è perché siamo bravi, ma perché c'è voglia di fare. Certo, ora un calo è fisiologico. Non so quanto, perché non abbiamo soldi per i sondaggi».

Prima del comizio tra i dirigenti serpeggia la rabbia. Per l'infelice scelta della piazza, perché il colpo d'occhio è lontano dai recenti successi delle convention milanesi. Dal palco la giovane coordinatrice prova a incoraggiare un movimento stordito: «Prenderemo il 4%. Hanno pensato di ballare sulle nostre ceneri, ma non le avranno». Conferma Giannino: «Hanno suonato i tamburi a morto per noi, ma invece suoneranno per gli altri partiti». Il primo applauso dedicato al leader è tiepido, ma alla fine quasi tutti vanno a stringergli la mano.

LADDIO DI ZINGALES A OSCAR GIANNINO OSCAR GIANNINO SBRAITA SUL PALCO

«Non mollo, tranquilli. Ho preso tante botte nella vita». Ora però nel week end staccherà la spina, così almeno promette: «Studierò. Lo faccio da sempre, quattro ore al giorno. Dopo il voto parlerò, ma non per togliermi sassolini». Sul maxi schermo un filmato proietta l'immagine di Luigi Zingales, che intanto su Twitter scrive: «Grazie a Oscar per le sue dimissioni. Voto convinto "Fare"». Non basta, in piazza i fischi sono tutti per lui.

 

 

BOCCONIAN IN A COMA - IL CENTRINO PUO’ RIMETTERCI LA PELLE: SONDAGGI RISERVATI DA FIGURACCIA…

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Marco Palombi per Il Fatto Quotidiano

monti berlu bersani voto

Una mattinata a Firenze con la signora Elsa, un comizietto al Teatro della Pergola, un pranzo in un'osteria tipica. Così, nel primo pomeriggio di ieri, s'è conclusa la campagna elettorale di Mario Monti, un tour che rischia di diventare uno dei più grossi fallimenti di sempre nella storia delle competizioni politiche italiane (e del difficile rapporto che, nel nostro paese, lega le élite politico-economiche alla pancia del popolo).

Nonostante il sostegno di quasi tutte le cancellerie europee, l'endorsement dei principali giornali stranieri (buon ultimo, ieri, il Times di Londra) e l'occhio benevolente con cui lo trattano quelli italiani, il premier nei sondaggi riservati sfiora la figuraccia: "Noi stiamo andando bene, ma ha ragione Berlusconi: Scelta Civica, Udc e Fini rischiano di non superare la soglia di sbarramento alla Camera", dice assai preoccupata una fonte della segreteria democratica.

MONTI BEFERA BERLUSCONI BERSANI MONTI GRILLO E LA PREGHIERA DELLE URNE

Tracce di questa situazione si trovano, comunque , nelle parole pronunciate ieri da Pier Luigi Bersani durante un forum all'Ansa: "Ho sempre pensato che il centro non potesse incrociare i sommovimenti profondi nel paese e che una formazione centrista non avrebbe fatto faville". La preoccupazione c'è, insomma, ma senza esagerare visto che, nella peggiore delle ipotesi, i voti montiani che servono al Pd sono quelli del Senato, dove rischi non dovrebbero essercene.

La soglia di sbarramento per le coalizioni a Montecitorio è il 10 per cento, mentre i montiani al Senato dovranno superare solo l'8 per cento visto che si presentano con una lista unica: il basso risultato attribuitogli negli ultimi sondaggi, comunque, non è frutto di un calo della lista Monti, ma della riduzione ai minimi termini dell'Udc e alla scomparsa dai radar di Fini e soci.

Benedetto XVI con il presidente del Consiglio Mario Montiarticle MONTI E FASSINA DALLA ANNUNZIATA

Tornando a Monti, il professore nel suo ultimo giorno di propaganda elettorale ha spiegato qual è la sua reale aspettativa per lunedì sera: "La sfida a queste elezioni è populisti contro riformisti. Nel futuro dell'Italia non può esserci né chi l'aveva ridotta come 14 mesi fa, né i populisti distruttivi che vogliono approfittare della rabbia della gente per distruggere tutto. Il cinismo, la rassegnazione, il populismo e la demagogia sono i veri nemici del nostro paese".

L'ex preside della Bocconi chiude la sua campagna dicendo che i suoi nemici sono Silvio Berlusconi e Beppe Grillo: "Non può essere utile il voto a una destra che torna a promettere una società dove tutto è consentito, un Paese all'insegna del liberi tutti e del liberale nessuno, delle tante libertà che mortificano gli italiani", delle "battute volgari e inaccettabili contro le donne da parte di chi si proclamava e ancora si proclama difensore dei valori della famiglia". Quanto al Movimento 5 Stelle, il premier arriva all'anatema: "Un rischio Grillo? Il rischio Grecia ce lo avevamo nel novembre 2011 e siamo riusciti a sventarlo con tutta la comprensione e i sacrifici degli italiani. Sarebbe terribile ricascarci. Spero di no".

MONTI-MAURO-SCALFARI MONTI

Per il resto, l'intervento del professore serve a tracciare un confine di "riformismo" attorno a Bersani per separarlo da Vendola e - semmai abbia avuto questa tentazione - da Rivoluzione civile. In montiano: "Non può essere utile il voto a una sinistra ancora prigioniera di gabbie ideologiche e di un'idea antica del paese". Ora non resta che contare i voti e capire se Monti è o non è stato una breve parentesi nella vita della Repubbli

 

IN USA C’E’ UN VOTO CONTROLLATO DA UNA MAGGIORANZA DI UOMINI (77%), BIANCHI (94%), ETA’ MEDIA 62: GLI OSCAR

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Giulia D'Agnolo Vallan per Dagospia

DJANGO UNCHAINED

Donne, neri, latinos, asiatici, giovani e poveri hanno riconfermato trionfalmente Barack Obama alla Casa Bianca, il novembre scorso. Ma in USA c'e' ancora almeno un voto controllato esclusivamente da una maggioranza di uomini (77%), bianchi (94%) con un eta' media intorno ai sessantadue anni, ed e' quello degli Oscar.

LINCOLN DI SPIELBERG

La sconcertante composizione dell' Academy of Motion Pictures Arts and Sciences (6000 membri circa), riportata in un articolo del "Los Angeles Times" di circa un anno fa, non puo' essere cambiata molto nel giro di dodici mesi. Quindi sara' piu' o meno lo stesso gruppo demografico in via di estinzione a decidere a chi andranno le statuette di quest'anno.

Da tutti I pronostici di quello che succedera' durante le cerimonia di domenica sera, ironicamente per una comunita' essenzialmente liberal come quella hollywodiana, i risultati della premiazione faranno pensare piu' all'elettorato di Mitt Romney che a quello dell'attuale occupante della Casa bianca.

Buoni sentimenti, happy ending implausibili, pistolotti pseudospirituali, pompa autocongratulatoria e un'insopportabile ortodossia politicamente corretta sono il ritornello del rituale sempre piu' anacronistico degli Oscar.

ZeroDarkThirty Poster BEN AFFLECK IN ARGO

Quest'anno, con film come Django Unchained, Lincoln e Zero Dark Thirty l'Academy aveva l'opportunita' se non proprio di mettersi al passo coi tempi almeno di premiare titoli che riflettessero una certa vitalita' e complessita' dello zeitgeist. Invece tutto fa pensare che sceglieranno la "vecchia" strada del cinema rassicurante - Argo, Silver Lining Playbooks, Life of Pi......

Non che Argo sia una cosa da vergognarsi, ma tra il fim di Ben Affleck e Zero Dark Thirty il rapporto e' come quello tra una sardina e Moby Dick. Certo, lo spettacolo della CIA che chiede aiuto a Hollywood per risolvere la crisi degli ostaggi in Iran (senza versare una goccia di sangue) e' piu' decoroso di quello della CIA che interroga con tecniche da macelleria medioevale per trovare Bin Laden.

E poi un film che fa un po' di pr per la propria industria non guasta. Dalla parte di Argo sta anche la semplice matematica: gli attori rappresentano il blocco di voto piu' numeroso dell'Academy e adorano il successo di un collega che passa dietro alla macchina da presa. Snobbato nella categoria di miglior regista, Affleck sara' celebrato lo stesso perche' Argo vincera' quella di miglior film.

DJANGO UNCHAINED LINCOLN IL FILM

L'Oscar lotta da anni contro il terrore di essere irrilevante, se non addirittura obsoleto, rispetto ai gusti del grande pubblico. In quel senso, per il 2012 puo' vantare buone notizie: quasi tuti I film nominati hanno totalizzato un box office superiore ai cento milioni di dollari (The Artist, miglior film agli Oscar dell'anno scorso, ne aveva incasssati solo 44. The Hurt Locker, con circa 12 milioni in biglietti venduti, probabilmente detiene il record di film statuetta meno visto della storia).

Ma i ratings della cerimonia TV sono calati parecchio rispetto ai tempi d'oro. Oggi la premiazione degli Academy Awards (vista l'anno scorso da 39.3 milioni di americani, contro i 57 del 1998) viene molto dopo il Superbowl (108 milioni di spettatori, due week end fa) ed e' incalzata dai Grammy (28.12 milioni).

Kathryn Bigelow

Intesa a fermare l'inarrestabile corsa del tempo, quindi, anche la scelta del presentatore -dopo il ritorno da vaudeville di Billy Crystal, l'anno scorso (chiamato in extremis per sostitutire Eddie Murphy che era stato chiamato per riparare il danno della coppia James Franco/Anne Hathaway l'anno precedente). Seth McFarlane, che condurra' la serata, ha infatti costruito un impero a base di televisione divertente e volgarissima (sua la serie Family Guy).

BEN AFFLECK IN ARGO

Non guasta, sempre nella filosofia di cercare di riconquistare il grande pubblico, che il suo primo film da regista, Ted, stata la commedia piu' di successo dell'anno scorso. Erano esauriti gia' a dicembre gli spazi pubblicitari messi a disposizione dalla ABC durante l'interminabile serata. Costo dello spot da trenta secondi: 1.8 milioni di dollari.

Dopo quattro mesi non stop di un incessante martellamento da Awards (le associazioni dei critici, I sindacati, I Golden Globes, gli inglesi BAFTA...), che tiene ostaggio multiplex, pagine degli spettacoli e palinsesti televisivi, l'idea di sedersi davanti alla TV stasera, per guardare la cerimonia degli Oscar, e rivedere tutte le stesse facce (altroche' fascino elusivo di una star..) fa venire un po' di nausea.

OSCAR kathryn bigelow bin laden thriller zero dark thirty

Sono/siamo tutti stremati. E' un miracolo che i nominati, e gli entourage che li circondano come nuvole di mosche, riescano ancora stare in piedi sul tappeto rosso. Non parliamo poi di sorridere. Eppure, sorrideranno, nessuno crollera' al suolo con la bava alla bocca. Nessuno se ne stara' a casa come faceva regolarmente Woody Allen tanti anni fa. O mandera' un'indiana a rititare il suo premio come fece Brando.
E, tra otto mesi ripartiranno come se niente fosse.

 

 

L’ULTIMO RATZINGER – LA SUA “FUGA” LA CHIAMA: “DIO MI CHIAMA SU MONTE” –AL SUO POSTO, FERRARA

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1. L'ULTIMO RATZINGER
La Stampa.it

giuliano ferrara papa ratzinger cor

«Dio mi chiama su monte, ma non abbandono la Chiesa. Se dio mi chiede questo è per servirla con la stessa dedizione». Così Ratzinger per l'ultimo Angelus da Papa.

«Cari fratelli e sorelle, grazie per il vostro affetto, oggi abbiamo un vangelo molto bello, quello della Trasfigurazione», ha detto il Pontefice appena affacciatosi. E ha ricordato: «Quando Pietro salì sul monte Tabor a pregare e voleva restarci, pregando fu ricondotto al cammino, all'azione».

Un lungo applauso lo aveva salutato appena affacciatosi alla finestra. Pochi secondi prima la folla scandiva il suo nome, accompagnato da applausi, come si usa negli stadi. I fedeli hanno scelto di assieparsi sotto i due maxi schermi collocati ai due lati del Colonnato, mentre è vuota la parte vicina al Sagrato, dove sono collocati altri due maxi schermi, leggermente più piccoli. Un elicottero sorvola l'area del Vaticano. Più volte il Papa è stato interrotto dagli applausi della folla e dallo sventolio di bandiere.

«Vi ringrazio per l'affetto e per la condivisione, specialmente nella preghiera, di questo momento particolare per la mia persona e per la Chiesa», ha detto Ratzinger salutando la folla.

ferrara bacia papa ratzinger

2. QUELLA CARICATURA DEL LIBERARLISMO CHE SONO LE INCHIESTE SUL VATICANO
Giuliano Ferrara per Il Foglio

vaticano pedofilia H

Finalmente anche il Vaticano ha cominciato a reagire. La segreteria di stato e il portavoce della santa sede hanno detto sabato quel che tutti i non conformisti avrebbero dovuto dire da subito e nessuno si era azzardato nemmeno a sussurrare. Hanno detto che le inchieste farlocche sulla lobby gay e sugli appalti, e tutta la movimentazione sghemba e accidiosa delle notizie presunte sul malaffare vaticano e sulle connivenze del clero con gli abusi pedofili sui minori, sono orchestrazioni a sfondo politico ed elettorale.

Sono, hanno aggiunto, campagne per colpire il papato, per intimidire i cardinali, per sferrare nuovi colpi a una chiesa dolente, che cerca di fissare nel rispetto delle sue antiche regole i termini inauditi di un passaggio di consegne tra un Pontefice che ha liberamente deciso di andarsene rinunciando alla carica e uno che deve essere eletto, altrettanto liberamente, da un corpo di porporati selezionato secondo costituzioni autorevoli e vecchie come il cucco.

Vincino - Mi FAccia Vedere la Tomba - Belgio Vaticano e Pedofilia - Dal Foglio

Una volta, all'epoca del temporalismo e della legittimazione religiosa del potere politico, le potenze europee intimidivano il clero deputato a eleggere i papi invocando la ragion di stato, armeggiavano con le pressioni delle diplomazie e la minaccia della forza, oggi si fa altrimenti, si usa il controllo onnipervasivo dell'opinione pubblica, s'inventano fatti, rivelazioni segrete non verificabili, o si rinfocolano e deformano e personalizzano sospetti e ombre che una lunga stagione di delazione anonima, di negoziato finanziario risarcitorio, di pregiudizio anticlericale ha lasciato posarsi su settori decisivi della chiesa come istituzione umana, cercando di assoggettarla alle regole del secolo, di democratizzarla a viva forza, di imporle un modo ideologicamente corretto di sentire i problemi morali, di impedirle il governo delle anime a fronte del peccato come area distinta dalla denuncia del reato.

Pedofilia Chiesa - Bambino

Credo di avere compreso la questione, che non è riconducibile solo alla maldicenza come stile professionale o ai complotti anticattolici, quando a New York qualche anno fa tentai invano di spiegare a una militante liberal dell'Upper West Side che la legge americana poteva arrestare l'arcivescovo di Boston, se colpevole di reato, e sottoporlo a giusto processo, quando voleva;

ma la legge e la società americana non potevano assecondare una barbarica campagna di sospetto e di odio sui modi in cui i vescovi governano le anime dei loro preti e dei loro fedeli: lì si entrava in un altro ordine del discorso, quello dell'autonomia del fatto religioso, della libertà della chiesa, e conseguentemente si poteva criticare, incalzare, pretendere tutta la trasparenza del mondo, ma non criminalizzare e sputtanare con metodi poco ortodossi, con richieste di risarcimento e delazioni a molti anni di distanza che puzzano di combine lontano un miglio. Quella è una caricatura del liberalismo.

Vescovo cattolico pedofilo Raymond Lahey

Tantomeno, oggi, è tollerabile l'uso elettorale in Conclave dello scandalismo di questi anni e del sospetto sulla tenuta personale, di fronte ai peccati del clero, dei cardinali chiamati a eleggere il Papa. Ci domandavamo nei giorni scorsi, denunciando la strategia della calunnia e il silenzio corrivo dei cattolici di fronte ad essa, se i paolini siano diventati pazzi, e adesso c'è solo da sperare che questa domanda se la rivolgano direttamente loro stessi: sottoporre a referendum tra i lettori di Famiglia cristiana il diritto, che è un dovere canonico, dei cardinali a partecipare al Conclave: che idea basso-secolarista, quale bizzarro calco del morboso a mezzo stampa con cui in tanti vorrebbero una chiesa a bocca chiusa e la fine nell'umiliazione e nel disdoro, nell'impotenza e nell'intimidazione, di un ciclo papale, da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI, che ha dato al mondo alcune delle azioni e delle idee più efficaci a tutela della sua libertà, dalla vittoria sul comunismo alla messa in questione delle certezze scientiste sulla manipolazione della vita umana e sul prepotere del relativismo immoralista che schiaccia i canoni ovvi di una vita decente.

 

 

IL LEGALE DI MARADONA (CANDIDATO AL SENATO IN CAMPANIA) ANNUNCIA: “DIEGO DOMANI IN ITALIA”…

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Da LaStampa.it

DIEGO ARMANDO MARADONA jpegMONTI BEFERA

Maradona domani sarà in Italia, annuncia il suo avvocato, e il fisco lo attende al varco. L'Agenzia delle entrate reclama da anni una quarantina di milioni di euro dall'ex pibe de oro, e in tutte le sue precedenti visite sul territorio nazionale non ha perso occasione per effettuare pignoramenti - due Rolex, un orecchino con diamanti, persino il cachet per la presenza a «Ballando con le stelle» su RaiUno - da scalare sul suo maxidebito per non aver dichiarato tutti i redditi percepiti in Italia tra il 1985 e il 1991. L'avvocato Angelo Pisani, che lo difende da due anni, sostiene invece che il suo cliente sia vittima di un caso di «cartelle pazze».

Dieguito, riferisce il legale, sbarchera' domani alle 12.35 a Fiumicino, parteciperà in serata a una trasmissione sportiva in tv e terrà martedì una conferenza stampa a Napoli, per ribadire - come già fatto nei giorni scorsi in un videomessaggio da Dubai - di non essere un evasore e di sentirsi, anzi, un perseguitato.
L'annosa guerra tra il fuoriclasse argentino e il fisco italiano si è riaccesa all'inizio di questo mese, quando l'avvocato Pisani ha annunciato la definitiva vittoria di Maradona.

DIEGO ARMANDO MARADONA E MICHEL PLATINI jpegDIEGO MARADONA GIOCA A GOLF FOTO NOVELLA

L'Agenzia delle entrate ha smentito e spiegato: il pibe aveva chiesto di estendere al suo caso una sentenza di estinzione del giudizio riguardante il Calcio Napoli e altri giocatori, ma l'istanza non è stata accolta. Dunque, il maxidebito resta invariato. Pisani - che della sua lotta contro il fisco ha fatto anche un manifesto politico, tanto da capitanare al Senato in Campania la lista `Liberi per un'Italia equa´, apparentata con il Pdl - insiste nel ribadire la propria tesi. La questione fisco sarà il tema dell'incontro con i giornalisti di martedì.

Venerdì al San Paolo si gioca il big match di campionato Napoli-Juventus: Diego aveva annunciato di voler essere sugli spalti, ma è probabile che debba lasciare il capoluogo campano già martedì sera per un impegno sportivo a Madrid. Si sa comunque che il campione argentino è uomo dalle decisioni e dai ripensamenti improvvisi, quindi è probabile che i suoi impegni saranno definiti solo all'ultimo momento; e fin quando non salirà domani mattina sul volo della Emirates da Dubai c'è persino chi ipotizza una rinuncia in extremis al viaggio.

Gli ultimi precedenti in Italia, del resto, non sono stati dei più felici: nel 2005 Diego rinunciò dopo poche puntate a «Ballando con le stelle», e il fisco gli pignoro' il compenso della Rai; l'anno successivo, dopo una manifestazione di beneficenza a Giugliano (Napoli) le fiamme gialle lo portarono in caserma, pignorandogli due orologi del valore di 7mila euro; nel 2009, ospite in un centro benessere di Merano, fu raggiunto dagli ispettori di Equitalia e dalla Gdf e «perse» così un orecchino da 4mila euro, poi venduto all'asta per 25mila euro. E ora?

ATTILIO BEFERA CORRADO FERLAINO E DIEGO MARADONA jpeg

 

INGROIA SUDA FREDDO E SI AGGRAPPA A DE MAGISTRIS - RIVOLUZIONE CIVILE CON L’INCUBO DEL 4%...

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Luca De Carolis per Il Fatto Quotidiano

CROZZA IMITA INGROIA

La grande paura è quella di restare fuori del Parlamento, per un pugno di voti. La rabbia è per "l'oscuramento subito dai media", che li avrebbe relegati a scomodi paria. Alla vigilia del voto, tra candidati e soldati semplici di Rivoluzione Civile sensazioni e speranze sembrano uniformi. La soglia del 4 per cento, quota per l'accesso alla Camera, pare alla portata. Mentre acciuffare l'8 per cento almeno in una regione, cifra minima per l'approdo in Senato, sarà affare complicato.

CICCIOLINA LISTA INGOIA

L'unico, concreto spiraglio per palazzo Madama pare in Campania. Non a caso, venerdì sera Antonio Ingroia ha chiuso la campagna elettorale a Napoli, assieme a Luigi De Magistris. Ieri mattina il candidato premier di Rivoluzione Civile è rimasto in città per una passeggiata in centro, con annessa visita all'artista che l'ha ritratto in una statuetta per il presepe. Questa mattina Ingroia voterà a Palermo, poi in serata sarà a Milano, per assistere al derby a San Siro. Facile che in tribuna incroci Silvio Berlusconi. Gli occhi dell'interista Ingroia saranno sul prato verde, la testa inevitabilmente alle urne. Perché quel 4 per cento vale come la sopravvivenza di un progetto.

Bill Emmott Annalisa Piras e Antonio Ingroia SUPEREROI PER INGROIA - THOR

Da Rivoluzione Civile, sondaggi e umori alla mano, ripetono che il traguardo è vicino : "Per Ingroia ci sono state sale piene ovunque: con il 4 per cento dovremmo prendere attorno ai 17 deputati". Qualcuno parla di impresa possibile per il Senato anche in Toscana. "Sono fiducioso" riassume Maurizio Zipponi (Idv), candidato alla Camera in tre regioni. Che sostiene: "Rivoluzione Civile prenderà diversi voti a Sel, destinata ad allearsi per forza con Monti. E questo drenerà consensi verso di noi, vero partito d'opposizione. Poi ci sono altri fattori positivi: l'appoggio di Rinaldini (ex segretario generale della Fiom, ndr) e l'appello per Rivoluzione Civile di Michele Santoro".

Va bene: ma Grillo quanti voti vi toglierà, dopo aver riempito piazza San Giovanni? "Quasi nessuno, gli elettori indecisi tra noi e i Cinque Stelle hanno già deciso da tempo. Casomai toglierà altri voti al Pd". L'ostacolo grande come una montagna rimane il Senato. "Ma almeno in due - tre regioni ce la giochiamo" assicura il responsabile Lavoro Idv. In Campania sulle liste c'erano state tensioni tra Ingroia e De Magistris. Era insoddisfatto, il sindaco. "Ma è tutto passato, sono cose che possono succedere quando attorno a un tavolo discutono ex pm" scherza Zipponi. Giovanni Favia, ex M5s, è candidato alla Camera in tre regioni.

INGROIA jpegAntonio Ingroia e Paolo Floris D Arcais

Accusa: "Contro Rivoluzione Civile c'è stato un tentato omicidio politico. Ci hanno tagliato fuori da ogni dibattito, e le rare volte che ci hanno dato spazio era solo per polemiche. Io mi sono dovuto difendere in tv dal fango che mi gettavano addosso, dei nostri programmi non sono riuscito a parlare". Ma cosa si aspetta dalle urne, il Favia inseguito dal passato? "Vedo buoni segnali. E comunque il nostro progetto è appena iniziato".

 

AL VOTO! AL VOTO! - VA ATTESTANDOSI SOPRA AL 44%, IN CALO RISPETTO ALLE POLITICHE DEL 2008

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Ansa.it

BERSANI, BERLUSCONI, MONTI, AL VOTO

Va attestandosi sopra al 44 per cento, in calo rispetto alle politiche del 2008, l'affluenza alle urne rilevata alle ore 19 (il dato si riferisce alla Camera dei Deputati). Secondo i dati finora disponibili, l'affluenza risulta del 44,29 per cento quando sono noti i dati di 2743 comuni su 8.092 complessivi. Nella precedente tornata elettorale, la percentuale omologa era stata del 46,87.

Va attestandosi sopra al 47%, in aumento rispetto alle precedenti omologhe, l'affluenza alle urne rilevata alle ore 19 in Lombardia, Lazio e Molise. Secondo i dati finora disponibili, l'affluenza risulta del 47,75% (35,79% il precedente) quando sono noti i dati di 562 comuni su 2.058 complessivi.

Si aggira intorno al 50,76% l'affluenza alle urne registrata alle ore 19 per le regionali della Lombardia, secondo dati ancora parziali affluiti al Viminale. Alle precedenti regionali, l'affluenza alle urne, alla stessa ora, era stata del 37,25%.

monti berlu bersani voto

Si aggira intorno al 45,48% l'affluenza alle urne registrata alle ore 19 per le regionali del Lazio, secondo i primi dati affluiti al Viminale. Alle precedenti regionali, l'affluenza alle urne, alla stessa ora, era stata del 33,74%.

Si aggira intorno al 29,20% l'affluenza alle urne registrata alle ore 19 per le regionali del Molise, secondo dati ancora parziali affluiti al Viminale. Alle precedenti regionali, l'affluenza alle urne, alla stessa ora, era stata del 27,09%.

 


UN PAESE SENZA PAPA, SENZA GOVERNO, SENZA TESTA. ORA SENZA ANCHE IL CAPO DELLA POLIZIA

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ansa.it

Il capo della Polizia, Antonio Manganelli, e' stato ricoverato d'urgenza questo pomeriggio nell'ospedale San Giovanni di Roma.
Antonio Manganelli è stato operato per la rimozione di un ematoma cerebrale, conseguenza di una emorragia. L'intervento - da quanto si è appreso - è riuscito.

MANGANELLI - DE GENNAROManganelli Costanzo

Dopo l'intervento, Manganelli è stato trasferito nel reparto di rianimazione dell'ospedale, dove viene costantemente monitorata la fase post operatoria. Sulle condizioni del capo della polizia i medici mantengono il massimo riserbo, limitandosi a far presente che il ricovero in rianimazione fa parte dei normali protocolli dopo interventi del tipo di quello al quale è stato sottoposto Manganelli.

 

VATICANO, GUAI SENZA FINE: A UNA SVOLTA L’INCHIESTA SULLA SCOMPARSA DI EMANUELA ORLANDI…

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Da LaStampa.it

EMANUELA ORLANDIIN PIAZZA SAN PIETRO CHIEDONO CHE IL PAPA PARLI DI EMANUELA ORLANDI

Alla vigilia dell'ultimo Angelus di Benedetto XVI arriva un'accelerazione nell'inchiesta sulla sparizione di Emanuela Orlandi, la 15enne cittadina vaticana scomparsa ormai quasi 30 anni fa. Tre persone sono state sentite oggi dal procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo: tra loro ci sarebbe un ex allievo della scuola di musica frequentata dalla ragazza, e secondo quanto trapelato altre audizioni sarebbero in programma la prossima settimana.

C'è quindi una possibile novità nell'indagine sulla figlia del commesso della Prefettura Pontificia sparita il 23 giugno del 1983, quasi sicuramente rapita, e mai più ricomparsa. Un'inchiesta rilanciata negli ultimi mesi dall'apertura della tomba nella Basilica di Sant'Apollinare del defunto boss della Banda della Magliana Enrico "Renatino" De Pedis, che secondo la testimonianza di persone a lui allora molto vicine sarebbe stato coinvolto nel sequestro.

Emanuela Orlandi a sinistra scomparsa a anni e De Pedis depedis emanuela-orlandi

I resti del criminale sono stati traslati e dall'estate scorsa si stanno svolgendo al Laboratorio di antropologia e odontologia forense (Labanof) di Milano lunghe e approfondite analisi sulle ossa sconosciute trovate nella cripta. I risultati dovrebbero arrivare tra due mesi, secondo quanto si apprende: l'anatomopatologa Cristina Cattaneo ha infatti chiesto ancora altro tempo ai pm romani.

Dall'ottobre scorso il fratello di Emanuela Orlandi, Pietro, ha rivolto una petizione al segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, per chiedere che si faccia luce sulla scomparsa della sorella. Secondo Pietro Orlandi, infatti, in Vaticano c'è chi conosce la verità.

Il fratello di Emanuela Orlandi EMANUELA ORLANDI CERCASI

La petizione ha superato le 100mila firme e dopo le dimissioni di Benedetto XVI, Orlandi è tornato a sollecitare al Papa un appello pubblico sul caso che dura da 30 anni. Due giorni fa ha consegnato una lettera per chiedere a Papa Ratzinger di ricordare Emanuela domani, nel suo ultimo Angelus in piazza San Pietro.

Il caso Orlandi è tornato negli ultimi mesi ad alimentare teorie e ipotesi, tra cui quella di un collegamento con l'attentato a Giovanni Paolo II del 13 maggio 1981. A farlo è stato lo stesso attentatore, il turco Alì Agca, ormai libero nel suo Paese, che in una autobiografia pubblicata da un'editrice italiana ha parlato di una pista islamica per entrambi i fatti. L'ex killer dei Lupi Grigi è stato subito seccamente smentito, su questa e su altre presunte rivelazioni, dal portavoce della Santa Sede padre Federico Lombardi.

genitori emanuela orlandiEmanuela Orlandi

 

LE ULTIME PAROLE FAMOSE DI UN POLITICO LUNGIMIRANTE – MENTANA TWITTA IL LINK SU YOUTUBE DI FASSINO

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VIDEO FASSINO - http://www.youtube.com/watch?v=cUmfcJjQBhM&feature=youtube_gdata_player

DAGOREPORT

kgr 34 gruber fassino mentana

Mentana ha twittato questo link di Fassino che nel 2009 invita Grillo a farsi un partito.

Luglio 2009: dichiarazioni relative alla candidatura di Grillo alla segreteria del PD: "Grillo fondi un partito, metta in piedi un'organizzazioni, si presenti alle elezioni e vediamo quanto prende...". Ultime parole famose di un politico lungimirante...

 

IL DIFFICILE PERFETTO INCANTO DELLA MODA ESISTE E DEFLAGRA A MILANO, AGAIN! - QUIRINO CONTI REPORT...

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Quirino Conti per Dagospia

QUIRINO CONTI - ANNA FENDI

Ai suoi esordi, all'inizio di una sfolgorante carriera, Giorgio Armani si chiedeva scorato quanta parte di quel pubblico che si assiepava plaudente ai bordi della sua severa pedana avesse realmente compreso cosa gli passava dinanzi, carico com'era di rimandi, sottigliezze e criptate allusioni. E se ne faceva un cruccio, persino in qualche intervista; concludendo però che tanto lavoro per una così caparbia idea di perfezione era comunque un valore: per quel che realizzava come oggettivo dovere morale.

WINTOUR E SOZZANI

Poi Gianni Versace, Roberto Cavalli, Tom Ford, e naturalmente, su quella scia, tra molti altri, Frida Giannini per Gucci: magnifici volgarizzatori, grandi semplificatori e geni della conciliazione. Cosicché un po' tutti ci si rasserenò di fronte a uno spettacolo eccezionalmente accattivante per disinvoltura e disponibilità.

Ma poiché, grazie al cielo, il dio del complesso e dell'elaborato si era soltanto assopito, ecco che in questa stagione Milano torna ad atmosfere e concezioni stilistiche di estrema ricchezza e sofisticato spessore. Con Fendi e Prada al vertice di sontuose elaborazioni intellettuali.

Ma la questione resta comunque immutata: ovvero quanti, interpretando un simile enciclopedico citazionismo - summa di linguaggi e stratificazione di riferimenti -, sappiano realmente orientarsi in show del genere, sovrastati da coloro che (come al solito) se la cavano con un sospiroso"...modernisssimo!" buono per tutte le occasioni e che poi in realtà non vuol dire proprio nulla. Ci fosse in questi giorni un satellite fisso sul cielo di Milano, capace di registrare i commenti ululati da quanti, appena fuori dai backstage, attendono stretti in fila di omaggiare l'Autore!

DOLCE E GABBANALAGERFELD-WINTOUR

Riascoltandoli, ci sarebbe davvero da riflettere. Ma coraggio, le ragioni di Armani valgono ancora adesso. Soprattutto quando si tenta di ridurre alla norma certe meravigliose eccezioni. Se così non fosse, sarebbe una perdita irrimediabile. Perché complessità del genere sono preziose e rare. E sarebbe davvero gravissimo ricondurle a ciò che si usa chiamare "sano realismo".

Solo gli sciocchi, infatti, possono pensare che la Moda sia una cosa pratica, confortevole, frivola e semplice. Intanto che Dolce&Gabbana riusciranno ancora a lasciare senza parole. E a spezzare il cuore come oggi con il loro superbo show. Tanto glorioso e magnifico da essere persino a portata di mano nel desiderio di chiunque, altero, bellissimo e perfetto com'era un tempo questo paese.

 

 

LA FOTO DEL PASTO - TRAVAGLIO RANDELLA VENDOLA E LA GIUDICE DE FELICE…

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Marco Travaglio per Il Fatto Quotidiano

ANTONIO INGROIA E MARCO TRAVAGLIO ALLA FESTA DEL FATTO jpegVENDOLA A PRANZO CON LA GIUDICE CHE LO HA ASSOLTO

Non è un bello spettacolo quello immortalato dalla foto pubblicata da Panorama, che ritrae il già allora governatore della Puglia Nichi Vendola seduto al tavolo di un ristorante di Fasano (Brindisi) in compagnia di quattro pm pugliesi (Carofiglio, Pirrelli, Iodice, Bianchi) e due giudici (Manzionna e De Felice), oltre a una giornalista e al capo della Mobile di Foggia. Dopo la foto di Vasto, abbiamo la foto del pasto.

E francamente era molto meglio la prima. Non perché a un politico non possa capitare di ritrovarsi a tavola con magistrati, poliziotti e giornalisti, tantopiù - come in questo caso - se è per festeggiare una commercialista cugina di Vendola e amica di tutti i suddetti (con tutti i politici che frequentano delinquenti, un governatore che frequenta uomini di legge è un discreto salto di qualità).

VENDOLA A PRANZO CON LA GIUDICE CHE LO HA ASSOLTO

Ma perché uno dei suddetti magistrati, la gip di Bari Susanna De Felice, è la stessa che pochi mesi fa ha respinto la richiesta della Procura di rinviare a giudizio Vendola per abuso d'ufficio in uno dei due scandali della malasanità in cui era coinvolto (l'altro è ancora sub judice), con l'accusa di aver favorito un primario riaprendo il concorso apposta per lui.

È possibile che quella che gli house organ berlusconiani chiamano la bugia di Vendola - "non ricordo di avere mai conosciuto la dottoressa De Felice" - sia una semplice dimenticanza: un politico incontra migliaia di persone, anche a tavola, e non è obbligato a ricordarsele tutte, né si può dire che sia amico di tutte.

INGROIA-TRAVAGLIO BY VINCINO

Ma, siccome di quel pranzo si vocifera da mesi, Vendola avrebbe dovuto verificare presso la cugina o gli altri commensali l'eventuale presenza della gip e poi ammetterla con le dovute spiegazioni. Il che avrebbe innescato il meccanismo previsto in questi casi dalla legge per dissipare ogni sospetto e dietrologia: l'astensione del gip. Certamente la dottoressa De Felice sapeva di aver pranzato col governatore Vendola e avrebbe dovuto astenersi dal processo a suo carico.

LA FOTO TWITTATA DA VENDOLA CON BERSANI - UNA COPPIA DI FATTO

Non perché nell'aver pranzato con un futuro imputato vi sia qualcosa di riprovevole, ma per tutelare la propria serenità di giudizio e anche l'immagine d'imparzialità della magistratura. Se un giudice conosce per ragioni private un suo imputato, qualunque decisione assuma nei suoi confronti, potrà essere accusato di aver usato la mano troppo pesante per allontanare da sé ogni sospetto o la mano troppo leggera per motivi di "relazione".

MANIFESTO ELETTORALE VENDOLA

Esattamente l'accusa che sta piovendo addosso alla gip: accusa legittima e comprensibile, se non provenisse da un centrodestra ipocrita e indecente che non ha mai detto una parola sul suo leader, che i giudici non si limitava a invitarli a pranzo: li corrompeva direttamente, anzi indirettamente tramite il suo avvocato Previti. Il verdetto della De Felice potrebbe essere assolutamente impeccabile e Vendola totalmente innocente, ma ora che è uscita quella foto molti penseranno che fosse colpevole e abbia beneficiato di un trattamento di favore.

nichi vendola e big laura

Tantopiù in quanto il governatore aveva posto la gip in una situazione imbarazzante, annunciando che in caso di rinvio a giudizio si sarebbe ritirato dalla politica. La morale della favola, anzi della foto, è duplice.

Travaglio e PM Ingroia sotto l'ombrellone - Da Panorama

Primo: da vent'anni si chiede la separazione delle carriere fra giudici e pm, mentre per salvaguardare l'imparzialità dei giudici bisognerebbe separare le carriere dei magistrati tutti da quelle dei politici, degli avvocati, dei potenti in generale che spesso esercitano sulla magistratura influenze ben maggiori di quella, tutta presunta e da dimostrare, del pm sul giudice.

Secondo: il magistrato politicizzato non è quello che lascia la toga e si candida in politica, ma quello che conserva la toga e frequenta i politici e poi magari li giudica. Forse chi, a destra come a sinistra, ha linciato per tre mesi Antonio Ingroia per motivi di bieca bottega elettorale dovrebbe chiedergli scusa.

 

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