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DE MAGISTRIS “SGAMBETTA” CULATELLO? DOMANI STOP ALLE AUTO C’E’ IL COMIZIO DI BERSANI!

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(Ansa) - Con un'apposita ordinanza, firmata dal vice sindaco di Napoli, Tommaso Sodano, e' stata disposta l'estensione oraria del divieto di circolazione veicolare sull'intero territorio cittadino per domani, giovedi' 21 febbraio, dalle ore 17.30 alle ore 20.00.

BERSANI DE MAGISTRIS VENDOLA

In una nota si ricorda che il giovedi' pomeriggio la limitazione riguardava l'arco temporale dalle ore 15 alle ore 17,30 ma essendosi registrato il superamento del limite fissato di 50 g/m3 per le PM10 in due centraline per due giorni consecutivi ed alla luce delle previsioni meteoclimatiche favorevoli all'accumulo delle PM10 per i tre giorni successivi si e' provveduto alla gia' citata estensione dell'orario fino alle ore 20,00, ovviamente sempre a partire dalle ore 15. Sul sito www.comune.napoli.it e' possibile consultare il testo integrale dell'ordinanza (con deroghe e modalita').

 

Tommaso Sodano

E DE BORTOLI FERMO’ SEVERGNINI -- CINISMO DA IENE TRA PIDIELLINI, DOPO L’ARRESTO DI ANGELO RIZZOLI

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1. Povero Severgnini: anche lui voleva candidarsi con il Pd, ma dopo la discesa in campo di Mucchetti, De Bortoli lo ha fermato: troppi giornalisti "Corriere" in fuga dal "Corriere". A saperlo prima: con Giannino, oggi si è pure liberato un posto da "giornalista all'americana"...

Antonio Ingroia Annalisa Piras e Bill Emmott Severgnini e Melandri

2. Chissà perché l'American University of Rome, che molto spesso organizza i suoi dibattiti ed eventi in collaborazione con l'ambasciata americana di Via Veneto, ha deciso di proiettare presso la sua sede al Gianicolo proprio venerdì prossimo, alla vigilia delle elezioni, il chiacchierato film anti-Banana di Bill Emmott "Girlfriend in a coma".

Ma se il film è britannico, e l'autore è inglese, cosa c'entra una università americana? E serviva proprio, nell'invito, quella polemica gratuita riferita al fatto che il film era già previsto al Maxxi ma "Giovanna Melandri, cancelled the screening saying that they could not show a political work just before the Feb. 24-25 Elections" rimarcando che invece l'Università è ben felice di "prendere parte al dibattito elettorale italiano"? Cosa ne dice l'ambasciata americana? Patrocinerà anche questo evento tutto in chiave anti-Patonza? Ah, saperlo...

3. Chissà perché nel tanto parlare sul satrapo di Anagni Franco Fiorito, nessuno, ma proprio nessuno, ha ricordato come l'ex consigliere regionale sia stato politicamente inventato ed allevavo per molti anni da Francesco Storace, suo mentore politico unico ed indiscusso sin dalla sua elezione a sindaco di Anagni nel 2001, come qualsiasi abitante della cittadina del frusinate potrebbe facilmente confermare...

4. Cinismo da iene tra pidiellini. Dopo l'arresto di Angelo Rizzoli due deputati uscenti di quel che resta del Pdl, martedì mattina nel Transatlantico, hanno commentato circa la loro collega Melania Rizzoli (che ha da poco pubblicato il libro "Detenuti, incontri e parole dalle carceri italiane" sfruttando le prerogative parlamentari per visitare in carcere detenuti eccellenti): "Ecco, ora potrà includere anche le visite al marito nel suo prossimo libro". Alla faccia della solidarietà tra colleghi parlamentari...

ANGELO RIZZOLIFRANCO FIORITO E STORACE jpeg

5. Vanity Fair - Dicono che un'aspirante terza moglie abbia chiesto la benedizione di una lady di ferro. Dicono che punti ai suoi canali preferenziali per shopping e restauri. Dicono che con lei siano tutti sugli attenti ancora per poco. Dicono.

- Dal 13 al 17 marzo si prepara nella Perla delle Dolomiti la quarta edizione di Cortinametraggio. Tra gli ospiti: Ambra Angiolini, Chiara Francini, Ludovico Fremont, Alessandro Tiberi, Elisabetta Cavallotti e Fiammetta Cicogna.

- Trasferta a Mumbai a fine febbraio per Anna Zegna, presidente della Fondazione Zegna e image director del Gruppo. Per il primo dei progetti di ZegnaArt Public è stato scelto il Dr. Bhau Daji Lad Museum sulla cui facciata verrà esposta l'opera dell'indiana Reena Kallat.

Carla Fendi Anna Zegna IMG

6. DA GOSSIP.IT - Una tragedia che lo ha colpito al cuore, mentre stava provando all'Augusteo di Napoli per mettere in scena "Frankenstein Junior", ispirato al celebre film di Mel Brooks del 1974. Giampiero Ingrassia, figlio del mitico Ciccio, ha perso sua moglie, Barbara Cosentino. La donna 48enne è stata stroncata da un infarto mentre stava sciando a Roccaraso, dove si trovava in vacanza con la figlia Rebecca, 10 anni, alcuni amici e i genitori.

tre59 gianpiero ingrassia moglie barbara

Barbara stava scendendo dalla pista Canguro di Pizzalto. E' scivolata sulla neve fermandosi più a valle. Sembrava una semplice caduta, invece a nulla sono valsi i soccorsi dei carabinieri e delle persone che erano vicino a lei per rianimarla. Ingrassia è immediatamente corso in Abruzzo. Ieri sera lo spettacolo è stato sospeso. Il dolore per tutti è enorme.

7. Alberto Dandolo per Vero - Chi è quel politico nordico succube della moglie presenzialista? Lei ha la smania di apparire e organizza feste con amici vip pur di avere due righe sui giornali. Lui non la sopporta più...
- Chi è l'altro politico del nord che assume solo addette stampa avvenenti e disponibili? E se non bastasse pretende pure di "testarle"... in camera da letto!
- E' la cantante più famosa di Milano. Vive in centro, ma è molto parsimoniosa. Si rifiuta di pagare persino i taxi!

Dagostino

8. Il voto si avvicina e domani, alle 14, Dago incontrerà la stampa estera presso la sede romana...

 

LA TV E LA RETE “PUNTANO ALL’INGOVERNABILITÀ, PERCHÉ DI ESSA SI NUTRONO PASSIONI DIFFICILMENTE REGOLABILI…”

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Barbara Spinelli per "la Repubblica"

Ha detto Berlusconi che «a noi Grillo ci fa un baffo». È strano, perché la mobilitazione delle folle, l'appello a passioni selvagge come l'ira o la vendetta, le rivoluzioni che fanno tabula rasa del passato, il paese reale brandito contro il paese legale sono stati gli ingredienti della sua presa del potere nel '94. Lo slogan che esalta il paese reale non è originale: lo coniò nel primo '900 la destra di Charles Maurras, contro i mostri della democrazia, e il comunismo lo adottò per decenni.

BARBARA SPINELLI BERLUSCONI BERSANI MONTI GRILLO E LA PREGHIERA DELLE URNE

Meglio a questo punto se Berlusconi dicesse il vero: la sua operazione è riuscita, gran parte dell'Italia entra antropologicamente mutata in un'era effettivamente nuova - Grillo ha ragione - ma vi entra sprovvista di strumenti che le permettano di governarla, razionalizzarla. Vi sono tuttavia differenze non trascurabili, fra l'irresistibile ascesa dei due leader. Il primo, quando entrò in politica, disponeva di ricchezze inaudite (accumulate con aiuti pubblici, va ricordato) che il Movimento 5 Stelle neanche si sogna.

Soprattutto, possedeva un potere cruciale: tutte le Tv private, cui s'aggiungeva, da premier, il servizio pubblico Rai. Non solo: Grillo vede la crisi; Berlusconi s'ostina a negarla, garantendo che con lui al governo sarà spazzata via. Siamo stati indotti a considerare il suo conflitto di interessi un impedimento. Fu invece il dispositivo che gli consentì di piegare i politici: in ogni accenno al suo dominio mediatico egli vedeva un'espropriazione.

Non stupisce che il conflitto sopravviva tale e quale da anni. Stupisce che non sia stato visto come un problema gravissimo prima che il giocatore entrasse in politica con quell'asso. Che non si sia capito subito l'essenziale: un controllo così pervasivo della comunicazione, in un paese dove l'80 per cento dei cittadini s'informa alla Tv, storce le usanze democratiche, e infine chiama vendetta. Spegne il pluralismo, corrompe e uniforma le menti, trasforma i vocabolari di tutti: governanti, oppositori, classi dirigenti, cittadini comuni.

BERLUSCONI CON LA MASCHERA DI GRILLO

Da questo punto di vista Grillo innova e dice cose non incongrue, quando denuncia i politici, le istituzioni, i giornali. Tende a fare di ogni erba un fascio - è giusto dirlo - ma è vero che tante erbe si son fatte volontariamente fasciare per anni. Al tempo stesso è figlio di quel dispositivo, al cui centro c'è un'idea di democrazia diretta che usa l'informazione non per seminare conoscenze ma per forgiare un pensiero unico sull'Italia, l'Europa, il mondo. Il suo mezzo non è più la televisione: questa scatola più che mai tonta, come la chiamano gli spagnoli.

Grillo e Dario Fo a Milano in piazza Duomo e c b a f e b df c

Né la stampa cartacea, che ha una memoria meno immediata di quella digitale. È il mondo non più inscatolato ma aperto, informe, straordinariamente libero di Internet. Un mondo già scoperto da Obama, quando diventò Presidente nel 2009. Grazie al web, egli ha ottenuto due volte un mandato popolare che lo emancipa, se vuole, da lobby e partiti. Capace di disseminazione virale, la rete scavalca la senile televisione. Ma essendo informe è anche in grado di farsi bellicosa: nel libro di Grillo e Casaleggio, la parola guerra è ricorrente, incalzante ( Siamo in Guerra, Chiarelettere 2011).

Guerra «feroce e sempre più rapida», finita la quale «il vecchio mondo sparirà» e con esso i partiti di ieri, in Italia e ovunque. Guerra totale, addirittura: un termine per nulla anodino, visto che nel 1935 lo usò in un opuscolo omonimo il generale tedesco Ludendorff. Nelle guerre totali non si concedono interviste a giornalisti che ti interrompono con dubbi e domande, anziché applausi. Quel che conta, per Ludendorff, è «abbattere il morale delle retroguardie » (le rappresentanze delle popolazioni non combattenti) più che l'avanguardia al fronte. In questa lotta fra scatola tonta e web è il secondo, sicuramente, il Nuovo che ci aspetta.

BEPPE GRILLO E GIANROBERTO CASALEGGIO ALLARRIVO IN SICILIA

In un discorso tenuto nel febbraio 2012 per l'inaugurazione dell'anno accademico della Bocconi, il giurista Piergaetano Marchetti indica i motivi per cui il futuro è nel web, con le sue immense promesse e i suoi rischi. «La comunicazione e l'informazione di massa (attraverso la rete) è un potente canale e amplificatore di domande, di richieste di rendiconto, un assordante coro di «perché». Un fiato continuo sul collo di chi governa. Una pressione che genera risposte, trasparenza, informazione. E tutto ciò, a sua volta, in un circolo virtuoso, genera altre domande di accountability ».

CROZZA NEI PANNI DI CASALEGGIO A BALLARO

L'accountability - la cultura del render conto - latita in Italia. È strano che se ne parli così poco in campagna elettorale, visto il prezzo che paghiamo per la sua assenza. Ma se la «scossa partecipativa» è formidabilmente liberatoria, osserva Marchetti, non mancano i possibili effetti perversi. Ogni grande liberazione distrugge altri diritti, ogni proclamazione di supremi valori declassa valori non meno importanti.

Nella visione di chi guida il Movimento 5 Stelle non c'è coscienza dei limiti, perché i capi interagiscono con la blogosfera rifiutando ogni corpo intermedio, in un tu-per-tu fatale, mai complicabile da persone terze. Non tutti i perché, non tutti i bisogni e i valori che sorgono in rete sono sacrosanti: vanno confrontati con altri princìpi, bisogni. Un'idea prova la sua forza se incoraggia forti idee opposte. Altrimenti si ossifica, e anche se modernissima muore. In questo Berlusconi e Grillo si somigliano: non sanno contare fino a tre, e in fondo neppure fino a due perché il tu-per-tu col popolo è fusione nell'Uno.

GIANNELLI SU GRILLO E BERSANI

Ogni avversario è da abbattere: a cominciare da chi su Internet non naviga, e in un'Italia che invecchia il divario digitale è vasto. Parole come guerra e rivoluzione sono incendi. Ricordano la peste di Atene narrata da Tucidide, che «spezza i freni morali degli uomini» e «travolge gli argini della legalità fino allora vigente nella vita cittadina». La paura è la stoffa delle guerre e dei despoti, e Grillo lo sa quando dice, e spera: «Il mio movimento regola la paura » ( The Economist 16-2).

Grillo farà eleggere molti parlamentari, ed è un bene perché il Parlamento è la sede dove gli interessi imbrigliano le passioni. Non gli interessi economici, ma l'interesse come lo si intendeva nel '500: la passione razionale che controbilancia quelle irrazionali, e secerne l'interesse generale e la separazione dei poteri. Grillo e Casaleggio scrivono che sarà la rete a scrivere leggi e costituzioni. Ma la rete cos'è? Come delibera precisamente? Se la rete vuole la pena di morte la reintroduciamo? In Islanda (un modello, per Grillo) la Costituzione è stata ridiscussa in rete, ma riscritta da più piccoli comitati.

BEPPE GRILLO IN PIAZZA CASTELLO A TORINO

In ogni mutazione c'è qualcosa da preservare, da non uccidere. Altrimenti entriamo nella logica del potere indiscutibile, legibus solutus, anelato da Berlusconi. A questa mutazione, i partiti più o meno vecchi reagiscono spesso con lo smarrimento, se non l'afonia. Non gridano, è vero. Il centro-sinistra in particolare ripudia il modernismo della personalizzazione: ci sono anacronismi che durano ben più del Nuovo. Ma sul mondo che cambia è terribilmente indietro, senza vocabolari né inventività. Tanti cittadini sono delusi dal ceto politico.

Reagiscono moltiplicando le richieste di rendiconto, con rotolanti cori di «perché». Chiedere « un po'più di lavoro», come fa Bersani, è un soffio quasi inudito. Tutto sarà diverso dopo il voto, anche se Berlusconi dovesse vincere. Sarà arduo discernere, in Parlamento, le passioni selvagge dagli interessi cittadini. La democrazia toccherà reinventarla, l'antico dibattito ottocentesco sul suffragio universale andrà ripreso, perché la scatola tonta e il web l'hanno sfinita. Ambedue puntano all'ingovernabilità, perché di essa si nutrono passioni difficilmente regolabili. È uno dei rischi del Glorioso Mondo Nuovo promesso dal web.

 

MILANO CHIUDE ULTIMA IN EUROPA (-0,8%) - SPREAD A 277 - CI SI METTE ANCHE S&P: “ESITO VOTO INCERTO, RISCHIO RIFORME”

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1 - BORSA: MILANO CHIUDE IN CODA ALL'EUROPA, PESA INCERTEZZA ELEZIONI
Radiocor - Dopo una seduta attorno alla parita', le Borse europee virano al ribasso in chiusura con Milano che cede lo 0,82% in attesa delle elezioni politiche del week end. A Piazza Affari, dopo il balzo di ieri, giu' Mediaset (-3,8%); realizzi anche su Bpm (-3,6%), che viene da un forte rally legato all'ipotesi di trasformazione in spa, e su Telecom Italia (-2,5%) che ha congelato l'emissione del bond ibrido a causa delle turbolenze sui mercati.

CATTELAN PIAZZA AFFARI BORSA MILANO

In generale, vendite sulle banche mentre tra i titoli piu' brillanti spiccano A2A (+3,9%), che veniva da una serie di sedute difficili, e Parmalat (+4,3%) in scia al fatturato record della concorrente Danone. Sul resto del listino, tra le migliori spiccano Telecom Italia Media (+6,1%) e Seat Pagine Gialle (+11,7%), che rimbalza dopo l'uscita dell'ultimo fondo azionista, Owl Creek asset Management. Sul mercato valutario l'euro e' sostanzialmente stabile a 1,335 dollari mentre il petrolio perde il 2% con il Wti a 95,17 dollari al barile.

2 - CRISI: SPREAD BTP CHIUDE A 277 PUNTI BASE
(ANSA) - Chiude a 277 punti base, stabile sui livelli di ieri, lo spread tra il Btp e il Bund tedesco. Il tasso sul decennale italiano si attesta al 4,43%.

standard big

3 - S&P,SE ESITO VOTO INCERTO RISCHI SU RIFORME E CRESCITA
(ANSA) - L'Italia rischia di perdere slancio sulle riforme dopo le elezioni del prossimo weekend. Lo dice Moritz Kraemer di Standard & Poor's . "Riteniamo che esista il rischio che dopo le elezioni del 25 febbraio possa esserci una perdita di slancio sulle importanti riforme strutturali per migliorare le prospettive di crescita italiane", afferma.

4 - BANCHE: ALLA GUIDA DI 'PATTICHIARI' L'ABI CHIAMA ANDREA BELTRATTI
Radiocor - Dare una nuova mission al consorzio 'PattiChiari' che dovra' proseguire nella sua cura dimagrante. Per questo compito l'Abi ha scelto, secondo quanto apprende Radiocor, Andrea Beltratti, attuale presidente del Consiglio di Gestione di Intesa Sanpaolo che domani sara' nominato presidente del consorzio.

ANDREA BELTRATTI INTESA SANPAOLO

Beltratti prende il posto di Filippo Cavazzuti che con una lettera, nei giorni scorsi, ha fatto un passo indietro in prossimita' della scadenza di un mandato che non gli sarebbe stato certamente rinnovato. 'PattiChiari', il progetto nato per contrastare la cattiva reputazione del sistema bancario, fu lanciato in grande stile nel marzo del 2003. 'Finora ci e' costato mezzo miliardo' commenta un banchiere che ne sottolinea 'il ritorno deludente'.

5 - RCS: PATTO SI RIUNIRA' DOPO CDA DI MARZO, TEST PER I PICCOLI SOCI
Radiocor - 'Dopo il consiglio di amministrazione di marzo, si terra' sicuramente la riunione del patto di sindacato. Per i piccoli soci di Rcs sara' un test importante per capire se rimanere della partita'. E' quanto ha riferito all'Agenzia Radiocor una fonte interna al Patto che blinda il capitale del gruppo editoriale. 'I vertici della societa' presenteranno il piano al consiglio di amministrazione che e' formato da consiglieri di altissimo standing: la differenza fra la Rcs di ieri e quella di oggi e' proprio quella che gli attuali consiglieri gestiscono bene la societa''.

GIOVANNI BAZOLI FOTO ANSA

Quanto per ora reso pubblico sul piano strategico di rilancio del gruppo messo a punto dall'a.d. Pietro Scott Jovane 'contiene mezze verita' - afferma la fonte - si pensi solo alle dichiarazioni di Giovanni Bazoli che ha detto no alla vendita della sede storica del Corriere della Sera'. Quanto al supporto finanziario al piano, spiega ancora la fonte, 'credo venga confermato un aumento di capitale int orno ai 400 milioni'. Il piano di sviluppo 2013-2015 di Rcs Mediagroup 'e' molto importante e rilevante - afferma un'altra fonte vicina al patto di sindacato - a fronte del quale vi e' una richiesta di finanza agli azionisti. Il dramma vero e' che nessuno riesce a leggere il futuro del settore e le scelte che verranno fatte saranno determinanti'.

6 - UNICREDIT:HVB,SOSPETTA EVASIONE POTREBBE COSTARE FINO 200MLN
(ANSA) - L'accusa di evasione fiscale per alcune operazioni sospette effettuate sul mercato azionario potrebbe costare alla tedesca Hypovereinsbank (Hvb), consociata Unicredit, fino a 200 milioni di euro. E' quanto ha riferito il presidente dell'istituto di credito, Theodor Weimer, al quotidiano Sueddeutsche Zeitung (Sz).

HypoVereinsbank UNICREDIT HYPOVEREINSBANK

Tale cifra emerge dal rapporto redatto da uno studio legale incaricato nel 2011 dal consiglio di vigilanza di Hvb di indagare sulle attività in questione, che si riferiscono a un periodo compreso tra il 2005 e il 2008. Sono almeno 60 operazioni opache su cui si sta investigando. Lo scorso novembre, proprio per far luce sulle accuse di presunta evasione fiscale, la procura generale dello Stato di Francoforte aveva eseguito perquisizioni nella centrale di Hvb a Monaco e in altre sedi. Secondo quanto riporta Sz oggi, tra gli indagati ci sarebbero alcuni clienti - fra cui l'immobiliarista berlinese Rafael Roth - e sei dipendenti di Hvb, ma nessun membro del consiglio di amministrazione.

MARCEGAGLIA

7 - ACCIAIO: JV APERAM, MARCEGAGLIA, ARVEDI PER OFFERTA ACCIAI SPECIALI TERNI
Radiocor - Aperam, Ilta Nox (Arvedi) e Marcegaglia hanno annunciato di aver siglato un memorandum of understanding per creare una joint venture italiana con l'obiettivo di partecipare al processo di vendita di Acciai speciali Terni spa, attualmente in corso di dismissione dal gruppo finlandese Outokumpu Oyj. Secondo i termini dell'accordo, *Aperam* avra' la maggioranza, mentre Arvedi e Marcegaglia deterranno partecipazioni di minoranza.

8 - APPLE: FT; DOMANDA IPHONE DEBOLE, FOXCONN CONGELA ASSUNZIONI
(ANSA) - Foxconn congela le assunzioni in seguito al rallentamento della produzione di iPhone 5. Si tratta - riporta il Financial Times - della prima pausa nelle assunzioni a livello nazionale dal 2009. Uno stop che mette in evidenza l'indebolimento della domanda per alcuni prodotti Apple. "Al momento nessuno degli impianti in Cina ha in programma assunzioni" afferma Liu Kun, portavoce del più grande impianto Foxcoon in Cina.

APPLE IPHONE

9 - LAVORATORI EQUITALIA A CANDIDATI,BASTA A SCIACALLAGGIO
(ANSA) - I lavoratori di Equitalia "ricordano che quegli stessi politici che oggi tanto inveiscono sulle regole della riscossione, sono proprio gli autori delle leggi che regolamentano l'attività e che devono essere applicate senza margine di discrezionalità". Lo scrivono i sindacali dei lavoratori Equitalia che chiedono: basta sciacallaggio.

10 - PRINTEMPS: EMIRO AL-THANI CON BORLETTI PER OPERAZIONE DA 1,8 MLD
Radiocor - I grandi magazzini francesi di Printemps parleranno, almeno in parte, arabo. Questa mattina il Borletti Group, il gruppo guidato da Maurizio Borletti, discendente della famiglia proprietaria di Rinascente e azionista con il 30% di Printemps, ha annunciato di essere in trattative esclusive con Rreef (gruppo Deutsche bank) per acquisire il 70% dei grandi magazzini francesi detenuto dal gruppo tedesco insieme a investitori del Qatar. Con Borletti, secondo quanto risulta a Radiocor, ci sarebbe direttamente l'emiro del Paese arabo, al-Thani.

Hamad bin Jassim bin Jabr al-Thani PRIMO MINISTRO DEL QATAR

L'operazione, sempre secondo indiscrezioni, valuta la catena francese attorno agli 1,8 miliardi (debito compreso) e l'obiettivo sarebbe chiudere l'operazione entro giugno, anche se il periodo di esclusiva e' piu' lungo. Il Qatar, recentemente, e' stato molto attivo anche in Italia con l'acquisto del progetto della Costa Smeralda da Tom Barrack, il marchio della moda Valentino, la jv con il Fondo strategico italiano. In Francia, fra le altre cose, l'emiro al-Thani e' proprietario della squadra di calcio del Paris Saint Germain.

11 - CRISI: CONFINDUSTRIA, -186MILA OCCUPATI IN 2 MESI
(ANSA) - Il centro studi di Confindustria registra che "il mercato del lavoro è bruscamente peggiorato sul finire del 2012, con un forte calo di occupati". Si è "accentuato il deterioramento". "E' bruscamente accelerata la perdita di occupazione: -104 mila unità a dicembre, dopo il -82mila a novembre".

12 - SAN RAFFAELE: LICENZIAMENTI, RSU RESPINGE PROPOSTA PREFETTO
(ANSA) - L'Rsu dell'ospedale San Raffaele di Milano ha respinto la proposta di mediazione avanzata dal prefetto di Milano, che proponeva alcuni miglioramenti all'accordo siglato a fine gennaio tra sindacati e azienda per evitare 244 licenziamenti, e poi bocciato dai lavoratori con il referendum. Lo rende noto Daniela Rottoli, coordinatrice dell'Rsu.

UNIVERSITA SAN RAFFAELE

"Preso atto che i lavoratori si erano già espressi sull'accordo con il referendum - spiega Rottoli - abbiamo chiesto al prefetto di intervenire perché non vi sia alcun licenziamento fino all'insediamento della nuova giunta lombarda, e perché si apra un tavolo negoziale". Cambiare "qualche riga non basta - continua Rottoli - Altrimenti si finirebbe per cancellare un atto democratico quale il referendum con cui si erano espressi i lavoratori". Tra le modifiche proposte dal prefetto, c'era quella con cui l'azienda si impegnava a non avviare ulteriori licenziamenti entro il 31/12/2014, e l'eliminazione dell'assorbibilità dei superminimi ad personam rispetto ai futuri rinnovi contrattuali.

13 - BTP: MERCOLEDI' ATTESO NUOVO BENCHMARK DECENNALE ALLA PROVA DEL VOTO
Radiocor - Il risultato elettorale cadra' a ridosso di un appuntamento rilevante per il Tesoro italiano. Per mercoledi' prossimo, infatti, i mercati scommettono sul lancio del nuovo benchmark decennale italiano con scadenza 2023 che, come risulta a Radiocor, dovrebbe essere emesso dal Tesoro per un ammontare compreso tra i 4 e i 5 miliardi di euro. L'emissione del nuovo decennale, su cui si potrebbero riflettere le prime importanti reazioni dei mercati al risultato elettorale italiano, sara' il cuore di una tre giorni decisamente intensa sul mercato primario: il relativo programma dettagliato, che sara' comunicato al mercato tra oggi e venerdi' prossimo, sta subendo le ultime limature in queste ore nel corso delle abituali riunioni tra il Tesoro e gli operatori specialisti. Sempre mercoledi' sara' collocato, con ogni probabilita', anche il BTp a 5 anni per un importo tra i 2 e i 3 miliardi di euro.

BOT TITOLI STATO

La prima prova del fuoco, martedi', sara' pero' quella dei BoT: il mercato pre vede un'offerta di titoli semestrali per un importo che potrebbe arrivare ai 9 miliardi di euro. Il giorno meno impegnativo, alla luce delle variabili elettorali, potrebbe essere, invece, lunedi': nel programma di emissione del Tesoro figura, in mattinata, ad urne aperte, l'offerta di CTz e BTp indicizzati all'inflazione dell'area euro per un ammontare che, complessivamente, secondo le attese degli operatori, potrebbe toccare i 4 miliardi. In totale nei primi giorni della prossima settimana potrebbero arrivare sul mercato titoli di Stato fino a 20 miliardi: un buon banco di prova per testare il giudizio del mercato sul voto italiano.

14 - CSC, QUADRO FRAGILITA', RIBASSO PER STIME 2013
(ANSA) - Anche se "gli indici anticipatori confermano progressi nei mesi a venire" il Centro studi Confindustria avverte che 'il quadro nel complesso e' di estrema debolezza e fragilita" e il calo del Pil nel IV trimestre 2012 "superiore alle attese lascia al 2013 una variazione acquisita di -1,0% che costringe a rivedere all'ingiù le previsioni".

 

CROSETTO OUTING - GIULIANO FERRARA A "LA ZANZARA": "MA CROSETTO è GAY! ME LO DISSE QUANDO ERA AL GOVERNO" - MENTRE INFUR

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CROSETTO PRENDE IN BRACCIO GIORGIA MELONI jpegGiuliano Ferrara

GRANDI MANOVRE DEL SINDACO DI VERONA: SARA’ IL PROSSIMO SEGRETARIO DEL CARROCCIO…

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Rodolfo Sala per "la Repubblica"

Il Veneto che ribolle, tra minacce di scissione e progetti di una «nuova Lega», dal momento che quella vecchia attraversa una paurosa crisi di consensi. Il Piemonte sempre più in bilico dopo le dimissioni di un assessore regionale leghista indagato, dimissioni congelate dal governatore Roberto Cota, ma che potrebbero addirittura portare alla caduta della giunta se Maroni dovesse perdere in Lombardia.

E la prospettiva di una pesante ricaduta anche in Regione Veneto, dove le tensioni tra Pdl e Carroccio a quel punto potrebbero deflagare. Comunque vadano queste elezioni, non sarà più la stessa Lega. Altro che macroregione: il partito di Maroni rischia di passare dal progetto del Grande Nord all´irrilevanza. Forse alla scomparsa. E c´è chi sta correndo ai ripari.

FLAVIO TOSI DOPO LA RIELEZIONE A SINDACO DI VERONA

Gli scossoni più forti si registrano nel Veneto, dove i sondaggi danno la Lega in caduta libera, a tutto vantaggio dei grillini. E dove i bossiani epurati dalle liste son pronti a rialzare la testa, soprattutto se l´"usurpatore" Maroni dovesse perdere la battaglia della vita in Lombardia: nel qual caso la scissione viene data quasi per scontata. In questo quadro a dire poco movimentato si inserisce l´iniziativa di Flavio Tosi.

Corrado Passera

Il segretario regionale del Carroccio, nonché sindaco di Verona, dovrebbe prendere la guida del movimento dopo Maroni (l´attuale segretario si dimetterà in ogni caso). E guarda con crescente preoccupazione alla piega che han preso gli eventi, senza nascondere di avere altri progetti in testa. Il nuovo matrimonio, di pura convenienza, con il Pdl lo ha schifato: «Se non ci fossero state le elezioni regionali in Lombardia - ribadisce a tre giorni dal voto - la Lega non si sarebbe mai alleata con Berlusconi» La novità è che questa Lega non gli piace e non gli basta, vuole costruire una "cosa" più larga, federata con altre forze, addirittura «più civica».

Un "partito del Nord" molto più eterogeneo, o magari addirittura un contenitore nazionale finalmente sganciato dalla dicotomia Nord-Sud e destinato, secondo i suoi promotori, a scomporre il quadro politico che uscirà dalle imminenti elezioni.

ROBERTO COTA

Il primo passo è stato fatto ieri sera, alla Fiera di Verona, dove si sono dati appuntamento gli aderenti a quella lista Tosi (parecchi pdl ora sospesi dal partito) grazie alla quale il sindaco è stato riconfermato un anno e mezzo fa al primo turno. Adesso quelli della lista invitano a votare Lega, e anche questo è un segno delle contaminazione che il sindaco ritiene ormai indispensabile, pena la morte per consunzione. Il titolo della serata dice tutto: «Guardiamo al futuro politico con Flavio Tosi».

ROBERTO MARONI CON LA SCOPA PADANA

La domanda è: quale Lega? Una Lega nuova: «Più larga, che cambia pelle, federata con altri soggetti politici e in grado di raccogliere i consensi di chi non vota più», va ripetendo Tosi in queste settimane di passione che lo hanno visto impegnato non solo per la campagna elettorale. Domenica scorsa, per dire, dopo aver partecipato a Sirmione alla firma del patto per la macroregione tra i governatori in carica Zaia e Cota e l´aspirante Maroni, si è fiondato a Vicenza. Era l´invitato d´onore a una riunione della Dc di Gianni Fontana, suo concittadino.

OSCAR GIANNINO

Che è intervenuto con parole che non sembrano lasciare dubbi su quel che bolle in pentola nel Veneto ex democristiano poi passato armi e bagagli alla Lega: «Abbiamo colto qualche segnale di novità nell´esperienza nuova e diversa che nella Lega rappresenta Tosi; si tratta di prefigurare qualcosa di nuovo sotto il cielo, dopo che il voto di febbraio avrà reso definitivamente morta e sepolta la Seconda Repubblica».

NICHI VENDOLA

Gli eredi della Balena bianca sono una piccolissima parte, e non quella decisiva, della partnership che dovrebbe accompagnare il nuovo corso leghista. Si dice che Tosi abbia buoni rapporti con Corrado Passera, non a caso l´unico esponente del governo Monti invitato agli Stati generali della Lega a Torino, lo scorso settembre. E pure con Oscar Giannino Addirittura, e suona come una bestemmia nel partito, ha più di una volta sdoganato «la Puglia virtuosa di Vendola». Tutto in movimento, il rischio di scomparire è mortale.

 

CAFONALINO - BASTA CON I BAGNI DI FOLLA, I GRANDI NUMERI E LA MASSA CASINISTA. LA SERA SI VA AL “CLUBINO” DI NICCHIA

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Foto di Beatrice Sanjust

Vittoria Venditti Federica Bachiddu Patricia Ruspoli

Basta con i bagni di folla, i grandi numeri e la massa casinista. I mega locali oltre ad essere sempre vuoti sono ormai del tutto out. Il trend della stagione è uno: il ritorno del "clubino" di nicchia, una sorta di privè per amici, dove tutti si conoscono, chiacchierano, bevono, si divertono.

Valentina Orengo e amici

E Vicolo88, "boutique restaurant" per solo 36 commensali nato da un'idea di due gourmet cosmopoliti, Piero e Giovanni de Luca, ospitato al piano terra di un palazzetto secentesco di Via dell'Orso, nelle ultime settimane è diventato un covo e ritrovo all'ora del lunch che la sera, ma tanti accorrono tutti i mercoledì all'aperitivo "Temporary Martinis!", preparato da Fabio Cortese e musica mixata dalla dj napoletana Fulvia Irace.

 

 

LA DISPERAZIONE IN GRECIA HA RAGGIUNTO UN TALE LIVELLO CHE ANCHE LE PROTESTE SONO MENO VIOLENTE

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Fabio Morabito per "Il Messaggero"

EURO CRAC GRECIA

LA CRISI
È diventata l'etichetta del baratro, la parola che indica il disastro in Europa. Grecia. Se ne parla come spauracchio anche nella campagna elettorale italiana, se si vuole insultare un candidato premier si dice: «Ci ridurrà come la Grecia». Ieri decine di migliaia lavoratori (ma anche pensionati, studenti, disoccupati) sono tornati in piazza per protestare contro la politica di austerità del governo. I due principali sindacati del Paese avevano proclamato uno sciopero generale di 24 ore.

GRECIA

È il primo nell'anno, un anno che sarà ancora molto difficile. Ci sono stati scontri ad Atene: i manifestanti hanno lanciato sassi e bombe molotov contro la polizia, gli agenti hanno lanciato lacrimogeni. Ma l'unico ferito è stato un manifestante picchiato (sembra) da un gruppo di altri contestatori che lo avrebbero scambiato per un neonazista. La polizia sembra aver gestito con responsabilità una protesta che sfiora la disperazione. Gli agricoltori della regione della Tessalia hanno bloccato l'autostrada che collega Atene con il nord. La polizia è intervenuta, ma non ci sono stati incidenti.

LA VISITA DI HOLLANDE
I giornalisti avevano già scioperato martedì, procurando l'ira del primo ministro Antonis Samaras, perché così è stato "silenziato" l'avvenimento. E cioè la visita del presidente francese Francois Hollande, un blitz di poche ore per dare sostegno agli sforzi di austerità del Paese.

SCONTRI AD ATENE

Sulla visita di Hollande c'erano attese forti dal tri-partito al governo, perché a parte la promessa di investimenti francesi, Hollande incarna (a differenza della cancelliera tedesca Angela Merkel che era passata ad Atene quattro mesi fa) un'idea di «anti-austerità e crescita». Proprio il messaggio che i greci aspettano da tre anni, da quanto è esplosa la crisi economica. Il governo ha attaccato Syriza, il partito della sinistra radicale che è all'opposizione, e che ora dai sondaggi è indicato come il primo partito del Paese. Sarebbe stata Syriza, è l'accusa, a orchestrare il black-out mediatico. Anche i siti si sono fermati, e le immagini dell'arrivo del presidente francese sono state diffuse. Ma erano immagini mute.

SCONTRI AD ATENE

LA VISITA DELLA TROIKA
Lo sciopero ha bloccato scuole, ospedali, banche e uffici pubblici. Si sono fermati i treni, il trasporto pubblico ad Atene, gli operai marittimi hanno bloccato le navi nei porti. La prossima settimana sono attesi nella capitale i rappresentanti della Commissione europea, della Banca centrale europea e del Fondo monetario internazionale, e si temono ulteriori richieste di sacrifici al Paese. In ballo ci sono i 230 miliardi di aiuti richiesti e promessi. I redditi in tre anni sono diminuiti del 38% (la fonte è un sondaggio dell'Istituto per le piccole imprese).

hollande e samaras

La disoccupazione tra i giovani dai 18 ai 25 anni è oltre il 60%. Nel totale della popolazione in età da lavoro, è al 27%. Ogni giorno ci sono mille disoccupati in più. Il Pil, Prodotto interno lordo che lo scorso anno è sceso del 6%, è retrocesso ai livelli di dodici anni fa. Chi non ha più la casa, va a vivere in strada. Aumentano la violenza, le rapine e i furti nelle case. I crimini gravi son aumentati del tremila per cento in due anni.

grecia

È ritornato il terrorismo: dagli ordigni rudimentali lasciati davanti alle porte di casa di giornalisti, alle bombe nei centri commerciali, fino agli attacchi con i kalashnikov. E su questo si accende l'ennesima polemica del governo contro Syriza, accusata di offrire copertura politica ai terroristi.

MERKEL SAMARAS

«Il senso della mia visita è quello di portare il sostegno della Francia alla Grecia perché si risollevi» aveva detto Hollande martedì, nel giorno del silenzio dei media. Concludendo con un messaggio che voleva trasmettere speranza: «Misure di sostegno alla crescita sono indispensabili. Rifiuto un'Europa che condanni i Paesi ad una austerity senza fine». Anche se ai greci, ora, il tormento di una crisi devastante sembra proprio senza fine.

 

 


TOZZIII-FAN! - LE PUNIZIONI PER I DIPENDENTI MENO PRODUTTIVI DI FANTOZZIANA MEMORIA IN CINA ESISTONO DAVVERO

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Guido Santevecchi per il "Corriere della Sera"

Tirava un bel vento e pioveva lunedì a Chengdu, capoluogo della provincia sudoccidentale del Sichuan cinese. Non proprio le condizioni ideali per una bella corsa all'aperto, in calzoncini e a torso nudo. Eppure un gruppo di giovanotti correvano lungo uno dei vialoni della megalopoli, allineati dietro una vettura nera ben lucidata. La foto ha meritato attenzione da parte del Quotidiano del Popolo, che nel suo sito online ieri ha spiegato: erano una ventina di impiegati del marketing di un'azienda di alimentari di Chengdu puniti per non aver raggiunto gli obiettivi di vendita nel 2012.

MANAGER CINESI POCO PRODUTTIVI COSTRETTI A CORRERE

La sanzione era stata concordata con il management della società e prevedeva dieci chilometri di corsa per i maschi, in tenuta da spiaggia, e cinque per le femmine, alle quali è stato concesso di indossare una tenuta più castigata ma «leggera», perché potessero sentire il freddo e rigenerarsi. La limousine nera in testa al gruppo trasportava un manager aziendale incaricato di dettare il passo.

XI JINPING jpeg

Un cronista del quotidiano locale, il Chengdu Business Daily, ha raccolto i commenti del plotone dei puniti. «All'inizio era così freddo che avevo la pelle d'oca, ma la corsa mi ha riscaldato», ha detto uno con spirito sportivo. «L'unica cosa che mi ha fatto sentire a disagio sono stati gli sguardi dei passanti», ha confidato un altro anonimo venditore poco produttivo. Tutti, secondo il giornale, hanno confermato l'accordo stretto a inizio 2012 e non si sono lamentati, sostenendo (almeno con il giornalista) che la prova di resistenza li avrebbe motivati a fare meglio quest'anno, centrando gli obiettivi di produttività.

XI JINPING MENTRE PIANTA UN ALBERO A PECHINO jpeg

Una voce sola si è apertamente levata contro, quella dell'avvocato Liao Hua, che ha spiegato come la policy aziendale in materia di premi o sanzioni dovrebbe essere basata sul rispetto dei diritti delle persone. Finora però, ha ammesso il legale, non si sono registrate azioni da parte di dipendenti.

È possibile che i risultati deludenti dei venditori del gruppo alimentare di Chengdu abbiano risentito anche della nuova campagna moralizzatrice lanciata dal governo per contrastare la corruzione e «la stravaganza dei costumi».

Il segretario generale del partito comunista, Xi Jinping, ha ordinato un ritorno alla frugalità e la cancellazione di banchetti ufficiali e regali costosi ai dipendenti pubblici. L'austerità ha causato un crollo delle vendite di cibi e liquori di lusso durante le feste del Capodanno: il ministero del Commercio ha comunicato proprio ieri che il giro di affari nel settore è calato del 35 per cento da novembre. Il brodo di pinna di pescecane, ricercatissimo, ha venduto per il 70 per cento in meno.

Tempesta di Sabbia in Cina BAndiera Cinese

Circola una barzelletta su Weibo, il Twitter cinese: «All'inizio volevamo liberare l'umanità intera e costruire la società comunista; poi ci siamo proposti di edificare la società socialista benestante; poi ci hanno spiegato che anche arricchirsi, tutti insieme, è glorioso; ora ci dicono di accontentarci di mantenere la stabilità».

 

GUBITOSI A VIALE MAZZINI HA GIÀ PRODOTTO 450 ESODI MA IL CDA APPROVA L’INFORNATA DI 12 NUOVI VICEDIRETTORI…

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Alberto Guarnieri per "il Messaggero"

GUBITOSI E TARANTOLA jpeg

Per una volta incurante delle elezioni (solo del caso Minzolini si parlerà dopo il voto), la Rai dei "tecnici" porta avanti progetti e addirittura nomine. Ieri, nella seduta del cda è stato avviato il percorso per l'elaborazione del Piano Industriale 2013-2015 con l'illustrazione delle linee guida da parte del direttore generale Luigi Gubitosi.

Il cda poi ha approvato all'unanimità, su proposta del direttore generale, la nomina dei vicedirettori di Rai1, Rai2 e Rai3. A Rai1 sono state nominati Rosa Anna Pastore, Roberta Enni, Maria Pia Ammirati, Ludovico Di Meo e Daniel Toaff. A Rai2 Patrizia Cardelli, Massimo Lavatore, Roberto Giacobbo e Marco Giudici. A Rai3 Stefano Coletta, Luca Mazzà, e Andrea Valentini.

gubitosi-tarantola

Infine il direttore generale ha presentato gli elementi del nuovo contratto collettivo di lavoro per quadri, impiegati e operai appena rinnovato. In materia di personale, uno dei costi più rilevanti per la tv pubblica, il cui deficit nel 2012 ha toccato 200 milioni di euro, arrivano buone notizie per i conti.

Come è noto, Gubitosi un paio di mesi fa ha lanciato un piano per ridurre il personale di almeno 600 unità, tra pensionamenti ed esodi incentivati, per riaprire i concorsi e immettere giovani in azienda.

viale mazzini

Al momento, e c'è tempo fino al 25 marzo per completare l'opera, già tre quarti dell'obiettivo è stato centrato, visto che 150 dipendenti hanno già lasciato l'azienda mentre altri 300 hanno aderito al piano.

Ne restano 150 da convincere, tra cui alcuni storici dirigenti posti in posizioni apicali. La direzione generale manifesta fiducia nel completamento del progetto, che permetterebbe di liberare risorse per rilanciare la Rai e soprattutto ringiovanire i programmi.

Roberto Giacobbo foto di MarinoPaoloni

Uno dei problemi di viale Mazzini, oltre al calo della pubblicità, è infatti non tanto l'audience, che si mantiene elevata, ma l'età decisamente avanzata dei suoi telespettatori.

 

 

FARE PER FERMARE GIANNINO - ZINGALES SAPEVA DA SETTIMANE DEI FINTI TITOLI DI OSCARDABAGNO

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Tonia Mastrobuoni per "la Stampa"

A metà pomeriggio l'umore su twitter era ben riassunto da un punto di domanda dello storico corrispondente da New York del Sole24Ore, Mario Platero: ora che Oscar Giannino s'è dimesso, Zingales torna? Al netto delle astruse teorie complottiste che circolavano sin dalla notizia-bomba delle sue dimissioni da «Fare per fermare il declino», e che descrivevano l'economista di Chicago persino al soldo di un Berlusconi angustiato dall'ipotesi che il movimento potesse rubargli voti soprattutto in Lombardia, l'assillo di tutti, fuori e dentro Fare, era uno solo. Perché proprio adesso, a pochi giorni delle elezioni? Cosa c'è dietro questa mossa improvvisa di Zingales?

OSCAR GIANNINO SBRAITA SUL PALCOzingales e giannino

La verità è che tra i fondatori di Fare, la sorpresa non è stata affatto la mancata laurea o l'inesistente master di Giannino. Quello che ha fatto cadere dalla sedia tutto lo stato maggiore di un partito cresciuto enormemente nei consensi, in barba alle scarsissime risorse e grazie a una campagna basata principalmente sull'entusiasmo dei volontari, è l'ormai famoso, fluviale post su Facebook di Zingales che annunciava il passo indietro.

Da settimane, infatti, Giannino era finito sotto pressione da parte di alcuni dei fondatori - che accettano di parlare soltanto a microfoni spenti -, perché dicesse la verità sui suoi titoli. Da tempo, infatti, un giornalista italiano si era spinto sino a Chicago per indagare sui titoli dell'ormai ex presidente del partito. Aveva contattato ripetutamente l'impiegata del Register, che sorveglia gli elenchi degli alunni, per sapere la verità. E l'impiegata, già irritata, pare, per qualche sporadico tentativo di anonimi smanettoni di inserire Giannino tra le liste online degli ex alunni, ad un certo punto ha scritto a Zingales.

OSCAR GIANNINO

Giannino, ripetendo un po' ovunque la storia del master a Chicago, aveva anche accostato il suo nome a quello del professore italiano che insegna a Chicago. E il giornalista lo aveva raccontato all'impiegata dell'università. Errore fatale.

LUIGI ZINGALES

L'impiegata della prestigiosa università dove insegnò Milton Friedman, che ha battezzato la corrente di pensiero neoclassica e che vanta tra i suoi ex allievi altri grandissimi nomi come Gary Becker o Richard Posner, ha scritto a Zingales proprio per segnalargli che un tale stava facendo ricerche su Giannino, presunto ex allievo della sua università. L'economista, assieme ad altri fondatori di Fare, ha chiesto a quel punto un chiarimento ma anche un «mea culpa» pubblico al giornalista e presidente del movimento. Che non è mai arrivata.

Man mano che si avvicinavano le elezioni, la linea dei vertici è cambiata, per ovvi motivi. Nel frattempo era stato messo in piedi, «un po' frettolosamente, dunque in modo un po' rabberciato» ammette un fondatore, il cosiddetto comitato dei garanti. Ma con l'avvicinarsi delle urne sembrava sempre meno opportuno «smascherare» Giannino, insomma darsi la zappa sui piedi. Contemporaneamente, però, cresceva l'ansia per il possibile esito dell'inchiesta del giornalista sguinzagliato a Chicago sulle tracce di Giannino. «Così, Zingales deve aver deciso, probabilmente, di uscire per primo, per non rischiare», azzarda la fonte. Il resto è storia.

 

ULTIMA SETTIMANA: DECOLLA CHI AGGIUNGE NUOVI VOCI - COSÌ GRILLO CHE INGAGGIA DARIO FO E CELENTANO

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Spin Doctor per Dagospia

BEPPE GRILLO INTERVISTATO DA NBC CNBC

Ultimi giorni: chi decolla e chi s'incarta nella corsa finale della comunicazione politica? Decolla chi aggiunge nuove voci alla propria campagna. S'incarta chi resta solo e insiste sui suoi temi.

Decolla Culatello Bersani, che nelle ultime, decisive uscite nelle piazze ha aperto il palco al meglio che la coalizione gli offre, con qualche sorpresa. Pisapia e Prodi a Milano, nomi che dicono una cosa chiara: stiamo vincendo, sappiamo governare. E Renzi in Sicilia, anche lui ripulito dalla rottamazione e riproposta nella nuova versione "sinistra di governo".

GRILLO BEPPE

Decolla Grillo, e anche lui lo fa aggiungendo voci. Non deve essere stato facile per un egocentrico come lui cedere il Palco. Ma Celentano, e ancora di più Dario Fo segnano l'arma non convenzionale per pescare anche nei bacini sicuri degli altri partiti. E non può essere casuale la scelta di chiudere la campagna a Piazza San Giovanni, luogo storico della sinistra. Bersani ora teme solo lui, e le inchieste sui settimanali d'area rivelano questi timori.

CELENTANO E BEPPE GRILLO

S'incartano invece i candidati che non sanno ampliare il numero di voci a loro favorevoli, e insistono su temi già sentiti.

Mortimer è in pieno avvitamento, e la malinconica intervista dalla Gruber di ieri è solo l'ultimo episodio. Balla da solo - e nessuno della sua coalizione emerge attorno a lui - e ritorna, monotono, sui suoi temi forti (credibilità europea in primis). Ma tirando troppo la corda si rischia la gaffe, come successo ieri con la Culona, che lo fa smentire su twitter dal suo portavoce. Errore da principiante: caro prof, quale leader europeo, a due giorni dalle elezioni, sarebbe così sprovveduto da screditare il probabile vincitore?

Dario Fo sul palco con Grillo a Milano DarioFo

E s'incarta anche il Banana, che dopo una cavalcata da sogno ha rallentato nel momento meno opportuno: la settimana decisiva, in cui si sono spenti gli echi di Sanremo e delle dimissioni papali e gli indecisi stanno per dare forma alle loro decisioni. Come previsto dal vostro affezionato spin doctor, la restituzione dell'IMU era un'ottima proposta per catalizzare il dibattito, ma è arrivata troppo presto, e non sarà decisiva.

SILVIO BERLUSCONI jpeg

La ragione è semplice: il Pompetta ha smesso di recitare da vincente assoluto: ora punta sulla sconfitta altrui ("se perde Monti mi ubriaco" ha detto qualche giorno fa) e parla addirittura di accordi con la sinistra per cambiare la costituzione. Così il riferimento all'IMU funziona di meno, e gli indecisi sentono più lontano il tintinnare del rimborso. Che diventa un boomerang con l'episodio delle lettere a casa, che confondono gli elettori e incasinano i pensionati.

Silvio Berlusconi

Una riflessione su questo: se il mailing mirato funziona bene in altri Paesi e in altre campagne, in Italia, dove la politica gode del massimo discredito, scrivere ai cittadini è spesso un rischio: ce lo dimostra il caso IMU, ma anche la figuraccia di Ada Urbani, candidata PdL al Senato, che ha scritto ai parroci dell'Umbria per sentirsi rispondere per le rime da uno di loro "Se le posso dare un consiglio, desista da questa vecchia pratica democristiana di scrivere ai preti solo in campagna elettorale, e consigli il suo capo di seguire l'esempio fulgido del Papa." Risposta notevole, che ovviamente impazza sui social network.

 

FERRARA: “MA CROSETTO NON È GAY! TUTTO UNO SCHERZO, NON MI DOVETE PRENDERE SUL SERIO!” - VIDEO-SCUSE CON LA MELONI

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1- FERRARA: TUTTO UNO SCHERZO
Ferrara tweet: Affaire Crosetto gay. E' una vita che chiedo di non essere preso sul serio quando scherzo. Crosetto non è gay, pura coloritura di spartito.


2- VIDEO: CROSETTO E MELONI SI SCUSANO PER LO SPOT OMOFOBO CON UN FILMATO

 


3- ELEZIONI:SPOT ANTIGAY,DA MELONI-CROSETTO SCUSE CON VIDEO
(ANSA) - "Chiediamo scusa, per quel video offensivo, che non ci rappresenta, né rappresenta Fratelli d'Italia, per noi la politica, è impegno civile, per noi la politica, è dignità e rispetto".Il mezzo scelto è lo stesso: un video trasmesso su youtube. Così Giorgia Meloni e Guido Crosetto, esponenti di Fretelli d'Italia decidono di replicare allo spot omofobo, ieri al centro delle polemiche, ideato da due esponenti padovani di Fdi.

CROSETTO PRENDE IN BRACCIO GIORGIA MELONI jpeg GIULIANO FERRARA

Muniti di cartelli che alzano uno alla volta, rigorosamente in silenzio e solo con una musica di sottofondo, Meloni e Crosetto prendo le distanze dal video 'incriminato': "Abbiamo fondato Fratelli d'Italia - si legge sui fogli che i due alternano per tutto il filmato - rinunciando ad una poltrona sicura, lo abbiamo fatto per ridare dignità alla politica, da mesi parliamo di famiglie e giovani, e non interessa a nessuno, di impignorabilità della prima casa, e non interessa a nessuno, di imprese e tasse, e non interessa a nessuno, di banche e di Equitalia, e non interessa a nessuno, ma se dei cretini, fanno un video idiota, diventiamo la notizia del giorno, tutti parlano di noi, tutta la stampa ci cerca".

"Chiediamo a tutti voi - si legge ancora - di votare, con la testa e con il cuore, non importa per chi, l'importante è che votiate, se poi volete sapere, per chi voteremo noi, Fratelli d'Italia, il centrodestra a testa alta".

 

 

 

MALAGO’ SI LEVA I MACIGNI DAI MOCASSINI: “PETRUCCI DA MESI INVITAVA A RITIRARMI, BINAGHI HA PARLATO DI IMBOSCATA. IO HO

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Emanuela Audisio per "la Repubblica"

Lo chiamano tutti. Accidenti se è conosciuto. Un cellulare si è fuso: 19 messaggi in sei secondi. Lui risponde a tutti, si ricorda i nomi, ringrazia. E intanto prende nota degli appuntamenti. Giovanni Malagò è al suo primo giorno da presidente del Coni.

malago presidente foto mezzelani gmt

Gli altri venivano dalla nomenclatura, lui è il primo ad arrivare al vertice da un circolo sportivo privato, l'Aniene. È anche il primo ad aver corso i 60 metri del salone del Coni per correre ad bracciare le due figlie. Mancava solo in sottofondo la musica di un film di Lelouch.

APERTURA DEL ROMANISTA GIOVANNI MALAGO DECOLLATO

«Giuro. Nulla di preparato. A Ludovica e Vittoria, le mie gemelle, l'avevo detto: il 18 sera vi voglio a Roma. Ludovica studia architettura a Los Angeles, Vittoria lavora a Milano, ma doveva andare per uno shooting di moda in Sudafrica. Con le figlie ho condiviso tutti i momenti importanti: ad Atene 2004 eravamo in barca in Grecia e io poi andavo sui luoghi di gara, nel 2008 a Pechino siamo stati insieme e anche a Londra. L'altra sera, quando sono tornato a casa, stanco e stravolto, ho brindato con loro».

L´hanno subito descritta come uno da film di Vanzina: bello, ricco, molto romano.

malago presidente foto mezzelani gmt

«Onestamente non mi sembra, se mi si vuole far passare per uno da Dolce Vita, non è così. Sono molto lontano da quell´immagine, infatti mi hanno votato. E l´hanno fatto perché non sono rimasto chiuso nel Palazzo, ma sono andato in giro a raccogliere umori e stati d´animo da chi pratica e organizza lo sport. Sono mesi che ascolto grandi e piccoli elettori, non sono stato lì ad aspettare, credevo di poter essere un valida alternativa. Ho un senso del dovere molto forte, ne ho fatto un dogma. Non credo di essere nel peccato se desidero avere anche una vita privata e godermi dei momenti. In questo sono vulnerabile».

Sarà ancora presidente del Circolo Canottieri Aniene?

malago presidente foto mezzelani gmt

«Deciderà il consiglio, non c´è incompatibilità. Decado a fine marzo. Ma un anno fa abbiamo cambiato lo statuto dando a un segretario il compito di reggenza, un circolo sportivo ha bisogno di una persona molto presente, non solo di rappresentanza».

Resta un circolo vietato alle donne che non possono entrare da socie ordinarie.

VINCENZO MALAGO CON NIPOTE LUDOVICA

«Lo è per statuto. Ma nelle nostre scuole di sport ci sono più femmine che maschi, da atlete si può entrare, da socie no. Così favoriamo l´attività fisica. Pellegrini, Idem e Sensini sono nostre».

Lei passa per l´uomo del rinnovamento: si sente un po´ Grillo.

«Per carità, no. E non voglio sentire dire che la casta dello sport è stata schiaffeggiata. Non sono termini che mi appartengono. C´era un forte malcontento e io ho saputo interpretarlo. Sono stato anche bravo a stare zitto, quando mi umiliavano. Nelle competizioni elettorali ho sentito molte mostruosità: Petrucci da mesi mi invitava a ritirarmi, tanto non avevo possibilità e Binaghi, presidente del tennis, alla vigilia ha dichiarato che io avrei preso meno voti di Chimenti, che nella precedente elezione si fermò a 24 voti su 79. Invece ne ho presi 40. E allora Binaghi, bravo dirigente, forse difetta nelle valutazioni: ha parlato di imboscata, che è una parola che non fa onore a chi vive nel mondo dello sport».

Franco Chimenti e Giovanni Malago

Non è parola da alta società?

«Non si tratta di questo, ma di scollamento dalla realtà. Io sapevo che c´era malumore e malcontento, che si sarebbe tradotto in voti, io sono per chiedere non per imporre. Loro invece hanno abusato della loro sicurezza, forse presunzione, e non hanno saputo leggere il fermento. Io ho solo capitalizzato e sfruttato i loro errori. Se poi si gioca a far credere che io sono un vanesio che non combina nulla, i signori sono serviti. Il mio competitor, Pagnozzi, ha mandato il suo programma via mail appena 48 ore prima delle elezioni».

PAGNOZZI PASSERA PETRUCCI MORELLI FOTO INFOPHOTO

Lei è ricordato per i successi di Federica Pellegrini e per lo scandalo ai mondiali di nuoto a Roma.

«Federica sa che può sempre contare su di me. Tornerà competitiva. Perché non ama perdere. Ma non so, se una volta tornata, resterà. Ai mondiali del 2009 ero presidente del comitato organizzatore, non mi occupavo di edilizia, infatti sono stato assolto perché il fatto non sussiste».

C´è crisi, taglio dei fondi, anche per lo sport.

MALAGO PETRUCCI PAGNOZZI

«Credo nelle sinergie, nella possibilità di integrare e fare sistema su risorse aggiuntive. L´ho già detto, il mondo dello sport può fare da traino. Sono presidente da appena un giorno, deve mettere la testa ancora su molte cose, ma tutto è nel programma. Così come non sono contento della sovrapposizione tra Coni e Coni servizi, che ha il portafoglio, non mi sembra una scelta giusta».

Federica Pellegrini

Lei è il primo presidente romanista del Coni.

«Non solo non lo disconosco, ma ne vado fiero. Zeman? Licenziare un allenatore è sempre sintomo di fallimento, ma onestamente la situazione era troppo ingovernabile. Luis Enrique? Un uomo di grande qualità, ma un po´ troppo schematico. Oggi nello sport devi essere duttile, flessibile, veloce. Ti devi saper trasformare, altrimenti sei solo un autolesionista».

zeman

Lei e l´Aniene avete sempre creduto nello sport paralimpico: deluso da Pistorius?

«Sono senza parole. Sopraffatto dall´emozione. Spero sia stato solo un raptus e non la droga. Sarebbe la fine della consapevolezza di un mito. E spero che non riporti nell´ombra il mondo dei disabili. Sarebbe ingiusto condannare così persone che soffrono e che hanno avuto meno fortuna di altre».

PISTORIUS TRIBUNALE

 

SCELTA CIVICA STA TRA INFERNO E PURGATORIO, COSA SUCCEDE SE VA SOPRA O SOTTO IL FATIDICO 10%?

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DAGOREPORT

BERLU E BERSANI ARRIVO

Se è vero, come e' vero, che d'inverno le giornate sono più corte, allora alle elezioni manca davvero poco. Questo significa che si precisano quelle che i sondaggisti chiamano "intenzioni di voto". Intenzioni di voto che stanno per diventare verdetti elettorali. Mentre in alta classifica le posizioni tra il primo (Bersani Pierluigi) e il secondo (Berlusconi Silvio) appaiono relativamente consolidate, i fenomeni in movimento sono due: Grillo Beppe, che potrebbe avvicinarsi alla zona Champions, e Scelta Civica di Mose' Monti, che è in piena lotta per la retrocessione.

monti berlu bersani voto

Quest'ultima vicenda, che tanto e del tutto immeritatamente ha riempito le cronache di questi mesi, dalla salita in campo del premier Agendista Stregone alla foto mai fatta con Casini Pierferdinando e Tulliani/Fini Gianfranco, si sta avviando ad un epilogo di pura cannibalizzazione interna, con due effetti altamente positivi per il clima politico e civile del nostro Paese: il brusco ridimensionamento dell'attuale premier al suo effettivo livello di sherpa e la totale irrilevanza politica, se non la vera e propria scomparsa dalle aule parlamentari dei "leader" di Udc e Fli.

Grillo sul palco del M S a piazza Duomo eee b b d c f c d

Questi i fatti, direttamente dedotti dalle intenzioni di voto dei nostri concittadini: Scelta Civica sta tra inferno e purgatorio, sospesa a cavallo della fatidica soglia del 10 per cento, una manciata di voti. Cosa succede se va sopra o sotto il 10 per cento? Ecco i due scenari:

1. Sopra il 10. La coalizione entra alla Camera, ma senza Fini Gianfranco, il quale per qualificar si come miglior piazzato tra i perdenti deve prendere almeno l'uno per cento. Poiché tale traguardo appare oggi lontanissimo dalla sua portata, la prima vittima "eccellente" e' già servita. Casini Pierferdinando si salva invece per il rotto della cuffia, prendendo l'1,9 per cento, a spese dell'attuale presidente della Camera.

Grillo e Dario Fo a Milano in piazza Duomo e c b a f e b df c

2. Sotto il 10. Se la coalizione non supera lo sbarramento e' Sherpa Monti che diventa il miglior piazzato tra i perdenti e si mangia Casini Pierferdinando. Il primo infatti veleggia stanchissimo all'Otto per cento, il secondo avvizzisce intorno al due per cento (in questo caso, ovviamente, Fini e' già sparito dai radar, non sarà comunque in Parlamento).

MONTI CASINI FINI

Sia sopra, sia sotto il 10 per cento tuttavia, il dramma dei centristini e' di fatto già innescato: Sherpa Monti e' in confusione totale e, nel delirio, ha già invocato mamma Merkel. Casini Pierferdinando e' già stato ridimensionato persino nelle pagine dei giornali del Caltasuocero, attentissimo a non farsi coinvolgere nel flop di quella lista troppo trionfalmente prefigurata con la partecipazione dell'allora Mose' Monti alla presentazione della nuova grafica del Messaggero al Palazzo delle esposizioni di Roma circa tre mesi fa. Di Tulliani/Fini Gianfranco si sono perse le tracce, tra Val Cannuta, Montecarlo, le Maldive e qualche apparizione televisiva che sembra vera.

MONTI CASINI E FINI

Se Sherpa Monti, anche nel caso peggiore, riuscirà a portare alla Camera una quindicina di deputati e se il flop di Tulliani/Fini era abbastanza annunciato, in casa Udc il caos e' totale, tutti contro tutti e tutti contro Sherpa Monti accusato di inadeguatezza, incoerenza e quant'altro.

FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE CON FIGLIA AZZURRA E PIERFERDINANDO CASINI

Il dramma nel dramma e' che se l'Udc si salva a spese di Fli, il gioco delle opzioni tra i diversi collegi che dovranno fare Cesa e Casini distruggerà quel che è rimasto di sogni e di amicizie. Al furbo Pierfurby l'accusa più lieve, che dalle dalla famiglia allargata al suo cerchio magico politico e' quella di aver sbagliato tutto, ignorato che la legge elettorale, a meno che tu non sia Grillo Beppe, non prevede spazio vero per un terzo polo alla vecchia maniera democristian proporzionale.

PIERFERDINANDO CASINI LORENZO CESA

Naturalmente Sherpa Monti, che si sta dolorosamente risvegliando dal suo sogno e che aveva appreso da questo sito qualche mese fa dell'esistenza della soglia del 10 per cento per le coalizioni che vogliono entrare in Parlamento, da' la colpa di tutto al politico esperto Casini. È meno male che mamma Merkel deve pensare anche ai fatti suoi, altrimenti sarebbero stati sculaccioni per tutti.

 

 


A FINE STAGIONE SALTERANNO MOLTE PANCHINE ECCELLENTI: ANCELOTTI E MOURINHO POTREBBERO SCAMBIARSI I RUOLI

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Giulia Zonca per "la Stampa"

ancellotti

Era solo questione di tempo. Da quando Pep Guardiola ha annunciato la panchina prescelta, il Bayern Monaco, ogni squadra ha dovuto fare i conti con il fatto che l'uomo dei sogni non è più disponibile. Il mercato dei tecnici si è mosso, cene, incontri, accordi e il primo a smarcarsi è Carlo Ancelotti, sempre più vicino al Real Madrid.

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Non ci sono firme, ma «Le Parisien» considera la trattativa avanzata e tutti gli indizi lasciano credere che l'allenatore italiano non resterà a Parigi. E non è una decisione improvvisa. Ancelotti è destinato ad avere rapporti conflittuali con le società, da quando ha lasciato casa Milan si è sempre trovato a gestire situazioni complicate e dirigenti irrequieti. Prima Abramovich e la sua presidenza umorale, poi gli arabi volubili e l'amico Leonardo diventato piuttosto sbrigativo.

PEP GUARDIOLA jpeg

Il rapporto si incrina quasi subito, a dicembre: qualche risultato storto e troppe critiche, Ancelotti non si sente protetto, si parla di un ultimatum, mai chiarito, quel che è certo è che da quel momento l'allenatore diventa sensibile alle offerte altrui. La situazione peggiora a gennaio dopo la morte di Nick Broad, collaboratore di Ancelotti dai tempi inglesi e uno degli amici veri dentro lo spogliatoio del Psg. Parigi resterà legata alla sua scomparsa, andarsene sarebbe anche un modo di allontanarsi da un brutto ricordo. Due settimane fa Ancelotti è uscito quasi allo scoperto con un'intervista all'«Equipe» in cui è evidente che non scommetterebbe su un'altra stagione in Francia.

ROBERTO MANCINI

La destinazione più probabile è Madrid: le due parti si piacciono da sempre, Ancelotti era uno dei nomi sul tavolo prima dell'arrivo di Mourinho e con lo Special la storia ormai è finita e anche male. Lì non serve solo uno bravo a piazzare la squadra in campo, cercano qualcuno che riporti l'armonia, che ricostruisca il rapporto con i giocatori e Ancelotti funzionerebbe da normalizzatore o forse, meglio, da salvatore.

Per chiudere l'operazione in tempi brevi l'opzione più comoda è lo scambio alla pari, con Mourinho a Parigi. In Francia credono all'idea, ma il Psg non è il solo club interessato a Mou e neanche l'unico che può permetterselo. Il portoghese è il tecnico più pagato, 14,8 milioni a stagione.

ROMAN ABRAMOVICH

Lui vorrebbe tornare in Inghilterra, c'è il Chelsea in cerca di una guida che piaccia ad Abramovich (almeno per qualche mese) oppure il Manchester City che sembra già stufo di Roberto Mancini. La lista dei pretendenti al precario trono Blues è lunga, pure Mancini rientra nella cerchia dei papabili ed evidenzia il prossimo pezzo del domino. Guardiola è seduto, Ancelotti quasi trasferito, ora bisogna solo occupare la casella Chelsea per vedere chi allenerà e dove nella prossima stagione.

 

IL PESSIMO SPETTACOLO DEL COLLOQUIO FRA MONICA MAGGIONI E IL BANANA NELLA STANZA DI MASTROTA A RETE 4 È GIÀ UN CLASSICO

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Carlo Tecce per "Il Fatto Quotidiano"

Monica Maggioni

Una carovana di dilettanti per vent'anni ha provato a fondere viale Mazzini e Cologno Monzese, a plasmare l'imbattibile Raiset e costruire una muraglia mediatica intorno a Silvio Berlusconi. Hanno miseramente fallito.

MONICA MAGGIONI

Però, c'è un'intervista che farà epoca e forse scuola: una mezz'ora di chiacchiere - trasmessa martedì mattina - con i ghigni ben riflessi tra il Cavaliere in armatura azzurra - ormai lo vestono con due taglie di troppo - e il direttore Monica Maggioni.

Rainews non si è fatta pregare e, per la ragione di status, maestranze e giornalisti sono andati in missione - rivela Dagospia - proprio a Cologno Monzese per l'udienza organizzata da Berlusconi negli studi 20 di Rete 4.

Chi non ha beneficiato di una cotanta visione celestiale deve rimediare con la differita sui siti. Imperdibile. Onore al regista che ha giostrato le telecamere. Poltroncine con larga seduta disposte in maniera simmetrica, bianco stile Porta a Porta; tavolinetto basso per stendere le gambe o per servire un amaro ghiacciato; recipiente di vetro cattedrale di non specificato utilizzo; librerie seminude ornate di cataloghi per acquisti postali; paralumi per illuminazione da privè; piante grasse per cerimonie in giardino.

Silvio Berlusconi

Una meraviglia. L'audio allestito dai tecnici di viale Mazzini, dosato al punto giusto, non rovinava l'effetto "angolo-salotto-Ikea". Un luogo perfetto per le promozioni di materassi e pentole, tant'è che quelle promozioni le fanno davvero lì. E non stupisce l'appiccicosa sensazione, per chi guardava, di poter assistere a un'improvvisa esibizione di Giorgio Mastrota o Cesare Cadeo.

SILVIO BERLUSCONI

La redazione di Rainews non l'ha presa bene. Hanno spedito una piccata lettera a Dagospia: "A Mediaset non è entrata solo il nostro direttore Monica Maggioni, ma un'intera struttura produttiva Rai per garantire la par condicio esattamente come il giorno prima con il presidente Monti".

Non c'è nulla di strano, insomma, per una televisione che confeziona un servizio con i mezzi di una televisione concorrente perché, pare evidente, la scenografia non era roba di viale Mazzini e né avrebbe superato un viaggio autostradale Roma-Milano. Oppure: se fosse stato così, i costi non sarebbero giustificabili.

gubitosi-tarantola

L'incontro Berlusconi-Maggioni, nonostante l'atmosfera soporifera, non è stato sportivo: il Cavaliere ha ridotto la solita omelia e, al momento di stringersi la mano, si è rifiutato ("Io non la ringrazio perché non ho avuto modo di spiegarmi").

GUBITOSI E TARANTOLA jpeg

L'azienda non ha intenzione di sanzionare la Maggioni, nemmeno con una telefonata, perché l'anomalia è sempre Berlusconi: che ci fa un politico, ex presidente del Consiglio, in uno studio di un'emittente privata? La sua? La scoperta, che Berlusconi sia comodo nella sua azienda, non rovina l'ottimo rapporto tra l'inviata del Tg1 e il direttore generale Luigi Gubitosi, che la propose per Rainews come risarcimento al mancato triplo salto carpiato al telegiornale di Rai1.

Qui si tratta di gesti inconsulti, fatti per abitudine e assuefazione: non sembra sconveniente a una televisione pubblica far visita a un politico in uno stanzone, di sua proprietà, che di solito ospita televendite. La differenza non si nota.

 

ECCO COME FUNZIONAVA IL TANDEM FORMIGONI-DACCÒ - I PROGETTI VENIVANO MODIFICATI COSÌ DA RICEVERE CONTRIBUTI

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Luigi Ferrarella e Giuseppe Guastella per il "Corriere della Sera"

DACCO' - FORMIGONI

Non di solo Daccò vivevano gli ospedali privati a caccia di leggi su misura in Regione Lombardia: a volte, ha raccontato ai pm il sovrintendente sanitario della Fondazione Maugeri, Antonio Spanevello, serviva l'influenza su un certo territorio di un alto burocrate del Pirellone. Come nel caso del ruolo, su un bando nell'estate 2011 per 90 posti letto per pazienti subacuti a Legnano, del sottosegretario alla presidenza con delega all'Attuazione del programma e all'Expo, Paolo Alli, fedelissimo del presidente Formigoni, che ne ha preteso l'elezione sicura a deputato pdl in quanto numero 2 nella circoscrizione «Lombardia 3».

FORMIGONI SULLO YACHT DI DACCO

Bando a tavolino Spanevello racconta dunque che il suo capo, Costantino Passerino, «mi disse che, grazie a un incontro che aveva avuto con l'assessore Paolo Alli, molto potente a Legnano, molto vicino al presidente Formigoni e perciò garanzia che l'operazione sarebbe andata a buon fine, aveva avuto garanzie di poter impiantare lì un nuova realtà. Alli, nello specifico, disse a Passerino di mettersi in contatto con il direttore dell'Asl di Legnano, dottoressa Dotti, per concordare le linee operative di dettaglio».

Seguì «una riunione nell'ufficio di Passerino» con i tecnici dell'Asl, nella quale «furono definiti i criteri di unicità che avrebbero favorito la Maugeri, rendendo praticamente certa la sua scelta tra i partecipanti alla gara». Esce il bando pattuito, però per una durata di soli 3 anni, e alla Maugeri non basta: «Passerino, visto che Dotti non si era adeguata, ha deciso di tornare da Alli con cui aveva concordato fin dall'inizio il meccanismo generale di accordo.

REGIONE LOMBARDIA - IL PIRELLONE

Come risultato, l'Asl di Legnano ha indetto una nuova gara identica alla prima, conforme alle caratteristiche concordate ma di durata di 9 anni, e con l'accreditamento della struttura a carico dell'Asl e non più a carico del vincitore del bando. A questa gara siamo stati invitati in 5 Ircss e l'abbiamo vinta. Valore 4/5 milioni di euro l'anno, con un ricavo previsionale per Maugeri di circa 500 mila euro».

IL PIRELLONE

«Consigli» dal ministero Mentre questa vicenda di Legnano deve ancora essere giuridicamente inquadrata (allo stato non ci sono indagati), altre dichiarazioni di Spanevello hanno invece già determinato l'iscrizione tra gli indagati del direttore generale del settore ricerca del ministero della Salute, Massimo Casciello, per l'ipotesi di abuso d'ufficio.

Al momento di immaginare richieste di finanziamento alla Regione per progetti ad asserito contenuto scientifico-sperimentale, il manager della Maugeri riferisce che «Casciello mi disse di fare delle modifiche (...) In pratica i progetti da noi predisposti non avevano "il vestito" formale della ricerca, per cui la Regione non avrebbe potuto erogare i finanziamenti per i quali era indispensabile la preventiva approvazione del ministero. (...) Era chiaro che gli accordi erano stati già presi a tavolino», e il finanziamento «frutto di un accordo che superava la libera valutazione del ministero».

SAN RAFFAELE

Daccò chiede, Formigoni appoggia L'ex direttore della Sanità regionale Francesco Beretta, che per 4 anni ha vissuto con Formigoni, rimarca che «c'erano decisioni assunte dal presidente alle quali bisognava trovare soluzioni tecniche che consentissero di erogare al richiedente la somma richiesta. Sul San Raffaele è evidente».

«In sostanza - conferma il vicario della direzione regionale, Luca Merlino, - Daccò indicava la somma di cui» Maugeri o San Raffaele «avevano necessità e poi i tecnici dovevano dare una veste formale all'erogazione. Daccò otteneva ciò che chiedeva in quanto sistematicamente nelle delibere più importanti appoggiava le sue richieste» perché «Daccò gli garantiva utilizzo di barche, vacanze costose, case in Sardegna, feste per celebrarne l'immagine».

Nicola Sanese, Formigoni

Chi fa nomine Sconfortante, per come la racconta il direttore della Sanità nel 1996-1997 Francesco Beretta, la matrice della nomina di Renato Botti a suo successore: «Manifestai a Formigoni la mia sorpresa aggiungendo che secondo me il mio naturale successore era Fazzone, competente e di esperienza. Formigoni mi disse che non si fidava di Fazzone e che preferiva nominare Botti, il quale gli era stato segnalato da Daccò».

Botti non nega: «Indubbio che la mia nomina sia dipesa dall'interessamento di Daccò», di cui descrive così l'influenza sui burocrati del Pirellone: «Nessuno di noi si sarebbe mai permesso di cacciarlo fuori dalla porta, anzi eravamo obbligati ad ascoltarlo. Se non avesse avuto quel rapporto diretto con il presidente, non lo avremmo assolutamente sopportato».

Nicolamaria Sanese

E persino nel potente segretario generale della Regione, Nicola Sanese, si affaccia un embrione di autocritica: «Daccò? Sicuramente Formigoni lo accreditava come interlocutore presso Lucchina (...) Non siamo stati in grado di separare i nostri rapporti con gli enti ospedalieri rispetto ai loro rapporti con i lobbisti».

La difesa del governatore Formigoni sinora non si è ancora fatto interrogare dai pm, ma più volte in dichiarazioni pubbliche ha affermato di non essersi mai fatto pagare vacanze da Daccò e ha ribadito la correttezza dei provvedimenti del Pirellone: «Non c'è stato alcun trattamento di favore. Non un euro di denaro pubblico è stato sperperato. Quei famosi finanziamenti alla fondazione Maugeri e al San Raffaele sono legittimi perché corrispondono a prestazioni sanitarie».

 

VIDEO-CAFONAL - CARDUCCI È STATO CAPOGRUPPO UDC MA ORA È CON MONTI E CRITICA LA SUA POLVERINI

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Video di Veronica Del Soldà per Dagospia

 

FRANCESCO CARDUCCI PARTY

 

Invitate al party elettorale

Foto di Luciano Di Bacco per Dagospia

Invitati al party elettorale

ilVelino/AGV - "Ogni giorno una nomina. Qualcuno informi la Regione che la giunta è dimissionaria e che tra quattro giorni si vota. I tentativi di procedere a nuove nomine in Sviluppo Lazio, gli incarichi assegnati nelle ultime ore in Cotral, nella Sanità e oggi la scelta del nuovo consiglio di amministrazione di Astral lasciano sconcertati e autorizzano a chiedersi se la presidente Polverini si renda conto che ormai le urne sono quasi aperte - è quanto afferma in una nota il capogruppo uscente Udc in Regione Lazio Francesco Carducci, candidato alle prossime elezioni regionali nella Lista Bongiorno - Purtroppo temo che sia proprio questa consapevolezza a produrre scelte che non tengono conto di un minimo rispetto delle istituzioni.

Invitata al party elettorale Invitati al party elettorale

Rispetto che vorrebbe che si affidasse il compito alla prossima giunta che sarà legittimata dal voto dei cittadini. Spiace doverlo sottolineare, ma stiamo assistendo all'ennesimo sfregio alle istituzioni".

 

 

MPS, CHI SBAGLIA MOSSA VA AL FRESCO - I PM DI SIENA TORCHIANO BALDASSARRI A SAN VITTORE…

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1- MPS, IPOTESI DI GIUDIZIO IMMEDIATO
Sara Monaci per "Il Sole 24 Ore"

mussari vigni

Gian Luca Baldassarri, ex responsabile dell'area Finanza di Mps, stamani sarà interrogato dai pm senesi Nastasi, Natalini e Grosso nel carcere di San Vittore a Milano. Gli inquirenti toscani la settimana scorsa hanno chiesto per lui il fermo relativamente al reato di concorso in ostacolo alla vigilanza sui derivati, poi convalidato domenica dal gip milanese Alfonsa Maria Ferraro.

VIGNI MUSSARI

Prima ancora dunque che il manager venga trasferito in un carcere del territorio senese - e di nuovo interrogato da un gip di Siena che ne confermi (o meno) l'arresto - gli inquirenti della procura di Siena hanno deciso di confrontarsi con lui in tempi strettissimi. La sensazione è che si vada verso una rapida chiusura delle indagini: si fa strada l'ipotesi di un rito immediato, almeno su questo primo filone di indagini sui prodotti di finanza strutturata e derivata. Possibile dunque che la strategia dei procuratori sia quella di "spezzettare" la maxi-inchiesta in più parti, per arrivare a conclusioni più certe, veloci e meno dispersive.

MUSSARI VIGNI

L'interrogatorio di oggi si concentrerà quindi, molto probabilmente, sull'attività illecita di ostacolo alla vigilanza sui derivati occultati nel bilancio di Mps, reato che secondo i pm sarebbe stato commesso prima di tutto dall'ex presidente Giuseppe Mussari (insieme al falso in prospetto e alla manipolazione del mercato) e all'ex dg Antonio Vigni (insieme al falso in prospetto). Baldassari è finito agli arresti relativamente a questo reato perché sospettato di voler fuggire all'estero e inquinare le prove contattando con messaggi in codice altri testimoni e indagati.

Per il gip di Milano, l'ex capo della finanza di Mps è «persona che dispone di ingenti mezzi finanziari, di proprietà all'estero (Londra e Miami) e di interrelazioni personali tali da garantirgli, alla bisogna, una fuga sottraendosi così alla giurisdizione». Inoltre: «mantiene all'attualità ancora contatti con i suoi ex collaboratori ancora presenti all'interno dell'area finanza di Bmps, che potrebbero essere contattati per emendare i propri contributi istruttori».

IGNAZIO VISCO MARIO BALDASSARI resize

Secondo il giudice inoltre Baldassarri, intercettato, non appena rientrato in Italia, ha contattato Alberto Cantarini che doveva essere sentito la mattina dell'11 febbraio a Siena come persona informata sui fatti: «risulta che alle ore 4.24 del 11/2/ Baldassarri ha lasciato un messaggio in segreteria per Cantarini». Il gip ha poi riconosciuto la «pericolosità di diversi sms nei quali Baldassarri e Gianni Contena, anche lui dell'area Finanza Mps, commentavano la decisione di Mussari di dimettersi da presidente dell'Abi».

Il manager è indagato anche per truffa e associazione a delinquere, sempre all'interno del dossier relativo ai derivati, sui quali, secondo i magistrati, avrebbe peraltro ricavato commissioni illecite per circa 18 milioni, portati in parte all'estero e poi fatti rientrare con lo scudo fiscale. I suoi conti correnti e titoli sono stati sequestrati poche settimane fa dal nucleo valutario della Gdf, su richiesta dei pm senese, insieme a quelli del suo vice Alessandro Toccafondi e di tre broker esterni (Fabrizio Cesaroni, David Ionni, della società finanziaria Enigma di Londra, e Luca Borrone).

Dopo l'interrogatorio Baldassarri dovrebbe essere trasferito a breve in Toscana, probabilmente già nel fine settimana.

MPS LINGRESSO DI ROCCA SALIMBENI SEDE DEL MONTE DEI PASCHI DI SIENA

Due giorni fa intanto Mussari e Vigni hanno ricevuto una nuova visita della Gdf, che hanno perquisito le loro abitazioni, probabilmente per verificare l'ipotesi di contatti fra indagati, e per trovare riscontri sulle deposizioni di indagati e testimoni.


2- LA PROCURA DI SIENA VAGLIA GLI ACCORDI MUSSARI-VIGNI
Marco Ludovico per "Il Sole 24 Ore"

Una partita a scacchi, ma a tre. La procura di Siena, l'ex presidente del Monte dei Paschi, Giuseppe Mussari, e l'ex direttore generale, Antonio Vigni. Dopo le perquisizioni svolte martedì mattina dalla Guardia di Finanza contro i due indagati è trapelato il sospetto che Vigni e Mussari fossero in combutta, una sorta di tacito accordo per coprirsi a vicenda. Di certo entrambi sanno moltissimo, fin nei dettagli più segreti, della compravendita di Antonveneta da parte del Monte dei Paschi di Siena. E, soprattutto, dell'aumento di capitale Mps necessario a finanziare l'acquisizione, con tutte le procedure ora nel mirino della procura.

Questo è il cuore dell'inchiesta adesso. Nessuna maxi-tangente, definita più volte da fonti qualificate «una bufala totale». La procura semmai deve incastrare l'ipotesi d'accusa principale: l'ostacolo alle funzioni di vigilanza della Banca d'Italia. Vigni e Mussari sono coinvolti «in concorso» per questo reato. Ogni parola dell'uno può affondare o salvare l'altro e viceversa. L'ex direttore generale è stato sentito a più riprese, a quanto risulta sta collaborando con gli inquirenti, è assistito dagli avvocati Enrico De Martino, Franco Coppi e Roberto Borgogno.

Possibile che sia risentito di nuovo, a breve, dai pubblici ministeri Antonino Nastasi, Giuseppe Grosso e Aldo Natalini. Mussari sinora ha parlato una volta sola, per tre ore, difeso da Tullio Padovani e Fabio Pisillo. La linea di Mussari è che non avrebbe potuto assumere decisioni operative, in base allo statuto del consiglio di amministrazione del Monte. Nè ci sarebbe alcuna operazione da cui è ricavabile un profitto personale per l'ex presidente dell'Abi.

BANCA ITALIA

La scommessa investigativa si fonda sulla possibilità di inchiodare gli indagati alla responsabilità di aver nascosto o camuffato le carte, come quelle dell'operazione Fresh 2008, un aumento di capitale da un miliardo su azioni Mps riservato a JpMorgan. Vigni e Mussari sapevano, hanno lavorato fianco a fianco per anni, ogni interrogatorio può essere decisivo per la loro sorte giudiziaria. I relativi verbali, non a caso, sono stati secretati, procedura adottata per impedire che altri indagati possano avvantaggiarsi da un'eventuale fuga di notizie. I due principali accusati, peraltro, devono fare i conti anche con i fronti minacciosi delle dichiarazioni di altri testimoni e imputati.

Come Valentino Fanti, storico e attuale segretario del consiglio di amministrazione del Monte, sentito a più riprese dalla procura di Siena, l'ultima volta subito dopo l'interrogatorio di Mussari. Fanti è a Rocca Salimbeni prima ancora che fosse acquisita Antonveneta, è un testimone prezioso. Ma c'è di più. Bisognerà capire quali saranno le dichiarazioni di Gianluca Baldassarri, oggi interrogato a Milano, in stato di fermo di custodia cautelare per pericolo di fuga e inquinamento delle prove.

Baldassarri è la figura finora più redditizia, in termini investigativi, dell'inchiesta: appare come il deus ex machina di operazioni ad alto rischio come Alexandria. Era il dirigente finanza Mps, sa molto. Si può ipotizzare che Baldassarri, assistito dall'avvocato Filippo Dinacci, possa respingere le accuse e tenere una linea difensiva a tutto tondo. Ma dal suo punto di vista potrebbe essere conveniente, invece, collaborare con gli inquirenti. Il gioco degli incastri di responsabilità può andare così in fibrillazione. La linea gerarchica del governo di Mps era, partendo dall'alto, Mussari, poi Vigni, poi ancora il cfo Marco Morelli, anche lui indagato, infine Baldassarri. Il cerchio investigativo si puà chiudere.

In questi giorni, poi, si farà più approfondito anche lo studio sulle carte. Gli uomini del Nucleo di Polizia Valutaria, guidati dal generale Giuseppe Bottillo, faranno confronti e riscontri tra verbali, documenti e ogni altro atto giudiziario raccolto sinora. Martedì c'è stata anche una riunione con rappresentanti della Banca d'Italia. La sfida è trovare le prove delle truffe alla Banca d'Italia, alla Consob e al mercato. Sullo sfondo, ma è ancora presto, gli eventuali sviluppi investigativi che coinvolgono i politici.

 

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