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ANNA FALCHI VUOTA IL SACCO DEI RICORDINI SU FIORELLO, AGNELLI, RICUCCI, LELE MORA, MAX BIAGGI

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Alfonso Signorini per "Chi"

Se la vita incomincia a quarant'anni, Anna Falchi muove adesso i primi passi. Eppure di strada ne ha fatta tanta. Non si è fatta mancare proprio nulla: amori burrascosi, film, spot e programmi tv, fiction. Perfino un Festival di Sanremo e qualche convegno di Confcommercio e di Confindustria a Villa d'Este. Insomma, roba da perderci la testa. Tracciare un bilancio in questa giungla di carta (per anni ha riempito le copertine dei giornali e le prime pagine di autorevoli quotidiani, dal Corriere della sera a Repubblica) non è impresa da nulla, ma ci proviamo.

CH

«L'unico vero bilancio è quello che facevo tra me e me qualche giorno fa. Sono già in prepensionamento, con ventidue anni di lavoro sul gobbo. Speriamo che non mi legga la Fornero: non vorrei trovarmi tra gli esodati».

Domanda. Partiamo dalla domanda più stupida. Torneresti indietro?
Risposta. «Ma sei matto? Oddio, gli svantaggi sono sotto gli occhi di tutti. Più diventi grande, più crescono i problemi. Quando incominci, devi cercare di farcela per te stesso; quando cresci, hai responsabilità anche verso gli altri. E poi il tempo che passa si sente fisicamente. Grazie a Dio non ho ancora bisogno di punturine, ma, se faccio tardi, se bevo un bicchiere di troppo, se mangio un fritto a cena, il giorno dopo è Caporetto. In ogni caso, se anche non reggessi più, non me ne potrebbe fregare di meno. Ho già dato. Anche troppo. Ho usato la mia freschezza, la mia esuberanza, per arrivare dove sono arrivata. È tempo di rilassarmi. Da oggi mi prendete così come sono».

D. Dove hai sbagliato in tutti questi anni?
R. «Beh, ho sbagliato su tanti fronti. Sono sempre stata libertina, quello che mi passava per la testa ho fatto. Ho sempre riflettuto poco, non sono mai stata saggia. In amore come nel lavoro. All'inizio ho puntato tutto sul cinema. E ho sbagliato. Non sono proprio portata per fare l'attrice. Anzi, come attrice, per dirla tutta, sono proprio mediocre».

D. Ma te ne sei accorta tardi...
R. «Beh, per forza. Prova a metterti nei miei panni. All'inizio, quando sono esplosa, mi chiamavano dappertutto: pubblicità, tv, ballo, recitazione. Non avevo il tempo per dire di no. Tutti a gridare al miracolo: alla fine ho creduto pure io a 'sto miracolo. In fondo, non capita tutti i giorni di incominciare con uno che si chiama Federico Fellini».

CH

D. Quindi, con Fellini come anfitrione ti sentivi attrice dentro.
R. «Ovvio. Per darti un'idea, ci credevo talmente tanto, che ho rinunciato a un sacco di opportunità televisive, facendo la fortuna dei colleghi che hanno preso il mio posto».

D. Fuori i nomi.
R. «Non ho problemi a farteli. A 24 anni presentavo Luna Park, il preserale su Raiuno al posto di Pippo Baudo, che si era appena trasferito su Canale 5. In realtà era una staffetta, i conduttori cambiavano ogni giorno: c'erano Magalli, la Venier, la Carlucci, Frizzi. Ma io ero l'unica che il lunedì sera disturbava Tira e molla, il fortissimo programma di Bonolis su Canale 5. Forte di quel successo, la Rai mi propose un contratto di due anni. Dissi di no: perché volevo fare l'attrice. E al mio posto presero Carlo Conti, che conduce il preserale ancora adesso. Stessa cosa per Scherzi a parte. Canale 5 me lo propose e io rifiutai per il cinema. Al mio posto ci andò Simona Ventura. Ero sorda a tutte le sirene: io volevo tirar fuori l'Anna Magnani che era in me».

D. Come hai fatto a iniziare con Fellini?
R. «Un regolare provino, senza crederci neppure tanto. Lui cercava volti nuovi per girare il nuovo spot della Banca di Roma al fianco di Paolo Villaggio. Non ci volevo andare, perché non avevo le tette. Che c'entravo io con tutte le Gradisca di Fellini? Ricordo che quel giorno arrivai a Cinecittà bagnata come un pulcino, perché pioveva a dirotto. Incominciammo a parlare: lui era incuriosito dal mio accento romagnolo, ma niente di che.

Alla fine ho lasciato a un suo assistente il numero di casa di mia mamma, dove andavo ogni weekend, e non ci pensai più. Una settimana dopo, mentre stavo ascoltando la musica a palla nella mia cameretta, arriva mia madre: "C'è al telefono Fellini. Vuole parlare con te". "Ciao Anna, sono Federico. Ti volevo dire una cosa. Hai dimenticato qui il tuo ombrello". Che me ne fregava di quell'ombrello? L'avevo comperato da un marocchino per due soldi all'uscita della metropolitana e l'avevo lasciato volentieri a Cinecittà. "Ah, poi ti volevo dire un'altra cosa. La settimana prossima sei libera? Allora facciamo lo spot insieme"».

CH N

D. Fama e ricchezza all'improvviso...
R. «Ma quale ricchezza? Me lo ricordo come se fosse ieri: con quello spot guadagnai un milione e settecentomila lire. Quando ho ricevuto l'assegno, ho aperto l'armadio e tutta fighetta, col tailleur bianco e i soldi in tasca, mi sono presentata alla sede della Banca di Roma di via del Corso. "Sono Anna Falchi, la vostra testimonial. Voglio parlare con il direttore", dissi a un commesso intontito. Dopo un quarto d'ora il direttore mi fa: "Beh, signorina, un milione e settecentomila lire sono un po' pochini".

Ma io ero molto sicura del fatto mio. "Guardi, se lei ha fiducia in me, io le darò grandi soddisfazioni. Perché io diventerò qualcuno". Una settimana dopo avevo già fatto richiesta di bancomat e carta di credito, firmavo assegni scoperti a destra e a manca. Mi sono rifatta le tette con le cambiali. Però, dopo vent'anni, quel conto è ancora aperto e io sono Anna Falchi».

D. In amore sei partita alla grande con Fiorello.
R. «All'inizio stavo con un ingegnere, Francesco Di Mauro. Abitavamo insieme a Roma, con altri due suoi amici. Lui faceva il pianista nei villaggi Valtur insieme con Fiorello, che era capovillaggio. Intanto io, dopo lo spot con Fellini e un film horror con Rupert Everett (Dellamorte Dellamore, ndr), avevo raggiunto una discreta fama. Lele Mora mi aveva chiamato nella sua agenzia: in quegli anni eravamo tutti lì. Io, la Ventura, Raoul Bova, la Cucinotta.

Un giorno Lele, che mi faceva lavorare come guest star nelle discoteche in giro per l'Italia, mi chiama e mi fa: "Anna, stasera devi salire a Milano per una serata, ma prima ti vuole conoscere a tutti i costi un mio amico. Non ti dico chi è. È una sorpresa". Arrivo a Milano e il suo autista mi porta in corso Sempione, in un baracchino dove si mangiano ottimi panini. La macchina si ferma e chi mi apre la porta? Fiorello. Volevo svenire».

CH

D. Perché?
R. «Lui all'epoca era famosissimo. Era il re del karaoke, l'idolo di tutte le piazze. Io non lo avevo mai visto prima in vita mia. Lo guardavo la sera in tv, su Italia 1, assieme al mio fidanzato che rosicava, perché Fiorello ce l'aveva fatta e lui no. Fu subito colpo di fulmine. "Ammazza, quanto sei bella", mi disse aprendomi la porta. Il giorno dopo Lele mi dice: "Oggi a pranzo viene anche Fiorello". Lo aspettavamo all'una, ma lui alle due e mezzo non era ancora arrivato. La foga di arrivare era tale che aveva avuto un incidente clamoroso, distruggendo la sua mitica Citroën. Subito mi propose di andare a dormire da lui quella sera».

D. E tu hai accettato? Insomma, l'hai fatta un po' facile...
R. «Non fraintendermi. Non è successo niente. Lui era un siciliano all'antica e, quel weekend, ognuno nella sua stanza. Ma il lunedì ero già a Roma a mollare il mio fidanzato. Se lo meritava: non voleva più fare l'ingegnere, ma il mio manager. Non voleva più lavorare, per farsi mantenere da me ancora prima che io mi affermassi. Ma scherziamo?».

D. Quella con Fiorello è stata una grande storia d'amore.
R. «All'inizio era una relazione segreta. Ci ha scoperti Pippo Baudo. Lui mi aveva chiamato per propormi Sanremo, al fianco di Claudia Koll. Un giorno rispose al telefono direttamente Fiorello. "Pronto, sono Pippo Baudo". "E io sono Fiorello". "Minchia, e che ci fai lì?". "Come che ci faccio qui? Sono il fidanzato di Anna". Baudo si trovava con un vero e proprio scoop tra le mani e questo deve aver rafforzato la sua volontà di avermi a Sanremo».

D. Il resto è storia. Compresi i famosi rumori che arrivavano dalla vostra camera da letto, nell'hotel di Sanremo.
R. «Tutti a fantasticare. In realtà quella camera era un bordello. Gente che andava, gente che veniva. La Bertè che tirava calci e pugni alla porta, perché voleva a tutti i costi la nostra camera. Uno dei primi giorni, per quella camera si scomodò in prima pagina sul Corriere della sera perfino Luzzatto Fegiz, scrivendo che Fiorello e la Falchi disturbavano la quiete dell'albergo con le loro sfuriate sessuali. Io ero furibonda. In conferenza stampa l'ho attaccato, ricordandogli che un critico musicale non avrebbe mai dovuto abbassarsi alle logiche del gossip. Il giorno dopo mi arrivarono i suoi fiori e un suo telegramma di scuse, che ancora conservo».

CH

D. Dopo Sanremo si favoleggiò anche di una tua storia d'amore con Gianni Agnelli.
R. «Lui da Enzo Biagi in tv disse che al Festival di Sanremo gli ero piaciuta moltissimo. Bastarono quelle poche parole per far nascere la leggenda metropolitana. Le chiacchiere si facevano sempre più pesanti: per tutti ero l'amante di Agnelli. Al punto che un giorno l'Avvocato mi volle conoscere. Io mi misi il solito tailleur bianco, lo stesso della Banca di Roma. Mi sentivo la Dama Bianca. Ci prendemmo un tè alle cinque, a Roma, a casa di un comune amico. Baciandomi e abbracciandomi, mi ha detto: "Ci tenevo tanto a conoscere la mia amante". Siamo stati insieme un paio d'ore. Uomo di grande charme».

D. Ritorniamo a Fiorello e al grande amore.
R. «Lo è stato. Io ero giovanissima, gli ho donato completamente me stessa ed ero corrisposta. Conservo tutte le sue lettere, tutti i suoi bigliettini. È stato l'uomo che mi ha amato di più, un grandissimo poeta. Ma per me è stato anche la più grande delusione».

D. Perché?
R. «Lui è siciliano, molto possessivo, molto geloso. Ma alla fine ho scoperto che chi mal pensa mal fa. Dopo Sanremo, io cominciai le riprese del film di Dino Risi Giovani e belli. Un giorno chiesi a Dino la libera uscita dal set, perché era il compleanno di Fiorello. Volevo fargli una sorpresa. Ho preso l'aereo e sono volata a Milano. Avevo le chiavi di casa, sono entrata e...».

D. E...?
R. «E lui stava a letto con un'altra. Ho scoperto all'improvviso che lui aveva una doppia vita. Ero scioccata. Ricordo che sono corsa via, scappando giù per le scale. Non sapevo che fare».

D. Perché era successo? Che cosa non aveva funzionato?
R. «Sembrava tutto perfetto. Ma poi ho capito. Innanzitutto la lontananza: io a Roma, lui a Milano. E poi il mio lavoro. Lui non amava quello che facevo: non avrebbe mai voluto stare con una persona del suo stesso ambiente. In ogni caso, non si è dato per vinto. Ci siamo rivisti: lui per la prima volta riuscì a parlarmi della sua doppia vita. Delle amicizie sbagliate, della droga di cui faceva uso. Ci siamo rimessi insieme e quello è stato l'errore più grande».

D. Perché?
R. «Si era rotto il silenzio tra noi due e mi sono ritrovata anch'io in brutti ambienti, dove si faceva uso di cocaina. Gente brutta, di bassissimo livello. La cocaina è la droga peggiore che possa esistere. Tutti la prendono con leggerezza. Io volevo capirla e l'ho capita. E da lì ho capito che non bisogna frequentare gente che ne fa uso, la razza peggiore. Fiorello doveva fare un suo percorso. Io non ero in grado di aiutarlo, di stargli vicino, non ero abbastanza donna, abbastanza matura da riuscire a portarlo via da quella brutta bestia».

D. E vi siete lasciati. Chi ti ha aiutato a uscire dal tunnel?
R. «Max Biaggi. Max era tutto quello che io fino a quel momento mi ero negata. Disciplina, rigore, serietà. Siamo stati insieme un anno e mezzo».

D. Perché è finita?
R. «Era il mitico Capodanno del 2000. Avevamo deciso di festeggiarlo a Miami. Siamo arrivati alle dieci di sera: io ero piena di champagne, c'era il jet lag. Risultato? Faccio la doccia e mi addormento sul letto, svegliandomi il giorno dopo. E mi sono svegliata in "down": avevo capito che non era quella la vita che volevo. Così ho preparato armi e bagagli e ho ricominciato da sola. Del resto era naturale: Max era un bravissimo ragazzo, concentrato nel suo lavoro, tutta la sua vita era centrata su se stesso. Non mi corteggiava, non mi esaltava come donna. Io volevo di più».

CH

D. Qual è stato l'uomo che ti ha esaltato di più?
R. «Non ho dubbi: Stefano (Ricucci, ndr). Io cercavo casa per mia mamma a Roma e un amico comune mi aveva dato il suo numero. Lui faceva l'immobiliarista. Sulla mia agenda, che ancora conservo, avevo scritto: "Stefano Ricucci, case". Destino vuole che, il mattino del nostro primo appuntamento, ho un incidente con la mia auto. Avrei dovuto capire tutto da lì... Dopo l'incontro ha cominciato a corteggiarmi in modo pressante. Mi riempiva di fiori, pensierini, sbucava nel momento in cui non me lo aspettavo, mi inseguiva. A differenza di tutti gli uomini che avevo frequentato fino ad allora, Stefano mi regalava un sacco del suo tempo e questo mi fece capitolare. Lui, allora, non era ancora nessuno. Tu sei stato il primo a scrivere di lui su Panorama, ricordi?».

D. Certo che lo ricordo. Ricucci, l'odontotecnico di Zagarolo.
R. «Quel tuo articolo è stato una doccia fredda. Odontotecnico? Ma per me Ricucci aveva sempre e solo fatto l'immobiliarista. Sono andata da lui con il tuo articolo e gliel'ho messo sul muso. "Ma perché Signorini scrive che facevi l'odontotecnico?". "Ma che stai a dar retta a quello? Le solite cazzate che sparano i giornalisti", mi ha risposto. Ha mentito spudoratamente anche a me, ma l'ho scoperto solo in seguito».

D. Quando hai capito che qualcosa incominciava a non funzionare?
R. «Qualche mese prima del matrimonio. Voleva fare di più, non mi dedicava più tempo. Ho preparato il matrimonio tutto da sola. Lui se ne andava via alle sei del mattino e rientrava a mezzanotte. E poi, due settimane dopo, la mattina del 20 luglio del 2005, l'incubo: eravamo su tutti i giornali d'Italia con le intercettazioni. Ho scopertto tutto a un tratto che la mia vita era stata monitorata 24 ore su 24. Una violenza assurda.

All'improvviso non stavo più nelle pagine degli spettacoli, dove ero nata e cresciuta, ma mi sono trovata catapultata in quelle della politica, dell'economia. Non mi ricordo altre donne che abbiano subito la mia stessa gogna mediatica. Ancora oggi ce l'ho a morte con un sacco di donne che hanno parlato male di me, mostrando una totale mancanza di solidarietà femminile. Giornaliste come Guia Soncino (in realtà Soncini, ndr), Lidia Ravera, Maria Laura Rodotà... La Soncino mi ha addirittura paragonato a Pretty Woman, dandomi della mignotta. Non ha avuto neppure il coraggio di firmare il suo pezzo sul Foglio. Risalii alla sua penna tramite Giuliano Ferrara, che pubblicò una sua lettera di scuse sul giornale».

CH

D. Dove ha sbagliato Ricucci?
R. «Ha fatto il passo più lungo della gamba. La megalomania, alla fine, non paga. Certamente nemmeno io nella sua vita sono stata la donna giusta. Avrebbe avuto bisogno, in quella fase della sua vita, di avere al fianco una donna normale, più "low profile" di me, che ero da sempre al centro dell'attenzione. L'ho solo danneggiato, perché l'ho reso ancora più popolare. Quando si parlava di lui come di uno dei nuovi protagonisti dei salotti buoni, di uno che stava acquisendo partecipazioni nelle banche e in Rcs, chiesero al potentissimo Geronzi che cosa pensasse di Ricucci. E lui rispose: "Io conosco Anna Falchi, Ricucci non so minimamente chi sia"».

D. Cosa ricordi degli anni in cui per tutti eri lady Finanza?
R. «Mi sono divertita un sacco. E poi io sono un camaleonte, mi adatto a tutti gli ambienti. Posso essere la pischellaccia, quella che balla in discoteca. E il giorno dopo essere alla festa di Confindustria a Villa d'Este, a Cernobbio. A volte ero l'unica donna. Spesso i grandi protagonisti dell'imprenditoria che Stefano frequentava lasciavano le loro donne a casa, perché si annoiavano. Io andavo sempre con lui. Ero curiosa di conoscere il suo ambiente. Seguivo tutti i dibattiti.

Una volta, a un tavolo di lavoro, tra una riunione e l'altra, io arrivai in mezzo a tutti i banchieri a spezzare i loro toni seriosi. Ero meravigliosa, con i miei completini... Loro dicevano: "Dobbiamo lanciare un'Opa". Io non sapevo neanche che cosa fosse un'Opa e allora ho preso la situazione in pugno e ho detto: "Perché non lanciamo una topa?". Beh, quelli sono rimasti interdetti, poveracci. Io l'ho fatto per sdrammatizzare, ma non mi hanno capita. Stefano si arrabbiava, perché non socializzavo con le sciure della finanza. "Devi farci amicizia, serve per il mio lavoro". Ma io non ci stavo, avevo un'altra età, altri interessi».

D. E dopo la pubblicazione delle intercettazioni sono iniziati i guai.
R. «Nella mia testa c'era una completa confusione. Uno tsunami. Anch'io ero vista come un'appestata, non mi chiamava più nessuno. Non avevo più niente di mio, non avevo più un euro. E poi l'arresto di Stefano. Un incubo. Mi chiama e mi dice: "Anna, mi stanno arrestando".

Io mi sono precipitata in ufficio da lui. Lo volevano portare via con le manette, davanti a tutti. Io ho detto: "Se fate una cosa del genere, mi metto tutta nuda ai cancelli di Regina Coeli per protesta". Non lo facevo per dare scandalo, ma per chiedere rispetto verso una persona che non era un delinquente. Grazie al Cielo gli agenti mi hanno ascoltata e l'hanno fatto uscire da un ingresso secondario, senza manette».

D. Dicono che non sei mai andata a trovarlo.
R. «Balle. Andavo in carcere tre volte la settimana. Ero lì alle sei del mattino per evitare che i paparazzi mi fotografassero all'uscita del carcere. Prendevo la mia piccola Smart, la mazzetta dei giornali freschi, la biancheria pulita e volavo da mio marito».

D. Dopo un anno, nonostante fosse uscito dal carcere, vi siete lasciati. Perché?
R. «Gli sono stata vicino, il supporto psicologico di cui aveva bisogno veniva prima di tutto. Quando ho capito che poteva anche fare a meno di me, ci siamo detti addio. Avevamo due prospettive di vita diverse. Lui era nella fase della ricostruzione, io dovevo pensare al mio futuro professionale e non buttare via tutto quello che fino a quel momento avevo costruito con il mio lavoro. Sentivo dentro di me l'esigenza di fare un figlio.

Avevo bisogno di qualche cosa che mi ridesse uno scopo di vita. Denny (Montesi, ndr) era tutto quello che cercavo dopo la mia vita tormentata. Una persona normale, provinciale, fin troppo provinciale. Non ci ho pensato troppo, sono stata incosciente. Ma va bene così. Se i figli li programmi, alla lunga non arrivano. L'errore è stato fare un figlio senza aver avuto mai prospettive di costruire qualche cosa insieme. Denny non era abbastanza uomo per avere una famiglia. Quando gli ho comunicato di essere incinta, è rimasto muto, spiazzato, come spesso succede a molti uomini. In realtà lui avrebbe voluto che io rinunciassi alla gravidanza, ma non ho voluto abortire.

Quel figlio lo volevo a tutti i costi e così, alla fine, lui ha accettato la situazione. Ma da lì sono cominciati i problemi, legati soprattutto alla sua mania di non affrontare le questioni con me, ma di parlarne sui giornali. E questa è la cosa che mi dispiace e che mi dispiacerà sempre. Adesso le nostre strade si sono divise. Lui vive nel rancore, io vivo nella prospettiva di un futuro sereno al fianco di Andrea (Ruggieri, ndr), il mio nuovo compagno. Sto benissimo con lui. E credo che, arrivata a questo punto della mia vita, sia giunto anche per me il momento della stabilità. In fondo, me lo merito. Che ne pensi, Alfonso?».

 


LUSI E COSTUMI - L’EX TESORIERE AL SENATO “FA I NOMI” DI MEZZO PD: “BINDI, FRANCESCHINI, FIORONI, ENRICO LETTA, GENTILON

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1- È PANICO NEL CENTROSINISTRA ECCO LE RIVELAZIONI DI LUSI: "SOLDI ANCHE A ROSY BINDI"
Dall'articolo di Gian Marco Chiocci e Patricia Tagliaferri per "il Giornale"

«Sulla macelleria delle piccole, piccolissime, spese, è meglio che non dica nulla...». Parla Luigi Lusi e nell'aula della giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato scende il gelo. Basta un accenno ai rimborsi per pochi euro saldati negli anni ai parlamentari dell'ex Margherita ed è il panico. Che diventa terrore quando l'amministratore del partito-fantasma inizia a snocciolare, uno per uno, i big del centrosinistra che passavano da lui a riscuotere presentando fattura. Non ci sono solo Rutelli e la sua Fondazione, la «paghetta» a Enzo Bianco e i bonifici alla società legata al marito della segretaria, oppure il sindaco di Firenze Matteo Renzi e le sue campagne elettorali. C'è molto di più in quest'autodifesa da prendere, ovviamente, con le dovute cautele in attesa di riscontri.

SOLDI PD E «VERDI»
Lusi, per una volta, fa i nomi dei big del partito che hanno sempre negato d'aver percepito un euro. Li cita en passant. «La Bindi, Franceschini, Bianco, Fioroni ed Enrico Letta erano legittimati a chiedere contributi attraverso loro fiduciari». Poi Gentiloni e l'ambientalista Realacci, «legittimati insieme a Rutelli a presentare fatture per la componente democratici». Da questa componente era stato escluso «a me in maniera poco comprensibile Parisi», nonostante fosse presidente del partito e dunque avesse pieno titolo per pretendere la sua parte. Stando al ragionamento di Lusi, Rutelli non voleva che gli venissero pagate le fatture dal 2007 in poi.

MARINI FUORI DAL GIRO
L'ex tesoriere nomina anche l'ex presidente del Senato, Franco Marini, l'unico però «che pur avendone diritto non ha mai chiesto un soldo, nemmeno per il tramite dei suoi referenti». Quando scomoda i pezzi da novanta del Pd non mette accanto cifre, limitandosi a descrivere modalità di riscossione: «Loro - giura Lusi - presentavano le fatture e io saldavo senza contestare nulla», anche quando non era certo che le pezze d'appoggio fossero regolari. «Ero il capo amministrativo e come tale esecutore, non avevo obblighi di controllo, se Rutelli mi diceva di pagare pagavo. Dovevo solo verificare che venisse rispettato il budget della spartizione del 2007: 60 per cento ai popolari, 40 ai rutelliani».


2- IL PD IMBARAZZATO ADESSO TREMA E VIETA DI REGISTRARE IL «J'ACCUSE»
Laura Cesaretti e Massimo Malpica per "il Giornale"

Il paradosso? Le dichiarazioni esplosive di Luigi Lusi nella seduta della giunta del Senato, mercoledì sera, non sono finite nero su bianco. Grazie al Pd. E la magistratura che ne voleva copia resterà a bocca asciutta. A dire il vero, il senatore del Pdl Giuseppe Saro aveva proposto di registrare l'audizione dell'ex tesoriere, per trascriverne le parole. Ma il presidente Marco Follini sul punto ha chiesto l'unanimità, scontrandosi con la contrarietà dei Pd Francesco Sanna e Giovanni Legnini, che ha di fatto impedito la registrazione della seduta in cui Lusi, parlando per due ore, ha fatto nomi e cognomi dei politici di centrosinistra a cui sostiene di aver versato soldi.

E se è vero che la prassi della giunta per le autorizzazioni non prevede che le audizioni vengano riversate su nastro, poteva suggerire una scelta diversa la delicatezza di quella seduta con Lusi: indagato per questioni strettamente legate alla politica, già tesoriere di membri della giunta come il senatore ex Dl Franco Bruno, e lui stesso ex membro fino al 15 aprile scorso. Invece niente. E così il «no» alla registrazione imposto dal Pd ha già un primo effetto. I pm romani che indagano sull'ex tesoriere avevano manifestato l'intenzione di chiedere alla giunta il verbale dell'audizione.

Che però, appunto, non esiste. In ogni caso, una cosa è certa: la furibonda «chiamata in correità» fatta da Lusi all'intera Margherita non è stata un fulmine a ciel sereno. Da settimane nel Pd si evocava sottovoce quella spada di Damocle sospesa su tante teste: chi con amarezza e preoccupazione, chi (soprattutto in casa ex Ds) con maliziosa aspettativa. Tanto per pareggiare i conti con le lezioncine di morale inflitte dai Margheritini ai post Pci sul caso Penati o sulla vicenda Unipol.

Ma, a parte queste piccole soddisfazioni, nel Pd non si sta certo allegri, perché il contraccolpo della vicenda rischia di non risparmiare nessuno: «È l'ennesima ondata del fango che sta sommergendo la politica, e che mette in fuga gli elettori», sospira l'ex Ppi Lino Duilio. Il segretario Pd Bersani ammette che «non sono belle storie», ma precisa che Lusi è già stato «cancellato» dal partito, e assicura che non ci sarà nessun tentativo di salvataggio dalla galera: «I senatori sono uguali agli altri cittadini, punto e basta».

Ma non sarà così facile dimostrarlo: nel gruppo al Senato c'è il timore che nel voto segreto in aula Pdl e Lega si uniscano per dire no all'arresto, scaricando poi la responsabilità sul Pd. Rutelli, Renzi e Bianco si difendono con veemenza dalle accuse. Il sindaco di Firenze minaccia querele all'ex tesoriere: «Io non ho preso una lira, ma il giochino è chiaro: si vuol far credere che siamo tutti uguali».

Gli altri chiamati in causa nell'audizione a porte chiuse tacciono. Uno di loro si sfoga riservatamente: «Se Lusi mi cita perché sul territorio ha pagato i manifesti di qualche candidato o i convegni di qualche esponente, qual è il problema? Il finanziamento pubblico serve a fare politica. Se mi ci fossi pagato le vacanze ai Caraibi sarebbe ben diverso». Dal Pdl, il segretario Alfano ironizza: «Non oso pensare cosa ci sarebbe piovuto addosso se fosse accaduto a noi quel che succede alla Margherita».


3- LUSI:EX DL,NOTIZIA GIA'SMENTITA NON DIVENTA VERA SE RIPETUTA
(ANSA) - "A parte le specifiche e rigorose iniziative rese note contro le diffamazioni e le calunnie operate dall'ex tesoriere Lusi, va osservato che le informazioni che circolano in queste ore, dopo l'audizione di ieri al Senato, sono la riproposizione di articoli e notizie già pubblicati dalla stampa da settimane o addirittura da mesi. Non ha senso qualificare come distorsioni spese elettorali o per la formazione, per il personale, la comunicazione o le iniziative politiche. Di cos'altro deve occuparsi un partito politico? Più in generale, osserviamo che una notizia già smentita, o precisata, non diventa vera se viene proposta di nuovo a qualche settimana di distanza". E' quanto si legge in una nota diffusa dalla Margherita-Dl.


4- LA PROCURA SPIAZZATA ADESSO DISPONE NUOVI ACCERTAMENTI
Fiorenza Sarzanini per il "Corriere della Sera"

Sono agli atti dell'inchiesta dei magistrati romani i versamenti ai politici della Margherita indicati da Luigi Lusi. Ma finora nessun accertamento è stato svolto per verificare se quelle dazioni avessero fini politici oppure se fossero di natura personale. E dunque i pubblici ministeri - spiazzati dalle dichiarazioni fatte dall'ex tesoriere in Parlamento - sono adesso costretti a una corsa contro il tempo per verificare se la consegna del denaro fosse legittima o se invece possano esserci altri casi di appropriazione indebita. Proprio il reato già contestato a Lusi per aver usato i soldi del partito come fossero propri comprando case e ville, ristrutturando appartamenti e soprattutto trasferendo i capitali all'estero.

E dovranno farlo anche per smentire quell'accusa di «fumus persecutionis» che Lusi ha evidenziato nella sua memoria consegnata alla giunta del Senato cercando di evitare l'autorizzazione all'arresto ordinato dal giudice di Roma Simonetta D'Alessandro.
Il senatore è accusato di essere il capo di un'associazione a delinquere, insieme con la moglie e due commercialisti, che avrebbe sottratto oltre 25 milioni dalle casse del partito. Soldi dei rimborsi elettorali percepiti pure dopo la fusione con i Ds e la nascita del Partito democratico.

Durante il suo interrogatorio del 28 marzo scorso in Procura, Lusi ha sostenuto di essere stato il garante di una spartizione tra le varie correnti del partito e di aver agito come fiduciario della Margherita. Una tesi ritenuta non credibile dal procuratore aggiunto Alberto Caperna e dal sostituto Stefano Pesci, anche perché smentita dalla stessa moglie di Lusi Giovanna Petricone, arrestata il 4 maggio e tuttora ai domiciliari. Il 3 aprile la donna ha infatti rivelato come già «nel 2006 Luigi mi disse che il suo progetto era quello di gestire i fondi della Margherita in modo del tutto autonomo. Voleva investire in immobili per alimentare il futuro della sua carriera politica e mi disse che se la sua carriera fosse finita, il patrimonio sarebbe rimasto alla nostra famiglia».

Le indagini hanno effettivamente dimostrato l'autonomia di Lusi nel pagare cene, viaggi, feste e altri lussi con i soldi del partito. Ma l'acquisizione di tutta la documentazione contabile ha mostrato anche le centinaia di assegni e bonifici che tra il 2008 e il 2011 il tesoriere ha autorizzato. E i controlli effettuati dalla Guardia di Finanza e dai consulenti della Banca d'Italia nominati dagli stessi pubblici ministeri avevano già evidenziato i versamenti mensili per Enzo Bianco e il finanziamento al Centro per un futuro sostenibile (Cfs), la fondazione di cui Francesco Rutelli è presidente.

Sia Bianco, sia Rutelli sono stati interrogati come testimoni nell'ambito dell'inchiesta. Nel verbale del 20 aprile scorso, Bianco specifica che «per parte mia era una continua discussione per il pagamento dei miei collaboratori. Per evitare di assumere oneri come Margherita Lusi mi "costrinse" ad assicurarmi la loro collaborazione con contratti co.co.co sempre a carico del partito ma meno onerosi e senza che la Margherita potesse trovarsi in difficoltà con riferimento a future richieste di assunzione». Nulla però dice riguardo a quei 5.000 euro che riceveva ogni mese e quindi è possibile che sia chiamato a fornire ulteriori spiegazioni.

Nel suo verbale del 3 aprile Rutelli assicura che «Lusi godeva di generale fiducia e di assoluta autonomia» e specifica come «tutti gli esponenti della Margherita che per le loro iniziative politiche e culturali si rivolgevano al tesoriere, avevano titolo per ricevere sostegno». Le nuove verifiche saranno allargate agli altri politici della Margherita che secondo Lusi avrebbero ottenuto finanziamenti. E serviranno a stabilire se le finalità dei versamenti fossero effettivamente quelle previste dalla legge. Per farlo, si dovrà ricostruire il percorso dei soldi e il loro l'utilizzo. Ma, a questo punto, bisognerà anche scoprire chi fosse informato di come veniva gestito il denaro.

Ieri mattina il legale della Margherita Titta Madia si è presentato in Procura per sollecitare una nuova convocazione. A questo punto appare però probabile che i magistrati attendano l'esito delle verifiche investigative prima di chiedere nuove spiegazioni ai diretti interessati.

 

GIBIL-GUERRA - CONTINUA LA SECOLARE CONTESA TRA INGHILTERRA E SPAGNA PER LO STRETTO DI GIBILTERRA

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Andrea Nicastro per il "Corriere della Sera"

Trentun anni fa era successo lo stesso. Al «matrimonio del secolo», quello tra Carlo e Diana, non c'era neppure un rappresentante della Corona spagnola. In questo weekend di celebrazioni per i 60 anni di regno di Elisabetta II di nuovo nessun reale spagnolo sarà lì a festeggiare. La colpa è sempre di Gibilterra, la punta iberica che sorveglia lo stretto tra Europa e Africa che Madrid rivendica e che Londra si guarda bene dal concedere.

Nel 1981 fu la partenza della luna di miele dalla penisola contesa a creare lo scandalo. Questa volta è la somma di due sgarbi e un problema. I primi due sono la visita di giugno di Edoardo, figlio di Elisabetta, alla Rocca della colonia più la partecipazione della banda del Reggimento di Gibilterra alle celebrazioni. Il problema (più serio visti i numeri della recessione) riguarda i diritti di pesca britannici in concorrenza con la flotta spagnola. Si tratta del passaggio dei tonni nello stretto: moneta nuotante.

È stato il premier spagnolo Mariano Rajoy, «considerando le attuali circostanze» a chiedere il gesto di protesta ai suoi reali. Sofía aveva già pronta la valigia per volare dal cugino Filippo e da Sua Altezza la moglie di lui. Ligia al dovere, da 50 anni silenziosa e zelante, Sofía ha rinunciato.

Questa lite Madrid-Londra si trascina tra armi e diplomazia dal 1713, quando la Spagna cedette Gibilterra per trattato. Una ripicca in più o in meno non cambierà la contesa. Dal punto di vista strettamente personale, però, per la regina Sofía è addirittura meglio così.
La partecipazione al banchetto di oggi al Castello di Windsor da Elisabetta e poi a sera a Buckingham Palace da Carlo era annunciata da un paio di mesi.

Sofía e re Juan Carlos avrebbero dovuto essere vicini di sedia della coppia imperiale giapponese e forse di uno tra i sultani del Brunei, del Butan o del Qatar. Ma poi Juan Carlos è andato in Africa a caccia d'elefanti, si è rotto l'anca e quando è tornato il segreto di pulcinella della sua doppia vita con amante al seguito è emerso agli occhi di tutti.

«Mi sono sbagliato, non succederà più», si è scusato il re con un Paese che aveva cominciato a parlare di abdicazione e di spese irresponsabili. La stampa si è chetata, anche perché Sofía non ha mai detto una parola. Ma a casa? Lei e Juan Carlos vivono separati nella stessa reggia da anni. Tanto lui è sempre stato esuberante, sportivo e farfallone, tanto lei è stata grigia, riservata e professionale (per il mestiere di regina).

C'è un terremoto? Lei arriva a consolare le vittime in ospedale. Un attentato? Una slavina? Un'inondazione? Lei è subito lì. Impeccabile fino all'ultimo ricciolo. Gli stilisti storcono il naso per i suoi completini d'antan, le sue tinture tra il topo e il tortora, ma gli spagnoli l'hanno apprezzata per come ha tirato su i figli. E nessuno le rimprovera l'ostentata vicinanza alla figlia Cristina, sposa di Iñaki Urdangarín, prossimo a una condanna per tangenti.

Lunedì cadeva il 50esimo anniversario delle nozze tra lei e Juan Carlos. Sofía ha cancellato ogni festa, pubblica o privata. Per la Spagna sì, per lui neanche per sogno. Ormai Sofía è sempre più nel ruolo di regina madre e sempre meno in quello di regale consorte.

Quando la traballante salute di Juan Carlos consigliò di annullare la sua presenza alla corte britannica, Sofía si è resa disponibile a rappresentare, lei greca di nascita, la corona spagnola. Ma di cosa avrebbe parlato a tavola? Di zanne? Della principessa Corinna, amante del marito? Dei 15 milioni contestati al genero? Juan Carlos ha avuto il buon gusto di rispedire l'amica in Germania. Ma non è una ricucitura. Il re si è solo piegato al «bene della Spagna» hanno detto fonti di corte. Appunto. Di cosa avrebbe dovuto discorrere Sofía a Londra?

 

UNA RISALTA LI SEPPELLIRÀ - L’ASSO NELLA MANICA DEL PD È NIENTEPOPODIMENO CHE…GENE GNOCCHI!...

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Mario Giordano per "il Giornale"

Al giovedì Gnocchi. Al venerdì Grillo. In attesa di avere un programma politico, il centrosinistra si accontenta di un programma comico: da Togliatti a Zelig , da Enrico Berlinguer a Ermes Rubagotti, avanti popolo alla riscossa, risata rossa la trionferà. Nella sfida decisiva di Parma, infatti, in uno dei ballottaggi più attesi della tornata elettorale, in quella che è stata definita la «Stalingrado» assediata nella battaglia fra nuova e vecchia politica, il Pd ha trovato l'avversario giusto da opporre al dilagante showman genovese. Bersani? D'Alema? Veltroni? Un magistrato? Un intellettuale? Un filosofo o uno scienziato?

Macché Eugenio Ghiozzi, in arte Gene Gnocchi, già nota spalla di Teo Teocoli, e autore di film imperdibili ( La constatazione amichevole nei tamponamenti tra mietitrebbie ), oltre che di grandi libri ( Sai che la Ventura dal vivo è quasi il doppio?) e di trasmissioni Tv ( da L'Almanacco del Gene Gnocco a Gnok Calcio Show ). Un uomo senza macchia, insomma, ma con molte macchiette.

E, se non altro, con un evidente vantaggio, rispetto a tutti gli altri che hanno calcato i palchi dei comizi in questa tornata elettorali: lui, almeno, fa ridere per mestiere.
La mossa era inevitabile. Del resto immaginiamo il panico nella sede del Pd quando è giunta la notizia che a sostenere la candidatura del grillino Federico Pizzarotti, tecnico informatico che al primo turno aveva sfiorato il 20 per cento dei voti, arrivava proprio il leader carismatico, Beppe Grillo da Genova.

Avranno cominciato a tremare per il loro candidato Vincenzo Bernazzoli: pur avendo circa 20 punti di vantaggio (è arrivato quasi il 40 per cento), infatti, rischia di perdere. E di diventare dunque il simbolo nazionale della sconfitta dei partiti tradizionali. Come evitarlo? I cervelloni democratici si sono messi a studiare la contromossa adeguata per evitare di farsi ridere dietro.

Così hanno scelto di farsi ridere davanti. La trovata non è irresistibile ma bisogna sapersi accontentare. «A un guitto, un guitto e mezzo», deve aver urlato qualcuno (ex socialista?) nella pensosa sala Pd. E tutti hanno applaudito sancendo in questo modo l'inesorabile fine della politica: un volta, infatti, per farla bisognava avere un po' di genio.

Adesso basta un po' di Gene. Risultato? Una risata li seppellirà. L'idea originaria prevedeva addirittura di controbattere colpo su colpo, anzi gag su gag, in contemporanea. Poi Gene Gnocchi deve essersi spaventato. Rischiava di aver la piazza vuota. E così ha anticipato di ventiquattr'ore: lui ieri sera, Grillo stasera. Un faccia a faccia a distanza, che preoccupa non poco i dirigenti del Pd. Da qualche ora, infatti, essi non fanno altro che arrovellarsi attorno alla domanda centrale di questa sfida.

E qual è la domanda centrale? Come risollevare le sorti di una città travolta dagli scandali? Come amministrare bene l'immenso tesoro di Parma? Come gestire l'Imu?Macché,macché,macché. La domanda è: sarà vero che ride bene chi ride ultimo?
Se così fosse, evidentemente Grillo partirebbe in netto vantaggio in questa risatissima finale. Ma se anche così non fosse, per i sostenitori del centrosinistra non è un momento facile.

Cercate di capirli: prima hanno detto loro di seguire Marx e Lenin, poi Kennedy e Obama. Adesso Gene Gnocchi. Il prossimo passo chi sarà? I Teletubbies?I Fichi d'India? Il Mago Casanova? Rendetevi conto, non dev'essere facile: una volta pensavano di cambiare il mondo, adesso al massimo pensano di cambiare la scaletta dello show. Un'umiliazione culturale ancor prima che elettorale che li costringe, dopo risultati del primo turno non proprio da stare allegri, a salire sul palco finale dei ballottaggi in versione oggi le comiche. Mostrando così a tutti non tanto quello che pensano quanto quello che sono. Una barzelletta, cioè.

 

STELLE E STRASCICHI - NELLA SEDE DI ANSALDO ENERGIA A GENOVA È APPARSA LA SCRITTA “ORSI A MORTE”, CON LA STELLA A 5 PUN

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1 - FINMECCANICA: MINACCIA DI MORTE A ORSI, SCRITTA BR IN ANSALDO ENERGIA...
Radiocor - La scritta a matita 'Orsi a morte', con la firma delle Br e una stella a cinque punte, e' stata rinvenuta stamattina negli uffici della sede di Ansaldo Energia a Genova. Sul gesto intimidatorio, che tira in ballo direttamente il presidente e amministratore delegato di Finmeccanica e giunge dopo l'attentato all'amministratore delegato della controllata Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi, stanno indagando i Carabinieri. La scritta, a quanto si apprende da fonti aziendali, e' stata immediatamente cancellata.

Giuseppe Orsi

2 - TERRORISMO:FINMECCANICA;SCONTRO DOPO IPOTESI VENDITA ANSALDO
(ANSA) - I primi di maggio i vertici di Finmeccanica hanno annunciata l'intenzione di cedere asset nei settori dell'energia e dei trasporti, come Ansaldo Sts e Ansaldo Energia, "entro fine 2012". Per protestare contro questa scelta, circa 3000 dipendenti di aziende Finmeccanica di Genova mercoledì scorso hanno scioperato e manifestato in strada.

ROBERTO ADINOLFI

Ieri anche il presidente della Cei e arcivescovo di Genova, il cardinale Angelo Bagnasco, durante un incontro con i delegati sindacali, aveva auspicato una soluzione diversa dicendo che gli stabilimenti Finmeccanica di Genova sono "gioielli di famiglia che bisogna assolutamente preservare" e aveva manifestato vicinanza alle preoccupazioni dei lavoratori. "Credo - aveva detto Bagnasco - che tutti in città abbiano la volontà di preservarli in casa e mi pare che sia un punto importante su cui c'é pieno accordo a Genova e speriamo anche altrove".

3 - FINMECCANICA,SCRITTA BR E' DI MITOMANE
(ANSA) - Fonti ufficiali di Finmeccanica, contattate dall'ANSA, hanno riferito che dalle verifiche effettuate è risultato che la scritta di minacce al presidente e Ad Giuseppe Orsi nella sede Ansaldo Energia a Genova "non è in alcun modo riconducibile a elementi eversivi ed è opera di un mitomane".

Le verifiche compiute all'interno dell'azienda - hanno riferito le stesse fonti - "non hanno portato all'identificazione del responsabile, ma hanno consentito di escludere che la scritta contro Orsi sia riconducibile a elementi eversivi". "Deve dunque ritenersi - hanno detto ancora fonti di Finmeccanica - che abbia agito un mitomane".

CARDINALE ANGELO BAGNASCO

4 - TERRORISMO:CASTELLANO (ANSALDO),CHIARO RISCHIO INFILTRAZIONI
(ANSA) - "E' un segnale da guardare con molta attenzione, perché è evidente che anche nelle fabbriche potrebbero esserci infiltrazioni". Così il direttore pianificazione Ansaldo Carlo Castellano gambizzato dalle Brigate Rosse nel 1977 a Genova commenta la scritta 'Orsi a morte', con la firma delle Br, comparsa al quarto piano della sede di Ansaldo Energia.

"L'infiltrazione dei terroristi nelle fabbriche è un elemento importante da considerare - sottolinea Castellano a margine di un incontro pubblico - Genova è una città che certamente è stata segnata pesantemente dagli Anni di Piombo, ma è anche l'unica città italiana che si è liberata dal nazifascismo con la rivolta popolare nel '45. Genova ha trovato sempre la capacita' di ripresa. Conto su questo aspetto: vedere Genova come una città percorsa da tensioni e problemi, ma con grandi possibilità di ripresa".

 

PIAZZA AFFARI PASSA DA -1 A +1,5%, RECUPERANO LE BANCHE, MALE LIGRESTI - JONELLA SI DIMETTE DAL CDA DI MILANO

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1 - CRISI: TIMES; AZIENDA BANCONOTE SI PREPARA PER NUOVA DRACMA
(ANSA) - De La Rue, l'azienda britannica che produce banconote per oltre 150 paesi del mondo, si sta preparando per un potenziale ritorno della dracma. Lo rivela oggi il Times di Londra. La società - che stampa le sterline e l'euro - avrebbe infatti chiesto al suo staff di stabilire gli eventuali rischi oggi individuabili per una nuova moneta e recuperare una vecchia collezione di matrici di rame, usata per la filigrana, da impiegare nel caso in cui la Grecia dovesse uscire dall'euro e ritornare alla vecchia divisa.

GRECIA EURO CRAC

2 - BORSA, MILANO ACCELERA RIALZO (+1,5%) CON BANCHE, PESANTE FONSAI
(LaPresse) - Accelera al rialzo la Borsa di Milano nel primo pomeriggio di scambi. Il Ftse Mib sale dell'1,53% a 13.289,97 punti e il Ftse all-Share avanza dell'1,3% a 14.279,62 punti. Traina i listini il rimbalzo delle banche, con Mps (+2,78%), Intesa Sanpaolo (+3,63%) e Unicredit (+5,12%). Bene anche Finmeccanica (+5,22%), A2A (+3,84%), Enel (+3,29%), Fiat (+1,56%) e Telecom Italia (+1,37%). Fuori dal paniere principale ancora in caduta la scuderia Ligresti, con Fonsai (-7,37%) e Premafin (-4,3%).

3 - FACEBOOK: NYSE, ZUCKERBERG SUONERA' CAMPANELLA NASDAQ
(ANSA) - Il fondatore e ceo di Facebook Mark Zuckerberg suonerà oggi la campanella di apertura della seduta del Nasdaq in collegamento dal quartiere generale del social network in Menlo Park, California in occasione dello sbarco in borsa dell'azienda.

ZUCKERBERG

4 - SCHAEUBLE, ANCORA 1 O 2 ANNI PRIMA MERCATI SI CALMINO
(ANSA) - "Ci vorranno ancora 12 o fino a 24 mesi prima che i mercati finanziari internazionali si calmino": lo ha detto oggi il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, intervistato dalla radio Europe 1, come riporta l'agenzia Dpa. "Siamo l'area economica più forte del mondo - ha poi aggiunto Schaeuble - abbiamo bisogno di avere un po' più di fiducia in noi stessi". Per il ministro al G8 di Camp David, negli Stati Uniti, è importante che i Paesi europei giungano più velocemente del solito a posizioni comuni. "Penso che negli anni passati non siamo stati abbastanza bravi in questo", ha chiosato.

Wolfgang Schaeuble

5 - GRECIA;SCHAEUBLE, E' TEMPO VERITA', NON FALSE PROMESSE
(ANSA) - Il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble ha detto di guardare con scetticismo all'atteggiamento dell'elite politica greca. Oggi non si tratta di fare false promesse, ha chiarito il ministro in un'intervista rilasciata alla radio Europe 1 di cui dà conto l'agenzia Dpa, ma di chiarire la verità a una popolazione disorientata. Per Schaeuble la Grecia deve rimanere nell'euro, ma il Paese deve anche fare la sua parte per risanare l'economia

6 - JONELLA LIGRESTI SI DIMETTE DA CDA MILANO
(ANSA) - Jonella Ligresti si è dimessa dal consiglio di amministrazione di Milano Assicurazioni, la compagnia assicurativa controllata da Premafin, di cui, tramite il 61,09% di Fonsai, possiede il 63,39% del capitale.

7 - FONSAI: QUOTE POST-FUSIONE ANCORA IN FASE NEGOZIALE
(ANSA) - La proposta deliberata ieri dal consiglio di amministrazione di Fonsai sulla fusione con Unipol é "ancora in fase negoziale" e dunque "i suoi contenuti non saranno comunicati al mercato fino a quando la stessa non sarà accettata dalle altre società coinvolte nell'integrazione". E' quanto afferma la compagnia in una nota diffusa all'indomani dell'accordo tra il gruppo Ligresti e Unipol per la fusione a 4 con Milano Assicurazioni e Premafin.

Le quote di Fonsai (27,45%), Milano Assicurazioni (10,7%) e Premafin (0,85%) nel nuovo gruppo post-fusione di cui Unipol deterrà il 61% - precisa poi la nota - "non possono essere considerate isolatamente rispetto al complessivo e articolato contenuto, in termini di assunzioni finanziarie e di struttura, della proposta formulata".

Salvatore e Jonella Ligresti

8 - FONSAI: CDA PREMAFIN SI RIAGGIORNA NEL POMERIGGIO
(ANSA) - Tornerà a riunirsi nel pomeriggio il Cda di Premafin dopo la proposta arrivata ieri da Fonsai relativa ai pesi che le varie società coinvolte avranno nel polo assicurativo destinato a nascere dalla fusione con Unipol. Con ogni probabilità i consiglieri saranno chiamati ad esaminare la proposta di Fonsai, leggermente peggiorativa per Premafin rispetto a quanto chiesto ieri dal consiglio. La compagnia guidata da Emanuele Erbetta ha offerto a Premafin un peso dello 0,85% nel nuovo aggregato contro la richiesta della holding di una quota compresa tra lo 0,98% e l'1,66%.

Secondo fonti vicine al dossier è probabile che il cda di Premafin accetti la proposta arrivata ieri da Fonsai rivedendo al ribasso la sua quota nel nuovo gruppo. Appare infatti difficile - anche se permane uno spazio di incertezza dovendo il consiglio confrontarsi con i propri advisor e con il comitato degli indipendenti - che per una differenza minima di valutazione Premafin possa far saltare una mediazione così faticosamente raggiunta.

SUSANNA CAMUSSO

Meno accidentato dovrebbe essere lunedì il cda della Milano, anch'esso chiamato a verificare la congruità della proposta di Fonsai. Il peso attribuito alla controllata nel futuro maxipolo, pari al 10,7%, rientra infatti nel range stabilito dal consiglio con i propri advisor che dovrebbe oscillare - secondo quanto viene riferito - tra il 10,4% e l'11%. Se i cda di Premafin e della Milano si allineeranno alle valutazioni di Fonsai a questo punto la proposta verrà formalmente sottoposta a Unipol che la valuterà nel suo consiglio di amministrazione.

9 - FINMECCANICA: CAMUSSO, SAREBBE MEGLIO SE ORSI LASCIASSE
(ANSA) - "L'amministratore delegato sarebbe meglio che lasciasse l'incarico". Lo ha detto nel corso di un'assemblea alla Fincantieri di Monfalcone (Gorizia), la segretaria generale Cgil Susanna Camusso, riferendosi a Giuseppe Orsi, ad di Finmeccanica. "Io penso che la politica che ha introdotto Orsi sia sbagliata - ha spiegato a margine dell'incontro, parlando con i giornalisti - è sbagliata l'idea di spezzettare Finmeccanica".

Giuseppe Orsi

10 - CARBURANTI, FIGISC: PREZZI IN CALO DI 1 CENTESIMO NEI PROSSIMI GIORNI
(LaPresse) - I prezzi dei carburanti dovrebbero scendere di 1 centesimo di euro al litro nei prossimi giorni. Lo afferma il presidente di Figisc-Confcommercio, Luca Squeri, commentando l'analisi settimanale dell'associazione. "Mentre la quotazione del greggio è diminuita - spiega Squeri - portandosi da 87 a 85 euro al barile, le chiusure del mercato internazionale dei prodotti finiti Platt's di questa settimana con gli ultimissimi dati di ieri hanno fatto registrare un decremento di circa 0,6 eurocent al litro per la benzina e di circa 0,5 eurocent al litro per il gasolio. I prezzi interni sono calati da venerdì scorso di 0,007 euro al litro per la benzina e di 0,002 euro al litro per il gasolio".

CARO BENZINA

Quindi, prosegue il presidente Figisc, "per i prossimi giorni, ci si può attendere che i prezzi possano ulteriormente scendere fino ad un massimo di 1,0 eurocent al litro. Nonostante dal primo maggio i prezzi italiani siano crollati di 7,7 cent al litro per la benzina e di 3,4 per il gasolio, il prezzo della benzina rimane il più alto dell'Europa Comunitaria e quello del gasolio si conferma al secondo".

11 - LA PRESA DI SALINI...
Sara Bennewitz per "la Repubblica" - L´assemblea per la revoca del cda di Impregilo è stata convocata a luglio, ma Salini ha già ultimato la lista da presentare al mercato. Per la presidenza è stata scelta una figura di respiro internazionale, ma le deleghe andranno tutte in mano a Pietro, carica che si sommerà a quella della Salini Group. Anche se l´imprenditore romano è mosso da nobili intenzioni e vuole gestire l´azienda in nome del mercato, il sospetto che avvantaggi il gruppo che porta il suo cognome resta.

PIETRO SALINI

Per questo Salini ha riservato per sé e per la sua famiglia solo un pugno di poltrone, lasciando due terzi dei seggi ai consiglieri indipendenti. L´idea è buona ma va riconosciuto il fatto che Beniamino Gavio, il cui gruppo si occupa di costruzioni e concessioni, in Impregilo si limita a fare il consigliere e l´azionista.

12 - IL VERTICE DELL'AGCOM E L'IPOTESI QUARANTA...
M.Sid. per il "Corriere della Sera" - Presidenza Agcom, facciamo il punto: alle Camere se ne dovrebbe discutere mercoledì. Ma Fabio Colasanti - sostanzialmente l'unico uomo su cui fino ad ora c'era stata una vaga convergenza - ha definitivamente deciso: rimarrà a Bruxelles. La candidatura dell'outsider Stefano Quintarelli è lì, sul tavolo del ministero, sostenuta da una significativa raccolta di firme su Twitter. Ma, almeno per adesso, quello che conta è sempre un accordo politico più che il curriculum.

Alfonso Quaranta

Anche perché di mezzo ci sono partite molto delicate come la gara per le frequenze tv, quelle del noto beauty contest organizzato dal precedente governo Berlusconi e bloccato dal ministro Corrado Passera con il sostegno del premier Monti. Ed è in questa situazione di stallo che potrebbe passare il nome dell'attuale presidente della Corte Costituzionale Alfonso Quaranta, in scadenza a fine anno. La nomina formalmente dipenderà da Monti e Passera. Ma si sa, le partite si vincono anche per mancanza di candidati alternativi.

E così in queste ore è arrivato il nome di Quaranta, suggerito da Gianni Letta e, come sembra, gradito dal presidente della Repubblica Napolitano. Il centrosinistra lo considera un uomo del centrodestra. E non solo perché fu il Pdl a riuscire a imporre il magistrato 76enne nel giugno 2011 alla presidenza della Consulta, pochi mesi prima della caduta di Berlusconi. Ma anche perché Quaranta fu il relatore della sentenza 106 della Corte, quella che dava torto al pm Armando Spataro sul caso Abu Omar e il «segreto di Stato».

Enrico Cucchiani

13 - INTESA FA CAUSA AL SOCIO «VERDE»...
Giu.Fer. per il "Corriere della Sera" - Intesa Sanpaolo fa causa a uno dei suoi grandi azionisti. La banca guidata da Enrico Cucchiani ha citato per danni a New York il Crédit Agricole su un prodotto strutturato, chiedendo un risarcimento di 180 milioni di dollari, più interessi e altre compensazioni. Sotto accusa c'è uno dei famigerati Cdo (la sigla sta per Collateralized debt obligation), cioè quei prodotti strutturati che hanno contribuito alla grande crisi finanziaria del 2008.

Credit Agricole e Generali logo

Dai documenti sui conti trimestrali della Banque Verte, consultati da Radiocor, emerge che lo scorso 9 aprile Intesa Sanpaolo ha chiamato in causa davanti alla Corte Federale di New York il Crédit Agricole Cib, il Crédit Agricole Securities Usa, diverse società del gruppo Magnetar e la Putnam Advisory Company per un Cdo strutturato dal Crédit Agricole Cib e denominato «Pyxis Abs Cdo 2006-1».

Intesa, si legge nelle carte, «essendo stata indotta a concludere con il Crédit Agricole Cib un Credit Default Swap di un importo di 180 milioni di dollari sulla tranche super senior del Cdo, ritiene di avere subito un danno dalla strutturazione del Cdo e chiede un risarcimento di 180 milioni di dollari, più interessi su questa somma, come pure risarcimenti compensativi e punitivi e rimborso di spese ed onorari, ad oggi non quantificabili».

L'Agricole era già finito nel mirino della giustizia Usa quando nell'autunno 2010 il fondo di investimento europeo Loreley Financing aveva presentato una causa presso la Corte Suprema accusando di frode Calyon, la banca di investimento del gruppo francese. Secondo Lorely, Calyon avrebbe permesso a Magnetar (contro la quale la Sec ha già avviato un'inchiesta) di riempire Pyxis e un altro Cdo chiamato Orion 2006-1 con bond di bassa qualità, per poi scommetterci contro, e indotto il fondo a comprarlo in modo fraudolento.

JAMIE DIMON da Huffington Post

Un'accusa non nuova per le banche, inclusa Goldman Sachs, multata per il caso Abacus con un'ammenda da 550 milioni dalla Sec. Ma se le accuse civili contro Magnetar venissero formalizzate, per la prima volta un hedge fund sarebbe incriminato in relazione a un Cdo.

14 - IL CONTO APERTO DI JPMORGAN...
Giu.Fer. per il "Corriere della Sera" - Jamie Dimon aveva messo le mani avanti. La perdita da 2,1 miliardi mark-to market rivelata a sorpresa da JPMorgan Chase la settimana scorsa poteva aumentare di un altro miliardo, a causa della forte volatilità del mercato. In realtà il buco si sarebbe già allargato del 50%, un miliardo in più appunto, rivela il New York Times. Ma il contro potrebbe peggiorare ancora. Le posizioni su prodotti derivati, pari a circa 350 miliardi di dollari, sarebbero ancora aperte e, poiché si tratta di posizioni molto volatili ed estremamente rischiose, sarebbe difficile stabilire in questa fase a quanto realmente ammontano le perdite della banca.

 

 

LE MAGAGNE DEI BOSSI, UNA STORIA VECCHIA COME IL CUCCO - ALL’EPOCA DI TANGENTOPOLI LA PRIMA CONDANNA…

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Alberto Statera per "la Repubblica"

Umberto Bossi

"Aja vara nagott/ Sti due fioo". Traduzione dal dialetto lombardo: "Non valgono niente questi due ragazzi". Umberto Bossi agli albori della carriera politica amava verseggiare in dialetto e questo è l´incipit di una sua poesia di quegli anni, che si rivela adesso lungimirante per le gesta dei suoi figli scioperati: Renzo il Trota e Riccardo, aspirante pilota detto Sfasciamacchine.

Umberto Bossi

Che ricevevano, tra molto d´altro, una paghetta di 5 mila euro mensili ciascuno, attinti dal finanziamento pubblico con mandati firmati dal papà. L´ode bossiana, nella libera traduzione in italiano, prosegue così: "Buttali nel laghetto/ Con le scatole vuote dei pomodori e le carte del burro/ Cinquant´anni in due non sono pochi/ I pioppi ogni otto anni sono abbattuti dal padrone". Insieme ai due fioo, abbattuto nel laghetto tra i pomodori marci è ora finito anche il monarca napoleonico della Lega Nord, principe del reame italico del familismo amorale.

RENZO, RICCARDO E UMBERTO BOSSI

Gli sviluppi dell´inchiesta, che sembrano lasciare non molti dubbi sul fatto che il Senatùr fosse al corrente della distrazione di milioni di euro pubblici a favore suo e della sua famiglia, pongono il tema del suo rapporto con il "Dio denaro", come egli stesso più di una volta lo ha chiamato. In questi giorni abbiamo letto sul tema molte mistificazioni dei suoi fedelissimi e anche degli oppositori interni. È vero, figlio di contadini, Bossi ha curato per decenni, ad uso del suo popolo, un´immagine plebea (canottiera, pizzeria, bar sport) e di disinteresse per la ricchezza.

Alessandro Patelli

Ma dal denaro, in realtà, è stato sempre ossessionato, fin da quando nel 1979, medico mancato senza arte né parte, venne reclutato per attaccare cinquecento manifesti da un leader dell´Union Valdotaine. Prendiamo per buona la tesi che il suo scopo non fosse la sopravvivenza sua e della sua complicata famiglia, né l´arricchimento personale, ma il finanziamento della "causa". Tuttavia, la deriva illegale bossiana è ormai consolidata e ben lontana nel tempo.

Franco Rocchetta

Risale almeno a vent´anni fa, ai tempi di Tangentopoli, quando il tesoriere della Lega, Alessandro Patelli, al bar Doney, luogo topico di Roma Ladrona, riscosse una borsa di contanti provenienti dalla maxi-tangente Enimont. "Erano 200 milioni" (di lire), confessò Patelli, condendo poi la confessione con una storia incredibile: "Preoccupato tornai a Milano e li nascosi in un cassetto del mio ufficio in attesa di capire come regolarizzarli. Finché la mattina dopo mi dissero che durante la notte c´era stata un´incursione nella sede. Avevano portato via tutto, scassinando armadi e scrivanie.

credit euro nord

Denunciai il furto, ma non quello dei 200 milioni perché non avevo ancora regolarizzato il contributo. Bossi era impegnato giorno e notte nella campagna elettorale e così decisi di non dirgli niente". Patelli offrì il petto al capo con la sua balla, divenendo una specie di eroe padano, ma il Senatùr fu poi condannato a otto mesi per finanziamento illecito. "La condanna al processo Enimont - commentò con le solite iperboli celoduriste - per me è una medaglia per una ferita di guerra".

Dopo aver gridato: "Dalle mie parti una pallottola costa solo 300 lire e se un magistrato vuol coinvolgerci nelle tangenti, sappia che la sua vita vale 300 lire". Se non per le dimensioni della stecca, niente di diverso dalla Dc e dal Psi. Franco Rocchetta, fondatore della Liga Veneta, madre di tutte le leghe, sostiene, del resto, che allora Bossi, che già si era espresso contro il referendum sul finanziamento pubblico ai partiti, gli chiese di votare contro l´autorizzazione a procedere per Craxi.

Cesare Geronzi

Poi venne l´affare Credieuronord, la banca leghista fallita tra mille malversazioni, nel cui consiglio d´amministrazione figurava - per la serie tengo famiglia - anche il fratello Franco Bossi. E venne l´affare del residence Skipper, una speculazione in Croazia sua, della moglie e degli altri caporioni del Carroccio, anche questa fallita. E ancora l´acquisto della sede di via Bellerio, con 14 miliardi di lire di origine incerta, secondo Rocchetta, che dal partito fu cacciato con la moglie, come tanti altri.

SILVIO BERLUSCONI

Ma la vera svolta finanziaria avvenne con la Lega non più solo di lotta, ma di governo, quando la generosità pelosa di Berlusconi concesse una fideiussione personale per una linea di credito di 20 miliardi garantita dalla Banca di Roma del solito Geronzi. A quel punto, tutti liberi di arricchirsi personalmente con il berlusconismo e con il formigonismo a Milano, mentre il capo maturava la convinzione, ripetuta nei giorni scorsi, che con il surplus di soldi del finanziamento pubblico poteva fare quel che voleva, anche buttarli dalla finestra o pagare gli sfizi della sua signora e gli stravizi dei voraci fioo.

ROBERTO MARONI

Ora Roberto Maroni annuncia che la Lega diventerà una "newco". Impresa alquanto disperata, anche se lo zoccolo duro elettorale sembra insensibile all´antropologica cifra delinquenziale del capo, dei suoi cari e di altri dignitari padani, che via via viene alla luce. Mentre incombono nuove tempeste giudiziarie.

sede lega via bellerio

Ad esempio, l´inchiesta milanese sulle quote latte, nella quale i magistrati ipotizzano il versamento di tangenti da parte degli allevatori che con la difesa a oltranza della Lega hanno fin qui evitato il pagamento di 350 milioni di multe comminate per lo sforamento dei limiti di produzione imposti dall´Unione europea. Oltre a cacciare i ladri, Maroni forse dovrà non solo vendere la sede di via Bellerio, ma anche cambiare il simbolo del partito, spadone compreso, che si dice che sia stato venduto a caro prezzo a Silvio Berlusconi. Davanti al notaio.

 

IL LUNGO VOLO DEGLI AVVOLTOI - CHI SONO GLI SCIACALLI CHE SPECULANO SUL DRAMMA DELLA GRECIA (MA NON SOLO)

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Andrea Greco per "la Repubblica"

LUKAS PAPADEMOS jpeg

Urlargli "avvoltoi" è facile. Ma non si rischia il moralismo quando un solo investitore incassa 400 milioni da uno Stato che non ha più soldi per pagare gli stipendi, e oltre metà è lucro di un anno di "investimento". Esentasse, perché l´investitore è un esiliato fiscale dagli Stati Uniti alle Cayman (a bordo del suo 70 metri, vent´anni fa). La storia di Kenneth Dart, dell´omonimo fondo riuscito martedì a ottenere un rimborso integrale di bond greci che non consegnò alla ristrutturazione di marzo, sembra fatta per irridere i greci che soffrono, e gli europei di creanza. «Due cose i greci non sopportano più - dice un ateniese di adozione - i tedeschi che parlano di austerità e gli avvoltoi finanziari che ci speculano». Tant´è.

Paul Singer

IL COLPO DI DART
Kenneth Dart li ha nei geni, gli animal spirits. Il nonno si affermò con le targhette di riconoscimento per i militari prima della Guerra. Il padre inventò Styrofoam, da cui Dart Containers, colosso mondiale dei contenitori in plastica. Lui, terza generazione, sotto bandiera caymanese pratica finanza creativa e immobiliare. Non ha inventato niente Dart. Ha comprato l´anno scorso, pagando circa il 60% del valore nominale, bond greci, ha incassato rendimenti a due cifre.

Ha resistito allo stralcio del debito, quando il governo chiese un taglio del 75% nominale (operazione "spontanea", fatta digerire a banche e investitori ma senza obblighi formali, che avrebbero fatto scattare il default paese). Creditori per 177 miliardi hanno ingoiato il boccone ma altri 6 miliardi non sono stati consegnati, sfidando le minacce di Atene: «Non vi rimborseremo più». Sapevano, gli audaci, che la legge internazionale era dalla loro parte e che per non rischiare azioni legali con possibile default la Grecia avrebbe ripagato per intero. Puntualmente, il 15 maggio il governo Papademos, o quel che ne resta, ha pagato: «Ma l´accaduto non costituisce precedente per il futuro». A settembre scade un´altra tranche.

Kenneth Dart

SCIACALLI IN TRIBUNALE
«Il fatto è che la Grecia rischiava un brutto precedente rompendo quei contratti, gli investitori internazionali l´avrebbero interpretato come un problema per tutto il mercato dei capitali europei». Lo dice un gestore hedge di New York, uno che quei titoli li ha comprati, «ma pochi: troppo illiquidi e il rischio di cause legali troppo alto». In America c´è un nome per simili attivisti free rider (sciacalli?).

Michael Sheehan

E Dart ha avuto buoni maestri. Come Paul Singer, fondatore di Elliott management, altro fondo attivo sulla Grecia, che gestisce una quindicina di miliardi comprando debiti depressi, che poi rivende a prezzo maggiorato, altrimenti cita gli emittenti reclamando l´intera somma. Nel 1995 comprò a 20 milioni il debito di una banca peruviana, che in tribunale tornarono 58 milioni.

Una controllata di Elliott, Kensington, comprò 30 milioni di debito del Congo-Brazzaville a prezzi infimi, e ottenne nel 2002 un centinaio di milioni di interessi. Un´altra sua costola, Nml capital, aspetta sentenze contro l´Argentina chiedendo 182 milioni di bond in default nel 2002. Poi c´è Michael Sheehan, detto Goldfinger, uno che "espia" il passato di consulente per le Ong di volontari sul debito africano.

Ha cambiato angolo, prima prendendosi per clienti fondi avvoltoi - come Fg capital - poi creando Donegal international. Donegal ha in mano 15 milioni di debito Zambia datato 1979, comprati dalla Romania nel 1999 al prezzo di 3 milioni. A quel punto Sheehan, esperto avvocato, ha iniziato le pressioni sullo Zambia, da cui ha ottenuto prima 2,5 milioni, poi l´ha citato in Gran Bretagna e ha riavuto l´intero valore nominale.

Tra i primi clienti di Sheehan "convertito" ci fu Peter Grossman, ex Morgan Stanley poi cofondatore di Fg management, che ha citato con successo il Congo per 100 milioni dopo avere comprato per 2,6 milioni debiti di quel valore facciale. A venderli, una società statale bosniaca, benedicente il premier Nedzad Brankovic, poi coinvolto in vicende di corruzione legata a quella società.

ANCHE IN ITALIA
Non è un mestiere per vecchi. Difatti in Italia non è molto praticato. Gli avvoltoi sul Belpaese si sono visti sui titoli in default Cirio e Parmalat, per il resto la scarsità del debito quotato e il moloch giudiziario (tre gradi di giudizio e anni prima delle sentenze) sconsigliano incursioni. Più diffusi gli acquisti a sconto di crediti problematici.

John Paulson

Centinaia di miliardi ma ben nascosti nei bilanci bancari, anche perché «manca una legge sulla deducibilità delle perdite su crediti, salvo nei fallimenti», spiega Roberto Cornetta, esperto di ristrutturazioni dello studio legale Ranieri Guaccero Cornetta. Sui dossier crediti operano anche big come Apollo, Cerberus, Oak Tree, Goldman Sachs. Di recente, una banca avrebbe ceduto mezzo miliardo di prestiti a solo l´1,8% del valore, perché scaduti da un decennio.

D´epoca sono anche i crediti delle amministrazioni straordinarie "legge Prodi", che varrebbero decine di miliardi. Ma i grandi avvoltoi finora non hanno tempo per l´Italia; paiono più intenti a dare una limatina al debito dell´Europa a tripla A. Germania, Olanda e affini, perché, come di recente ha scritto John Paulson (guru del massimo hedge fund di Wall Street) ai suoi clienti, «non è a lungo sostenibile il peggioramento di Spagna e Italia senza che la Germania ne risenta». Comunque lo si legga, un concetto di unità europea.

 

 


LA CAVALCATA CIUFF-CIUFF DI MONTEPREZZEMOLO PUNTA DRITTO ALLA CONVENTION DI “ITALIA FUTURA”DI LUGLIO

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Goffredo De Marchis per "la Repubblica"

LUCA MONTEZEMOLO AI BOX FERRARILUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO

«Siamo diventati qualcosa di più di un think tank. Abbiamo sedi regionali e stiamo selezionando una nuova classe dirigente. Non sono cose che fa una semplice associazione». Luca di Montezemolo non nasconde più la sua creatura dietro lo schermo di un club per l´eccellenza italiana. Sa che è arrivato il momento di fare un passo avanti. Non un partito ancora, non una lista civica, non l´annuncio di un impegno diretto in politica. Però bisogna svelarsi perché stringe il tempo verso il 2013.

«C´è un mondo che può essere recuperato. Non penso alle forze politiche, penso all´elettorato. A quello del centrodestra». È un´Opa ostile sul Pdl? È il disegno di una futura alleanza elettorale con Berlusconi? La risposta non è certa. Lo è invece la voglia di mandare segnali molto più tangibili al popolo che fu berlusconiano. Italia Futura sta per lanciare un appello ad altre associazioni civiche, culturali, politiche per dare vita a un manifesto liberale. Anzi, "liberale, democratico e per la crescita". E prepara un atto fondativo.

LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO SILVIO BERLUSCONI

A luglio Montezemolo e la sua associazione chiameranno a raccolta (probabilmente a Roma) tanti piccoli e grandi gruppi di persone della società civile che si impegnano sul territorio in varie forme. Non sarà solo un convegno spot, un pomeriggio e via. Per la prima volta il presidente della Ferrari si cimenta con il modello "congresso di partito" o convention. Un appuntamento che avrà una durata di due giorni, molto più impegnativo e significativo. Una prova generale. Di forza, di programmi, di volti nuovi.

Se Berlusconi sogna una federazione con Casini e con Italia Futura e lo dice in pubblico, gli step di Montezemolo rispettano una gradualità che mira all´esplosione nelle urne del 2013. Nessuna fuga in avanti. Ufficialmente l´unico contatto con il Cavaliere rimane il pranzo di inizio aprile. L´associazione smentisce altri incontri con emissari del Pdl. Ma nel centrodestra l´operazione appare quasi ineluttabile, scontata. «Le notizie di queste ore non sono bufale. Montezemolo però aspetta di essere chiamato, non si sbilancerà subito», dice il vicepresidente dei senatori Pdl Gaetano Quagliariello.

GAETANO QUAGLIARIELLO ANDREA ROMANO

Nella sede nazionale di Italia Futura le riunioni sono continue. Sempre presenti Andrea Romano e Carlo Calenda, animatori del cantiere che dalla sua genesi guardava al "dopo-Berlusconi". Quel dopo sembra giunto. Il senatore Nicola Rossi si occupa del progetto economico e di portare in Parlamento le iniziative dell´associazione: una proposta di legge sul finanziamento dei partiti, un´altra sulle dismissioni. Gli amici imprenditori come Diego Della Valle verificano consensi e possibilità sul fronte delle imprese.

CARLO CALENDA

Sul sito campeggia da alcuni giorni il programma di Italia Futura. Cantiere 2013, un fronte per la crescita, è il titolo. Un testo snello che presenta alcune differenze ma anche tante similitudini con la prima sfida lanciata da Forza Italia nel ‘94. I pilastri sono quelli: Stato meno invadente, riduzione della pressione fiscale. «La rivoluzione liberale che Silvio ha sempre promesso e non ha mai fatto». Eppoi sviluppo, sviluppo, sviluppo.

Pierferdinando Casini

Da contrapporre al rigore obbligato ma sofferto del governo Monti. «Lavoriamo sui contenuti, i contenitori verranno». Ma puntando sull´elettorato in rotta di Pdl e Lega, la lista civica nazionale appare un perimetro angusto, insufficiente. Ci vuole una forza politica, ci vuole un´alleanza. Montezemolo la farà con chi sta nel centrodestra, con «il mondo moderato».

Non con il Pd «che ha legittimamente scelto un´altra strada, altri punti di riferimento». Tantomeno con il Terzo polo, oggi disciolto, abbandonato da Casini e in attesa che qualcuno accorra a salvarlo. «Ma le geometrie della politica mi interessano pochissimo», dice Montezemolo. Per il quale oggi è molto più importante la rete delle associazioni, ossia la novità. E in fondo al percorso gli elettori dell´Italia moderata.

 

 

IO, DON BALDUCCI - I FIGLI SO’ PIEZZ’ ‘E CORE! LA COPPIA BALDUCCI-ANEMONE SI È FATTA CONOSCERE ANCHE NEL CINEMA

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Francesco Grignetti per "la Stampa"

Angelo Balducci e Diego Anemone Angelo Balducci

Era un bravo papà, Angelo Balducci, il ras dei Grandi Appalti di cui le cronache si sono occupate a lungo un paio di anni fa. La Guardia di Finanza ha scoperto che c'era un filone finora sottovalutato: il costruttore Diego Anemone, che incassava appalti milionari grazie al suo amico Balducci, si sdebitava anche finanziando i film in cui avrebbe avuto un ruolo il figlio del dirigente dello Stato. A questo proposito furono costituite delle società appositamente. Una era la «Edelweiss srl».

Krzysztof Zanussi

Ad amministrarla fu chiamato un uomo di cinema, Igor Uboldi. Il quale pensava di fare sul serio. Organizzò un incontro all'hotel Columbus tra il regista franco-polacco Krysztof Zanussi con Balducci e Anemone. Gli avevano fatto credere di essere pronti a finanziare il nuovo film «Il sole nero» del premiato regista. Finì in una saga familistica.

LORENZO BALDUCCI

Ma con tante preoccupazioni di non urtare la sensibilità del pargolo attore. Uboldi subentrò infatti nella società a Rosanna Thau, la moglie di Balducci, «perché non volevano che Lorenzo Balducci potesse in qualche modo venire a conoscenza del fatto che fosse riconducibile ai suoi genitori la società che produceva il film di cui sarebbe stato protagonista».

Con questo meccanismo sono stati finanziati da Diego Anemone alcuni film prodotti da Andrea Occhipinti (per 1,2 milioni) o Sauro Falchi, fratello dell'attrice Anna (300 mila euro). Il grosso, però, oltre 6 milioni di euro, è andato alla società di famiglia, la «Edelweiss Production». E Lorenzo Balducci ha potuto fare carriera.

Diego Anemone

Il meccanismo dei finanziamenti ora però è stato disvelato: «Tali uscite - scrive il gip Antonella Minunni - non rappresentavano per l'Anemone una perdita, potendo egli attraverso un sistema di fatturazione pilotate richieste ai fornitori e subappaltatori, trasferire il costo dell'operazione alle stesse stazioni appaltanti e quindi alla fine sulla collettività». E così ieri la magistratura romana ha ordinato il sequestro preventivo di 16 milioni di euro a carico di Balducci e Anemone.

ANDREA OCCHIPINTI

Non solo Anemone, però, era stato «sensibilizzato» affinché si spianasse la strada ai film che interessavano a casa Balducci. Anche Gaetano Blandini, in quanto potente direttore generale del ministero dei Beni culturali, oggi direttore generale della Siae, dava il suo fraterno aiuto.

«Finanziava le seguenti opere cinematografiche, tutte interpretate da Lorenzo Balducci, figlio di Angelo, l'ex presidente del consiglio superiore dei lavori pubblici: Gas (anno 2005), Last minute Marocco (anno 2007), Ce n'è per tutti (anno 2009), Aspettando Godard (anno 2009) e Io, don Giovanni (anno 2009)», ricevendo in cambio dall'imprenditore Diego Anemone «lavori e la consegna di materiali presso la sua abitazione di via Licopoli 65, a Roma, per un valore di 9.053 euro oltre alla vendita a un prezzo di favore di una Bmw intestata alla moglie». Di conseguenza Blandini risulta indagato e gli è stato sequestrato un conto corrente da 9 mila euro. «Sono profondamente amareggiato, ma nel contempo profondamente sereno», reagisce.

7 anna falchi 004 frat sauro lap

E poi c'è un altro intoccabile del mondo cinematografico che deve tremare. Giancarlo Leone, direttore intrattenimento della Rai, è tra i soggetti «la cui posizione è al vaglio dei pm di Roma». Lo scrive il giudice Minunni, nel citare le dichiarazioni del testimone Uboldi, il quale ha dichiarato ai pm «che Anemone e Balducci gli dissero che avrebbero potuto ottenere ulteriori finanziamenti dal Ministero dei Beni culturali e da Raicinema grazie a contatti personali dello stesso Balducci con Gaetano Blandini e con l'ex amministratore delegato di Raicinema, Giancarlo Leone».

GAETANO BLANDINI

La sorte di Leone è appesa a una questione giuridica: se debba essere considerato un pubblico ufficiale, o comunque un incaricato di pubblico servizio (e allora scatta la corruzione), oppure un manager privato (e la corruzione tra privati ancora non è nell'ordinamento).

GIANCARLO LEONE

 

NON NOMINARE IL NOME DI DIO SAVIANO - GUAI A CONTESTARE IL SANTONE! MARTA HERLING SI BECCA UNA DENUNCIA DA 4,7 MLN €

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1- NON NOMINARE IL NOME DI SAVIANO INVANO
Giuliano Ferrara per "il Foglio"

GIULIANO FERRARA EUGENIO SCALFARI

"Mi piace quando si dice che non è più il tempo di confortare gli afflitti, ma di affliggere i confortati" (Roberto Saviano intervista Dario Del Porto su Repubblica, 22 marzo 2009). Sarà per questo. Sarà per portare a pieno compimento la meritoria missione di "affliggere i confortati", che tra "quello che (non) ha" - e che però ora pretende per vie legali - l'autore di "Gomorra" ci mette quei quattro milioncini e settecentomila euro di danni chiesti all'editore del Corriere del Mezzogiorno e al vicedirettore del Tg1, Gennaro Sangiuliano.

La modesta cifra (quattro milioni per danni non patrimoniali e settecentomila per danni patrimoniali) quantifica il pregiudizio subito dallo scrittore a causa della "campagna diffamatoria" costruita attorno alle critiche rivoltegli dalla nipote di Benedetto Croce, Marta Herling. La quale osò contestare la ricostruzione fatta da Saviano - prima a "Vieni via con me", sempre in tandem con Fazio, e poi nell'omonimo volume edito da Feltrinelli - di una personale vicenda del filosofo, unico sopravvissuto della sua famiglia al terremoto di Casamicciola, nel 1883.

Così, ancora bagnato dalle lacrime di commozione (ma anche da sbadigli, a volte) di chi lo ha ascoltato nella trasmissione più dolorista dell'anno, quella che ti fa sentire buono e giusto e solidale e partecipe comodamente seduto nel salotto di casa tua, il socio napoletano di Fazio - un altro Goldfinger pauperista di conclamata fede e di accorta gestione contrattuale delle proprie performance moralistiche, buonuscita compresa - chiede i danni a chi ha osato avanzare interpretazioni poco lusinghiere di uno dei suoi predicozzi da prima serata.

ROBERTO SAVIANO Benedetto Croce

Saviano aveva raccontato a "Vieni via con me" che, mentre il diciassettenne Benedetto Croce era ancora ricoperto di macerie, il padre, prima di spirare e mentre aspettavano i soccorsi che per lui non sarebbero arrivati in tempo, lo aveva incitato a offrire centomila lire a chi l'avesse tirato fuori di lì. Scrive Saviano: "Per molte ore il padre gli parlò, prima di spegnersi. Gli disse: ‘Offri centomila lire a chi ti salva'" (gira gira, sempre di soldi si tratta: che sia un'ossessione, quella di Saviano?).

Per inciso, Marta Herling, che oltre a essere nipote di Croce è storica di professione, dice che quel fatto il nonno non l'ha mai raccontato, che al più è un apocrifo attribuito da terzi al filosofo, la cui unica versione certa è contenuta nelle "Memorie della mia vita", dove di dialoghi con il padre sotto le macerie e di incitamento a premi per la salvezza non c'è traccia.

In una lettera al Corriere del Mezzogiorno, nel marzo del 2011, Marta Herling chiede: "Forse Saviano ha orecchiato la testimonianza di un turista tedesco in vacanza a Casamicciola nel 1883, il quale in un libretto di recente pubblicato dichiara di aver ascoltato la voce di chi identifica con Benedetto Croce, dalle macerie, offrire una certa somma per essere liberato? Ma come può essere credibile nella foga del suo monologo?

Marta Herling

Perché nel messaggio che Saviano ci vuole comunicare e imporre, questo fa intendere: ‘Mazzette' allora per i terremoti, ‘mazzette' oggi, la storia si ripete e soprattutto si perpetuano i grandi mali del nostro Mezzogiorno". Offesissimo, uno dei due Dioscuri della solidarietà televisiva con i diseredati-esodati-terremotati di tutto il mondo dimostra che non gli basta puntualizzare che il suo intento non era stato quello di parlare di mazzette (ma si metta nei panni di noi tutti: ormai ci aspettiamo che anche un suo starnuto contenga una denuncia contro mafie e malversazioni). Per la macchina del fango che vuole seppellirlo come i Croce a Casamicciola, Roberto Saviano vuole che qualcuno paghi. E qualcun altro (lui) incassi.

fabio fazio1

2 - PAROLE AMBIGUE E TESTE RIBALDE...
Eugenio Scalfari per "l'Espresso"

[...] Concludo su una parola che designa un nome di città ma è anche un frequente cognome: Ferrara. Tralascio la città, è bella e importante. Ho conosciuto una famiglia con quel cognome ed è a quella che dedico queste ultime righe.

Sono stato molto amico di Mario Ferrara. Fu un grande avvocato che durante il fascismo difese gli antifascisti nei processi politici contro di loro. Fu anche un grande liberale, editorialista del "Mondo" e del "Corriere della Sera". Suo figlio Giovanni ha seguito nobilmente le orme del padre e ne ho carissimo ricordo. L'altro figlio Maurizio fu un esponente del Partito comunista, e anche poeta e scrittore.

ROBERTO SAVIANO E FABIO FAZIO IN _QUELLO CHE NON HO

Giuliano è il figlio di Maurizio. Ha avuto molti innamoramenti politici: Amendola, Craxi, Berlusconi, il cardinal Ruini, il cardinale Ratzinger e poi papa Benedetto XVI, di nuovo Berlusconi e ora anche Mario Monti. Ha fondato e dirige "Il Foglio". Lunedì 14 maggio ha attaccato e pesantemente offeso Roberto Saviano e ha proposto la fondazione di un'associazione che abbia il compito di insultare sistematicamente il predetto Saviano. Sapevo che Giuliano è dominato dalla passione di mettere il piede sul petto dell'avversario, ma fino a questo punto non era mai arrivato, segno che la ragione è volata via dalla sua testa ribalda.

 

 

BARATRO RAIDUE: 2,8% PER “ITALIA COAST2COAST” COL TRIO MEDUSA SCOPIAZZA “MAI DIRE TV” - SANTORO (7,5%) BATTE FORMIGLI (5

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1- TV: ASCOLTI; VINCE NERO WOLFE SU RA1 MA SERATA E' MEDIASET
(ANSA) - Sul piano dell'informazione, Servizio Pubblico di Santoro, andato in onda come al solito su multipiattaforma, é stato seguito da 1 milione 658 mila persone, pari al 7.50%, mentre su La7 Piazzapulita di Corrado Formigli ha avuto 1 milione 56 mila spettatori con il 5.09%. L'intera giornata è invece dell'ammiraglia Rai con il 19.18% contro il 18.38% di Canale 5. Nella sfida fra i tg delle 20 prevale il Tg1 con il 22.76% e 4 milioni 956 mila spettatori, seguito dal Tg5 con il 19.05% e 4 milioni 161 mila e dal tg La7 con l'8.49% e 1 milione 867mila.

TRIO MEDUSA E LAURA BARRIALES IN ITALIA COAST TO COAST

In seconda serata, Porta a porta su Rai1, che ieri aveva ospite il segretario del Pdl Angelino Alfano, è stato seguito da 1 milione 234 mila spettatori con l'11.79% di share. Matrix su Canale 5 ha avuto meno spettatori (868 mila) ma uno share più alto (12.16%).

MICHELE SANTORO


2- ASCOLTI TV DI GIOVEDI 17 MAGGIO 2012: NERO WOLFE (20%) BATTE BENVENUTI A TAVOLA (18.64%). BENE MISTERO AL 9.6%, DISASTRO ITALIA COAST2COAST
Marco Bosatra per www.davidemaggio.it

PRIME TIME - Vince la serata di ieri Bentornato Nero Wolfe: la fiction di Rai è stata seguita da 5.088.000 telespettatori con il 20% di share e supera Benvenuti a tavola - Nord vs Sud su Canale 5 raccoglie 4.404.000 telespettatori con il 18.64%. Su Italia 1 buon risultato per Mistero che arriva al 9.59% con 1.977.000 telespettatori. Su Rai2 ascolto disastroso per la seconda puntata di Italia Coast2Coast che ottiene il 2.78% con 693.000 telespettatori mentre su Rai3 il film Piedone d'Egitto registra 1.602.000 telespettatori con il 6.16%. Su Rete 4 Rizzoli & Isles segna il 5.61% con 1.286.000 telespettatori. Su La7 Piazzapulita totalizza il 5.1% con 1.056.000 telespettatori.

corrado-formigli Angelino Alfano

ACCESS PRIME TIME - Su Canale 5 Striscia la notizia conquista 6.416.000 telespettatori e il 24.37% superando Affari Tuoi che su Rai1 ottiene 5.668.000 telespettatori con il 21.55% di share. Su Rai1 dopo il telegiornale, Qui Radio Londra con Giuliano Ferrara si ferma al 16.64% con 4.001.000 spettatori. Su Italia 1 CSI Miami registra il 7.34% di share con 1.826.000 spettatori e su Rete 4 Walker Texas Ranger sigla il 5.55% con 1.411.000 individui. Su Rai 3 Blob è stato seguito da 1.011.000 con il 4.88% mentre Le storie diario.. si replica da 1.115.000 per uno share del 4.91%. Un posto al sole conquista l'8.96% e 2.259.000 spettatori. Otto e mezzo, condotto da Lilli Gruber, 1.627.000, 6,40%.

pannofino nero wolfe

PRESERALE - L'Eredità di Carlo Conti è stata seguita su Rai1 da 3.619.000 telespettatori e il 25.3%, che diventano 4.857.000 e il 25.55% nella ghigliottina. Per Il braccio e la mente i telespettatori sono stati 2.150.000 con il 13.34%. Su Rai 2 Ghost Whisperer cattura 796.000 telespettatori con il 5.91% mentre Squadra Speciale Cobra 11 ne conquista 1.412.000 con il 7.14%. Tempesta d'amore su Rete 4 raduna 1.502.000 telespettatori con il 7.29%. Su La7 G'Day arriva al % con .000 individui (G'Day alle 7 su La7 al % con .000).

 

 

 

MONTI ALLA RESA DEI BONDI - CARO PAPA, QUANTO CI COSTI! - TOSCANA, DAI SIGARI AGLI SPINELLI…

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Gianluca Di Feo e Primo Di Nicola per "l'Espresso"

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1 - GATTOPARDO DI PAOLA...
Cari americani, imparate dal Gattopardo. E muovetevi prima che arrivi la sinistra al potere. Nell'ottobre 2005 Giampaolo Di Paola, allora al vertice delle forze armate e oggi ministro della Difesa, sollecitava l'ambasciata statunitense a firmare subito l'accordo per la base di Sigonella. "Di Paola ha detto che nel caso in cui ci fosse un cambio al governo dopo le elezioni del prossimo aprile, senza l'accordo di Sigonella firmato diventerebbe politicamente impossibile per gli Usa continuare a operare con le mani relativamente libere che ora abbiamo nelle basi italiane".

5al40 mario pescante

L'ambasciatore Ronald Spogli sintetizza così il suggerimento dell'ammiraglio in uno dei cablo inediti di WikiLeaks. E a Washington Spogli riferisce prontamente la lezione di Tomasi di Lampedusa, appresa da Di Paola: "Qualcosa deve cambiare (cioè l'accordo su Sigonella deve essere firmato), affinché nulla cambi (ovvero le operazioni americane sulle basi italiane continuino senza alcuna restrizione)". Grazie ai consigli dell'ufficiale italiano, oggi principale sostenitore del caccia made in Usa F35, l'installazione siciliana è diventata la vera portaerei statunitense per controllare Africa e Medio Oriente.
S. Mau.

2 - L'ESPRESSO STACCA PANORAMA...
"L'Espresso" sorpassa "Panorama", titolavamo nel febbraio scorso. Oggi, stando alle rilevazioni di Audipress, la società che tre volte l'anno misura il numero dei lettori raggiunti da quotidiani e periodici, dobbiamo dire: ""l'Espresso" stacca "Panorama"". Infatti, se nell'ultimo trimestre del 2011 "l'Espresso" è riuscito - per la prima volta dopo molti anni - a superare i lettori di "Panorama", oggi quel divario è ulteriormente aumentato. Nel primo trimestre del 2012, infatti, i lettori de "l'Espresso" hanno raggiunto quota 2 milioni e 644 mila (+4,2 per cento rispetto agli ultimi tre mesi del 2011) mentre quelli dello storico concorrente "Panorama" sono scesi a 2 milioni e 423 mila (-1,8).

MACCARI

Il vantaggio de "l'Espresso" rispetto a "Panorama" passa dunque da 70 mila a 221 mila lettori in più e, in particolare, con un milione e 684 mila lettori mantiene il suo primato su "Panorama" tra i lettori uomini (mentre le lettrici donne sono cresciute del 10,6 per cento). Buone notizie anche da "Repubblica", il quotidiano che per la quindicesima volta conquista la readership nel segmento dei quotidiani portando a 158 mila lettori il suo vantaggio sul "Corriere della Sera".

3 - VILLA ARZILLA TG1...
Largo ai vecchi. Al Tg1, dopo l'arrivo del pensionato Alberto Maccari alla direzione, si riscoprono professionalità perdute. Da tempo viene utilizzato, con un pingue contratto di collaborazione (5 mila euro lordi al mese), l'ex caporedattore Dino Sorgonà, 71 anni suonati, e che Maccari vorrebbe utilizzare persino su trasferte delicate come l'Ecofin o il G8 al posto degli inviati della testata.

Gianni De Gennaro

Ma non c'è solo Sorgonà. Con Maccari, resistono, sempre con ricche collaborazioni, Gianni Bisiach (85 anni), Sandro Ceccagnoli e Marina Como, 74 anni tutti e due. Il cdr del Tg1 ha provato più volte a sensibilizzare il direttore sul fatto che non si possono far lavorare collaboratori al posto dei redattori e degli inviati, ma Maccari è stato sarcastico: "Chi si lamenta, farebbe bene a imparare prima a scrivere in italiano". S. N.

4 - BOLLETTA OLIMPICA...
Morto il sogno olimpico, nasce un nuovo carrozzone? Era il 15 febbraio quando il presidente del Comitato olimpico Roma 2020, Mario Pescante, ufficializzava il ritiro della candidatura della Capitale ad ospitare i Giochi, dopo il niet di Monti. A tre mesi di distanza, però, la struttura del Comitato "lavora" ancora.

Massimo D'Alema

A fronte di spese stimate fino a oggi intorno ai 7 milioni di euro, già a fine marzo si era parlato di avviare una fase di liquidazione. Il Cda che doveva chiudere i bilanci era stato convocato il 23 aprile, ma poi rinviato. Sembra infatti che esista un certo imbarazzo nel rendere ufficiali le spese sostenute: circa 7 milioni appunto, tra consulenze, sondaggi e campagne di comunicazione. Una bella bolletta per le casse pubbliche, considerando il fiasco dell'iniziativa. M.V.

5 - FIDUCIA AL MASSIMO...
Adesso la patata bollente passa nelle mani del nuovo sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni De Gennaro, che avrà la delega sulla materia. Ma in grande riservatezza, da settimane, il premier Mario Monti stava già scrivendo i decreti attuativi con i quali conta di ridefinire gli "assetti organizzativi dell'intero comparto", anche "cercando forme di risparmio attraverso una razionalizzazione delle risorse".

Enrico Bondi

Alla piccola rivoluzione del premier per ridare vigore e mettere ordine all'attività di Aise e Aisi, le due branche dei nostri servizi segreti, rischia di aggiungersene un'altra, quella a cui stanno pensando al Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica presieduto da Massimo D'Alema, che vigila appunto sulle attività dei nostri agenti. Secondo alcuni membri del Copasir, bisogna infatti rafforzare i poteri di controllo del Comitato sull'attività dei servizi.

Attualmente, i responsabili di Aise e Aisi al massimo relazionano l'organo parlamentare, senza che esso possa chiedere verifiche. Il potere di mettere in moto il servizio ispettivo interno spetta infatti solo alla presidenza del Consiglio. E ciò non basta perché, come dice a "l'Espresso" un'autorevole fonte parlamentare, alla luce di alcune esperienze recenti, "fidarsi è bene, non fidarsi è meglio". P. D. N.

6 - BONDI TAGLIA IL PREMIER...
Mario Monti si pentirà presto di aver nominato Enrico Bondi. Il supercommissario alla spesa pubblica, infatti, ha cominciato a guardare i bilanci interni dei ministeri e ha scoperto che gliene manca uno: quello della presidenza del Consiglio dei ministri. Così ha scritto al sottosegretario alla presidenza Antonio Catricalà per avere i dati. Nessuno si era mai spinto a tanto: Palazzo Chigi era sempre rimasto sostanzialmente immune dai tagli. Forse anche per questo i suoi conti sono lievitati. I dipendenti sono 4.438, di cui 517 dirigenti: uno ogni 8,5 dipendenti. E ben 1.625 di loro sono "comandati", cioè distaccati da altre amministrazioni. V. D.

7 - QUANTO FA OTTO PER MILLE?...
Fare chiarezza sulla gestione dell'8 per mille. Lo chiede il senatore Pd Giovanni Legnini, che ha presentato una proposta di legge per introdurre maggiori controlli. La proposta prevede che il governo definisca ad ogni inizio anno i settori da finanziare: essenzialmente, fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione dei beni culturali. E che rispetti gli impegni: dei 145 milioni raccolti nel 2011, ben 57 sono stati dirottati sulle nuove carceri. Un tema estraneo alle finalità della legge. B. B.

8 - PARLAMENTO IN CIFRE...
2 sono i parlamentari che hanno costituito una nuova componente al Senato denominata Siamo Gente Comune movimento territoriale. Si tratta degli ex leghisti Rosy Mauro e Lorenzo Bodega, che ora avranno diritto ad uno spazio maggiore durante i lavori parlamentari ma anche a locali, attrezzature e contributi finanziari.
a cura dell'associazione Openpolis

ROSI MAURO

9 - MONSIGNOR HOLLANDE VI BENEDICA...
Chi avrebbe mai detto al superlaico socialista François Hollande, non sposato ma convivente, che gli sarebbe stato chiesto di diventare canonico della Cattedrale del papa, un privilegio che normalmente spetta ai prelati e che gli dà comunque il diritto di essere chiamato Monsignore?

FRANCOIS HOLLANDE

Il neo-eletto presidente francese è stato invitato a prendere possesso del titolo di "canonico onorario" della basilica di San Giovanni in Laterano di Roma dal Capitolo della Cattedrale: un titolo che fin dal 1604, con Enrico IV, spetta ai capi di Stato transalpini (prima ai re e ora ai presidenti della Repubblica) a capo di quella Francia considerata "figlia maggiore della Chiesa".

L'invito è stato inviato a Hollande subito dopo la sua elezione all'Eliseo. Nicolas Sarkozy aveva preso possesso del titolo il 20 dicembre 2007, quando si recò in visita da Benedetto XVI. Prima di lui, il titolo era stato accettato da Charles de Gaulle, Giscard d'Estaing e Jacques Chirac, mentre René Coty e Georges Pompidou lo hanno rifiutato, e François Mitterrand non ha mai dato una risposta ufficiale. B. C.

10 - CARISSIMO PAPA...
Viaggi papali sotto tiro. Troppo costosi, questa l'accusa. Così è stato ad esempio per le ultime visite in Spagna e a Palermo. Ma nel caso della visita del 13 maggio ad Arezzo, La Verna e Sansepolcro, le polemiche sui costi eccessivi sono rimbalzate in Parlamento, dove un'interrogazione dei radicali Donatella Poretti e Marco Perduca chiede ragione della spesa di 500 mila euro giudicata "stratosferica" (in realtà secondo gli organizzatori sarebbero 350 mila).

benedetto xvi

Nel mirino i 120 mila euro concessi alla diocesi di Arezzo dalla Regione Toscana ("Ne avevano chiesti 150, noi li abbiamo ridotti", spiega il presidente Enrico Rossi) e i 90 mila stanziati dal Comune aretino. Soldi, si giustifica il sindaco Giuseppe Fanfani, nipote del leader dc Amintore, che sono serviti alla sicurezza e all'organizzazione logistica, dalle transenne al noleggio dei gabinetti chimici. A Palermo, ad esempio, nel settembre 2010, solo gli impianti di amplificazione costarono 300 mila euro e le transenne 200 mila. M. La.

11 - MEDITAZIONI JAZZ...
Gaetano Liguori è tra i migliori pianisti jazz italiani. Ma è anche un musicista militante d'altri tempi: dal '68 in poi è stato comunista, sandinista, guevarista, amico di tutte le rivoluzioni. Il suo ultimo disco s'intitola "Noi credevamo (e crediamo ancora)". Nei giorni scorsi, durante un concerto della rassegna milanese Piano City al Teatro Litta, dopo un ricordo del Nicaragua ha raccontato che l'indomani, domenica, avrebbe suonato al centro San Fedele, l'indirizzo chic dei gesuiti ambrosiani, diretto da padre Bertagna: "Ma con 'sta storia del "ci crediamo ancora" il padre era diffidente. Allora ci ho pensato su e come titolo del concerto gli ho proposto "Pianoforte per una meditazione spirituale". Così sono più tranquilli". In verità, Liguori è in cordiali rapporti con molti gesuiti, dai tempi di padre Bartolomeo Sorge. E poi sì è mai visto davvero un comunista che gabba un gesuita? E. A.

12 - LARGO AI PRIVATI...
"Valorizzazione del patrimonio storico-artistico immobiliare": è il titolo di una bozza di documento che circola al ministero dell'Economia. La bozza - curata dalla Consip, la società controllata dal Tesoro specializzata negli acquisti di beni e servizi della pubblica amministrazione - premette: "È necessario rimuovere il pregiudizio che un significativo intervento privato sia da considerarsi con diffidenza". Per questo, anche per i beni archeologici, la collaborazione pubblico-privato è una soluzione privilegiata. M. A.

13 - FORTUNATO LUCIGNANO...
Lottomatica ha assunto un nuovo lobbista. Si chiama Gianluca Lucignano, e da qualche giorno è il nuovo capo delle relazioni istituzionali del gruppo guidato da Marco Sala. Romano, classe 1973, Lucignano ha lavorato per il Campus Biomedico dell'Opus Dei (pare che i rapporti con l'Opera si siano poi interrotti) ed è stato commissario dell'Ipab, il centro per ciechi della Regione Lazio di Renata Polverini. Un'avventura che gli causò qualche grattacapo: Lucignano fu accusato dalla Uil di utilizzare per tutto il giorno due autisti che, secondo il sindacato, dovevano invece essere a disposizione dei disabili.

Angelo Binaghi

Ora Lottomatica conta sulle sue capacità e, maligna qualcuno, sui buoni uffici che il lobbista può vantare al ministero dell'Economia. Sua moglie Barbara Russo, in effetti, lavora proprio nel dicastero da cui dipendono i Monopoli, l'organo con cui Lottomatica si deve interfacciare nel business dei giochi. Per la precisione, la Russo è assistente di Vincenzo Fortunato, il potentissimo capo di gabinetto di Monti. Per Lucignano una vera fortuna. E. Fitt.

14 - BINAGHI VOLA EMIRATES...
Scorpacciata di sponsor per gli Internazionali d'Italia di tennis, che si concluderanno domenica 20 maggio. Il debutto più rilevante al Foro Italico è quello della Emirates, la compagnia aerea di Dubai che punta gran parte del suo budget pubblicitario sullo sport professionistico. L'arrivo degli emiri ha creato qualche malumore allo sponsor numero 1 del torneo, la Bnl del gruppo Bnp-Paribas.

La banca presieduta da Luigi Abete è il maggiore sostenitore degli Internazionali dal 2006, quando venne firmato un contratto per una cifra variabile fra 1,5 e 2 milioni di euro, secondo i risultati economici della manifestazione. L'arrivo della Emirates è un successo personale del presidente della Federtennis (Fit), il cagliaritano Angelo Binaghi. Chi non lo ama gli rimprovera una gestione personalistica e un po' troppo focalizzata sulle sue relazioni locali. Un esempio? Fra gli sponsor c'è l'acqua minerale Smeraldina di Tempio Pausania. Ma Binaghi tira dritto e punta a essere riconfermato dopo i Giochi di Londra. G.T.

15 - CHIODI BUCA IL BUDGET...
L'eco delle proteste contro i costi della politica non sembra essere arrivato a L'Aquila, sebbene la situazione ancora drammatica della città terremotata imporrebbe estremo contegno. Nel capoluogo abruzzese, infatti, anziché diminuire, i benefit aumentano. Con la delibera 243 nei giorni scorsi la Giunta regionale si è aumentata il budget a disposizione: 25.735 euro in più per l'indennità di trasferta e il rimborso spese per le missioni del governatore Gianni Chiodi e dei suoi dieci assessori.

PAOLO BERTOLUZZO - copyright Pizzi

Ovvero viaggi all'estero e spostamenti vari sul territorio regionale. Il motivo del provvedimento? Lo stanziamento fissato in bilancio è "insufficiente rispetto alle esigenze". Come dire: sull'onda delle critiche alla casta, ci siamo tenuti troppo stretti. Il denaro necessario proviene dal fondo di riserva, usato per far fronte a emergenze e spese non previste. Come probabilmente viene considerato a L'Aquila il rincaro del carburante negli ultimi mesi. P. FA.

16 - FORMICHE IN RETE...
Una pattuglia multipartisan di parlamentari promette di incalzare il governo sulla liberalizzazione della rete fissa telefonica. In un seminario a porte chiuse organizzato da Formiche, alla presenza di alti dirigenti di Vodafone Italia (c'era l'amministratore delegato Paolo Bertoluzzo) e Fastweb (con il direttore affari legali e regolamentari, Giovanni Moglia), deputati del Pdl, del Pd, dell'Udc e della Lega Nord si sono impegnati a organizzare altre incursioni parlamentari oltre quella andata in porto dell'emendamento al decreto Semplificazioni. L'emendamento approvato, che mira alla liberalizzazione del servizio di manutenzione della rete fissa, è stato bollato con queste parole dal presidente di Telecom, Franco Bernabè: "Esproprio incostituzionale". M.A.

17 - L'ECO DI PIANOSA...
Il supercarcere di Pianosa potrebbe diventare "istituto di pena a vocazione ecologica": lo annuncia alla Camera il sottosegretario alla Giustizia Andrea Zoppini, secondo cui il penitenziario dell'isola toscana che ospitò tra gli altri Totò Riina e Raffaele Cutolo potrebbe essere utilizzato per far fronte al sovraffollamento delle carceri italiane. A Pianosa, nelle intenzioni del governo, si avrebbe un "carcere aperto" che, nel prevedere una custodia leggera, possa assumere anche l'impegno di attendere alla tutela ed allo sviluppo dei valori ambientali, paesistici e naturalistici propri dell'isola: per questo i detenuti sarebbero soggetti "ad un'attività di educazione, istruzione e formazione finalizzata alla tutela e valorizzazione del territorio e alla salvaguardia dei suoi equilibri". B.C.

18 - VINCA IL MIGLIORE...
Basta figuracce: dopo due anni di critiche per i cartelloni della Festa dell'Unità di Roma, il Pd ha deciso di bandire un concorso per il manifesto dell'edizione 2012. Nel 2011 avevano fatto scalpore le gambe scoperte della ragazza ritratta nel cartellone, una "immagine strumentale del corpo femminile", secondo le donne del comitato Se non ora, quando. Così, quest'anno, Marco Miccoli, segretario del Pd di Roma e Gianluca Santilli, responsabile della comunicazione, hanno deciso di affidarsi a un concorso pubblico. Pur di evitare altre polemiche. C. C.

ENRICO ROSSI

19 - VOTO: ZERO...
Dopo il primo turno delle amministrative il sito Web della Fondazione Città Nuove, emanazione del presidente della Regione Lazio Renata Polverini, ha gioito per "il risultato più lusinghiero" incassato dall'omonima lista: 36 per cento a Pescorocchiano. Una performance di tutto rispetto, mentre il centrodestra colava a picco. Peccato, però, che l'abbia ottenuta in un piccolo comune in provincia di Rieti con appena 2.181 elettori. Non solo: questo buon risultato non ha comunque consentito alla formazione politica della governatrice di eleggere un sindaco tutto suo.

La poltrona di primo cittadino di Pescorocchiano è andata infatti al candidato di una delle altre due liste civiche in lizza oltre a Città Nuove. La Polverini può però consolarsi con le percentuali raggiunte nei due capoluoghi del Lazio in cui si votava, Frosinone (7 per cento) e Rieti (4). Decisamente peggiore invece il risultato di Genova, unica grande città in cui Città Nuove si è presentata: appena lo 0,7 per cento. Praticamente, quasi nulla. A. Ma.

20 - TOSCANA IN ERBA...
Per alcuni consiglieri dell'opposizione, il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, Pd, ha "sdoganato lo spinello". Motivo? L'approvazione, prima Regione in Italia, di una legge per facilitare l'uso della cannabis a scopo terapeutico (vedere anche "L'erba della Toscana è sempre più verde", "l'Espresso" n. 20). Provvedimento contro il quale si è scagliata l'opposizione, dall'Udc al Pdl.

Ma come e perché si è arrivati a questa legge? La spinta, spiega a "l'Espresso" Enzo Brogi, il consigliere del Pd che ne è stato l'artefice, è venuta dalla storia dolorosa di Alessia Ballini, consigliere regionale morta un anno fa per tumore. "Per alleviare i suoi dolori", racconta, "Alessia era costretta a ricorrere al mercato clandestino della cannabis. Per questo abbiamo fatto la legge che facilita l'uso della cannabis a scopo terapeutico. Per i tanti malati che la richiedono". M. La.

 

 

“THE GLOBE”: MARYLYN MONROE E JFK EBBERO UN FIGLIO - MICK JAGGER TIRCHIO: ‘NEGOZIAVA PERFINO IL PREZZO DELLE PROTITUTE’

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Vittoria Cecchi Gori per Dagospia

THE GLOBE - MARILYN MONROE E JFK

1 - IL FIGLIO DI MARYLYN MONROE E JFK (IL SEGRETO CHE HA SPEZZATO IL CUORE DI JACKIE O)...

http://bit.ly/LdNSR8
Celeb Dirty Laundry -
"The Globe" rivela in copertina che Marilyn Monroe e il Presidente USA JFK abbiano avuto un figlio durante la loro love story.

MARILYN MONROE

Un nuovo libro, 50 anni dopo la morte misteriosa della star americana, sostiene che Marilyn abbia partorito il figlio illegittimo, di Kennedy. Il segreto sarebbe stato mantenuto per un breve periodo, poi Jackie Kennedy lo avrebbe scoperto e la notizia le avrebbe spezzato il cuore.


2 - MICK JAGGER TIRCHIONE, NEGOZIAVA IL PREZZO DELLE PROSTITUTE IN TOUR CON I ROLLING STONES...

MICK JAGGER

http://bit.ly/JCi5x8
Radar Online -
Un nuovo libro, intitolato "Backstage Pass VIP" sostiene che Mick Jagger non sia uno spendaccione, anzi...pare che la rock star senza eta' sia veramente tirchio. Già da giovane era un capitalista conservativo e non amava spendere, contava sempre i suoi soldi, anche le monetine.

In tour con i Rolling Stones, negli anni '70, "negoziava anche il prezzo delle prostitute in Europa", sostiene l'autrice Debra Sharon Davis. Dice che Jagger si sentiva sempre in colpa a pagare per sesso e che credeva di pagare di più e di essere sfruttato!

MICK JAGGER E CARLA BRUNI-SARCOZY

Preferiva pagare, nonostante potesse avere sesso gratis, racconta la scrittrice, perchè Mick e' un maschilista e pagando esercitava il suo potere e la sua superiorita' nei confronti delle donne.

Nel libro si parla anche della bulimia di cui soffriva John Lennon.


3 - JOHN TRAVOLTA IN "GAY GREASE": PROVò A FARE UN POMPINO ALL'ATTORE JEFF CONAWAY...

JEFF CONAWAY E JOHN TRAVOLTA IN "GREASE"

http://bit.ly/JSfLBc
Daily Mail -
Vikki Lizzi, ex fidanzata di Jeff Conaway, che ha recitato con John Travolta nel film cult "Grease" (nel ruolo di Kinekky), ha confessato al "National Enquirer" che Travolta una volta avrebbe cercato di praticare sesso orale a Conway mentre l'attore dormiva, nella sua casa di Los Angeles.

JEFF CONAWAY

Dice che Conaway, morto l'anno scorso, lo avrebbe scritto in una lettera suicida nel 2006 (suicidio fallito).Travolta e' attualmente accusato da alcuni uomini per molestie sessuali.

A "Star" magazine Vikki ha raccontato che il suo ex, Conaway, le aveva raccontato che il matrimonio tra Travolta e la moglie Kelly Preston era combinato e finto, solo un contratto.


4 - PIACCIONO A JOHN TRAVOLTA: RICHARD GERE, GEORGE MICHAEL E "SUPERMAN" (IL CONTO DEGLI AMANTI SALE A 100)...

NATIONAL ENQUIRER: JOHN TRAVOLTA

http://bit.ly/Ljh0N7
Gossip David -
Sulla copertina del "National Enquirer" lo scandalo Gay di John Travolta...ma ancora meglio (per noi lettori non certo per lui e la sua famiglia) la lista delle star (di sesso maschile) di Hollywood con cui Travolta avrebbe voluto o avuto relazioni sessuali:

Jeff Conaway (sua co-star di "Grease"), George Michael, Richard Gere, John Savage ("Il Cacciatore), l'attore televisivo John Urich e il "Superman" Christopher Reeve. Secondo il giornale sensazionalista J.

Travolta sarebbe stato l'amante di oltre 100 uomini e L'Enquirer racconta di essere già in possesso di alcune testimonianze.


5 - MICHELLE OBAMA VOLEVA DIVORZIARE DA  BARACK NEL 2000

MICHELLE E BARACK OBAMA

http://bit.ly/LjgUFk
Hollywood Life -
Quella che oggi appare una coppia solidissima, nel passato, ha avuto gravi problemi di incomprensione.

Michelle Obama, moglie del Presidente degli Stati Uniti, nel 2000, aveva iniziato la pratiche per il divorzio, e pare che suo marito Barack Obama fosse talmente disperato, che gli amici temevano potesse suicidarsi.


6 - ANGIE E BRAD: FESTA DI FIDANZAMENTO (DA 100 MILA $) COLMA DI STAR...

BRAD PITT E ANGELINA JOLIE

http://bit.ly/JBGaGj
Now -
"Now" magazine riporta che Angie e Brad stanno organizzando a Londra, per fine estate, una festa di fidanzamento incredibile. Pare che il costo della festa si avvicinerà ai 100.000 dollari e ci saranno ben 250 invitati. Il menu' lo deciderà lo chef delle star Jamie Oliver, grande amico della coppia.

BRAD E ANGIE

Angie e Brad inviteranno molte persone famose fra cui probabilmente alcuni ex come Gwyneth Paltrow e Johnny Lee Miller (ex marito della Jolie). Si dice che la coppia si sposerà in autunno nel castello di loro proprietà, in Francia.

Altre fonti smentiscono assicurando che le nozze Jolie-Pitt si terranno a giugno in concomitanza con il compleanno di Angelina (il 4).


7 - HILLARY CLINTON TORTURA BILL...

HILLARY CLINTON SENZA TRUCCO

http://bit.ly/LdNSR8
Celeb Dirty Laundry -
Secondo "The Globe", Hillary Clinton e' disperata! Vuole il divorzio da Bill che non si decide. Pare sia cosi' infelice da tentare..... rimedi estremi: da mesi non fa la ceretta da nessuna parte del corpo (!!!) ed e' super pelosa. Si rifiuta anche di truccarsi sperando che la sua apparenza sciatta convinca il marito a concederle "la liberta'".

GEROGE CLOONEY


8 - GEORGE CLOONEY SULLA SPIAGGIA...

http://bit.ly/KfxGAi
Just Jared -
George Clooney e' stato fotografato sulla spiaggia di Malibu con un amico a quattro zampe dolcissimo. Pare, che l'attore 50 enne stesse girando uno spot per la televisione italiana.
Guarda le foto nella gallery...


9 - JENNIFER LOPEZ NUMERO 1 SU FORBES, SFOGGIA DIVERSI BIKINI PER "VOGUE"...

JENNIFER LOPEZ

http://bit.ly/Ku3bX3
http://bit.ly/JROb6r
Ok! e Radar -
Muy Caliente! Jennifer Lopez ha grande successo quest' anno! E' stata nominata prima nella lista delle 100 star piu' potenti (avendo guadagnato 54 milioni in un anno e molta attenzione dei media). Seguita da Oprah Whifrey, Justin Bieber, Rihanna e Lady Gaga (che l'anno scorso era prima).

Guarda le foto sexy della star che indossa costumi da bagno per "Vogue" magazine. Le foto sono state scattate da Mario Testino a Miami il mese scorso.
Le foto hot nella gallery...


10 - GEMELLI CHIRURGHI, MAESTRI DELL'INGRANDIMENTO DEL PENE...

GEMELLI CHIRURGHI ROBERTO E MAURIZIO VIEL

http://gaw.kr/Koofhr
Gawker -
I gemelli chirurghi plastici, Roberto e Maurizio Viel, con studi a Dubai e a Londra sono i maestri dell'aumento della lunghezza e larghezza del pene!

I gemelli che si sono rifatti a vicenda per assomigliarsi di piu' spiegano in un'intervista a "The Independent" che ingrandire il pene e' difficilissimo perche' l'organo riproduttivo maschile "si e' evoluto per sopportare grandi stress e variazioni in termini di dimensioni" e per questo "l'organo resiste a quasi tutti i tentativi di ingrandimento permanente".

I gemelli Viel, pero', hanno trovato due modi possibili per soddisfare questa richiesta. Il primo, iniettare grasso per aumentarne la larghezza e il secondo, un'operazione che rende il pene piu' lungo di due pollici (anche se la lunghezza del pene eretto resta la stessa).

I PIEDI DI KATE MOSS

Roberto Viel dice di fare almeno 200 "plastiche al pene" all'anno.


11 - KATE MOSS NON E' UNA MODELLA DI "PIEDI"...

http://bit.ly/KyGh4J
Radar -
Kate Moss e' considerata una delle donne piu' belle al mondo ma anche lei ha difetti: i suoi piedi mettono paura! Le dita storted i diverse lunghezze e pieni di minuscole ferite!

Di certo non sara' stato questo suo attributo a renderla la top model piu' famosa del mondo!
Le foto, nella gallery...

DAVID BECKHAM IN GRECIA


12 - DAVID BECKHAM IN GRECIA...

http://bit.ly/KoooBu
Just Jared -
David Beckham e' ad Atene, in Grecia per promuovere un evento olimpico. La stella del calcio 37enne era presente quando i funzionari greci hanno formalmente consegnato la torcia olimpica agli organizzatori delle Olimpiadi estive di Londra del 2012.
Le foto, nella gallery...


13 - IN SCIOPERO LE SPOGLIARELLISTE PARIGINE...

DITA VON TEESE AL CRAZY HORSE

http://bit.ly/JclLWY 
The Blaze -
Quando un nightclub non può permettersi di pagare le l"ballerine esotiche"(o spogliarelliste) si capisce che l'economia va veramente male...Le stripper del famoso club di Parigi, il Crazy Horse, sono in sciopero perché dicono che la loro paga è "più che miserabile".

"Il Crazy Horse, uno dei club del suo genere più conosciuto e popolare al mondo ha dichiarato che, per la prima volta da quando il cabaret è stato creato nel 1951, è stato costretto a cancellare le performance di questa settimana" riporta CNBC.

KATY PERRY


14 - KATY PERRY SUPER HOT IN LATEX...

http://bit.ly/L4KSam
Drunken Stepfather -
Scollatissima (come sempre) in tutina di latex, Katy Perry posa seducente, in stile sado-maso, in queste foto trovate da "Drunken Stepfather".
Guarda le foto nella gallery...


15 - TRASH A CANNES: ‘L'ATTRICETTA' PHOEBE PRICE SENZA MUTANDE SUL RED CARPET...

PHOEBE PRICE

http://bit.ly/JCkJmF
Egotastic! -
Non si sa come l'attrice di ‘quarta' categoria e reality star Phoebe Price sia stata lasciata entrare a Cannes.

Al suo arrivo sul red carpet per una serata del film festival la Price ha causato scandalo decidendo di mostrare a tutti il suo lato A, senza mutandine...Ancora peggio, pare che quella sera fosse indisposta...Che schifo! Arrestatela! Questo comportamento dovrebbe essere illegale!
Le foto (spaventose) nella gallery...

 

MONOLOGO LADRO - LO SCRITTORE GIAMPIERO ROSSI ACCUSA SAVIANO DI AVER “ATTINTO A PIENE MANI DAL SUO LAVORO”

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Lettera di Giampiero Rossi a "il Fatto quotidiano"

Caro Saviano,
ti scrivo a proposito della trasmissione di mercoledì sera e, in particolare, della tua narrazione iniziale della tragica vicenda della strage dell'amianto a Casale Monferrato. Ho apprezzato che una voce molto ascoltata abbia deciso di affrontare questo argomento al quale, da giornalista e da cittadino, mi sono appassionato al punto da dedicarvi anni di lavoro ininterrotto che finora hanno portato alla pubblicazione di due libri. Di conseguenza mi ha inevitabilmente gratificato il fatto che tu, l'altra sera, abbia scelto di attingere a piene mani dal mio lavoro.

COPERTINA DEL LIBRO DI GIAMPIERO ROSSI MAFIA A MILANO

Anzi, dai miei lavori, dal momento che i libri dai quali sono stati palesemente tratti diversi passaggi del tuo bel monologo sono due: La lana della salamandra, che proprio il direttore del giornale che oggi ospita questa lettera pubblicò in allegato all'Unità nel 2008 (e che poi è stato tradotto e pubblicato in Spagna, Francia, Brasile e Messico), e il recentissimo Amianto. Processo alle fabbriche della morte che invece racconta tutto il processo Eternit, arricchito dalle emozioni e dai ricordi dei familiari delle vittime.

GIAMPIERO ROSSI

Quello che ho trovato assai meno piacevole, però, è una certa mancanza di riconoscimento per chi quel lavoro lo ha realizzato. Tu lo sai bene, fare un'inchiesta, una ricostruzione storica, un racconto completo di vicende complicateedenormi,comequesta, comporta davvero tanta pazienza, volontà, tempo, passione. Perché, dunque, non riconoscere a chi ha investito tanto, almeno la paternità di quel suo lavoro?

Eppure non sono pochi i particolari che hai scelto di utilizzare nel tuo racconto e che, guarda caso, sono tutti presenti in quei due libri (nel primo soprattutto) e non altrove, perché si tratta di racconti, confidenze, piccole sfumature emerse dalla mia lunga frequentazione della gente di Casale e della signora Romana Blasotti Pavesi in primo luogo.

Per esempio l'episodio del cinema, la scelta di "Ninotchka" con il Mario che l'aveva già visto, non lo troverai da nessuna parte, solo ne La lana della salamandra; oppure le piccole chiavi di lettura germinate spontaneamente, da sole, mentre il libro veniva scritto (i Tartufi il Barbera e Krumiri, "la città bianca"...), o il dialogo tra Marengo e Pondrano che in trasmissione è stato ripreso dallo stesso libro, dove peraltro (e me ne scuso) è riportata in una versione lievemente incompleta.

COPERTINA DEL LIBRO DI GIAMPIERO ROSSI LA LANA DELLA SALAMANDRA

In quello nuovo, se vuoi, la trovi nella sua versione originale, in dialetto, contenuta anche negli atti del processo di Torino. E poi molte altre suggestioni, dettagli o personaggi che non sono rilevanti per la storia in sé, ma che a suo tempo mi erano sembrati utili per la narrazione: il Palombaro, la panettiera, il cappello di feltro del capo, il bancario, la spiaggetta... Ripeto, mi fa piacere che certe immagini siano risultate valide anche per il tuo racconto televisivo, però ti chiedo: cosa accadrebbe se domani in un mio libro, o in un articolo utilizzassi frasi, immagini ed episodi tratti da Gomorra amalgamandoli a un mio scritto senza dire che li ho presi da un tuo lavoro?

ROBERTO SAVIANO A QUELLO CHE NON HO jpeg

Ci sono questioni più gravi e più serie, certo, ma almeno tra chi si spende per importanti battaglie etiche e culturali ci si attende condotte coerenti. In questo caso "la macchina del fango" non c'entra. È solo una questione di correttezza. So bene anche che la televisione ha le sue regole: ma esistono mille modi per rispettarle e al tempo stesso non calpestare altre regole deontologiche e diritti altrui. Ho notato, tra l'altro, che per i pochi fotogrammi proiettati alle tue spalle, qualcuno ha avuto la premura di citare la fonte. Perché per le immagini sì e per le parole no? Eppure proprio le "parole" sono state il cuore della trasmissione.

Insomma, Roberto, vai avanti con le tue importanti campagne di informazione , acculturamento e sensibilizzazione di tanti giovani e meno giovani del nostro smemorato paese, continua il tuo prezioso lavoro, ma - per favore - sii più attento anche al lavoro dei tanti colleghi che cercano di fare altrettanto, quasi sempre con minore visibilità ma quasi mai con minore impegno. Sono sicuro che citare chi ha fatto cose che hai trovato interessanti e utili non toglierà assolutamente nulla al tuo valore e al tuo prestigio. Buon lavoro.

2 - COSÌ LO SCRITTORE NELLA SUA PERFORMANCE TELEVISIVA

1. MARIO la invita subito a fare una passeggiata e ad andare al cinema, a vedere "Ninotchka", perché Romana ama Greta Garbo. Mario quel film l'ha già visto, ma lo rivede per portarci lei.

ROBERTO SAVIANO E FABIO FAZIO IN _QUELLO CHE NON HO

2. QUANDO VIENE aperta la fabbrica, Casale è conosciuta per i tartufi, i vigneti di Barbera, e i Krumiri.

3. DURANTE LA SECONDA guerra mondiale i piloti dell'aviazione inglese e americana che sorvolavano il Nord Italia vedevano una grossa macchia bianca sotto di loro e da quella capivano che erano proprio sopra Casale Monferrato. Era la polvere della fabbrica dell'Eternit, la fabbrica di amianto di Casale Monferrato, per tutti la "città bianca".

4. UNA FIBRA DI AMIANTO che galleggia a un metro di altezza impiega anche un giorno intero prima di posarsi sul suolo

5. INDOSSAVANO SEMPRE un fazzoletto in testa, perché non volevano avere i capelli grigi per la polvere...

6. UNA VOLTA IL CAPO del personale venne giù al Cremlino e disse che non c'era affatto polvere lì dentro. Ricordo che aveva un cappello nero di feltro. Un operaio glielo sfilò dalla testa e lo posò su una macchina. Poi gli disse: ‘Vieni a prenderlo fra otto o nove giorni e vediamo se qui non c'è la polvere'. Non lo rividero mai più lì sotto. Poi abbiamo saputo che anche il capo era morto di mesotelioma.

7. EVASIO INDOSSAVA una mascherina che gli copriva bocca e naso, poi si sigillava dentro la tuta da lavoro con degli elastici che gli chiudevano le maniche, il collo e il fondo dei pantaloni. Così conciato, sembrava proprio un palombaro e tutti infatti lo chiamavano così, "il Palombaro".

LIBERTA E GIUSTIZIA ROBERTO SAVIANO jpeg

8. L'AMIANTO ERA CONOSCIUTO fin dall'antichità. Nell'antichità era chiamato "lana della salamandra".

9. GIOVANNA, CRESCE in quel negozio e va a scuola in bicicletta sulle strade imbiancate di polvere d'amianto. Nel tragitto da casa al liceo era costretta a togliersi le lenti a contatto perché la polvere le rendeva insopportabili. A lei e ai suoi amici piaceva andare a giocare sulla famigerata "spiaggetta" sulla sponda del fiume, risultato dello scarico dei reflui dell'Eternit. Andavano lì a prendere il sole, c'erano molti pescatori e le famiglie facevano grigliate.

3 - COSÌ IL GIORNALISTA NEI SUOI LIBRI SULLA "LANA DELLA SALAMANDRA"...

1. "ANDAMMO a vedere "Ninotchka", perché a me piaceva tanto la Greta Garbo - ricorda - ma poi venni a sapere che lui lo aveva già visto". La lana della salamandra, pagina 24

2. FU NELL'AMBITO di quel processo di espansione che avvenne l'insediamento a Casale, in una terra ancora contadina, terra di tartufi, di vigneti di Barbera, Freisa e Grignolino, che assieme ai "Krumiri Rossi" avevano fama ben più ampia dei confini del Monferrato. pagina 49

3.UN'AREA dalla vocazione cementifera. Una tradizione economica dal lungo respiro, tant'è vero che ancora durante la Seconda guerra mondiale Casale veniva chiamata "la città bianca" e gli aerei alleati non riuscirono mai a distruggere il suo grande ponte sul Po perché una costante nube di polvere chiarissima ne impediva la vista ai bombardieri. pagina 50

4. UNA FIBRA DI AMIANTO liberata a un metro di altezza, infatti, può impiegare anche 24 ore prima di toccare il suolo. pagina 72

5. DONNE CON IL FAZZOLETTO sulla testa. Lo mettevano sempre, le operaie dell'Eternit, per non ritrovarsi con i capelli completamente bianchi.

ROBERTO SAVIANO E FABIO FAZIO IN _QUELLO CHE NON HO

6. UNA VOLTA IL CAPO del personale venne giù al Cremlino e disse che non c'era affatto polvere lì dentro - racconta ancora Anna Maria Giovanola - ricordo che aveva un cappello nero, di feltro. Un operaio glielo sfilò dalla testa e lo posò su una macchina. Poi gli disse: "Vieni a prenderlo fra otto o nove giorni e vediamo se qui non c'è la polvere". Non lo rividero mai più lì sotto. Poi abbiamo saputo che è morto anche lui di mesotelioma. pagina 56

7. OLTRE A INDOSSARE costantemente una mascherina che copriva bocca e naso, infatti, lavorava con sacchetti di plastica bloccati da elastici che gli chiudevano ermeticamente (almeno, lui pensava che così fosse) le maniche, il collo e il fondo dei pantaloni. Pondrano, che gli era molto amico, gli diceva scherzosamente che sembrava "un palombaro".

8. SECONDO UN'ANTICA credenza l'amianto altro non era se non "la lana della salamandra", cioè del piccolo anfibio ritenuto (erroneamente) in grado di sfidare il fuoco senza danno. pagina 48

9. CON LA BICICLETTA bisognava stare attenti, addirittura non cadere, perché la polvere era di due dita. (pagina 89) (...) E a scuola, la figlia della panettiera non può neppure usare le lenti a contatto, tanta è la polvere che si sparge nell'aria. (pagina 90 ) (...) Noi da bambini andavamo sulla spiaggetta a giocare, da grandi noi ragazzini andavamo a prendere il sole. (pagina 95)

 


DIVENTEREMO TUTTI VEGETARIANI? - GLI ITALIANI MANGIANO SEMPRE MENO CARNE…

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Agnese Codignola per "l'Espresso"

Gli italiani mangiano sempre meno carne, soprattutto rossa, di manzo. Colpa della crisi, certo, e poi dell'aumentata consapevolezza dei pesanti costi ambientali degli allevamenti, e dei possibili danni alla salute derivanti da un consumo che ecceda le due porzioni settimanali. Ma forse non solo. Forse la colpa va attribuita anche alla mucca pazza, ai polli ripieni di antibiotici, alle uova e ai maiali tedeschi e irlandesi alla diossina, agli hamburger americani con salmonella incorporata, e a molti altri casi che hanno suggerito che quelle fettine così rosee, quei polli tutti uguali e così economici, quei salumi dall'aspetto invitante nascondano in realtà sostanze chimiche, magari non sempre salubri.

PROCESSO ALLA CARNE SOSTANZE ILLEGALI SPESSO PRESENTI NEI CIBI

Eppure, le norme per la produzione di carni e insaccati sono molto severe, così come i sistemi di allerta, che mostrano di funzionare abbastanza bene, se è vero che le crisi verificatesi negli ultimi anni nei singoli Paesi non si sono allargate ad altri membri di un mercato sempre più globale. Ma se le autorità vigilano, a inquietare i consumatori restano le notizie su adulterazioni e contaminazioni. Vediamo i punti più critici.

PRIMA CHE SIA BISTECCA
La bistecca, così come la si acquista, deve essere "pulita". Come spiega François Tomei, direttore generale di Assocarni: "La legge prescrive che dal macello fino al punto vendita vengano mantenuti i quattro gradi per la carne fresca e i due gradi per quella macinata, e basta". Non sono dunque ammessi né conservanti né tantomeno coloranti o altro. Ma cosa accade prima del macello? Le maggiori preoccupazioni riguardano i mangimi come l'eventuale somministrazione di farmaci e ormoni.

Pratiche vietate, come ricorda lo stesso Tomei: "I mangimi sono sempre di origine vegetale: la somministrazione di proteine animali è vietata in Europa da più di dieci anni. Da noi i controlli sui mangimi funzionano, come dimostra il fatto che tutti gli scandali che si sono susseguiti negli ultimi anni non hanno mai coinvolto animali allevati in Italia". Anche i farmaci non dovrebbero essere dati se non in caso di necessità, come chiarisce ancora Tomei: "Sono somministrati solo sotto stretto controllo del veterinario, che deve annotare quanto prescritto in un registro specifico e attendere un periodo fissato prima dell'invio dell'animale al macello, per garantire che i residui del farmaco siano scomparsi.

E anche in sede di macellazione ci sono controlli: qualora siano rinvenuti residui di farmaci, l'animale è subito escluso, e qualora siano trovate sostanze illecite scatta la segnalazione alle autorità giudiziarie". E per quanto riguarda l'import: arrivano in Italia 400 mila tonnellate di carni bovine all'anno quasi esclusivamente dai Paesi dell'Ue e quindi sottoposte alle stesse norme igienico-sanitarie applicate da noi.

Ma basta un numero a inquinare questa agiografia della fettina. Mentre le percentuali di capi anomali riscontrati dai controlli standard si aggirano attorno allo 0,1-0,2 per cento, quando si vanno a fare studi specifici molti più animali sono fuori norma, tra il 20 e il 40 per cento. Le ragioni le spiega Elena Bozzetta, ricercatrice del laboratorio di SC Istopatologia e Test Rapidi dell'Istituto zooprofilattico del Piemonte, Valle d'Aosta e Liguria:

"Ci sono almeno due ordini di problemi. Il primo è che gli allevatori disonesti hanno imparato ad assortire piccolissime quantità di molte sostanze diverse, a volte decine, tra le quali ormoni, antidiabetici, antibiotici, e altro ancora, e questo rende molto difficile identificarle, anche perché alcune di esse come certi ormoni spariscono dopo poche ore, ed è pertanto sufficiente sospenderli un paio di giorni prima della macellazione per non trovarne più traccia. E poi dobbiamo ammettere che i controlli ufficiali vanno alla ricerca solo di singole sostanze e oggi non sono più adeguati".

CARNE IN MACELLERIA

Per scovare le adulterazioni, però, l'Istituto, insieme con il Centro di Orbassano nato per studiare il doping degli atleti delle Olimpiadi invernali del 2006 e riconvertitosi a questo genere di analisi, ha messo a punto un metodo sempre più usato in Italia e in attesa di un riconoscimento ufficiale a livello europeo. Spiega ancora Bozzetta: "Per capire se un animale è stato trattato con ormoni e farmaci che ne accelerano lo sviluppo si deve fare l'analisi istologica di tessuti come quelli mammari, del timo, della prostata. Se un vitello ha un tessuto da adulto è evidente che qualcosa non va".

Applicando questo metodo a un campione di 200 capi, i ricercatori piemontesi hanno trovato anomalie in più di un animale su tre. "In Italia il metodo è riconosciuto dal ministero", aggiunge Bozzetta: "Ma fino a quando non sarà recepito a livello europeo non potrà portare al sequestro dei capi anomali". Ci sono alcuni gruppi italiani come la Coop che eseguono questi test in proprio, per fornire al consumatore carni certificate, e lo stesso fanno alcuni gruppi emiliani che allevano animali da latte per il parmigiano.

POLLI E SALMONELLE
L'ultimo allarme è del 5 aprile scorso e arriva dalla Germania: uova (biologiche) alla diossina e Pcb. Ma già nel 2011 gli allevatori della signora Merkel avevano dovuto uccidere oltre 10 mila tra polli e tacchini, contaminati da diossina, e chiudere quasi 5 mila aziende. La stessa sostanza, peraltro, era stata rinvenuta un anno prima in Francia e in Polonia. Ma che cosa ci fa la diossina nel pollo, e come ci arriva? La colpa è degli oli vegetali usati per i mangimi, che troppo spesso vengono lavorati in stabilimenti non adatti, che producono oli anche per usi industriali.

L'Europa preme da tempo per normative più stringenti, ma nel frattempo l'Italia per prima ha varato, il 15 marzo scorso, un nuovo regolamento che stabilisce come devono essere assemblati e trasportati i mangimi (in maniera separata da altri oli), e predispone un sistema di monitoraggio più stringente.

Tutto dovrebbe rassicurare il consumatore italiano. Anche perché, spiega Aldo Muraro, presidente dell'Unione Nazionale Avicoltura, "in genere, il produttore fa tutto, dall'assortimento dei mangimi alla macellazione, e questo riduce molto le possibilità di contaminazioni e incidenti". Ma il vero rischio nel pollo sono le contaminazioni batteriche, per esempio da campylobacter (in aumento, e secondo l'Efsa presenti nel 75 per cento degli allevamenti italiani) e salmonelle (in diminuzione, secondo l'Efsa presenti nel 15 per cento dei pollai). Sono infezioni che, ammette Muraro, non potranno mai essere del tutto assenti. La buona notizia è che la cottura uccide entrambi gli agenti infettivi.

GUARDA COSA C'È NEL PANINO
Per fare gli insaccati ci vogliono la carne di maiale, il sale e le giuste condizioni di temperatura e umidità, ma anche parecchio altro, se non si vuole offrire al consumatore una massa grigiastra dal gusto discutibile. E l'elenco comprende esaltanti del sapore e del colore, conservanti, addensanti, antimicrobici, spezie e altro.
Per capire che cosa viene offerto oggi al consumatore, nel 2011 l'Istituto per la valorizzazione dei salumi italiani insieme ad altre associazioni di produttori ha commissionato all'Inran uno studio dal risultato sorprendente.

Come sottolinea Davide Calderone, direttore di Assica (Associazione degli industriali delle carni e dei salumi): "Dal 1993 a oggi i grassi sono diminuiti, ed è migliorata la loro qualità, soprattutto negli insaccati cotti (zamponi, cotechino, mortadella, prosciutto cotto): gli acidi grassi saturi sono diminuiti fino a quasi il 40 per cento, quelli insaturi sono passati dal 30 a oltre il 60 per cento dei grassi totali. Inoltre il contenuto di sale è diminuito in una percentuale che va dal 4 della coppa fino a oltre il 45 per cento del cotto".

PROCESSO ALLA CARNE LE SOSTANZE CHE POSSONO ESSERE CONTENUTE NEGLI INSACCATI

Il merito è dei mangimi per i suini a base di mais, orzo e soia, che hanno modificato la composizione delle carni di partenza, e delle nuove tecnologie applicate alle lavorazioni e alle stagionature. Anche gli ingredienti più delicati, i nitriti e i nitrati, mostrano oggi un profilo di sicurezza migliore.

Innanzitutto rassicura il fatto che i nitriti sono quasi scomparsi: sono cause di tumori del tratto digerente e, in particolare, dello stomaco, perché in ambiente acido (come è quello dello stomaco) possono formare le nitrosammine, cancerogene. I nitrati di per sé sono innocui, anche se possono trasformarsi in nitriti. Nei salumi vengono aggiunti perché sono ottimi conservanti, conferiscono il colore rosa (che altrimenti sarebbe grigio) e aiutano a tenere lontani germi quali quello del botulino, molto pericolosi.

La materia è scivolosa: l'alert del Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro (Wcrf) consiglia di evitare il consumo di salumi, perché non esisterebbe una dose di totale sicurezza; dall'altra parte c'è il fatto che nessuno riesce a quantificare il rischio né a delinearne i profili biologici.

Gli amanti dei salumi, poi, ricordano che ci sono alimenti anche vegetali che contengono molti nitrati in più degli insaccati, e che essi vengono aggiunti sempre con la vitamina C, che serve a evitare che si trasformino in nitriti: per esempio, mangiare 1 chilo di salume conservato con nitrati e vitamina C equivale a mangiare 100 grammi di bietole.

Stando poi alle denunce e ai sequestri, le sofisticazioni sembrano assai rare: i problemi nascono per lo più da aggiunte eccessive di additivi, da vendite di prodotti scaduti, contaminati da muffe, acari e batteri, o con peso contraffatto o privi della obbligatoria tracciabilità. Ma la quadratura del cerchio, in questo come nella maggior parte dei dubbi alimentari, potrebbe risiedere nella noiosa quanto salvifica massima: consumare con cautela.

 

DONNA SUMMER, CON MORODER, I KRAFTWERK, I CAN, DONNA SUMMER HA GETTATO NEGLI ANNI ’70 I SEMI DEL SUONO ELETTRONICO

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1 - L'ALBA DEGLI ANNI 80 UNA LIBERTÀ SENZA FRENI
Matteo Persivale per il "Corriere della Sera"

LA REGINA DELLA DISCO MUSIC DONNA SUMMER PRIMO PIANO DI DONNA SUMMER

«La rivoluzione non sarà trasmessa in tv», diceva Gil Scott-Heron, il Che Guevara della musica dei neri. Di sicuro la rivoluzione della notte - quella delle feste fino all'alba, del ballo scatenato, del sesso a prima vista - fu trasmessa nelle discoteche, grazie anche alla musica di Donna Summer.

La regina della disco, degli anni rivoluzionari da febbre del sabato sera tra il crepuscolo dei 70 e l'alba degli 80, gli anni dello Studio 54 dove andavano gli artisti (Andy Warhol), gli scrittori (Truman Capote), gli stilisti (Fiorucci, Halston, Diane Von Furstenberg) e eserciti di ragazzi anonimi (alcuni dei quali sarebbero diventati famosi come una cameriera del Michigan tale Madonna Louise Ciccone, il ragazzaccio texano Tom Ford futuro stilista).

LA REGINA DELLA DISCO MUSIC DONNA SUMMER DONNA SUMMER

Tutti a ballare mentre Donna Summer cantava e ansimava, musica che faceva scandalo e che ha partorito - letteralmente: hanno preso in prestito da lei pezzi di canzoni tutti gli artisti dance e i dj, da Madonna e Kylie Minogue a Moby e David Guetta - quella delle discoteche di oggi. Anche se i ragazzi che non hanno mai visto un mondo senza telefonini non lo sanno, quando vanno in discoteca lo fanno in non piccola parte grazie a Donna Summer e a quell'epoca irripetibile.

Certo dopo quel pazzo, interminabile sabato sera in discoteca arrivò l'alba degli anni 80, l'Aids a falciare tanti protagonisti di quella rivoluzione di camicie aperte, luci stroboscopiche, lustrini e libertà che ha cambiato per sempre le nostre notti, i nostri vestiti e le regole dell'attrazione.

DONNA SUMMER jpeg

La controrivoluzione (reaganiana) era cominciata, la signora Summer «cristiana rinata» con bonus di dichiarazioni spietatamente omofobe (poi smentite) che le alienarono tanti fan che l'avevano eletta a icona. E anche se la regina non c'è più le notizie sulla morte della disco restano premature, nessuna «Last Dance», neanche per i ragazzi che non sanno che, quando a bordo pista dicono «balla con me», fanno una citazione di Donna Summer.

DONNA SUMMER E MICHAEL JACKSON

2 - ULTIMO GIRO DI DISCO
Andrea Scanzi per il "Fatto quotidiano"

Quando una regina muore, i sudditi solitamente piangono. Quando però ad andarsene è la regina della disco music, il genere più ostentatamente frivolo, il cordoglio sembra quasi fuoriluogo. Così, quando ieri pomeriggio si è sparsa la voce che Donna Summer era morta, la Rete è stata invasa da commenti perlopiù ironici. Un po' per sdrammatizzare e un po' per non andare fuori tema. Cose tipo: "È morta Donna Summer. In tutte le discoteche i trenini saranno listati a lutto" (Nicola Brunialti).

DONNA SUMMER E BARBARA STREISAND

Cinguettii allegri per una morte annunciata. Donna Summer, vero nome La-Donna Andre Gaines, era da tempo malata di cancro. Il peggioramento nelle ultime due settimane. Aveva 63 anni e se n'è andata in Florida, dove stava comunque lavorando al nuovo disco. Nata il 31 dicembre 1948 a Boston, i successi maggiori con la produzione di Giorgio Moroder, il mago di Ortisei che spinse i sintetizzatori verso territori inesplorati (e non sempre indimenticabili), premio Oscar per Fuga di Mezzanotte, Flashdance e Top Gun. Il sito italiano di Donna Summer, che sin dalla homepage si vanta di essere "il più importante sito europeo" a lei dedicato, ancora ieri rispondeva alle critiche trasversali: "Icona per inguaribili nostalgici?

DONNA SUMMER DURANTE UNESIBIZIONE

Diva della musica da discoteca? Sex symbol del passato? Donna Summer è molto di più". Probabile, però poche star sono indissolubilmente legate a un preciso momento storico come lei. Gli anni Settanta, soprattutto. Febbri allegre del sabato sera e un John Travolta non ancora sporcato (e migliorato) da Quentin Tarantino. È vero che Donna Summer non si è fermata alla disco.

DONNA SUMMER

Cantava prima che quel genere esplodesse, ha continuato quando lo ha visto sgonfiarsi tra derive kitsch e obbrobri iper-elettronici. Ha vinto Grammy (cinque) praticamente in ogni categoria, spaziando dal gospel al rock e tenendo ben presente l'R&B. Il grande amore. La critica, e questo è abbastanza inusuale per una icona disco, ne ha sempre avuto rispetto. Intuendo che nella sua voce, e nella sua parabola, c'era molto più dell'effimero.

Eppure la sua fama è legata principalmente a pochi brani: Hot Stuff, Last Dance, I Feel Love, Bad Girls. Canzoncine vagamente peccaminose con retrogusto ridanciano, ben cantate e meglio prodotte. Successi oceanici che hanno oscurato le ambizioni più autoriali della Summer (il cognome è l'anglicizzazione del cognome del primo marito, Helmut Sommer).

DONNA SUMMER jpeg

Ad esempio la fissazione curiosa, e molto poco commerciale, per le canzoni lunghe. Tracce di 17 minuti (Love To Love You Baby) e suite coraggiose (MacArthur Park Suite) che cozzano con la sua cristallizzazione di "voce da singolo". La fase discendente cominciò a inizio Ottanta, quando la Summer firmò per la Geffen e - su imposizione della casa discografica - lasciò Moroder per Quincy Jones.

DONNA SUMMER

Un'ultima manciata di hit (The Woman In Me, State of Indipendence) e sonorità che si ritiene seminali per la nascente new age. Amava i duetti: Con Barbra Streisand, Liza Minnelli, Andrea Bocelli. Un rigurgito di successo alla fine dei Novanta, il tributo delle presunte eredi (Beyoncè, Madonna). Più di cento milioni di copie vendute, dal 2004 nella Dance Music Hall of Fame con Bee Gees e Barry White.

DONNA SUMMER

Compagni di ventura mercantile e (spesso) sventura qualitativa. Quattro anni fa incise The Queen is back. La Regina era tornata, o così credeva, ma per poco e non tutti se ne accorsero. Bella e sensuale, è stata discretamente scalfita da una polemica sgradevole, quando disse - o le fecero dire - che disprezzava la comunità gay. Probabilmente non era vero, di sicuro cercò da quel momento di dimostrare in ogni modo il contrario. Grande amica di Michael Jackson, Regina della Disco e Re del Pop. Nella sua autobiografia, nove anni fa, si definiva a partire dal titolo "Ordinary Girl".

COPERTINA DEL SINGOLO DI DONNA SUMMER I FEEL LOVE jpeg

Ragazza qualsiasi. Tentativo chiaro di abbattere un mito che non gradiva. "Avere successo è solo lavoro in più". Gli inizi in Germania ("Un momento di grande confusione, era molto stressante"). La depressione parallela alle classifiche scalate. "Pensai di suicidarmi. Mi stavo buttando giù (dalla finestra di un hotel). Non lo avevo programmato. L'avevo deciso in quel momento". Il secondo matrimonio, i figli, la carriera sullo sfondo. "Nessuno vuole che ti fermi, sei una macchina fabbrica soldi". Un'idea vaga di serenità e nessuna voglia di tornare al tempo in cui faceva ballare il mondo. E la prima a non divertirsi era lei.

 

BUGIARDI NELLA RETE - I FORUM SU INTERNET INVASI DA FALSI UTENTI SOTTO-PAGATI PER MENTIRE…

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Alessandro Longo per "l'Espresso"

Vai su un forum in Rete e fai una domanda: "Ma mi consigliate questo trattamento estetico?". La risposta arriva subito: "Sì, non ha controindicazioni, io l'ho fatto presso il dottor Tal dei Tali e mi sono trovata benissimo". Ma come essere sicuri che a rispondere sia stato un vero cliente e non la segretaria del medico o un'agenzia specializzata, pagata per questo scopo?

INTERNET

Idem se cerchiamo un albergo su Booking.com, un ristorante su Tripadvisor o se chiediamo un parere su un prodotto qualsiasi: lo zampino dei falsi commenti, prezzolati, ci può essere sempre. È un fenomeno - illegale, beninteso - noto come "crowdturfing" e rischia di inquinare la libera espressione sul Web: negli Usa il problema è emerso con forza di recente, mentre in Italia finora è stato poco studiato. Ma è ben presente anche da noi, in tante forme.

INTERNET

"Lavoravo in una piccola agenzia milanese dove si faceva crowdturfing per aziende di ogni tipo. Di solito veniva affidato a stagisti pagati con il rimborso spese, i quali facevano circa dieci commenti fasulli al giorno, assumendo diverse identità", racconta Giulia Garofalo, ragusana, 25 anni. Giulia, colpita da quell'esperienza, al fenomeno ha dedicato la sua tesi di laurea. C'è un lieto fine perché ora lavora per un'agenzia affiliata al Womma, l'organizzazione Usa per il marketing etico. Ma prima ne ha viste di ogni tipo: "Soprattutto consigli fasulli di prodotti estetici o addirittura di interventi di chirurgia estetica per il seno. O su prodotti bancari".

INTERNET

Riguarda il lifting facciale uno dei casi più noti di crowdturfing: nel 2009 l'americana Lifelift Style era stata inondata di commenti negativi (addirittura una donna parlava di "orribili cicatrici") dopo il trattamento Lifelift. Così l'azienda ha pensato bene di reagire chiedendo ai dipendenti di pubblicare finti commenti positivi. Ma è stata scoperta e multata per 300 mila dollari dalla procura di New York, per pubblicità ingannevole. Anche il Parlamento e la Commissione europei giudicano illegale il crowdturfing (pubblicità ingannevole e concorrenza sleale).

Del 2009 è anche il caso di Belkin. Pagava gli utenti, reclutati con un annuncio, 65 cent per ogni commento positivo fasullo pubblicato su Amazon. Si sono rivolte ad agenzie, invece, Samsung e Walmart. La prima, nel 2010, ha fatto pubblicare commenti positivi in alcuni forum svedesi sui suoi apparecchi tivù . La catena di negozi Usa, invece, nel 2006 ha fatto creare dall'agenzia Edelman due blog spacciandoli per indipendenti. Più recente il caso di Orangina (Francia), la cui pagina di Facebook, a febbraio, si è popolata di tantissimi fan sospetti. Facebook ha dichiarato che circa il 5-6 per cento dei profili registrati potrebbero essere fasulli e che li cancella non appena li scopre.

Il fenomeno sembra endemico nei siti di recensioni, come Tripadvisor, dove sarebbe fasullo il 10 per cento dei commenti totali, secondo una ricerca realizzata alla fine del 2011 da Kwik Chex.com (un'azienda specializzata nell'analisi della reputazione on line).
Capita anche che alberghi o ristoranti inventino giudizi negativi sui concorrenti. La Federalberghi (associazione degli albergatori italiani) combatte da tempo contro Tripadvisor, finita peraltro nel mirino dell'autorità francesi e britanniche al pari di altri siti, come Expedia e Hotels.com. Tutti e tre sono stati condannati dal Tribunale di Parigi a pagare una multa di 430 mila euro al sindacato di ristoratori e albergatori, a fine 2011.

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Il crowdturfing in senso stretto, però, è un'attività ben più sistematica di quelle fatte da pochi dipendenti o da un'agenzia. Si avvale di un esercito di persone sottopagate, via Internet. Nel gergo del marketing, infatti, la creazione di consenso a tavolino si chiama "astroturfing" (dal nome di un'erba artificiale). Da qui è stato coniato il termine crowdturfing, dove gli interventi fasulli sono fatti da una folla ("crowd", in inglese).

Si avvale delle piattaforme a cui gli utenti Internet possono iscriversi e ottenere così qualche lavoretto veloce. Tipo tradurre una frase, catalogare un'immagine, inserire dati in un archivio. O, appunto, scrivere commenti su commissione.

In alcuni casi il crowdturfing arriva a toccare il 90-95 per cento dei contenuti (ad esempio, sul sito americano ShortTask e su quello cinese Zhubajie ). La quota scende al 12 per cento per la piattaforma Mechanical Turk di Amazon. Ma Amazon ha combattuto questa pratica dopo che era giunta al 40 per cento di quota. Lo studio ha rivelato anche che le aziende pagano poche decine di centesimi di dollaro per ogni commento fasullo e quindi spesso si avvalgono della manodopera a basso prezzo dei Paesi poveri.

In Italia non si arriva a questi livelli, ma la crisi e la disoccupazione giovanile stanno facendo il gioco delle aziende sleali: "Non ne vado fiero. Ma era un anno che non lavoravo, ero appena entrato in un service editoriale e quella sottospecie di truffa digitale era il prezzo da pagare per avere una minima chance di pubblicare anche qualche articolo serio", scrive il giovane giornalista Fabio Deotto su web-target.com. Per qualche mese ha pubblicato commenti, con vari profili fasulli, sul forum di un noto sito di fitness maschile, per animare la discussione.

wall mart

"Conosco bene il fenomeno: mi arrivano tanti giovani che nel loro curriculum hanno esperienze di questo tipo", dice Diego Biasi, fondatore dell'agenzia di comunicazione Business Press e docente alla Iulm di Milano: "Ma è un'attività scorretta e io lo dico sempre ai miei studenti".

In Italia il crowdturfing può attecchire bene anche sui siti e i profili social dei politici. È difficile distinguere però, in questo caso, le falsità prezzolate dalla militanza. Ma qualche dubbio può ben venire vedendo come molti politici sono riusciti a far impennare di colpo i propri followers su Twitter e i "mi piace" su Facebook. Buona parte delle ultime migliaia di supporter è sospetta, poiché si tratta di utenti che non hanno fatto altre attività su Internet. È noto che c'è un mercato di followers e di "mi piace", venduti da agenzie che sfruttano account fasulli.

"Ma il crowdturfing aveva più senso in passato, quando regnavano forum e newsgroup con commenti anonimi", sostiene Gianluca Diegoli, esperto di marketing digitale (autore di "Vendere Online", edito dal Sole24Ore): "Molto meno adesso, poiché nei social network i finti profili sono facilmente smascherabili. Non hanno storia, non hanno reputazione, non hanno rete sociale che garantisca per loro", continua.

Concorda Mafe De Baggis, esperta di social media marketing :"Fingersi clienti è difficile e oneroso. Il crowdturfing attecchisce meglio sui siti di recensioni, dove non c'è interazione tra gli utenti". Aggiunge Mario Lupi, tra i primi a occuparsi di marketing digitale in Italia:"Ogni volta che un'azienda mi chiede di fare queste cose, spiego che è un suicidio: se si viene scoperti si perde la credibilità".

orangina

D'altra parte il problema è reale, se ad aprile anche Google ha finanziato un gruppo di ricerca, dell'University of Illinois, che sta sviluppando un sistema automatico per riconoscere i commenti falsi da quelli autentici dei consumatori.

"Stiamo passando dalla fase in cui prendevamo come disinteressati tutti i commenti e i giudizi degli utenti Internet a quella in cui dovremo invece imparare a filtrarli e analizzarli", conferma Giovanni Boccia Artieri, docente di Sociologia dei new media all'Università di Urbino."Prima di credere e, soprattutto, rilanciare un messaggio letto sul Web dovremo fare ricerche incrociate, sull'autore e sui contenuti. E dovremo curare le nostre reti sociali: includervi solo coloro che riteniamo affidabili e così ridurre il rischio di leggere notizie infondate", aggiunge.

"A volte basta una ricerca su Google per smascherare un falso utente: si vedrà che ha scritto sempre e solo commenti positivi su una certa azienda", consiglia Marco Massarotto, fondatore dell'agenzia di comunicazione digitale Hagakure.

Insomma, bisogna cominciare a vivere i nuovi media in modo consapevole e verrà un giorno in cui lo si imparerà a scuola. È il tema anche di "Net Smart", l'ultimo libro del guru americano dei nuovi media Howard Rheingold. L'idea di fondo è che le nuove opportunità date da Internet - libertà di espressione e di accesso all'informazione - comportano nuove responsabilità diffuse: per non farci trarre in inganno ma anche per contribuire a un ecosistema mediatico non inquinato. n

2 - COLTI IN FLAGRANTE...
Da "l'Espresso"

LIFELIFT STYLE
Il suo trattamento di chirurgia estetica era sommerso da una valanga di commenti negativi. Così quest'azienda americana ha chiesto ai dipendenti di fingersi clienti molto soddisfatti, sui forum. La procura di New York l'ha multata di 300 mila dollari.

BELKIN
Questo produttore americano di elettronica di consumo è stato costretto a scusarsi dopo essere stato scoperto, nel 2009: offriva soldi agli utenti in cambio di recensioni positive su Amazon (65 cent a commento). Li reclutava con un annuncio sulla piattaforma Mechanical Turk.

WAL-MART
È uno dei più noti e primi casi di azienda che ha preso in giro gli utenti con due blog fasulli. Li ha fatti creare da un'agenzia spacciandoli come indipendenti (come se fossero creati da normali clienti), nel 2006.

Samsung Electronics Co.

ORANGINA
A febbraio la pagina di Facebook di Orangina è stata inondata da utenti entusiasti per questa bevanda. Molti dei quali però sono risultati sospetti perché non avevano fatto altre attività Internet e avevano profili molto scarni. Orangina ha riconosciuto che molti utenti erano fasulli ma si è dichiarata estranea alla vicenda.

SAMSUNG
Nel 2010 Samsung e la sua agenzia Viral Company, in Svezia, sono state accusate di aver fatto una campagna Web con utenti fasulli, per promuovere una nuova gamma di televisori. Hanno invaso forum di ogni tipo ma sono stati scoperti da un blogger svedese.

TRIPADVISOR, EXPEDIA, BOOKING.COM
Una parte delle recensioni su ristoranti e alberghi che appaiono su questi tre siti sono fasulle. Spesso spedite su mandato di concorrenti delle aziende recensite, per screditarle.

 

MONTE DEI FOSCHI - LA BANCA D’ITALIA NEL 2010 FECE UN’INDAGINE APPROFONDITA SULLA GESTIONE DI MPS

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Camilla Conti e Luca Piana per "l'Espresso"

SEDE DEL MONTE DEI PASCHI DI SIENA

Un sottile documento, cinque pagine in tutto, fa nascere nuovi interrogativi sulla gestione del Monte dei Paschi di Siena negli ultimi anni. Si tratta di una relazione che gli ispettori della Banca d'Italia hanno scritto nell'autunno 2010 al termine di una verifica negli uffici della banca senese, durata ben tre mesi.

L'ispezione aveva il compito di passare al setaccio i rischi finanziari del Monte e di capire se l'istituto, guidato all'epoca da Giuseppe Mussari, aveva le risorse per far fronte ai suoi impegni. Ebbene, al termine dei novanta giorni spesi ad analizzare documenti interni, contratti e investimenti, gli uomini inviati dall'allora governatore Mario Draghi mettono nero su bianco una serie di critiche piuttosto dure. Una curiosità: neanche una riga riguarda la delicata questione che, ora, è finita al centro delle indagini della procura di Siena.

bankitalia big

Ovvero se due anni prima, al momento della miliardaria acquisizione di Antonveneta, l'istituto si era assunto dei rischi che non aveva comunicato alla Banca d'Italia. Perché? Nel 2010, è la spiegazione che arriva da via Nazionale, il focus degli ispettori era un altro, più specifico: verificare che non ci fossero problemi con la marea di titoli di Stato che, al tempo, il Monte stava comprando.

A far esplodere il caso dei rapporti tra il Monte e la Banca d'Italia è stato il blitz condotto dalla Guardia di Finanza il 9 maggio, quando sono scattate perquisizioni a Siena, Milano, Padova, con 150 uomini scatenati alla ricerca di carte negli uffici della banca e in diverse abitazioni private. Almeno quattro gli indagati. Computer bloccati e divieto ai dipendenti di connettersi a Internet o di mandare sms. Due le ipotesi di reato: la prima che, nello scorso mese di gennaio, qualcuno abbia manipolato le quotazioni di Borsa per aiutare la Fondazione Monte dei Paschi, l'azionista principale della banca, alle prese con una delicata operazione di salvataggio.

GIUSEPPE MUSSARI

La seconda che, nel 2008, i vertici dell'istituto abbiano taciuto alla Banca d'Italia alcune caratteristiche del prestito obbligazionario da un miliardo di euro noto come Fresh, emesso per finanziare la conquista di Antonveneta e acquistato dalla banca d'affari Jp Morgan (che in seguito l'ha rivenduto a altri istituti). Il dubbio dei magistrati, semplificando, è che il Monte abbia occultato dei contratti che scaricavano il rischio del prestito o che garantivano ai sottoscrittori guadagni non dichiarati nella documentazione. A danno, ovviamente del patrimonio della banca.

A che conclusioni arriveranno le indagini, si vedrà solo in futuro. Di certo, se avessero realizzato un simile colpo, vorrebbe dire che i manager della banca senese sono riusciti a sfuggire a un pressing che la Banca d'Italia considera quasi asfissiante. Già nel 2008, i contratti elaborati inizialmente dai dirigenti coordinati dall'allora direttore generale Antonio Vigni avevano richiesto un duro lavoro. Una prima versione, infatti, era stata modificata su domanda della banca centrale. Che, già allora, aveva messo dei paletti sulle caratteristiche del prestito. E che, in seguito, aveva espressamente richiesto a Siena se esistevano dei contratti segreti che non le erano stati presentati. Ricevendo una risposta rassicurante: tutto in regola.

Due anni dopo, poi, la questione del prestito Fresh è stata sfiorata dagli ispettori mandati nel quartier generale della banca toscana per radiografare la cosiddetta area finanza e in particolare, stando alle spiegazioni che vengono fornite oggi, i massicci investimenti in Bot e Btp. La relazione firmata nell'ottobre 2010 da Vincenzo Cantarella, capo di un pool di ben sei ispettori, non risparmia diverse bacchettate. Fra i dieci punti critici elencati dagli ispettori c'è, ad esempio, l'osservazione che il Monte, al fine di rimpinguare i propri margini di guadagno, si è esposto a rischi eccessivi sui titoli governativi, aumentando più volte i limiti d'investimento.

MARIO DRAGHI

Viene poi criticato il lavoro di raccordo delle strutture interne che avrebbero dovuto vigilare sui vari aspetti dell'attività. Il 30 giugno 2009, ad esempio, il "Comitato di Stress" delibera di ridurre gli investimenti in Btp e simili, mentre il successivo 9 settembre il "Comitato Finanza" prende la decisione opposta. E, ancora, le scelte di entrambi gli organi non vengono riportate in maniera continua al consiglio di amministrazione. Il quale, si stupisce Cantarella, per ben 11 mesi - tra settembre 2008 e luglio 2009 - non viene informato del fatto che la banca si trova in quello che gli ispettori definiscono uno stato di stress della liquidità. Ovvero, che la banca è a corto dei soldi da investire nella normale attività.

È vero che all'epoca la Banca d'Italia si concentrò solo sui titoli di Stato, senza accorgersi, se davvero ci sono, delle magagne del prestito Fresh? Quasi tutti i rilievi formulati da Cantarella, in effetti, riguardano le varie decisioni del Monte in quest'ambito d'investimento. Non mancano, però, osservazioni su altri temi che riguardano, al pari del Fresh, l'equilibro fra le risorse disponibili e gli impegni con la clientela. Uno è, ad esempio, il boom dei mutui cosiddetti "protetti", con un tetto massimo al tasso d'interesse.

Il Monte, nelle vendite di questo prodotto, premeva infatti sull'acceleratore, arrivando all'epoca a un ammontare complessivo di ben 13 miliardi. Senza però curarsi al meglio dei costi di copertura dei finanziamenti, che al momento dell'indagine avevano già raggiunto gli 800 milioni. Chissà dunque se, allargando ancora il raggio d'azione, già due anni fa la Banca d'Italia avrebbe potuto accorgersi di eventuali problemi del prestito Fresh.

Nel 2010 l'ispezione si concluse con un giudizio "parzialmente sfavorevole" ma senza sanzioni agli amministratori. E con l'impegno della banca di colmare le lacune. A fine 2011, gli ispettori della Banca d'Italia sono però tornati a Siena per verificare come versa la liquidità dell'istituto. La relazione sul loro lavoro non sarebbe stata ancora ultimata. Ma c'è una coincidenza intrigante: la nuova ispezione è iniziata in concomitanza con la richiesta di collaborazione giunta alla banca centrale dalla magistratura.

 

GLI ANIMALI DI MONTECITORIO HANNO AVUTO UNA BELLA IDEONA: UNA TASSA COMUNALE SUI CANI E SUI GATTI

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Da "Corriere.it"

Zen

Qualcuno, come il leghista Claudio D'Amico, alla fine ha commentato: «Manca solo che il governo Monti tassi pure l'aria». Certo è che la possibilità d'introdurre una tassa comunali sul possesso di cani e gatti farà discutere. Una proposta in dirittura d'arrivo in commissione Affari sociali della Camera prevede infatti che i comuni possano istituire una tariffa per i proprietari di cani e gatti per finanziare iniziative contro il randagismo. Il sottosegretario all'Economia Polillo ha detto di condividere il balzello almeno «in linea di principio».

JOLE SANTELLI

«I Comuni - si legge nel testo della proposta di legge - possono deliberare, con proprio regolamento, l'istituzione di una tariffa comunale al cui pagamento sono tenuti i proprietari di cani e gatti e destinata al finanziamento di iniziative di prevenzione e contrasto del randagismo». La commissione ha completato l'esame del provvedimento e ora il testo è alle altre commissioni competenti per i pareri e dunque potrebbe presto approdare in Aula.

Durante l'iter è stato anche approvato un emendamento dell'Idv che esonera dalla tassa «i cittadini che hanno adottato un cane o un gatto in una struttura comunale». Il provvedimento («Norme in materia di animali d'affezione e di prevenzione del randagismo e tutela dell'incolumità pubblica») aveva iniziato il suo iter nell'aprile 2009 a partire da una proposta di legge di due deputate del Pdl, Jole Santelli e Fiorella Rubino Ceccacci. L'esame è stato completato lo scorso 6 marzo.

FIORELLA CECCACCI RUBINO INVASCELLATA

È composto di 39 articoli e prevede, tra l'altro, la creazione di un'anagrafe degli animali d'affezione, l'obbligo di segnalare se si trova un animale ferito al servizio veterinario pubblico che deve prontamente intervenire o ancora i cimiteri per gli animali d'affezione.

I Comuni sono tenuti a una serie di compiti per la prevenzione e il contrasto del randagismo tra cui «incentivi per l'adozione degli animali, prestazioni medico-veterinarie di base erogate da medici veterinari liberi professionisti in regime di convenzione con i comuni, piani di controllo delle nascite con sterilizzazioni». Ed è a questi fini che l'amministrazione comunale può istituire la nuova tassa.

nll24 gianfranco polillo signora

Sul provvedimento la commissione Finanze ha chiesto una relazione tecnica del governo per le coperture. In commissione come detto, secondo quanto riportano i bollettini parlamentari, il sottosegretario all'Economia Gianfranco Polillo, ha detto di «concordare in linea di principio con l'istituzione di una nuova tassa sugli animali domestici».

 

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