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L’INFERNO DI DIMON - CONTRARIAMENTE ALLE ASPETTATIVE, IL CEO DI JP MORGAN CONQUISTA LA FIDUCIA DEGLI AZIONISTI

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M. Mo. per "la Stampa"

JAMIE DIMON DI JP MORGANJAMIE DIMON

Il ceo di JP Morgan Chase resiste al tentativo degli azionisti di cacciarlo ma deve vedersela con un doppio fronte di sfida: l'indagine dell'Fbi sulla voragine finanziaria di 2 miliardi di dollari e la determinazione del Congresso di Washington a condurre pubbliche audizioni sui danni arrecati ai consumatori.

L'incontro avvenuto ieri nella sede della banca fra Jamie Dimon e gli azionisti si è concluso con un compromesso perché il ceo ha parlato di «errori che ci siamo inflitti da soli», lasciando intendere di volersi assumere la piena responsabilità della grave mancanza di bilancio, ricevendo in cambio la conferma in carica e l'approvazione per compensi nel 2011 che ammontano a oltre 23 milioni di dollari.

jp morgan F.B.I

La proposta di privarlo della carica, che era stata formulata sulla scia dello scandalo finanziario, ha ottenuto solo il 40 per cento dei consensi mentre la remunerazione milionaria è stata approvata dal 91 per cento degli aventi diritto al voto. Essere sopravvissuto alla prova di fiducia ha sorpreso molti analisti a Wall Street ma non significa tuttavia per Dimon essersi messo alle spalle lo scandalo. Il reverendo Seamus Finn, rappresentante degli azionisti appartenenti a gruppi missionari cattolici, lo ha infatti accusato di «scarsa credibilità» perché "questa non è la prima volta che si scusa con noi, avendolo già fatto sui pignoramenti e in altre recenti occasioni".

Altri azionisti hanno usato termini altrettanto aspri, lasciando intendere che l'incarico di ceo resta al momento in bilico. A complicare la situazione per Dimon arriva la decisione dell'ufficio di New York dell'Fbi di aprire un'inchiesta sulla perdita finanziaria da 2 miliardi di dollari. Il sospetto è che il buco nei bilanci si sia manifestato a seguito di decisioni adottate proprio da Dimon, determinato avversario a Washington dei nuovi regolamenti di sorveglianza finanziaria approvati dal Congresso con la legge del 2010 Dodd-Frank sostenuta dall'amministrazione Obama.

congresso-USAwall street

Dimon è anche un avversario dichiarato della bozza di legge che porta il nome di Paul Volcker - ex presidente della Federal Reserve - e prevede un maggior controllo sulla gestione dei prodotti derivati da parte delle banche, assegnando a enti governativi un più rigido potere si sorveglianza.

Al Congresso di Washington deputati e senatori di entrambi i partiti premono inoltre per affiancare all'indagine dell'Fbi una serie di audizioni pubbliche dei vertici della banca, al fine di far comprendere al pubblico come sia possibile continuare ad evadere i controlli di bilancio a danno dei consumatori di prodotti finanziari. In maniera simile a quanto avveniva a Wall Street prima del crac del settembre 2008.

 


C’ERA UNA VOLTA LEONE - A CANNES ESCE LA EXTENDED VERSION DI “C’ERA UNA VOLTA IN AMERICA” DI SERGIO LEONE

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Michele Anselmi per "Ilvostro.it"

1 sergio leoneSergio Leone

Se c'è un film intoccabile, nel senso che non si può criticarlo neanche un po', salvo passare per nemico tout court del cinema, quello è C'era una volta in America di Sergio Leone. Presentato in anteprima mondiale a Cannes 1984, il romantico gangster-movie con Robert De Niro e James Woods ascese subito al rango di capolavoro, passando - cito una tra le tante definizioni entusiastiche - per «una delle più strazianti epopee della storia del cinema». Bah!

Il sottoscritto, nel suo piccolo, non la pensa così. Rivisto più volte negli anni, il kolossal leoniano, 3 ore e 49 minuti nel suo primo montaggio, poi ridotte a 2 ore 19 dal produttore americano con comprensibile dolore dell'autore, mostra l'usura del tempo, nonostante l'enorme ambizione che lo anima. Forse ricorderete.

sergio leone C'era una volta in America

Nel 1978, stanco di girare western e produrre film di colleghi, Leone appese il cinturone al muro e riprese in mano il progetto di C'era una volta in America, e ne fece, tra mille traversie finanziarie, girando qualcosa come 350 mila metri di pellicola in 30 settimane di riprese, la summa estetico-filosofica del proprio cinema. Gonfio, sentimentale, dalla struttura ellittica, nostalgico, barocco, il filmone fu accolto, appunto, come il capolavoro indiscutibile del venerato maestro dell'Eur.

Con rarissime eccezioni, tutti a magnificarne l'impianto drammaturgico, le soluzioni di montaggio, la prova degli attori americani, la ricostruzione d'ambiente, la dimensione allucinata indotta dall'oppio, le battute entrate nell'uso comune («Cos'hai fatto in tutti questi anni?». «Sono andato a letto presto»), gli infiniti squilli del telefono, il rumore del cucchiaino nella tazzina di caffè, l'uso di Yesterday dei Beatles o del classico Amapola, eccetera.

John Ford C era una volta in America

Non sorprende, quindi, che venerdì approdi al Festival di Cannes la cosiddetta extended version, con sei blocchi di scene ritrovate e reinserite esattamente dove furono tagliate da Leone, per complessivi 26 minuti in più, il che significa un totale di 4 ore e 19 minuti. Si vedrà, per dire, il dialogo tra De Niro e Louise Fletcher, la direttrice del cimitero che scomparve dal film pur comparendo nei titoli di coda; oppure la scena in cui Deborah, cioè Elizabeth McGovern, interpreta Cleopatra a teatro; o anche l'amplesso a pagamento tra Noodles e Eve, interpretata da Darlenne Fluegel.

A esser sinceri, non sempre queste operazioni filologico-commerciale funzionano, basti pensare alla versione restaurata e ipertrofica di Apocalypse Now, e tuttavia spira un'aria di notevole eccitazione mediatica attorno al recupero, che porta la firma di Gucci, The Film Foundation di Martin Scorsese, Cineteca di Bologna, L'Immagine Ritrovata, Andrea Leone Film, The Film Foundation e Regency Enterprises. Prima italiana il 22 giugno in Piazza Maggiore, a Bologna, come anteprima della rassegna "Il cinema ritrovato", poi uscirà in dvd.

Per qualche dollaro in pi John Ford

Di sicuro la vedova del regista scomparso nel 1989, la signora Carla Ranalli, non potrà più dire, come pure disse qualche anno fa sul Corriere della Sera: «Nessuno fa niente per ricordare Sergio, secondo me dipende dal fatto che non era un uomo di sinistra e la sinistra non lo mai perdonato per questo, gli davano dell'uomo di destra, quasi del fascista».

Con tutto il rispetto, se c'è un regista che da quasi subito, cioè già con Per un pugno di dollari del 1964, ha goduto di un plauso generale, oggi si direbbe bipartisan, questo è proprio Leone. Non ci fu neanche bisogno di sapere che dietro lo pseudonimo di Bob Robertson si celasse il regista del Colosso di Rodi, lesto a passare dai declinanti "sandaloni" ai più accattivanti "cappelloni", perché i critici di ogni orientamento riconoscessero le qualità di quello strano Ufo, che poi si scoprì copiato pari pari da Yojimbo. La sfida del samurai di Kurosawa ma non per questo meno originale nella fattura, uscito d'agosto nella più completa sfiducia del produttore e degli esercenti.

Per qualche dollaro in pi Deborah_Cleopatra

L'ho già raccontato. Nel recensirlo su l'Unità, l'esigente Aggeo Savioli ne disse a sorpresa bene, apprezzando il respiro innovativo che si traduceva in rilettura dei canoni western con una robusta iniezione di violenza grafica, e così fecero altri critici, con le eccezioni di Tullio Kezich e Guido Aristarco.

Poi è vero: Savioli ignorava che Robertson fosse il Leone col quale aveva litigato lavorando al copione del Colosso di Rodi, quattro anni prima, tanto da rompere il sodalizio. Leggenda vuole che Leone, stupito dal tenore della recensione dopo quei trascorsi burrascosi, abbia telefonato a Savioli dicendosi "touché", e che l'altro, sorpreso pure lui non avendo ben capito, se la sia legata al dito per tutti gli anni a venire.

In effetti, da allora in poi l'Unità prese a stroncare o maltrattare i film di Leone, e la cosa andò avanti per quattro lustri, un po' per inerzia, fino al fatidico 1984 di C'era una volta in America. Nel frattempo Leone aveva girato Per qualche dollaro in più, Il buono, il brutto, il cattivo, C'era una volta il West, Giù la testa, lanciato Carlo Verdone, prodotto i film di Tonino Valerii e Giuliano Montaldo.

Figurarsi che in Giù la testa, ripreso in mano dopo aver licenziato Peter Bogdanovich, citava addirittura Mao, Borges, Goya, omaggiava i fratelli Cervi, guardando con una punta di simpatia alla bombarola Ira irlandese, ma senza prendersi troppo sul serio, alla sua maniera, rifacendosi al teatro dei Pupi siciliani più che al western para-sessantottino.

cimiteroDe_Niro_Milchan

Ricordo ancora come fosse oggi, lo sguardo di Leone, quel mix di sospetto e indifferenza, quando gli sottoposi, da giovane ed entusiasta cronista dell'Unità, una decina di domande messe per iscritto. L'accordo era che si sarebbe preso una settimana di tempo per rispondere, sempre per iscritto. Così fu.

L'intervista, dove rispondeva per battute taglienti, alla maniera dei suoi pistoleri, ironizzando anche su Bertolucci, contribuì a riaprire un canale, a scongelare la storica, ventennale, diffidenza. Anzi, mosso da simpatia verso noi giovani critici, cominciò addirittura a inviare gratis a l'Unità articolesse sul cinema, dense e ispirate, a tratti retoriche, ma ben scritte.

Lui che non era mai stato comunista si divertiva a pubblicare sul giornale del Pci. Restando, nel fondo, un democristiano col culto di Griffith e Chaplin. John Ford no, si sentiva distante dal regista di Ombre rosse, Sentieri selvaggi, Soldati a cavallo. «Era un'ottimista, io sono un pessimista. I personaggi di Ford quando aprono una finestra scrutano un orizzonte pieno di speranze; i miei hanno sempre paura di beccarsi una palla in mezzo agli occhi» sentenziava Leone nelle interviste. E mi auguro che fosse per aderire al personaggio. Ma temo di no.

 

2013, ODISSEA A MONTECITORIO - STANDO AI SONDAGGI DI OGGI, ALLE POLITICHE NESSUNA MAGGIORANZA STABILE…

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Fabrizio de Feo per "il Giornale"

GIANFRANCO FINI IL PARLAMENTO ALLE PROSSIME ELEZIONI SONDAGGIO DA IL GIORNALE

Anno 2013, rivoluzione in Parlamento. All'indomani delle elezioni amministrative, nei palazzi della politica sono iniziate le grandi manovre dei parlamentari per assicurarsi la ricandidatura e ottenere i collegi considerati più appetibili.

Una grande corsa verso un traguardo difficile che si sviluppa lungo sentieri impervi, puntando sul marketing strategico dei rapporti personali e della vicinanza con leader e capicorrente, così come sulla rivendicazione dei propri meriti e del proprio appeal elettorale.

La tensione è altissima perché diversi gruppi rischiano di essere decimati e si calcola che più di 150 deputati non saranno rieletti. Così sempre più spesso nei crocicchi dei parlamentari in Transatlantico si prova a ragionare sui criteri con cui verranno selezionate le candidature, sui numeri e sulla forma che le Camere assumeranno dopo la chiamata alle urne del prossimo anno. Lo strumento a cui si ricorre per provare a proiettarsi nel futuro è quello naturale dei sondaggi. Un rito, quello della compulsazione delle indagini sugli umori degli elettori, che si ripete quasi quotidianamente e che provoca brividi di gioia o di preoccupazione a seconda del posizionamento politico.

ANGELINO ALFANO CON PUGNO VOLITIVObeppe grillo

Naturalmente il tentativo di provare a disegnare la nuova Camera del 2013 non può che assumere contorni acrobatici. Un anno in politica è una distanza enorme e tutto può cambiare in un arco di tempo così lungo, legge elettorale in primis. Inoltre, mai come questa volta, il mosaico delle alleanze è interamente da comporre. Ciononostante inoltrarsi nella giungla delle previsioni può essere utile per provare a prefigurare il destino politico del nostro Paese.

PIER FERDINANDO CASINI

Il metodo, per una simulazione del tutto non scientifica, non può che essere quello di prendere il sondaggio più recente e provare a tradurlo in seggi attraverso il sistema elettorale attuale, provando ad immaginare coalizioni «bipolariste» con Pdl, Lega, Udc e La Destra da una parte e Pd, Idv, Sel, Verdi, Radicali e Federazione della Sinistra dall'altra.

NICHI VENDOLA

La rilevazione presa in considerazione è quella Spincom del 15 maggio, effettuata quindi nella giornata di ieri. Un sondaggio che assegna al Pdl il 20,3% dei consensi; alla Lega l'8%; a Grande Sud l'1,2%; a La Destra il 4%; all' Udc il 5,5%; all'Mpa lo 0,5%; al Fli il 2,9%; all' Api lo 0,3%. Immaginando una coalizione che riunisca insieme il vecchio centrodestra, quindi Pdl, Lega, Udc, Destra e Grande Sud si arriva al 39%. Aggiungendo Fli e Api si salirebbe al 42,2%. Numeri che renderebbero questo schieramento ancora competitivo e capace di giocarsi fino in fondo la grande partita elettorale, nonostante i mille problemi e il contraccolpo dell'appoggio al governo Monti.

dipietro bersani vendola

Sul fronte opposto il Pd si attesta al 25,6%; l'Idv al 4,1%; Sel al 5,5%; i Verdi al 2,5%; i Radicali al 2,8% e la Federazione della Sinistra al 2,1%, il Psi allo 0,4%. La somma di queste sigle porta a un totale del 43%. Da queste percentuali si ricava un primo elemento: il centrosinistra si aggiudica il premio di maggioranza e quindi la soglia minima dei 340 deputati.

Un pacchetto che vedrebbe il Pd accaparrarsi tra i 230 e i 240 deputati; Sinistra e libertà tra i 45 e i 50 deputati; l'Idv tra i 25 e i 35; i Verdi tra i 10 e i 15 così come i Radicali; la Federazione della sinistra tra i 5 e i 10. Se, invece, il centrosinistra scegliesse la «foto di Vasto» e andasse al voto solo con Sel e Idv, allora Verdi, Radicali e FdS rischierebbero di restare fuori dalla Camera. In ogni caso il centrosinistra, pur vittorioso, si ritroverebbe a reggersi sopra una coalizione massimalista con prospettive e capacità di governo decisamente limitate.

dipietro bersani

Sull'altro fronte sarebbe il Pdl a pagare il prezzo più pesante visto che riuscirebbe a rieleggere tra i 130 e i 150 deputati. Un calo sostanzioso rispetto ai 272 del 2008 e ai 210 dell'attuale composizione del gruppo, con 60-80 deputati in meno rispetto a oggi. La Lega, invece, avrebbe una rappresentanza oscillante tra i 40 e i 50 deputati con perdite contenute rispetto ai 59 attuali.

La Destra approderebbe a Montecitorio con 15-20 rappresentanti mentre l'Udc rimarrebbe sostanzialmente invariato con 35/40 deputati rispetto ai 38 attuali. Considerando che alla Camera sono in vigore tre diverse soglie di sbarramento - 4% per i partiti non coalizzati, 2% per i coalizzati, 10% per le coalizioni - Futuro e Libertà resterebbe fuori dal Parlamento sia qualora si presentasse da solo, sia nel caso fosse il Terzo Polo ad azzardare la prova del voto.

FRANCESCO STORACE

Udc, Fli e Api toccherebbero insieme al massimo quota 8,7%. Di conseguenza soltanto il partito di Casini supererebbe l'ostacolo. L'unica possibilità per la creatura finiana sarebbe quella di riunirsi al centrodestra, in un esercizio di realpolitik, oppure percorrere avventure politiche dentro il fronte del centrosinistra.

Il vero crac elettorale del 2013, stando al sondaggio Spincom, sarà quello del Movimento Cinque Stelle, accreditato di un abbagliante 12,5% e di una pattuglia oscillante tra 70 e 80 deputati. Un exploit clamoroso che rimarrebbe probabilmente fine a se stesso e confinato in azioni politiche «dimostrative», magari a braccetto con il centrosinistra su iniziative di stampo giustizialista. Resta tutta da tracciare la mappa del nuovo Senato dove le soglie di sbarramento - su base regionale - sono del 20% per le coalizioni, 3% per le liste coalizzate, 8% per le non coalizzate. Ma con queste percentuali sarebbe davvero un'impresa comporre una maggioranza.

 

NON SOLO FERRARA E GRASSO, LA SASSATA PIÙ EVERSIVA AL DUO FAZIO-SAVIANO L'HA SCAGLIATA IL TERRIBILE VAURO

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1- SANTORO «ROSICA». E LA VIGNETTA DI VAURO LO VENDICA
Maurizio Caverzan per "il Giornale"

fazio saviano littizzetto

La sassata più eversiva l'ha tirata Vauro con una vignetta sul sito di Servizio pubblico. Il senso è questo: tre giorni consecutivi di Fazio e Saviano in tv possono convincere gli aspiranti suicidi, ancora titubanti davanti alla crisi, a rompere gli indugi e farla finita. Una roba causticissima e persino macabra. Uno sfregio, un colpo di fionda contro il monumento.

ROBERTO SAVIANO E FABIO FAZIO IN _QUELLO CHE NON HO

Efficace come sa essere la satira quando è intinta nel cianuro. Una sassata scagliata dal santuario della sinistra televisiva. La quale, davanti ai suoi guru, non è monolitica come sembra. Ci sono quelli che stanno con Santoro e quelli che stanno conSaviano, quelli di Grillo e quelli di Di Pietro.

E dunque: sarà mica invidioso Santoro della visibilità e del successo che l'autore di Gomorra si è conquistato anche stavolta? Probabilmente no. Probabilmente quella vignetta è solo un gioco, un premio a Vauro, presentato abitualmente come «l'unico vero e riconosciuto maestro» del clan.

ROBERTO SAVIANO E FABIO FAZIO IN _QUELLO CHE NON HO

Marco Travaglio, per dire, l'altro big della congrega, era a portare ascolti a Quello che (non) ho con il suo taglientissimo pistolotto sull'antipolitica. Perciò, tutto a posto, nessuno rosica dalle parti di Servizio pubblico. Forse c'è stata solo una parolina di troppo, poco gradita. Ovvero, quando, dandogli il benvenuto come fosse lui il padrone di casa, Fazio ha ringraziato La7 per la sua decisione di accogliere «incondizionatamente» Roberto Saviano.

fazio saviano

Ecco, quell'avverbio lì, incondizionatamente, pronunciato nel nuovo tempio catodico che si è auto-assegnato la mission di ridare senso alle parole, sarà mica sfuggito per sbaglio a Fazio? Chissà se a Santoro sono fischiate le orecchie, proprio ora che sta trattando per sbarcare sulla rete di TI Media (non si sa ancora per quanto)... Varrà anche per lui quell'avverbio? O finirà come un anno fa, quando Giovanni Stella detto er canaro, di condizioni ne mise troppe, provocando il naufragio prima dell'arrivo in porto di Michelone?

Le elezioni si avvicinano, la Terza Repubblica è tutta da costruire e gli spazi tutti da conquistare. Così, i guru della sinistra si agitano e inseguono primazìe. Grillo detta parole d'ordine dalle piazze. Santoro dà la parola alla società civile. Saviano vuol riparare le parole.
E spuntano le vignette sataniche...

2- DIECI COSE SU QUELLO CHE NON HO
Andrea Scanzi per "il Fatto Quotidiano"

ALDO GRASSO CRITICO TV Santoro servizio pubblico

Quello che non ho è un bel programma. Certo migliore della bassa media nazionale. Voto? 7+. Questo, però, non lo rende necessariamente perfetto. Social network come Twitter - lo ha ribadito Federico Mello sul Fatto Quotidiano - hanno dimostrato come nessun programma sia ormai intoccabile (sarà per questo che Twitter non piace ad alcuni autori del programma?). Il ruolo della Rete è nuovamente salvifico. Quando qualcuno si provò a dire che Vieni via con me era bello ma non il sol dell'Avvenire, fu crivellato (lo so, il web esisteva anche a novembre 2010, ma Twitter non aveva questa rilevanza. E Twitter permette la recensione fulminante in diretta più di qualsiasi altro consesso). Ora criticare Quello che non ho è normale: buon segno.

1 - "Guida galattica per benpensanti radical-chic", "Bibbia per sinistroidi snob", "Salottino sinistrorso". Sono solo alcuni dei commenti letti in Rete. Sbagliano tutti?

2 - Come hanno spiegato anche Aldo Grasso e Nanni Delbecchi, Quello che non ho è un programma un po' ricattatorio. Autoassolutorio. E vagamente cassandrico (il sottotesto è sempre: "Ricordati che devi morire"). Scriverlo non è peccare di lesa maestà, ma avere occhi per guardare. O anche solo pareri legittimamente non allineati.

3 - Roberto Saviano (1). Rispondere "non ne ho stima, è solo fango" a uno che ha espresso dubbi ben scritti, è la stessa reazione di Berlusconi di fronte al dissenso. Se qualcuno sostiene che Saviano è banale, dotato di scrittura debole e noioso, non è che vada fucilato in piazza. Nemmeno se si chiama Giuliano Ferrara e ha il passato (ma pure il presente) di Giuliano Ferrara.

4 - Roberto Saviano (2). Grande stima, massima solidarietà. Sia chiaro. Dovrebbe però essere il primo a preoccuparsi per questa deriva celebrativa di cui è vittima (sì, vittima). Quando un giornalista diventa santone, e non ha più lettori ma fedeli, è un guaio.

Nanni Delbecchi

5 - Roberto Saviano (3). Lo ha scritto anche Gianni Mura (non esattamente un pasdaran). La rubrica di Giorgio Bocca su L'Espresso doveva chiudersi con lui. Darla a Saviano è un errore. Benissimo leggere Saviano, ma cambiamo intestazione. Bocca era Bocca.

GIULIANO FERRARA

5 - Ritmo. Tutto deve avere la giusta tensione. Non basta dire cose giuste: occorre saperle dire. L'arte può essere bella e perfino brutta, ma non può permettersi la noia. Televisione compresa. Molti passaggi di Quello che non ho sono noiosi. E la difesa "sì ma quando si fa cultura si può essere noiosi" è puerile. Ricorda l'idea barbosa, superata e muffita secondo cui una canzone è di sinistra soltanto se annoia (come cantava qualcuno).

6 - I fanboys di Quello che non ho sono comicamente permalosi. Quasi come un fan di Ligabue o una bimbaminkia di Lady Gaga (ho detto "quasi"). Ricordano le "professoresse democratiche" di cui scriveva quel gran genio di Edmodo Berselli. Di fronte alle critiche si trincerano dietro la Linea Maginot del perbenismo pensoso: "Sì, forse ha qualche difetto, però se non vi piace guardatevi il GF. Di meglio non c'è". Attenzione: messa così, Quello che non ho sembra la dependance del Partito Democratico. E con questa storia del "meno peggio" non se ne può più.

7 - Fabio Fazio. Se ne è già scritto tanto. E certe fenomenologie sono tornate di moda. Ormai il suo modo di fare tivù si conosce: pavidità venduta per educazione, paura spacciata per cifra stilistica. Nulla di nuovo. La sua faccia sgomenta, quando Piero Pelù ha attaccato la Fiat, è stata meravigliosa (la pubblicità è partita subito dopo: toh, che coincidenza). Mentre il suo osanna a Giorgio Napolitano non ha stupito nessuno.

GIANNI MURA

8 - Se il femminismo deve aggrapparsi ai coiti mancati di Luciana Littizzetto, è messo male. Il suo monologo di lunedì è stato uno dei punti più bassi nella storia della comicità italiana. Un po' Benigni-Patonza vent'anni dopo, un po' Lella Costa senza essere Lella Costa, un po' (tanto) Martufella. E non basta la (lodevole) chiusura sulla violenza sulle donne per salvarla.

9 - Esprimere dubbi su Quello che non ho usa grandi nomi per fargli recitare omelie (tra l'apocalittico e il retorico). Una messa laica che lava appena le coscienze e finisce ìì. Senza mai mordere. Quando è intervenuto Marco Travaglio, è stato come togliere il tappo. Finalmente un po' di sana cattiveria. Finalmente un po' di realtà. Emblematico l'intervento di Gad Lerner. Che, messo a ruota di Travaglio, sembrava un monologo Breznev dopo un'arringa del Che.

10 - Quello che non ho è forse una sorta di ultimo fuoco della vecchia tivù. Una ricetta griffata che soddisfa ancora molti - gli ottimi ascolti - ma non tutti. Lo scenario è in qualche modo analogo alle ultime amministrative: un vecchio sistema che non ha più gli strumenti per interpretare la realtà, un nuovo "sconosciuto" che avanza. Esistono sempre più persone che non si fanno bastare più le cerimonie di un tempo. Sono accusati di "non accontentarsi", "sapete solo criticare", "non vi va mai bene niente". Forse però desiderano unicamente una narrazione diversa. Appena meno patinata.


2- UN FILO A PIOMBO PER ROBERTO
Nanni Delbecchi per "il Fatto Quotidiano"

Bocca Giorgio Bocca

Di un programma come Quello che (non) ho si può solo parlare bene, oppure non parlare affatto. La terza possibilità (parlarne male, o anche così così), non esiste. Come si fa a non parlar bene di un programma che ospita Carlo Petrini, Massimo Gramellini, Paolo Rossi, Erri De Luca, Ermanno Rea, Maurizio Landini, Gad Lerner e Marco Travaglio, tutti con la loro parola da riparare il loro valore da rilanciare?

Quello che (non) ho ti ricatta per tre ore, senza tregua, in nome dell'impegno civile; il celebre ricatto dei contenuti di fronte a cui bisogna alzare le mani in segno di resa. Lo diciamo senza ironia, specie se si pensa che la Rai, la cui attuale coppia di punta è Antonella Clerici-Giancarlo Magalli, non ha voluto Saviano e Fazio in nome di un ricatto infinitamente peggiore, quello degli ascolti o addirittura dell'opportunità (ma forse vanno capiti; se c'è qualcuno che ti dimostra che con un programma così gli ascolti prendono il volo, poi come fai a giustificare tutto il resto?).

Al massimo, a un programma come Quello che (non) ho si può dare qualche consiglio non richiesto, perché si migliori ulteriormente. A Luciana Littizzetto, di essere un po' meno greve nelle sue battute sul mandorlato balocco e il reparto latticini. Capiamo che è l'unica a dover sollevare il morale delle truppe (senza essere Marilyn), ma, se va avanti così, finisce che i Vanzina la scritturano per Vacanze di Natale a Pinerolo.

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A Fabio Fazio, al contrario, di ricordarsi quanto era più ironico e meno snob prima di diventare un santino della sinistra televisiva. A Roberto Saviano, di farsi impiantare un filo a piombo o qualsiasi altra cosa che gli impedisca di oscillare come la Costa Concordia, evitando al telespettatore il rischio labirintite. Agli autori, di stare attenti all'effetto Non ci resta che piangere, di cui tutti ricordiamo la scena più celebre.

Uno accende la tv e comincia a sentirsi dire "Ricordati che c'è la crisi, ricordati che gli imprenditori si suicidano, ricordati che la camorra è infiltrata ovunque, ricordati che Napoli sta morendo, ricordati che gli assassini di Beslan sono ancora a piede libero...".

"Ricordati, ricordati, ricordati..." Finisce che uno risponde "Va bene, mo' me lo segno", e se ne va a dormire.

 

 

MOURINHO SI LEVA QUALCHE MACIGNO DALLA SCARPA E PIZZICA L’ODIATO MESSI: “HA FATTO 50 GOL INUTILI”

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Riccardo Signori per "il Giornale"

Lionel Messi

Sintetico, ma per una volta attendibile: «Messi ha segnato 50 gol inutili». Firmato Josè Mourinho. E come dargli torto! Il Real Madrid ha vinto il campionato, Messi al massimo la classifica dei marcatori. Poi, d'accordo,c'è il retropensiero, questione di marketing.

Mourinho in trionfo

«Dunque Cristiano Ronaldo merita il pallone d'oro, perché con le sue reti il Real ha vinto lo scudetto dei 100 punti. Questi (46, ndr ) sono gol che valgono un titolo». Inutile dire che Mou ha lo stesso manager di Cristiano,solo pensieri destabilizzanti sulla credibilità.
Avrebbe colpito duro, nemmeno un colpo basso, per sostenere qualunque altro suo giocatore.

La sintesi è crudele (per Messi) ma la dice lunga sugli scherzi del calcio. Tu segna, che io vinco. È un ritornello che quest'anno ha fatto il giro d'Europa. Figuratevi se Mourinho perdeva l'occasione, proprio lui che è uno dei migliori teorici del gioco difensivo. Pensate che non riuscirebbero a dimostrare il contrario neppure le sue vedove sconsolate, sì quelle abbandonate in Italia soprattutto.

Jose_MourinhoMessi Lionel

In Inghilterra sanno prendere la vita con minor angoscia calcistica. Mou ha vinto con l'Inter e in Spagna,ma pure nel Chelsea, assestando la difesa. Poi ha avuto la fortuna di trovare cannonieri che lo hanno assistito. Già! «Ma Ronaldo l'anno passato ha segnato 42 gol inutili», ha concluso per sostenere la tesi. Infatti lo scudetto andò al Barcellona.

Si dirà: un cannoniere non può vincere da solo.Vero,ma date un'occhiata a casa nostra: la Juve ha subito quasi la metà dei gol del Milan (20 contro 33), segnato poco di meno (6 reti), perso molto di meno (0 sconfitte contro 6) e il primo cannoniere è Matri: 10 reti contro le 28 di Ibrahimovic, capocannoniere del campionato.

CRISTIANO RONALDO

Non è un caso,quest'anno è capitato in tutti i grandi tornei: chi di cannoniere ferisce, di cannoniere perisce. E non vince il titolo. Detta con Mou: tanti gol, zero tituli. É capitato in Italia, Inghilterra, Spagna, Olanda, Germania. Scopriremo come finirà in Francia. Sfogliamo un po':In Inghilterra scudetto al Manchester City (Aguero 23 reti), ma i primi due goleador della Premier League sono VanPersie (Arsenal: 30gol) e Rooney ( Manchester United: 27). In Spagna il terzo goleador è Falcao 24 reti.

DIDIER DROGBA DURANTE CHELSEA BARCELLONA SEMIFINALE DI CHAMPIONS

E qui ha ragione ancora Mou. «Per il titolo si sono sfidate le due più grandi squadre nel mondo». Il resto è dietro anni luce, anche nel far gol.

In Olanda le 34 reti di Bas Dost non sono servite: solo quinto il suo Heerenveen e campionato all'Ajax, simil Juve con Siem DeJong a sole13 reti. In Germania, Huntelaar (un ex milanista che segna più di Ibra!) ha infilato 29 gol per lo Schalke 04, ma lo scudetto è andato al Borussia Dortmund accompagnato dalle 22 reti di Lewandowski. E Mario Gomez, con il Bayern (26 gol), potrebbe urlare la sua rivincita nel caso conquistasse la Champions: mancano solo due reti per appaiare Messi( 14) in testa alla classifica dei bomber di questa edizione. Però anche qui vale la regola del chi segna non conta.

ibrahimovic

Il Chelsea, l'altra finalista,ha il miglior goleador in Drogba (5), ben lontano dai 14 di Messi o dai 10 di Ronaldo. Mourinho ne converrà. Certo, a dirla così si sgonfia il pallone. Canonnieri e gol sono l'anima del gioco e del divertimento, stiamo già preparandoci a un'estate di scoppiettanti affari di mercato nel nome di un bomber in più, eppoi il resto verrà.

WAYNE ROONEY

E, invece, il pallone ci ha riportato alla dura realtà. Vince la difesa, l'assetto difensivo: non conta segnare di più, ma prenderne di meno. Capita anche nel basket. Nel pallone è regola da tempo: senza riparlare sempre di Rocco ed Herrera. Arrivano gli olandesi del calcio totale o il Barcellona di Guardiola e tanti pensano che esista un altro calcio.

Invece il Barcellona si è arenato contro grandi assetti difensivi, il Milan favoloso di Sacchi è partito da una grande difesa e grandi difensori, sennò sai dove finiva. Mourinho ha sempre costruito il suo regno su grande attenzione difensiva. E stavolta che ha potuto dimostrarlo a Messi, c'è da immaginare la goduria. Già, perchè Mou è certamente meno banale, e più furbo, dei suoi adulatori. Gli interisti lo sanno bene.

 

 

BASSANINI E GORNO TEMPINI FANNO GNAM CON SNAM - LA RETE DEL GAS PASSERÀ DA ENI ALLA CASSA DEPOSITI E PRESTITI

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Luca Pagni per "la Repubblica"

SNAM

Tutto pronto per il passaggio di Snam sotto il controllo di Cassa depositi e prestiti. Al Consiglio dei ministri approda il decreto che individua il percorso con cui l´azienda che gestisce la rete di trasporto del gas lungo la penisola abbandona Eni (che possiede il 52% del capitale azionario) per passare sotto le insegne della società che gestisce il risparmio postale degli italiani.

Il testo, sette articoli in tutto, definisce non solo il passaggio proprietario così come era stabilito con il decreto del governo Monti sulle liberalizzazioni, nel tentativo di favorire una maggiore concorrenza nel mercato all´ingrosso del gas. Ma anche la nuova missione della società: realizzare le infrastrutture per fare dell´Italia una piattaforma del gas per l´area del Mediterraneo. A cominciare dai rigassificatori.

CORRADO PASSERA

E´ stato soprattutto questo il motivo che ha spinto il ministero dello Sviluppo economico a favorire la soluzione Cdp, rispetto al progetto presentato da Terna (la società che gestisce la rete elettrica ad alta tensione, a sua volta controllata da Cassa Depositi) che si era offerta di rilevare direttamente il 30% di Snam.

Nelle intenzioni del ministro Corrado Passera, Snam deve sviluppare «anche nell´interesse del sistema energetico nazionale, le attività di sviluppo a livello europeo, già avviate e programmate, e di finanziare gli investimenti in infrastrutture, rigassificatori e stoccaggio idonei a promuovere il ruolo del paese come hub europeo del gas». Un progetto industriale che collima con quello avviato da Snam e dai suoi manager già da un paio di anni: diventare il perno su cui costruire anche la rete europea per la distribuzione del metano.

Bassanini

Allo stesso modo, a livello governativo non avrebbe convinto il progetto di Terna di una fusione tra le due società. E, in particolare, il progetto con cui Terna voleva finanziarsi per coprire una parte del suo investimento in Terna; di fatto dando in garanzie alle banche i proventi dei suoi assets, a cominciare dal principale, la rete elettrica.

GORNO TEMPINI

Il decreto, tra gli alti punti centrali, fissa dei paletti per garantire la separazione gestionale tra Eni e Snam e la stessa Cdp, per evitare gli strali dell´Antitrust. Quindi: «I membri dell´organo amministrativo, come pure i dirigenti di Eni e delle sue controllate non possono avere alcuna posizione in Cdp o Snam e le loro controllate, né intrattenere alcuna relazione commerciale diretta o indiretta con tali società».

Infine, il decreto allarga a Snam, in quanto società delle reti del settore energia, la specifica di azienda che persegue un interesse strategico per il paese e fissa pertanto un tetto massimo di possesso azionario del 5%. Una golden share che dovrebbe reggere anche con il nuovo testo sul tema approvato a marzo, dopo una lunga trattativa con la Ue: perché le società strategiche possono essere difese dalle offerte ostili di aziende extra Ue, ma anche da interventi che mettano a rischio «il funzionamento delle reti».

 

 

IL CODICE DE PEDIS - LA SCIENTIFICA CERCA STANZE SEGRETE NELLA CRIPTA DI SANT’APOLLINARE...

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TOMBA DEPEDISEmanuela Orlandi a sinistra scomparsa a anni e De Pedis depedis

1 - GIALLO DI EMANUELA UN FILM IN DUE PUNTATE
Da "la Repubblica - Roma" - Un film per la tv sul mistero della sparizione di Emanuela Orlandi. L´annuncio del lungometraggio, che si svilupperà in due puntate, è stato dato dal regista Roberto Faenza e dal produttore Pietro Valsecchi. "Dopo anni di ricerche è venuto il momento per il cinema di dare un contributo per fare luce su uno dei misteri più sconcertanti" ha detto Faenza. «Ora si dirà che la pista della tomba non ha portato a nulla - ha aggiunto Valsecchi - e si cercherà di convincere l´opinione pubblica che il caso è chiuso. La verità è che c´è chi sa, ma tace. Ha ragione il fratello della Orlandi, Pietro, a insistere perché chi sa parli".

2 - TROPPI SEGRETI IN QUELLA CRIPTA
Giacomo Galeazzi per "La Stampa"

EMANUELA ORLANDI

Mistero nei sotterranei di Sant'Apollinare: ci sono altri «locali non segnalati» nella cripta del boss. E quindi, probabilmente, là sotto restano ancora «molte ossa in più rispetto a quelle trovate lunedì nella prima ispezione».

Alla «task force» dell'Ert (Esperti ricerche tracce) e alla squadra dei geologi forensi, la procura di Roma ha affidato un compito non previsto al momento dell'apertura della tomba del boss della Magliana, il «benefattore» Renatino De Pedis: stabilire se ci siano altri ambienti sconosciuti sotto il pavimento della centralissima chiesa di Roma, non indicati nelle cartine ricevute dagli inquirenti.

de pedis ispezioni_basilica_sant_apollinare

«Dobbiamo accertare se le pareti della cripta nascondono cavità e quindi ulteriori ossa, utilizzando i georadar e altre sofisticate apparecchiature», riferiscono fonti della polizia scientifica.

«Lì sotto sono state fatte negli ultimi anni opere di abbattimento e, non disponendo di una mappa catastale, stiamo applicando il protocollo di polizia previsto negli ambienti interni di non certa individuazione - spiegano alla scientifica-. L'area dell'ossario è stata notevolmente modificata nel 2005».

PIETRO VALSECCHI

Cioè quando una telefonata anonima arrivata alla trasmissione «Chi l'ha visto?» esortò a controllare chi fosse sepolto a Sant'Apollinare per scoprire la verità sulla scomparsa della cittadina vaticana, Emanuela Orlandi.

Ventinove anni fa fu notata per l'ultima volta a pochi passi da Sant'Apollinare: un vigile in servizio tracciò l'identikit del giovane con lei. In questura riconobbero subito De Pedis. Poi un vortice di depistaggi, rivendicazioni di sigle criminali, intrecci con l'attentato a Wojtyla e il crac Ambrosiano-Ior.

ROBERTO FAENZA

In un colloquio in Turchia, Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, è stato invitato da Alì Agca a guardare dentro le Mura leonine. L'attentatore di Karol Wojtyla ha chiamato in causa direttamente il cardinale Re. Ieri gli investigatori della polizia scientifica e gli archeologi forensi hanno effettuato una serie di campionamenti su una parete della cripta dove lunedì, dopo 22 anni, è stata aperta la tomba del boss.

Il rettore della basilica affidata all'Opus Dei, padre Pedro Huidobro è anche medico legale. Gli esperti, che dopo l'ispezione del sepolcro avevano abbattuto lunedì un muro e trovato una nicchia dove erano riposte centinaia di cassette contenenti reperti ossei di diversa datazione, vogliono capire se una seconda parete della cripta sia in realtà una intercapedine con altrettante nicchie nascoste.

chiesa sant apollinare

Devono decidere se anche questa parete debba essere abbattuta. Le verifiche servono ad accertare la datazione del «manufatto» mentre fuori, in un tendone allestito nel cortile della basilica, il team «Labanof» (Laboratorio di antropologia e odontologia forense) della consulente Cristina Cattaneo prosegue le operazioni di analisi. Sono state aperte e catalogate una cinquantina delle 200 cassette di ossa finora rinvenute. Cinque donne e due uomini sono al lavoro: in ogni cassetta sono custoditi resti ossei (dai tre ai cinque) e gli esperti li dividono in base alle caratteristiche morfologiche.

Saranno svolti ulteriori accertamenti e il prelievo del Dna sui resti che per sesso, età e datazione hanno caratteristiche simili a quelle della Orlandi e che potrebbero essere astrattamente compatibili.

PIETRO ORLANDI

Il primo passo è la separazione delle ossa più vecchie da quelle più recenti, poi si cercherà di individuare quelle di sesso femminile e quelle di sesso maschile. Infine sarà effettuato il prelievo del Dna affinché possa essere comparato con quello di Emanuela Orlandi. L'apertura delle tomba di De Pedis potrebbe essere l'ultimo atto dell'inchiesta che si sta conducendo sulla scomparsa della ragazza.

ali agca

Nell'indagine ci sono cinque indagati con l'ipotesi di omicidio: tra loro Sergio Virtù, autista di De Pedis, Angelo Cassani, detto «Ciletto», Gianfranco Cerboni detto «Giggetto», che compaiono nelle varie fasi dell'indagine. Sabrina Minardi, anche lei indagata, è entrata nell'inchiesta da super testimone indicando il collegamento tra la sparizione di Emanuela e la banda della Magliana.

I pm che conducono l'inchiesta (Giancarlo Capaldo e Simona Maisto) si riservano una serie di accertamenti istruttori per decidere se i cinque indagati debbano essere accusati di qualche reato o se la loro posizione debba essere archiviata.

«L'esame delle ossa è un lavoro piuttosto lungo - spiega il capo della squadra mobile di Roma, Vittorio Rizzi -. Nel 2005 c'è stata una ristrutturazione dell'intera basilica: è cambiato tutto». Il caso Orlandi sembra ancora lontano dall'uscire dal mistero.

 

CULATELLO? NO, PARMA-COTTO! - GRILLINI IN VANTAGGIO DI 6 PUNTI RISPETTO AL CANDIDATO PD…

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Elisa Calessi per "Libero"

BEPPE GRILLO MOVIMENTO 5 STELLE

La guerra di conquista è inarrestabile. Punta al profondo dell'Emilia rossa. E parte da Parma, quella che Beppe Grillo ha già battezzato la «nostra piccola Stalingrado ». A rafforzare una speranza che fino a pochi giorni fa sembrava fantascienza, cioè che domenica, ai ballottaggi, il Movimento 5 Stelle conquisti la ricca Parma, eleggendo il sindaco, è un sondaggio riservato. Commissionato dal Movimento 5 Stelle, dà Federico Pizzarotti, il 39enne esperto di informatica e appassionato di judo, al 53%, mentre Vincenzo Bernazzoli, il candidato del Pd, sostenuto da tutto il centrosinistra, è fermo al 47%.

Pizzarotti

Il sondaggio è arrivato al quartier generale del Nazareno, dove è subito scattato l'allarme. Perché, se i risultati lo confermassero, rovinerebbe la festa di un secondo turno che consegnerà la maggioranza dei comuni al centrosinistra. Ma non Parma. Del resto, la mobilitazione dei grillini è eccezionale. Sabato e domenica c'è stata in città una vera e propria invasione di militanti da tutta Italia. Tra banchetti e volantinaggi i supporter del Movimento 5 Stelle hanno battuto la città palmo a palmo. Il Pdl, al primo turno crollato al 4,7%, ufficialmente non si è schierato.

Ma in molti sono convinti che gran parte dell'elettorato voterà il grillino. «Figurati se si lasciano scappare l'occasione di farci perdere», ragiona un esponente del Pd. Mentre Elvio Ubaldi, il candidato dell'Udc e di una lista civica, arrivato terzo, si è lasciato scappare un quasi endorsement per Pizzarotti. Ma quello che più preoccupa i democratici è il clima che si respira in città. Confida un dirigente del partito: «C'è un sentimento di ripulsa per tutta la politica, in senso lato. Della serie: "Mandiamoli tutti a casa". E noi, nonostante prima non governassimo, siamo associati agli altri, a quelli che hanno fatto il disastro. Siamo un tutt'uno con quella politica che va cacciata».

BEPPE GRILLO AD UN COMIZIO

Parma viene da un commissariamento, dopo che la giunta di centrodestra, guidata da Pietro Vignali, Pdl, è stata coinvolta in un'inchiesta per corruzione. A questo si è aggiunto il quasi default finanziario, visto che il Comune è alle prese con circa 700 milioni di debito, di cui oltre la metà generati dalle aziende partecipate. Fino a due settimane fa si sarebbe detto un terreno perfetto per consentire una vittoria dell'opposizione di centrosinistra. Ma Pizzarotti ha ribaltato ogni previsione. E domenica rischia di compiere l'opera. Secondo il sondaggio la distanza tra i due è di 6 punti, a vantaggio del grillino. Troppi per essere colmati in pochi giorni.

GNOCCHI GENE

Nel Pd, nonostante le facce preoccupate, giurano che altri sondaggi, commissionati da loro, darebbero un testa a testa. Chi non si rassegna, sostiene che «in città, dopo il voto di protesta del primo turno, la gente sta cominciando a riflettere: «Il Comune a giugno rischia di non avere i soldi per gli stipendi, la situazione è tale che serve qualcuno che abbia competenza». E Bernazzoli, dicono, ha il profilo del bravo amministratore. Sindaco di un comune dei dintorni, presidente della provincia.

E però, ammette con sincerità un dirigente democratico, «in questo clima di antipolitica un cursus di questo tipo è uno svantaggio ». La vicenda che ha portato alla caduta della giunta del Pdl ha provocato una reazione contro tutti i partiti. «C'è una voglia di rivalsa e il M5S la intercetta». Ieri doveva esserci un confronto alla Gazzetta, lo storico quotidiano della città, tra Pizzarotti e Bernazzoli, ma il primo ha disertato. La scusa ufficiale, comunicata via Twitter, è un'improvvisa influenza. A meno che non sia l'effetto del sondaggio detto: è una regola aurea, infatti, che chi è in vantaggio deve evitare dibattiti con l'inseguitore. Ormai mancano pochi giorni.

BEPPE GRILLO MOVIMENTO 5 STELLE

E venerdì, per la chiusura della campagna elettorale, arriverà niente meno che Beppe Grillo. Segno di come il M5Spunti su Parma. Il Pd risponderà con un'iniziativa in cui la guest star è Gene Gnocchi, nessun big nazionale. Ma fermare il M5S, in questo affondo emiliano, non sarà facile. A Parma come in altre parti dell'Emilia un tempo rossa. Anche a Budrio e a Comacchio, infatti, i candidati del M5S rischiano di vincere i ballottaggi, sconfiggendo quelli del Pd.

 


CAFONALINO - SIETE PRONTI AD AFFRONTARE LE PIÙ BRUTTE COPERTINE DI 33 GIRI DELLA STORIA?

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LE PEGGIORI COPERTINE DI ALBUM DELLA STORIA jpeg

Copertine raccolte dal sito: http://blog.tastebuds.fm/

LE PEGGIORI COPERTINE DI ALBUM DELLA STORIA jpeg

DAGOREPORT - I geni di Tastebuds (che in italiano vuol dire "papille gustative") hanno raccolto sul loro sito le più brutte copertine di 33 giri della storia. Capolavori che vanno da "My pussy belongs to daddy" (‘La mia micia appartiene a papino', con tettona in primo piano e gatta in grembo) a Devastatin' Dave col suo "Zip Zap Rap", un mix di pelle nera e pacco in primo piano.

Gli intramontabili successi di "Bestiality" vanno assaporati con "A Taste of Dick Black" (letteralmente: un assaggio di cazzo nero), per poi appoggiarsi sul seno prosperoso come fa Martin Denny o, per gli amanti del genere, sul polpaccio peloso di Savela Jovanovic.

LE PEGGIORI COPERTINE DI ALBUM DELLA STORIA jpegLE PEGGIORI COPERTINE DI ALBUM DELLA STORIA jpeg

Il quartetto dei ministri chiede se è possibile toccarlo ("Let me touch him"), Svetlana Gruebbersolvik mostra il suo talento col flauto, mentre Millie Jackson (non è la undicesima sorella di Michael, ma una formidabile cantante r&b che ha venduto comunque milioni di copie) seduta sulla tazza ci invita a tornare tutti alla merda ("Back to the shit"). Chiudiamo con un album che potrebbe essere messo in loop nel programma di Fazio e Saviano: "Tutti i miei amici sono morti", con Freddy Gage in stivaletti di pelle bianca davanti a una lapide.

LE PEGGIORI COPERTINE DI ALBUM DELLA STORIA jpegLE PEGGIORI COPERTINE DI ALBUM DELLA STORIA jpeg

 

GRANATA CONTRO GLI EBREI, GRANE PER FINI - “QUELLA SEMITA È LA PIÙ POTENTE LOBBY ECONOMICA”

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Tommaso Montesano per "Libero"

FINI E GRANATA FABIO GRANATA

E dire che Gianfranco Fini aveva investito tanto, se non tutto, sulle relazioni con Israele. Chi non ricorda la prima visita nello Stato ebraico, nel 2003, quando con la kippah in capo l'allora leader di An definì il fascismo «male assoluto»?

Poi succede che mentre, da presidente della Camera, due giorni fa Fini riceve a Montecitorio il segretario generale del World jewish congress, Dan Diker, e il presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane, Renzo Gattegna, su Facebook Fabio Granata, vicecoordinatore nazionale di Fli, prenda le difese di tal Giovanni Ceccaroni, un militante del suo partito che a sua volta aveva pubblicato una nota in cui, come denunciato da romaebraica.it, voce della comunità della Capitale, «descriveva l'ebraismo italiano come una potente lobby che andava contro gli interessi del nostro Paese».

FABIO GRANATA GIANFRANCO FINI

Ebbene Granata, peraltro in un momento non certo florido per le sorti politiche della piccola formazione finiana, non ha trovato niente di meglio da fare che difendere Ceccaroni avallando in parte le sue tesi. «Ho molti amici ebrei», ha scritto infatti il deputato siciliano, «e sono i primi a rivendicare con orgoglio la loro capacità di coesione e strategia comune che, in campo economico, diventa attività lobbistica. E che economicamente questa lobby sia la più influente del pianeta è un dato oggettivo: quindi calma e serenità». Insomma, niente provvedimenti contro Ceccaroni: la lobby con la stella di David non solo esiste, ma è anche forte e potente.

Gianfranco Fini con la kippah

Peccato che la sortita di Granata provochi non solo un terremoto in Fli, già alle prese con le fibrillazioni dovute all'annunciata fine del Terzo polo, ma anche la risentita reazione della stessa comunità ebraica. Sul blog degli ebrei romani appare un post, firmato da Fabio Perugia, in cui ci si chiede come «ancora oggi, nel 2012 e all'alba della Terza repubblica», si possa «ascoltare un parlamentare della nostra Repubblica esprimersi con toni discriminatori nei confronti dell'ebraismo. Il politico in questione è Fabio Granata». Poi su focusonisrael.org, un forum che dà voce soprattutto alla comunità della Capitale, nel riportare le parole del deputato l'attenzione si sposta sul presidente di Fli: «E Fini che ne pensa?».

Enzo Raisi

Il consultore eletto Vito Kahlun sfida Granata a indicare il «nome di una lobby economica ebraica, così mi ci iscrivo subito. Magari mi trovano anche un lavoro». Insomma, un vespaio. Alimentato anche dai colleghi di Granata, che stavolta non intendono farla passare liscia al deputato siciliano. Su Facebook, Enzo Raisi è un fiume in piena: «Come volevasi dimostrare, in tempi di crisi economica si cerca il nemico e ahimé torna di moda la teoria della lobby ebraica. Veramente la memoria storica è patrimonio di pochi».

FILIPPO ROSSI

Ancora più duro il senatore Giuseppe Valditara: «A me sta a cuore sapere se ci sono in Fli razzisti mascherati o neofascisti in doppiopetto perché porrei ai vertici nazionali una richiesta precisa: che si faccia pulizia e si caccino dal partito». Le scatole girano parecchio anche a Filippo Rossi, direttore del Futurista: «Un movimento sano caccerebbe a calci in culo chi parla di lobby ebraica». Troppo alto il rischio di rovinare con un post uno sforzo lungo nove anni.

 

UNA GANG DI ROMENI D’ETNIA ROM “COMPRA” DA UN’ALTRA BANDA UN PEZZO DI VIA AURELIA IN CUI PIAZZARE LE ‘LUCCIOLE’

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Massimo Lugli per "la Repubblica - Roma"

VIA AURELIA PROSTITUTA TEDESCA

Un tratto di via Aurelia "comprato" per 10 mila euro e affittato agli sfruttatori e alle prostitute: 50 euro a notte per lavorare, punizioni durissime in caso di sconfinamento. Una ragazza messa in palio e vinta a una partita a dadi, un´altra marchiata a fuoco dal suo "proprietario". Una galleria di orrori quella scoperta dai carabinieri del capitano Emanuela Rocca (la prima donna a indossare la divisa dell´Arma nel 2000) comandante della compagnia di Tivoli.

Una gang di sfruttatori romeni di etnia rom è stata sgominata dal pool investigativo coordinato dal colonnello Rosario Castello: undici le persone arrestate tra cui tre donne. Al vertice dell´organizzazione una coppia, marito e moglie, che, anni fa, aveva deciso di mettersi in affari acquistando da un´altra banda una piccola fetta della via Aurelia, da "Mondo Convenienza" fino a Ponte Massimino.

SEGNALE ATTENZIONE PROSTITUTE

Un´autentica fabbrica di denaro che rendeva fino a cinquecento euro pulite per notte. Ma conquistare un territorio è una cosa, difenderlo un´altra: gli investigatori stanno lavorando su una serie di aggressioni e di rapine: probabili ritorsioni per qualcuno o qualcuna che aveva varcato i confini.

L´inchiesta ha preso il via nel modo più banale: i consueti controlli del gruppo di Frascati sulle zone dove è più fiorente la prostituzione di strada: l´Aurelia, la Salaria, la Tiburtina, la Collatina. Molto spesso le ragazze, dopo aver lavorato per anni sotto il tallone degli sfruttatori, si mettono in proprio o sono alle dipendenze di qualche "magnaccia" di piccolo calibro, una via di mezzo tra il "protettore" e il fidanzato.

Prostitute spagnole

Ma i carabinieri hanno capito presto che, stavolta, erano alle prese con una gang molto più strutturata: un´organizzazione di giovani rom al comando della coppia "regnante" di 43 e 40 anni. La donna era un´ex prostituta con spiccate capacità manageriali che aveva deciso di fare le cose in grande. Gli otto sfruttatori vivevano tra la Borghesiana, Corcolle, Rocca Cencia e Finocchio e dirigevano un gruppo di circa 20 ragazze, autentiche schiave private di ogni dignità e di qualsiasi diritto.

Costrette a lavorare dal primo pomeriggio fino a notte inoltrata, le giovani donne erano trattate come bestiame: una di loro aveva una sorta di marchio impresso al fuoco sul fianco col nome del suo "padrone": Manuel. Un´altra è stata costretta a prostituirsi anche in fase avanzata della gravidanza, tutte venivano, regolarmente, picchiate, seviziate e stuprate dagli sfruttatori che potevano cederle e venderle a loro piacimento.

Prostitute

Una ragazza bella e procace è stata messa in palio durante un´accanita partita a dadi e ha cambiato "proprietario" nel giro di una serata. Gli aguzzini non fornivano alle loro schiave nemmeno gli abiti da "lavoro" e le ragazze dovevano procurarsele rubacchiando nei negozi durante le poche ore libere. Gli undici romeni sono stati fermati all´alba durante un blitz dei carabinieri e i fermi sono già stati convalidati dal magistrato.

Soddisfazione per l´inchiesta dei militari e solidarietà alle vittime degli sfruttatori sono state espressi tra gli altri dal vicesindaco Sveva Belviso che si è si augurata: «una pena severa per chi si è macchiato di un orrendo crimine come la tratta sessuale».

 

 

STAMPA QUESTO! - UN REATTORE NUCLEARE NASCOSTO GIÙ IN CANTINA. NEL QUARTIER GENERALE DELLA KODAK

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M.Ser. per Corriere.it

KODAK

Un reattore nucleare nascosto giù in cantina. Nel quartier generale della Kodak di Rochester nello stato di New York. Il marchingegno è rimasto nel palazzo dal 1974 fino al novembre 2007, all'insaputa della maggior parte degli impiegati.

STANZA SEGRETA - A raccontare l'incredibile storia è il quotidiano locale, Democrat and Chronicle. Il reattore era situato in una stanza con pareti spesse 60 centimetri, nascosta nel seminterrato dell'edificio 82 del quartier generale Kodak. E in pochissimi nel colosso oggi in grave difficoltà, in amministrazione controllata dallo scorso gennaio, erano a conoscenza della sua esistenza e ancora meno vi avevano accesso.

reattore alla kodak

Stando a Democrat and Chronicle, il reattore era troppo piccolo per essere definito un «impianto nucleare» e non c'era alcun rischio che potesse esplodere. Un ex ricercatore dell'azienda ha inoltre spiegato che le barre di uranio in realtà non sono mai state mosse per 30 anni. Ciononostante, poiché il reattore conteneva circa un chilogrammo e mezzo di uranio arricchito, il bunker con il reattore era strettamente sorvegliato.

OBBLIGATI AL SILENZIO - Sebbene abbiano assicurato che non hanno mai provato a occultare l'esistenza del reattore, i dirigenti Kodak ammettono anche di non aver mai pubblicizzato la cosa e che negli ultimi anni, per precauzione, sulla scia degli attentati dell'11 settembre 2001, sono stati obbligati al silenzio dal governo federale.

Ma perché Kodak avesse un reattore nucleare continua a rimanere un mistero. Stando ad alcuni suoi dirigenti, l'azienda lo utilizzava per controllare che i materiali adoperati non avessero impurità. Ma c'è chi ipotizza ricerche commissionate dal governo durante la Guerra Fredda.

 

“THE FAMILY” TI ROVINA - BOSSI INDAGATO CON BELSITO PER I 18 MLN € DI RIMBORSO 2010 - AI FIGLI “5000 EURO AL MESE DI PAG

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1 - LEGA: MARONI, NON C'E' POSTO PER FACCENDIERI E LADRI - SU FACEBOOK PRIMA DELLA CONFERMA AVVISI GARANZIA A BOSSI E FIGLI

RENZO, RICCARDO E UMBERTO BOSSI

(ANSA) - "Voglio una LEGA UNITA, voglio una LEGA FORTE, voglio una LEGA VIVA. Una Lega che si concentra sulle cose da fare e non sulle menate interne, che progetta e governa, che dà risposte. LARGO AI GIOVANI E A CHI E' CAPACE. Per faccendieri, ladri e ciarlatani non c'é posto nella Lega del futuro", ha scritto 4 ore fa Roberto Maroni su FB.

RENZO BOSSI CON UMBERTO BOSSI

Sulla pagina di Facebook di Maroni non c'é ancora un suo commento diretto sugli avvisi di garanzia emessi dalla procura milanese. Ma intanto è arrivato quello di un suo 'fan', un giovane bergamasco, non proprio positivo nei confronti dei giudici: "Ho sentito adesso al telegiornale che Bossi e suoi due figli truffa allo Stato? Ma che cavolata è?".

2 - LEGA: DAGRADA A PM, BOSSI FIRMAVA RENDICONTI
(ANSA) - "Umberto Bossi firmava i rendiconti del partito". E' quanto avrebbe detto in sostanza ao pm di Milano la responsabile amministrativa di via Bellerio, Nadia Dagrada. Le dichiarazioni della dirigente sarebbero, da quanto si è saputo, uno degli elementi su cui si fonda l'accusa di truffa ai danni dello stato a carico del senatur.

UMBERTO E RENZO BOSSI AL SEGGIO

3 - BOSSI INDAGATO COME LEGALE RAPPRESENTANTE PARTITO
(ANSA) - Umberto Bossi, indagato dalla procura di Milano per truffa ai danni dello Stato nell'ambito dell'inchiesta sui fondi della Lega Nord, risponde come legale rappresentante del partito in quanto firma i rendiconti che portano all'erogazione dei rimborsi elettorali. Nei confronti del leader del Carroccio, a differenza dei suoi due figli, da quanto si è saputo, non c'é alcuna contestazione che riguarda presunte spese personali.

FRANCESCO BELSITO CON UMBERTO BOSSI

4 - ACCUSA A BOSSI RELATIVA A TRUFFA DA 18 MLN DI EURO
(ANSA) - L'accusa a carico di Umberto Bossi, che oggi ha ricevuto un'informazione di garanzia dalla procura di Milano, riguarda una presunta truffa ai danni dello Stato da 18 milioni di euro di cui risponde in concorso anche l'ex tesoriere Francesco Belsito. Sono 18 milioni di euro infatti la cifra che il partito ha incassato presentando, secondo l'accusa, un rendiconto infedele nell'agosto 2011 per avere i rimborsi elettorali relativi all'anno 2010.

ROSI MAURO E BOSSI

5 - UMBERTO BOSSI DA STAMANI IN VIA BELLERIO
(ANSA) - Il presidente della Lega Umberto Bossi è nel suo ufficio nella sede federale in via Bellerio a Milano dalla tarda mattinata. Lì era dunque presente quando è uscita la notizia dell'indagine a suo carico per truffa aggravata ai danni dello Stato.

6 - SALVINI, BOSSI? NON SI E' MAI ARRICCHITO
(ANSA) - "Chiunque conosca Bossi ne conosce lo stile di vita. Tutto ha fatto fuorché arricchirsi, chi dice il contrario mente". Lo ha detto l'europarlamentare della Lega, Matteo Salvini, interpellato in via Bellerio sull'indagine a carico di Umberto Bossi.

UMBERTO BOSSI MANUELA MARRONE E I FIGLI jpeg

7 - AL VAGLIO PM POSIZIONI MOGLIE BOSSI E ROSI MAURO
(ANSA) - I pm di Milano, che indagano sui fondi della Lega, stanno vagliando anche, da quanto si è saputo, le posizioni della moglie di Umberto Bossi, Manuela Marrone, e della vicepresidente del Senato, Rosi Mauro, che allo stato non sono indagate. Secondo gli inquirenti, infatti, sono necessari ulteriori approfondimenti sui soldi che sarebbero stati destinati alla scuola Bosina fondata dalla moglie del Senatur e sui fondi che sarebbero andati al Sindacato Padano fondato da Mauro.

MANUELA MARRONE MOGLIE DI UMBERTO BOSSI

8 - INDAGINI,'PAGHETTA' DA 5000 EURO AL MESE A FIGLI BOSSI
(ANSA) - Una 'paghetta' mensile di 5000 euro ciascuno a Renzo e Riccardo Bossi, oltre alle spese personali. E' quanto emerge dalle indagini della Procura di Milano sui fondi della Lega e che oggi hanno portato al recapito di informazioni di garanzia a Umberto Bossi, per truffa ai danni dello Stato e ai suoi figli per appropriazione indebita. Gli accertamenti sulla 'paghetta' ipotizzata riguardano gli anni 2008-2011.

9 - INDAGINI, BOSSI SAPEVA DI SOLDI PARTITO AI FIGLI
(ANSA) - Stando a quanto è emerso dalle indagini della Procura di Milano sui fondi della Lega, Umberto Bossi sarebbe stato a conoscenza del fatto che i suoi due figli, Renzo e Riccardo, utilizzassero per le loro spese personali i soldi del partito, facendo rifermento per ottenerli all'allora tesoriere Francesco Belsito. Dai due figli del leader infatti arrivavano, secondo le indagini, richieste esplicite di denaro al tesoriere e per i due c'era a disposizione una sorta di 'paghetta' di 5000 euro al mese a testa.

10 - RICCARDO BOSSI SCRISSE A BELSITO, HO PARLATO CON PAPA'
(ANSA) - "Ne ho parlato con papà". Così, da quanto si è saputo, Riccardo Bossi, figlio del Senatur, in una lettera indirizzata all'allora tesoriere Francesco Belsito spiegava all'amministratore del partito di aver informato suo padre riguardo ad alcune sue spese personali. La lettera è stata trovata dagli investigatori nella famosa cartella 'The family'.

BOSSI BORGHEZIO

11 - RENZO BOSSI IN VACANZA IN MAROCCO
(ANSA) - Non si trova in Italia ma in vacanza in Marocco, Renzo Bossi, il figlio del Senatur che oggi ha ricevuto un'informazione di garanzia con l'accusa di appropriazione indebita nell'ambito dell'inchiesta sui fondi della Lega. A quanto si è appreso, Renzo è partito ieri per il Marocco insieme alla fidanzata, all'ex assessore lombardo Monica Rizzi e al compagno di quest'ultima.

12 - LEGA: GENTILINI, FUCILAZIONE 'ELETTORALE'PER ALTO TRADIMENTO
(ANSA) - Una "fucilazione elettorale alla schiena per alto tradimento, come succedeva nei tribunali militari": la auspica Giancarlo Gentilini, prosindaco di Treviso, nei confronti degli esponenti della Lega - tra cui Umberto Bossi - raggiunti da avvisi di garanzia per truffa ai danni dello Stato.

"Questa indagine della magistratura - afferma Gentilini - è un segnale che la Lega bossiana è giunta al capolinea. L'altra Lega sarà quella di Maroni, Tosi, Gentilini e Zaia, che devono nuovamente essere credibili nei confronti di tutti quelli che hanno votato il partito e sono rimasti schifati dal comportamento della moglie di Bossi, del Trota, di Rosi Mauro, di Belsito e Giorgio Stiffoni".

Per Gentilini, "forse Bossi è il meno colpevole perché data la sua malattia non era in grado di controllare tutto e tutti: anche il naufragio del governo Berlusconi-Bossi dipende purtroppo dalla malattia di Bossi, che non è stato in grado di essere quell'animale politico che faceva pressione vitale sui suoi compagni di viaggio". "Bisogna avere il coraggio - conclude - di mandare a casa tutti quelli che per tanti anni hanno messo le mani nel vaso della marmellata e si sono leccati il dito. Bisogna adoperare il bisturi senza guardare in faccia nessuno: meglio è che non si facciano più vedere né nei congressi né nei comizi in piazza, questo vale anche per Bossi".

BOSSI INDAGATO

13 - LEGA: BORGHEZIO, UN'ALTRA MEDAGLIA SUL PETTO DI BOSSI
(ANSA) - "Chi tocca Bossi finisce male". E ancora: "Questa inchiesta giudiziaria su Bossi, per noi patrioti padani indipendentisti, non rappresenta altro se non un'ennesima medaglia sul petto di Bossi". Mario Borghezio in una nota fa la difesa d'ufficio del 'senatur' aggiungendo che "questo Stato centralista e coloniale non si illuda di fermare con mezzi mafiosi la lotta di libertà intrapresa dal risvegliatore del nostro Popolo, che noi seguiremo sempre e comunque".

Ma quando gli si chiede di entrare nel merito dei fatti dell'inchiesta su Bossi l'eurodeputato leghista all'ANSA parla di "incomprensibile distrazione" e della "malattia" che ha "permesso l'ascesa di Belsito", l'amministratore "passato dal ruolo di autista a quello di tesoriere" quando "il mio concittadino Cesare Lombroso avrebbe individuato subito il soggetto".

14 - FOLLINI, MESCHINO INFIERIRE, MA NON DIMENTICARE CAPPIO
(ANSA) - "Bossi indagato. Troppo meschino infierire, troppo indulgente dimenticare il cappio". Lo scrive sul suo profilo twitter Marco Follini, senatore del Partito democratico.

 

CAFONALINO MASTIKAZZI - ULTIME VIDEO DAL FRONTE DI SARA TOMMASI: “CON CORONA SIAMO INTIMI AMICI”

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VIDEO DELLA SURREALE INTERVISTA A SARA TOMMASI
http://www.oggi.it/video/gossip/2012/05/16/sara-tommasi-corona-marra-berlusconi-vi-svelo-tutto/


Da "Oggi"

SARA TOMMASI PREGA IN CHIESA DA TOP SARA TOMMASI PREGA IN CHIESA DA TOP

Sara Tommasi sogna l'abito bianco e una famiglia. In un'intervista video quasi onirica, tra rivelazioni su Fabrizio Corona, Silvio Berlusconi e Pierferdinando Casini, lancia pure un nuovo appello ad Alfonso Luigi Marra, l'avvocato filosofo impegnato nella lotta contro il "signoraggio bancario": «Ti prego, fammi tornare a casa!»
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"IL SESSO SERVE A SENTIRSI APPAGATE" - Special guest dell'Habana Cafè di Milano in occasione della serata animata dalle Drag Queen Cubane, la showgirl parla in esclusiva a oggi.it di sesso, gossip e politica. «Il mio uomo ideale deve avere tre ingredienti, fedeltà, voglia di vivere, creatività. Il sesso è l'ingrediente giusto per sentirsi appagate», aggiunge Sara.

SARA TOMMASI NEL SERVIZIO PER OGGI

"IO E CORONA SIAMO AMICI INTIMI" - La Tommasi tocca anche l'argomento della sua amicizia con il suo ex Alessandro Nuccitelli e con Fabrizio Corona: «Cura la mia immagine. Con Corona siamo intimi amici, sono dieci anni che lavoriamo insieme. Sono amica di Nina, odio Belen perché credo che non abbia mai amato Fabrizio, mettergli le corna in diretta così, non si fa. E per quella storia del nostro video a luci rosse, non è vero niente, non è mai uscito. Anche se è per colpa di questo gossip che Marra ha voluto lasciarmi». Sara parla anche di Silvio Berlusconi e di Ferdinando Casini, come lei chiama il politico del Terzo Polo...

SARA TOMMASI NEL SERVIZIO PER OGGI

 

 

LA SMENTITA DI MICHELE BARBATO - MICHELE ANSELMI DIMENTICA CHE I FILM DI SERGIO LEONE DANNO EMOZIONI

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Riceviamo e pubblichiamo

Lettera 1
In nome e per conto del dott. Michele Barbato, Vi significo quanto segue:
sulla Vostra pagina web http://www.dagospia.com/ , è riportato a tutt'oggi un articolo diffamatorio apparso sul quotidiano La Repubblica in data 7 maggio 2012 , a firma di Paolo Berizzi e Davide Carlucci, daL titolo: "Sui conti di Formigoni nessuna restituzione a Daccò" in cui si tratta della nota vicenda.

vauro-programma-fazio

In tale corpo di articolo senza alcuna ragione di riferimento, viene apoditticamente introdotta una diffamatoria insinuazione nei confronti del mio assistito ove si legge fra l'altro :

"Nell' intervista Formigoni minimizza anche la presenza di Comunione e Liberazione nella sanità lombarda. Ma a smentirlo ci sono numerosi casi. Tra i più clamorosi ce n'è uno a Melegnano, dove un ginecologo ha squarciato il velo di silenzio che tradizionalmente avvolge le nomine ai vertici delle strutture ospedaliere. La vicenda, oggetto di un ricorso al Tar, riguarda un concorso per primario di ostetricia annullato per ampliare la rosa dei candidati, nonostante i concorrenti fossero già nove.

Il bando viene rifatto ma il numero dei candidati è sempre lo stesso: il posto di un rinunciatario lo prende un feroce antiabortista ciellino, autore di testi sui metodi naturali di controllo delle nascite, Michele Barbato: alla fine, risulterà lui il vincitore. Va avanti l' inchiesta sulla Maugeri dei pm Orsi, Pastore, Pedio e Ruta coordinati dal procuratore aggiunto Greco"

MICHELE SANTORO

Tali inveritiere e non conferenti affermazioni al contenuto principale dell'articolo, costituiscono una grave lesione della fama e dell'onorabilità del dott. Michele Barbato, che si è sentito offeso nella propria reputazione e denigrato non solo nel consorzio civile, ma anche in particolare nel settore medico scientifico nazionale e internazionale ovo lo stesso è ampiamente e da molti anni conosciuto e stimato. E la diffusione di tali contenuti costituisce analoga violazione del codice penale e della legge sulla stampa.

La diffusione di tale articolo diffamatorio sul Vostro sito on line, accentua poi ulteriormente il danno di immagine per il mio cliente, attesa la pregnanza e persistenza dello strumento web.
Distinti saluti,
Benedetto Tusa - avvocato

ROBERTO SAVIANO E FABIO FAZIO IN _QUELLO CHE NON HO

Lettera 2
che parlare ancora di fascismo come una cosa attuale è follia. il fascismo non c'è più, e per fortuna non ci sarà più. così come il comunismo. ci sono quattro imbecilli che urlano cose di cui non sanno nulla, e per fortuna loro non hanno mai vissuto sulla loro pelle. Occupiamoci piuttosto del fatto che è arrivato il conto di questa Repubblica, scivolata sulla mancanza di serietà dei suoi protagonisti, e dove nessuno vuole rinunciare a niente. ma che ce frega del fascismo e delle pippe mentali di un certo buttafuoco.

Lettera 3
Caro Dago,
ho letto l'articolo del Signor Anselmi su Sergio Leone.
Premesso che non esistono autori non criticabili e che l'articolo del Signor Anselmi ha molti spunti interessanti, mi preme sottolineare che il suddetto Signor Anselmi dimentica un piccolo particolare, e cioe' che i film di Sergio Leone prima di tutto danno emozioni a chi li vede, particolare fondamentale visto che dovrebbe essere l'elemento portante di chi fa poesia, cinema, musica, romanzi, insomma arte.
Gianse.

pippo-civati

Lettera 4
Vorrei ricordare ad Anselmi che si può anche sostenere che "Guerra e pace" sia una boiata pazzesca, ma chi lo sostenga seriamente è solo un coglionazzo. (E magari ritrovassero 200 pagine di "Guerra e pace", magari).
Faber

Lettera 5
Caro Dago se mai si dovesse votare prima della fine dell'anno Grillo si attesterà intorno al 18-20 %. Per il prossimo anno non è possibile fare previsioni stante la profezia dei Maya.....

Lettera 6
Caro Dago,
ricapitoliamo un attimo : Flores D'Arcais svillaneggia un po' i gggiovani-vecchi del PD, in primis Civati e Renzi, perchè non hanno abbastanza cojones e secondo lui fanno poco o niente, in un articolo sul Fatto. Civati lo sfida a singolar tenzone, per informarlo un po' meglio e perchè la sfida dialettica ha ancora il suo fascino, ma FDA manco si degna di rispondere.

PAOLO FLORES DARCAIS

Renzi se ne frega e lo liquida con una bella battuta. FDA, essendo evidentemente assiduo lettore di Dagospia più che del giornale che lo ospita, che riprende la sfida di Civati, risponde solo a Renzi e solo perchè ha letto della battuta da Bigador ( sempre sia lodato ).
Quello di Renzi sembra il modo migliore di rapportarsi a gente come FDA, parolai perennemente in girotondo a cui per forza poi gira la testa, ma il risultato è che solo Civati, ora, potrà rivolgergli sonore pernacchie tutte le volte che apre bocca, come è giusto che sia. Magari proprio tramite Bigador, che ormai siam sicuri essere "rilevato" dalle spocchiose e sofisticate orecchie di FDA.
PotereAiPiccoli

Lettera 7
Se in Indonesia i fantomatici "gruppi islamici radicali", riferendosi a Lady Gaga, usano parole come "Erotica" e "Sexy" è come se il Vaticano, allo stesso riferimento, usasse termini come "Milf", "Bondage estremo", "spettacolini Burlesque"... Certe trovate pubblicitarie "panem et circenses" cominciano a diventare paradossali e ridicole... e il Corriere, quasi come Studio Aperto, ne è un eccellente amplificatore.
Giaz

MATTEO RENZI

Lettera 8
Caro Dago,
Il governo, a causa del suo "azionista", non riesce a far approvare provvedimenti essenziali come il "ddl Corruzione" che include il provvedimento sul falso in bilancio considerato importante dal governo stesso. Non sarà forse è arrivato il momento di andare alle elezioni ?
Saluti

Lettera 9
Dago darling, nella meneghina Pyonyang - dove il "caro leader" Pisapia e i suoi assessori sono osannati "non-stop" dalla bava dei media locali - c'é grande attesa per la prossima visita del Santo Padre di Santa Romana Chiesa. All'aereoporto di Bresso e nel vicino Parco Nord fervono già i lavori per la costruzione del sacro "temporary outlet", dove sono attesi un milione di devoti pellegrini.

logo equitalia

Pare persino (miracolo, miracolo!) che la scala mobile (immobile da mesi e mesi) della centralissima stazione Cordusio della Metro stia per essere rimessa in funzione... inch Allah! Però, quel poco di cielo che c'é sopra Milano e dintorni é invaso, già dai tempi della Moratti, da legioni di rumorossime e scorbutiche cornacchie. Non é che milioni di devoti di tutto il mondo vedranno in diretta TV scene (piatto ricco, mi ci ficco) che parranno un "remake" di "Gli uccelli" del grande Hitchcock?
Natalie Paav

Monte dei paschi

Lettera 10
L'insostenibile leggerezza di certi magistrati, che, comunque, pur nel deserto probatorio, rinviano a giudizio - vedi l'odierna decisione versus Mario Landolfi - rimanda all'opportunità di approvare anche al Senato la norma sulla responsabilità personale del giudice.
Fra l'altro, a parte il danno enorme alle persone,l c'è lo sperpero di danaro pubblico, ogni qual volta che vengono incardinati procedimenti destinati a finire in nulla.
Giancarlo Lehner, P.T.

Lettera 11
E io pensavo che con Equitalia ce l'avessero solo quei coglioni di evasori ed invece ce l'hanno anche quei coglioni degli anarchici del Fai : l'Italia è davvero strana. Come è possibile che siano dalla stessa parte quelli con ville,yacht,macchine di lusso e quelli di un'organizzazione eversiva anarco-insurrezionalista ?
Sanranieri

BEPPE GRILLO MOVIMENTO 5 STELLE

Lettera 12
Caro Dago
questa volta l'Umbertone non potrà dichiarare di non avere alcuna conoscenza sui bilanci della Lega. Infatti tutti i rendiconto riportano in calce una bella ICS, quale firma del senatur.--
Roberto

PIERLUIGI BERSANI

Lettera 13
Caro Dago, il nuovo Presidente francese dimostra che la sua vittoria non fa una piega.
Ieri la coppia Sarkozy-Bruni, nel cambio di locatario a l'Eliseo, ha evidenziato che di stirato, come si evince dalle foto, aveva solo i sorrisi. Questa nota sartoriale confermerebbe che Hollande e fidanzata li hanno fatti grinzi.
Saluti, Labond

Lettera 14
Umberto Bossi indagato per truffa ai danni dello Stato. Dove sarà finito il suo dito medio tanto a lungo spavaldamente ostentato nei confronti di Roma ladrona?
Mike

Lettera 15
Caro Dago,
La JP Morgan sta nelle grazie del Democratico Obama. Il Montepaschi sta in
quelle del Democratico Bersani. Mi chiedo cosa accadrebbe se, invece, stessero
nelle grazie di Bush e Berlusconi !
Salve
Natalino Russo Seminara

obama barak

Lettera 16
Ciao Rob,
e poi dicono che cazzeggiare su Dagospia non serva !
per capire chi fosse il ministro gay di Berlusca ho cercato il significato di orografico, non si finisce mai di imparare :-)
Saluti
RR

jp morgan

Lettera 17
aggiungo un paio di ricordi personali alla discussione su Saviano, inerenti la macchina da diritti in cui si è rapidamente trasformato l'autore di Gomorra: un recente albo di Andrea Pazienza, riedizione di vecchie cose a cura di Fandango, reca la presentazione di Roberto Saviano. Ammesso che l'abbia letto, non si capisce la competenza di chi dall'inizio si occupa di tutt'altro, la mafia, mica cazzi! a introdurre il divo Paz. Ma sempre di arte pop si tratta, e poi si sa che firma famosa attira i riflettori, non si sa quanto coinvolga invece i lettori di fumetto, molto più scafati e meno fessi di quanto li facciano gli editori, e dunque transeat!

Poi vado a teatro a sentire Claudio Abbado al Teatro comunale di Modena, impegnato in repertorio comprendente brani di Bach e lo Stabat Mater di Pergolesi, e chi ti trovo a firmare il testo introduttivo? Roberto Saviano. Allora vado a ritroso nella mia memoria televisiva e te li trovo insieme, lui e il maestro Abbado, ospiti di quel sorridente spaciatore di marchette che è Fabio Fazio.
Vedi che ti fa frequentare gli ambienti giusti
e avere un agente sveglio
Francesco Grifagno

Umberto Bossi

Lettera 18
Per fortuna Dago se no pare che in Italia l'unico problema sia il Trota. Ma a proposito da "fare fondopoli" chissà perchè i giornali di regime non parlano più di questa vicenda o se ne parlano relegano le notizie in qualche angoletto. Sta a vedere che era tutta una bufala e finirà a tarallucci e vino...Speriamo nel movimento 5 stelle e sopratutto che i grillini non facciano la fine di quelli della Lega.
che altro ci resta da fare ?

FRANCESCO BELSITO

Lettera 19
Caro Dago,
diciamo che Santoro ha sempre modi creativi per annunciare la chiusura delle sue trattative. L'hanno scorso lo ha fatto spalando fango su Mentana e Stella. La vignetta di Vauro pubblicata sul sito di "Servizio Pubblico" che scortica e demolisce la trasmissione "lasettiana" di Fazio/Saviano, sembra contenere esattamente questo messaggio: La7, adieu!
amenità
Santi

 

 


L’EX MINISTRO LANDOLFI RINVIATO A GIUDIZIO PER CONCORSO IN CORRUZIONE AGGRAVATA DALL’AVER FAVORITO UN CLAN

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MARIO LANDOLFI

Carlo Tarallo per Dagospia

1-Non c'è pace per i Banana's sotto ‘o Vesuvio: la notizia del rinvio a giudizio dell'ex Ministro Mario Landolfi, attuale vicecoordinatore Pdl in Campania, tiene banco. Landolfi va alla sbarra, il Gup di santa Maria Capua Vetere Alessandra Ferrigno ha accolto le tesi del Pm Alessandro Milita e ha rinviato a giudizio il deputato Pdl (il processo inizierà il 9 luglio prossimo). Accuse pesantissime: concorso in corruzione e truffa, aggravate dall'avere agito per favorire il clan camorristico La Torre.

BASSOLINO INCARFAGNATO

La vicenda risale al 2009: secondo l'accusa l'ex Ministro delle Comunicazioni avrebbe corrotto, attraverso promesse di incarichi e l'assunzione della moglie per tre mesi nel consorzio Eco 4, un consigliere comunale di Mondragone, la sua città inducendolo a dimettersi per evitare lo scioglimento del consiglio. L'inchiesta si basa sulle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia tra cui Gaetano Vassallo, titolare di discariche legato alla fazione del clan dei casalesi che fa capo al boss Francesco Bidognetti.

E Landolfi? L'ex Ministro parla di "vicenda grottesca" e di "persecuzione politica": "Non solo - spiega - ho pubblicato sul mio profilo Facebook le telefonate il cui utilizzo è stato inibito dalla Camera ma inviai ai siti più autorevoli oltre alle stesse telefonate anche tutti gli atti dell'inchiesta per la parte che mi riguarda. Chiunque può farsi un'idea non solo dell''oggetto dell'inchiesta ma anche della mia assoluta estraneità".

giorgio napolitano

Solidarietà a go-go dai Patonza's, mentre il commissario regionale Nitto Palma prepara, secondo indiscrezioni, una conferenza stampa pirotecnica per i prossimi giorni insieme al suo vice: "Ho letto le carte - bombarda Nittonapalm - con l'occhio del magistrato e non del politico, carte che denunciano il totale deserto probatorio". Un nuovo capitolo della guerra Pdl - toghe? Why not!

2- I due non si sono mai presi: tra Antonio Bassolino e Giorgio Napolitano il rapporto è sempre stato contrastato. Per decenni, fino allo scontro da sangue e arena dell'anno scorso quando i rispettivi "pupilli" napoletani (l'europarlamentare Andrea Cozzolino e l'ex sottosegretario Umberto Ranieri) si sono sfidati alle primarie per il candidato a sindaco. Sfidati? Meglio dire scannati: contro ogni pronostico vinse Cozzolino, ma tra accuse di brogli, veleni, discese in campo di Saviano e mal di testa di Bersani fu tutto annullato; su quella vicenda indaga anche la Procura di Napoli, che sospetta condizionamenti della camorra.

lbrtrntn38 umberto ranieri

Ma sull'autostrada Roma - Napoli corre il dagospiffero choc: Ranieri e Cozzolino si sono incontrati sotto er Cupolone ed hanno suggellato con un abbraccio e due ore di chiacchierata la pace fatta. Una pace che sarà ufficializzata lunedì prossimo, con Ranieri e Cozzolino che insieme a Lucia Annunziata e Andrea Orlando presenteranno a Napoli il libro di Stefano Fassina. Ed è stato proprio Fassina, su preciso mandato di Bersani, a convincere i due a riparlarsi e a benedire la stretta di mano. E' successo a Roma, al riparo (ma non abbastanza) da sguardi indiscreti.

Ranieri e Cozzolino partecipano a una riunione di partito. Al termine, Fassina li incontra. Il tentativo di riconciliazione riesce: i due restano soli, parlano a lungo, almeno un paio d'ore. Qualcuno, al termine del "minivertice" li vede abbracciarsi calorosamente. Cosa si saranno detti? avranno messo su una nuova "santa alleanza" degli ex Ds per tenere sotto controllo il Pd parte-nopeo e parte-sinistratissimo? Ah saperlo...

3- Manco il tempo di farla nascere, e ‘sta benedetta "cosa moderata" della melassa Alfano - Casini - Passera- Montezemolo già scatena livori e livoretti. Due giorni fa a Roma, al ristorante Teatro di Pompeo a Campo dei Fiori, si sono attovagliati un po' di ex Dc: Gianfry Rotondi, Carlo Giovanardi, Mauro Cutrufo e altri deputati pidiellini ex scudocrociato. Il loro timore?

Andrea Cozzolino

Che Pierfurby imponga a Angelino Jolie Alfano di farli fuori dal nuovo partito moderato che nascerà dopo i ballottaggi. Loro affilano le armi e si preparano al duello. L'arma è già stata scelta: il simbolo dello scudocrociato, in mano a Rotondi. In calendario anche una convention all'insegna dell'aridatece la Democrazia Cristiana, a fine maggio. "Se andiamo da soli, solo col simbolo prendiamo un 2,5%", prevedono. Ottimisti?

 

 

VEDERE IL CAVALIER POMPETTA FUORI DA PALAZZO GRAZIOLI IN UN PARTY DELLA ROMANELLA MONDANA È SEMPRE UN EVENTO

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Foto di Umberto Pizzi da Zagarolo

DAGOREPORT
Il Premio Guido Carli, in onore del governatore della Banca d'Italia, per vari motivi che vedremo, non può passare in cantina, anche se si è svolto giovedì scorso. Il premio ideato e organizzato dalla vispa giornalista di "Panorama" Romana Liuzzo, nipote diretta del defunto governatore (il presidente onorario è Gianni Letta), con l'ideona di premiare Berlusconi, si è trasformato in una passerella pazzesca dei poteri marci d'Italia.

VITTORIO FELTRI MELANIA RIZZOLI DIEGO DELLA VALLE CARLO ROSSELLA

Intanto, come già segnalammo l'11 maggio, il testo della motivazione del premio, speciale e "a sorpresa", al Cavalier Bananoni ha gli accenti di un testo satirico firmato da un Antonio Ricci o un Gino e Michele in vena di burle.

Sentite che poesia: "Poliedrico, imprevedibile, lavoratore tenace e grande comunicatore, il nome di Silvio Berlusconi è intrecciato con la politica e l'economia dell'Italia: una storia personale che fa già parte della nostra storia nazionale. Nei primi anni Ottanta ero ancora molto giovane, chiesi a mio nonno una sua opinione sul fenomeno Berlusconi. Mi rispose profeticamente: "E' un grande imprenditore, farà strada".

VITTORIO FELTRI GUIDO DELLOMO GIANNI LETTA VITTORIO FELTRI E DIANA BRACCO

Così è stato: il successo l'ha seguito come cotruttore prima e come tycoon televisivo poi. Potremmo dire che l'attività principale di SB è stata quella di coronare sogni. L'ha fatto anche in politica creando dal niente un grande partito, Forza Italia, portandolo alla vittoria nel primo confronto elettorale, poi il Pdl, e siamo arrivati ai nostri giorni, con una storia ancora tutta da raccontare. Per queste ragioni e per molte altre riteniamo Silvio Berlusconi, quattro volte presidente del Consiglio...per ora, meritevole del Premio Guido Carli alla carriera". Per ora...che è, una minaccia?

Dunque, vedere Silviuccio fuori da Palazzo Grazioli in un party della Romanella è sempre un evento. Sul salottismo de' noantri il Banana ha sempre nutrito una grande diffidenza - nemmeno da Maria-saura Angiolillo metteva piede, si divertiva di più con l'Ape Regina e Sara Tommasi.

SILVIO BERLUSCONI PUNTA FINI SILVIO BERLUSCONI ROMANA LIUZZO GIANNI LETTA

Così l'ammucchiatona nelle sale del ristorante di Filippo La Mantia, locato all'interno dell'hotel Majestic di via Veneto, ha visto un parterre da urlo (di Munch). Con molti nemici che si sono ritrovati faccia a faccia. Vedi Cesarone Romiti e Dieguito Della Valle che all'epoca si scambiarono carinerie del tipo "Famiglia Addams" (i Romiti) e "Scarparo".

E l'ex ministro della giustizia Mastella redivivo che va a baciare la pantofola al guardasigilli Paola Severino che si è spesa in chiacchiere col Cavalier Pompetta, scortata dalla badante extrapoppe Maria Grazia Rossi. Altro ministro presente, Piero Gnudi. E poi Scaroni, Polverini, Missoni, Vittorio Feltri, Luisa Todini e Catricalà, Piroso e Matteo Marzotto, Ravetto e Nunzia De Girolamo, Ottavio e Rita Missoni, Malagò e Minoli, Sallusti e Fabio Gallia, Rutelli-Palombelli e Ottavio e Rosita Missoni, Melania Rizzoli e Diana Bracco,etc.

SILVIO BERLUSCONI PAOLO BONAIUTI SILVIO BERLUSCONI MICHAELA BIANCOFIORE

Last but not least: cliccate le foto, avvistate la vista e indovinate quali sono le coppie clandestine nel mucchio degli invitati...

 

 

LE ALLUSIONE DI CECCHI PAONE HANNO REGALATO PANICO ALLA GIORNATA POLITICA - INSULTI TRA I QUATTRO GATTI DI FLI

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Bigador per Dagospia

GIANNI ALEMANNO GIULIO TREMONTI

1 - Ma allora e' un provocatore vero! Quel birbantello di Martone si e' presentato alla Camera tutto baldanzoso. Con il suo solito sorriso stile "ve magna in testa". In mano una borsa. Griffata "Fondazione Aspen", stile Tremendino Tremonti.

2 - Il Governo mettera' la fiducia sul Ddl lavoro. Ancora!? "Tanto rischiano di essere gli ultimi colpi..."

3 - Giornata di scazzo, urla, insulti tra quei quattro gatti di Fli...

4 - Oh, ma avete visto quali sono le persone seguite da Ale-danno su Twitter?!? Vabbe', non ci possiamo credere. Deve essere un errore. Un furbetto che si vuole prendere gioco del sindaco...

5 - Grande cruccio in Transatlatico. "Chi sara' stato quel coglione ad aver dato fuoco qui dentro?" Ah, saperlo...

CECCHI PAONE

6 - Anche Laboccetta e' un uomo impegnato. A prendere il sole in cortile!

LABOCCETTA jpeg

7 - Le allusione di Cecchi Paone hanno regalato una vena di panico alla giornata politica. Piu' di uno ne parlava, gli altri camminavano di lato con la schiena rivolta verso il muro.

8 - Sobria maglietta della Mussolini con su scritto "ma anche no"

9 - Grande ritorno di Angelino a Porta a Porta. Ma il nostro Banana, lo sa?

10 - Voi non sapete quanto conta Ghedini. Conta molto piu' di quanto immaginate... Mamma mia che paura!

 

BANANA CON LETTA E ALFANO (GARANTE CATRICALÀ) HA SEQUESTRATO PER TRE ORE MONTI - IL DOSSIER CON GLI ATTACCHI

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1 - IL DOSSIER DI BETTY OLIVI PER RIGOR MONTIS

berlusconi monti

DAGOREPORT - In vista dell'incontro di oggi tra Monti, Berlusconi, Alfano e Letta, a Montecitorio si mormora che Betty "Mafalda" Olivi abbia chiesto ai suoi collaboratori di prepararle un dossier così composto:

- lanci di agenzia (dal 15 aprile in poi) in cui esponenti di spicco del Pdl (tra cui La Russa, Gasparri, Cicchitto, Brunetta, Lupi) attaccano il governo;

catricala monti berlu letta

- le prime pagine del "Giornale" e di "Libero" (sempre dal 15 aprile in poi) in cui viene attaccato il governo e gli articoli più spinosi a firma di Bechis, Feltri, Sallusti e Brunetta. Non a caso oggi Mario Monti durante la conferenza stampa al Forum PA ha citato Brunetta tra gli esponenti critici nei confronti del governo. Chissà se l'ex Premier Berlusconi avrà avuto un analogo dossier con tutte le sparate di Monti contro il suo governo e il Pdl...

2 - GOVERNO: CONCLUSO INCONTRO MONTI-BERLUSCONI
(ANSA) - Si è concluso dopo quasi tre ore l'incontro a palazzo Chigi tra il premier Mario Monti e Silvio Berlusconi. Nella sede del governo erano inoltre presenti il segretario del PdL Angelino Alfano, Gianni Letta, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Antonio Catricalà.

CATRICALA LETTA BERLUSCONI

3 - VERTICE BERLUSCONI-PDL STASERA A PALAZZO GRAZIOLI
(ANSA) - Si terrà questa sera a Palazzo Grazioli un vertice tra Silvio Berlusconi e lo stato maggiore del partito. La riunione servirà per fare il punto dopo l'incontro di oggi tra il Cavaliere e il premier Mario Monti.

ALFANO E BERSANI

4 - PD: BERSANI, PRANZO DI BERLUSCONI CON MONTI? IO A PRANZO CON STEINMEIER
(ASCA) - ''Il pranzo di Berlusconi da Monti? Non so io ero a pranzo con Steinmeier, quindi non ho potuto seguire la pratica!''. Cosi' il segretario del Pd Pier Luigi Bersani ha risposto ai cronisti che gli hanno chiesto un'impressione dell'incontro a pranzo del leader Pdl Berlusconi con il presidente del Consiglio Monti.

 

PALOMBA - “IL DESTINO DELLE NAZIONI, DATO CHE LA POLITICA NON HA PIÙ POTERE SULL’ECONOMIA, È IN MANO ALLE BANCHE CENTRAL

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Barbara Palombelli per "Il Foglio"

Barbara Palombelli

Di chi è la colpa? Dove andremo a finire? E, soprattutto, dove sono spariti i soldi? Intossicati dalle comunicazioni sull'apocalisse dell'euro e dal bombardamento anti casta h24, amici e parenti ti assalgono anche fuori orario. Sarebbe comodo rispondere che l'autista dell'auto blu, le rapine di Lusi, la pensione di Cicciolina e le passeggiate del Trota ci hanno portato sulla soglia del default mondiale. C'è già chi lo fa, e un giorno se ne pentirà (semplificare non sarebbe il compito del giornalista, non era almeno quello che ci hanno insegnato i grandi).

Banchieri Centrali Shirakawa Bernanke Trichet Draghi King

In privato, i grandi esperti del denaro internazionale, quelli che stanno accompagnando i ricchi del pianeta a fare shopping fra le nostre aziende pubbliche e private, stremate e sul mercato, ti raccontano un'altra storia. Cominciamo con il porre una domanda: a chi è affidato il destino delle nazioni, dal momento che la politica non ha più il potere sull'economia? Risposta: alle Banche centrali. Chi, se non loro, hanno deciso l'equilibrio fra le valute, gli interessi a cui le banche commerciali potevano prelevare somme da girare agli imprenditori e al mercato?

I banchieri Lloyd Blankfein Jamie Dimon John Mack e Brian Moynihan alla Commissione d inchiesta

Un circolo vizioso tutto finanziario, in cui oggi non avrebbero un prestito nemmeno i grandi capitalisti del passato. I soldi producono soldi, comprano titoli che danno interessi più alti di quelli alla fonte, con il differenziale si tappano i buchi, e si attende. Gli imprenditori comprano pezzi di banche, corteggiano lo stato per avere concessioni sicure per i loro eredi, anche loro fanno finanza strasicura. E il mercato? Chiuso a tempo indeterminato. La causa di tutte le crisi è la manipolazione dell'offerta di moneta, realizzata attraverso una politica economica arbitraria (il livello di tasso di interesse) che non è il risultato dello scambio sul libero mercato del capitale.

ben bernanke-mario draghi-tim geithner

Il sistema delle banche commerciali, legato alla Banca centrale, non fa altro che impiegare la liquidità a basso costo per remunerare il capitale delle stesse banche: nel fare questo sceglie progetti d'impresa a zero rischio e collocazioni di capitale non efficienti. Con l'effetto che vediamo ogni giorno. Ovunque, le Banche centrali creano un modello di non-sviluppo, di non-crescita. A seguire, gli istituti bancari frenano la scommessa sull'impresa, rallentano i fallimenti delle aziende decotte (vedi i casi italiani recenti), chiudono i rubinetti del credito spingendo lentamente ma inesorabilmente migliaia di piccoli commercianti e artigiani verso la rinuncia o i gesti estremi che vediamo ogni giorno.

GIUSEPPE MUSSARI GIUSEPPE GUZZETTI resize

Non è finita qui. Milioni di cittadini del pianeta, invogliati dai tassi accessibili - quasi costretti dai sorrisi e dalle promozioni pubblicitarie - hanno speso soldi che non avevano e non avrebbero mai avuto a disposizione, alimentando bolle di tutti i tipi in ogni paese. Milioni di case non avrebbero mai dovuto essere costruite e comprate, dagli Stati Uniti alla Spagna passando per l'Italia.

Lagarde e Strauss Kahn

Oggi sono proprietà di chi? Delle banche, naturalmente. Siamo in una palude internazionale in cui la stanza dei bottoni reale non risiede più a Washington e neppure a Mosca, figuriamoci a Bruxelles (dove, vale la pena ricordarlo, la vera sconosciuta casta che non vide i conti della Grecia è ancora saldamente al potere). La politica forse non conosce neppure i meccanismi autentici del potere sovranazionale valutario, e non è un deficit di comprensione solo nostro.

Si celebrano elezioni amministrative o presidenziali insignificanti, si vincono e si perdono partite che altri - sconosciuti e non tenuti a rendere conto, se si esclude il geniale Dominique Strauss-Kahn, uno spirito libero certamente non gradito ai sacerdoti dell'occulto - giocano indisturbati. Ma come si fa a spiegare tutto questo agli zii che ti tampinano?

 

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