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CANNES 2012. CI SIAMO. DOPO IL TRIONFO AGLI OSCAR DI “THE ARTIST”, I FRANCESI SE LA COMANDANO A TUTTI I LIVELLI

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Marco Giusti per Dagospia

Cannes 2012. Ci siamo. Apertura superchic del Festival con il molto atteso "Moonrise Kingdom" di Wes Anderson. Una storiella ambientata nel New England nel 1965 con un megacast che va da Bill Murray a Bruce Willis, da Frances McDormand a Tilda Swinton, da Jason Schwartzman a Edward Norton. I critici lo vedranno alle 11, pronti alle 14, 30 per sentire cosa avrà da dire il direttore della giuria Nanni Moretti al popolo del cinema.

REALITY DI GARRONE b une scene du film italien de matteo garrone a a da e e b cbdeec f Kidman

Intanto, il giurato francese più illustre, Jean Paul Gaultier, trionfa come testimonial al femminile nella nuova pubblicità della Coca Cola proprio di fronte al Palais. Il ‘68 è finito per sempre. I figli di Marx e della Coca Cola possono chiudere bottega. I francesi lo hanno capito da tempo. Qua, soprattutto dopo il trionfo di "The Artist" dell'anno scorso, se la comandano a tutti i livelli.

Hanno una valanga di film in concorso prodotti o coprodotti, da un Alain Resnais che a 89 anni gira un testo di Jean Anouilh del 1941 con Mathieu Amalric a un Jacques Audiard che cercherà di vincere con un una storia d'amore con Marion Cotillard e Matthias Schoernart, fino a un Leos Carax che ritorna con "Holy Motors" dopo il disastro di "Pola X" nel 1999 vantando un supercast di star come Eva Mendes, Kylie Minogue, oltre a Michel Piccoli.

Ma è in parte francese anche il rumeno "Beyond The Hills" del rumeno Christian Mungiu, già Palma d'Oro nel 2007, che presenta una lacrimosa storia di due orfanelle prodotta dai fratelli Dardenne. Si sprecano gli attori francesi nel concorso in corsa per i premi maggiori. Moretti e Gaultier hanno solo l'imbarazzo della scelta.

profilethai nicole kidman REALITY DI GARRONE

Piccoli, Huppert, Trintignant, Amalric. Isabelle Huppert si candida come miglior attrice in "In Another Country" del coreano Hong Sang-Soo, dove interpreta tre ruoli diversi per tre episodi diversi, mentre Jean-Louis Trintignant si candida a miglior attore protagonista (non faceva un film dalla tragica morte della figlia Marie) nell'atteso "Love" dell'austriaco Michael Hanecke, dove divide la scena con Emmanuelle Riva e con la stessa Huppert.

Juliette Binoche e Mathieu Amalric sono tra i protagonisti, accanto a Robert Pattinson, di "Cosmopolis", il film che David Cronenberg ha tratto da Don De Lillo, coprodotto da Paulo Branco e Martin Katz. Parecchie anche le star americane. Dal cast dei vampiri di "Twilight", oltre a Robert Pattinson, arriva anche Kirsten Stewart, protagonista assieme a Kirsten Dunst di "On The Road" del brasiliano Waltes Salles.

Nicole Kidman wallpaper garrone SAVIANO SERVILLO

Nicole Kidman ha ben due film a Cannes. In "The Paperboy", melodramma erotico di Lee Daniels, il regista di "Precious", se la vedrà con Matthew McConaughey e Zac Efron, e nel fuori concorso "Hemingway & Gellhorn" del grande Philip Kaufman, sarà addirittura Martha Gellhorn, amore dello scrittore, interpretato da un poco somigliante Clive Owen. Nuovi fusti come Tom Hardy e Shia LeBeouf sono i protagonisti, assieme all'eterea Jessica Chastain, di "Lawless" di John Hillcoat, saga familiara ambientata nell'era del proibizionismo.

Brad Pitt lo troviamo in "Killing Them Softly" del neozelandese Andrew Dominick. Gli italiani rispondono con una Claudia Gerini in versione Alessia Marcuzzi (ma non ha fatto uno spot identico per un dentifricio?), Nando Paone, l'uomo con lo stecchino in bocca di "Benvenuti al Sud" (e al Nord), Salvatore Misticone, alias lo scatenato Scapece in "Benvenuti al Sud" (e al Nord) nel nostro unico film in concorso, "Reality" di Matteo Garrone, prodotto da Fandango e distribuiti da 01.

CANNES

Medusa si deve accontentare di distribuire "On The Road" di Walter Salles, in concorso, e di presentare fuori concorso "Io e te" di Bernardo Bertolucci. Faranno una gran festa a Bertolucci il 23 maggio e torneranno a casa. Effetti speciali di un cinema, il nostro, in profonda crisi, dove distributori e uffici stampa non si possono generalmente più permettere a Cannes di pagare gli spazi per le interviste alle star straniere.

CANNES

Del resto, in patria, è un periodo in cui venti milioni di euro per produrre un modesto film di Woody Allen, e dove un film già preparato può essere tagliato dalla produzione a venti giorni dall'inizio delle riprese. Ma anche dove, e non si capisce perché, Fazio e Saviano possono celebrare un Pupi Avati qualsiasi come fosse Fellini (ragazzi, non è Fellini! Era terribile pure "Regalo di Natale"!).

A Nanni Moretti il compito di difendere un cinema che si sta perdendo e dove l'unico premio possibile è quello per la regia a Matteo Garrone (ma piacerà questo film sui disastri della televisione a Moretti?). Non ci resta che il passato, ben celebrato dalle quattro ore e 18 minuti della nuova versione di "C'era una volta in America" nell'edizione completa che aveva montato Sergio Leone, con una serie di scene reintrodotte molto attese dai fan (tra cui quella con l'infermiera interpretata da Louise Fletcher).

NANNI MORETTI JEAN PAUL GAULTIER

Tra le sorprese, oltre a quella che ci farà a Cannes il ministro Ornaghi che verrà anche lui a sfilare non si capisce ben per cosa, esattamente come fece giusto un anno fa, e inutilmente, l'ex ministro Galan, poi finito nel tritatutto, si possono segnalare l'indiano "The Gangs of Wasseypur", epopeo gangsteristica di 320 minuti diretto da Anurag Kashyap dedicata al mondo della mafia mineraria dagli anni '40 a oggi, ma direi anche la versione del suicidio di Yukio Mishima messo in scena da Koji Wakamatsu, "The Day He Chose His Own Fate" o il nuovo film del cileno Pablo Larrain, "No", ancora ambientato negli anni di Pinochet.

Tra le più pure stravaganze, invece, "Antiviral" di Brandon Cronenberg, figlio di David, thriller di fantascienza dove si vendono ai fan i virus delle loro celebrità più amate. Poi il remake di "Maniac" di William Lustig, folle storia di un serial killer che scalpa le sue vittime, diretto da Franck Khalfoun e prodotto da Alexandre Aja (il regista di "Piranha 3D") con Elijah Wood protagonista.

BERNERDO BERTOLUCCI

Ma non scherzerà neanche "Paradise: Love" dell'erotomone Ulrich Seidl, che segue la storia di una cinquantenne austriaca alla ricerca di un giovane amante nero in Kenya. Tra i rumors più interessanti l'arrivo di Quentin Tarantino con un'anticipazione di dieci minuti di "Django Unchained" che potrebbero aprire addirittura il "Dracula 3D" di Dario Argento sabato notte a mezzanotte (ma sembra che Tarantino non possa abbandonare un set che si è rivelato particolarmente difficile).

PUPI AVATI

Infine, segnaliamo il perdono già concesso da Cannes a Lars Von Trier, bollato un anno fa di essere un neonazista dalla comunità cinefila internazionale (e di fare brutti film da Curzio Maltese) che dovrebbe portare qui l'anno prossimo il suo attesissimo hard con Charlotte Gainsbourg "Nynphomaniac". Ma non lo avevano cacciato via per sempre come Ceccherini dall'Isola dei famosi dopo la bestemmia? Ah, ovviamente il film è coprodotto dai francesi.

 

 


GRECIA SULL’ORLO DEL COLLASSO - HOLLANDE GIURA E PIOVONO FULMINI - REBEKAH BROOKS, IMPUTATA, RISPONDE ALLE ACCUSE

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DAGOREPORT

THE WASHINGTON POST THE WALL STREET JOURNAL

1 - THE NEW YORK TIMES - A destra, "Gli Stati bisognosi usano i fondi per le abitazioni per tamponare i bilanci" - A sinistra, "Sperimentato un farmaco per prevenire l'Alzheimer" - Al centro, "Se i soldati afghani cambiano nemico, la coalizione guidata dagli americani è in pericolo" - "I repubblicani promettono di stabilizzare il limite del debito" - In basso, "Insensibili alla carneficina, i messicani trovano dei diversivi e la vita continua"

2 - THE WASHINGTON POST - In apertura, "Flusso di armi ai ribelli siriani", "Le nazioni del Golfo pagano per le armi" - Al centro, "La situazione di stallo in Grecia alza la posta per l'Europa"

3 - THE WALL STREET JOURNAL (EUROPE) - A sinistra, "Irritati dalla questione delle retribuzioni, gli azionisti mostrano i muscoli" - A destra, "Hollande giura e piovono fulmini"

4 - THE GUARDIAN - In apertura, "Brooks accusata di ‘copertura'" - In basso, "Agitazione nell'eurozona mentre la Grecia va verso le seconde elezioni"

5 - THE INDEPENDENT - In apertura, "Bufera sulla perdita dei sussidi per le persone cieche" - A sinistra, "L'aiutante di Hunt ascoltato come testimone alla Leveson sull'affare Sky" - Al centro, "Brooks, l'imputata"

THE NEW YORK TIMES THE SUN

6 - THE DAILY TELEGRAPH - In apertura, "Grecia sull'orlo del collasso" - Al centro, "‘È una caccia alle streghe': Rebekah Brooks esce dal tribunale combattiva" - A destra, "Cameron prende in considerazione nuovi tagli al welfare per 25 miliardi di sterline"

7 - FINANCIAL TIMES - In apertura, "L'Ue preme per il voto vincolante degli investitori sulle retribuzioni" - A destra, "Prendendo la pioggia: Hollande comincia la vita da presidente francese" - Al centro, "Il Dipartimento di Giustizia indaga sulla perdita di 2 miliardi di dollari di JpMorgan" - In basso, "Brooks attacca l'accusa di intercettazioni"

8 - DAILY MAIL - In apertura, "Le nuove cure per il cancro bloccate dal Sistema sanitario nazionale per nove anni" - A destra, "Au revoir, Carla, la Rottweiler è in città!"

9 - THE SUN - In apertura, "Una bella donna Britannica incarcerata a Dubai con l'accusa di aver fatto sesso in un taxi"

THE GUARDIAN THE INDEPENDENT

10 - DAILY MIRROR - In apertura, "La rossa dichiara battaglia", "L'ex direttore del Sun accusata dalla polizia"

11 - DAILY EXPRESS - In apertura, "Il 25% di sconto sulle vacanze estive", "L'impennata della sterlina equivale a grossi affari all'estero" - A destra, "Britney Spears ha l'X factor per Simon?"

12 - LE MONDE - In apertura, "François Hollande, il settimo presidente dal 1958" - Al centro, "JpMorgan: l'irresponsabilità al comando" - A destra, "Avanza l'ipotesi di una zona euro senza la Grecia" - "Free guadagna 2,6 milioni di abbonati in meno di tre mesi" - In alto, "Facebook: jackpot in Borsa?"

13 - LE FIGARO - In apertura, "Hollande avvia la sua presidenza a sinistra" - Al centro, "DSK chiede un milione di dollari a Nafissatou Diallo" - "L'impasse politica in Grecia fa sprofondare l'euro"

14 - LIBÉRATION - In apertura, "Hollande: la rottura"

LES ECHOS LIBERATION

15 - LA CROIX - In apertura, "I primi passi di François Hollande" - In alto, "Nanni Moretti, presidente del 65° Festival di Cannes"

16 - LES ECHOS - In apertura, "Ayrault, nuovo uomo tranquillo di Matignon" - Al centro, "Free ha conquistato 2,6 milioni di clienti nel mercato della telefonia mobile" - In alto, "Facebook, un'entrata in Borsa da 100 miliardi di dollari"

17 - LA TRIBUNE - In apertura, "Merkel e Hollande di fronte a un'Europa che vacilla" - In basso, "La capacità di ripresa delle aziende sempre più debole"

18 - EL PAIS - In apertura, "Il malgoverno greco trascina l'Europa in un mese d'angoscia" - A destra, "Muore Carlos Fuentes, scrittore obbligato alla realtà e alla politica"

 

BUSINESS INTERNATIONAL - HOLLANDE-MERKEL: COLPO DI FULMINE? - L’F.B.I. INDAGA SU J.P. MORGAN…

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General Motors

DAGOREPORT
1 - FINANCIAL TIMES
UE SI ADOPERA PER DARE VOTI VINCOLANTI AGLI INVESTITORI SULLE RETRIBUZIONI
http://on.ft.com/IXkmPh

Agli azionisti di società quotate in Europa verrà dato un voto vincolante sulle retribuzioni, mentre coloro che investono nelle banche otterranno il potere di fissare un livello massimo dei bonus, nell'ambito dei piani in corso di elaborazione da parte degli alti funzionari dell'Unione europea.

FACEBOOK

GM VUOLE TOGLIERE LA PUBBLICITÀ SU FACEBOOK
http://on.ft.com/KseR0a

General Motors ha in programma di smettere di pagare per gli annunci pubblicitari su Facebook, una mossa che solleva dubbi sul modello di business utilizzato dal social network in vista della sua attesissima offerta pubblica iniziale.

2 - THE WALL STREET JOURNAL
COPERTURA O SCOMMESSA? ANALISI DI UN COMMERCIO
http://on.wsj.com/JShmI0

La strategia alla base della complicata operazione finanziaria di J.P. Morgan potrebbe sollevare nuovi interrogativi sul fatto che la banca si sia coperta dai rischi o abbia fatto una grande scommessa.

CHRISTINE LAGARDE UNICREDIT

PER LE BANCHE ITALIANE, IL FUTURO È NUVOLOSO
http://on.wsj.com/L574k2

Gli utili delle banche italiane nel primo trimestre hanno fatto affidamento solo sul basso costo dei prestiti della Banca centrale europea, sollevando dubbi su come gli istituti di credito in una fase di recessione possano affrontare la crisi economica senza ridurre i prestiti alle imprese e alle famiglie italiane.

3 - BLOOMBERG
FACEBOOK VUOLE PORTARE L'IPO A 421 MILIONI DI AZIONI
http://bloom.bg/KvvkiV

Facebook Inc. sta incrementando il numero di azioni in vendita nella sua offerta pubblica iniziale a 421 milioni, facendola alzare fino a 16 miliardi di dollari.

ANGELA MERKEL

IL VERO COSTO DI POSSEDERE UNA BARCA (FOTO)
http://bloom.bg/Jc5xNZ

L'acquisto della barca è solo l'inizio. Circa il 10 per cento del valore della barca serve ogni anno solo per coprire le spese di gestione. E poi ci sono gli extra.

4 - LES ECHOS
L'USCITA DELLA GRECIA DALL'EURO NON È PIÙ TABÙ PER CHRISTINE LAGARDE
http://bit.ly/L58paw

In un'intervista televisiva, il direttore esecutivo del Fondo monetario internazionale dice che un'uscita della Grecia dall'eurozona "è una delle opzioni che siamo obbligati a considerare tecnicamente".

BARCA

IL PROSSIMO APPLE MACBOOK POTREBBE USCIRE NEL MESE DI GIUGNO
http://bit.ly/JKePOE

Il gruppo americano si prepara a lanciare una nuova gamma di computer portatili più sottili e più potenti rispetto alle versioni precedenti, grazie ai nuovi processori Intel.

5 - LA TRIBUNE
MERKEL INCONTRA HOLLAND: UN COLPO DI FULMINE?
http://bit.ly/JSjsaJ

Dopo che un fulmine ha colpito il Falcon presidenziale ritardando il suo arrivo a Berlino, Francois Hollande ha incontrato la Merkel per la prima volta come capo di stato. Insieme hanno unito le forze per mostrare il forte sostegno alla Grecia, ma non nascondono le loro divergenze sulla questione della crescita pur assicurando un "impegno al dialogo" su questo punto.

jp morganFRANCOIS HOLLANDE

6 - DEALBOOK
L'INDAGINE DELL'F.B.I. AGGIUNGE GUAI PER J.P. MORGAN
http://nyti.ms/JiFLSF

L'F.B.I. ha aperto un'inchiesta su J.P. Morgan Chase dopo la perdita di 2 miliardi di dollari mentre la società ha tenuto la sua riunione annuale con gli azionisti.

7 - TECHRUNCH
ECCO COSA POTREBBE UCCIDERE FACEBOOK
http://tcrn.ch/KshYFr

Facebook ha quasi un miliardo di utenti oggi, quindi che cosa potrebbe rovesciare il gigante blu? L'intervento del governo, il passaggio alla telefonia mobile e una perdita di "appeal" avrebbero il potere di interrompere violentemente il successo di Facebook, o almeno di fargli perdere la presa ferrea sul mercato dei social network.

IMPIANTO I-POD

8 - MASHABLE
L'IMPIANTO PER INDOSSARE L'IPOD NANO (VIDEO)
http://on.mash.to/KZWXgU

Alcuni dicono che la moda è dolore, e nel caso di Dave Hurban, lo è. Hurban ha impiantato nel suo polso un magnete per poter indossare il suo iPod Nano come un orologio senza dover utilizzare un braccialetto.

TEST SEDIA

MIGLIAIA DI CULI SONO STATI ANALIZZATI PER CREARE QUESTA SEDIA (VIDEO)
http://on.mash.to/J7CwCE

Alcuni progettisti tedeschi hanno messo un sensore all'interno di una sedia, posizionata nell'androne di un palazzo a Milano, per registrare i punti di stress sul fondoschiena di migliaia di persone. L'obiettivo? Determinare come progettare una sedia leggera ed efficiente che abbastanza robusta per supportare una vasta gamma di utenti.

 

 

FINIS MECCANICA - ORSI DOVREBBE RIMANERE PRESIDENTE E AD. MA IL DG PANSA POTREBBE CONQUISTARE TRE DELEGHE PESANTI

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Pietro Romano pe IlMondo.it

Giuseppe Orsi giampaolo pansa - copyright Pizzi

Secondo quanto risulta a IlMondo.it, Giuseppe Orsi dovrebbe rimanere presidente e ad di Finmeccanica, ma il dg e cfo Alessandro Pansa potrebbe conquistare tre deleghe pesanti. L'assemblea della holding controllata dal Tesoro è convocata per domattina in un auditorium vicino piazza di Spagna. All'odg ci sono l'approvazione del bilancio 2011e la ratifica dell'ingresso nel cda di Pansa. Ma contestualmente, secondo indiscrezioni, a Pansa andrebbero tre deleghe cruciali nella gestione del gruppo: strategie, finanza e controllo.

 

 

 

MALE IN AVVIO I LISTINI EUROPEI INFLUENZATI DALL’INSTABILE SITUAZIONE POLITICA GRECA: MILANO -1,44%

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1 - BORSA: PARTE UN'ALTRA SEDUTA IN ROSSO, -1,4% FTSE-MIB...
Radiocor - Segno meno in avvio per i listini del Vecchio Continente, che risentono ancora delle preoccupazioni della situazione politica in Grecia con le nuove elezioni politiche in arrivo, della possibile uscita dall'euro e del rischio contagio per altri Paesi dell'area euro. Milano, dopo aver registrato ieri la performance peggiore, in avvio vede il Ftse-Mib in calo dell'1,44% e il Ftse All Share in flessione dell'1,37%.

CATTELAN PIAZZA AFFARI BORSA MILANO

Vendite generalizzate sul tutto il listino con qualche debole spunto positivo per Bpm (+1,17%) e Bper (+0,7%). Male Fiat (-1,8%) e Fiat Industrial (-1,44%). La peggiore in Europa e' Madrid a -1,7%. Ancora debole l'euro che e' sceso stamattina sotto la soglia di 1,27 dollari, sui minimi da 4 mesi e quota ora 1,26952 (1,2843) e 102,037 (102,65). Dollari/yen 80,376. Petrolio in calo con il Wti a 92,33 dollari al barile e il Brent a 110,12 dollari al barile.

EURO STRITOLATO

2 - BORSA TOKYO: NIKKEI CHIUDE A -1,1% SU TIMORI PER AREA EURO...
Radiocor - L'onda dei timori per la tenuta dell'eurozona, innescati dall'impossibilita' per la Grecia di formare un nuovo governo, si fanno sentire anche sui mercati asiatici e in particolare su Tokyo che chiude la seduta in negativo sulla scia delle performance dei mercati europei e Usa. Il Nikkei ha terminato le contrattazioni in flessione dell'1,12% a 8.801 punti, livello minimo registrato in oltre tre mesi. Il Topix ha lasciato sul terreno l'1,14%.

3 - EURO: SCENDE SOTTO 1,27 DOLLARI, SUI MINIMI DA 4 MESI...
Radiocor - L'euro si indebolisce ancora e torna sotto la soglia di 1,27 dollari, livello che non vedeva dal 16 gennaio scorso. Sotto la pressione delle incertezze leg ate alla formazione del Governo in Grecia e alle nuove elezioni, la divisa unica e' scesa fino a 1,26825 dollari e quota ora 1,2694 (da 1,2843 di ieri). Contro yen l'euro ha toccato un minimo a 101,895 per recuperare la soglia dei 102 a 102,0535.

4 - AUTO EUROPA: -6,5% IMMATRICOLAZIONI APRILE, -11,3% GRUPPO FIAT...
Radiocor - Le immatricolazioni di nuove auto sono diminuite del 6,5% annuo in Europa (Ue27+Efta) nel mese di aprile, a 1.058.348 unita'. Lo rende noto l'Acea. Le vendite del gruppo Fiat sono scese dell'11,3% annuo a 75.462 unita', per una quota di mercato in flessione al 7,1% dal 7,5%. Nei soli 27 Paesi dell'Unione europea, le consegne sono calate del 6,9%, con un -11,5% per il gruppo Fiat (quota al 7,3% contro il 7,6% di un anno prima).

logo sea PALAZZO MARINO SEDE DEL COMUNE DI MILANO

5 - I PIANI MILANESI PER L'USCITA DA SEA...
S.Mo. per il "Sole 24 Ore" - Mentre prosegue l' inchiesta sulla passata operazione di vendita del 29,75% di Sea da parte del Comune di Milano, la giunta Pisapia non solo conferma di voler alienare quote della società di gestione di Linate e Malpensa, ma dietro le quinte sta già optando per una scelta radicale: vendere entro l'anno circa il 50% della società, mantenendo non più del 18%. Finora si parlava di un bando per la cessione del 20-30%, o al limite di quotazione, ma ora pare che l'amministrazione milanese sia orientata verso una vendita più consistente. Valore del bando: almeno 800 milioni.

Cosa ci faccia Palazzo Marino con tutti questi soldi è facilmente ipotizzabile, dato che i conti comunali fanno acqua ovunque. Quest'anno lo squilibrio della sola parte corrente è di 582 milioni, visto che le uscite non sono state frenate e la spending rewiew sarà pari a zero (100 milioni nel 2011). Per non parlare delle risorse per gli investimenti. La domanda casomai è un'altra: cosa ci farà il Comune con il solo 18% di Sea? Potrà partecipare alla governance? Chissà. Di sicuro in futuro non sarà facilmente vendibile.

xl01 domenico siniscalco

6 - SE IL SINDACO È POCO INDIPENDENTE...
R.Fi. per il "Sole 24 Ore" - I numeri più di qualsiasi parola. Ieri, in assemblea, mentre si parlava degli errori della precedente gestione e del caso Luciani, un segnale della volontà di voltare pagina è arrivato dalla votazione per il collegio sindacale, preposto a vigilare sulla gestione. Telco, holding che controlla Telecom Italia, ha vinto infatti di stretta misura su Assogestioni. Il testa a testa rispecchia l'incertezza del mercato e dei soci di minoranza sia nel dare fiducia alla lista dell'azionista di controllo che a quella espressione dei fondi.

La lista proposta da Telco ha ottenuto il 45,6% dei voti in assemblea, due punti percentuali in più rispetto ad Assogestioni, che riunisce gli investitori istituzionali (al 43,9%). Sono stati così eletti sindaci tre candidati di Telco e due di Assogestioni, a cui è andata anche la presidenza. Un bel en plein per l'associazione del risparmio, che come noto è presieduta da un banchiere, l'ex ministro del Tesoro Domenico Siniscalco. Che in qualità di vice presidente di Morgan Stanley Italia, ha anche un motivo in più per essere soddisfatto dell'esito del voto dei soci della compagnia telefonica: Morgan Stanley è una delle primarie banche con cui lavora la stessa Telecom.

morgan stanley

7 - AMBASCIATORI NELLE STANZE DELLO IOR...
Ca.Mar. per il "Sole 24 Ore" - Un'operazione di immagine, quantomai necessaria in questo momento. Ieri lo Ior ha aperto le porte a un gruppo di 35 ambasciatori presso la Santa Sede, che hanno visitato gli uffici del Torrione Niccolò V. Un'operazione voluta da monsignor Peter Bryan Wells, giovane prelato che ricopre la strategica carica di Assessore agli affari generali, e sul cui tavolo transitano i principali dossier tra cui quello della richesta della Santa Sede di entrare nella "white list" Ocse.

vaticano

Non a caso la visita degli ambasciatori è svolta nelle ore in cui a Parigi si svolge l'ennesimo incontro tecnico tra esponenti del Vaticano e funzionari di Moneyval (Consiglio d'Europa). Tra l'altro pochi giorni fa - come ha riferito Vatican Insider - gli ispettori europei avrebbero sollevato dubbi sulle procedure di trasparenza introdotte lo scorso gennaio, che hanno scatenato dentro le mura leonine un vero scontro. Le notizie ufficiali vaticane parlano della presenza all'incontro di ieri del presidente Ior, Ettore Gotti Tedeschi, ma nessuno dei presenti lo avrebbe incrociato.

8 - LA MINORANZA CREVAL CERCA DUEMILA SOCI...
P.Zu. per il "Sole 24 Ore" - Fra un anno scadrà l'intero cda del Credito Valtellinese e la neonata AssoCreval - un gruppo di professionisti guidato dal commercialista comasco Remo Gorini - sta cercando l'adesione di almeno 2mila soci scontenti della gestione e dell'andamento del titolo. Per ottenere una rappresentanza in consiglio e magari qualche cosa in più. Poche settimane fa le principali delibere hanno ottenuto circa 1.900 voti favorevoli, 160 i contrari. Sono seguite schermaglie via posta fra il presidente della banca Giovanni De Censi e Gorini.

«Ci presentiamo adesso - dicono in AssoCreval - terremo incontri in otto zone dove è forte la presenza di soci della popolare». Le critiche riguardano l'onerosa conversione del prestito convertibile, la remunerazione dei vertici e la partecipazione nella Tercas in crisi. Lo statuto del Creval è stato il primo in italia (2001) a introdurre il voto di lista, seguito da cinque deleghe, il massimo delle popolari. Ora la minoranza c'è e vuole contarsi.

9 - MORNING NOTE...
Radiocor

GOTTI TEDESCHI

Milano - si riunisce il Comitato esecutivo dell'Abi.

Milano - incontro stampa di Prometeia in occasione del Banking Day 2012.

Milano - incontro di Giuseppe Rotelli con il personale dell'Irccs Ospedale San Raffaele.

Milano - convegno Bocconi 'Finanza, credito ed economia reale. Ricordi e riflessioni personali di Gianluigi Gabetti'. Partecipa, tra gli altri, Gianluigi Gabetti, presidente d'Onore Exor.

Torino - inaugurazione del 'Juventus Museum'.

Roma - si riuniscono le assemblea degli azionisti di Finmeccanica e Terna per l'approvazione dei bilanci 2011

Roma - si aprono i lavori della XXIII edizione del Forum Pa 2012 con la partecipazione del presidente del Consiglio, Mario Monti, dei ministri Filippo Patroni Griffi, Francesco Profumo, Corrado Passera, Renato Balduzzi e di Renata Polverini, Gianni Alemanno, Graziano Delrio, Nichi Vendola, Franco Bassanini, Gabriella Alemanno

Roma: conferenza stampa per illustrare le conclusioni della missione annuale del Fondo Monetario Internazionale di valutazione dell'economia italiana con il presidente del Consiglio e ministro dell'Economia, Mario Monti, e il viceministro Vittorio Grilli

Roma: l'Aula della Camera vota la fiducia posta dal Governo sul decreto legge sulle commissioni bancarie

Roma - convegno 'Sciogliere i nodi per competere' e presentazione del 'Libro bianco sui trasporti', promosso da Confcommercio. Partecipano: Corrado Passera, Carlo Sangalli, Mario Ciaccia

Roma - incontro sul tema 'Nazioni senza ricchezza ricchezze senza Nazione' organizzato da Aspen Institute con Giulio Tremonti, Vittorio Grilli, Giuliano Amato

GIUSEPPE ROTELLI

CRISI: la Grecia che ritorna alle urne spaventa l'Europa, Borse in caduta, spread a 439 punti (dai giornali). Vertice Francia-Germania, su Atene posizioni distanti (dai giornali). 'Atene serva da Esempio, solo il rigore fara' ripartire l'Italia', intervista all'economista Daniel Gros (Qn - Il Resto del Carlino, pag. 7). 'La linea del rigore non e' piu' sufficiente', intervista a capo economista Ocse, Pier Carlo Padoan (Il Messaggero, pag. 3). Cosa succede se i greci escono dall'euro (Il Sole 24 Ore, pag.1-4)

POLITICA: falso in bilancio, caos alla Camera (dai giornali).

COSTRUZIONI: le imprese del settore attaccano, lo Stato paghi o sara' ingiunzione (dai giornali). Pil italiano mai cosi' male dal 2009 (dai giornali).

BANCHE: Abi e Consob contro Moody's sul downgrade (dai giornali). 'E' accanimento contro l'Europa', intervista all'economista, Giacomo Vaciago (Il Messaggero, pag. 7).

SNAM: alla Cdp, ecco il decreto (dai giornali).

FINMECCANICA: meno poteri a Orsi, via le deleghe su strategie e finanza (La Repubblica, pag. 27).

INTESA SANPAOLO: utili oltre le attese (dai giornali).

MPS: soffre ma torna al profitto (dai giornali).

FONSAI: rinvia ancora la decisione. Cda si aggiorna a domani. Prova ad alzare il prezzo con Unipol (dai giornali).

TERNA: l'urto delle tasse non piega l'utile (dai giornali).

TELECOM ITALIA: prepara l'azione di responsabilita' all'ex vertice, entro l'anno cessione di Ti Media (dai giornali).

SEA: la Gdf a Palazzo Marino, Gamberale indagato (dai giornali).

AUTO: Termini Imerese, Di Risio (Dr Motor) in bilico, ancora a caccia di 15 milioni (Corriere della Sera, pag. 33).

FACEBOOK: vale piu' di 100 miliardi (dai giornali).

 

 

IL SALTO DELL’ASTA - UNA QUOTA DI 385 MLN € DELLA SEA FINISCE DRITTA DRITTA NEL FONDO F2I DI VITO GAMBERALE

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Emilio Randacio per "la Repubblica"

VITO GAMBERALE

Una gara d´appalto "su misura". Una fetta del capitale della Sea - la società controllata dal Comune di Milano che gestisce gli aeroporti di Linate e Malpensa - sarebbe finita in maniera illecita, per 385 milioni, nelle mani del fondo F2i, guidato dall´ex numero uno di Autostrade Vito Gamberale. È basandosi su questa ipotesi che la procura di Milano ieri ha mandato una pattuglia del Nucleo di polizia tributaria a consegnare un avviso di garanzia allo stesso Gamberale e a uno degli altri manager soci di F2i, Mauro Maia. L´accusa è concorso in turbativa d´asta.

MALPENSA

Per capire la portata dell´accusa bisogna fissare la scansione temporale di questo affaire. Il Comune di Milano, attraverso l´assessore al Bilancio Bruno Tabacci, annuncia per la prima volta il 29 giugno 2011 la volontà di cedere il 18,6% di un´altra società partecipata, l´autostrada Milano-Serravalle. Il progetto fallisce dopo due stop: tanto in estate, quanto nel successivo mese di ottobre, la gara finisce senza concorrenti. Il 17 novembre per la prima volta viene formalizzato un bando di gara alternativo, che non riguarda più solo Serravalle ma anche la Sea.

BRUNO TABACCI

Sono trascorsi cinque mesi, e solo con l´ultimo bando la giunta guidata da Giuliano Pisapia decide di fare cassa sacrificando la quota della società che gestisce gli aeroporti. Eppure, riavvolgendo il nastro, si scopre che la soluzione finale sarebbe stata a conoscenza degli indagati già dal 14 luglio precedente. Quando le Fiamme gialle di Firenze, conducendo un´altra inchiesta a carico proprio del numero uno di F2i, captano una conversazione nitida. La gara «è fatta apposta per noi», avrebbe rivelato Maia a Gamberale, facendo un esplicito «riferimento alla possibile indizione da parte del Comune di un´asta per la cessione delle partecipazioni azionarie nella Sea».

logo sea

L´11 maggio scorso, i finanzieri milanesi hanno consegnato un nuovo rapporto dal quale si evince «l´esistenza di rapporti intercorsi tra soggetti coinvolti nell´operazione, antecedenti al bando del 17 novembre». Nel mirino finisce anche il ruolo avuto da Andrea Mennillo, commercialista milanese perquisito ieri, ma non indagato, che «avrebbe ricevuto un incarico affidatogli dal Gamberale, a fronte del quale avrebbe percepito delle success fee (un compenso economico nel caso la scalata avesse ottenuto un buon esito-ndr)».

GIULIANO PISAPIA

Il nodo su cui ora le indagini puntano è se i due manager di F2i abbiano avuto una talpa all´interno del Comune. Per questo, il procuratore aggiunto Alfredo Robledo ha spedito le Fiamme gialle anche nella sede del direttore generale di Palazzo Marino per ottenere «gli atti inerenti la procedura amministrativa delle gare».

A lanciare ombre sull´intera operazione, conclusasi il 16 dicembre scorso, c´è anche un dettaglio che riguarda il figlio di Tabacci, Simone, il quale risultava essere - almeno fino all´emergere delle prime notizie sull´inchiesta - un manager di Alerian, società in cui ha un´importante quota proprio la F2i. «È assurdo pensare che noi sapessimo prima dei dati segreti», sbotta Maia. La F2i, dal canto suo, dichiara di aver «fornito già ad aprile alla procura di Milano una dettagliata e documentata relazione sulla vicenda».

 

FLASH! - FAZIO & SAVIANO, SOLIDI AL 12.3%, SCIPPANO TELESPETTATORI A “BALLARO’”: FLORIS CALA AL 13%...

PER TUTTI GLI DEI DELL’OLIMPO! - SENZA GLI AIUTI DELL’UE IN GRECIA SARÀ IL CAOS…

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Ettore Livini per "la Repubblica"

GRECIA

La tana del lupo che fa tremare l´Europa e i mercati è un ufficio quattro metri per quattro, sei rose rosse e una decina di garofani in un vaso, la fedele segretaria Kostandina al lavoro e - alla parete - un manifesto della Giornata nazionale della gioventù cubana del 1997. La Grecia ha fatto harakiri. Il voto del 6 maggio non è servito a nulla, il Paese torna alle urne. E se i sondaggi saranno confermati, Alexis Tsipras - inquilino di questa stanza grigia al settimo piano di Elefterias 1 (Piazza della libertà, a volte il caso...) potrebbe essere l´uomo che cambierà per sempre il destino di Atene e quello dell´euro.

ALEXIS TSIPRAS DEL PARTITO SYRIZA

«E´ il nuovo Andreas Papandreou, lo rivoterò», garantisce entusiasta Pangiotis Mantzavelaki, anziano militante venuto fin qui per complimentarsi con lui. «E´ un giovane ambizioso ubriaco del suo successo», racconta in camera caritatis un autorevolissimo ministro socialista dell´ex governo Papandreou. Una cosa è certa: il 38enne carismatico leader di Syriza - la sinistra radicale anti-austerità che ha trionfato alle ultime elezioni quadruplicando i voti - è il grande favorito della nuova campagna elettorale trasformata da tre anni di crisi in un referendum pro o contro l´euro.

«Come finirà? Non lo so - ammette preoccupato lo scrittore Petros Markaris tirando una boccata dall´immancabile pipa al tavolo del suo ristorante preferito a Kessariani - I greci vogliono voltar pagina su un passato da dimenticare. Ma spero che le urne-bis non trasformino il nostro futuro in un salto nel buio».

KAROLOS PAPOULIAS

L´esito, in effetti, è incertissimo. Il fischio d´inizio arriverà solo oggi. Quando il presidente della Repubblica Karolos Papoulias, deluso per non essere riuscito a varare un governo d´unità nazionale, affiderà l´interim a un reggente incaricato di portare la Grecia al voto. Data probabile: il 10 o (più probabilmente) il 17 giugno. Poi partirà la bagarre. Tsipras, scommettono tutti, rafforzerà la sua posizione come stella polare (rigorosamente senza cravatta) del fronte anti-euro.

Un´armata Brancaleone che va dalla sinistra più frammentata d´Europa - ad Atene ci sono quattro partiti comunisti - fino alla destra nazionalista degli Indipendenti greci e ai filo-nazisti di Chrysi Avgi. Sono i grandi vincitori del 6 maggio. Uniti da una sola cosa - cancellare il memorandum lacrime e sangue imposta dalla Trojka in cambio di 130 miliardi di aiuti - ma divisi su tutto il resto. Syriza - che per i sondaggi potrebbe diventare il primo partito con il 20-23% - ha le idee chiare: «Vogliamo mettere assieme tutta la sinistra compresi i verdi e le formazioni minori che non sono entrate in Parlamento», spiega l´ex deputato Vassilis Moulopoulos.

evangelos-venizelos

L´euro? «Ci rimaniamo, ma ridiscutendo da zero il memorandum». Le due cose piacciono alla pancia del Paese (il 75% dei greci vuol restare nella moneta unica) ma sono in apparenza incompatibili. Tsipras però è certo che la Ue - pur di non far tornare Atene alla dracma - sarà costretta a venire a patti dopo le elezioni per non far crollare tutto il continente. E conta su un aiutino in questo senso dal nuovo presidente francese Francois Hollande.

Il fronte pro-euro invece è l´esercito un po´ incerottato (a Bruxelles incrociano le dita) uscito malconcio dal 6 maggio: il centrodestra di Nea Demokratia e i socialisti del Pasok, puniti per aver governato ilPaese per 38 anni, spingendolo nel baratro e poi cercando di rimetterlo in piedi con una cura da cavallo (-25% gli stipendi, -20% le pensioni) che ha fatto calare del 20% in un quadriennio il Pil. I loro consensi sono scesi dal 77,3% del 2009 al 33% di 10 giorni fa. Cosa cambierà un mese dopo?

«Contiamo nel calo di un´astensione arrivata al 35% - dicono a Nd - e nell´effetto Tispras: il timore di un trionfo di Syriza potrebbe ridurre la dispersione dei voti a destra consentendoci di rimanere il primo partito». Obiettivo: unire le forze con i socialisti oppure con le altre forze di centrodestra - i due partiti liberali stanno alleandosi per arrivare al 3% necessario per entrare in Parlamento - per un governo che tenga il Paese nella moneta unica. Il Pasok di Evangelis Venizelos invece - crollato a maggio dal 43 al 13% - pare destinato a pagare un altro pedaggio salato agli ultimi tre anni di governo Papandreou.

papandreou

Comunque vada a finire, per la Grecia sarà un mese di calvario. Il Pil nel primo trimestre 2012 è sceso di un altro 6,7%. Gli accordi con la Trojka prevedono 11,5 miliardi di nuovi tagli a giugno, senza i quali non arriveranno i 30 miliardi di aiuti previsti a fine mese per ricapitalizzare le banche e pagare stipendi e pensioni. Il denaro ad Atene è già merce rara. Ieri, in un solo giorno, i risparmiatori hanno ritirato dalle banche 700 milioni di euro. Solo l´Iran, secondo indiscrezioni, vende greggio a credito all´Hellenic Petroleum.

Tutti gli altri fornitori vogliono essere pagati in contanti. Gli istituti di credito hanno chiuso i rubinetti e non finanziano più nemmeno le blue chip quotate in Borsa, scrive oggi Ekathimerini. Ieri Atene ha rimborsato al 100% un bond da 450 milioni in mano agli hedge fund per evitare il default. E Syriza è già partita all´attacco: «Si danno i soldi agli speculatori e si fanno morire di fame i greci». La campagna elettorale è iniziata. L´Europa la seguirà con il fiato sospeso.

 

 


ROMNEY TIRA LA VOLATA - OBAMA SVERNICIATO DAL REPUBBLICANO A POCHI METRI DAL TRAGUARDO?…

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Arturo Zampaglione per "la Repubblica"

ObamaMITT ROMNEY article

George W. Bush ha annunciato ieri il suo sostegno al candidato repubblicano Mitt Romney che a novembre sfiderà Barack Obama per la Casa Bianca. Un gesto prevedibile, quello dell´ex-presidente, che però rafforza l´effetto dei nuovi sondaggi che, per la prima volta, mostrano un leggero vantaggio della destra rispetto all´attuale inquilino della Casa Bianca. Secondo l´ultimo rilevamento telefonico del New York Times e della Cbs, infatti, Romney ha il 46 per cento dei consensi rispetto al 43 di Obama.

La differenza è molto piccola, avvertono gli esperti, ed è all´interno del margine di errore calcolato in quattro punti percentuali in più o in meno. Eppure i dati resi noti lunedì sono un campanello d´allarme per i democratici, soprattutto perché, al di là delle cifre complessive, mostrano uno spostamento dei consensi da parte delle donne americane, dei moderati e degli elettori indipendenti, che saranno ancora una volta l´ago della bilancia. In ognuno di questi tre gruppi, il presidente in carica ha perso più del 5 per cento rispetto a un analogo sondaggio condotto ad aprile.

ROMNEY BARACK OBAMA

«Ormai da mesi il clan Obama manda segnali di allarme alla base del partito perché non si senta troppo sicura di una rielezione», ha ricordato ieri Fox News, la rete televisiva di Rupert Murdoch che è nettamente schierata a destra. E di fatto la Casa Bianca sta intensificando la campagna elettorale.

Lunedì è stato mostrato alla stampa uno spot di sei minuti che sarà trasmesso sulle stazioni televisive di alcuni stati-chiave nelle elezioni di novembre (Iowa, Ohio, Pennsylvania, Virginia, Colorado), in cui la Baine capital, la società di private equity dove Romney lavorava come dirigente, viene accusata di essere «un vampiro» che distrugge posti di lavoro, a cominciare da quelli in una acciaieria a suo tempo rilevata dal gruppo.

Rupert Murdoch jp morgan

Sempre lunedì Obama è andato a New York, dove ha sollecitato il voto delle donne in un discorso a conclusione dell´anno accademico di Barnard, il college femminile della Columbia University; dove ha spiegato la sua svolta in favore delle nozze gay; e dove ha raccolto finanziamenti nel mondo di Wall Street, che pure il presidente continua ad attaccare, specie dopo la perdita di 2 miliardi di dollari per speculazioni sbagliate da parte della JP Morgan Chase, la più grande banca americana per valore degli assets.
Neanche Romney, però, perde tempo, continuando ad attaccare Obama sulla disoccupazione e sui gay. E, come si è visto con l´ultimo sondaggio, il suo messaggio comincia a far breccia.

 

 

MAGLIANA PER SEMPRE - QUELLA DI DE PEDIS, DI EMANUELA ORLANDI, DI CALVI È UNA STORIA INCROCIATA. STORIA DI MAFIA

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DePedis Enrico

Rita Di Giovacchino per il "Fatto quotidiano"

Quando rapì Emanuela Orlandi, Enrico De Pedis aveva appena 30 anni, quando è stato ammazzato 36, ma tutti lo consideravano già il capo della banda della Magliana. Anzi dei "testaccini", il gruppo più potente e occulto della malavita romana, gente che a torto o ragione fa parte della storia d'Italia. Nel suo libro di memorie Sabrina Minardi, l'ex amante che per prima lo ha accusato di aver rapito la ragazzina vaticana, spiega in modo esplicito il motivo di così mirabolante carriera: "Lo sapevano tutti che Renatino era l'uomo del Vaticano".

EMANUELA ORLANDI

Cosa vuol dire per un boss essere uomo del Vaticano? Nessuno lo sa, ma De Pedis lo era. Qualcuno è tuttora convinto che fosse figlio del cardinal Poletti, il vicario di Roma assai vicino a Giulio Andreotti, proprio quello che venti giorni dopo la sua sciagurata morte a Campo de' fiori firmò il nullaosta che gli ha consentito di riposare in pace nella cripta della chiesa di Sant'Apollinare. Nessuno riusciva a darsi altra spiegazione: Renatino era figlio di Poletti. Figlio no, forse affiliato.

EMANUELA ORLANDI

Di sicuro sentimenti paterni legavano il cardinale a quel ragazzo che don Pietro Vergari aveva conosciuto in carcere e con il quale, racconta Sabrina, si appartava a parlare per ore. Discorsi fitti, a bassa voce, come se tra i due ci fosse un'intesa che nessuno poteva condividere. Renatino si "presentava bene", golf di cachemire e completi Caraceni. Non fumava, non beveva, sniffava raramente soltanto quando si chiudeva in casa con Sabrina per fare l'amore.

Anche quel soprannome, Renatino, non aveva niente a che vedere con nomignoli come il Negro, Zanzarone, Saponetta. De Pedis, si atteggiava a manager, era davvero il Dandy descritto in Romanzo criminale da Giancarlo De Cataldo. Ad aiutarlo erano anche i lineamenti delicati, da ragazzo perbene, come appare nella foto che fino a ieri spiccava sulla sua tomba di marmo, incastonata in una corona di zaffiri.

Roberto Calvi

L'ingrandimento di una fototessera, la stessa che nel giugno 1983, subito dopo la scomparsa di Emanuela, fece sobbalzare il comandante del Reparto operativo di via Inselci, il colonnello Domenico Cagnazzo: assomigliava in modo sorprendente all'identikit dell'uomo della Bmw visto in corso Rinascimento due ore prima che la ragazzina sparisse. Ma Renatino non era figlio di Poletti, a dire il vero il padre lo chiamavano Caino perché aveva ammazzato il fratello e lui, che aveva la vocazione del capo, si era fatto carico della famiglia.

Per fare qualche soldo si arrampicava con Fabiola Moretti, amante di Abbruciati e poi moglie di Mancini, sulle pendici del Gianicolo. Andavano a caccia di vipere da rivendere al farmacista di piazza della Scala. Con la droga e le rapine aveva comprato un ristorante a Trastevere, la boutique di Enrico Coveri, un'oreficeria all'Appio, un supermercato all'Ostiense, una villa in Sardegna, decine di appartamenti. In quello di via Vittorini all'Eur alla fine del 1984 fu arrestato.

WOJTYLA

Ci arrivarono pedinando la Minardi che viveva con lui, l'indirizzo era saltato fuori dalla causa di separazione tra lei e il calciatore Bruno Giordano. Poi tramite prestanomi, anche il Jackie ‘O di via Veneto. Quando lo hanno ammazzato, per vendicare la morte di Edoardo Toscano, voleva uscire dal giro: ormai, grazie al racket dei video-poker, non aveva più bisogno di fare rapine. Renatino era entrato nel "gioco grande", come lo definiva Giovanni Falcone: frequentava Calvi, il banchiere dagli "occhi di ghiaccio", a organizzare feste e festini era quel suo amico sardo, piccolino, capace di intrufolarsi dappertutto, Flavio Carboni, l'uomo che oggi conosciamo come il capo della P3.

sabrina minardi bruno giordano rep2

Dicono che andava a cena con Paul Marcinkus, il presidente dello Ior caro a papa Wojtyla. Sabrina, irriverente, racconta di aver procurato ragazze all'aitante vescovo convinto che "non si serve la Chiesa soltanto con gli Ave Maria". Racconterà poi che nel 2008 aveva accompagnato Renatino nella casa di Andreotti in Corso Vittorio. Ma la donna, ora indagata per il sequestro Orlandi, si sa non sempre è attendibile. Su, su, sempre più su: quella di De Pedis, di Emanuela, di Calvi è una storia incrociata.

cardinale ugo poletti

Storia di mafia, non di malavita, dietro le quinte c'era Pippo Calò, il siciliano venuto a Roma per risolvere i guai economici di Cosa Nostra. Guai grossi, 250 milioni di dollari scomparsi, consegnati al Vaticano e puff, volatilizzati. Che fine avevano fatto? La logica indica una sola strada: quella che dalle Mura Leonine conduce in Polonia, patria cara a papa Wojtyla, dove la battaglia di Solidarnosc avrebbe fatto cadere il governo Jaruzelsky.

Se cadeva Jaruzelsky - Marcinkus ne era convinto - cadeva tutto il blocco sovietico. Il "gioco grande". Ma a Cosa Nostra non piace farsi fottere, bisognava trovare una strada per arrivare al Vaticano. Forse Renatino gliel'ha indicata. Oppure qualcuno "ha indicato" a lui di rapire Emanuela. Un ricatto a Wojtyla? Una trattativa andata in porto? È l'unico vero mistero che custodiva quella tomba.

 

ATTENZIONE, CADUTA TECNICI - SI DIMETTE IL SOTTOSEGRETARIO ALLA GIUSTIZIA ZOPPINI, INDAGATO PER FRODE FISCALE

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Vittorio Malagutti per "il Fatto Quotidiano"

Andrea Zoppini al Quirinale Andrea Zoppini

La rapidissima carriera dell'avvocato e professore Andrea Zoppini, chiamato da Mario Monti al governo dei tecnici, si è fermata a ieri alla stazione di Verbania. La procura di questa bella cittadina sulla sponda piemontese del lago Maggiore sta indagando sul sottosegretario alla Giustizia per frode fiscale.

La notizia è arrivata ieri in serata e Zoppini, 47 anni, docente di Diritto privato all'Università di Roma 3, ha immediatamente dato le dimissioni dall'incarico di governo, affermando di poter chiarire ogni aspetto che lo riguarda della vicenda penale. Nel giro di pochi minuti è stata diffusa anche una dichiarazione del ministro della Giustizia Paola Severino, che ha confermato piena fiducia nel suo collaboratore, che, ha detto la Guardasigilli, "ha ritenuto di dover confermare le sue dimissioni nonostante le mie insistenze perchè restasse".

PAOLA SEVERINO

Dimissioni subito, quindi. Questo è lo stile del governo dei tecnici, che è già un bel passo avanti rispetto a quello degli amici di Silvio Berlusconi. Fino a pochi mesi fa le dimissioni causa inchieste penali erano un fatto eccezionale. L'anno scorso è rimasto al suo posto perfino un ministro indagato per concorso esterno in associazione mafiosa come Saverio Romano.

IL CASO
Zoppini finisce sotto i riflettori della cronaca cinque mesi dopo l'infortunio di Carlo Malinconico, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio che, non indagato, a gennaio è stato costretto alle dimissioni per essersi fatto pagare (ma a sua insaputa, ha detto) vacanze di lusso da De Vito Piscicelli, l'imprenditore coinvolto nell'inchiesta sulla cricca del G8.

carlo malinconico

L'inchiesta che coinvolge Zoppini riguarda invece una complessa frode fiscale con tanto di consulenze in nero pagate su conti esteri. Tutto nasce da una verifica fiscale sulla Giacomini, un'azienda con più di mille dipendenti, attività in tutto il mondo e sede non lontano da Novara che produce articoli per impianti di riscaldamento, caldaie, valvole e rubinetti a sfera. I controlli della Guardia di Finanza avrebbe portato alla scoperta di una contabilità in nero, compresi alcuni documenti che riguarderebbero l'ex sottosegretario.

In pratica, questo è il sospetto degli investigatori, Zoppini avrebbe aiutato i titolari dell'azienda Corrado ed Elena Giacomini a creare fondi neri all'estero. I due imprenditori sono stati arrestati domenica scorsa. Parte del capitale della società piemontese risulta intestato al Giacomini trust con base in Lussemburgo. C'è anche di peggio in questa vicenda. Nel corso dell'inchiesta alcuni soci dell'azienda hanno denunciato minacce di morte da parte di persone legate alla Giacomini. Su quest'ultimo aspetto stanno indagando i carabinieri.

GIULIO NAPOLITANO - copyright Pizzi

La consulenza sospetta che gli è costata il posto di governo è solo uno dei molteplici incarichi che Zoppini è riuscito a collezionare in un'attività professionale a dir poco intesa. Tanto intensa che quando è stato nominato sottosegretario il professionista romano si è trovato imbrigliato nelle maglie del conflitto d'interessi.

Tra i suoi clienti infatti c'erano anche gruppi pubblici come le Ferrovie dello Stato che gli avevano affidato un arbitrato su una controversia con la Fiat che vale centinaia di milioni di euro. La vicenda era stata raccontata dal Fatto a gennaio ed era poi arrivata anche all'attenzione dell'Antitrust. Nonostante il via libera dell'Authority, competente nei casi di presunti conflitti d'interesse, Zoppini aveva comunque rinunciato all'incarico.

GIANNI ENRICO LETTA

Tutto risolto, quindi, per un professionista che frequenta Palazzo Chigi ormai da molti anni, ben prima della chiamata di Monti. L'ex sottosegretario, molto legato a Giulio Napolitano, il figlio giurista del presidente della Repubblica, è infatti buon amico anche dei Letta. Di Enrico, l'esponente Pd già sottosegretario alla presidenza del Consiglio con Romano Prodi.

E anche di Gianni, che ha ricoperto lo stesso incarico nei governi Berlusconi. Proprio l'anno scorso Zoppini aveva ricevuto una consulenza da Palazzo Chigi su segnalazione di Letta senior. Tempo qualche mese e il brillante avvocato ha conquistato una poltrona al governo nel dicastero guidato dal Guardasigilli Severino. Ma è durata poco.

 

PIPPE, MA TECNICHE! HANNO SBAGLIATO I CONTI SULLA RIFORMA DELLE PENSIONI, L'IMU, ESODATI. PERO' SONO TANTO SOBRI

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A cura di COLIN WARD e CRITICAL MESS

Andrea Zoppini al Quirinale SALVATORE MAZZAMUTO


1 - PIPPE, MA TECNICHE...

Hanno sbagliato i conti sulla riforma delle pensioni, dimenticandosi gli 'esodati'. Gli e' partita l'Imu, ma non per le fondazioni bancarie. Hanno regalato liquidita' alle banche con il bollino di Stato sui loro bond, ma poi si sono scordati di vigilare che con quei soldi non si facesse trading (vedi i risultati di Intesa, sulla Stampa a pagina 27) ma credito a imprese e famiglie. Si sono ravveduti solo sulle commissioni bancarie (a favore delle banche, ovvio). Pero' sono tanto preparati e presentabili.

Come i fini giuristi Zoppini e Mazzamuto, due sottosegretari che esistono e si chiamano proprio cosi': Zoppini & Mazzamuto. Ma che sono, una banda in doppiopetto? Il primo e' sospettato di aver aiutato un'azienda a evadere le tasse in Svizzera e a creare fondi neri. Il secondo, ieri, non si e' accorto di aver affossato il ritorno del falso in bilancio.
Il problema, con questo governo "per bene", e' che non sai mai se ci sono o ci fanno.


2 - FOTTI IL BILANCIO E STAI (MAZZA)MUTO...
"Pdl, Udc e Fli affossano il falso in bilancio. Il sottosegretario Mazzamuto da' parere favorevole. Caos alla Camera. Severino: errore da cancellare" (Stampa, p. 11)
"Corruzione, il Pdl fa ostruzionismo e tenta il blitz sul falso in bilancio". Il sottosegretario Salvatore Mazzamuto dice si' a un emendamento soppressivo; la Severina, dalla sua tournee americana lo sconfessa, e lui si fa intervistare da Repubblica per dire che "non e' colpa mia", non aveva capito, gli uffici legislativi del ministero lo avrebbero ingannato con un parere farlocco (p. 13). Uffici legislativi dove l'esimio Professor Avvocato Severino si e' tenuta l'amica Augusta Iannini Vespa. Cose che capitano.

ELSA FORNERO E MARIO MONTI

3 - ZOPPINI SENZA CONFINI...
Gode giustamente il Giornale del Re dell'offshore: "I prof ci tassano e poi frodano il fisco. Imbarazzo al governo per il sottosegretario alla Giustizia Zoppini costretto a dimettersi: e' indagato" (p. 5). "Inchiesta per frode. Lascia il sottosegretario. Zoppini abbandona il ministero della Giustizia" (Corriere, p. 14). Sfotte il Cetriolo Quotidiano:
"C'era una volta Zoppini. Il sottosegretario alla Giustizia si dimette: indagato per aver 'suggerito' una frode fiscale. Avrebbe aiutato i titolari dell'azienda Giacomini a creare fondi neri all'estero" ( p. 2).

MINISTRO PAOLA SEVERINO

Nel corso dell'inchiesta alcune persone hanno anche denunciato minacce di morte da parte di persone legate all'azienda di Verbania.
C'e' da dire che quando al governo c'era Lui, il Cavalier Bananoni, col cavolo che ci si dimetteva per un avviso di garanzia. Ma anche oggi, se si passa ai boiardi di Stato, i vari Gamberale e Orsi non fanno certo come Zoppini. Loro, il governo, lo controllano.

Monti - Fornero

4 - LA BELLA POLITICA...
Non si dimette per nulla al mondo anche chi siede in Parlamento e si ritrova più' che indagato. "Landolfi rinviato a giudizio: 'Favori' il clan dei Casalesi corrompendo un consigliere'. Il deputato Pdl: una farsa, tutti gli atti su Fb" (Repubblica, p. 14). Per il Giornale di Feltrusconi, questa notizia vale un francobollo di 13 righe sepolto a pagina 13. sotto un'intervista a Nitto Palma che chiede l'amnistia. Sbianca ancor meglio Libero, che spende 5 righe. Complimenti alla coerenza.


5 - NON AVRAI ALTRA LEGGE CHE IL CODICE IBAN...
"Banche contro Moody's: aggressione all'Italia. Dopo il downgrade di 26 istituti, l'Abi minaccia azioni legali e la Consob convoca l'agenzia di rating" (Repubblica, p. 2). Interviene perfino un guru della finanza, rispettatissimo dai mercati internazionali, come Pierfurby Casini. Il Calta-genero strepita: "Disegno criminale". Ma tra i politicanti nostrani, e' tutto un correre in soccorso di Intesa, Unicredit, Montepaschi e le loro sorelle, con Culatello Bersani e Ciquito Cicchitto che rilasciano dichiarazioni da Indignados. Non per il falso in bilancio, sia chiaro.

VITO GAMBERALE Giuseppe Orsi


6 - LA BAVA SEPARATA DALLE NOTIZIE (T'ADORIAM MONTI DIVINO)...
Stava tanto per risolvere tutti i problemi della nazione, e forse anche del Continente, ma ora lo spread cinico e baro rischia di non rendergli giudizia. Ma sulla grande stampa italiota resistono i miti di Super Mario il salvatore e di Super Mario il mediatore. "Monti teme che il suo 'piano-crescita' venga oscurato dalla nuova emergenza", si strugge la Repubblica di SorGenio De Benedetti (p. 3). "Obama chiede a Monti di aprire il G8", esulta il Corriere di don Flebuccio de Bortoli (p. 5). Attese per il prossimo titolo: "Il Papa chiede a Monti un appuntamento con Dio".


7 - NON FA SOSTA LA SUPPOSTA...
"Monti taglia l'assegno ai disabili. Dopo l'Imu per gli anziani e la stangata sui ciechi, il ministro Fornero pensa a una riduzione della pensione agli invalidi proprietari di case. Cgil e Cisl si oppongono: "Cercate soldi altrove". Lei glissa: "Vedremo..." (Libero, p. 2).


8 - UNA SFIG-MECCANICA PER DUE...
Le inchieste giudiziarie, e le pulizie di bilancio sull'era Guarguaglini, producono risultati tangibili. Sui poteri dei manager. "Finmeccanica, meno poteri a Orsi. Via le deleghe su strategie e finanza. Il presidente e ad e' indagato per corruzione internazionale e riciclaggio. Oggi assemblea e cda: al dg Pansa le acquisizioni" (Repubblica delle armi, p. 27). E le cessioni?

LANDOLFI MOODY'S


9 - FINI, L'UOMO CHE NON C'ERA E NEPPURE CI SARA'...
"Diaz, il film alla Camera ma Fini non guardera'". Ieri sera e' toccato agli eurodeputati, "martedì' prossimo, invece, Diaz fara' finalmente irruzione nel Parlamento italiano (...). Pare che non ci sara' il presidente Gianfranco Fini, vicepremier all'epoca del G8: non ha mai chiarito, nemmeno all'ex sindaco Giuseppe Pericu, se il giorno della 'macelleria messicana' si trovasse e perche' nella sala operativa della questura di Genova. Martedì' 22, pero', sa gia' di avere altri impegni. Invitati anche gli ex ministri Claudio Scajola e Roberto Castelli, e l'ex capo della Polizia (neo sottosegretario) Gianni De Gennaro" (CQ, p. 4). Il film e' bello e farebbero bene a vederlo e a dire qualcosa.

PIERLUIGI BERSANI


10 - COSE CHE CAPITANO...
"Muore in commissariato, indagato un poliziotto. La donna, un'ucraina di 32 anni, si e' impiccata con la cordicella della felpa usata come cappio fermato al termosifone. Era in attesa di essere trasferita al Cie di Bologna. Sotto accusa il vicequestore di Trieste: in casa aveva immagini del Duce, testi antisemiti e fasci littori" (Cetriolo Quotidiano, p. 12).

PIER FERDINANDO CASINI


11 - AGENZIA MASTIKAZZI...
"Il separato delle prime nozze gay: 'Voglio sposarmi di nuovo" (Corriere, p. 26).


"colinward@autistici.org"

 

 

SU PRESSIONI DEI GRUPPI ISLAMICI RADICALI, L’INDONESIA VIETA LO SHOW DI LADY GAGA GIUDICATA TROPPO “SEXY ED EROTICA”

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Monica Ricci Sargentini per il "Corriere della Sera"

LADY GAGALADY GAGA

«Troppo sexy ed erotica». Il concerto di Lady Gaga in Indonesia non si farà. Ieri la polizia ha vietato lo show per paura delle proteste dei gruppi musulmani più radicali che avevano minacciato di mobilitare 30 mila fedeli per impedire alla «cantante che adora Satana» di scendere dall'aereo.

«Siamo molto contenti che la polizia abbia vietato l'ingresso a quella distruttrice della fede», ha dichiarato all'Afp Habib Salim Alatas, presidente del Fronte dei difensori dell'Islam (Fpi) che ha anche lanciato una sorta di invettiva contro l'artista: «Pentiti Lady Gaga, pentiti. Dovresti metterti l'abaya (una lunga veste nera che copre tutto il corpo n.d.r.), il velo e smetterla con le tue canzoni nocive».

La tappa del 3 giugno nello stadio Gelora Bung Karno di Giakarta doveva essere la più imponente del suo tour asiatico. I 52 mila biglietti per il «Born this way ball», dal titolo del suo ultimo e fortunato album, erano andati letteralmente a ruba. Segno che nel più popoloso Paese musulmano al mondo (245 milioni di abitanti) Lady Gaga ha comunque moltissimi fan disposti a spendere cifre proibitive (da 40 a 190 euro) per vederla cantare. Ieri l'Indonesia moderna sfogava la sua rabbia sui social network.

jakarta-at-night.STAR PELOSE: LADY GAGA

Su Twitter l'hashtag #IndonesiaSavesGaga è arrivato al terzo post tra i trend del Paese. «Dovrebbero vietare l'Fpi - scrivono alcuni -. È una vergogna nazionale». «Sono molto delusa - dice un'altra fan - siamo abbastanza maturi da separare i nostri valori morali dall'arte e dalla cultura».

Ma i gruppi islamici radicali, che in Indonesia godono di appoggi influenti, non potevano tollerare una cantante più volte accusata di blasfemia che fa campagna per i diritti degli omosessuali, s'abbiglia con brandelli di plastica o bistecche sanguinolente. La loro campagna per la moralizzazione del Paese (tradizionalmente secolare) contro la modernità portata dal boom economico ne avrebbe di certo risentito.

GIACARTA

Negli ultimi anni i «difensori dell'Islam» hanno istituito «ronde islamiche» contro karaoke bar e rivendite di alcolici, attaccato gli uffici dell'edizione indonesiana di «Playboy», costretto alla chiusura un festival del cinema gay e approvato una legge contro la pornografia che, in verità, punisce le donne. Un mese fa, poi, è stata ventilata l'ipotesi di vietare le minigonne perché pornografiche.

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Lo speaker del Parlamento Marzuki Alie ha dichiarato: «Recentemente ci sono stati molti stupri perché le donne non sono vestite in modo appropriato. Voi sapete come sono gli uomini. Un abbigliamento provocante gli fa compiere delle cose». A Giakarta in molte sono scese in piazza con cartelli che recitavano: «Non diteci come dobbiamo vestirci. Dite loro che non devono stuprare». Parole che Lady Gaga avrebbe di certo sottoscritto.

 

LA CANNES DEI GIUSTI - SI INIZIA BENE. "MOONRISE KINGDOM" DI WES ANDERSON, E' UNA TOTALE DELIZIA

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Marco Giusti per Dagospia

Cannes 2012. Primo giorno. Si inizia bene. Il film di apertura, "Moonrise Kingdom" di Wes Anderson, e' una totale delizia. Magari un po' fighetto, ma alla fine cosi' scombinato nella sua assurda ricerca di perfezione di colori, personaggi, musica, costumi che non puoi che arrenderti al piacere di fronte alla sua messinscena maniacale di una fuga d'amore di un boy scout dodicenne e orfanello, Sam, e una ragazzina in guerra col mondo, Suzy, che non puo' lasciare mai il suo binocolo e il mangiadischi a pile che ha rubato al fratello (ci suona Francoise Hardy e un'opera per bambini di Benjamin Britten).

WES ANDERSON MOONRISE KINGDOM CONFERENZA STAMPA DI WES ANDERSON

Il tutto ambientato nel 1965 nell'isola di New Penzance, prima che si scateni un terribile uragano. Dietro di loro si muove un gruppo di adulti tristi e scombinati, i genitori di Suzy, Bill Murray con dei pantaloni meravigliosi, e Frances MacDormand, avvocati, il capo della polizia delle isole, un Bruce Willis depresso che ha una storia con la mamma di Suzy, la terribile signora dei servizi sociali.

Tilda Swinton, il comandante del gruppo 55 degli scout, Edward Norton e tutti i piccoli scout che non hanno mai accettato Come loro amico Sam. Piccola storia dell'incontro fra due solitudini in un'America lontana e misteriosa, il film e' costruito quasi musicalmente su un'operina per bambini di Benjamin Britten, ma anche su altre sue opere, come "Noah's Floods", che sara' un momemto fondamentale nel finale con l'arrivo dell'uragano.

WES ANDERSON MOONRISE KINGDOM WES ANDERSON MOONRISE KINGDOM

I due ragazzini, come tutti i personaggi dei film di Wes Anderson, sono pieni di incertezze e di eccentricita' ma li amiamo immediatamente. Come amiamo gli adulti attorno a loro. Wes Anderson e il suo cosceneggiatore Roman Coppola, si scatenano nella ricostruzione di un passato di un'America ancora vergine, dove Britten vale le canzoni di Hank Williams e l'arrivo dei 45 giri di Francoise Hardy sembra quello di una possibile Nouvella Vague.

WES ANDERSON - MOONRISE KINGDOM WES ANDERSON MOONRISE KINGDOM

Non c'e' una scena, un'inquadratura che non sia controllata dal desiderio di Wes Anderson di ridisegnare abiti, scene, oggetti d'epoca. Ma per fortuna tutto questo meccanismo alla fine lo percepiamo come un gioco cosi' complesso e inutile da far parte solo del desiderio di Anderson di fare del cinema personale, di sognare con quello che mette in scena.

Grandi camei di Harvey Keitel e Jason Schwartzman come capi scout e follia del regista che ricostruisce qualcosa come 350 abiti per gli scout, in gran parte personalizzati. Non piacera' a tutti, ma va bene cosi'. Alla conferenza stampa c'era il cast al completo, coi due giovani interpreti, Jared Gilman e Kara Hayward, assolutamente fantastici.

 

UNO PER TOTTI, TOTTI PER UNO - FRANCESCO MERLO SU “LA REPUBBLICA” CELEBRA COMMOSSO DEL PIERO

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1 - BALDINI DIFENDE TOTTI DAGLI SPUTI...
Da "Giornalettismo.com"

francesco totti figlio christian lapdelpiero

Franco Baldini non ci sta. E a La Repubblica, che ieri in un articolo a firma di Francesco Merlo che celebrava Alessandro Del Piero mettendolo a paragone con Francesco Totti e ricordando di quest'ultimo anche le intemperanze che ne hanno in qualche modo macchiato la carriera, verga questa interessante replica (pubblicata oggi sul giornale).

Scrive Fanco Baldini "Sinceramente non credo sia giusto per Del Piero, né tantomeno che allo stesso faccia piacere, il fatto che per celebrarne giustamente l'uscita di scena ci sia bisogno di paragonarne i comportamenti con quelli di un altro grande campione, altrettanto meritevole, come Francesco Totti. Del Piero più di chiunque altro conosce perfettamente la generosità e la semplicità di Francesco.

Non è stato dello stesso avviso il dottor Merlo, che nel proposito di cui sopra ha voluto marcare le differenze tra i due, ricordando un paio di stupidaggini (che ancora non significano l'essere stupidi) commesse da Totti nel corso di 18 anni, fin qui, di carriera. Personalmente ne ricordo di me stesso almeno 100 di più. E fortunato è quell'uomo che ne ha all'attivo un numero inferiore rispetto a quelle imputate a Totti nello stesso lasso di tempo.

Alessandro Del piero er capitano FRANCESCO TOTTI foto mezzelani gmt

Mentre quelle erano stupidaggini, quella che Francesco abbia lucrato sulla pubblicità fatta ad un website dedicato al poker online è invece una menzogna, perché certamente il dottor Merlo non sa che quei proventi sono stati interamente devoluti in beneficenza. Senza darne nessuna notizia, così come dovrebbe essere per tutte le vere beneficenze, che altrimenti rischiano di essere solamente investimenti pubblicitari. Conoscendo bene entrambi i calciatori mi correva l'obbligo di dare a Del Piero ciò che è di Del Piero, senza dover necessariamente togliere a Totti ciò che è invece suo".

La controreplica di Merlo: "Caro Baldini, chiudiamola così: io che apprezzo le grande doti calcistiche di Francesco Totti le credo sulla parola e dichiaro solennemente che Francesco è un campione «generoso e semplice». Purché lei dichiari, con la stessa intensità, che è meglio non aggredire l'avversario, non sputargli addosso, e trarre i soldi per la beneficenza da pubblicità meno azzardate. Viva il calcio, che è il gioco più bello del mondo, anche per me che non lo seguo da tifoso".

2 - IL TRAMONTO D'ITALIA NEL TRAMONTO DI DEL PIERO...
Francesco Merlo per "la Repubblica"

x itfr21 delpiero coppatotti francesco

Del Piero non lo sa, ma il suo tramonto è più della solita, abusata e potente metafora del calcio che si fa storia. La sua uscita di scena fa paura e fa piangere non di tifo ma di cuore, non di pancia ma di testa, perché parla di noi, del talento che ci sta sfuggendo sui mercati internazionali, dell'Italia che solo un pugno di campioni stanchi tiene ancora in Europa. E la Juve, che lo ingrazia ma non lo trattiene e lo lascia partire per l'America, smentisce la propria storia di uomini ‘simbolo per sempre': Sivori, Boniperti, Bettega, Platini, Zoff... La Juve che lo maltratta è l'Italia che maltratta se stessa: la Juve che lo licenzia è l'abolizione dell'articolo 18, l'espulsione degli esodati, l'inesorabilità anagrafica, il rigore senza cuore e senza crescita.

Oggi che come non mai abbiamo bisogno di eccellenze perdiamo la nostra eccellenza più amata, oltre lo stile Juventus, oltre il calcio, oltre lo sport. Esce il campione mai sporcato dai Moggi, quello mai coinvolto nelle truffe che gli vorticavano intorno, il virtuoso che mette la palla dentro e la lingua fuori, non il Totti che sputa e prende a calci l'avversario ma il cavaliere educato che sorride di se stesso e di imbarazzo, non strizza mai l'occhio al bullismo, non lucra sulla pubblicità del gioco d'azzardo. Del Piero è il compagno che sa star bene da solo pur facendo parte di una squadra. Esce dunque il vero modello ‘antischettino', il capitano che non è codardo ma generoso, mai aggressivo e volgare né con i suoi ragazzi né con gli avversari.

baldini foto mezzelani gmt FRANCESCO MERLO

Del Piero è sempre composto, sobrio e pulito come ieri è stata anche la commozione dello stadio, senza fumogeni, senza eccessi rabbiosi, nonostante in quella celebrazione ci fossero pure la vittoria dello scudetto e il record di un campionato senza una sconfitta. Insomma ieri ce n'era abbastanza per la baldoria, per le bombe carta, per il carnevale degli ultrà. C'è stata invece una festa d'addio e la vittoria è diventata malinconia, la gioia è stata triste. E' vero che i tifosi hanno pianto anche a Milano dove il Milan ha mandato in pensione i suoi campioni, la vecchia guardia dei trionfi, i fratellini di Del Piero, Gattuso e Inzaghi, campioni del mondo, e Nesta, che è stato il simbolo del calciatore che si difende senza mai picchiare. Ma nelle lacrime di Milano c'era la maldestra perdita dello scudetto, il rimpianto per un campionato finito male. A Milano la squadra si piangeva addosso come sempre accade agli sconfitti.

Gianni Rivera

A Torino no. La Juve coronava un trionfo dopo la più umiliante quaresima della sua storia. Ma nessuno ha pianto di felicità. Hanno invece pianto per il congedo dell'Italia di Del Piero, l'Italia della bellezza e della virtù. In quelle lacrime senza pudore e senza freno c'è infatti l'intuizione, il cattivo presagio, che assieme al campione internazionale che tramonta siano a rischio di tramonto l'intera Italia dei primati, il made in Italy, il genio italiano che è un modello estenuato e senza eredi.

Lo sputo di Totti a Poulsen

Del Piero è l'ultimo eroe di una speciale antropologia nazionale, quella dei registi eleganti, come Rivera e Pirlo, quella dei fantasisti che trattano bene la palla per se stessi ma soprattutto forniscono assist e fanno cantare gli altri campioni, proprio come hanno fatto Lucio Dalla e Paolo Conte con Morandi, Celentano e mille altri. Del Piero era l'erede dei Corso e dei Baggio che danzano in campo e lavorano più di qualità che di quantità e dimostrano che le vie storte sono spesso le più diritte.

Con Del Piero sono a rischio d'uscita tutti i simboli d'eccellenza, del sapere e della produzione italiane: le grandi università, dalla Normale alla Bocconi al Politecnico di Torino; la moda che ha vestito il mondo, dagli Armani ai Versace ai Valentino; le auto che sono solo scatoline mentre Ferrari Lamborghini e Maserati, come Riva Mazzola e Facchetti, sono icone, vecchie glorie di un'Italia inarrivabile. L'Italia senza Del Piero è il ciclismo che i francesi ormai non si incazzano più, il cinema che è solo nostalgia di Fellini, Antonioni e Visconti, le navi che una volta si chiamavano Rex e ora si chiamano Concordia.

Pirlo

Ecco perché sono stati interminabili quei venti minuti d'addio. E' stato un lunghissimo momento bello e genuino, un delirio che in fondo ci fa bene, un brivido collettivo che ha coinvolto non solo tutti i tifosi d'Italia, dalla Juve sino al Cesena, ma anche i non sportivi. Venti minuti d'applausi sono come un inno nazionale, sono un patriottismo timido, un bisogno di sentirsi insieme, una voglia di Stato, il desiderio frustrato di una bandiera da amare.

 


DA MONTI AL COLLE? IL BANANA PREPARA IL POST 2013 - BERLUSCAZZONE A COLLOQUIO CON RIGOR MONTIS…

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Ugo Magri per "la Stampa"

gianniletta berlusconi monti

Un mese dopo, Monti e Berlusconi ci riprovano. Salvo colpi di scena (c'è La Russa che protesta perché alla vigilia dei ballottaggi il momento non poteva essere più sbagliato), oggi è previsto un faccia a faccia. Il 18 aprile scorso saltò perché avrebbe avuto il sapore di un affronto al segretario Pdl Alfano che, in quel preciso momento, stava battagliando con il governo sulla riforma del lavoro. L'invito era partito dal premier.

E nei palazzi romani subito avevano insinuato che Silvio fosse molto attratto da qualche forma di «do ut des» in materia di frequenze televisive. Per stroncare tutte queste malignità, Berlusconi preferì dare forfait. Tra i due calò il gelo, anche perché il Cavaliere dimenticò di avvertire il premier, che lo apprese con dispiacere dalle agenzie di stampa. Alla fine si mise di mezzo Gianni Letta, la diplomazia fatta persona, li fece parlare al telefono, e insomma oggi si vedono.

ALFANO

Alfano è andato ieri ad Arcore per ragionare sui contenuti di un colloquio che non sarà, si capisce, solo sulle frequenze e sugli interessi aziendali di Berlusconi. Altra carne al fuoco si è aggiunta, incominciando dalla giustizia. Per non dire della crisi economica che si sta avvitando su se stessa, e spinge un preoccupatissimo Bonaiuti (portavoce del Cavaliere) a coniare un gioco di parole: «Di questo passo finiamo a Patrasso», località della penisola ellenica. Ci saranno le solite richieste di accelerare sulla crescita e le solite risposte (con quali soldi?).

Il Cavaliere si presenterà da Monti fornitissimo di sondaggi. L'ultimo, confezionato per lui da Euromedia Research, registra un calo nella popolarità del premier. Il suo gradimento sarebbe sceso ormai al 42,3 per cento, quasi due punti inferiore a quello del governo nel suo complesso. E alla domanda se dopo il voto del 2013 vorrebbero continuare con il governo tecnico, solo il 24 per cento risponde sì.

DANIELA SANTANCHE' AL COMPLEANNO DI BARBARA D'URSO

Escluso che Berlusconi voglia rendere partecipe Monti del piano riservatissimo concepito nel suo «cerchio magico» per vincere le prossime elezioni: una lista di duri e puri insomma, distinta e per certi versi antagonista del Pdl (dove verrebbero relegati tutti i «tiepidi»). Quale candidato premier, verrebbe lanciata in pista la Santanché, il cui berlusconismo sanguigno e passionale non teme rivali. Guarda caso, sulla Santanché si è scatenato un interesse mediatico anche internazionale.

Gli inglesi del «Sun» la lanciano verso Palazzo Chigi come «la Sarah Palin italiana», salvo rovinare tutto quando presentano la Santanché come una «pupa» di Silvio, al pari di Ruby e le altre. Anche per questo motivo, nel Pdl e nella vecchia guardia berlusconiana non riescono a prendere sul serio l'idea del «listone», giudicata folle e autolesionista. Però dicevano così anche quando Berlusconi voleva sciogliere Forza Italia. Poi si sa come andò...

 

CECCHI PAONE CERCA GAY: “BERLUSCONI DEDICÒ LA FAMOSA FRASE SUI GAY" RIFERENDOSI A UN MINISTRO DEL SUO GOVERNO”

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CECCHI PAONE PAONE VIDEO: CECCHI PAONE A "UN GIORNO DA PECORA" SU RADIO 2: IL CENTRODESTRA È PIENO DI GAY

http://ungiornodapecora.blog.rai.it/2012/05/15/cecchi-paone-%C2%ABil-centrodestra-pieno-di-gay%C2%BB/

Per Alessandro Cecchi Paone, conduttore tv, giornalista ed ex candidato di Forza Italia dichiaratamente omosessuale, nell'ultimo Governo Berlusconi c'era un potentissimo Ministro gay, a cui il Cavaliere dedicò la famosa frase "meglio appassionato di belle ragazze che gay".

SILVIO BERLUSCONI

Cecchi Paone lo ha spiegato oggi al programma di Radio2 'Un Giorno da Pecora'. Cecchi Paone - gli hanno chiesto i conduttori - lei è attualmente l'unico nel centrodestra ad aver fatto coming out, vero? "Si, è verissimo. Perché i diritti civili non sono di destra o di sinistra".

Crede che ci siano altri politici omosessuali nel centrodestra? "E' strapieno, ce n'è uno che di recente è 'cascato' politicamente proprio per questa ragione. Uno importantissimo e potentissimo".

E chi è? "Uno che stava al Governo". Un Ministro? "E che Ministro - ha spiegato Cecchi Paone -, la mia ipotesi e che sia caduto non per motivi politici e giudiziari ma perché nel centrodestra si vergognano, si nascondono, ricattati". Ci dia un'indicazione sul cognome. "Diciamo che è un fatto orografico...", ha detto sibillino a Sabelli Fioretti e Lauro. Berlusconi è omofobo? "Assolutamente no, ma va".

cecchi paone 03IL GAYO SILVIO BERLUSCONI

Eppure quando pronunciò la frase 'meglio appassionato di belle ragazze che gay' si scatenò un putiferio... "Lo diceva durante una conferenza stampa, dopo una riunione di Governo, avendo a fianco quel signore di cui parlavamo prima. Quindi parlava in realtà del suo Ministro".

Ma ne è sicuro? "Io posso dire che Berlusconi disse quella frase a proposito di quella persona, che gli voleva fare le scarpe, non a proposito dei gay. Lui è circondato dai gay, non esistono reti così gay friendly come le sue", ha concluso il conduttore televisivo.

 

PERCHÉ LO FAI? - ATTENTATO ADINOLFI: IL DIBATTITO NEGLI AMBIENTI ANARCHICI HA TONI SIMILI A QUELLI DEGLI ANNI ’70

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Giovanni Bianconi per il "Corriere della Sera"

C'è il commento di Ginetta, di tre sole righe: «Una cosa è giusta: il sig. Adinolfi non si sarebbe mai interrogato in tutta la sua vita sui morti e le leucemie che provoca la sua gaia scienza». Come dire che un proiettile in una gamba ha forse prodotto questo risultato, per il resto analisi e prospettive degli attentatori non sono granché.

ROBERTO ADINOLFI

Poi però ci sono otto durissime pagine di presa di distanza ad animare il dibattito via Internet sul colpo di pistola che a Genova ha ferito Roberto Adinolfi, amministratore delegato di Ansaldo nucleare. E a ricordare, fatte le debite proporzioni e distinzioni, le dispute degli anni Settanta sulla lotta armata all'interno della cosiddetta «sinistra rivoluzionaria».

ROBERTO ADINOLFI

Scrive un gruppetto composto da «qualche anarchico e alcuni libertari» genovesi: «La violenza rivoluzionaria può essere una "tragica necessità", e certamente non siamo qui a piangere per la gamba di un uomo che, lavorando attivamente nella diffusione del nucleare, ha gravi responsabilità nella distruzione del pianeta e nell'assassinio di tantissime persone. Tuttavia, dalla consapevolezza di una tragica necessità all'esaltazione del piacere per l'arma, passa la differenza tra quella che storicamente è stata e che noi chiamiamo giustizia sociale e quella che, nell'attuale situazione storica, per la rivendicazione che si è data, si è mostrata come pura espressione di rancore settario».

Come trentacinque anni fa la critica non è sul metodo, ma nel merito. Trenta o trentacinque anni fa c'era chi prendeva le distanze dalle Brigate rosse non perché fosse sbagliato sparare, o certi «obiettivi» non meritassero di essere colpiti, bensì perché le loro azioni erano «fughe in avanti» avventuristiche e controproducenti; oggi, persone che forse a quel tempo non erano ancora nate discutono su un agguato politico con parametri simili o paragonabili. La polemica con gli sparatori di Adinolfi è netta.

ROBERTO ADINOLFI DIMESSO DALL OSPEDALE

Vengono tacciati di «celodurismo» (termine che negli anni Settanta non era in voga), e accusati di aver conseguito un risultato confuso e contraddittorio. Come la manifestazione contro il terrorismo convocata per domani a Genova: «La canea mediatica, le istituzioni e gli immancabili sindacati sono riusciti a mettere insieme ciò che per natura è contrapposto: le azioni contro Equitalia e la gambizzazione di un amministratore delegato, l'insorgere (ognuno a suo modo) contro i soprusi e l'avanguardia (mal) armata. Peggio: gli sfruttati e gli sfruttatori».

logo f.a.i.

Loro invece, gli anarchici e i libertari, pensano che «né la gambizzazione, né le molotov, né gli assalti "di massa" ad Equitalia, siano pratiche terroristiche. Terrorismo è il seminare violenza e panico alla cieca al fine di preservare o conquistare il potere. E questo appartiene allo Stato ed ai "fascisti (nazionalisti e/o religiosi) di varie bandiere"». Tuttavia, «riteniamo la gambizzazione un atto intimidatorio e crudele che eticamente non ci appartiene, mentre riteniamo i vari attacchi ad Equitalia, compiuti dagli sfruttati in questi giorni, una battaglia molto più che condivisibile, fondamentale».

Il documento è lungo e articolato, ma l'accusa che più colpisce rivolta alla «nucleo Olga» della Federazione anarchica informale che ha rivendicato il ferimento di Adinolfi è quella di favorire gli schemi della repressione: «L'equazione pistola=radicalità non sta in piedi da nessun punto di vista, è soltanto una visione auto celebrativa utile a confermare le tesi della polizia».

ROBERTO ADINOLFI DIMESSO DALL OSPEDALE

Di tutt'altro tenore il documento di nove detenuti greci appartenenti alle Cellule di fuoco elleniche che si dichiarano «onorati» dal fatto che i «fratelli e le sorelle» genovesi si siano firmati col nome di una di loro. «È un momento meraviglioso», scrivono insieme a un decimo «compagno anarchico» anch'esso rinchiuso in prigione.

Si chiama Theofilos Mavropoulos, e il «branco di individualisti anarchici» animatore di un sito Internet dedicato alle iniziative di «chi ha dichiarato guerra a questa società in diverse parti del mondo» si rammarica che lui e uno dei nove detenuti delle Cellule greche non siano stati citati nella rivendicazione dell'attentato di Genova. Per il resto, scrivono, nonostante l'allergia per qualsiasi federazione o organizzazione, dichiarano «piena solidarietà e complicità con tutti coloro che passano all'azione diretta anarchica». Qualunque cosa facciano, par di capire.

 

IL PASSAGGIO DI CONSEGNE ALL’ELISEO È UNO SPASSO PER I LOOK-MAKER: CARLÀ ERA GONFIA COME UNA ZAMPOGNA

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Maria Laura Rodotà per il "Corriere della Sera"

HOLLANDE E VALERIE TRIERWEILER SEGUONO CON LO SGUARDO L'ADDIO DI SARKOZY E CARLA BRUNI ALL'ELISEO Valerie Trierweiler Carla Bruni Sarkozy reference

Chi non amava la grandeur degenerata in bling bling, ieri ha apprezzato. Chi aveva osservato con perplessità l'ingresso all'Eliseo di Cécilia (allora) Sarkozy, bella sontuosa e di malumore, e poi il subentro di Carlà, ha guardato con sollievo la sorridente passerella di Valérie Trierweiler, giornalista, non coniugata Hollande. Oddio, non sembra simpaticissima neanche lei, con la sua aria da sciuretta mannara (vien da rimpiangere l'aggressivo gattamortismo di Ségolène, che tra l'altro aveva più stile).

Ma la prima première compagne («première dame» non le piace) intenzionata a continuare a lavorare (anche se pare complicato) ha una chance storica. Per lei, per le donne e per gli utenti dei media tutti. Può decostruire e depotenziare l'obsoleto ruolo di first lady. Tuttora figura facile, fin troppo seguita, alla fine subalterna e deprimente. Trierweiler rifiuta l'appellativo, dichiara che avrebbe voluto restare con Hollande nel suo condominio ma che starà all'Eliseo per motivi di sicurezza; lei e il suo compagno non intendono sposarsi.

Intanto, alla cerimonia d'insediamento, ha saggiamente sbagliato vestito: nero con maniche di chiffon, sormontato da un soprabitino bianco, una mise da matrimonio nel ceto medio. Pessima, secondo gli esperti di moda. Ottima, dati i tempi.

Tempi in cui il ceto medio annaspa in tutta Europa, in cui le ostentazioni possono mandare in bestia, in cui una bella signora divorziata con tre figli e un soprabito rispettoso delle istituzioni può anche risultare identitaria. Identitaria, non superstar.

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Tutt'altro che mite (Pierre Salviac di Radio Rtl, dopo un tweet che invitava le colleghe a fare sesso utile per diventare prime dame, è stato licenziato); uscita trionfante dall'incontro con Carla Bruni (aristocraticamente combinata come una che porta a spasso il cane, ma stravolta); con progetti di vita personale autonoma interessanti, se ci riuscirà. Se non si farà prendere dagli impegni ufficiali di coppia, dalla libidine da visibilità, dal gorgo dei programmi-signore ai vertici internazionali.

Ha cinque anni per provarci. Ce la farà lei, o finiranno, ancora una volta, per pensarci i maschi? I futuri first gentlemen, che non hanno capelli mossi e tailleurini colorati e non funzionano in foto, e che di programmi-signore non ne vogliono sapere? Ora si vedrà (una giornalista da settimanale pop dovrebbe sapere come muoversi, almeno).

 

PIOVE (SUL) GOVERNO LADRO! - LA FOTO DEL G20 DEL 2009 E LA STRAGE DEI CAPI DI STATO CON LA CRISI ECONOMICA

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Livio Caputo per "il Giornale"

Nel 2009 erano venti «piccoli indiani», tre anni dopo ne sono rimasti solo dieci, di cui ben tre destinati a uscire comunque di scena nei prossimi mesi e una, la cancelliera Merkel, sempre più in bilico dopo la disastrosa disfatta del suo partito nelle elezioni della Renania- Westfalia.

Gordon Brown Zapatero

Nessun documento illustra la falcidia di leader provocata dalla crisi economica quanto la fotografia del G20 di Londra, il primo cui abbia partecipato il neoeletto Barack Obama. È vero che alcuni, come il brasiliano Lula, il russo Medvedev o il sudafricano Motlanthe, sono scomparsi perché i loro mandati non erano rinnovabili o perché non si sono ripresentati alle elezioni (nel caso del russo, sostituito d'autorità da Putin, per ragioni indipendenti dalla sua volontà).

Silvio Berlusconi

Ma la maggioranza è stata spazzata via dagli elettori da una tempesta quale raramente si era vista in tempi recenti: il laburista Gordon Brown, anfitrione nel 2009, ha dovuto cedere il passo al conservatore Cameron; il socialista Zapatero si è ritirato per evitare l'umiliazione di essere stracciato nelle urne dal popolare Rajoy; Kevin Rudd è stato fatto fuori dalla compagna di partito Julia Gillard perché gli australiani non ne potevano più del suo fanatismo ecologista; Silvio Berlusconi ha lasciato il potere spontaneamente, senza essere stato battuto né in Parlamento né alle urne, per senso di responsabilità verso il Paese; il giapponese Taro Aso, accusato di non sapere gestire la crisi, è stato vittima di uno dei periodici cambi della guardia tradizionali del suo Paese e ha lasciato il posto a Naoto Kan (che, fiutando l'aria che tira, come primo provvedimento ha rinunciato allo stipendio).

Mariano Rajoy

Fino a ieri, a pagare per la rabbia dei cittadini erano stati soprattutto leader della sinistra, accusati di avere dilapidato troppe risorse, ma ultimamente l'ecatombe ha cominciato a colpire anche a destra, con motivazioni opposte: il francese Sarkozy e l'olandese Rutte sono stati sbalzati di sella perché avevano sposato, in concerto con la Merkel, la politica del rigore, dei sacrifici e del pareggio di bilancio. Insomma, l'ira popolare si rivolge contro chi è al governo, indipendentemente dal suo colore.

hu jintao

Ma anche i sopravvissuti non se la passano bene: il messicano Calderon scadrà tra pochi mesi, l'ottuagenario indiano Manmohan Singh sta per essere sostituito e perfino Hu Jintao è destinato a scomparire dalla scena in ottobre quando è in programma il decennale cambio della guardia che vige in Cina. Quanto alla Merkel ha preso domenica un colpo che la indebolisce moltissimo e pochi scommettono sulla possibilità che ottenga un terzo mandato dalle elezioni dell'autunno 2013: al massimo potrà tornare al potere in una nuova Grande coalizione con i socialdemocratici.

In pratica, resistono solo i monarchi assoluti, come re Abdullah dell'Arabia Saudita, o personaggi con credenziali democratiche non perfette come l'argentina Cristina Fernandez o il turco Erdogan. Ecco perché il «ritratto di famiglia» del G20 di tre anni fa è stato battezzato «la foto che fa paura a Obama». Seguirà la sorte di quasi tutti i leader occidentali e sarà battuto da Romney alle elezioni di novembre o diventerà l'eccezione che conferma la regola?

taro aso presidente giappone BARACK OBAMA

Al momento, i sondaggi danno i due candidati quasi alla pari, anche se nell'ultimo il repubblicano è passato per la prima volta in testa. Tutto dipenderà dall'andamento dell'economia, e in particolare dall'orientamento degli elettori nei confronti delle due «ricette» per combattere la crisi.

Se preferiranno quella del pareggio di bilancio e dei tagli alle spese che la Germania ha cercato di imporre - sempre più contestata - nella Ue, vincerà Romney; se invece anche gli americani privilegeranno una politica keynesiana di stimolo alla crescita (e la disoccupazione, oggi all'8,1%, scenderà sotto la soglia critica dell'8), dovrebbe rivincere Obama. Questi, comunque, ha una consolazione: al G20 2012 di fine mese, lui ci sarà.

 

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