1- TELECOM ITALIA: CDA 9 MAGGIO VALUTERA' OPZIONI STRATEGICHE TIMEDIA
Radiocor - Telecom Italia conferma che nel corso della riunione del cda del 9 maggio verranno esaminate le diverse opzioni strategiche riguardanti la partecipazione di controllo in Telecom Italia Media. Le precisazioni della societa' tlc sono arrivate su richiesta della Consob, in seguito alle indiscrezioni emerse nel week end sull'avvio del processo di vendita di La7 da parte di Telecom.
2 - POSTA
Ennesimo siluro di Mentana contro Santoro.
Nell'intervista di oggi a Caverzan sul Giornale, fingendo di sponsorizzarne
l'arrivo a La7, Mentana lancia l'ennesimo missile contro Santoro. "Nei
programmi di Santoro ho visto Tarak Ben Ammar, Diego Della Valle e De
Benedetti. Evidentemente nessuno dei potenziali acquirenti di La7 ha problemi
con lui".
Un modo per dire che anche Santoro è "diversamente libero"?
Cordialità
Santi
3- MENTANA: «LA7 NON DIVENTERÀ TELEREPUBBLICA»
Maurizio Caverzan per "il Giornale"
Buongiorno Enrico Mentana, parlo con «il telegiornalista straordinario, il più bravo che c'è»?
«Le parole di De Benedetti ovviamente fanno molto piacere. L'Ingegnere può essere amato o no, ma di editoria un po' ci capisce».
A proposito di editoria, suo figlio Rodolfo che controlla le casse della Cir, non pare favorevole a investire nella televisione.
«Com'è noto il gruppo Espresso possiede anche emittenti televisive».
Rete A e Repubblica Tv non sono esperienze esaltanti.
«Nemmeno sono state oggetto d'investimenti. Oggi ha più senso impegnarsi nel business televisivo. Con la stessa cifra con cui si conquista un posto tra i tanti azionisti del Patto di sindacato del Corriere si può avere la maggioranza in una televisione. Se Telecom venderà, ben venga un editore che voglia impegnarsi».
Perché oggi ha più senso investire nell'editoria televisiva di un anno fa?
«È cambiato lo scenario politico. Una certa fase è ormai superata e l'ingresso di un nuovo editore non è più visto come parte di un disegno per detronizzare Berlusconi».
Un anno fa però eri contrario all'acquisto del Gruppo Espresso .
«Oggi chi compra entra solo nel business della tv. Per questo non ho più le remore di allora, non tanto per l'elogio pronunciato da DeBenedetti. Se sarà lui il nuovo socio, ben venga. Ma ben venga anche un altro con altrettanta solvibilità. Ciò che conta è che abbia una strategia editoriale a breve, medio e lungo termine, che finora non ha potuto esserci, causa le continue voci di vendita».
Dunque, Mentana resta a La7?
«Se ci sarà una strategia di crescita, certamente. Se si volesse fare di La7 un canale all news, musicale oppure di solo intrattenimento, non ci sarebbe spazio per un tg come il mio».
Mercoledì a quanto pare La7 si separerà da TI Media?
«Stando a quel che ho letto, ci sarà lo scorporo tra impianti di trasmissione e canali tv. Oltre a Mediaset, ptrebbe nascere un altro gigante per la diffusione del segnale tv. Resta da vedere se chi possiederà il bicchiere verserà anche il vino. Se fosse stato facile, si sarebbe avviata una trattativa unica. Invece le indiscrezioni parlano di due soci potenziali».
C'è anche Cairo.
«Cairo ha la pubblicità,l'Ingegnere avrebbe le torri di trasmissione: in entrambi i casi può prodursi un circuito virtuoso. Ma l'affare è appetibile anche per altri imprenditori interessati a lasciare il proprio marchio nel sistema italiano».
È un appello al tuo amico Della Valle?
«È sempre conveniente dare del lei al proprio editore. Così è stato per molti anni con Berlusconi, così sarebbe con De Benedetti. Quando si tratta d'indipendenza dell'informazione si deveaver la libertà di andarsene senza altre implicazioni».
Altri tuoi colleghi saranno euforici avendo già familiarità con il Gruppo Espresso.
«Ritengo legittimo preferire l'arrivo di un editore conosciuto. Poi però conta il mercato, contano i risultati, gli ascolti, il raggiungimento di un obiettivo stabilito e sfidante come il 5 per cento di share».
Non vedi il pericolo che nasca TeleRepubblica?
«Non lo vedo come non temevo che Canale 5 diventasse TeleForzaItalia quando dirigevo il Tg5».
Alcuni giornalisti che ora sono ospiti di programmi di La7 potrebbero sperare di diventare conduttori.
«È offensivo pensarlo dei colleghi di Repubblica . Non vedo molti giornalisti del Giornale conduttori a Mediaset. Vedo Nicola Porro a La7. Chiunque prende La7 sa che ci sono programmi di qualità che sarebbe grave smantellare».
La trattativa di Santoro è favorita o frenata dalla vendita?
«La7 non si spegne mentre si tratta per la cessione. Sta a Santoro e all'emittente decidere. Ogni volta che parlo di questo argomento qualcuno mi attribuisce l'intento di bruciare Santoro, qualcun altro quello di sponsorizzarlo. Se fossi l'editore di La7 prenderei Santoro perché garantisce un programma solido, ascolti, una scia di visibilità e un forum di discussione. Sono tutti elementi appetibili per un editore. Nei suoi programmi ho visto Tarak Ben Ammar, Diego Della Valle e DeBenedetti. Evidentemente nessuno dei potenziali acquirenti di La7 ha problemi con lui».
All'annullamento dell'assegnazione gratuita delle frequenze fa seguito il probabile ingresso nel sistema tv dello storico rivale di Berlusconi. Si torna al clima di qualche mese fa?
«Non sono così sicuro che De Benedetti prenderà La7. I fatti sono questi:c'è un importante assett televisivo e industriale sul mercato. Chi ha il denaro e le carte in regola per acquistarlo ha diritto di farlo senza che questo avveleni la vita civile del Paese».
4- TUTTI I NUMERI DELL'OPERAZIONE
Gian Maria De Francesco per "il Giornale"
Telecom Italia Media, cioè la società che controlla La7 e il 51% di Mtv Italia, è l'ultimo residuo di quella che doveva essere «la grande piazza virtuale» immaginata nel 2000 dall'allora numero uno dell'operatore tlc, Roberto Colaninno, e da Lorenzo Pellicioli che guidava Seat Pagine Gialle, la consorella tutta Internet, elenchi telefonici e tv.
Un sogno ridimensionato dai successivi passaggi di mano dal tandem Tronchetti Provera-Benetton fino all'attuale compagine che coinvolge la spagnola Telefónica, Generali, Mediobanca e Intesa Sanpaolo. Seat Pagine Gialle non fa più parte del gruppo da nove anni e da poco si è salvata dal fallimento, Internet è funzionale più per le linee a banda larga che per i contenuti. La televisione non ha mai entusiasmato più di tanto il presidente di Telecom, Franco Bernab´, che pure vi ha messo a capo uno dei manager più fidati come Giovanni Stella.
TARAK BEN AMMARLa ragione di tanta «freddezza» è presto spiegata. Nei tre ultimi esercizi (2009, 2010 e 2011) Telecom Italia Media ha accumulato perdite per circa 210 milioni di euro dei quali 83 milioni l'anno scorso a causa di svalutazioni di avviamenti per 56 milioni. Certo, la campagna acquisti che ha portato nelle fila del «terzo polo tv» Enrico Mentana, Serena Dandini, Sabina Guzzanti e Corrado Formigli ha giovato agli introiti pubblicitari di La7 (e della consorella digitale La7d) passati dai 115 milioni del 2010 ai 140 milioni dell'anno scorso, con un incremento del 21 per cento. Crescita, però, che non ha portato benefici in termini di redditività giacch´ il margine operativo lordo (grosso modo la differenza tra ricavi e spese) è rimasto in territorio negativo in quanto assumere le «star» del video comporta necessariamente un aumento dei costi.
È pacifico che i quattro soci di riferimento di Telco, la controllante di Telecom, non siano stati soddisfatti dell'andazzo, soprattutto considerando che dal 2007 a oggi per tenere la presa sull'operatore tlc hanno investito ben 10 miliardi di euro e che i dividendi che riscuotono ogni anno servono a pagare gli interessi sul debito contratto per acquisire la maggioranza relativa della società. Certo, Bernab´ ha fatto un buon lavoro e ha riportato l'indebitamento di Telecom verso la soglia psicologica dei 30 miliardi. Ecco perch´ è giunto il momento della svolta.
Tarak Ben Ammar si voltaMa quanto può valere il business di TiMedia e che prezzo hanno Mentana, Crozza e Lilli Gruber? La capitalizzazione di Borsa è di circa 210 milioni di euro, il debito finanziario lordo è di 140 milioni e il patrimonio netto è di 216 milioni. L'attivo immateriale di 305 milioni di euro a fine 2011 è soprattutto rappresentato dalle frequenze e dai multiplex che l'anno scorso hanno garantito 55 milioni di ricavi, mentre tutto il resto attiene al business televisivo. A seconda della modalità scelta per la cessione (e soprattutto del metodo utilizzato) varierà il prezzo.
Se a essere venduta fosse solo La7 (e il 51% di Mtv Italia) sarebbe difficile spuntare un prezzo superiore al range 100-200 milioni di euro - se non addirittura inferiore - considerato che il debito è quasi tutto delle tv a fronte di share non eccelsi. Se invece si dovessero cedere anche le frequenze, pensare a un valore di circa 500 milioni, non sarebbe un'eresia.