Quantcast
Channel: Articoli
Viewing all 338329 articles
Browse latest View live

POMPA LA7 - MAIL: “FINGENDO DI SPONSORIZZARNE L'ARRIVO A LA7, MENTANA LANCIA L'ENNESIMO MISSILE CONTRO SANTORO

$
0
0

1- TELECOM ITALIA: CDA 9 MAGGIO VALUTERA' OPZIONI STRATEGICHE TIMEDIA
Radiocor - Telecom Italia conferma che nel corso della riunione del cda del 9 maggio verranno esaminate le diverse opzioni strategiche riguardanti la partecipazione di controllo in Telecom Italia Media. Le precisazioni della societa' tlc sono arrivate su richiesta della Consob, in seguito alle indiscrezioni emerse nel week end sull'avvio del processo di vendita di La7 da parte di Telecom.

santoro-mentanaFRANCO BERNABE


2 - POSTA
Ennesimo siluro di Mentana contro Santoro.
Nell'intervista di oggi a Caverzan sul Giornale, fingendo di sponsorizzarne
l'arrivo a La7, Mentana lancia l'ennesimo missile contro Santoro. "Nei
programmi di Santoro ho visto Tarak Ben Ammar, Diego Della Valle e De
Benedetti. Evidentemente nessuno dei potenziali acquirenti di La7 ha problemi
con lui".
Un modo per dire che anche Santoro è "diversamente libero"?

Cordialità
Santi

3- MENTANA: «LA7 NON DIVENTERÀ TELEREPUBBLICA»
Maurizio Caverzan per "il Giornale"

Buongiorno Enrico Mentana, parlo con «il telegiornalista straordinario, il più bravo che c'è»?
«Le parole di De Benedetti ovviamente fanno molto piacere. L'Ingegnere può essere amato o no, ma di editoria un po' ci capisce».

PAOLO RUFFINI

A proposito di editoria, suo figlio Rodolfo che controlla le casse della Cir, non pare favorevole a investire nella televisione.
«Com'è noto il gruppo Espresso possiede anche emittenti televisive».

GIOVANNI STELLA

Rete A e Repubblica Tv non sono esperienze esaltanti.
«Nemmeno sono state oggetto d'investimenti. Oggi ha più senso impegnarsi nel business televisivo. Con la stessa cifra con cui si conquista un posto tra i tanti azionisti del Patto di sindacato del Corriere si può avere la maggioranza in una televisione. Se Telecom venderà, ben venga un editore che voglia impegnarsi».

Perché oggi ha più senso investire nell'editoria televisiva di un anno fa?
«È cambiato lo scenario politico. Una certa fase è ormai superata e l'ingresso di un nuovo editore non è più visto come parte di un disegno per detronizzare Berlusconi».

Un anno fa però eri contrario all'acquisto del Gruppo Espresso .
«Oggi chi compra entra solo nel business della tv. Per questo non ho più le remore di allora, non tanto per l'elogio pronunciato da DeBenedetti. Se sarà lui il nuovo socio, ben venga. Ma ben venga anche un altro con altrettanta solvibilità. Ciò che conta è che abbia una strategia editoriale a breve, medio e lungo termine, che finora non ha potuto esserci, causa le continue voci di vendita».

Dunque, Mentana resta a La7?
«Se ci sarà una strategia di crescita, certamente. Se si volesse fare di La7 un canale all news, musicale oppure di solo intrattenimento, non ci sarebbe spazio per un tg come il mio».

ALBERTO NAGEL E RENATO PAGLIARO

Mercoledì a quanto pare La7 si separerà da TI Media?
«Stando a quel che ho letto, ci sarà lo scorporo tra impianti di trasmissione e canali tv. Oltre a Mediaset, p­trebbe nascere un altro gigante per la diffusione del segnale tv. Resta da vedere se chi possiederà il bicchiere verserà anche il vino. Se fosse stato facile, si sarebbe avviata una trattativa unica. Invece le indiscrezioni parlano di due soci potenziali».

C'è anche Cairo.
«Cairo ha la pubblicità,l'Ingegnere avrebbe le torri di trasmissione: in entrambi i casi può prodursi un circuito virtuoso. Ma l'affare è appetibile anche per altri imprenditori interessati a lasciare il proprio marchio nel sistema italiano».

CARLO DEBENEDETTI E IL FIGLIO RODOLFO

È un appello al tuo amico Della Valle?
«È sempre conveniente dare del lei al proprio editore. Così è stato per molti anni con Berlusconi, così sarebbe con De Benedetti. Quando si tratta d'indipendenza dell'informazione si deve­aver la libertà di andarsene senza altre implicazioni».

Altri tuoi colleghi saranno euforici avendo già familiarità con il Gruppo Espresso.
«Ritengo legittimo preferire l'arrivo di un editore conosciuto. Poi però conta il mercato, contano i risultati, gli ascolti, il raggiungimento di un obiettivo stabilito e sfidante come il 5 per cento di share».

Non vedi il pericolo che nasca TeleRepubblica?
«Non lo vedo come non temevo che Canale 5 diventasse TeleForzaItalia quando dirigevo il Tg5».

Alcuni giornalisti che ora sono ospiti di programmi di La7 potrebbero sperare di diventare conduttori.
«È offensivo pensarlo dei colleghi di Repubblica . Non vedo molti giornalisti del Giornale conduttori a Mediaset. Vedo Nicola Porro a La7. Chiunque prende La7 sa che ci sono programmi di qualità che sarebbe grave smantellare».

La trattativa di Santoro è favorita o frenata dalla vendita?
«La7 non si spegne mentre si tratta per la cessione. Sta a Santoro e all'emittente decidere. Ogni volta che parlo di questo argomento qualcuno mi attribuisce l'intento di bruciare Santoro, qualcun altro quello di sponsorizzarlo. Se fossi l'editore di La7 prenderei Santoro perché garantisce un programma solido, ascolti, una scia di visibilità e un forum di discussione. Sono tutti elementi appetibili per un editore. Nei suoi programmi ho visto Tarak Ben Ammar, Diego Della Valle e DeBenedetti. Evidentemente nessuno dei potenziali acquirenti di La7 ha problemi con lui».

All'annullamento dell'assegnazione gratuita delle frequenze fa seguito il probabile ingresso nel sistema tv dello storico rivale di Berlusconi. Si torna al clima di qualche mese fa?
«Non sono così sicuro che De Benedetti prenderà La7. I fatti sono questi:c'è un importante assett televisivo e industriale sul mercato. Chi ha il denaro e le carte in regola per acquistarlo ha diritto di farlo senza che questo avveleni la vita civile del Paese».

Della Valle servizio pubblico


4- TUTTI I NUMERI DELL'OPERAZIONE
Gian Maria De Francesco per "il Giornale"

Telecom Italia Media, cioè la società che controlla La7 e il 51% di Mtv Italia, è l'ultimo residuo di quella che doveva essere «la grande piazza virtuale» immaginata nel 2000 dall'allora numero uno dell'operatore tlc, Roberto Colaninno, e da Lorenzo Pellicioli che guidava Seat Pagine Gialle, la consorella tutta Internet, elenchi telefonici e tv.

Un sogno ridimensionato dai successivi passaggi di mano dal tandem Tronchetti Provera-Benetton fino all'attuale compagine che coinvolge la spagnola Telefónica, Generali, Mediobanca e Intesa Sanpaolo. Seat Pagine Gialle non fa più parte del gruppo da nove anni e da poco si è salvata dal fallimento, Internet è funzionale più per le linee a banda larga che per i contenuti. La televisione non ha mai entusiasmato più di tanto il presidente di Telecom, Franco Bernab´, che pure vi ha messo a capo uno dei manager più fidati come Giovanni Stella.

TARAK BEN AMMAR

La ragione di tanta «freddezza» è presto spiegata. Nei tre ultimi esercizi (2009, 2010 e 2011) Telecom Italia Media ha accumulato perdite per circa 210 milioni di euro dei quali 83 milioni l'anno scorso a causa di svalutazioni di avviamenti per 56 milioni. Certo, la campagna acquisti che ha portato nelle fila del «terzo polo tv» Enrico Mentana, Serena Dandini, Sabina Guzzanti e Corrado Formigli ha giovato agli introiti pubblicitari di La7 (e della consorella digitale La7d) passati dai 115 milioni del 2010 ai 140 milioni dell'anno scorso, con un incremento del 21 per cento. Crescita, però, che non ha portato benefici in termini di redditività giacch´ il margine operativo lordo (grosso modo la differenza tra ricavi e spese) è rimasto in territorio negativo in quanto assumere le «star» del video comporta necessariamente un aumento dei costi.

È pacifico che i quattro soci di riferimento di Telco, la controllante di Telecom, non siano stati soddisfatti dell'andazzo, soprattutto considerando che dal 2007 a oggi per tenere la presa sull'operatore tlc hanno investito ben 10 miliardi di euro e che i dividendi che riscuotono ogni anno servono a pagare gli interessi sul debito contratto per acquisire la maggioranza relativa della società. Certo, Bernab´ ha fatto un buon lavoro e ha riportato l'indebitamento di Telecom verso la soglia psicologica dei 30 miliardi. Ecco perch´ è giunto il momento della svolta.

Tarak Ben Ammar si volta

Ma quanto può valere il business di TiMedia e che prezzo hanno Mentana, Crozza e Lilli Gruber? La capitalizzazione di Borsa è di circa 210 milioni di euro, il debito finanziario lordo è di 140 milioni e il patrimonio netto è di 216 milioni. L'attivo immateriale di 305 milioni di euro a fine 2011 è soprattutto rappresentato dalle frequenze e dai multiplex che l'anno scorso hanno garantito 55 milioni di ricavi, mentre tutto il resto attiene al business televisivo. A seconda della modalità scelta per la cessione (e soprattutto del metodo utilizzato) varierà il prezzo.

Se a essere venduta fosse solo La7 (e il 51% di Mtv Italia) sarebbe difficile spuntare un prezzo superiore al range 100-200 milioni di euro - se non addirittura inferiore - considerato che il debito è quasi tutto delle tv a fronte di share non eccelsi. Se invece si dovessero cedere anche le frequenze, pensare a un valore di circa 500 milioni, non sarebbe un'eresia.

 


ANCHE IL GOVERNO MONTI HA LA SUA MINETTI. IL MINISTRO ORNAGHI NOMINA TUZZI, SUO GIOVANE PORTABORSE

$
0
0
FRANCESCO MICHELI SALVO NASTASI

DAGOREPORT/1
Cda Scala: anche il governo Monti ha la sua Minetti. Ornaghi nomina Alessandro Tuzzi, suo giovane portaborse nell'Universita' Cattolica nel consiglio di amministrazione del piu' prestigioso teatro del mondo al posto di Francesco Micheli, uno dei pochi che si intende di musica e finanza. L'indignazione del sindaco Pisapia e di Giulia Maria Crespi. Chi ne gode e' il rasputin dei Beni Culturali, Salvo Nastasi, che vede ora accresciuto il ruolo all'interno del Teatro del suo protetto Marco Aldo Amoruso.

DAGOREPORT/2
Sembrava fosse ancora vivo, seppure cloroformizzato dalla volontà di potenza di Lorenzo Ornaghi, il cuore del Ministero dei Beni Culturali quando si è diffusa la notizia che Mario Resca aveva assunto l'incarico di salvare l'Aqua Pia Antica Marcia. Un fremito, un sussulto appena. Niente di che. Da non sottovalutare, però. Perché il nuovo incarico di Mario Resca confligge. E pure tanto.

MARIO RESCA

La direzione generale per la Valorizzazione del MiBAC, di cui è ancora dominus, è in patente conflitto con gli interessi dell'Acqua Marcia che nel suo grembo gestisce la proprietà di molte «dimore storiche», soggette a finanziamenti ministeriali, ma soprattutto vanta un congruo capitolo nel business turistico e culturale.

LORENZO ORNAGHI

Le voci di dentro del Collegio Romano riferiscono con sdegno che «è molto difficile poter pensare ad un'imparzialità di giudizio» quando nella stessa persona si riuniscono le competenze di chi deve finanziare e di chi deve essere finanziato, di chi deve controllare e di chi deve essere controllato. «I 166.745 euro di retribuzione annua da direttore generale
potrebbero essere diversamente meglio spesi» concludono i più sdegnati.

Tanto che qualcuno più sdegnato, ma anche più spiritoso, più colto e più vivo, non ancora sommerso dal sopore della gestione di Ornaghi, ha già preparato un regalo per Mario Resca, quando dovrebbe essere costretto a lasciare il suo mistero per scadenza del suo mandato. Un pacchetto con un libro: Il conflitto epidemico di Guido Rossi pubblicato già da un po' da Adelphi, considerato a torto un libro contro Silvio Berlusconi che, nelle molteplici forme del suo potere, ha saputo modellare, in quasi vent'anni di dominio della politica e dell'informazione, l'Italia intera alle leggi dei suoi interessi incrociati.

PALAZZO COLLEGIO ROMANO SEDE DEL MINISTERO BENI CULTURALI

Guido Rossi, avvocato e giurista, grand commis della sinistra capitalista, pensava invece di aver scritto una fenomenologia della decadenza del capitale. All'origine della crisi che stiamo attraversando infatti c'è proprio quel conflitto che, rimasto allo stato latente in molte forme di scambio economico, all'improvviso è scoppiato come un'epidemia da cui non sembra ancora si siano trovati gli antidoti.

E poi dicono che torna di moda Karl Marx! Sì perché il marxismo senza il comunismo piace e si porta di nuovo molto bene. E potrebbe aiutarci almeno a capire come funzionano le economie che ci governano condizionando il funzionamento intrinseco della democrazia.

g guido rossi

Per chi volesse soffrire ancora di più, consigliamo la lettura dell'ultimo libro di Guido Carandini, Racconti della civiltà capitalistica, che parla di un passato lungo più di settecento anni per cercare di capire cosa sia successo in questi ultimi sette mesi. Nessuno riflette sul fatto che i centri di potere, diciamo i soggetti del capitalismo finanziario che muovo la quasi totalità delle transazioni del modo intero non sono più di 740.

Si sa che sono in molti ad aver accettato la sfida delle 540 pagine di Carandini. Si aspettano notizie dai sopravissuti. Tutto questo per dire come il conflitto intrinseco nel cieco interesse del profitto finanziario potrebbe aver già provocato un disastro economico mondiale irreversibile.

FRANCESCO BELLAVISTA CALTAGIRONE

Tutto questo se pensiamo in grande. In Italia, dove spesso siamo costretti a pensare in piccolo, scopriamo quanto sia diventata endemica anche nei territori marginali della economia della cultura l'epidemia del conflitto di interessi. Quando Berlusconi impose Resca alla direzione generale della Valorizzazione, molte lamentazioni si levarono per stigmatizzare che il suo curriculum brillava per l'esperienza manageriale al vertice della McDonalds. Hamburgers, insomma.

Sulla Repubblica, supplemento finanza, Eugenio Occorsio ha tirato un po' di somme sull'industria culturale scoprendo una risorsa invisibile, un giacimento di fondi inutilizzati del Ministero di Ornaghi e Resca. Sembra, ma le cifre ballano, che i fondi passivi non spesi ammontano a oggi a 530 milioni di euro.

Il Maxxi di Roma

Intanto di taglio in taglio in Italia le spese della cultura preventivate per quest'anno ammontano ad appena 1,42 miliardi quasi la metà di quanto si doveva spendere tre anni fa. E il MiBAC, a dispetto della penuria in cui versa la cultura, deve restituire al Ministero del Tesoro ben 60 milioni di euro che non è stao capace di utilizzare. E dove è finita nel frattempo la rivoluzione culturale di Resca?

Non c'è bisogno di citare Jean Clair per ironizzare sulla scarsa qualità tecnica delle opre d'arte della nostra postcontemporaneità, si potrà anche discutere sulla etica dell'artista moderno difronte al teschio di diamanti di Damien Hirst, si potrà persino sognare ogni notte l'intera collezione Pinault come un incubo, ma mettere davvero un venditore di hamburger al Maxxi poteva venire in mente solo a un artista situazionista alla Guy Debord! Soprattutto poi perchè quel venditore di panini, messo di fronte alla sfida di valorizzare, si è rivelato culturalmente incapace di adeguare la sua cultura della valorizzazine alla valorizzazione della cultura. E ha finito per valorizzare solo se stesso.

qfen96 rita rovelli

Un fallimento. Come nella poesia di Gioaccchino Belli, sullo studente che tradusse in latino con «exercitus lardi» la proposizione italiana «l'esercito è distrutto», ed «ebbe il premio», anche a Resca il premio è arrivato con il passaggio all'Acqua Marcia. Uno più attento si preoccuperebbe. Non per via del nome. Acqua Marcia non è una bella cosa. La battuta sarebbe pessima se non fosse per il maelstrom giudiziario che ha travolto la società ora presieduta da Camillo Caltagirone, dopo che il padre Caltagirone Bellavista per tante operazioni sospette grandi come il porto di Imperia, appunto, è finito nelle patrie galere e poi ai domiciliari.

Guido Carandini

Per inciso, senza che le colpe dei padri ricadono sulle figlie, la moglie di Bellavista Caltagirone è la figlia del petroliere Nino Rovelli, che ha condizionato col suo potere la politica economica dell'Italia degli anni Settanta, come sanno ancora bene in Sardegna.

Il conflitto epidemico assume multiformi figure come i mostri delle leggende antiche, rinascendo sempre più invincibile e moltiplicandosi come i denti del drago di Teseo.
Per esempio a Milano, con un colpo di mano contro l'assessore Stefano Boeri e a dispetto del sindaco Pisapia i consiglieri di amministrazione sono riusciti con un brillante colpo di mano a nominare alla Triennale, il museo dell'architettura e del design, Claudio De Albertis, presidente di Assimpredil Ance, per sostituire il berlusconiano effimero Davide Rampello, famoso per aver dedicato una costosissima mostra a Striscia la notizia, che con la Triennale poco c'entrava, ma che era lo stesso bellissima, oltre ad aver riformato il bar del museo, aumentandone i frequentatori, si è illustrato come manager lasciando un buco finanziario di cui prima o poi si dovrebbero conoscere il perimetro e le ragioni.

Il motivo per cui Pisapia e Boeri vedono la nomina di Albertis come un affronto politico tocca il cuore del problema dello sviluppo edilizio di Milano. De Albertis, che è fratello di Carla De Albertis, già assessore Pdl della dimenticata Letizia Moratti, avrebbe controllato con l'allora assessore all'Urbanistica Carlo Masseroli, le percentuali edificabili del Pgt, una specie di piano regolatore del governo, preparato per L'Expo di Milano.

jean clair DAVIDE RAMPELLO

Pioggia di critiche e qualche affondo, in particolare per gli interessi che l'associazione di imprenditori edili avrebbe sull'Expo 2015. Insomma non è offensivo definire De Albertis un grande lobbysta del mattone, nel senso che, legittimamente, il suo ruolo nell'Ance prevede che difenda gli interessi dei costruttori. Come questi interessi saranno rappresentati nella Triennale è per ora un mistero.

In una provvidenziale intervista al Corriere della Sera ha subito dichiarato: «Non farò nessun passo indietro rispetto alla mia attività professionale. Non c' è conflitto di interesse. Sono orgoglioso di fare l' imprenditore». Capito?!

Studiando le forme dell'epidemia così ben raffigurata dalle teorie di Guido Rossi, parente stretto del conflitto di interessi, è quel fenomeno altrettanto deleterio che si chiama crossboarding: occupare molti posti per seguire un solo interesse. Bisogna dire che il governo Monti ha ottenuta una grande vittoria quando ha imposto ai più importanti banchieri italiani, spesso in rappresentanza di interessi politici, di occupare più posti contemporaneamente.

STEFANO BOERI

Persino un protagonista della vita bancaria italiana del potere di Palenzona è stato costretto ad adeguarsi dovendo scegliere lasciando Mediobanca per l'Unicredit, e Marina Berlusconi lasciando Mediobanca per la Fininvest.

FABRIZIO PALENZONA

Chi invece non ha nessuna intenzione di scegliere è per esempio Albino Ruberti segretario generale dell'associazione Civita che si occupa di cultura, musei, di conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale, per statuto senza scopo di lucro, è anche amministratore delegato di Zetema, la società in house del comune di Roma, al 100 per cento del capitale, oltre che amministratore delegato di Civita servizi, la società che si occupa di gestioni museali.

Insomma può acadere che l'amministrazione delegato di Zetema commissioni e finanzi un progetto all'amministratore delegato di Civita servizi guardandosi allo specchio.

CLAUDIO DE ALBERTIS

 

ALBINO RUBERT

La cultura berlusconiana ha lasciato una sindrome di impunità che alimenta i vasti territori della Malacultura nazionale. Ci chiede pere esempio, per quale ragione Gianni Letta si sia precipitato dal superministro Corrado Passera che appena l'ha visto entrare gli ha subito detto, pressappoco: «Se sei venuto per Arcus, non ti posso nemmeno ascoltare: Arcus va chiusa e basta! Lo devo fare» e così sarà la prossima settimana, quando Arcus sarà chiusa per davvero, mandato a casa il consiglio d'aminstrazione, l'amministratore delegato e il presidente ambasciatore Ludovico Ortona che subito dopo sarà nominato dal governo nuovo commissario. Insomma, cambiare tutto per non cambiare niente.

 

 

SALI BERISHA, SCENDI MONTI - IL PRESIDENTE ALBANESE HA VISITATO PRIMA URSO CHE NAPOLITANO E MONTI - RICCHI ACCORDI

$
0
0

1 - DAGOREPORT- BERISHA PRIMA DALLA PORCHETTA DI URSO POI DA NAPOLITANO E MONTI
Come è riuscito Adolfo Urso a mettere insieme Gianni Alemanno e Renata Polverini a dare il benvenuto a Sali Berisha, premier albanese, impegnato in una giornata intensissima a Roma, organizzata da Farefuturo insieme a Confindustria? Sarà stata la porchetta perugina che ha trionfato ieri sera a casa Urso? Sindaco di Roma e governatore del Lazio si sono ritrovati una volta tanto sorridenti e a pancia piena con il gotha della diplomazia e dell'impresa italiana, nel corso della cena organizzata in onore di Berisha dal suo amico ventennale Adolfo Urso.

URSO ALEMANNO BERISHA POLVERINI

Il tutto immortalato da una foto eloquente, scattata dopo che gli ospiti si erano nutriti a sazietà, tra porchetta perugina e scaloppa di foie gras con cipolla rossa, tortelli di melanzane e bufala e carpaccio di chianina. Particolarmente apprezzati i Frascarelli delle nonne con pomodoro e pesto di basilico, tanto che la Polverini ha fatto addirittura il tris, confermandosi una buona forchetta.

Tra gli altri, voraci come piranha mutanti, c'erano il segretario generale della Farnesina Giampiero Massolo, il consigliere diplomatico di Mario Monti Terracciano, gli ambasciatori Gajani e Bova, Ferruccio Dardanello, presidente di Uniocamere, Giancarlo Cremonesi, presidente della Camera di commercio di Roma, Aurelio Regina, presidente Unindustria Lazio, e poi ancora Giancarlo Lanna, presidente Simest, Alessandro Castellano, amministratore delegato di Sace, Riccardo Monti, neopresidente Ice e tanti altri banchieri, imprenditori, giornalisti.

GIORGIO NAPOLITANO

Una lunga sfilza di capoccioni romani tutti attovagliati alla corte di Farefuturo, che dopo l'abbuffata di porchetta non è più ritrovo di "tipini Fini". E oggi il premier albanese incontrerà Napolitano, Monti e Terzi, prima di tornare a Farefuturo (che per Berisha pare conti più dei vertici dello Stato) per partecipare a un meeting economico organizzato dalla fondazione di Urso, in partnership con Confindustria.


2 - NAPOLITANO RICEVE BERISHA AL QUIRINALE

(ANSA) - Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ricevuto questa mattina al Quirinale il Primo ministro della Repubblica d'Albania, Sali Berisha. Ha partecipato all'incontro il ministro degli Affari esteri, Giulio Terzi di Sant'Agata.

3 - BERISHA,RICEVUTO CRAXI, ANDREOTTI,BERLUSCONI...ASPETTO MONTI
(ANSA) - "Finora ho ricevuto tutti primi ministri a Tirana, da Craxi a Andreotti e anche l'ultimo, naturalmente spero ora di ricevere anche Monti". Così il premier albanese Sali Berisha ha invitato il presidente del consiglio a Tirana, al termine dell'incontro a Palazzo Chigi.

4 - ITALIA-ALBANIA: MONTI, ROMA PRIMO PARTNER ECONOMICO TIRANA
(ANSA) - "L'Italia si conferma il primo partner economico dell'Albania con le esportazioni che hanno raggiunto circa 1145 milioni di euro, con un aumento del 18 per cento rispetto al 2010, e le importazioni che hanno toccato 657 milioni, raggiungendo il 14% in più ". E' il bilancio fatto dal premier Mario Monti al termine dell'incontro con il premier Albanese Sali Berisha. Monti si è detto "molto soddisfatto" dei rapporti bilaterali.

MARIO MONTI

"Malgrado continui la necessità per l'Italia di contenere la spesa pubblica - ha aggiunto - l'attività della nostra cooperazione allo sviluppo in Albania continua ad essere considerevole: nell' ultimo decennio il contributo complessivo tra doni e crediti è stato di 247milioni euro ai quali nel 2010 é stato aggiunto un ulteriore contributo di 51 milioni".

5 - POSTE: JV CON ALBANIA PER LANCIO SERVIZIO CARTE PREPAGATE - SIGLATO ACCORDO ALLA PRESENZA DI BERISHA E MINISTRO TERZI
(ANSA) - Poste Italiane sarà l'advisor di Shqiptare Post per la pianificazione strategica, tecnologica e commerciale del lancio in Albania delle carte prepagate. L'accordo che stabilisce il percorso per la creazione di una joint venture ad hoc è stato siglato oggi a Roma dall'Amministratore Delegato di Poste Italiane, Massimo Sarmi, e dal Direttore Generale delle Poste Albanesi, Arqile Gorea, alla presenza del Primo Ministro della repubblica d'Albania, Sali Berisha, e del Ministro degli Affari Esteri, Giulio Terzi di Santagata.

Giulio Terzi di Sant Agata

Nel prossimo futuro, l'accordo odierno prevede la realizzazione di una carta Postepay Twin a marchio congiunto, emessa da Poste Italiane e rivolta ai cittadini albanesi residenti in Italia per fornire uno strumento sicuro e veloce di trasferimento fondi verso le comunità di provenienza in Albania. Le Twin sono due carte prepagate Postepay, 'gemelle' aderenti ai circuiti Postamat e Visa Electron: la prima carta è nominativa, mentre la seconda è al portatore.

La loro associazione permette di trasferire efficacemente e in modo conveniente denaro dall'una all'altra. I cittadini albanesi residenti in Italia potranno quindi acquistare la Twin, usandone una per prelievi, acquisti e trasferimento fondi, anche mediante operazione da telefonino PosteMobile, e consegnando l'altra ai propri familiari in Patria che così potranno ricevere velocemente e nella massima sicurezza il denaro spedito dall'Italia.

 

CARRAMBA CHE LAVITOLA! - CHI AIUTÒ VALTERINO DURANTE LA SUA LATITANZA IN ARGENTINA?...

$
0
0

1 - LAVITOLA E LA LATITANZA: CHIESI AIUTO A UN POLITICO
Dal "Corriere della Sera" - Secondo interrogatorio investigativo, ieri mattina, per Valter Lavitola, detenuto nel carcere di Poggioreale. Assistito dall'avvocato Gaetano Balice (che ha presentato al Riesame istanza di scarcerazione, e l'udienza è fissata per domani), l'ex direttore dell'Avanti ha risposto per circa tre ore alle domande dei pm Francesco Curcio, Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock, incentrate soprattutto sul periodo di latitanza che Lavitola ha trascorso tra Panama, il Brasile e l'Argentina.

carmelo pintabona

L'indagato ha detto, tra l'altro, di essersi rivolto all'esponente del Pdl Carmelo Pintabona, presidente della Federazione delle associazioni di siciliani in Sud America (Fesisur), affinché questi si attivasse per convincere Berlusconi a mandare a Lavitola somme di denaro. Cosa che però non sarebbe avvenuta.

LAVITOLA PRELEVATO DALLE FORZE DELL'ORDINE - FOTO GENNY MANZO

2 - CHI AIUTÒ LA LATITANZA DI LAVITOLA? I PM INTERROGANO IL FACCENDIERE
Marco Lillo per il "Fatto quotidiano"

Sono i rapporti tra il latitante Valter Lavitola e l'Italia e quelli con gli amici italo-argentini che lo avrebbero aiutato nella fase della fuga dall'arresto i temi al centro dell'interrogatorio di ieri dell'ex direttore dell'Avanti. Tra questi spicca un personaggio in particolare, per la sua importanza in Argentina: CarmeLo Pintabona, già candidato e non eletto alle elezioni politiche del 2008 nella circoscrizione estero.

VALTER LAVITOLA PRELEVATO ALLAEROPORTO DALLE FORZE DELLORDINE

Il capitolo più delicato dell'inchiesta in corso riguarda però i tentativi di contatto del latitante con i referenti nei palazzi italiani, compreso Silvio Berlusconi. La nuova pista dell'indagine napoletana sull'ex editore dell ‘ Avanti si dipana mentre a Bari contemporaneamente altri pm cercano di capire se dietro all'atteggiamento "rispettoso" verso il Cavaliere di Gianpaolo Tarantini nell'inchiesta sulle escort non ci sia stato lo zampino dell'ex premier. Insomma, due interrogatori a distanza con un'unica storia e un unico protagonista. A tre anni dalle notti calde con Gianpi e quasi a due anni dai viaggi transoceanici con Valterino, al centro della scena ci sono sempre i rapporti imbarazzanti di Berlusconi.

mauro velocci

A Napoli i pm Vincenzo Piscitelli, Henry John Woodcock e Francesco Curcio hanno sentito per quattro ore Valter Lavitola nel carcere di Poggioreale da indagato per le truffe sui contributi all'editoria e per corruzione internazionale sulla rotta Roma-Panama. Mentre a Bari i pm hanno sentito come persona informata sui fatti Gianpaolo Tarantini nell'ambito dell'inchiesta sull'ex premier Silvio Berlusconi e sul solito Lavitola, indagati per induzione a rendere dichiarazioni mendaci da parte di Gianpi sulle escort portate nei palazzi di Berlusconi. In questo caso l'interrogatorio è durato solo mezz'ora perché il giovane imprenditore barese, accompagnato dal suo avvocato Alessandro Diddi, non aveva molta voglia di parlare.

Comunque l'interrogatorio è stato secretato. Ben più interessante è stata invece la chiacchierata tra Lavitola, accompagnato dalll'avvocato Gaetano Balice, e i pm napoletani. Dopo il primo interrogatorio di fronte al Gip e il secondo del 25 aprile, incentrato prevalentemente sugli affari panamensi, il pool napoletano ha puntato non tanto su Finmeccanica ma sulla latitanza dell'amico di Berlusconi.

LARRESTO DI LUIGI MARTINELLI jpeg

I magistrati hanno voluto sapere chi ha incontrato Lavitola quando era in Argentina e soprattutto come ha comunicato con l'Italia. Skype e un ingegnoso sistema di mail erano i canali elettronici ma per gli investigatori potrebbero esserci state anche delle persone incaricate di tenere i contatti tra Lavitola e il premier. Su questo filone aveva già detto molto Maria Lavitola. La sorella aveva raccontato che a novembre dei 2011 Lavitola spedì l'amica Neira Cassia Pepe Gomez in Italia con l'incarico di recapitare una lettera di Valter all'avvocato Fredella, che successivamente avrebbe dovuto incontrare l'ex premier per chiedergli da parte di Valter Lavitola cinque milioni di euro.

LA SEDE DELLAGENZIA DELLE ENTRATE IN CUI SI E BARRICATO LUIGI MARTINELLI jpeg

Maria Lavitola ha raccontato che Neire le disse di non avere portato a termine la missione per il netto rifiuto i magistrati pensano che magari qualcun altro avrà ritentato il contatto con Palazzo Grazioli. La sorella Maria ha poi raccontato ai pm che Lavitola usava un trucco per trasmettere i suoi messaggi: "Avevamo questo sistema per comunicare per e-mail: avevamo alcuni indirizzi di posta elettronica la cui password era conosciuta da entrambi. lo o lui entravamo nella casella di posta e scrivevamo un messaggio indirizzato al medesimo indirizzo di posta e così via".

Gli investigatori ritengono che quel sistema ingegnoso, mediante il quale si potevano aggirare le intercettazioni telematiche, potrebbe essere stato usato per contattare anche altre persone. Il grande accusatore di Valter Lavitola, l'imprenditore del settore carceri Mauro Velocci, ha aggiunto alcuni dettagli interessanti sul periodo della latitanza.

Sergio de gregorio

"Ricordo anche che Lavitola quando parlava dei problemi connessi alla sua situazione giudiziaria, si mostrava molto preoccupato per un eventuale interrogatorio di Neire Cassia, la sua fìdanzata brasiliana, in quanto la predetta era a conoscenza di molti suoi segreti relativi alle società brasiliane di sua proprietà.

Ricordo che in un'occasione, tramite Carmelo Pintabona, Lavitola incaricò Neire di portare un messaggio al consigliere delle Poste Claudia Ioannucci riguardante la versione da dare in caso di interrogatorio sulla questione della falsa fatturazione....". Anche Velocci ha raccontato il sistema delle e-mail e delle password. Ora i pm vogliono capire se Carmelo Pintabona sia stato usato per comunicare non solo con Claudia Ioannucci ma anche con qualcun altro.

WOODCOCK

Nell'interrogatorio di ieri sono state poste a Lavitola molte domande sulla sua latitanza in Argentina, dove Pintabona è un importante esponente della comunità Italiana, presidente del Fesisur, la federazione delle associazioni dei siciliani in Sudamerica e insignito nel 2011 ("su richiesta del ministro degli esteri") dell'ordine della Stella della solidarietà italiana. Candidato alle elezioni del 2008 nella circoscrizione estero per il Mpa di Raffaele Lombardo, Pintabona sarebbe stata la persona giusta per fare arrivare i messaggi di Lavitola ai suoi amici più importanti e preoccupati per le sue vicende giudiziarie.

I magistrati napoletani - nell'interrogatorio di ieri - hanno chiesto a Lavitola i nomi delle persone incontrate in Argentina e che prima o dopo sono state in Italia. Lavitola ha elencato amici, giornalisti e avvocati. Tra questi oltre al solito Gaetano Balice, che difende Lavitola a Napoli e Bari, sono stati citati anche il civilista Fredella e l'avvocato Eleonora Moiraghi, una giovane penalista romana che insieme a Fredella cura la sua difesa sul fronte dei contributi all'editoria.

 

 

LUSSI E ARREDI MILIONARI NELLA VILLA HOLLYWOODIANA DEL FIGLIO DEL BOSS SCHIAVONE

$
0
0

Antonio Salvati per "La Stampa"

LA CASA DI NICOLA SCHIAVONE FIGLIO DEL BOSS DEI CASALESI LA CASA DI NICOLA SCHIAVONE FIGLIO DEL BOSS DEI CASALESI

Via Colombo è una stradina alle spalle del municipio di Casal di Principe. È qui, che da sposato, abitava Nicola Schiavone, primogenito di Francesco, il capo indiscusso del clan dei Casalesi. Nicola - arrestato due anni fa in un bunker non proprio distante da qui - non ama i riflettori e il lusso. Almeno quello ostentato. Chi si aspettava una villa modello Scarface, come quella confiscata a suo zio Walter, o simboli di potere, come il dollaro riprodotto in porfido e ritrovato sul pavimento del cortile di una villa di un altro Schiavone, rimane deluso.

Ma basta entrare per restare a bocca aperta. Perché i quasi 300 metri quadrati dell'abitazione che il figlio del boss divideva con la sua consorte (l'immobile, su due piani, è intestato ai suoceri) sono un vero e proprio museo dell'arte moderna e del design. E del kitsch.

Come quell'armadio orientaleggiante seminascosto nei pressi della scala di accesso alla zona notte. O come il triclinio piazzato al centro dello studio, davanti ad una cornice anticata posta su quattro monitor utilizzati per la videosorveglianza. In ogni stanza, c'è un monitor, pure in bagno, collegato al sofisticato sistema di telecamere puntate anche verso il cielo, nel caso di blitz con gli elicotteri. Allo studio si accede attraversando un corridoio lungo un centinaio di metri, ingentilito da una decina di quadri di pittori contemporanei. I bagni, invece, sono un trionfo di tessere di Murano e di maioliche.

LA CASA DI NICOLA SCHIAVONE FIGLIO DEL BOSS DEI CASALESI nicola-schiavone

E poi parquet in radica di noce, televisori a schermo piatto dai 40 pollici in su, poltrone da mille euro l'una. Da ieri la villa, e il suo contenuto, sono entrati a far parte del patrimonio dello Stato. Una confisca del valore di quasi un milione e mezzo di euro, 300 mila dei quali sono in mobili ed elettrodomestici. Questi ultimi sono stati prelevati dai militari del Genio (nessuna ditta privata si era resa disponibile per timore di ritorsioni) e trasportati in un deposito segreto. Si temeva, e non a torto visto quello che è successo ad altri beni sequestrati ai Casalesi, atti di vandalismo o anche semplicemente dei furti.

 

SOLO I LIVE SALVANO LA 54ENNE LADY CICCONE DAL FLOP PIÙ TOTALE - L’ALBUM “MDNA” È UN MEZZO FLOP

$
0
0

Bruno Ruffilli per "La Stampa"

MADONNA MADONNA

Non c'è record che Madonna non abbia infranto: quello dei dischi venduti per un'artista, (oltre 300 milioni), quello dei video più censurati, dello show più visto al SuperBowl (114 milioni di spettatori, sorpassando perfino la gara). È stata per il settimanale Time la donna più potente del mondo dello spettacolo, ha battuto Elvis Presley totalizzando dodici album in testa alle top ten inglesi; di recente alla lunga lista di primati ne ha aggiunto uno nuovo: il suo ultimo disco è quello che è calato di più nelle classifiche americane. 359 mila copie vendute la prima settimana, solo 48 mila la seconda, un crollo dell'86,7 per cento secondo Billboard.

Alla regina del pop rimane la soddisfazione di aver battuto anche stavolta Lady Gaga, che lo scorso anno aveva visto il suo Born This Way calare dell'84,2 per cento tra la prima e la seconda settimana.

MADONNA

Mdna è uscito a fine marzo ed è attualmente al quarantacinquesimo posto nella classifica di Billboard (in Italia al quinto). Abbastanza per considerarlo un flop, se non commerciale almeno artistico. Perché Madonna, a trent'anni esatti dal debutto, si trova a inseguire le tendenze e non a lanciarle, a meno di non voler considerare l'abolizione delle vocali come uno dei trend del 2012. Mdna strizza l'occhio alle droghe ma solo nel titolo (c'è stata qualche polemica negli Usa sull'assonanza con Mdma, l'ecstasy), ed è invece frutto di un calcolo attentissimo, di un marketing millimetrico in cui ogni nota, ogni melodia, ogni ritmo sono pensati per vendere.

MADONNA

Poi però il nuovo singolo Turn Up The Radio è una canzoncina innocua, altro che Frozen eHang Up. Se fino a Confessions On A Dancefloor, Miss Ciccone ha avuto l'innegabile merito di prendere il meglio dell'avanguardia dance ed elettronica per portarlo al pubblico del pop, giunta al dodicesimo album, si sforza solo di far dimenticare i suoi cinquantaquattro anni (e nei testi la parola «girl» compare con frequenza imbarazzante).

Anche perché oggi non sono i dischi a trainare il mercato della musica, ma i concerti, e così Mdma serve soprattutto per promuovere il tour mondiale in partenza il 30 maggio da Tel Aviv. Novanta date in quattro continenti (in Italia il 12 giugno a Roma, il 14 a Milano e il 16 a Firenze), con Live Nation che annuncia già 1,4 milioni di biglietti già venduti e incassi per 214 milioni di dollari. È il più lungo dai tempi di Like a Virgin, e si candida tra i primi dieci per incasso della storia del pop.

MADONNA

Poi c'è una linea di abiti disegnata con la figlia Lourdes (si chiama Material Girl ) e il profumo appena lanciato (Truth or Dare, come un suo documentario che fece scandalo vent'anni fa): esercizi di capitalizzazione del marchio, roba da Jennifer e Britney, non da regina del pop.

Quando verrà a patti col tempo e ritroverà la voglia di sperimentare, Madonna inciderà di nuovo capolavori come Ray Of Light, c'è da scommetterci. D'altra parte l'ha detto lei stessa in una canzone: «Nulla spazza via il passato come il futuro».

 

I VELENI CONTRO BORSELLINO - PER IL MAGISTRATO LA PROCURA DI PALERMO ERA “UN NIDO DI VIPERE”…

$
0
0
paolo borsellino lap

Giovanni Bianconi per il "Corriere della Sera"

falcone borsellino

Un mese prima di morire Paolo Borsellino «appariva come trasfigurato, senza più sorrisi. Era provato, appesantito, piegato». Da poche settimane la mafia aveva ucciso il suo amico Giovanni Falcone nel massacro di Capaci, e lui continuava a lavorare nel suo ufficio di procuratore aggiunto a Palermo, che però considerava «un nido di vipere». È un altro squarcio sugli ultimi giorni di vita del magistrato assassinato il 19 luglio 1992 nella strage di via D'Amelio affidato al ricordo di un giovane magistrato dell'epoca, Massimo Russo, che ora fa l'assessore Sanità nel governo della Regione Siciliana.

Russo ha deposto ieri nel processo contro il generale dei carabinieri Mario Mori, accusato della presunta mancata cattura di Provenzano nel 1995 e indagato per l'altrettanto presunta trattativa tra Stato e Cosa nostra avviata a cavallo delle stragi del '92. La sua testimonianza si somma a quella di Alessandra Camassa, altra «allieva» di Borsellino presente all'incontro di giugno del 1992 nel quale il giudice che con Falcone aveva istruito il maxi-processo alla mafia confidò di essere stato «tradito» da un amico. Questo è il particolare più nitido rievocato dalla Camassa: «Paolo si distese sul divano che c'era nella stanza e cominciò a lacrimare in modo evidente dicendo: "Non posso credere che un amico mi abbia potuto tradire"».

MARIO MORIfalcone giovanni

Chi fosse quell'amico i due giovani magistrati non lo chiesero. «È il mio grande cruccio», confessa Russo. Ma mentre la Camassa sostiene che sul momento pensò a una vicenda personale appena scoperta, lui associa il pianto e l'affermazione sul tradimento a un incontro conviviale con ufficiali dell'Arma dei carabinieri che Borsellino avrebbe avuto poco prima a Roma. Per alleggerire il clima e cavarsi dall'imbarazzo, proprio Russo chiese a Borsellino: «E qui come va?». Risposta: «È un nido di vipere».

Un dettaglio in più per chiarire, a quasi vent'anni dalla morte e alla vigilia delle celebrazioni che stanno per aprirsi in occasione dell'anniversario, in quale ambiente si fosse ritrovato a lavorare l'amico di Falcone che fremeva perché non poteva occuparsi delle indagini sulla strage di Capaci. Ma nonostante non ne fosse il titolare, ricordano Russo e Camassa, seguiva con grande interesse, per come e per quanto gli era consentito, gli sviluppi di quell'inchiesta.

A parte il rammarico per non aver approfondito la questione del tradimento, sottovalutando la confidenza ricevuta, i due magistrati sostengono che fino al 2009 - quando uscirono le prime notizie sull'indagine che stava svelando la trattativa tra Stato e mafia - non avevano collegato lo sfogo con l'eventualità che Borsellino fosse venuto a sapere dei contatti tra rappresentati delle istituzioni e di Cosa nostra. Solo dopo riferirono l'episodio agli inquirenti.

LA STRAGE DI VIA D AMELIO IN CUI MORI BORSELLINO CALOGERO MANNINO

L'indagine sulla trattativa riguarda anche l'ex ministro democristiano Calogero Mannino, già processato e assolto dall'accusa di concorso esterno con la mafia e ora inquisito per ipotetiche pressioni fatte nel '93 sull'allora vice-direttore degli istituti di pena, Francesco Di Maggio, con l'obiettivo di alleggerire il «carcere duro» ai boss detenuti. Ma ieri, sempre nel processo Mori, il principale teste d'accusa contro l'ex ministro ha mostrato più di una crepa. Si chiama Nicola Cristella, ed era il capo-scorta di Di Maggio.

A fatica, tra contraddizioni e titubanze, ha ricordato che Di Maggio si lamentava delle insistenze di chi voleva allentare il «41 bis»: «Percepii frammenti di dialoghi in cui si parlava di pressioni, e uscì il nome di Mannino», ha detto genericamente il testimone. Il quale nel 2003, interrogato dai magistrati di Firenze sugli stessi temi, non fece cenno all'uomo politico. «Non me l'hanno chiesto, e io non ne volevo parlare», ha provato a giustificarsi, suscitando l'irritazione del tribunale degli stessi pubblici ministeri.

 

COME SI DICE “TROTA” IN ALBANESE? - I GUAI PER RENZO BOSSI ARRIVANO DALL’ALTRA SPONDA DELL’ADRIATICO

$
0
0

Leonard Berberi per il "Corriere della Sera"

RENZO BOSSI CON LA MAGLIETTA DEL TROTA

Le verifiche, assicurano, saranno «esaustive e rapide». Soprattutto: «Faranno piena luce sulla laurea presa all'università privata "Kristal" da Renzo Bossi». La Procura generale di Tirana non vuole perdere tempo. Anche perché, in Albania, i dubbi sul percorso accademico del figlio del Senatur rischiano di travolgere il governo di Sali Berisha. E così, dalla capitale fanno sapere che già questa settimana chiederanno alle procure italiane di Milano e Napoli «gli atti dell'inchiesta che riguardano la laurea di Renzo Bossi e Pier Moscagiuro».

UNIVERSITA' KRISTAL DI TIRANA

Gli inquirenti albanesi, sempre nei prossimi giorni, sentiranno tutti i docenti e i vertici dell'ateneo «per capire se Renzo Bossi abbia davvero frequentato i corsi». I pm, poi, vogliono chiarire «le incongruenze temporali tra maturità, immatricolazione e laurea». Verrà così ascoltato anche il personale dell'amministrazione dell'università che ha provveduto alla registrazione del «Trota» ai corsi di Tirana. Non solo. La task force ha tutte le intenzioni di chiamare a testimoniare «il prima possibile» proprio lui, Renzo Bossi, «in merito al suo percorso universitario al "Kristal"».

berisha lap

Gli inquirenti lavorano su due ipotesi di reato: «falsificazione di documento ufficiale» e, soprattutto, «corruzione». «Per ora non ci sono persone indagate», dicono dalla Procura. Anche se «qualche chiarimento potrebbe venire dalla consultazione del registro delle presenze alle lezioni».

Ci sarebbe anche la possibilità, fanno intuire, «di testare la conoscenza della lingua albanese» di Bossi Jr. Altro passaggio da chiarire è se la laurea dell'ex consigliere regionale della Lombardia sia stata convalidata dall'ambasciata italiana in Albania.

«Abbiamo inviato il materiale in nostro possesso alle procure di Milano e Napoli», dicono dall'ufficio diplomatico italiano di Tirana. Ma sull'arrivo o meno in ambasciata della laurea di Renzo Bossi i funzionari oppongono il riserbo più assoluto.

 


DAGOSPIA SPEGNE 12 CANDELINE E SI REGALA LA LAUREA A OXFORD COME APRIPISTA AI SITI D’INCHIESTA…

$
0
0

Da "Panorama"

1 - LAUREA A OXFORD PER DAGOSPIA...
Le 12 mila pagine viste nell'anno del suo esordio ora sono 900 mila. Dagospia festeggia i suoi primi 12 anni con una grande festa nella capitale, e con la benedizione di una ricerca dell'Università di Oxford: l'ha appena consacrato come la testata online che ha segnato la scena nazionale nel primo decennio del Duemila facendo da apripista ai siti d'inchiesta. Per la festa di compleanno il fondatore Roberto D'Agostino smetterà i panni del giornalista per indossare quelli del dj.

ROBERTO DAGOSTINO

2 - IL PREMIO LAGO A BILOSLAVO...
Raccontare le guerre dimenticate in giro per il mondo: da questa idea nasceva nel 1983 l'agenzia di stampa freelance Albatross press agency, di cui è cofondatore il reporter triestino Fausto Biloslavo, collaboratore di Panorama. Qualche giorno fa il giornalista ha ricevuto il premio intitolato alla memoria dell'ex direttore del Gazzettino, Giorgio Lago.

PAOLA SEVERINO

3 - INTERCETTAZIONI: SEVERINO COPIA L'EX PM TARFUSSER...
Maurizio Tortorella - Una gara nazionale per il sistema d'intercettazioni: è l'ultima ipotesi del ministro della Giustizia, Paola Severino. I suoi uffici hanno calcolato che noleggiando direttamente e in un'unica soluzione macchine, software e personale si risparmierebbero 200 milioni sugli oltre 450 spesi ogni anno. Ora si attende il parere dell'Avvocatura dello Stato. L'idea, però, non è nuova. Nel 2004 l'aveva messa in pratica la Procura di Bolzano, all'epoca guidata da Cuno Tarfusser (oggi vicepresidente della Corte internazionale dell'Aia).

«Avevamo rapporti con più ditte e i costi erano fuori controllo» ricorda Tarfusser. Così aveva deciso di razionalizzare: selezionando aziende che proponevano il migliore rapporto costi/ benefici. E scegliendo un solo interlocutore. Risultato? «La qualità delle intercettazioni aumentò e il loro costo in tre anni passò da una media di 100 euro al giorno ad appena 17 per utenza intercettata». E in totale? Altro che dimezzamenti: da 1 milione e 127 mila euro spesi nel 2003 a 350 mila nel 2006. Come consulente, Severino potrebbe forse chiamare Tarfusser...

Gianfranco Fini

4 - LA CAMUSSO FLIRTA CON COTA, COMPLICE IL PDL...
Asse inedito tra Susanna Camusso e Roberto Cota. Il governatore punta a smarcarsi dalle vicende della Lega e apre alla Cgil. La giunta piemontese di centrodestra collabora infatti da mesi con il sindacato rosso. Una sintonia che segna anche l'inatteso avvicinamento di Cgil e Pdl sui temi del lavoro. Non a caso hanno già firmato insieme alcuni accordi significativi, come quello per combattere la dispersione scolastica e portare nelle piccole e medie imprese una nuova generazione di lavoratori minorenni.

CARDINALE ANGELO BAGNASCO

Una decisa spinta alla collaborazione viene dalle iniziative dell'assessore regionale al Lavoro, Claudia Porchietto (pdl, vicina all'ex ministro Maurizio Sacconi, allieva del ministro Elsa Fornero). La Cgil sta così sperimentando un'alleanza sorprendente. A farne le spese per il momento è la Fiom, attaccata frontalmente proprio da Porchietto la scorsa settimana per le vicende legate alla crisi della De Tomaso, l'azienda ex Pininfarina di Torino con quasi 1.000 dipendenti.

SUSANNA CAMUSSO

5 - AAA CANDIDATO CERCASI: NESSUNO VUOLE PRESENTARSI CON GRILLO...
L'antipolitica è un boomerang per Beppe Grillo. Il suo movimento fatica a trovare candidati per le prossime elezioni. Lancia l'allarme il trevigiano David Borrelli, tra i primi eletti in Italia con il Movimento cinque stelle quando era ancora una lista civica. «Si fa una fatica incredibile a trovare persone che si vogliano candidare» ammette Borrelli con Panorama. «Siamo pieni di volontari che si prestano per volantinaggio, affissioni, aiuto negli eventi, ma trovare qualcuno che ci mette la faccia è dura». (D.P.)

6 - A SGARBI IL PREMIO DEL «PICCHIO»...
Ci pensano i marchigiani a consolare Vittorio Sgarbi dalle delusioni siciliane. Il 16 maggio in Campidoglio il critico ferrarese riceverà infatti il premio del «picchio». Ma la satira non c'entra: si tratta del «Picus del ver sacrum», in ricordo dell'animale sacro ai Piceni, che viene assegnato dal Centro studi Marche di Roma, presieduto da Franco Moschini. Sgarbi sarà marchigiano ad honorem per l'opera svolta come sindaco di San Severino Marche nel 1992.

ROBERTO COTA

7 - L'ACEA SPONSORIZZA LE MOSTRE DI FOLENA...
Altro che salvadanaio del sindaco Gianni Alemanno: l'Acea, multiutility capitolina dell'energia, ha sponsorizzato con 50 mila euro nel 2011 e nel 2012 due mostre dell'associazione MetaMorfosi fondata dall'ex ds Pietro Folena per la valorizzazione del patrimonio culturale.

8 - GEOMETRI DI TUTTO IL MONDO, UNITEVI!...
Dal 6 al 10 maggio Roma sarà invasa da circa 1.200 geometri da 100 paesi per fare il punto sulla sostenibilità ambientale. L'evento è organizzato dalla Federazione internazionale geometri. Secondo stime, all'attività dei geometri è legato, più o meno direttamente, il 10 per cento del pil nazionale.

GRILLO MOVIMENTO 5 STELLE

9 - FLI, GRANDI MANOVRE DEI COLONNELLI...
L'uscita di Pier Ferdinando Casini, con l'annuncio di Partito della nazione, ha rimobilitato quanti «sperano» in un ritorno in campo (con tanto di dimissioni dalla presidenza della Camera) di Gianfranco Fini. Ma il leader, sempre più stanco del partito, sembra più interessato alla sua nuova fondazione, Agenda, che a contendere lo scettro (già occupato) del nuovo soggetto politico.

VITTORIO SGARBI

Per questo motivo un inedito asse di malpancisti ha ripreso le grandi manovre. Da una parte Italo Bocchino e il suo delfino Gianmario Mariniello, che sanno di avere molto da perdere (coordinamento, territorio, tessere) dallo scioglimento del partito: per questo invitano a non avere fretta e chiedono una federazione. Dall'altra Fabio Granata che, temendo di vedere depotenziata la sua corrente giustizialista dall'abbraccio con Casini, non nasconde tutto il suo disagio per il progetto neocentrista («Non c'è bisogno di un nuovo partito») e punta nella campagna elettorale sulla vocazione identitaria del Fli.

10 - IL COMUNICATTIVO LANCIA L'ALLARME...
Sei voci nuove avranno la possibilità di farsi sentire su Rai Radio 1. Sono i vincitori della terza edizione del concorso per aspiranti conduttori radiofonici «La radio è di parola», promosso dal programma Il ComuniCattivo di Igor Righetti assieme a Radio Rai, Radio 1 e Nuovi talenti Rai. Record di candidati: sono arrivati 1.141 mp3 di giovani, giovanissimi, over 50 e anche 10 ultrasessantenni. Ma Righetti lancia l'allarme: «La maggioranza degli aspiranti conduttori è convinta che per fare radio sia sufficiente leggere notizie curiose o chiacchierare sul nulla. Poche le idee originali».

igor righetti foto sassone

11 - E IL GENERALE BAGNASCO RADUNA LE TRUPPE DEL FORUM DI TODI...
Un'eloquente freddezza da parte della Cei e della stampa cattolica ha accolto le iniziative di Beppe Pisanu e Pier Ferdinando Casini per il grande centro. Il cardinale Angelo Bagnasco preferisce, almeno per il momento, stare a guardare. Ma intanto il Forum di Todi, che tutti ormai davano per morto, si prepara a tornare in campo con una nuova struttura organizzativa: due presidenti, Giorgio Guerrini della Confartigianato e Luigi Marini della Confcooperative, più il portavoce Natale Forlani. Presto il Forum presenterà il manifesto sul bene comune, preparato da 14 professori e atteso da tempo, e la proposta di riforma della legge elettorale, predisposta dal costituzionalista Cesare Mirabelli. A ottobre la Todi 2 per rilanciare l'impegno dei cattolici in vista delle elezioni. (I.I.)

 

 

“YAHOO”! NON C’È DA ESULTARE - IL NUOVO AD THOMPSON RISCHIA IL POSTO PER AVER FALSIFICATO IL CURRICULUM…

$
0
0

Massimo Gaggi per il "Corriere della Sera"

SCOTT THOMPSON DI YAHOO

Di aziende decapitate dai reati finanziari commessi dai loro capi (da Enron a WorldCom) o dalle relazioni sentimentali coltivate in ufficio da amministratori delegati accusati di mescolare sesso e potere (da Hewlett Packard a Boeing), in America se ne sono già viste diverse. Ma Yahoo!, una società abituata a stupire da anni con i suoi infortuni e gli errori strategici commessi a raffica, adesso rischia di restare senza guida per un motivo ancor più originale: per un curriculum fasullo.

L'amministratore delegato subentrato nel gennaio scorso a una Carol Bartz licenziata quattro mesi prima con una telefonata, è, infatti, ora sotto tiro per aver inserito nel suo résumé una laurea in computer science che non ha mai conseguito. L'unico titolo di studio di cui dispone, hanno scoperto gli azionisti in lotta contro di lui, è in contabilità. Ed ora chiedono le sue dimissioni immediate e un'indagine sul modo in cui vengono reclutati e controllati i dirigenti del gruppo. L'azienda ha ammesso il falso, parlando di errore involontario. Il riferimento alla laurea è già sparito dalla bio di Thompson disponibile su Internet.

daniel loeb

Tempesta in un bicchier d'acqua? Così dicono al quartier generale del gruppo. Ma Daniel Loeb, capo del'hedge fund Third Point che possiede quasi il 6% del capitale Yahoo! (e che chiede invano da tempo di entrare in consiglio d'amministrazione) vuole la sua testa. Il caso, del resto, l'ha provocato proprio lui, andando a indagare sulla carriera accademica di Thompson.

E potrebbe anche spuntarla perché mentre in passato, quando era presidente di PayPal del gruppo eBay, la falsa laurea di Thompson era stata depennata dal suo résumé nella copia trasmessa alla Sec (Securities and exchange commission), ora Yahoo! ha mandato all'authority di controllo della Borsa la versione «taroccata» del curriculum. E, come si sa, l'America non perdona chi dice bugie, soprattutto se mente davanti a un'autorità.

SCOTT THOMPSON DI YAHOO

Quando era stato scelto, a gennaio, dopo un vuoto durato qualche mese, in molti si erano chiesti chi fosse questo manager 54enne spuntato dal nulla. Nel suo passato quasi solo lavoro sui sistemi di pagamento e i servizi finanziari delle banche: Wells Fargo, Barclays e poi Inovant, che fa supporto e manutenzione per le carte di credito della Visa. Poi, dopo Paypal, il salto verso Yahoo!: società molto più grossa e complessa, ma alle prese con problemi enormi, a cominciare da una vera crisi d'identità.

yahoo

Gruppo generalista della Rete in un'era di specializzazione, aveva fatto comunque gola a molti per il suo patrimonio di contatti, il suo motore di ricerca, la rete di raccolta pubblicitaria. Ma quando, nel 2008, Microsoft offrì l'incedibile cifra di 44,6 miliardi di dollari per rilevarlo, il board di Yahoo!, sollecitato dal fondatore, Jerry Yang, disse di no. «Troppo poco» fu la replica, «in questo modo svenderemmo la società». Che oggi, a quattro anni di distanza, capitalizza in Borsa appena 18 miliardi di dollari.

STEVE BALLMER

Una delle più grandi distruzioni di ricchezza della storia del capitalismo americano: si capisce perché gli investitori abbiano il dente avvelenato. All'inizio del 2009 venne chiamato un nuovo amministratore delegato, Carol Bartz, nella speranza di imprimere una nuova direzione alla società. La Bartz, che confessò subito di non capire nemmeno bene che tipo di società fosse Yahoo!, ha vagato per un anno e mezzo alla ricerca di una strategia convincente. Poi è stata messa alla porta. Appena arrivato il suo successore, Thompson ha annunciato un piano di ristrutturazione che comporta anche l'eliminazione di duemila dei suoi 14 mila dipendenti. Ma, forse, non sarà lui ad attuarlo.

Il passo falso del curriculum, originale ma non privo di precedenti, potrebbe costargli caro. In passato l'amministratore delegato di Bausch & Lomb, Ronald Zarrella si attribuì un master in business administration alla New York University mai conseguito, ma se la cavò con una multa: «Ci ha fatto guadagnare troppi soldi, non possiamo cacciarlo» dissero con franchezza i consiglieri d'amministrazione per giustificare una sanzione tanto mite.

CAROL BARTZ

Ma Thompson non ha fatto (ancora) guadagnare nulla a Yahoo! ed è imperdonabile che, nell'era della trasparenza totale imposta da Internet, un errore così grossolano sia stato commesso proprio dal capo di un gigante del web.

 

ABUSI A CAPRI: MONTEZEMOLO CONDANNATO A UN ANNO (CON PENA SOSPESA) - IL PM AVEVA CHIESTE 1 ANNO E TRE MESI

$
0
0

Carlo Tarallo per Dagospia

Luca Cordero di Montezemolo è stato condannato a un anno di reclusione (con pena sospesa) per la vicenda degli abusi edilizi a Capri. Questa mattina il pm di Napoli Milena Cortigiano aveva chiesto un anno e tre mesi per Monteprezzemolo, imputato per reati di carattere urbanistico, violazione paesaggistica e falso ideologico nel processo in corso oggi nella sezione distaccata del tribunale di Napoli a Capri.

compleanno di montezemolo alla taverna Anema e core di Capri capri montezemolo x

Nel procedimento e' accusato degli stessi reati Francesco Saverio Grazioli, amministratore della Fisvi srl, la società proprietaria della villa interessata dagli abusi. L'avvocato difensore di Montezemolo, Alfonso Furgiuele, al "Fatto quotidiano" ha preannunciato appello: "In altri casi mi risulta che le sentenze sono state diverse, forse trattandosi di Montezemolo la giustizia assume connotazioni esemplari. E comunque per le due accuse più gravi, quelle di falso, siamo stati assolti". La condanna è stata per abusi edilizi e violazioni paesaggistiche.

 

 

ABUSI A CAPRI: MONTEZEMOLO CONDANNATO A UN ANNO! - VERDI CHOC: “EQUITALIA IN CAMPANIA FA PIU’ MORTI DELLA CAMORRA”

$
0
0

Carlo Tarallo per Dagospia

1- Stazionarie e gravissime: così i medici dell'ospedale Loreto Mare descrivono le condizioni di Pietro Paganelli, il 72enne imprenditore che sabato scorso si è sparato un colpo di pistola alla tempia dopo aver appreso che Equitalia aveva messo un'ipoteca sulla casa di suo figlio per un debito di 15mila euro. Paganelli è in coma ed è tenuto in vita dai macchinari: per lui non c'è speranza. Il proiettile gli ha spappolato il cervello.

logo equitalia

Ieri il figlio ha incontrato i giornalisti: "Ad avere ucciso mio padre - ha spiegato Sergio Paganelli - è stato il cumulo di umiliazioni sopportate negli uffici di Equitalia, dove si era recato molte volte. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la notizia dell'ipoteca sulla mia casa".

CIRO CACCIOLA AURELIO DE LAURENTIIS

Un'ipoteca irregolare secondo il legale di Paganelli, Angelo Pisani, l'avvocato che assiste anche Diego Armando Maradona: "L'ipoteca sarebbe stata iscritta nel 2009 per un debito di settemila euro, aumentato ad 11 mila per gli interessi, ma sarebbe illegittima dopo la sentenza della Cassazione che ha elevato ad ottomila il minimo per l'iscrizione di ipoteche e della successiva legge che lo ha portato a 20 mila euro". "In Campania - attacca il commissario regionale dei Verdi Francesco Borrelli - Equitalia ha fatto più morti della criminalità organizzata...".

2- Sinistrati arrovellati sotto ‘o Vesuvio: cosa ne sarà della federazione provinciale del Pd di Napoli? Si va verso il congresso, e in campo ci sono già due candidati: Gino Cimmino e Ciro Cacciola. Ma la partita si gioca anche su un altro tavolo. Istituire la nuova figura (non prevista dallo statuto) di segretario cittadino per trovare la quadra tra ex Ds ed ex Margherita: sarebbe questa l'idea dei dirigenti piddini sotto ‘o Vesuvio. Una poltrona a me e una a te per chiudere i conti? Why not!

3- Il Napoli di De Laurentiis stecca l'ennesimo appuntamento cruciale della stagione: sconfitto, anzi umiliato, a Bologna, deve dire addio (salvo miracoli all'ultima giornata) alla qualificazione per la prossima Champions. Rabbia e delusione sotto ‘o Vesuvio, coi tifosi inferociti che temono cessioni dei calciatori più importanti e sono pronti a durissime contestazioni verso la società.

lapr massimo moratti 03LESULTANZA DI LAVEZZI jpeg

Gli azzurri ieri a Bologna sono completamente evaporati davanti a più di diecimila napoletani in trasferta. E stamattina che ti combina Aurelione? Si fa avvistare dai giornalisti sotto l'ufficio di Massimo Moratti a Milano. "Sono qui per fare shopping!": così ‘o presidente ha risposto ai cronisti che gli chiedevano il motivo della sua presenza in zona. In realtà stando agli spifferi, De Laurentiis e Moratti avrebbero discusso della possibilità di un trasferimento di Lavezzi all'Inter. Niente da fare: Moratti offre in cambio soldi più giocatori, mentre De Laurentiis vuole tutti i 31 milioni di euro della clausola rescissoria.

 

 

BENVENUTI ALLA 13ESIMA EDIZIONE DI INTERNATIONAL EXPO TATTOO. UNA FORMA DI ANTAGONISMO ESTETICO INCISO SUL CORPO

$
0
0

Reportage di Mario Pizzi da Zagarolo

1- ERGIFE CHE TATUAGGIO
Anna Franco per www.ilmessaggero.it - Tatuaggi, intesi come strumento d'arte, ma anche e soprattutto come modo di mettere dei punti fermi con se stessi e quasi psicoanalizzarsi. Lo conferma un tatuatore di esperienza ventennale giunto a Roma da Bologna per la tredicesima edizione di International Expo Tattoo, che si è tenuta all'Ergife Palace Hotel di Roma.

TATTOO TATTOO

2- LA TRIBÙ DEI TATTOO
Marino Niola per "L'Espresso"

Chi non è tatuato non è un uomo. Lo dicevano i caduveo, il popolo più tatuato del mondo insieme ai maori. Questi indios che abitano il Brasile centrale, resi celebri dal grande antropologo Claude Lévi-Strauss, assomigliano alle carte da gioco di "Alice nel paese delle meraviglie".

Autentici arabeschi viventi, sono letteralmente ricoperti di disegni geometrici, labirinti e spirali, quadrettature e asimmetrie. Per loro il corpo diventa umano solo grazie alla decorazione che vi segna a caratteri indelebili l'identità individuale, l'appartenenza sociale, lo status, il genere, il rango. Una persona senza tatuaggi non esiste, è semplice biologia, nuda vita per dirla con parole nostre. Solo i bruti e le bestie si tengono il corpo così com'è. È questa la filosofia tribale.

TATTOO

"I nostri tatuaggi, i nostri anelli al naso o ai capezzoli hanno tante cose da dire: comunichiamo così il nostro desiderio di differenziarci dalla massa". A dirlo è un internauta adepto del piercing. Una forma di antagonismo estetico inciso sul corpo, una differenza rivendicata sulla pelle. Un'autocertificazione che il proprio corpo non è a norma. E non lo è nemmeno l'anima.

TATTOO

E in più è come dire che il corpo, così com'è, non basta. È troppo poco, non significa abbastanza. È questa la filosofia globale. Che a tutta prima non è molto diversa da quella tribale. Entrambe infatti, sia con il tatuaggio sia con il piercing, riportano sul soma il significato più profondo della persona.

L'identità personale, quella della propria collettività, il senso del proprio essere, insomma un'intera storia incisa per sempre sull'epidermide. È proprio l'idea della pelle come pagina da scrivere e superficie da decorare, l'idea di un corpo istoriato, a fare da trait d'union fra il tribale e il globale. Perché nel dilagare contemporaneo del tattoo e delle trafitture più o meno profonde che ci infliggiamo - per etica e per politica, per poetica e per retorica, per estetica e per erotica - riaffiora un orizzonte arcaico.

Ma è un arcaismo postmoderno, un futuro anteriore nel vero senso del termine. Che mescola gli elementi tradizionali di queste pratiche, che servono a riconoscersi, a dichiararsi, a creare identità e differenza, assieme a elementi globali che, all'opposto, sconfinano quei codici particolari e li rendono universali, replicandoli all'infinito, traducendo dei motivi etnici e locali in un alfabeto somatico planetario.

Farfalle posate sulle spalle o stampate sui glutei, draghi spaziali arrampicati sui bicipiti, frasi celebri incise sugli avambracci, pittogrammi che si srotolano lungo la colonna vertebrale, stelle rosse su pugni rivoluzionari, svastiche su nuche reazionarie, aquile che enfatizzano deltoidi possenti, serpi sinuose per caviglie maliziose, mostri cyber e ogni sorta di esseri mutaforme per una body art che fabbrica murales viventi, graffiti a misura d'uomo. Un po' pirati, un po' galeotti, un po' guerrieri maori, un po' capi indiani, un po' ragazzi selvaggi anche a cinquant'anni.

TATTOO TATTOO

Se il tatuaggio appartiene idealmente al campo della pittura e del disegno, il piercing invece si può considerare una branca dell'incisione e della scultura. Spilloni che trafiggono la lingua, cerchietti che pinzano le sopracciglia, anelli al naso, cilindri che fanno pendere a dismisura i lobi, palline di acciaio che sottolineano il profilo della bocca. Senza dire di quelle forme di piercing intimo che trasformano i luoghi dell'eros in scrigni tempestati di brillantini, eden proibiti per mostrare gioielli indiscreti.

Esibizionismo, vanità, moda? Certo, ma non solo questo. La lunga durata del fenomeno, la sua diffusione universale e il suo prepotente ritorno contemporaneo ci dicono che in tutti i tempi e in tutte le culture gli uomini hanno nel corpo il mezzo di comunicazione primaria. La pelle dice chi siamo.

TATTOO TATTOO

Quando Cesare invase la Britannia fu impressionato dall'aspetto dei guerrieri locali che si dipingevano completamente di un azzurro indelebile per terrorizzare i nemici. Pare addirittura che il nome britanni derivi da una radice indoeuropea che significa incisione. E gli antichi scozzesi erano chiamati picti, ovvero dipinti, perché si tatuavano il corpo secondo il loro rango e il loro valore. Un po' come avere le stellette e le medaglie impresse direttamente sull'epidermide.

L'idea è che più la persona è importante più informazioni deve archiviare il suo corpo. Quello imponente dei principi maori era letteralmente zippato di segni che illustravano le loro gesta e riassumevano le tappe di una vita gloriosa. Qualcosa fra l'obelisco vivente e le colonne imperiali romane. Nei grandi reami Yoruba dell'Africa subsahariana, gli unici ad essere completamente privi di tatuaggio erano gli schiavi: grado zero della scrittura sociale grado zero della persona. Uomini senza storia e senza memoria.

In fondo i milioni di persone che oggi si tatuano, si perforano, si segnano, cercano proprio di far emergere la loro storia, la personalità, i gusti, gli affetti. Quasi che il significato dell'essere stia in una sorta di palinsesto di segni, parole, immagini, emblemi. La parte più importante di noi diventa così quella visibile, quella che compare in superficie. Secondo un procedimento di somatizzazione sociale e simbolica, una esteriorizzazione di sé che è l'esatto opposto di quello che noi intendiamo per interiorità.

TATTOO TATTOO

D'altronde per una civiltà in progressiva secolarizzazione come la nostra - che si allontana sempre di più dall'idea dell'uomo immodificabile perché fatto a immagine e somiglianza di Dio - l'essere è fatto a immagine e somiglianza dell'io. E dunque il corpo tatuato è il grande ologramma dell'uomo contemporaneo. E della sua ansia di comunicare. Mentre nelle società tradizionali il tatuaggio è legato a un riconoscimento dell'intera collettività che attribuisce a certi segni un significato condiviso.

Spesso con un valore iniziatico. Al contrario, nella società dell'individualismo di massa, le persone si iniziano da sole. E da sole scelgono le parole per dirlo. Se il tatuaggio tradizionale è una segnatura che socializza, è il verbale somatico di un dialogo tra individuo e società, nella civiltà globale il dialogo avviene tra l'individuo e se stesso o al massimo il suo gruppo, proprio per differenziarsi dal resto della società.

Come nelle culture giovanili. Una pelle antisociale dunque, ma anche un segnale ad alta risoluzione rivolto a spettatori anonimi che non sanno nulla di noi. Fatto per essere visto, magari in mondovisione, come nel caso dei tatuaggi di Totti, di Ibrahimovic, di Hamsik, che esibiscono alla platea mediatica tutto quel che c'è da sapere su di loro. Amori, figli, successi, pensieri. Corpi monologanti, corpi emittenti, corpi in cerca di share.

TATTOO TATTOO

E in ogni caso, a dispetto dell'apparente frivolezza narcisistica, l'indelebilità del tatuaggio rappresenta una sorta di sfida lanciata al panta rei che governa il presente, alla bulimia di un mondo che consuma e dimentica con la stessa superficiale velocità. Al di là di ogni moda effimera e di ogni autocontemplazione voyeuristica il corpo diviene così un mediatore simbolico tra gli uomini e la complessità di una realtà che fugge da ogni parte. E l'incisione sulla pelle diventa una sfida all'irreversibilità del tempo, un punto fermo nella propria storia.

Un gesto di chirurgia pittorica. Ma anche una forma di body art, una socializzazione estetica del sé. Trasformando il proprio corpo in un blog illustrato che trasmette informazioni non stop. Col rischio però che l'eccesso di segni prodotti ne azzeri il senso. Che è quel che avviene nell'informazione contemporanea. Se tutti sono tatuati il tatuaggio smette di significare, perde definizione per diventare decorazione, manierismo, modaiolismo.

TATTOO

È il paradosso del nostro tempo. Da una parte l'estrema smaterializzazione del digitale, dall'altra l'estrema materializzazione del corporale. È l'esito di un andirivieni millenario della parola significante. Che, uscita dal corpo come voce, fa ritorno al corpo come scrittura.

 

TATTOO

IL BANANA PRONTO A SFANCULARE GLI EX AN (MA CHI È L'ANIMA GRIGIA, A LUI VICINO, CHE MESTA, RIMESTA, TRAFFICA E DECIDE?)

$
0
0

Bigador per Dagospia

1 - Da oggi il nostro Banana e' un uomo piu' libero. Da oggi il nostro amato Pompetta puo' staccarsi dai maroni i vari La Rissa e Gasparri. Gli ex An da una parte, i futuri forzaitalioti dall'altra.

IGNAZIO LARUSSA gasp22 berlusconi gasparri

2 - E cosa fa la Santadeche?! Diabolica. Chiama Tizio e Caio per dire: oh, ci sono io. Oh, mi fanno fare la leader. Maddeche! Iniziativa sua, solo per ottenere un credito.

3 - Il problema e' che qualcuno ha creduto alla Santadeche'. Telefonate infuriate di Gelmini e Carfagna...

4 - Eppoi c'e' chi oramai sa di essere stato commissariato. Angelino non conta quasi piu' niente. I sondaggi lo condannano, la base lo condanna, gli altri leader lo beffano. Il Pompetta non lo considera.

5 - E Angelino che fa? Pensa alle dimissioni. Eccome se ci pensa. Ma non sa come fare.

6 - Piu' pallido del solito. Il povero Cicchitto ammette: e' la fine, mi tocca andare in pensione.

santanche e alfano - copyright Pizzi

7 - Chi sale? Tre nomi: Frattini, Galan e Martino. Con la Gelmini in attesa.

8 - Eppoi c'e' un'anima grigia, legata al Banana, che mesta, rimesta, traffica, decide. Chi e'? Presto ve lo sveliamo...

FABRIZIO CICCHITTO

9 - Turbato Bersani. Ai suoi ha detto: mo' scio cavoli...

10 - Lega(lizzali). Per il Carroccio chi gode sono i maroniani. Oddio, non tutti i maroniani. Sicuramente quello veneti, con Tosi unico vincitore in un mare di merda.

11 - Angolo harmony: c'e' chi blatera di una nuova passioncella per la Lorenzin. Vive l'amour!

12 - Condanna penale per Montezemolo. Per favore non ditelo alla Destro e Gava, gli prende un colpo.

 

 

TUTTI IN SARDEGNA! - REFERENDUM SULL’ABOLIZIONE DELLE 4 RIDICOLE PROVINCE CREATE NEL 2001 IN SARDEGNA: 97% DI SÌ

$
0
0


1 - REFERENDUM: SARDEGNA; 90% SCRUTINIO, TRIONFO DEI SI'

(ANSA) - Si rafforza il successo dei Sì nei referendum anticasta promossi in Sardegna, quando lo spoglio é oltre il 90% delle sezioni scrutinate. Nei quattro quesiti abrogativi delle nuove Province, i consensi si attestano attorno al 97%, mentre in quello consultivo per l'abrogazione dei quattro enti storici ci si aggira sul 67%. Superiore al 97% anche il Sì per il taglio degli emolumenti dei consiglieri regionali e per l'abolizione dei Cda degli enti regionali.

fedele sanciu STATISTICHE PROVINCE SARDEGNA

Sfiorano il 97% i favorevoli all'elezione diretta del presidente della Regione attraverso le primarie, sale invece al 98% la percentuale dei Sì per la riduzione da 80 a 50 del numero dei componenti del Consiglio regionale. Si fermano al 94,4%, infine, i consensi per la riscrittura dello Statuto sardo con l'Assemblea costituente.

2 - REFERENDUM:SARDEGNA;LASCIA PRESIDENTE PROVINCIA SULCIS
(ANSA) - Il presidente della Provincia di Carbonia Iglesias - una delle quattro nuove Province oggetto dei referendum abrogativi - Salvatore Cherchi (Pd) si è dimesso. La decisione segue l'esito dello scrutinio che ha vede una netta vittoria dei Sì. Cherchi è un esponente di punta del Pd sardo, in passato deputato e sindaco di Carbonia.

Cherchi Salvatore

3 - REFERENDUM: SARDEGNA; SANCIU (PDL), ORA SARA' CAOS TOTALE
(ANSA) - "E' il caos più totale". Non usa mezzi termini il presidente della Provincia di Olbia Tempio, Fedele Sanciu, senatore del Pdl, nel commentare i risultati del referendum anticasta, con una schiacciante vittoria dei Sì - quando si è al 90% dello scrutinio - all'abolizione delle nuove Province, compresa la Gallura, dove però l'affluenza è stata tra le più basse (27%).

province sardegna

"Da oggi siamo nella confusione più totale - afferma il presidente - perché significa che da domani la Gallura si vedrebbe governata dalla Provincia di Sassari senza neanche avere un esponente all'interno del suo Consiglio e della Giunta. Questo nonostante il parere dei galluresi appaia chiaro: il non voto di circa il 73% della popolazione - osserva Sanciu - è un'indicazione ben precisa. La nostra entità territoriale, consolidata anche dal punto di vista amministrativo, deve restare intatta. La stessa riforma nazionale, nel disegno di legge presentato dal premier Monti, prevede l'esistenza della Provincia di Olbia-Tempio; la politica, in primis i nostri consiglieri regionali, non possono pertanto non tener conto dell'insieme di questi fattori e del diritto della nostra Provincia di vivere e rappresentare questo territorio".

4 - REFERENDUM:SARDEGNA;PALOMBA(IDV),VOTO E' INTIMAZIONE SFRATTO
(ANSA) - "L'esito referendario è un'intimazione di sfratto alla classe politica sarda di maggioranza, che avrebbe potuto e dovuto fare le riforme antisprechi ed anticasta e non le ha fatte". E' la lettura del risultato dei 10 referendum in Sardegna da parte del leader sardo dell'Italia dei Valori, Federico Palomba. Secondo il deputato ed ex presidente della Regione "l'avviso di sfratto vale ancora di più per il Consiglio regionale: pletorico e costosissimo, non ha fatto le riforme necessarie, facendo spendere un sacco di soldi per un referendum sostitutivo della sua inerzia ed incapacità. Perciò se la maggioranza esalta il risultato referendario fa semplicemente una confessione stragiudiziale di incapacità, il rimedio alla quale sono le dimissioni".

Palomba ricorda che gli esponenti dell'Idv "per primi da più di un anno hanno infatti proposto la soppressione di tutte le Province come ente; sempre per primi abbiamo proposto il drastico taglio degli emolumenti ai politici di ogni livello, così come l'eliminazione dei troppi consigli di amministrazione di enti e società partecipate. Attendiamo - conclude il deputato dell'Idv - il Consiglio regionale alla prova dei fatti dell'attuazione delle indicazioni del referendum sui tagli dei propri emolumenti e sulla cancellazione degli enti o almeno dei Cda, disboscando il sistema clientelare".

 

 

 


IN GRECIA L'EURO FA QUELLO PER CUI È NATO: "UNISCE" INCAZZATI DI DESTRA E DI SINISTRA

$
0
0

Riceviamo e pubblichiamo:

Mina in costume

Lettera 1
Caro Dago , non sapevo che la Svizzera avesse delle Mine vaganti che si permettono di mettere il naso in Italia pur pagando le tasse in Svizzera ! oris

Lettera 2
In Grecia l'EURO fa quello per cui è nato (?): "unisce" ....incazzati di destra e di sinistra !!!
a mandolfo (StC)

Lettera 3
A secco !!
Hollande rassomija a un pizzicarolo speramo che ne abbia la sagacia.....
ahò
becerus

Lettera 4
Caro DAGO
dal sito del "Giornale" leggo oggi che DER SPIEGEL (e se lo dicono loro..) rivela quel che si sospettava, che Ciampi e Prodi taroccarono i conti per farci ammettere (per mancanza di prove, diresti tu) nel nascente club dell'euro, aggiungendo che se i conti veri fossero stati dichiarati mai l'Italia sarebbe entrata nell'euro, e mai la Francia avrebbe seguito l'Italia. E scusate se è poco. Ciampi poi arrivò nientemeno che al Quirinale.

Credo che basti questo a spiegare la parabola politica attuale e il commissariamento di Monti. Se tanto mi dà tanto, e se alle prossime elezioni PDL FLI UDC e PD non saranno meritatamente gambizzati dal popolo per un giorno sovrano, Monti sarà il prossimo inquilino del Quirinale: ne ha la stoffa, anzitutto come mimica e comunicativa, visti i precedenti, Pertini e Leone esclusi.
BLUE NOTE

HOLLANDE E VALERIE TRIERWEILER

Lettera 5
Mina è la nuova Oriana Fallaci.
Finalmente un pensiero autentico, avulso dal sistema di contratti che condizionano le dichiarazioni degli "artisti" del panorama nazionale.
Comici che diventano improvvisamente di sinistra e che spuntano contratti pubblicitari con le coop, altri che inveiscono contro Grillo e guardacaso si abbuffano nel piattone Rai, altri che diventano penosi e patetici quando devono fare comicità scontata a comando, attrici in disfacimento fisico che guadagnano contratti pubblicitari sull'onda di dichiarazioni d'amore politico....questo è il panorama.

Mina li ha annientati ed umiliati tutti, solo lei ha avuto il coraggio e la forza di dire pubblicamente quello che tutti pensiamo, e tutti gli altri "artisiti" nazionali appaiono ora come meschini servi di quel potere che ci sta riducendo in miseria.
Un plauso anche a Dago per averle concesso il giusto spazio.
Stefano55

Lettera 6
Il risultato della politica di questi ultimi 30 anni ci lascia una classe politica screditata ed una società avvitata su se stessa, senza apparenti prospettive. in tutti questi anni di bunga - bunga, o se preferite di berluscraxi, hanno tutti pensato al proprio tornaconto personale. fino a poco fa questo non sembrava poi così grave. e ridendo e scherzando siamo arrivati in prossimità del baratro. ora, che più o meno pensiamo di capire cosa sarebbe potuto succedere continuando per quella via, dei vecchi " allegri " condottieri non ne vogliamo più sapere. E chi ci rimane? guarda un pò?

Prodi e Ciampi

Grillo. si, per ora solo lui si è fatto avanti. E questo credendo a Monti, che dice di essere non più candidabile. perchè se solo il prof lo volesse, l'Italia sarebbe tutta sua. Avrà ragione Mina? non lo so, ma credo che Grillo non mollerà facilmente. o forse si, se troverà qualcuno un pò più credibile di Di Pietro a dargli una mano.

Lettera 7
Dago darling, un tempo - dopo il film di Marco Bellocchio e i tanti maestri di pensiero nostrani che stravedevano per il grande timoniere Mao Tse-tung - si soleva dire "La Cina é vicina". Oggi di vicino c'é solo il Messico, e non solo perché la sua bandiera assomiglia tanto a quella della sorda e cieca 151naria Italia. Certo, un grandissimo primato: il Far West nel più bel e grande museo del mondo! A insaputa, ovviamente, di Lorsignori.
Natalie Paav

Lettera 8
Dagovaticanisti ad honorem, in questo weekend elettorale, fatto di politica parlata dagli inviati radiotv e dai giornalai, ci sono tre piccole perle da segnalare. La prima è la trasmissione di Sabina Guzzanti che ormai ha raggiunto l'empireo del nulla catartico: dopo lo sketch demenzial-diabolico che si sublima nella battuta buona per manicomi criminali "il Nazzareno ...da non confondere con Nazzareno Gabrielli...", ossia in altre parole una conferma che, finito Berlusconi, la sua megalomania e incapacità di far ridere tende in alto;

SABINA GUZZANTI

la seconda è quella della Clerici che con la bava alla bocca, pare non vedere l'ora di fare una particina anche lei nel "lavoro" del pornoattore Siffredi che viene presentato come un bravo padre di famiglia, un esempio insomma da imitare, uno di quei mariti tutto casa, "lavoro" e famiglia; la terza, il colloquio tra due mostri, nel senso letterale del termine, ossia Fazio e Dandini, i cui cervelli, se fusi, potrebbero dare qualche elemento di studio sulla ricerca contro le malattie legate alla depressione.

In questo quadretto italico, così bigotto, si innesta perfettamente il vostro titolo contro il Vaticano colpevole di non lasciarci liberi, come in Froncia, dico proprio Froncia, dove Hollande è un mito per i progressisti italiani: senza famiglia, con figli, una compagna, un'altra compagna e sotto a chi tocca. Che meraviglia! In Italia le cose non sono così belle, lineari, progressiste: e la colpa è del Vaticano. Tra un paio di decenni, quando saremo nella merda etica, tra gay, lesbiche, femministe, maschi debosciati, giovani interdetti dalla droga, gente che ammazza per niente, e via elencando, rimpiangerete il Vaticano.
Luciano.

Lettera 9
Daghissimo,
sono andato sulla pagina degli opinionisti dell'Espresso.
Mi limito a citare le date di nascita dei collaboratori viventi, gli altri, esibiti come mummie al Museo Egizio, evidentemente continuano ad illuminarci anche post mortem vegliando su di noi: Cacciari 68 anni, Caracciolo 58, Eco 80, Ignazi 61, Manfellotto 63, Riva 71, Scalfari 88, Serra 57, Travaglio 47, Zingales 49, etá media 64.2. Meglio dei Rolling Stones!
Ma esodarne qualcuno no?
Firmato: uno nel mucchio

ALBERTO MUSY jpeg

Lettera 10
Caro Dago, dopo anni di politica fatta di lustrini, governanti attenti alle giarrettiere e politici mezzecalze, una parte dell'Europa torna a indossare il c-Hollande.
Saluti, Labond

Lettera 11
Caro Roberto,
l'inutilità della nostra classe politica supera addirittura la loro stessa incapacità cronica e "scarsa propensione" al comportamento rispettoso e onesto. Questi mesi di governo tecnico, a sua volta non particolarmente brillante, dimostrano questa affermazione.

I nostri parlamentari, tutti compresi, si perdono nelle piccole cose o prendono iniziative cervellotiche che naufragano nel nulla o nello scherno generale. Eppure li vedo sempre in televisione dove purtroppo per loro (e per noi) dicono tali e tante scemenze da far sprofondare a minimi infinitesimali il consenso nei partiti e nelle Istituzioni, democratiche e non. C'è molto da fare ma per chi proporrà iniziative politiche alternative si aprono praterie sconfinate.
liberbrio

Lettera 12
Torino un mese fa sparano 3 colpi di pistola all' avvocato Musy sulla porta di casa. pareva in fin di vita: ne hai più sentito parlare ?

GRILLO MOVIMENTO 5 STELLE

Lettera 13
Caro Dago,
anche se le elezioni amministrative non sono un test politico, il calo degli elettori è significativo poiché dimostra chiaramente che il popolo è contro la casta. Il successo
delle liste di Grillo, voto prevalentemente di protesta, è eclatante ed i politici devono tenerne conto. E' inutile che affermino che i candidati erano sbagliati, devono avere il midollo spinale di ammettere che la gente è stufa di loro, dei loro privilegi, della loro arroganza e della loro mancanza di trasparenza. Questa classe politica deve andare a casa.
Cordiale saluti.
Annibale Antonelli

 

 

"APOCALYPSE MURDOCH” DI GLAUCO BENIGNI, 7° PUNTATA - IL PULCINO CHE DIVENNE UN CANE TERRIER

$
0
0

Videoblog di Glauco Benigni
http://www.youtube.com/user/glaucobenigni/featured

LA COPERTINA DEL LIBRO DI GLAUCO BENIGNI #22APOCALYPSE MURDOCH

Il libro è acquistabile online
http://www.bandashop.it/product.php?id=18

Anche le Stelle, secondo Gabriele Bertani, che scrive "digilander.libero.it/astrologiaitaliana", hanno qualcosa da dire su Rupert Murdoch, il cui profilo è descritto insieme a quello di 46 leader di organizzazioni legali, o illegali, che hanno trattato grandi quantità di denaro o beni materiali. Co¬storo sono caratterizzati da un quadro astrale in cui si rinviene una forte congiunzione Giove-Plutone, nella quale Giove rappresenta l'indicatore di espansione, crescita e opportunità nei settori della politica e dell'economia, e Plutone rappresenta l'indicatore di carisma, magnetismo e potere personale.

Murdoch c'è dentro pienamente, insieme a George Bush sr, Winston Churchill, Charles De Gaulle, Henry Kissinger, Richard Nixon, Margareth Thatcher, François Mitterand, Jimmy Carter, Jacques Chirac, Bill Gates, Ronald Reagan, Bill Clinton, Bettino Craxi, Giulio Andreotti e Gianni Agnelli. Purtroppo tra coloro che «godono» della congiunzione Giove-Plutone, si rinvengono anche i peggiori dittatori del secolo XX: Hitler, Mussolini, Franco, Saddam Hussein, Milosevicˇ.

Il dibattito sulla figura di Murdoch esplode nel 1981. Chi è l'uomo che tenta di acquistare «The Times», ci si chiede. Uno dei primi a intervenire è Max Harris, anziano editorialista dell'«Australian» che lo conosce sin da quando aveva i calzoni corti. Scrive Harris in un lungo portrait su «Now!»:

RUPERT MURDOCH CON IL SUN A TRENTATRE ANNI DI DISTANZA

"Il quarantanovenne Murdoch, in privato, è complicato e reticente, perfino un po' timido e perso in sogni culturali ereditati dal padre. [...] Possiede l'insicurezza tipica di coloro altamente sensibili. A Melbourne lo chiamavamo the chick (‘il pulcino'), ma presto sviluppò una tenacia da cane terrier nello scovare giornali da comprare. [...] Ci sono un paio di possibili spiegazioni: Murdoch è mosso dall'aspirazione del parvenu alla patetica ricerca di uno status culturale, oppure, semplicemente, è innamorato pazzo della frenesia dei giornali. [...]

La sua compulsione a lavorare nel suo impero, piuttosto che sul suo impero, contiene (però) sia un aspetto costruttivo che distruttivo. [...] La sua durezza, il suo australianismo e la sua inaspettata flessibilità lo rendono trasversale alle classi sociali, così come sono stati tutti i grandi tycoon australiani. Murdoch non ha né i modi, né l'aspetto delle élite sociali o economiche, [...] la sua tecnica è quella di assumere una posizione propria, su qualsiasi situazione politica in essere, e propagandarla largamente.

regan

Il suo essere australiano, il suo australianism, come dicono i suoi esegeti, è un tema ricorrente e molto caratterizzante. Murdoch per trentasette anni, cioè fino al 1968 quando ritorna a Londra, a parte la breve stagione a Oxford, ha visto il mon¬do dagli antipodi. Qualcosa vorrà pur dire. Gli inglesi infatti non gli perdoneranno mai le sue origini: per molti sarà sem¬pre il «bucaniere australiano». I suoi compatrioti invece gli perdoneranno sempre tutto. «Sta assumendo la folkloristica dimensione di un eroe nazionale», conclude infatti Max Harris, «del calibro di Dennis Lillee» (Dennis Lillee negli anni Settanta fu, per diverse stagioni, il capitano della nazionale di cricket australiana, che inflisse sonore batoste a quella inglese... n.d.A).

MURDOCH CON I SUOI GIORNALI

Nel 1991 Murdoch rilascia una lunga intervista a un giornalista italiano, Marco Panara, de «La Repubblica». È un'occasione abbastanza eccezionale: i due stanno passeggiando attorno al Castello di Osaka (Giappone), dove si è svolto un vertice internazionale. L'uomo, che viene descritto in maniche di camicia e molto rilassato, è l'editore di carta stampata più grande del mondo. Tv, ancora poca. Si parla molto di giornali dunque, e di politica e di banche. «Nei miei direttori cerco "un approccio cristiano, non ecclesiastico"», dice Murdoch, «ma attenzione alla gente, ai valori della persona.».

Con gli uomini politici? «Ho relazioni, le più ridotte possibili. Sono affascinato dalla politica ma sono perfettamente cosciente che accostarsi troppo non è salutare... si diceva che ero molto vicino alla Thatcher, ma in realtà la vedevo forse una volta l'anno, l'ammiravo e l'appoggiavo, ma non avevo relazioni particolari con lei». Silvio Berlusconi? «L'ho incontrato ma non abbiamo affari insieme, lui non ha bisogno di me e noi operiamo su altri territori».

Campagne contro i politici? «Quando mi disgustano con il loro comportamento, certo. Ma in verità fare campagne è il massimo del divertimento». Politici e media? «In certi Paesi ci sono relazioni molto strette, in altri meno [...]. Dai miei direttori mi aspetto che sappiano stare al gioco: evitare di farsi influenzare ma mantenere i rapporti». E i banchieri? «[...] non hanno poi tutto questo potere, in realtà nessuno oggi ha troppo potere [...]. Il mio «Sunday Times» la scorsa settimana ha pubblicato cinque articoli in prima pagina contro le banche inglesi [...]. Le assicuro che non si sognano neanche di chiederci coperture o silenzi in cambio di prestiti». Se lo dice lui.

MURDOCH CON IL SUN E IL TIMES John Major Margareth Thatcher e William Hague

Nel 1994 uno dei suoi nemici più famosi, Harold Evans, scrive Good Times, Bad Times, un libro sul decennio 1984-1994 trascorso alla direzione del «Times», dalla quale Murdoch lo ha rimosso in malo modo. È una delle critiche più acute e serrate che mai siano state scritte contro Murdoch. Anche una delle più documentate e ineccepibili. Vi si legge, tra tanto altro: «Lui è stato sempre costante nel suo metodo e nel suo stile, nella sua energia e nella sua visione, nel suo corteggiare i politici e nella sua gioiosa impudenza, con la quale pone i suoi interessi commerciali al di sopra dei principi convenzionali del giornalismo e degli affari pubblici. [...]

L'allargamento della sua base in Inghilterra è stato possibile solo grazie alla complicità di Margareth Thatcher». Secondo Evans, la Thatcher considerava Murdoch un interloper, uno che si intrufola, un mercante dedito a traffici illeciti, e lo agevolava per progredire nella deregulation. «Murdoch è il tipo di freebooter (‘filibustiere') che lei ammira. È sedotta dal suo impeto [...]. Il segreto del potere di Murdoch sui politici è, naturalmente, che egli è pronto a usare i suoi giornali per sostenerli in cambio dei favori concessi e per distruggerli se i favori gli vengono negati [...]».

RUPERT E WENDI DENG MURDOCH

Evans continua la sua narrazione per pagine e pagine. Non lo ama, anzi, lo definisce uno «stiletto», un «manipolatore dagli occhi freddi» e comunque a un certo punto riesce a darne una delle migliori definizioni che siano mai state formulate: «Murdoch è l'Houdini degli accordi, si lega a qualsiasi impegno, a qualsiasi debito, a qualsiasi partner, poi in un attimo si divincola e se ne libera con un balzo».

Il paragone con il più famoso mago d'America, ma di origine ungherese (1874-1926) apparirà estremamente appropriato specialmente nel biennio 1990-91, quando Murdoch (vedi capitolo La grande crisi,) aggrovigliato in miliardi di dollari di debiti, riuscirà quasi magicamente a liberarsi dalla morsa, proprio come faceva Houdini che si liberava dalle funi che lo annodavano e usciva dalle gabbie nelle quali si era infilato per dimostrare la sua abilità e poter affermare: «Anche questa è fatta e verrà dimenticata».

7/Continua...

APOCALYPSE MURDOCH - PRIMA PUNTATA
http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/dagospia-presenta-apocalypse-murdoch-di-glauco-benigni-ogni-settimana-due-miliardi-di-persone-leggono-38253.htm

APOCALYPSE MURDOCH - SECONDA PUNTATA
http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/dagospia-presenta-apocalypse-murdoch-di-glauco-benigni-2-puntata-chi-ha-finanziato-lo-squalo-38304.htm

APOCALYPSE MURDOCH - TERZA PUNTATA
http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/dagospia-presenta-apocalypse-murdoch-di-glauco-benigni-3-puntata-il-clan-dei-murdoch-attraversa-38422.htm

APOCALYPSE MURDOCH - QUARTA PUNTATA
http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/dagospia-presenta-apocalypse-murdoch-di-glauco-benigni-4-puntata-squalo-sul-lavoro-pesce-lesso-38486.htm

APOCALYPSE MURDOCH - QUINTA PUNTATA
http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/apocalypse-murdoch-di-glauco-benigni-5-puntata-la-terza-moglie-wendi-deng-che-ha-38535.htm

APOCALYPSE MURDOCH - SESTA PUNTATA
http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/apocalypse-murdoch-di-glauco-benigni-6-puntata-lo-squalo-compare-in-116-mln-di-38596.htm

 

ARTI A-MAO-TORIE – BUNGA BUNGA MAO MAO: ANCHE IL LEADER COMUNISTA AVEVA IL VIZIETTO DEI FESTINI E DEI TRAVESTIMENTI

$
0
0

Gianluca Veneziani per "Libero"

«Mao organizzava festini a base di ballo e sesso nella sua residenza insieme a donne vestite da cameriere, segretarie e miliziane. Era un modo per rilassarsi, visto che era molto stressato. Almeno così dicevano i giornali di partito». Sono le parole di Qiu Xiaolong, scrittore cinese che abbiamo incontrato a Milano in occasione della presentazione de La ragazza che danzava per Mao (Marsilio, pp. 368, euro 18).

QIU XIAOLONGMAO TSE TUNG

Il romanzo di Xiaolong, dal 1988 trasferitosi negli Stati Uniti in quanto oppositore del regime comunista, getta una luce nuova, e a tratti grottesca, sul Mao privato. Innanzitutto emerge la figura di un uomo che in pubblico predicava una morale puritana, salvo poi abbandonarsi ai bagordi tra le sue quattro mura.

«Dopo il 1949, in Cina, il ballo venne condannato e messo al bando perché considerato retaggio di uno stile di vita borghese, ma all'interno della Città Proibita Mao ballava a più non posso. Per quel che riguarda ciò che accadeva dopo la danza, non penso sia il caso di scendere nei particolari». Nel post-ballo il dittatore esibiva infatti le sue doti di grande amatore. «Dopo la prima notte insieme, una delle sue concubine aveva detto che "il Presidente Mao è grande - in tutto". Poteva significare moltissime cose. Ma dato il contesto, poteva voler dire soltanto una cosa».

QIU XIAOLONG - LA RAGAZZA CHE DANZAVA PER MAO

Il Grande Timoniere, insomma, era superdotato; ciò non gli impediva di essere al contempo un raffinato poeta erotico. Alcune sue composizioni in versi sono esplicite metafore sessuali. Si legga questa: «Nel tramonto si scorge un pino possente. E il Cielo ha creato la Grotta degli Immortali». Facile intuire cosa indicasse il pino e cosa invece la grotta. Non sempre, però, la poesia raggiungeva i suoi scopi afrodisiaci durante l'amplesso. «Mao aveva continuato a recitare le sue poesie a mo' di stimolo sessuale, per attirare la donna tra le sue braccia, ma aveva fallito». Chissà che non fosse colpa della «sua malsana avversione nei confronti della pulizia dei denti».

QIU XIAOLONG - LA RAGAZZA CHE DANZAVA PER MAO

L'immagine del dittatore amante si scontra con quella di Mao marito pessimo. «Sarebbe bene», avverte Xiaolong, «ricordare un aspetto rimosso da tutta la storiografia ufficiale: Mao era bigamo, sposato in contemporanea con due donne. Entrambe fecero una brutta fine: la prima, Kaihui, venne arrestata e poi giustiziata dai nazionalisti, senza che il marito facesse nulla per salvarla. La seconda, Zizhen, venne fatta ricoverare in un manicomio di Mosca, mentre il leader comunista già se la spassava con un'altra donna».

Proprio quest'ultima, ribattezzata Madame Mao, fu l'unica in grado di contenere gli appetiti sessuali del marito, sorvegliando sulla sua fedeltà in modo così occhiuto da chiedere l'eliminazione fisica delle rivali. «Molte donne», racconta Xiaolong, «vennero uccise durante il regime non perché oppositori politici o menti sovversive, ma perché corpi voluttuosi desiderati da Mao. Ciò che non potè la Rivoluzione Culturale, potè la gelosia di Madame Mao». Fin qui le donne. Ma nel libro dello scrittore cinese emergono anche altri aspetti bizzarri dell'uomo Mao, vittima di manie, tic e complessi di grandezza.

BERLUSCONI IN VERSIONE MAO

«Di notte Mao soffriva di insonnia, angosciato dal timore paranoico che i "compagni capitalisti" potessero usurpare il suo potere». Un altro vezzo il Presidente lo esprimeva non in camera da letto ma nel bagno. «Sono stato di persona», ci dice Xiaolong, «nella residenza di Mao e ho notato che il dittatore, per i suoi bisogni, utilizzava al posto del water un catino di porcellana sul quale si accucciava. Era un'abitudine contratta nelle regioni contadine, dalle quali proveniva». Detto questo risulta difficile capire come possa esserci oggi in Cina un revival della figura di Mao. «Qualcuno», rivela Xiaolong, «legge ancora le sue poesie, compra il suo Libretto Rosso o addirittura lo rimpiange come statista politico.

Bunga

Di questa operazione nostalgia sono vittime soprattutto i giovani cinesi, che non hanno vissuto l'orrore della Rivoluzione Culturale. Altrimenti faticherebbero a rimpiangerlo». Più facile è invece comprendere perché il libro di Xiaolong in Cina oggi sia censurato. «La ragazza che danzava per Mao viene venduto nel mio Paese, ma con dei cambiamenti significativi nella traduzione. Ad esempio, non compare mai l'espressione "Rivoluzione Culturale" e la città di Shangai diventa una fantomatica città H».

 

ruby edd e d ac f f c e ragazze del bunga G

LE BORSE DI MILANO (2,5%) E PARIGI (1,6%) RECUPERANO DOPO IL CROLLO INIZIALE, MA ATENE AFFONDA (6,7%) - SPREAD 380

$
0
0
hollande sarko

1 - BORSA, LISTINI RECUPERANO: MIB BRILLA CON BANCHE, VOLA TI MEDIA
(LaPresse) - I listini europei recuperano dopo una partenza difficile per la pressione portata dai risultati elettorali in Francia e Grecia. Alla fine chiude in forte rialzo la Borsa di Milano, con l'indice Ftse Mib che avanza del 2,56% a 14.275,35 punti e il Ftse All-Share che sale del 2,31% a 15.303,71 punti. Invece l'indice Ftse 100 di Londra termina in parità a 5.655,06 punti e il Dax di Francoforte avanza dello 0,12% a 6.569,48 punti. Fanno meglio Parigi, con il Cac 40 che mostra un rialzo dell'1,65% a 3.214,22 punti, e Madrid, con l'Ibex che guadagna il 2,72% a 7.063,2 punti. Ad Atene, invece, il listino generale non ce la fa e arretra del 6,67% a 643,87 punti, mentre l'indice Ftse Athex 20 lascia il 7,96% a 242,6 punti.

HOLLANDE

A Milano è la giornata dei bancari, con Banco Popolare (+2,61% a 1,061 euro), Banca Montepaschi (+6,33% a 0,262 euro), Bper (+5,03% a 4,388 euro), Popolare di Milano (+8,7% a 0,375 euro), Intesa Sanpaolo (+3,9% a 1,092 euro), Mediobanca (+1,03% a 3,53 euro), Ubi Banca (+3,69% a 2,588 euro) e Unicredit (+5,63% a 2,85 euro). Aiuta anche la pressione sui Btp, con lo spread con il Bund tedesco calato leggermente in area 380 punti.

Nel resto del paniere principale, da segnalare la risalita di Fiat che dopo una mattina in rosso chiude in rialzo del 2,94% a 3,504 euro. Vola A2A (+9,09% a 0,4731 euro) dopo l'accordo raggiunto con Edf sul riassetto di Edison. Bene anche Telecom Italia (+1,97% a 0,8555 euro), che ha spiegato che decisioni su eventuali operazioni strategiche sulla controllata TI Media (+21,78% a 0,175 euro) verranno prese al cda del 9 maggio. Tra gli altri titoli, salgono Eni (+1,84%) e Parmalat (+4,14%).

MARCHIONNE ED ELKANN IN PANDA DA MONTI

Fuori dal paniere principale il titolo della Juventus perde l'8,51% a 0,2634 punti in scia alla vittoria dello scudetto, pagando le prese di profitto dopo i rilazi del mese scorso. Nella galassia Ligresti, debole Fonsai (-0,17% a 0,8985 euro), mentre avanza Premafin, che mostra un incremento del 3,08% a 0,2145 euro. Positivo anche Unipol (+1,72% a 21,89 euro).

2 - SPREAD BTP-BUND CHIUDE IN CALO A 379,8 PUNTI BASE
(LaPresse) - Chiude in calo a 379,8 punti base lo spread tra Btp e Bund a 10 anni, rispetto ai 385 punti registrato al termine delle contrattazioni venerdì. Il rendimento dei decennali sul mercato secondario è al 5,4%. Stabile a 415 punti base invece lo spread tra Bonos spagnoli e Bund, con il tasso dei decennali di Madrid al 5,75%. Acquisti sugli Oat francesi, con lo spread con i tedeschi decennali sceso da 124 punti a 119 punti.

venizelos samaras

3 - FRANCIA: FITCH, NO CONSEGUENZE SU RATING PAESE DA VITTORIA HOLLANDE
Radiocor - L'elezione di Francois Hollande a Presidente della Francia non ha alcuna ripercussione sul rating della Francia che rimane a tripla A c on outlook negativo. E' quanto rileva Fitch in uno speciale rapporto pubblicato oggi dopo il trionfo al ballottaggio di ieri del candidato socialista che ha sconfitto Nicolas Sarkozy. 'Tuttavia - rileva Fitch - la sua vittoria elettorale segna un importante cambiamento nella leadership della Francia e dell'Europa. Tuttavia il nuovo presidente dovra' far fronte alle stesse sfide del suo predecessore: rafforzare la credibilita' fiscale, aumentare il potenziale di crescita di medio termine e fronteggiare la crisi del debito europeo'. Fitch ha confermato il rating di tripla A sulla Francia il 16 di dicembre ma ha abbassato l'outlook da stabile a negativo. In assenza di fattori straordinari, l'outlook non dovrebbe portare a interventi sul rating fino al 2013.

ROBERTO ADINOLFI

4 - GAMBIZZATO GENOVA: MEDICI, FRATTURA ALLA TIBIA - PROGNOSI 45 GIORNI, ADINOLFI SARA' DIMESSO TRA UNA SETTIMANA
(ANSA) - La ferita procurata al dirigente di Ansaldo Roberto Adinolfi con una pistola 7.62 Tokarev "ha lesionato parzialmente la tibia", ma non ha colpito muscolo o tendini né arterie importanti". Lo hanno detto i medici del San Martino durante la conferenza stampa congiunta tenuta questo pomeriggio. Il direttore sanitario del nosocomio genovese Luciano Bernini, l'anestesista Angelo Gratarola e il primario di ortopedia che ha operato Adinolfi, Federico Santolini, hanno tracciato il quadro clinico e fornito un primo bollettino medico che sarà rinnovato ogni 12 ore.

L'intervento cui è stato sottoposto Adinolfi è durato circa 40 minuti in anestesia locale. La ferita è stata pulita dal materiale introdotto dal proiettile sparato a contatto con il polpaccio, circa 4 centimetri sotto l'articolazione. Dopo la pulizia, la ferita è stata drenata e Adinolfi è stato sottoposto prima a terapia antibiotica e poi a terapia iperbarica per scongiurare la sepsi dell'osso. Il dirigente dell'Ansaldo è stato trasferito in reparto con una prognosi di 45 giorni. Le sue condizioni sono considerate buone e tra una settimana potrà lasciare l'ospedale. Adinolfi ha potuto ricevere la visita dei figli e della moglie.

Giuseppe-Orsi

5 - ORSI E PANSA IN OSPEDALE DA ADINOLFI
(ANSA) - L'a.d. di Finmeccanica Giuseppe Orsi e il direttore generale Alessandro Pansa sono in ospedale a Genova in visita all' a.d. di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi. Orsi in precedenza ha voluto fare visita alla sede di Ansaldo Nucleare e di Ansaldo Energia per portare parole di conforto ai dirigenti e ai lavoratori.

Alessandro Pansa

6 - GAMBIZZATO A GENOVA:PASSERA,LASCIARE INQUIRENTI TEMPO CAPIRE
(ANSA) - "Bisogna lasciare il tempo agli inquirenti di capire cosa è" accaduto. Così, a margine dell'assemblea generale di Federalimentare all'interno di Cibus 2012, il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera ha replicato a chi gli chiedeva un commento sul ferimento a Genova dell'amministratore delegato di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi. "Dare un giudizio senza sapere che cosa c'é dietro - ha concluso - sarebbe veramente sbagliato".

7 - COMPAGNIA SAN PAOLO, CHIAMPARINO ELETTO PRESIDENTE PER ACCLAMAZIONE
LaPresse - Il Consiglio Generale della Compagnia di San Paolo, nella sua prima riunione tenutasi oggi a Torino e presieduta da Angelo Benessia, ha nominato per acclamazione Sergio Chiamparino nuovo presidente della Compagnia di San Paolo. Vicepresidente è stato nominato Luca Remmert. E' quanto si legge in una nota.

Sergio Chiamparino

Il Consiglio Generale, dopo aver verificato la sussistenza dei requisiti di onorabilità e di professionalità e l'insussistenza di situazioni di incompatibilità di ciascuno dei componenti designati, ha cooptato Amalia Bosia, Daniela Del Boca, Isabella Massabò Ricci e Marco Mezzalama. La scelta dei componenti cooptati è avvenuta, come da Statuto, tra eminenti personalità italiane o straniere così da assicurare l'equilibrata presenza di specifiche professionalità nei settori di intervento della Fondazione piemontese.

LUCA REMMERT

A seguito, su proposta di Angelo Benessia, ha nominato Presidente all'unanimità Sergio Chiamparino e Vicepresidente Luca Remmert. Il Comitato di Gestione, l'organo cui compete l'amministrazione ordinaria e straordinaria della Compagnia, risulta composto da Stefano Delle Piane (designato dalla Camera di Commercio di Genova), Gian Maria Gros-Pietro (Provincia di Torino), Marco Mezzalama (cooptato), Paolo Montalenti (Camera di Commercio di Milano) e Patrizia Polliotto (Regione Piemonte). I componenti il Consiglio Generale passati nel Comitato di Gestione lasciano la carica e saranno sostituiti con la medesima procedura seguita per la prima indicazione.

Il Consiglio Generale risulta oggi così composto: Maria Caramelli (Commissione Nazionale per le Pari Opportunità), Alessandro Cavalli (Academia Europaea), Alberto Dal Poz (designato dalla Camera di Commercio di Torino con Luca Remmert), Gianfranco De Martini (Unione Regionale delle Camere di Commercio), Giuliana Galli (designata dal Comune di Torino con Sergio Chiamparino), Giorgio Groppo (Consiglio Regionale del Volontariato), Ernesto Lavatelli (Comune di Genova), Pietro Rossi (Accademia delle Scienze di Torino), Marco Staderini (Camera di Commercio di Roma), Roberto Testore (Presidente Tribunale di Torino), Adriano Zecchina (Accademia Nazionale dei Lincei). Nella stessa seduta il Consiglio Generale ha nominato il Collegio dei Revisori, confermando Sergio Duca, Alberto Giraudo e Fabrizio Morra e Revisori Supplenti Giovanni Ossola e Margherita Spaini.

CAMPAGNA BACI BENETTON MERKEL SARKOZY jpeg

8 - BORSA ATENE: RISULTATI ELETTORALI FANNO PAURA, -6,67% SUL FINALE
Radiocor - La Borsa di Atene ha fatto uno scivolone del 6,67% risentendo dell'incertezza politica innescata dal risultato delle elezioni, che hanno visto f inire in minoranza i due partiti pro-Europa che hanno sostenuto i piano di rigore. L'indice delle banche ha accusato un tonfo del 12,6%.

9 - CRISI: BERLINO, NON E' POSSIBILE RINEGOZIARE 'FISCAL COMPACT'
Radiocor - 'Non e' possibile rinegoziare il patto di bilancio' europeo che e' gia' stato sottoscritto da 25 dei 27 Paesi membri dell'Unione Europea'. E' quanto ha affermato Steffen Seibert, portavoce della Cancelleria tedesca, all'indomani dell'elezione del socialista Francois Hollande, alla Presidenza della Repubblica francese. Hollande ha auspicato l'integrazione del 'fiscal compact' con disposizioni sulla crescita.

MARIANO RAJOY MARIO MONTI

10 - GRECIA: SAMARAS (DESTRA) RICEVUTO DA PRESIDENTE PER FORMARE GOVERNO
Radiocor - Antonis Samaras, il leader del partito di Nuova Democrazia, e' stato ricevuto dal presidente greco Karolos Papoulias per l'incarico di f ormare il nuovo Governo. La destra di Nuova Democrazia e' il primo partito in Grecia, dopo le elezioni svolte ieri, con il 18,8% dei voti. Grazie al premio di maggioranza di 50 seggi, eleggera' 108 deputati restando tuttavia lontano dalla maggioranza dell'assemblea che e' composta da 300 seggi.

11 - SPAGNA, RAJOY: PRONTI AD ADOTTARE MISURE PER RIPULIRE SETTORE BANCARIO
(LaPresse/AP) - Il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy ha annunciato che probabilmente questa settimana il suo governo presenterà importanti misure con cui ripulire il settore bancario, per eliminare i dubbi sulla solvibilità. Rajoy non ha dato dettagli ma ha detto che non esclude prestiti o l'inserimento di denaro pubblico nel settore se necessario. I commenti del premier sono giunti oggi e sono stati riportati dal quotidiano El Pais, secondo cui il governo si sta preparando ad aiutare la Bankia.

GOLDMAN SACHS

12 - FIAT INDUSTRIAL, CONSOB: FMR AL 3,4% E GOLDMAN SACHS AL 2,5%
(LaPresse) - Il fondo Fmr e Goldman Sachs sono entrati rispettivamente al 3,485% e al 2,557% di Fiat Industrial. E' quanto emerge dalle comunicazioni Consob sulle partecipazioni rilevanti. L'acquisto di Fmr è stato comunicato lo scorso 30 aprile, mentre quello di Goldman Sachs lo scorso 24 aprile.

13 - UNICREDIT, LUIGI CASTELLETTI SI DIMETTE DA CDA
(LaPresse) - Il vice presidente vicario di Unicredit, Luigi Castelletti, ha comunicato le proprie dimissioni da Consigliere della Società con efficacia immediata. E' quanto emerge da una nota di Piazza Cordusio. "La società - spiega il comunicato - esprime all'avvocato Castelletti i più vivi ringraziamenti per la sua fattiva collaborazione ed il contributo sempre assicurato in questi anni nell'interesse di Unicredit".

CASTELLETTI

14 - 9/A PROIEZIONE ISTITUTO PIEPOLI PER RAI; VERONA SINDACO
(ANSA) - Nona proiezione Istituto Piepoli per Rai, riguardante le percentuali di voto ai candidati Sindaco per il Comune di Verona. COPERTURA 33% - TOSI FLAVIO 55,7 - BERTUCCO MICHELE 22,7 - BENCIOLINI GIANNI 10,8 - CASTELLETTI LUIGI 8,9

15 - CRISI, BUFFETT: IN EUROPA MANCANO POLITICHE MONETARIE CONDIVISE
(LaPresse/AP) - Secondo Warren Buffett, l'Europa avrà difficoltà a risolvere i problemi fiscali a causa della struttura del blocco a 27 e dei risultati delle elezioni di ieri in Francia e Grecia. Uno dei problemi, ha spiegato il miliardario Usa, è il fatto che i 17 Paesi membri dell'eurozona non condividono politiche monetarie simili. Buffett, che ha parlato nella trasmissione Cnbc Monday, ha sottolineato che l'Europa ha molti problemi e non riuscirà a risolverli senza misure dolorose. Non è sorprendente, ha affermato Buffett, che gli elettori in Grecia e in Francia abbiano votato contro l'austerità. L'imprenditore ha infine assicurato che i problemi di Bruxelles non lo scoraggeranno dagli investimenti.

WARREN BUFFETT

 

IL FOR-MAGO CHE FA SPARIRE BONIFICI - IL FORMIGA SOSTIENE DI AVER RESTITUITO I SOLDI DELLE VACANZE AI CARAIBI A DACCÒ

$
0
0

Paolo Berizzi e Davide Carlucci per "la Repubblica"

Per i magistrati di Milano non è un punto centrale né dirimente. Finora, però, è una certezza: tracce delle restituzioni di denaro da Roberto Formigoni a Pierangelo Daccò per i viaggi di piacere offerti da quest´ultimo, non ne sono emerse. Nessun bonifico indirizzato dal governatore lombardo al faccendiere, arrestato per il crac del San Raffaele e poi raggiunto da una nuova misura per aver distratto all´estero oltre 70 milioni della fondazione Maugeri. Magari potrebbe spuntare in futuro.

Roberto Formigoni ospite a bordo dello yacht di Piero Dacco FORMIGONI SULLO YACHT DI PIERO DACCO

Domani l´avvocato di Daccò, Gian Piero Biancolella, si presenterà in Procura con tutti i conti correnti del suo assistito. Compresi, «altri, non richiesti», gestiti da un altro fiduciario svizzero, non quel Giancarlo Grenci che ha mostrato ai pm le ricevute dei viaggi pagati nei Caraibi a Formigoni e familiari dal gran cerimoniere ciellino. Ma neanche lì si troveranno conferme alla versione ripetuta in ogni salsa da Formigoni, il quale assicura di aver saldato i conti delle villeggiature pagate da Daccò.

Il presidente della Regione, intervistato dal Corriere della sera, si dice «pentito» per aver trascorso quelle vacanze, ritenendole un´offesa alla sobrietà in tempi di crisi. Nega, però, di essere stato ospite dell´uomo di pubbliche relazioni che aveva firmato, nel 2002, un contratto a provvigione con una società del gruppo Maugeri per «l´individuazione di una o più iniziative in ambito ospedaliero e sanitario»: quella stessa Maugeri che tra il 2003 e il 2008 vede crescere a dismisura - da 14 a 26,5 milioni di euro all´anno - il fondo destinato alla ricerca.

FORMIGONI SULLO YACHT DI PIERO DACCO

Formigoni non fornisce alcuna spiegazione su come ha restituito i soldi a Daccò. Non parla delle vacanze a Rio de Janeiro - da lui mai smentite - e riduce a due le trasferte ad Anguilla. Dicendo di aver speso appena 5mila euro, molto meno dei 45mila euro a settimana che rappresentano il costo normale dell´Altamer Resort, uno dei lussuosissimi hotel pagati da Daccò tra il 2008 e il 2010, come attestano le strisciate delle sue carte di credito.

FORMIGONI IN BRASILE FOTO ESPRESSO

Silenzio, da parte del governatore, anche sui viaggi negli yacht (documentati da foto) e negli aerei di Daccò. Della sua presenza nei jet privati del faccendiere, parla in un interrogatorio Stefania Galli, la segretaria di Mario Cal, il braccio destro di don Verzè morto suicida. Nell´intervista Formigoni minimizza anche la presenza di Comunione e Liberazione nella sanità lombarda. Ma a smentirlo ci sono numerosi casi. Tra i più clamorosi ce n´è uno a Melegnano, dove un ginecologo ha squarciato il velo di silenzio che tradizionalmente avvolge le nomine ai vertici delle strutture ospedaliere.

La vicenda, oggetto di un ricorso al Tar, riguarda un concorso per primario di ostetricia annullato per ampliare la rosa dei candidati, nonostante i concorrenti fossero già nove. Il bando viene rifatto ma il numero dei candidati è sempre lo stesso: il posto di un rinunciatario lo prende un feroce antiabortista ciellino, autore di testi sui metodi naturali di controllo delle nascite, Michele Barbato: alla fine, risulterà lui il vincitore.

OSPEDALE SAN GIUSEPPE FATEBENEFRATELLI

Va avanti l´inchiesta sulla Maugeri dei pm Orsi, Pastore, Pedio e Ruta coordinati dal procuratore aggiunto Greco. Si sta accertando anche l´ammontare esatto delle cifre fatte sparire all´estero da Daccò. Per l´avvocato Biancolella, «i conti si fanno presto: Daccò prende una percentuale per ogni nuovo centro che viene aperto. Se per farlo ha pagato qualcuno, lo si dimostri: è corruzione. Altrimenti, niente di illegale».

 

Viewing all 338329 articles
Browse latest View live