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LA “VIE EN ROUGE” DI HOLLANDE - IL SOCIALISTA CHIUDE ALLA GRANDE LA CAMPAGNA ELETTORALE A TOLOSA…

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1- HOLLANDE: LA MIA FRANCIA DEVE RIPARTIRE DA TOLOSA - L'ULTIMO COMIZIO NELLA CITTÀ DELLA STRAGE: "CI HA INSEGNATO A GUARDARE AVANTI"

HOLLANDE E SARKOZY

Alberto Mattioli per "La Stampa"

SARKOZY E HOLLANDE GIOCANO A CALCIO

È una festa sulla fiducia, una celebrazione anticipata della vittoria di domenica che a tutti pare possibile, anzi probabile, meglio: certa. E infatti si svolge a Tolosa, «la ville rose», la città rosa, rosa come le pietre del suo romanico e rosa come questa sinistra che nella parole di François Hollande si vuole rassicurante per i moderati e per i mercati, una vecchia signora che difende le buone maniere repubblicane dopo le intemperanze di quel maleducato di Nicolas Sarkozy.

I sondaggi continuano ad attribuire al candidato di questa gauche pallida un ampio vantaggio sul Presidente uscente e quindi, ne sono tutti convinti, ormai uscito. Mercoledì sera, il faccia a faccia tivù è stato per Sarkò come la carica della Guardia per Napoleone la sera di Waterloo: o la va o la spacca. Beh, è andata male.

HOLLANDE E SARKO

Il giorno dopo, è quindi a Tolosa che Hollande è venuto a chiudere la campagna elettorale, in place du Capitole e non allo stadio perché costava troppo e dopo questa corsa estenuante sono estenuate pure le casse del Ps. Anche François Mitterrand le sue campagne le concludeva sempre qui. Poi certo, oggi Tolosa vuol dire anche la tragedia che ha insanguinato la corsa, la strage alla scuola ebrea, Mohamed Merah, l'islamista della porta accanto, che uccide un padre, i suoi due figli e un'altra bambina di otto anni, sparandole in faccia mentre la tiene per i capelli.

Per la Francia, è stato un trauma ma anche una fierezza, perché la République non ha vacillato, la Nation non si è fatta impressionare, e ai tentativi di strumentalizzare l'orrore l'opinione pubblica non ha abboccato: ha pianto i morti ma non ha cambiato idea sui vivi.

FRANCOIS HOLLANDE

Questa fierezza, Hollande l'ha raccontata in un'intervista al giornale locale, «La Dépêche du Midi», una delle poche in cui un professionista della politica abituato a calcolare ogni parola come lui si sia lasciato andare: «Il ricordo più doloroso della mia campagna resta proprio quello di un padre e di una madre prostrati dal dolore nella scuola Ozar Hatorah di Tolosa». I francesi «hanno portato il lutto. Ma questa tragedia ha anche mostrato che sono capaci di affrontare insieme le prove e di andare avanti».

STRETTA DI MANO TRA SARKOZY E HOLLANDE

«Quel che è successo ci ha colpito tutti - conferma il direttore della "Dépêche", JeanClaude Souléry, con il suo inconfondibile accento del Sud -. Non abbiamo dimenticato, però abbiamo voltato pagina. E madame Le Pen, che al primo turno su scala nazionale ha portato a casa il 17% e rotti, qui si è fermata al 10».

Si capisce subito che la città tifa Hollande. Quando il candidato sale sul podio, un minuto dopo che Sarkò è sceso dal suo a Tolone, così le tivù all news possono ritrasmettere implacabili entrambi i comizi, la piazza è piena: gli organizzatori parlano di 25 mila persone, forse sono troppe, sicuramente il colpo d'occhio è notevole.

NICOLAS SARKOZY VEDE ARRIVARE LA SCONFITTA

Gli ingredienti dei meeting socialisti ci sono tutti. I «ténors» del partito sono nel parterre, comprese le due tenoresse Ségolène Royal e Martine Aubry, a simulare una concordia che già vacilla nella corsa ai portafogli ministerialiprossimi venturi. Sul palco, invece, sale il vecchio Lionel Jospin, che portò la gauche al peggior disastro della sua storia, quello del 2002 con Le Pen senior al ballottaggio con Chirac, per urlare che «la vittoria è possibile, la vittoria arriva!». Ci sono i cartelli con lo slogan «C'est maintenant!», è adesso, i soliti reduci del Sessantotto e dell'Ottantuno e la solita terribile musica, comprese, toh, «Bella ciao» e «Bandiera rossa», oltretutto in italiano (i lepenisti, per inciso, fanno di peggio: usano «Va' pensiero» in francese).

Poi tocca a Hollande. Con la voce sempre più arrochita, sfrutta tutte le magre risorse di un'oratoria da congresso, non da comizio. Quest'uomo è incredibile: davanti a Sarkozy ha fatto faville, davanti a una folla che lo acclama sembra spento. Il meglio lo dà maramaldeggiando su Sarkò che andò al dibattito tivù per suonare e fu suonato: «Ah, ce débat... Conoscete le sue qualità di modestia e di riservatezza. Aveva annunciato che avrebbe fatto un sol boccone di «quello lì». Beh, ho paura che gli sia rimasto l'appetito». Applausi e risate fra un «Fran-çoisPré-si-dent!» e un «On va gagner!», vinceremo. «Siamo pronti a governare», giura lui.

francois bayrou lap

È vero entusiasmo? Sì e no. L'atmosfera è rilassata più che euforica, da struscio serale in una città meridionale, e qui siamo praticamente in Spagna. L'impressione è che, se tutto andrà come tutti pensano che vada, non sarà Hollande che ha vinto le elezioni, ma Sarkzoy che le ha perse. La gente è più contenta di far sloggiare Nicolas dall'Eliseo che di portarci François.

Nessuno si aspetta la rivoluzione, figuriamoci, ma nemmeno grandi riforme e i socialisti sanno benissimo, però te lo dicono solo a microfoni spenti, che sarà dura e che, patti per la crescita o meno, volendo salvare il bilancio il prossimo autunno, più che caldo, sarà bollente. «Sì, con Mitterrand era un'altra cosa - sospira Thierry a comizio concluso, e non solo, si capisce, perché allora andava in piazza con i compagni e oggi ci porta i due nipotini -. Hollande non mi fa impazzire. Però lo scriva: per noi, l'importante è battere Sarkozy».

2- E BAYROU SI SCHIERA COL SOCIALISTA - IL CENTRISTA ANNUNCIA IL SUO SOSTEGNO - SARKOZY A TOLONE CORTEGGIA LA DESTRA

françois mitterrand

Marco Bresolin per "La Stampa"

Definirlo un annuncio decisivo magari è troppo azzardato, ma poco ci manca. Bayrou domenica voterà per Hollande: François ha scelto François. Ufficialmente il centrista, presidente di MoDem, non ha dato consegne di voto al suo elettorato (9,1% al primo turno), ma quel suo «al ballottaggio voterò per Hollande» tarpa le ali che Nicolas Sarkozy ha cercato invano di sbattere nei dieci giorni che hanno seguito il primo round elettorale. Due sere fa il Presidente non era riuscito a sfruttare il faccia a faccia televisivo per il sorpasso sul rivale.

I sondaggi rivelano che i francesi gli hanno sì riconosciuto un pizzico in più di credibilità (44% contro 42%) e di competenza (47% contro 41%), ma per il 45% dei telespettatori (quasi 18 milioni hanno seguito il dibattito) Hollande è risultato molto più convincente. Ma più del sondaggio, ora, contano le parole di Bayrou, che fino all'ultimo momento è rimasto in bilico tra la scheda bianca e quella con la croce sul candidato socialista. Alla fine, nel MoDem, è prevalsa la linea anti-Sarkozy, quella che contesta la decisa virata a destra dell'inquilino dell'Eliseo.

Proprio pochi minuti prima dell'annuncio, infatti, Sarkò aveva scaldato la sua «Francia forte» a Tolone. Nel feudo della destra, anche quella estrema, il Presidente ha sfoderato il suo ultimo comizio. Il più «politico» di quelli tenuti fino ad ora. Lì, dove al primo turno il 32% degli elettori aveva scelto il leader dell'Ump e più del 23% aveva dato il suo voto a Marine Le Pen, Sarkò ha lanciato l'ultimo appello a quei francesi delusi da questi cinque anni e che, non riconoscendosi nelle ricette di Hollande, stanno organizzando per domenica una gita al mare. Pioggia permettendo.

jospin lionel 001

Li ha messi in guardia dai tanti «pericoli» socialisti, ripetendo all'infinito che «ce n'est pas la République». Ossia che «il voto agli immigrati» e «i sindacati che consigliano di votare per Hollande» non rappresentano la Repubblica, «ma la sua vergogna».

In uno slalom tra i temi del lavoro («conosco bene la Francia che lavora perché mi somiglia»), dell'immigrazione («dimezzerò i flussi in cinque anni»), delle politiche estere e sociali, il Presidente ha rivendicato il suo monopolio della Repubblica declinando per ogni punto del suo discorso il significato di libertà, uguaglianza e fratellanza. Ha nuovamente incassato il sostegno di Bernadette Chirac e ha picchiato duro sul tema della crisi, che nel 2008 fece risollevare il suo gradimento grazie a un discorso sul fallimento di Lehman Brothers pronunciato proprio a Tolone.

Ma oggi il clima è cambiato. E, come se non bastasse, un altro capitolo si aggiunge alla storia dei presunti finanziamenti di Gheddafi per la sua campagna elettorale del 2007: l'ex premier libico Baghdadi alMahmudi avrebbe confermato sovvenzioni per 50 milioni di euro. Piove sul bagnato per il Presidente. Ma forse, domenica, nemmeno la pioggia potrebbe bastare.

 

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CAFONALINO - GIOVEDIÂ’ GNOCCHI? NO, INCONTRO AL MAXXI: PREPARATE I POMODORI

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Foto di Mario Pizzi da Zagarolo
Da http://www.tafter.it/

MIMMA NOCELLI MARISA STIRPE DE FEO


Cinque protagonisti della cultura e dell'arte italiana del XXI secolo raccontano la loro contemporaneità: è la seconda edizione di ContemporaneaMente un progetto del MAXXI realizzato in partnership con Euro Forum Comunicazione e con il sostegno del main partner Eni, che ha preso il via al MAXXI giovedì 26 aprile 2011

Il primo prestigioso appuntamento è stato con il pianista Michele Campanella, intervistato da Claudio Strinati, storico dell'arte e appassionato di musica (giovedì 26 aprile) .

MARIA LUISA MIGLIARDI ALESSANDRA MATTIROLO MARGHERITA GUCCIONE ANNA MATTIROLO GIANCARLO ROSSI

Seguiranno gli incontri con Francesca Archibugi (10 maggio), Niccolò Ammanniti (24 maggio), Stefano Bollani (7giugno) e Giovanni Minoli (21 giugno): cinque incontri per cinque giovedì, per raccontare la musica, il cinema, la letteratura, il giornalismo di oggi invitando i protagonisti a parlare del proprio contributo e del loro personale rapporto con il mondo contemporaneo.

LUIGI E RAFFAELA CHIARIELLO

Il Maestro Michele Campanella, considerato internazionalmente uno dei maggiori virtuosi e interpreti lisztiani, è stato a colloquio con Claudio Strinati.

CLAUDIO STRINATI

Michele Campanella ha da poco pubblicato uno libro su Liszt dove sviluppa tesi molto personali e originali e dà conto della straordinaria modernità di questo sommo compositore romantico ma in realtà proiettato verso il futuro. Listz padre della modernità, visionario precursore di tanti aspetti della musica del nostro tempo, dalla dodecafonia all' uso di timbri del tutto non tradizionali, da contenuti speculativi e filosofici alla rinuncia all' espressione retorica per calare su un linguaggio spoglio e severo.

 

 

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RAI DELLE MIE TRAME - INCONTRO GABANELLI-MONTI - DE BORTOLI IN POLE POSITION PER LA PRESIDENZA DELLA NUOVA RAI

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milena gabanelli MARIO MONTI

1- DAGOREPORT:
Un paio di settimane fa, a Palazzo Chigi, si è presentata la troupe di "Report" capitana da Mi-Jena Gabanelli per registrare un'intervista con Rigor Montis dedicata alla proposta di togliere di mezzo il cash pro-evasione. Bene, al termine della conversazione, il Prof e la Gaba si sono rinchiusi in una stanza di Palazzo Chigi a confabulare per mezz'ora. Di cosa? Gli "addetti ai livori" parlano di contatti di Monti per capire la disponibilità della conduttrice di impegnarsi nella Rai del futuro. E subito la fantasia si è messa a correre. Follie del tipo: Mi-Jena Gabanelli al posto di Opus Lei...

PS - Il CDA Rai è in agenda per il 6 giugno, ma i palinsesti devono essere messi a punto entro il 15 maggio per il mercato della pubblicità, ergo: anche la nuova Rai di Monti avrà programmi vecchi, scelti dalla vecchia guarda di viale Mazzini.

LORENZA LEI


2- FLOP - LORENZA LEI
Marco Damilano per "l'Espresso" - Maestrina inflessibile con Carlo Freccero, sospeso da Rai4 per una telefonata rubata. Mammina comprensiva con Giuliano Ferrara che la accusa di voler ridimensionare "Radio Londra". Due pesi e due misure per conservare la direzione generale Rai (con Ferruccio de Bortoli presidente?).

3-PRESSING DI MONTI PER CONVINCERE IL DIRETTORE DEL «CORRIERE DELLA SERA» AD ACCETTARE L'INCARICO DI PRESIDENTE
Laura Rio per "il Giornale"

PAOLO GARIMBERTI e

Con lui si chiuderebbe il cerchio. Non quello magico che va a comprare le lauree all'estero. Ma quello dei veri professori, dei tecnici, dei rappresentanti dei poteri che ora reggono le sorti dell'Italia. Insomma, se Ferruccio De Bortoli diventasse presidente della Rai, un altro tassello dell'operazione Mario Monti andrebbe a incastrarsi nel puzzle che ha rivoluzionato il nostro paese.

Per ora è solo un'ipotesi, un rumor , una chiacchiera. Però, pare, si dice, che il premier stia mettendo in atto un pressing discreto ma deciso per convincere il direttore del Corriere della Sera ad accettare l'incarico. E, soprattutto, per persuadere le forze politiche che sulla questione si scannano da decenni della bontà della scelta.

Per Monti sarebbe la realizzazione di un sogno. Non solo con De Bortoli ha strettissimi rapporti personali e indubitabili affinità elettive, ma con il più british dei giornalisti italiani condivide e ha condiviso una visione dell'Italia che ha trovato espressione in questo governo.

Ferruccio De Bortoli

Una visione coltivata per anni da entrambi, uno come direttore e l'altro come editorialista, sulle colonne del Corriere e diventata realtà con la decisione di Berlusconi di farsi da parte. Nonché sostenuta con forza dal quotidiano in questi primi mesi di dure e impopolari riforme (appoggio condito da una serie di critiche anche forti per cercare di smarcarsi dalla definizione di house organ della nuova real casa).

GIULIO ANSELMI

Il progetto De Bortoli in Rai ha un presupposto e uno scopo che viaggiano in parallelo: liberare l'azienda pubblica dalla pressione dei partiti. Il direttore non solo incarnerebbe questa idea (il suo curriculum - strumento tanto invocato in questi giorni - parla da solo), ma se ne farebbe garante. E, dunque, presupporrebbe un direttore generale super tecnico e consiglieri di amministrazione scelti sulla base delle competenze e non dell'appartenenza politica.

Del resto, già qualche anno fa, De Bortoli era stato il candidato numero uno alla presidenza ( e in passato lo fu anche Paolo Mieli) della Tv di Stato: alla fine decise di rifiutare proprio per non impelagarsi nelle tenaglie partitiche che strozzano la Rai.

CLAUDIO CAPPON Francesco Caio

Ora se il progetto dell'esecutivo di allentare queste catene dovesse trovare uno spiraglio con la designazione di candidati «tecnici» (le votazioni della commissione parlamentare di vigilanza cominceranno la settimana prossima), anche De Bortoli potrebbe convincersi ad accettare, soprattutto se nel mandato del nuovo vertice venissero inclusi come si sta studiando a palazzo Chigi - poteri decisionali più forti rispetto alla governance attuale. Del resto, a questa ipotesi si sommano le altre voci che continuano a circolare su un possibile cambio al vertice di via Solferino dove potrebbe arrivare l'attuale direttore della Stampa Mario Calabresi. Insomma, molti tasselli troverebbero un'esatta collocazione.

Tutto questo si deve scontrare con la volontà politica che, comunque, avrà l'ultima parola in un'azienda pubblica come è la Rai. De Bortoli non è certo amato dal centrodestra berlusconiano. Però troverebbe l'appoggio del Pd e potrebbe far cambiare idea a Bersani che ha minacciato di disertare l'elezione del nuovo Cda nel caso in cui non si cambiasse la governance della Rai. Uno stallo pericoloso anche per il Pdl.

Michele Santoro, Sandro Ruotolo e Carlo Freccero

In alternativa, continua a essere in pole position un altro noto giornalista: Giulio Anselmi. Mentre per la direzione generale si fanno i nomi di Claudio Cappon che ha già guidato la Rai due volte e del manager Francesco Caio. Ieri sono arrivati sul tavolo di Monti anche i curricula dei due autocandidati (in coppia) Carlo Freccero-Michele Santoro. Le audizioni continuano.Oggi l'assemblea degli azionisti della Rai decreterà la chiusura di questo mandato del Cda. Nelle prossime settimane si dovranno concludere i giochi.

 

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IL DIVO SCHERZA ANCHE CON LA MORTE - PAOLO CIRINO POMICINO CI SCOMMETTE: “AVRÀ FATTO LE CORNA”

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Francesco Bei per "la Repubblica"

GIULIO ANDREOTTI GIULIO ANDREOTTI

Paolo Cirino Pomicino. Tanto andreottiano da essere stato immortalato nel "Divo" di Sorrentino. Ultimo degli andreottiani ancora in servizio permanente effettivo (ora con l´Udc), è sicuro che anche stavolta la "Volpe" riporterà a casa la pelliccia.

L´ha sentito?
«Non si poteva, era in terapia intensiva. Mi ha tenuto informato il suo genero, Marco Ravaglioli. Ero in partenza per un comizio a Pozzuoli quando è arrivata la notizia, l´ho chiamato e mi ha rassicurato: i medici ci hanno tranquillizzato».

Ora come sta?
«È vigile, attento. La terapia intensiva è una precauzione giusta quando si ha qualche primavera in più».

E lei è ripartito per Pozzuoli, giusto?
«Al comizio, quando ho raccontato questa cosa del ricovero, c´è stata un´ovazione. Un applauso caloroso, mi dicevano: ce lo deve salutare quando esce!».

andreotti giulio

Il tempo allontana i brutti ricordi, il passato sembra sempre migliore...
«Il fatto è che si è perso lo stampino della politica, al di là delle diverse opinioni sul personaggio. Nel passato c´era un campo comune, c´erano dei fondamentali che erano riconosciuti da tutti, salvo poi differenziarsi nelle varie famiglie politiche. In Europa è ancora così: socialisti da una parte, popolari dall´altra, spesso gli uni contro gli altri ma a volte alleati. Mentre da noi non esiste più nulla».

CIRINO POMICINO

È vero che Andreotti ha scherzato quando ha visto che gli avevano assegnato la stanza numero 17?
«Sì, tutta la sua vita l´ha gestita con ironia verso se stesso e verso il mondo. Ricordo che, quando ero un giovane deputato, facevo parte della Vigilanza Rai e ci fu un servizio tv che lo accostava all´omicidio Pecorelli. Allora corsi da lui tutto indignato ma Andreotti mi smontò subito: stai tranquillo, se l´umanità è sopravvissuta a Hiroshima figurati se io non posso sopravvivere a un servizio tv».

Lei ha avuto tre operazioni al cuore, come si sente un uomo di potere immobilizzato a letto tra la vita e la morte?
«In terapia intensiva ti passa davanti tutta la vita: i pensieri cattivi perdono la loro violenza mentre i ricordi migliori ti fanno uscire una lacrima».

Una volta lei e Andreotti foste ricoverati insieme, vero?
«Esatto, lui per calcoli biliari e io per il mio primo infarto. Mi disse: vedi Paolo, ognuno è andato all´ospedale per una malattia legata al proprio carattere. Tu che sei passionale ti sei beccato un infarto, io invece ho avuto la colecisti per aver ingoiato troppa bile. Ma tutta la vita di Andreotti è stata un avvenimento».

Mino PecorelliGIULIO ANDREOTTI - Copyright Pizzi

Che intende?
«Mi viene in mente un altro episodio. In quei giorni, a villa Stuart, oltre ad Andreotti era ricoverato anche Alighiero Noschese. A quel tempo il più grande showman, molto popolare. Improvvisamente si sentì un colpo in corsia, la scorta di Andreotti tirò fuori le pistole, poi si scoprì che si era suicidato Noschese».

Su Wikipedia Andreotti oggi l´avevano già dato per morto, lo sapeva?
«L´ho letto. Avrà fatto le corna quando l´ha saputo, ne sono sicuro. Ma avere un "coccodrillo" ancora in vita porta fortuna. Io ne ho ricevuti tre da amici giornalisti e ne sono uscito più pimpante di prima».

 

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IL DILEMMA CINESE - DOPO LA FUGA DEL DISSIDENTE L’ENTUSIASMO DEGLI ATTIVISTI CINESI È DURATO POCO

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Maurizio Molinari per "La Stampa"

chen guangcheng

La rocambolesca fuga di Chen Guangcheng, la trattativa segreta Washington-Pechino e l'irritazione del dissidente con gli Stati Uniti sono i tre momenti di una crisi che vede l'amministrazione Obama oscillare fra difesa dei diritti umani e Realpolitik con Pechino, trasmettendo in patria un'immagine di incertezza che non giova al presidente in piena corsa per la rielezione.

chen guangcheng all ambasciata americana di pechino

Quando, nella notte senza luna del 22 aprile, Chen fugge dalla casa nello Shandong dove vive con la moglie da quasi due anni in una condizione di prigionia, l'intesa fra Washington e attivisti per i diritti umani funziona in maniera perfetta. Il non vedente Chen salta i muri costruiti dalla polizia, attiva un cellulare fino a quel momento senza batteria per dare appuntamento a He Peirong, insegnante di inglese, che lo va a prendere in auto in un luogo prestabilito, accompagnandolo poi per oltre 480 km fino a Pechino dove in un parcheggio di periferia li aspetta un'auto dell'ambasciata americana, che riesce ad entrare nella sede diplomatica sfuggendo ai controlli dei servizi cinesi, accortisi di quanto sta avvenendo.

chen guangcheng lascia lambasciata americana a pechino

Il successo di una fuga che evoca episodi avvenuti nella Berlino divisa durante la Guerra Fredda mette in evidenza l'esistenza e l'efficienza - di un network di legami clandestini fra dissidenti, diplomatici e Ong Usa come ChinaAid che coglie di sorpresa le autorità di Pechino e scatena l'euforia fra gli oppositori.

chen guangcheng

Ma da quando i portoni dell'ambasciata Usa si chiudono alle spalle di Chen, la situazione inizia a mutare. L'ambasciatore Gary Locke, tornato precipitosamente da Bali dove era in vacanza, incontra il dissidente per verificarne le intenzioni e riportare ordine nella sede diplomatica. Per due volte Locke, ex ministro di Obama, e Chen si parlano da soli. Poi Chen ha per interlocutore Harold Koh, consulente legale del Dipartimento di Stato per caso a Pechino, mentre da Washington arriva Kurt Campbell, vice per l'Asia di Hillary Clinton, per trattare con le autorità cinesi che minacciano di far saltare gli imminenti colloqui strategici di Hillary e Geithner.

BARACK OBAMAHillary Clinton

Il risultato della doppia trattativa è l'accordo che Locke lunedì sottopone all'avallo di Washington per chiudere la crisi: Chen lascia l'ambasciata, come chiesto da Pechino, è affidato ad un'equipe medica mista cinese-americana per curare le ferite al piede procuratesi durante la fuga e quindi si trasferirà con i famigliari a Tainjin, considerata più sicura perché vicina alla capitale e dunque possibile luogo di frequenti incontri con visitatori stranieri. La Casa Bianca dà luce verde all'accordo di Locke perché da un lato può vantare un risultato concreto per Chen, consentendogli di lasciare la casa-prigione nello Shandong, e dall'altro scongiura il corto circuito con Pechino che «resta un nostro partner strategico su più tavoli» come precisa il portavoce presidenziale Jay Carney.

hu jintao

Ma l'apparente miracolo diplomatico di far coincidere rispetto dei diritti umani e la Realpolitik s'infrange appena Chen arriva in ospedale. Si trova infatti senza più americani intorno e ascolta dalla voce della moglie la descrizione delle violenze, fisiche e psicologiche, subite da parte delle autorità cinesi nelle ultime due settimane. Il dissidente si sente tradito e abbandonato dagli americani, e ancor più minacciato dai cinesi, e così decide di affidare alla «Cnn» l'appello a Obama di garantirgli asilo politico e a Hillary di portarlo via con sè quando il suo aereo a fine settimana lascerà Pechino per Washington. La Casa Bianca, presa in contropiede, affida a Locke il compito di rispondere a Chen spiegando che «è uscito da questa ambasciata di sua volontà e non ci ha chiesto asilo».

WEN JABAO

Ma il duello a distanza fra Locke e Chen è un boomerang politico in patria perché mette in risalto il disappunto del dissidente per quello che si presenta come un compromesso che premia la Realpolitik a scapito dei diritti umani. Tantopiù che la Casa Bianca si spinge fino ad assicurare che «Chen vuole restare in Cina» in contraddizione con l'audio dell'intervista che la «Cnn» continua a trasmettere. E il rivale repubblicano per la Casa Bianca attacca: «Per Obama è il giorno della vergogna». L'epilogo della crisi tuttavia deve ancora essere scritto perché fino a quando la Clinton non decolla Chen può continuare a sperare.

 

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SU IL BRACCIO, GIÙ IL PISELLO! - VANNO ALL’ASTA I SEX-FILE DI HITLER: SCOREGGIAVA CONTINUAMENTE E SI INIETTAVA SPERMA DI

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Vittoria Cecchi Gori da Gawker

cartella clinica di hitlerCARTELLA CLINICA SULLE CARATTERISTICHE SESSUALI DI HITLER


http://gaw.kr/INzRPi

Il "Washington Examiner" riporta che, la prossima settimana, verranno venduti all'asta da Alexander Historical Auctions alcuni documenti appartenuti a Hitler. Tra questi, due sono i più curiosi perchè parlano della sua salute e la loro base d'asta è di 2.000 dollari ciascuno. Questi documenti, uno compilato dal suo dottore personale, Dr. Erwin Giesing, rivelano che il Fuhrer soffriva di flatulenza a causa della sua dieta vegetariana e si sottoponeva regolarmente ad iniezioni di sperma di toro per rinvigorire la sua libido, dopo un calo del desiderio sessuale.

Sulla vita sessuale del Fuhrer, i documenti rivelano che Hitler si ‘godeva' la compagnia di molte donne attraenti e non aveva patologie o problemi agli organi riproduttivi. Però, con il passare del tempo e l'incremento di responsabilita' la libido era diminuita. Il Dr. Theodore Morrell crede che, nonostante Hitler non fosse molto attratto dal sesso, avesse rapporti sporadici con Eva Braun. La coppia dormiva in camere separate. Il Dr. Geising racconta che Hitler era diventato consumatore abituale di cocaina perchè soffriva di sinusite e di come, con il tempo, ne fosse diventato dipendente perchè trovava avesse caratteristiche ricreative e per questo motivo il medico gli aveva dovuto diminuire le dosi.

EVA BRAUNHITLER

 

 

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MONTEZEMOLO REPLICA ALÂ’ATTACCO DI ROMITI: "PORTO RISPETTO PER LE PERSONE ANZIANE"

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Affaritaliani.it:

Cesare Romiti LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO

"Io appartengo ad una famiglia che mi ha sempre insegnato di avere rispetto per le persone anziane". Il presidente della Ferrari, Luca Cordero di Montezemolo, sceglie Affaritaliani.it per rispondere al durissimo attacco lanciato da Cesare Romiti, sabato scorso, nel corso della trasmissione televisiva 'Che tempo che fa' condatta da Fabio Fazio ('Montezemolo è bugiardo come Berlusconi', aveva detto l'ex amministratore delegato della Fiat di Giovanni Agnelli.

L'ATTACCO DI ROMITI A MONTEZEMOLO

"Mi auguro vivamente per il Paese, per l'opinione pubblica, per il benessere di quelli che sono oggi i miei nipoti e che saranno i figli dei miei nipoti, che Luca Cordero di Montezemolo non faccia politica". Sono le parole di Cesare Romiti, ex amministratore delegato della Fiat di Giovanni Agnelli, durante il programma "Che tempo che fa", su Rai Tre.

CESARE ROMITI - copyright Pizzi LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO

"Non c'è mica molta differenza tra Montezemolo e Berlusconi", aggiunge, "uno ha i capelli, l'altro non li ha". Romiti racconta anche un aneddoto riportato nel suo ultimo libro, "La storia segreta del capitalismo italiano". Era a casa della cantante di Caterina Caselli e Bettino Craxi gli chiese: "Senta Romiti, lei mi deve dire una cosa: ma tra questi due chi è il più bugiardo? Perché che siano bugiardi si sa, ma lei che li conosce meglio di me forse può aiutarmi a risolvere il dubbio". La risposta di Romiti fu lapidaria: "Concordo con lei che sono due grandi bugiardi, ma se proviamo a tirare una moneta in aria, sono sicuro che cadendo rimarrebbe dritta".

 

 

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STEVE JOBS ATTORE: LO SPOT MACINTOSH DIRETTO DA RIDLEY SCOTT NEL 1984- PINAULT VOLEVA CHE LINDA EVANGELISTA ABORTISSE

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Vittoria Cecchi Gori per Dagospia

1 - MICK JAGGER COMICO A “SATURDAY NIGHT LIVE”...

MICK JAGGER

http://bit.ly/JHzHap
The Mirror -
Sir Mick Jagger dei Rolling Stones ha confermato che sara' l'ospite nel finale (di stagione) del programma televisivo americano "Saturday Night Live".

KATE

Jagger era stato ospite musicale dello show due volte. Questa volta però recitera' nelle scene comiche con gli altri comici. La puntata andra' in onda il 19 maggio.


2 - KATE CREDE DI AVERE IL LATO B MOLTO PIU' BELLO DI PIPPA...

LATO B DI PIPPA

http://bit.ly/J35YWg
Now -
Tipica competizione tra sorelle. Si dice che Kate, 30, trovi molto divertente l'attenzione del mondo sul lato b di Pippa, 28.

Segretamente, però, pensa che il suo derriere sia di gran lunga più bello di quello della sorella minore. Le sue continue prese in giro saranno un segno di gelosia?


3 - STEVE JOBS ATTORE: RIEMERGE LO SPOT MACINTOSH DIRETTO DA RIDLEY SCOTT NEL 1984 (VIDEO)...

The InQuisitr - Steve Jobs sara' ricordato per aver inventato gadget come l'ipod, ipad e iphone ma pochi sanno che era anche attore. In questo vecchio spot televisivo per la Machintosh, del 1984, Jobs recitava il ruolo del Presidente USA, Franklin Delano Roosevelt.

STEVE JOBS

La pubblicita' dura 9 minuti ed e' stata diretta dal grande regista Ridley Scott (Il Gladiatore). Veramente incredibile e imperdibile!!!

Guarda il video qui:
http://bit.ly/KdRDrM


4 - CHE SORPRESA! PINAULT VOLEVA CHE LINDA EVANGELISTA ABORTISSE (E LEI ORA GLIELA FA PAGARE)...

FRANCOIS-HENRI PINAULT, SALMA HAYECK E LINDA EVANGELISTA

http://bit.ly/Kkon6u
Hollywood Life -
Per Francois-Henri Pinault la gravidanza inaspettata di Linda Evangelista era stata una complicazione e per questo aveva chiesto all'ex top model di abortire. Lo dichiarano gli avvocati della Evangelista al "New York Post".

Pinault ha ammesso in tribunale di averla lasciata quando ha scoperto che era incinta, dopo soli quattro mesi di relazione. Il miliardario francese è convinto che Linda sia rimasta incinta intenzionalmente. Non sarebbe ne' la prima, e ne' l'ultima a farlo... visto che ora chiede 46.000 dollari al mese di mantenimento per il piccolo August.

BEYONCE


5 - BEYONCE TRADITA?...

http://bit.ly/J0NBTt
Jezebel -
"In Touch" riporta che Jay Z abbia flirtato, ballato e scherzato tutta la notte con una ragazza al club Catch di New York. Si comportava come se non fosse un marito o un padre ma un ragazzo single, commenta una fonte.

A fine serata aveva speso 20.000 dollari per pagare al club drink vari tra cui quelli a un gruppo di belle ragazze. Jay Z esce solo frequentemente e Beyonce non e' per niente felice. Per questo litigano continuamente. Il loro matrimonio riuscira' a superare questa brutta fase?

ELLE PARTY: JENNIFER ANISTON


6 - JENNIFER ANISTON GELOSA DELL'EX...

http://bit.ly/J0NBTt
Jezebel -
Secondo la rivista "OK!", Jennifer Aniston e' gelosa che Justin Theroux parli ancora con la sua ex Heidi Bivens.

Un insider racconta che la star gli avrebbe detto di decidere tra lei e la Bivens causando una grande lite. Jen non vuole essere tradita di nuovo specialmente con una ex che crede sia ancora innamorata del suo boyfriend.

MEGAN FOX


7 - MEGAN FOX DI NUOVO MOLTO SEXY...

http://bit.ly/IxPY2S
Just Jared -
Megan Fox e' finalmente vestita in maniera sexy nella campagna pubblicitaria di The Sharper Image: camicia bianca sbottonata, lingerie di pizzo nero e autoreggenti.

La foto intera nella gallery...


8 - MORTI CHE PARLANO, SU FACEBOOK E TWITTER...

THE WALKING DEAD - ZOMBIE

http://bit.ly/JiUleA
The Stir -
Un nuovo sito permette ai defunti di continuare a postare messaggi su Facebook o Twitter. Grazie a "DeadSocial" si possono memorizzare messaggi e scegliere date e tempi in cui farli postare sui social network.

Basta scegliere un familiare o amico da fare da "super amministratore" dell'account che dovra' notificare a DeadSocial la data di morte. A quel punto i messaggi del "defunto" verranno postati con l'intervallo da lui scelto - giorni, settimane o perfino anni.

ANGELINA JOLIE


9 - ANGELINA ACCETTA DI INGRASSARE...

http://bit.ly/J0NBTt
Jezebel -
Angelina Jolie si e' guardata allo specchio e non si e' piaciuta. Ora che sta per sposarsi vuole tornare ad avere un corpo piu' sexy come quello che aveva quando ha conosciuto Brad.

Angie e Brad hanno contattato lo chef inglese Jamie Oliver che, con le sue famose ricette, fara' ingrassare un pochino la bellissima star. 

CAMERON DIAZ


10- CAMERON DIAZ SCIOCCA...

http://bit.ly/Jwu9eb
Hollywood Life -
Cameron Diaz non fa la diva, ma lo e'. Niente parrucchieri famosi, lei si fa fare i capelli da una sua cara amica. Peccato che l'ultima volta, questa abbia sbagliato tagliandoglieli un po'troppo.  Cameron ne ha fatto una tragedia!

Si e' messa a piangere e a urlare, arrabbiatissima. "Mi sentivo brutta, vulnerabile". A quel punto anche l'amica e' scoppiata piangere. Solo due giorni dopo Cameron l'ha contattata per scusarsi.

JENNIFER LOPEZ


11 - JENNIFER LOPEZ PROMUOVE IL SUO TOY BOY ...

http://bit.ly/K6k2AT
Just Jared -
Si vede che Jennifer Lopez crede veramente nel talento del suo nuovo boyfriend. Casper Smart è stato promosso dalla star coreografo del suo tour mondiale con Enrique Iglesias.

Guarda le nuove foto di J. LO a Los Angeles nella gallery...


12 - UOMO FA CAUSA ALLA BMW PER LA SUA EREZIONE...

LOGO BMW

http://bit.ly/L4YjeF
Fit Perez -
Henry Wolf, 52 anni, ha fatto causa alla BMW e ad una compagnia che produce sellini per moto perche' pare che gli abbiano causato un'erezione durata quasi due anni. Ciò è accaduto a seguito di un viaggio di quattro ore sulla moto.

Wolf sostiene che l'erezione indesiderata si sia sviluppata a causa della configurazione del sedile e il tempo lungo di permanenza sulla moto.

DITA VON TEESE

Ora spera che i danni coprano i salari persi, le spese mediche e lo stress emotivo subito.

Secondo i medici la moto e il sedile sono stati direttamente responsabili per l'erezione ‘insistente', una condizione chiamata priapismo.


13 - DITA VON TEESE: STATUINA D'ORO...

DITA VON TEESE

http://bit.ly/JiUbDK
Just Jared -
Dita Von Teese ha indossato un bellissimo abito color oro per una serata a Londra. La ballerina di Burlesque e' ritornata al suo albergo dopo le  2 del mattino.
Guarda le foto nella gallery...


14 - LA CENA DI CLOONEY PER OBAMA: FINO A 12 MLN $...

BARACK OBAMA

http://bit.ly/L4Y9UF
The Hollywood Reporter -
Fonti hanno raccontato che la cena organizzata da George Clooney per raccogliere fondi per la campagna di rielezione di Barack Obama potra' raccogliere fino a 12 milioni di dollari.

DEMI MOORE

Sara' l'evento di raccolta fondi per una campagna presidenziale piu' importante della storia. Gli inviti sono gia' sold-out.


15 - DEMI MOORE CAMBIA IN SUO NOME SU TWITTER...

http://bit.ly/IxQ5eV
Hollywood Life -
Demi Moore non e' piu' Mrs. Kutcher, neanche su Twitter. Ha cambiato il suo nickname a @JustDemi (solo Demi).

MICHAEL JACKSON


16 - MICHAEL JACKSON RIVIVE PER LA PEPSI...

http://bit.ly/Kzsp5w
Newser -
Michael Jackson sara' testimonial della nuova campagna di marketing globale della Pepsi. Presto saranno prodotte nuove lattine di soda con l'immagine del Re del Pop in una delle sue pose emblematiche. Jackson già nel 1983 era stato il volto della Pepsi!


17 - ROSIE HUNTINGTON-WHITELEY E STACY KEIBLER AL CONCERTO DEI COLDPLAY...

CONCERTO COLDPLAY: ROSIE HUNTINGTON-WHITELEY E STACY KEIBLER

http://bit.ly/IJBGfl
JUst Jared -
Rosie Huntington-Whiteley e Stacy Keibler erano solo due delle star presenti al Concerto dei Coldplay all' Hollywood Bowl a Los Angeles.
Guarda le foto nella gallery...


18 - COLIN FARRELL SEXY SUL SET...

COLIN FARRELL

http://bit.ly/Kv0bbh
Just Jared -
Colin Farrell e' stato fotografato sul set del suo nuovo film "Dead Man Down". L'attore stava girando scene d'azione insieme alla sua co-star Dominic Cooper.
Le foto, nella gallery...


19 - EVA MENDES AD UNA PROIEZIONE A LOS ANGELES...

EVA MENDES

http://bit.ly/IsuU8T
Just Jared -
Eva Mendes in stile retro sul red carpet  per la proiezione del  film "Girl in Progress" a Los Angeles.
Guarda le foto nella gallery...


20 - IL VINO ALLA MARIJUANA DI NAPA VALLEY...

http://bit.ly/IL9Xch
Laughing Squid -
Nel nord della California, specialmente in Napa Valley, e' molto di moda creare e consumare vino infuso di marijuana, fatto in casa. Il ‘Vino all'Erba', riporta "The Daily Beast", e' prodotto dalle vinerie stesse ma in segreto.

VINO ALLA MARIJUANA

Il Cabernet californiano e' perfetto in combinazione con la cannabis e in molti credono sia il futuro per Napa. "Tutti amano il vino e tutti amano l'erba", dice Crane Carter, presidente del gruppo di Coltivatori di Marijuana di Napa Valley.


21 - LO SPRAY CHE TI UBRIACA IN POCHI SECONDI (BY PHILIP STARK)...

SPRAY "WAHH QUANTUM SENSATIONS"

http://bit.ly/J6sfFA
Daily Mail -
Due scienziati americani hanno sviluppato uno spray per bocca, chiamato ‘Wahh Quantum Sensations'. Bastano poche gocce di questo spray per renderti immediatamente e completamente ubriaco. Gli effetti durano pochi minuti e poi l'individuo puo' proseguire la sua giornata sobrio.

Disegnato dal famoso architetto francese Phillip Stark e' stato presentato a Parigi ieri. Stark dice che la sensazione e' fantastica perche' ti fa sentire gli effetti positivi dell'alcol senza quelli negativi sul corpo. Il prodotto sara' venduto in Europa a 20 euro l'uno (da 21 spruzzi).


22 - DA BELLI A CESSI: STAR INVECCHIATE MALE...

INVECCHIATI MALE

http://bit.ly/JHzBiX
http://bit.ly/JiUdM5
Radar -
Quasi nessuno migliora con l'eta' ma almeno le star hanno tutte le risorse per provarci. "Radar" ha compilato una classifica di famosi belli nel passato ma che sono invecchiati male: l'attore-boxer Mickie Rourke, Lara Flynn Boyle e il rocker Axl Rose hanno esagerato con i ritocchini.

INVECCHIATI MALE: KATHLEEN TURNER

Il cantante Vince Neil, Nick Nolte e Kathlyn Turner sono stati rovinati dalla dipendenza all'alcol. Shannon Doherty era carina in Beverly Hills 90210 ora invece ha la faccia tutta gonfia. Lo stesso vale per Melanie Griffith, anche lei pazza esagerata di filler e punturine.

Lindsay Lohan era una bambina adorabile ora ha la bocca a trota. Val Kilmer era stupendo in "Top Gun", ora e' irriconoscibile e poco curato
Scoprili tutti!
Guarda le foto del prima e il dopo nella gallery...

CANDICE SWANEPOEL


23 - TULISA E' MEGLIO DI CANDICE?...

http://bit.ly/KdRyEC
Just Jared -
Molti non concordano con la scelta di "FHM" magazine di Tulisa Contoslavos come la donna piu' sexy del 2012.

ESTELLA WARREN

Ma non era piu' bella la modella di lingerie Candice Swanepoel? Eccola a St. Barths per il nuovo servizio fotografico di Victoria's Secret.
Guarda le foto nella gallery...


24 - ESTELLA WARREN IN TOPLESS...

http://bit.ly/J0NJSL
Egotastic! -
L'attrice Estella Warren ha posato in topless seminuda in alcune foto molto hot per la rivista "Treats".
Guardale tutte nella gallery...

ESTELLA WARREN

 

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THE BLAIR’S PROJECT - QUAL È IL PROGETTO DELL’EX PREMIER BRITANNICO? TORNARE ALL RIBALTA CON I LABOURISTI!...

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Gaia Cesare per "il Giornale"

Tony Blair

Tremate, tremate, Blair e le sue stregonerie son tornate. Come per incantesimo, è bastata un'indiscrezione - la notizia che l'ex premier vuole tornare ad avere un ruolo nella politica britannica - per avvelenare in un colpo solo il boccone di laburisti e conservatori, ognuno alle prese coi propri guai: la forte perdita di consensi per i Tory al governo e la crisi di leadership del Labour all'opposizione.

David Cameron

In attesa dei risultati delle amministrative, che saranno resi noti oggi, nel giorno che con molta probabilità riconfermerà il Tory Boris Johnson sindaco di Londra, ma anche nel giorno in cui i laburisti dovrebbe prendersi la rivincita in centinaia di consigli comunali, il terremoto Blair spiazza tutti e ridisegna nuovi scenari.«È pronto - ha riferito a Public Affairs News, una fonte vicina all'ex premier - Vuole tornare a impegnarsi in Gran Bretagna. Ha cose da dire ed è convinto che sia arrivato il momento».

Come per incantesimo, il mago del «New Labour» - ex primo ministro dei record, arrivato a Downing Street a soli 43 anni e uscito nel 2007 dopo una storica tripletta elettorale, il protagonista della «Cool Britannia» in cui l'economia marciava, la City dominava e Londra era la città più trendy del pianeta, il leader della «Terza Via» che ha fatto sognare la sinistra mondiale, ha fatto rizzare i capelli alla sinistra degli ortodossi e ha convinto i mercati, i liberali e pure Sua Maestà - finisce per turbare il sonno a laburisti e conservatori.

ED MILIBAND CON IL SUN

Perché il ciclone Blair ha due effetti. Primo: fa tremare David Cameron, la cui leadership da oggi rischia di essere messa pesantemente in discussione se, come dicono i pronostici, i Tory vinceranno davvero solo a Londra, dove a trionfare è però uno dei più insidiosi rivali interni del premier, quel Boris Johnson che ieri sul Sun ha attaccato governo e Tesoro, toccandoli nel vivo e mostrando ambizioni da capo di governo: «Non è stata la mia finanziaria. Non ho visto tutti i dati del Tesoro ma è altamente improbabile che avrei presentato una Finanziaria del genere».

BORIS JOHNSON

Secondo effetto: il grande ritorno di Blair fa tornare il Labour a sognare, ma gli crea anche un grosso problema interno. Terrorizza l'ala dura del partito, che non gli ha mai più perdonato la decisione di entrare in guerra con l'Irak, l'amicizia con Bush, lo stile di governo mediatico (fu padrino della figlia di Murdoch ma lo si è scoperto solo a scandalo scoperchiato) e ora, nei suoi cinque anni lontani da Westminster, non gli perdona i soldi facili fatti con le conferenze (250 mila dollari per un discorso di un'ora e mezzo) e le consulenze strapagate (un milione di dollari l'anno) per gli amici della banca d'investimento JPMorgan Chase.

Il quotidiano progressista Guardian - nemico del Blair «guerrafondaio» - ieri ha lanciato sul sito un sondaggio il cui risultato - a click ancora aperti - era già netto: il 68% dice no al ritorno dell'ex premier. Impietosi i commenti: «Benvenuto sì, con un mandato d'arresto»; «Caz.., i Tory hanno già un leader».

Eppure Blair, politico dal grande fiuto, è convinto che i tempi siano maturi e ha assunto una nuova responsabile per la comunicazione, Rachel Grant. Addio al ruolo e agli scarsi risultati di inviato di Onu, Usa, Russia e Ue per il Medio Oriente. Il primo passo sarebbe un seggio alla Camera dei Lord, ma l'obiettivo finale è Downing Street. A luglio farà la sua prima uscita a una cena per le Olimpiadi al fianco di Ed Miliband. Il leader del Labour si dice «deliziato» dall'idea di vederlo di nuovo in campo. Forse la prova che la leadership laburista non è mai stata così debole.

 

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“AFFINITÀ ELETTIVE” (ED EDITORIALI): FELTRINELLI ENTRA NEL CAPITALE DELLA SCUOLA PER NARRATORI DI ALESSANDRO BARICCO

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Mario Baudino per "La Stampa"


1 - PIÙ FISCO PER STEPHEN

STEPHEN KING

Tasse King size Stephen King vuole pagare più tasse. Il signore del brivido lo ha ripetuto di recente in un incontro con i lettori in Florida, e lo ha scritto sul Daily Beast. Trova ingiusto che uno come lui, in America dove i ricchi sono tassati meno della classe media, debba sborsare un'aliquota del 28 per cento sui suoi lauti guadagni. Dovrebbe, dice, pagare almeno il 50 per cento. E così gli altri paperoni, com'è evidente. Qui da noi il premier Monti lo avrebbe certamente abbracciato (ammesso che sia nel suo stile). In America, invece, è stato sommerso di critiche.

J K ROWLING

«Stacca un assegno e chiudi la bocca», racconta che gli hanno urlato dal pubblico. Pensare che King gli assegni già li stacca: quattro milioni di dollari all'anno in donazioni benefiche. Non è il solo, ammette. La pratica della donazione è diffusa. Ma, aggiunge, da sola non basta. Non riuscirà mai a fermare, poniamo, il riscaldamento globale, «e nemmeno ad abbassare di un solo penny il prezzo della benzina». Un re dell'horror col cuore d'oro. Importiamolo.

2 - MAURI PER SEMPRE

ALESSANDRO BARICCO

Sarà il gruppo editoriale Mauri Spagnol a pubblicare il nuovo libro per adulti di Kate Rowling, A Casual Vacancy (che potremmo tradurre «un'accidentale distrazione»). Nel mondo anglosassone uscirà il 27 settembre, da noi la data è ancora incerta, così come il titolo. Gems è lo storico editore italiano della saga di Harry Potter (i sette volumi, usciti sotto la sigla Salani, hanno venduto fino a oggi dieci milioni di copie) e l'esito della grande trattativa internazionale che si è svolta proprio nei giorni della Fiera del libro di Londra, appariva, se non scontato, molto probabile. I maghetti non si distraggono facilmente.

carlo-feltrinelli

3 - OGGI SPOSI

Feltrinelli e Scuola Holden, da oggi sposi. Il gruppo milanese è entrato con il 49,8% nel capitale della scuola per narratori fondata da Alessandro Baricco. Già Carlo Feltrinelli aveva una quota a titolo personale, ma ora è la casa editrice ad assumere direttamente la partnership. Carlo Feltrinelli parla di «affinità elettive» che si si sono infine formalizzate. Baricco di un processo «quasi naturale». Salvo qualche titolo per Fandango, Feltrinelli è del resto il suo editore. Ancor più sposi.

 

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GENERALI DIETRO LA COLLINA (SVIZZERA) - È RICOMINCIATA LA FUGA DI CAPITALI ALL’ESTERO, E SAPETE CHI GODE? LE GENERALI!

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Vittorio Malagutti per il "Fatto quotidiano"

GIOVANNI PERISSINOTTO

Il governo italiano dà una mano agli evasori con lo scudo fiscale? La Banca Generali, controllata dall'omonimo gruppo di Trieste, fa soldi a palate con i soldi di ritorno dalla Svizzera. Giulio Tremonti esce di scena e dello scudo nessuno parla più, anzi, ricomincia alla grande la fuga di capitali all'estero? Niente paura. Le Generali di Trieste ci guadagnano un'altra volta.

SEDE GENERALI

Già, perchè il più grande gruppo assicurativo del Paese offre un comodo rifugio a chi non ne può più del fisco nostrano. Un rifugio che si chiama Banca della Svizzera Italiana. La Bsi, al pari di altri istituti elvetici, da decenni è un efficiente cassaforte del denaro nero del Belpaese. Ma in questa banca di Lugano, a differenza delle altre, comandano gli italiani, quelli di Trieste.

Anche l'anno scorso, nonostante la bufera finanziaria, la Bsi ha continuato a macinare utili. I profitti operativi, a dir la verità, sono calati da 203 a 165 milioni di franchi (circa 137 milioni di euro), ma il risultato finale, grazie ad alcuni proventi straordinari, è addirittura aumentato rispetto al 2010, toccando i 58 milioni di franchi (48 milioni di euro) contro i 57 milioni dei dodici mesi precedenti.

BANCHE SVIZZERE

Numeri niente male, tutto sommato, a maggior ragione se si pensa che per i grandi istituti elvetici il 2011 è stato un anno nero. Gli utili dell'Ubs sono calati del 44 per cento e per il Credit Suisse è andata ancora peggio: profitti giù del 62 per cento. Queste però sono banche giganti, con attività in tutto i mondo, penalizzate soprattutto dalla crisi delle Borse.

Per la BSI, come per gli altri istituti specializzati nella gestione di patrimoni, la musica è diversa. Per loro la crisi può diventare addirittura un'occasione per aumentare il giro d'affari. Se nei grandi Paesi d'Europa il fisco si fa più severo (almeno a parole) con l'obiettivo dichiarato di combattere i deficit pubblici, a Lugano hanno tutto da guadagnarci. Il timore di nuove imposte mette le ali ai piedi degli evasori. E il fiume di soldi neri in direzione della Svizzera, o verso altre piazze off shore, si ingrossa ancora. Così, mentre le Borse crollano e l'economia mondiale arranca, i banchieri svizzeri si attrezzano di conseguenza, pronti come sempre ad accogliere i capitali in fuga. É la solita vecchia storia: quando i ricchi scappano i paradisi fiscali ingrassano.

LUGANO-BANCHE SVIZZERE

La Bsi è un marchio da sempre molto affermato sulla piazza di Lugano. Cinque anni fa la banca del gruppo Generali ha investito oltre un miliardo di euro per comprare la Banca del Gottardo, ovvero il suo maggior concorrente nel Canton Ticino. La Gottardo, manco a dirlo, era un altro degli indirizzi preferiti degli esportatori di valuta nostrani. Con il senno di poi molti analisti hanno giudicato un po' troppo elevato il prezzo sborsato per l'acquisizione. Il prezzo fu certamente influenzato dal clima di euforia diffuso a quel tempo nel mondo della finanza.

CAVEAU

L'esborso però si spiega soprattutto con i vantaggi strategici dell'operazione. La banca acquisita si portava in dote un portafoglio di capitali in gestione pari a oltre 30 miliardi di franchi, che andavano ad aggiungersi ai 65 miliardi della Bsi. Il crollo delle Borse ha poi sgonfiato quelle cifre. Nel 2011 il gruppo bancario ha dichiarato di gestire per conto della clientela oltre 77 miliardi di franchi svizzeri, cioè qualcosa come 64 miliardi di euro. Ovviamente quei soldi non portano tutti la targa italiana. Si può però stimare che almeno la metà, e forse più, sono arrivati dal nostro Paese.

Quei capitali, però, non sono tutti custoditi nei forzieri della sede di Lugano. Il fatto è che negli ultimi tre anni, la banca del gruppo Generali è andata alla ricerca di nuovi orizzonti. Orizzonti off shore, ancora una volta. Ed ecco che la Bsi proprio pochi mesi fa ha ottenuto una nuova licenza bancaria ad Hong Kong. E Singapore è diventata la sede con il maggior numero di dipendenti dopo Lugano. Come dire, semmai il fisco italiano diventasse troppo aggressivo, i soldi vanno in Estremo Oriente, un rifugio a prova di indagini.

 

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GLI STIPENDI D’ORO DI ACEA LI PAGHIAMO IN BOLLETTA - IL DG GALLO SUPERA GLI 800 MILA € L’ANNO, PIÙ CASA E AUTISTA

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1- ACEA, GDF/SUEZ ESORTA COMUNE A PRIVATIZZARE PER EVITARE DANNI
Stefano Bernabei per Reuters -Gdf Suez , azionista di Acea , ha chiesto in assemblea che la società si tuteli dal rischio di subire influenze negative sul titolo e sui conti se il Comune, azionista di controllo, non rispetterà l'obbligo di privatizzare perdendo di conseguenza importanti contratti pubblici.

MARCO STADERINI E SIGNORA

Lo ha detto una rappresentante di Gdf Suez, che ha il 12,5%, in un intervento in assemblea che ricalca quanto già detto dall'altro azionista privato Francesco Gaetano Caltagirone, che ha il 16,3%, nei giorni scorsi. Dopo aver ricordato l'intendimento del Comune di cedere il 21% e il dibattito in corso in Campidoglio, Aurelia Carrere ha detto che "Acea non deve in nessuna maniera subirne delle conseguenze negative. E' importante che il Comune di Roma prenda una decisione rapidamente per evitare che lasci Acea in una condizione di incertezza".

MARCO STADERINI GIANCARLO CREMONESI

L'azionista ha avvertito che il contesto esterno è difficile e pesa sul titolo e ha sottolineato che "l'incertezza che sarebbe generata da una assenza di decisione dell'azionista di maggioranza potrebbe influire negativamente sul titolo in Borsa con un danno con tutti gli azionisti di minoranza".
Suez, come già prima Caltagirone, fa quindi pressing sulla società per spingere il Comune a decidere presto sulla privatizzazione che serve ad evitare che si perda la concessione per l'illuminazione pubblica.

Il fatturato di questa concessione vale meno del 2% del fatturato totale della società e Acea potrebbe comunque partecipare a una gara per riavere la concessione.
Sia Caltagirone che Suez sarebbero inoltre esclusi dalla privatizzazione riservata, secondo il Comune, ai soci che hanno meno del 2%, ma con il Comune al 30% sarebbero insieme a ridosso del 29% a un passo dall'azionista di controllo.
"Noi siamo preoccupati che qualora il dettato di legge non fosse rispettato Acea potrebbe perdere importanti contratti di servizio pubblico che dovrebbero restare in vigore per un lungo periodo di tempo, cosa che avrebbe un impatto negativo sull'andamento della società e sul livello occupazionale del personale dedicato a questa attività", ha osservato Carrere.

GIANCARLO CREMONESI E MOGLIE

In sede di replica in assemblea, il presidente di Acea Giancarlo Cremonesi ha detto che "effettivamente nel momento in cui la società dovesse perdere una o più concessioni dirette questo potrebbe essere un motivo di preoccupazione per gli azionisti di minoranza", dando sostegno agli interventi di Gdf Suez e di Caltagirone, ma dicendo di parlare "a titolo personale per non impegnare su questo il cda".
"Evidentemente, è un mio pensiero personale, l'apertura alla concorrenza va nella direzione auspicata dal governo e un numero maggiore di azioni sul mercato ritengo che possa migliorare l'andamento del titolo", ha detto Cremonesi.

Il presidente di Acea ha anche detto comunque, riprendendo l'intervento di un piccolo azionista che suggeriva una discesa del Comune in due tappe (al 40% a giugno 2013 e al 30% nel 2015), che questo non sarebbe un rischio per la società. "Non credo neppure, all'inverso, che sia un pericolo se il Comune dovesse vendere in tempi successivi (anziché tutto il 21% subito)".

Anche l'Ad Marco Staderini ha risposto all'azionista francese riscontrando che "la situazine attuale che vede una tempesta politica sulla decisione di privatizzare è una situazione che destabilizza il titolo". Per Staderini, quindi, "prima si riuscirà a definire una decisione tanto migliori gli effetti saranno sulla società. Questa è la situazione peggiore in cui si prospettano due mesi di braccio di ferro tra i favorevoli e i contrari alla privatizzazione".
Oggi Acea ha fatto presidiare l'ingresso della sede dove si svolge l'assemblea per il timore di azioni dimostrative contro la decisione di vendita del Comune.

GIANNI ALEMANNO

2- ACEA: PICCOLI AZIONISTI, NON VERO OBBLIGO VENDITA 21%
(ANSA) - I piccoli azionisti di Acea, nel corso dell'assemblea della società, hanno ribadito la loro contrarietà alla vendita del 21% voluta dal Comune di Roma. "La legge - ha spiegato il rappresentante dei piccoli azionisti Franco Di Grazia - non obbliga a cedere tutto il 21%, ma caso mai solo il 10% entro il 2013". Secondo Di Grazia, oltre tutto, "ai valori attuali sarebbero solo quattro soldi, sarebbe una svendita". Insomma, ha aggiunto, "i piccoli azionisti non devono essere presi in giro", anche perché nel tempo hanno investito nella società "ben 8mila miliardi" e "hanno pagato un peso enorme". I piccoli lamentano anche il fatto che Acea non abbia ancora presentato la trimestrale (in programma l'11 maggio) e sottolineano con preoccupazione "il crollo delle azioni in Borsa".

3- ACEA ELDORADO DEI MANAGER TRA STIPENDI D'ORO, SUPERAUTO E BENEFIT STELLARI
Giovanna Vitale per "la Repubblica"

Si chiama Acea l´Eldorado dei manager pubblici. Gente che a Roma ha trovato l´America: retribuita senza limiti alla faccia del rigore, gratificata con benfit da favola, case e alberghi pagati, macchine superlusso su cui viaggiare. Il tutto mentre il socio di maggioranza le sta provando tutte (compresa la vendita del 21%) pur di sopravvivere ai tagli e far quadrare i conti comunali.

LOGO GDF SUEZ

Basta leggere le cifre contenute nella "Relazione sulla remunerazione" che tra oggi e lunedì l´assemblea degli azionisti dovrà approvare insieme al bilancio 2011, per capire come mai le poltrone della multiutility siano così ambite. Tanto più che, al contrario di quanto avviene nelle società e gli enti statali (a eccezione delle quotate in Borsa), dove il governo Monti ha introdotto il tetto agli stipendi dei vertici, imitato a stretto giro dalla giunta Alemanno per le aziende capitoline, le quotate in Borsa non sono soggette ad alcun obbligo di continenza. Non fosse che l´austerity, coi tempi che corrono, sarebbe pratica raccomandabile per tutti. Come peraltro appena suggerito dal ministero dell´Economia alla controllata Enel.

Ma torniamo ad Acea. A battere tutti i record è il direttore generale Paolo Gallo. All´inizio del 2011, proprio quando il suo rapporto con Edipower stava per interrompersi, ha agganciato il salvagente di Piazzale Ostiense dove, in fondo a un lungo braccio di ferro, ha spuntato un trattamento economico da nababbo: 756mila euro di stipendio, più 86mila di benefit non monetari. Totale: 842mila l´anno.

PAOLO GALLO

Da segnalare: l´appartamento pagato al residence Aldovrandi, cuore dei Parioli, che vale all´incirca 4.300 euro al mese; l´auto a noleggio con conducente (un Suv superaccessoriato) a dispetto del "pool di autisti" istituito qualche mese fa dall´azienda per risparmiare, messo a disposizione di tutti i dirigenti (tranne lui) con macchine aziendali; la convenzione imposta ad Acea con il San Raffaele di Milano, sua città di provenienza, così da poter continuare la riabilitazione necessaria a rimettersi in sesto dopo un incidente di sci.

Secondo classificato, nella speciale hit dei Paperoni, l´amministratore delegato Marco Staderini. Per lui appena 350mila euro di retribuzione, 126mila di bonus e nessun altro beneficio: totale, 476mila euro secchi. All´incirca il 45% in meno rispetto a Gallo. A tallonarlo è il presidente Giancarlo Cremonesi: 300mila di stipendio, bonus di 108mila e, in più, una clausola di salvaguardia che vale oro. Se dovessero mandarlo via prima del tempo, bisognerà pagarlo per intero sino alla naturale scadenza del mandato.

STADERINI ALEMANNO CREMONESI

Non va peggio ai sette dirigenti con responsabilità strategiche, che nel complesso valgono circa 2 milioni (in media, poco meno di 300mila a testa). A stabilire il record è senz´altro Alberto Zangrillo, fratello del medico di fiducia di Silvio Berlusconi, sbarcato in Acea nel settembre scorso per guidare il Personale: prende un fisso di 285mila euro, più un variabile di circa 30mila, più un appartamento in affitto a piazza Santi Apostoli.

Ora uno potrebbe pensare: visto che Acea negli ultimi quattro anni ha quasi dimezzato il suo valore e che il tetto imposto dal governo ha calmierato il mercato, forse il Campidoglio chiederà un qualche ritocco agli strabilianti stipendi dei manager. L´occasione offerta dall´assemblea degli azionisti che dovrà mettere ai voti la succitata "Relazione sulla remunerazione". Magari il socio di maggioranza darà parere negativo. Macché. La delibera approvata ieri dalla giunta Alemanno ha acceso il semaforo verde, esprimendo una semplice raccomandazione al rigore nelle politiche retributive. Praticamente, acqua fresca.

 

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IL SACROSANTO SGANASSONE DI DELIO ‘RISSA’ A LJAJIC FA GIUSTIZIA DEL LETAME DEL CALCIO DEGLI ULTIMI TEMPI

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"TE L'HA SUGGERITO TUA MOGLIE IL CAMBIO?"
Malcom Pagani per il "Fatto quotidiano"

RISSA DELIO ROSSI LJAJIC FIGHT CLUB DELIO ROSSI

Il ragazzino ha vent'anni. È maleducato, protervo e convinto di chiamarsi Diego Maradona. Invece all'anagrafe è Adem Ljalìc e la sua partita con il Novara, durata meno di duemila secondi, è appena terminata. Richiamato per l'uruguagio di ventura Olivera al minuto trentadue, Adem ciondola verso la panchina.

Non è contento. Straparla. "Pezzo di merda, vecchio di merda". È abituato a farlo da quando è arrivato a Firenze di cui più dei monumenti, dicono, apprezzi le discoteche. Litigò violentemente con Sinisa Mihailovìc e adesso sta per provocare anche il suo successore, Rossi Delio da Rimini. Un padre che distribuiva l'Unità casa per casa, una vita porta a porta con la valigia da disfare da nord a sud, in peregrinazione costante da Foggia a Firenze. Ljalìc gli passa davanti, lo applaude, lo irride.

delio-rossi-boxerRISSA DELIO ROSSI LJAJIC

"Te l'ha suggerita tua moglie la sostituzione?". Seguono un paio di secondi di non ponderata riflessione in cui il signor Rossi, il tecnico che a Lecce trattava i minorenni del vivaio come un padre, decide di usare la cinghia. Gli punta il dito contro, poi si avventa tra le feritoie della panchina. Prova a colpirlo, poi tenta ancora. Un paio di schiaffi attutiti da giacche, braccia, grida, pugni in aria: "Mister, ma che cazzo fa?".

È una vignetta disneyana. Polvere, insulti e onomatopee. Non ride nessuno anche se Fedele Limone, storico vice di Rossi, uno che un nome da fumetto ce l'ha, capisce prima di tutti l'antifona e li divide. Ljalìc si divincola, trova una via d'uscita. Digrada verso l'esterno, incassa la solidarietà dell'ampia fronda anti-Rossi (Fèlipe, Romulo, De Silvestri), constata che non ha un solo graffio e per non perdere l'abitudine, infila anche un paio di "figlio di puttana".

DELIO ROSSI

Una brutta scena che a Rossi costa tre mesi di squalifica e la lettera di licenziamento (al suo posto Guerini), a Ljalìc l'espulsione dalla rosa e ai Della Valle l'ennesima frattura con la città, schierata, non da ieri, con il tecnico diventato con il passere delle ore eroe della curva.

Ieri mattina la voce di Rossi non tradiva emozione. Solo stanchezza da dividere tra telefonate in famiglia (tre figli, tutti in buona salute, di cui due, Greta, già fidanzata con Stefano Mauri della Lazio e Dario che lavora con Walter Sabatini della Roma in qualche modo, ancorati al calcio) e voglia di dimenticare.

delio rossi

Se Dario Rossi parla di "gesto da condannare assolutamente" ricordando come però in 28 anni mai avesse ricevuto un solo schiaffo dal padre, Delio rimanda approfondimenti a giorni meno caotici lasciando sibilare un "Preferisco l'etica ai moralisti" che molto spiega sullo stato d'animo di un signore che rischia l'aderenza vita natural durante a un attimo fuggente che non gli appartiene. Nel calcio, al riparo dalle telecamere (e qualche volta, vedi Cantona, anche davanti) la resa dei conti, meglio se rusticana, è un eterno classico. Bestie, ormoni, maschi. La nascosta normalità della sfera.

Da Nereo Rocco a Carletto Mazzone (che a Bologna, ne attaccò al muro più d'uno) passando per Bobo Vieri e Marcello Lippi. E poi Mancini e Dossena, Altobelli che lo schiaffo a Hansi Muller, reo di non avergli passato il pallone a San Siro, lo tirò en-plein air. O "l'asciugacapelli" di Alex Ferguson, guru del Manchester United, lo scozzese che negli spogliatoi, durante i rari intervalli di difficoltà, tirava moccoli e scarpe ad altezza uomo (David Beckham ne uscì con il sopracciglio pronto per la sutura).

delio-rossi-ljajic-

Il problema è che il gesto di Rossi coincide con una follia collettiva che sembra progredire rapidamente e non sempre l'Italia è pronta a sottili distinzioni. Così alla mente tornano le maglie fatte togliere dagli ultras ai giocatori del Genoa, lo sputo impunito di Lamela a Lichsteiner, le polemiche tra Allegri e Conte, le gentilezze riservate dai romanisti a Totti e compagni dopo il 2-2 con il Napoli, l'isterismo dei laziali a Udine. Scendendo di categoria e incontrando altre piccole storie ignobili, l'ex distrazione nazionale somiglia sempre più alla perfetta metafora di decadenza e impazzimento del Paese.

DIEGO DELLA VALLE E FRATELLO ANDREA

Calendari demenziali, calciatori onnipotenti, atleti corrotti, agenti in grado di ricattare, allenatori delegittimati. Nello sport. Disoccupazione, disperazione, classe dirigente allo sbando, diritti svenduti. Nella realtà. La violenza non si giustifica mai, ma nelle piazze come sul campo non nasce dal nulla. È figlia di molti sottoinsiemi. Di frasi. Proclami. Bugie. Gigantismi inutili.

Così mentre si strappa il velo sul re in esilio e Arcore diventa un bordello a cielo aperto è difficile non pensare a chi voleva "un'Italia come il Milan" e già nel '94 argomentava sicuro, paragonando i cento metri del terreno di gioco al panorama nazionale: "La gente ha visto questi successi alla luce del sole, come espressione della nostra filosofia globale fatta di perseveranza, lavoro e sacrificio".

delio rossi ljaijc

Ecco, 20 anni dopo, siamo qui. A osservare il giocattolo sgonfio, aspettando l'ultima tempesta, quella giudiziaria, che spazzi via il campionato virtuale e dia spazio a quello delle procure. Ci sarebbero state le norme, ma sono state violate. Così oggi fuori uno (Delio Rossi) per far rimanere dentro tutti gli altri.

Quelli come Houssine Kharja, nazionale marocchino che con un milione di euro di ingaggio l'anno e adirato per la mancata maglia da titolare, può prendere a calci una porta dello stadio Franchi, mandare a fare in culo l' universo mondo e poi fuggire sul fuoristrada previa imbarazzante giustificazione della società. E quelli come Mario Cognigni, il presidente della Fiorentina, che ai tempi belli di Mutu giocava di metafora sulle mazze da baseball da destinare sulla testa degli indisciplinati. Delio Rossi ha sbagliato. Stress, solitudine, isteria da risultato.

DIEGO DELLA VALLE E FRATELLO ANDREA

Altri hanno fatto peggio. Una volta in trasferta a Perugia, all'epoca del Lecce, Rossi aspettò l'arrivo di punta e portiere, Vucinic e Poleksic, seduto in pullman. Convocazione alle 9.30. I ragazzi, distratti, giocavano alla Playstation. Alle 9.31 Rossi toccò la spalla dell'autista. E quello partì. I due si fecero dare un passaggio in trattore e sorridendo, pagarono una multa. Regole semplici. Vento di preistoria.

2 - ROSSI: "MI SCUSO, PURE CON LJAJIC. MA ESIGO RISPETTO PER LA MIA FAMIGLIA"
Da "Gazzetta.it"

Prima un proverbio indiano: "Per dare un giudizio di una persona, devi camminare due giorni con i suoi mocassini". Poi uno nostrano, popolare, conosciutissimo: "Ferisce più la lingua della spada". Delio Rossi chiede scusa alla città di Firenze, alla squadra e anche a Ljajic da ex allenatore della Fiorentina che indossa ancora la divisa ufficiale. "E' difficile essere qui, sono venuto perché in base alla situazione che si è venuta a creare la mia avventura a Firenze è finita. E' stata un'avventura in cui ho creduto e credo ancora, ringrazio la famiglia Della Valle che mi ha permesso di viverla nel presente e mi auguravo anche nel futuro. Chiedo scusa per l'episodio".

DYLAN DOG CONTRO DELIO ROSSI

L'UOMO ROSSI - Rossi si rivolge alla città di Firenze, ai giocatori, alla società e anche a Ljajic, il giocatore serbo aggredito durante Fiorentina-Novara. "Però ci tenevo a dire che ho visto molti moralisti, molti perbenisti che si sono permessi di dare giudizi senza aver vissuto la situazione, senza sapere la storia di un uomo, senza sapere di chi parlavano. Di un ragazzo che ha cominciato ad allenare i bambini del Foggia per portarli via dalle strade, gli operai nel dopolavoro, in serie C vincendo i campionati, e le volte che ho non vinto tornavo indietro e ripartivo daccapo. Sono arrivato ai professionisti senza giudicare nessuno, senza dare giudizi lesivi di nessuno, ho solo e sempre lavorato, sono per la cultura del lavoro".

RISPETTO - Cos'ha scatenato, allora, la reazione violenta del tecnico? "Su alcuni punti fermi non transigo - chiarisce Rossi -, sono il rispetto della mia persona, del lavoro, della squadra che alleno e della mia famiglia. Sono state toccate queste situazioni. Il gesto è stato brutto, deprecabile, sono dispiaciuto. Hanno detto che se ero furbo l'avrei fatto dentro lo spogliatoio invece che davanti alle telecamere, allora sarebbe stato virile? Non mi sembra giusto. Non ho mai detto di essere Padre Pio, andate a chiedere ai bambini e ai giocatori che ho allenato, anche stranieri: non mi sono mai permesso di alzare le mani verso nessuno, neanche sui miei figli. Ho sbagliato e pagherò".

delio rossi

ULTIMO SFORZO - L'ultimo invito di Delio Rossi, che preferisce non rispondere alle domande, è rivolto ai tifosi viola: "La barca è quasi in porto, bisogna solo mettere l'ancora, ma la palla rotola ancora. Per cui a Firenze dico di stare vicino ai Della Valle e a questi giocatori".

3- TRA BUFALE IRONIA E TWEET IL WEB SI SCHIERA CON DELIO
Alessandra Retico per "la Repubblica"

Tendenza Delio Rossi. Non è esattamente calcio, ma il risultato è certo: su internet si parla molto del recentissimo ex tecnico della Fiorentina e del calciatore da lui malmenato, Ljajic. Opinioni opposte, ovvio, nella democrazia della rete. Però la pancia più profonda e sanguigna ha deciso: ha ragione l´allenatore. L´anziano professionista e non il ragazzetto viziato. Che avrà sì perso la testa, ma magari averne uomini di polso (e mani) così: «Affidiamo il Trota a Delio Rossi» si suggerisce a proposito di Bossi junior.

DELIO ROSSI SI TUFFA NEL FONTANONE DEL GIANICOLO PER FESTEGGIARE IL DERBY LAZIALE

Per scherzare, ma mica poi tanto. Ironia, bufale, eccessi. Sui social network sono nati gruppi e tag con i nomi degli infelici protagonisti. Per discutere dell´insospettabile picchiatore uscito fuori l´altra sera, però anche del padre che si riprende l´autorità demolita da una generazione di bambini ricchi e irrispettosi. "Rossi potrebbe avere torto ma i calciatori devono imparare ad avere rispetto per allenatori e arbitri dai giocatori di rugby!!!".

DELIO ROSSI MERCENARI VERSUS UOMO VERO

E anche: "Più la guardo e più provo un misto di tenerezza e compassione per un uomo arrivato al limite"; "Io gli avrei dato anche il resto nello spogliatoio". A sostegno dei suddetti argomenti leggere su facebook almeno: «Io non scherzo con Delio», «Sfottere Delio Rossi», «Delio Rossi per sempre» e soprattutto «Delio Rossi uomo vero», «Io sto con Delio Rossi».

S´era già capito allo stadio con gli applausi che la condanna del gesto non proveniva certo dagli spalti. Dalle curve anche meno estreme del web arriva il resto, su Twitter moltissimi cinguettii pro allenatore: "Non si sa cosa abbia detto il bambino viziato ma io cmq sto con Delio Rossi". Perché per tutta la giornata ieri è circolata in rete la voce che Ljajic abbia detto una frase insopportabile, facendo riferimento a un presunto figlio disabile del tecnico.

DELIO ROSSI SI TUFFA NEL FONTANONE DEL GIANICOLO PER FESTEGGIARE IL DERBY LAZIALE

La vicenda non è confermata e tanto meno credibile, ma intanto i commenti si sono articolati puntuali: "Qualche ceffone gliel´avrei dato pure io. Quando ce vó ce vó" e anche "Se fosse vera la frase che circola sul web, ripeto SE fosse vera, Delio Rossi gliene ha date poche! Stiamo tutti con delio rossi". Non è unanime la posizione, certo, però la vicenda suscita umori assai interni e produce eventualmente anche idee da traslocare altrove: "Stavo pensando...si può mettere sulla panchina della politica Delio Rossi ?". Altro che sobrietà.

 

 

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TRA FONSAI E UNIPOL NON METTERE LÂ’ANTITRUST - NOZZE RIMANDATE PER CIMBRI, NAGEL E DON SALVATORE LIGRESTIÂ…

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Massimo Restelli per "il Giornale"

CARLO CIMBRI

Unipol per inglobare Fonsai dovrà probabilmente accettare di dimagrire parecchio (93 le province problematiche in termini Antitrust) ma il percorso di integrazione può ripartire.

ALBERTO NAGEL

A riaccendere l'interruttore, come era già trapelato alla vigilia, è stato ieri il Garante alla luce degli impegni prospettati dai soggetti coinvolti dopo cinque giorni di trattative serrate.

Alle promesse avanzate mercoledì da Carlo Cimbri (Unipol) e da Alberto Nagel (Mediobanca) per quanto riguarda cessioni e legami azionari, si è sommata la lettera con cui Premafin aveva invitato le banche creditrici a svincolare la ristrutturazione del debito dal progetto Unipol, così da poterlo attuare anche con «investitori terzi», come Sator e Palladio, e secondo modalità «sostanzialmente in linea» a quelle concordate con la compagnia delle coop. In sostanza la ripartizione dei 360 milioni di debito tra il prestito convertendo (220 milioni) e il riscadenziamento al 2020.

Giovanni Pitruzzella

La verifica in conference call, organizzata ieri mattina da Unicredit, si è però conclusa con la richiesta di maggiori approfondimenti, vista la difficoltà di portare ai rispettivi cda una delibera non circoscritta a un soggetto predefinito. Il nodo è poi tornato al centro di una seconda verifica nel pomeriggio dove, letto il provvedimento Antitrust, le banche avrebbero concordato che il problema non è più di attualità.

Emanuele Erbetta

Secondo l'Authority guidata da Giovanni Pitruzzella, infatti, Premafin può ora procedere sia con l'assemblea con il previsto aumento di capitale da 400 milioni sia con la ristrutturazione del debito; ma le due operazioni non devono essere «irreversibilmente» legate all'intervento della compagnia delle coop. Allo stesso modo Unipol e Fonsai è consentito tornare a lavorare sui concambi e scrivere i prospetti informativi ma senza scambiarsi ulteriori informazioni strategiche dal punto di vista della concorrenza. La priorità è evitare il rischio di un «cartello».

MATTEO ARPE

Resta invece sospesa la sottoscrizione degli aumenti di capitale Unipol e Premafin. Non solo entro cinque giorni Cimbri e l'ad di Fonsai, Emanuele Erbetta, dovranno dire all'Authority quali misure intendono adottare per evitare l'abuso di informazioni industriali. L'intero progetto resta inoltre sotto il giudizio del Garante dal punto di vista della forza di mercato che avrebbe il nuovo gigante delle polizze. Il problema è concentrato sul Ramo Danni e sull'Rc Auto: Cimbri ha prospettato la creazione di un ramo aziendale ad hoc in cui concentrare in vista della cessione asset per 1,3 miliardi di premi, ma secondo alcuni analisti se il Garante vuole mantenere lo stesso metro utilizzato ai tempi dell'integrazione Generali-Toro dovrebbe chiedere un sacrificio perlomeno doppio.

ROBERTO MENEGUZZO

Tra i marchi che Cimbri potrebbe sacrificare c'è La Previdente, per cui si era già fatta avanti Cattolica Assicurazioni che continua a seguire con attenzione la partita. Appare inoltre evidente che per assolvere alle richieste dell'Antitrust, Bologna sacrificherà una serie di attività (e quindi di agenzie) nelle province più problematiche. Con questo «stop and go», l'Authority di Pitruzzella riguadagna però il centro di un confronto che finora sembrava essere occupato perlopiù dall'Isvap (per il problema del salvataggio), dalla Consob (per il delicatissimo nodo dell'Opa obbligatoria) e dalla Procura. Per quanto riguarda infine il patrimonio immobiliare di Imco e Sinergia è stato scelto il fondo Hines.

 

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ZUPPA DI DAVID - IERI AL QUIRINALE NAPOLITANO HA PREMIATO IL CINEMA ITALIANO, MA ORNAGHI HA PREFERITO IL PAPA

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Michele Anselmi per "il Secolo XIX"

GIORGIO NAPOLITANO DAVANTI A UNA STATUA DI CAVOUR NANNI MORETTI

Toccata e fuga di Nanni Moretti ieri al Quirinale per il consueto incontro coi candidati ai David di Donatello un vista della premiazione di oggi pomeriggio. Il regista-attore di "Habemus Papam", forse già sicuro di non vincere, sembrava con la testa già al festival di Cannes, dove farà il presidente della giuria. Il Papa vero, invece, ha tenuto lontano dal Colle il ministro ai Beni culturali, il pio Lorenzo Ornaghi, impegnato con Benedetto XVI nella visita alla romana Università Cattolica.

Il pensiero è corso, per un attimo, a quella volta che il ministro Bondi, sentendosi svillaneggiato dall'odiatissimo cinema di sinistra e presosi la sua piccola vendetta con una ridicola lettera al "Foglio", l'anno dopo spedì ai David un suo delegato in chiave polemica; ma bisogna dire che ieri il sottosegretario Roberto Cecchi, leggendo un discorso non scritto da lui, se l'è cavata decorosamente sul fronte delle cifre e delle parole, perfino riconoscendo che «i film di caratura più autoriale sono in sofferenza».

ROBERTO CECCHILORENZO ORNAGHI

Poi, certo, il rito quirinalizio suona ormai un po' stanco, ripetitivo, ingessato, col venerabile patron Gian Luigi Rondi, disturbato per l'assenza dalle nomination del prediletto Pupi Avati, che presenta ad uno ad uno, tra qualche impappinamento e lunghi applausi, i candidati al presidente della Repubblica.

Per fortuna Napolitano non è Scalfaro, che al cinema non andava mai, e neanche Ciampi, che qualche film vedeva ma chiedeva sempre ai registi di raccontare il Risorgimento. Il capo dello Stato fu a lungo responsabile culturale del Pci, infatti rivendica «un'antica, costante e forse non del tutto sprovveduta attenzione per il cinema».

Liliana Cavani, David alla carriera e pronta a rifare per la terza volta "San Francesco", gli aveva appena chiesto di «far comprendere alla politica il valore strategico del cinema», e così Napolitano strappa l'applauso degli astanti riconoscendo «la distrazione della politica verso il mondo della cultura», producendosi in una piccola autocritica, infine scandendo: «Per uscire dalla crisi dobbiamo recuperare la fiducia in noi stessi e negli altri, credo che il cinema possa contribuire a entrambe le cose».

33 auditor 13 solenghi moglieGIAN LUIGI RONDI

Pilotata da Tullio Solenghi, la cerimonia tv di oggi pomeriggio su Raimovie (e in differita a tarda ora su Raiuno) sarà la solita zuppa. Inutile attendersi colpi d'ala, non siamo gli Oscar e neppure i César. A occhio dovrebbe farcela "Romanzo di una strage" di Giordana, forte di ben 16 candidature, contro "This Must Be the Place" di Sorrentino, "Habemus Papam" di Moretti, "Terraferma" di Crialese e l'outsider "Cesare deve morire" dei fratelli Taviani. Questi ultimi, s'intende, molto cari a Napolitano, non solo per questione d'età.

 

 

 

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CALA (LENTAMENTE) IL SIPARIO SUL DIVO - LA PARABOLA DISCENDENTE DEL DIVO GIULIO: LA VECCHIAIA PIEGA ANCHE LUI

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andreotti giuliodfa53 giulio andreotti

1- ANDREOTTI: FIGLIO, SI SENTE MEGLIO E VORREBBE TORNARE A CASA...
(ANSA) - "Oggi va molto meglio. Già ieri in serata era migliorato ed ora dà segni di tranquillità, parla normalmente. Ha avuto una cosa seria e questo in combinazione con l'età porta ad essere prudenti. Credo rimarrà ancora qualche giorno in terapia intensiva, anche se lui si sente bene e vuole tornare a casa". Lo ha detto Stefano Andreotti, il figlio del senatore da ieri ricoverato al policlinico Gemelli, interpellato sulle condizioni di salute del padre. A chi gli chiedeva se la famiglia fosse in attesa di visite, magari anche da parte di qualche personalità, Stefano ha risposto: "no, spero di no. Anche perché sta in un reparto di rianimazione e sono zone particolarmente protette".

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2- SEGRETARIA, RESTERA' RICOVERATO ALCUNI GIORNI...
(ANSA) - Il senatore Giulio Andreotti "vuole andare a casa, ma dovrà restare in ospedale ancora per alcuni giorni. Sta meglio di ieri ed ha riposato tutta la notte". A riferirlo la sua segretaria Patrizia Chilelli, che questa mattina ha fatto visita ad Andreotti al policlinico Gemelli di Roma.

3- GENERO,ANCHE NAPOLITANO E SCHIFANI SI INFORMANO...
(ANSA) - Sono tante le personalità istituzionali e non che hanno telefonato per informarsi sulle condizioni di Giulio Andreotti, da ieri ricoverato al policlinico Gemelli di Roma. Anche il Capo dello Stato Giorgio Napolitano, attraverso la sua segreteria, il presidente del Senato Renato Schifani e tanti altri. A riferirlo è Marco Ravaglioli, genero di Andreotti. Le telefonate arrivano tutte alla sua segretaria Patrizia Ghirelli. A far visita ad Andreotti stamane anche l'avvocato e parlamentare Giulia Bongiorno, che fu suo legale nel processo in cui il senatore era accusato di associazione mafiosa.

dfa52 mani giulio andreotti

4- ANDREOTTI, NOTTE TRANQUILLA E COMUNIONE...
Da "Corriere.it"

Notte tranquilla per il senatore a vita Giulio Andreotti, ricoverato al Policlinico Gemelli. Secondo l'ultimo bollettino medico, il senatore è «in lento e progressivo miglioramento delle condizioni generali e cardiorespiratorie», anche se la prognosi rimane riservata. Al momento resta ricoverato nel reparto di terapia intensiva, dove ha ricevuto la comunione dal cappellano del policlinico Gemelli. Ora, dice la sua segretaria, vuole solo tornare a casa. «Sta bene e vuole andare a casa. Penso però che dovrà stare qui ancora un paio di giorni», ha detto Patrizia Chilelli dopo aver fatto visita al senatore a vita in ospedale. «Ha chiesto la comunione perché', come tutti sanno, lui va regolarmente a Messa» ha riferito il genero, Marco Ravaglioli. «E' stato molto confortante vederlo».

esa40 giulio andreotti

PROGNOSI RISERVATA - Il senatore era stato ricoverato giovedì intorno alle 13.30 di oggi in codice rosso per un malore dovuto a una crisi respiratoria. Dopo i primi attimi di apprensione, ad abbassare la tensione sono arrivate le parole della segretaria. «Il senatore sta bene, ha ripreso conoscenza e ha anche ringraziato i medici», aveva spiegato, parlando di un Andreotti «che ha anche scambiato battute e ringraziato il personale sanitario». Nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale erano subito arrivati tre dei quattro figli di Andreotti. Il quarto è arrivato nelle ultime ore dagli Stati Uniti. Si sono riuniti al resto della famiglia anche tre dei quattro nipoti del senatore.

LE VISITE - Tante le personalità istituzionali e non che hanno telefonato per informarsi sulle condizioni di Andreotti. Anche il Capo dello Stato Giorgio Napolitano, attraverso la sua segreteria, il presidente del Senato Renato Schifani e tanti altri. Le telefonate arrivano tutte alla sua segretaria. A far visita ad Andreotti stamane anche l'avvocato e parlamentare Giulia Bongiorno, che fu suo legale nel processo in cui il senatore era accusato di associazione mafiosa.

5- IL DECLINO DI GIULIO ANDREOTTI...
Paolo Conti per "Corriere della Sera"

La progressiva scomparsa di Giulio Andreotti dalla scena mediatica nazionale risale alle 18.20 del 2 novembre 2008. Il senatore a vita è seduto nel salotto pomeridiano di Canale 5, Questa domenica. La conduttrice Paola Perego gli chiede: «Senatore, quale futuro si augura per i nostri bambini?». Andreotti è più curvo di qualche istante prima.

ang11 giulio andreotti

Improvvisamente assente. La testa bloccata verso l'alto. Silenzio. Paola Perego insiste. Ancora silenzio: «Presidente...». Parte dalla regia una provvidenziale pubblicità. Poi i due riappaiono, grandi applausi, Andreotti perfino scherza: «Sono contento perché mi avete messo non tra due ladroni ma tra due bellissime ragazze». Un mancamento improvviso, in diretta, senza conseguenze. Però un segnale assai eloquente, sia medico che psicologico.

Da quel giorno l'Andreotti presenzialista in tv di fatto sparisce, lasciando lo spazio a un altro uomo, inevitabilmente uguale a tutti gli altri anziani di questo mondo, impegnato in un duello con l'età e i tanti acciacchi. Un'attività ogni giorno più ridotta. Basta consultare gli archivi di un giornale per ricostruire che, almeno dalla fine del 2009, la parola «Andreotti» non compare nei titoli se non per una citazione in un libro, per una sporadica dichiarazione il giorno del compleanno, il 14 gennaio, scandito ora da un «Grazie a Dio ce l'ho fatta» (2010), «Grazie per la proroga» (2011) e «Confido in un'ulteriore proroga da parte del Signore» (2012).

lam70 giulio andreotti

In questi anni Giulio Andreotti si è rinchiuso in un microuniverso di legami e di abitudini, geograficamente compreso tra la sua casa alla fine di Corso Vittorio Emanuele, le visite saltuarie a palazzo Giustiniani di fronte a palazzo Madama (uno studio monumentale pieno di ricordi e di volumi). Le apparizioni non più quotidiane come un tempo alla barberia del Senato per il rito del pennello, la schiuma, il rasoio: immagini da Prima Repubblica, per Andreotti ancora vita quotidiana.

Altra tappa abbastanza fissa, la Messa ascoltata preferibilmente alla chiesa del Gesù, casa madre dei Gesuiti, tempio cattolico di riferimento della Democrazia Cristiana proprio perché di fronte alla sede storica dello Scudocrociato di palazzo Cenci Bolognetti. Oppure alla cinquecentesca basilica di San Giovanni Battista dei Fiorentini, dietro casa.

In quanto alla dieta alimentare, pasti leggeri ma nessuna rinuncia, anzi la richiesta esplicita di qualche piatto romano. Sempre per sentirsi uguale a prima. Circa il rapporto col sonno, molte veglie notturne. Crudelmente ovvie per chi ha la sua età.

GIORGIO NAPOLITANO

Intorno a questi riti sempre uguali, a un tran-tran controllato con attenzione dai fidati uomini della scorta e dalla segretaria Patrizia Chilelli, pochissimo altro. Una lettura dei giornali poco avida e ormai lacunosa e frammentaria, qualche libro cominciato e non concluso, un po' di televisione soprattutto per i telegiornali.

Di fatto un graduale isolamento per colpa di quei vuoti di memoria e di presenza mentale che appannano anche la personalità più acuta, ironica e sottile. I suoi incontri a palazzo Giustiniani riguardano un ristretto, sceltissimo gruppo di persone capaci di dialogare con un uomo psicologicamente segregato in una sorta di campana di vetro per la fortissima sordità: due apparecchi acustici non riescono a restituirlo a una piena socialità, a quel gusto per la battuta, al culto del ricordo, dell'aneddoto che hanno consegnato Andreotti non solo alla storia politica di questo Paese ma anche a quella del costume.

Gli ultimi, autentici, profondi rapporti del senatore a vita col mondo esterno riguardano la sfera affettiva e familiare. Il figlio Stefano, manager Siemens. La figlia Serena col genero Marco Ravaglioli. Presenze quotidiane, anche a turni, come si fa tra fratelli. Ma ogni giorno all'ora di pranzo arriva la telefonata di Marilena, che vive a Torino, e di Lamberto, da New York, dov'è presidente esecutivo della Bristol-Myers.

RENATO SCHIFANI

Una famiglia unitissima che vigila su ogni ora dell'ex presidente del Consiglio. E che ha seguito l'ultima bronchite, fonte di forte preoccupazione. Alla sparuta cerchia familiare, oltre naturalmente ai nipoti, appartiene anche Giulia Bongiorno, avvocato, confidente e amica personale, una specie di figlia adottata in età già adulta.

Però mercoledì 2 maggio il sito Dagospia, alle 10.22 del mattino, pubblica un flash di poche righe: «Andreotti in auto verso il suo ufficio alle 10.10, in via Tomacelli, il Divo Giulio sta meglio». Qualche telefonata di controllo, e naturalmente è tutto vero: quel giorno, pochi minuti dopo le 10.10, è lì, a palazzo Giustiniani, nel suo eterno completo grigio ferro lievemente gessato e con uno dei suoi gilet blu notte che lo riparano dal freddo. A bronchite domata, Andreotti chiede e ottiene di riprendere le abitudini decennali che gli permettono di sentirsi l'uomo di un tempo: salire in auto, arrivare in ufficio, la segretaria con la posta.

Poi, ieri, i probabili strascichi di quella bronchite. Battute ironiche che trapelano. La voglia evidentissima di non cedere. Nemmeno stavolta. Lui, alle proroghe dell'Altissimo ci crede fermamente.

 

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DE MAGISTRIS SPARA A ZERO SUL CSM PER I FATTI CHE HANNO PORTATO ALLA NOMINA DI COLANGELO

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Carlo Tarallo per Dagospia

antonio-pietro-luigi demagistris GIOVANNI COLANGELO

Tiro "Mancino" di Luigi De Magistris: il narcisindaco di Napoli dice la sua sulla nomina di Giovanni Colangelo a capo della Procura di Napoli e sui veleni e i livori che l'hanno caratterizzata. E si toglie un macigno dalla scarpetta da velista: "Da cittadino ed ex magistrato - smanetta Giggino - dico che la vicenda è brutta. Chiedo che venga fatta piena chiarezza. Ancora una volta accadono dei fatti all'interno e ai margini del Csm che lasciano allibiti ma non sorpresi per chi è stato massacrato dal Csm, non da questo ma da quello precedente che era presieduto da Nicola Mancino".

Sempre su Colangelo: spifferi attendibilissimi dalla Torre delle Manette segnalano un Henry John Woodcock di ottimo umore per la nomina del suo ex capo alla procura di Potenza, con il quale i rapporti erano eccellenti....

MANCINO NICOLA

2- La candidatura di Gino Cimmino alla segreteria provinciale del Pd di Napoli, data per unitaria in vista del congresso, non sarebbe più tale. Ieri sera, alle porte di Napoli, si sarebbe infatti svolta una cena durante la quale è stato proposto di candidarsi alla guida dei sinistratissimi napoletani a Ciro Cacciola, ex capogruppo provinciale dei Ds. Lui avrebbe preso tempo, ma sarebbe tentato dalla sfida. Ma chi erano gli autorevoli commensali che hanno proposto a Cacciola la candidatura? Ah saperlo...

HENRY JOHN WOODCOCK

3- A proposito di sinistrati: il responsabile giustizia del Pd Andrea Orlando torna a firmare comunicati stampa in qualità di commissario provinciale del Pd napoletano, nonostante il Tribunale di Roma abbia annullato il commissariamento della federazione deciso un anno fa da Sfanculatello Bersani.

ANDREA ORLANDO

Quello di oggi però sembra più un "non dimenticatevi di noi" rivolto alla maggioranza arancione del sindaco Luigi De Magistris, che da mesi fa intravedere ai sinistrati un posticino in giunta ma poi al momento di chiudere l'accordo si defila: "Una maggioranza larga e coesa che sostenga l'azione amministrativa non può che far bene alla città. Invocare cautela è sempre giusto - conclude l'Orlando Noioso ma in questo caso appare paradossale perchè sono mesi che si attende che dalle decisioni concordate anche con Napoli è Tua consegui una effettiva e quotidiana pratica politica". Consegui? Ahiahiahi....

4- Il concertone del primo maggio prossimo a Napoli? La promessa del sindaco De Magistris viene stoppata subito dalla Cgil: "Pur apprezzando la disponibilità del sindaco a concedere piazza del Plebiscito gratuitamente - replica il segretario generale della Cgil napoletana Francesco Libertino - e senza ulteriori costi per il concerto nazionale del primo maggio noi pensiamo che debba svolgersi nella sua sede naturale di piazza San Giovanni a Roma, per rafforzare la tradizione di un evento che tiene unito il Paese. Di tutto abbiamo bisogno, in questa fase, tranne che di mettere in piedi una Lega musicale del Sud pronta a contrapporsi al concertone di piazza San Giovanni".

LUIGI CESARO LUIGI DE MAGISTIS STEFANO CALDORO

5- Sfida tra figli d'arte in Campania per le elezioni universitarie: il figlio di Luigi Cesaro presidente Pdl della provincia di Napoli, contro il figlio di Domenico Zinzi, presidente Udc della provincia di Caserta. Armando Cesaro, detto "la polpettina", pare l'abbia avuta vinta nel primo round: Giampiero Zinzi infatti, avrebbe rinunciato a presentare la sua lista alla Seconda Università di Napoli perché certo di una sconfitta....

 

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CATRICAQUÀ, CATRICALÀ - ANTONIO CATRICALÀ STAREBE PER ABBANDONARE LA POLTRONA DELL’ANTITRUST

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Denise Pardo per "l'Espresso"

Chi gli vuole bene sostiene che l'impresa era ardua. Succedere a Gianni Letta in quanto creatura di Gianni Letta, al posto destinato di nuovo (ma senza successo) a Gianni Letta, interpretato da tutti come garanzia e ponte per Gianni Letta e i suoi cari non è proprio quanto di più placido ci sia al mondo.

GIANNI LETTA ANTONIO CATRICALA

Per carità, ci sono disgrazie ben peggiori. Ma Antonio Catricalà, baby boomer calabrese di 60 anni, sottosegretario alla presidenza del Consiglio come era stato il suo padre putativo, e con quale notorietà e plauso, arrivato da sponde più tranquille e più remunerative, la presidenza dell'Antitrust, dopo cinque mesi di governo è dato in uscita e in corsa per un'altra poltrona che scotta.

Si tratta della presidenza dell'Agcom, l'autorità per le garanzie nelle Comunicazioni, quella chiamata a decidere su uno dei punti più caldi in agenda, il beauty contest, l'assegnazione delle frequenze tv, prima sbandierate come gratuite nello scandalo generale poi tornate a essere più decorosamente oggetto di un'asta. È la partita decisiva per gli asset televisivi, quella che ridisegnerà gli equilibri all'interno del sistema. Si possono ben immaginare le ambasce del Cavaliere: rinunciare a un punto di riferimento importante al governo o cedere alle sirene del portafoglio patrimoniale?

Intanto si racconta che tra Catricalà e Mario Monti non sia scoccato l'amour fou, troppo diversi per carattere e formazione: di qua l'homo burocraticus purisimo dei palazzi romani, di là la tecnocrazia che incrocia Bruxelles e la Bocconi. Il premier, pur apprezzando l'uomo, stravede per il ministro per l'Europa Enzo Moavero, mentre cresce in considerazione anche il giovane Federico Toniato, il miracolato di palazzo Madama. Ma la lontananza tra Monti e il sottosegretario brillante, affabile, cultore del motto "l'immaginazione non va mai al potere", si misura pure nei comportamenti minori.

ENZO MOAVERO MILANESI CORRADO CALABRO

Come l'eccesso di presenzialismo: troppe apparizioni tv, troppe dichiarazioni su importanti atti di governo. A "Porta a Porta" ha giurato sulle liberalizzazioni ("Sui taxi non cederemo mai", e si stenda un velo pietoso su come è andata a finire); e ospite di "Ballarò" su RaiTre, dove lavora sua sorella Annamaria (ne ha altre due, professoresse entrambe), ha filosofeggiato: "Non è vero che siamo lontani dai cittadini. Tutti noi nel governo abbiamo un passato da cittadini". Un passato? E nel presente in quale karma sono finiti? Tanto Letta era muto come un pesce, tanto il delfino ha preso un'altra rotta.

Mezze frasi nei corridoi di Palazzo Chigi e di largo del Nazareno, quartier generale dell'ex sottosegretario, registrano un cambiamento di temperatura. Non è venuto meno l'afflato e l'affetto, no, ma Catricalà non recepirebbe i "suggerimenti" di Letta, e certo il continuo paragone non aiuta: "Antonio non media e non risolve come faceva Gianni". A onore del vero la differenza c'è, ma è un'altra: l'alter ego del premier gestiva davvero un gran potere, tanto da avere per esempio la delega ai Servizi segreti che non è stata passata nelle competenze del suo successore.

Da metà maggio, l'altra poltrona, l'Agcom (dove era già stato segretario generale) sarà vacante, desiderabile come poche. Nonostante le molte questioni spinose da affrontare (la riforma del diritto d'autore, il regolamento Web), vuoi mettere i sette anni di mandato (quello del governo scade al massimo nel 2013) con i benefit del caso, il poter fare e disfare, potendo tenere bene a mente che lavorare stanca? Un posto per gran navigatori come l'attuale presidente, il poeta erotico Corrado Calabrò (insignito dal premio "Calabresi famosi nel mondo" al pari del sottosegretario).

Paolo e Silvio Berlusconi

Ma anche per uno come Catricalà esegeta del grand commis, faro della sua generazione e della casta dei consiglieri di Stato che governano lo Stato: laurea a 22 anni, primo nel concorso da magistrato, allievo di Pietro Rescigno e di Antonino Freni, giurista socialista come lui del resto, nella carriera, sopravvissuto a governi e premier, alle critiche per la vicinanza al Cavaliere che avrebbero stroncato chiunque altro.

GIUSEPPE GIULIETTI

Non lui, felpato, trasversale e avvezzo al potere e alle sue debolezze, mai cupo e collezionista di barzellette - quanto rideva Berlusconi - sposato a Diana Agosti, capo dipartimento per il Coordinamento amministrativo a Palazzo Chigi (entrata per concorso e molto promossa via via non senza qualche polemica), due figlie che adora, la fama di conoscere leggi e regolamenti della macchina amministrativa come nessuno.

"L'indipendenza è uno stato d'animo", ha declamato in un'intervista a Cesare Lanza. E dalla cabina di comando dell'Antitrust ha ridimensionato come "vantaggio economico verosimilmente contenuto" il contributo statale varato dal governo Berlusconi (non noccioline, 200 e passa milioni di euro) per l'acquisto di decoder prodotti anche da una società di Paolo Berlusconi.

Non è successo nulla quando il solito Silvio ha incitato Fiorello ad andare a Mediaset lasciando Sky passando dai panni di premier a quelli di proprietario. Per non parlare dell'incredibile conflitto d'interessi, passato senza colpo ferire, del ministro Pietro Lunardi: approvò i lavori pubblici destinati a una società di sua proprietà. "Catricalà ha fatto cose non disprezzabili in materia di pubblicità occulta, truffe ai danni dei consumatori, liberalizzazioni in alcuni settori", ha scritto nel novembre 2010 il deputato Giuseppe Giulietti, ex Idv ora nel Gruppo misto, portavoce di Articolo21, certo non un tipo tenero "ma si è sempre fermato di fronte al conflitto d'interesse maggiore".

All'Antitrust invece ricordano, per dirne una, la lotta contro le banche per la legge sul risparmio nonostante la freddezza di Bankitalia e Mario Draghi. E passerà alla storia per essere stato l'unico garante ad aver affidato a "Striscia la notizia" un appello ai consumatori contro le truffe delle registrazioni di siti on line.

GIUSEPPE VEGAS

I dubbi giuridici sull'incompatibilità del passaggio dal governo a un'Authority non mancano. Ma per gli esperti la norma varrebbe solo per i ministri. E il precedente di Giuseppe Vegas, ex sottosegretario all'Economia nominato alla presidenza Consob (meta desiderata da Catricalà stoppato dal niet di Giulio Tremonti), chiuderebbe la questione. Naturalmente il sottosegretario non commenta la candidatura.

giulio tremonti big

Quando da segretario generale di Palazzo Chigi, portato da Letta e in palmo di mano, in odore di Antitrust, lo si interrogava rispondeva abilissimo lui per primo quello che pensavano tutti: "Non ce la farò perché lavoro con il presidente Berlusconi". Fu designato, invece, con il vento in poppa e reddito da champagne: 740 mila euro lordi nel 2010 compreso quello da presidente di sezione del Consiglio di Stato (al quale ha dovuto rinunciare insieme a ben altri tre, recita orgoglioso "Catanzaro weboggi.it" uno dei siti calabresi che ne registrano vita e miracoli).

Ben altro agio rispetto al crollo delle entrate di oggi: più o meno 200 mila euro. "Vedo meno la mia famiglia. Dormo con il cellulare acceso e ho preso il testimone da un "semidio" come Letta", ha raccontato accettando la Mela d'oro per il sostegno alla legge sulle quote di genere, secondo uomo ad averla ricevuta con l'entusiastico "grazie" della fondatrice del premio Bellisario, Lella Golfo, calabrese come lui. Quel semidio non è piaciuto ai fans del suo padre spirituale che - Cavaliere in primis - hanno riconosciuto a Letta il tocco degli dei in toto e non solo a metà. I prossimi passi mostreranno se Catricalà è tornato nei ranghi.

 

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IL CAPOGRUPPO PD NEL LAZIO: “A PONZA SI STA REALIZZANDO UN ELIPORTO PRIVATO CON LA SCUSA DEL 118”

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COMUNICATO STAMPA
DICHIARAZIONE DEL CAPOGRUPPO PD, ESTERINO MONTINO
PONZA: CON LA SCUSA DEL 118 SI COSTRUISCE ELIPORTO PER VIP






Roma 4 maggio 2012 - Ufficio stampa PD al Consiglio regionale del Lazio

isola ponza

"A Ponza si sta realizzando un eliporto privato con la scusa del 118. La proprietà dell'area oggetto dei lavori sarebbe riconducibile a una facoltosa famiglia romana attiva nell'ambito dell'alta moda. Un'area soggetta a una miriade di vincoli urbanistici insuperabili se non per ragioni di interesse pubblico. Da qui l'idea di utilizzare il 118 come "testa d'ariete" per scardinare tutte le norme.

isola ponza

Leggendo gli atti, infatti, né le carte del Comune di Ponza e tantomeno la delibera regionale prevedono alcuna opzione vincolante dell'utilizzo della piazzola per gli elicotteri del 118 che ogni anno a Ponza effettuano centinaia di interventi. La Giunta Polverini ha approvato il progetto in variante al Piano Regolatore Generale vigente in località Piana delle Viole. Dopo la delibera, l'ufficio tecnico del Comune di Ponza ha proceduto nel marzo scorso a rilasciare il permesso di costruire un'elisuperficie con annessa area di stazionamento.

palmarola

L'area risulta in locazione alla società Esperia Aviation Service Spa che si sta occupando di edificare l'eliporto. Il problema però è che il sito scelto doveva essere esclusivamente riservato per finalità Hems (Helicopter Emergency Medical Service). Invece la Giunta Polverini ha dimenticato di citare all'interno della delibera questa superiore motivazione nell'interesse della salute pubblica che sola avrebbe consentito l'utilizzo dell'area per una piazzola dedicata al decollo e all'atterraggio degli elicotteri.

Stessa dimenticanza è contenuta anche nella pratica dell'ufficio tecnico di Ponza che dà il via ai lavori. Risultato: i vip avranno la loro base per andare e venire da Ponza, il 118 dovrà chiedere permesso. Credo sia il caso che la Giunta regionale corregga la delibera autorizzativa inserendo una clausola che vincoli l'uso della piazzola in primis al servizio d'emergenza e poi alle esigenze dei vip. Se gli atti non verranno modificati vorrà dire che non siamo di fronte a dimenticanze o distrazioni, ma a un pratica clientelare dalla dubbia legittimità. Sarà il caso di provvedere alle correzioni degli atti e in tempi brevi, prima che intervenga la magistratura".

 

 

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(R)EQUI(EMI)TALIA, IL FUNERALE DEL CONTRIBUENTE - FORZA GRILLO! - SAVIANO VADA A SCRIVERE I SUOI LIBRI IN ISLANDA

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Riceviamo e pubblichiamo:

Sedi Equitalia

Lettera 1
Caro Dago, (R)Equi(emi)talia, il funerale del contribuente.
Tuco

Lettera 2
Mentre il governo ne smantella il valore legale, Bossi e Belsito lavorano per il valore leghista del titolo di studio.

Lettera 3
Caro Dago, lo dice anche il Governatore della Bce Draghi, meglio tagli che tasse. Purtroppo a Palazzo Chigi c'è il Mario sbagliato.
C.Gradi

Lettera 4
Caro Dago, ieri a Romano di Lombardia il fiscoleros Martinelli, vistosi puntare al portafoglio una cartella esattoriale fumante di cifre, ha risposto spianando tre "modelli calibro F24".
Saluti, Labond

MARIO DRAGHI ALLA BCE

Lettera 5
Caro Dago, poi Sarkozy non venga a dire che i voti glieli ha rubati Arsène-Marine Lupin.
Bobby C.

Lettera 6
Ma a voi Lusi non ricorda il conte Mascetti di Amici miei 2 ? Quello che dopo aver vissuto alla grande per due mesi agli amici diceva "Tanto poi mi ammazzo!"; solo che il Mascetti era simpatico.

Lettera 7
dago,
Gli italiani hanno delegato la soluzione ai loro problemi ai politici,
I politici li hanno delegati ai tecnici
I tecnici li hanno delegati ai commissari
I commissari hanno pensato bene di chiedere un parere agli Italiani.
Gira e rigira torna tutto indietro a noi. Che sia questo il vero cerchio
magggico?
ciao
SG

Lettera 8
Caro Dago,
Giuliano Amato ha risposto che non prende 32.000,00 Euro al mese di pensione... però non ha detto quanti ne prende realmente...
Recondite Armonie

Lettera 9
questa gente dovrà restituire tutto il malloppo : speriamo che Grillo non ci ripensi e dia seguito a ciò che afferma
giuseppe

LARRESTO DI LUIGI MARTINELLI jpeg

Lettera 10
Caro Dago,
anche te con Sgarbi facesti lo stesso che Delio Rossi con Ljajic e allora Costanzo ti avrebbe dovuto esonerare per sempre dal Maurizio Costanzo Show?...Tante ipocrisie da parte dello scarparo a pallini...
Alessandro

Lettera 11
Ciao Dagospia,
siete l'unica testata ormai seria ....
Volevo segnalare il titolo sul corriere della sera riguardante il sequestro di Bergamo dove cita: "Tanto non hai il coraggio di sparare" dove il funzionario di Equitalia fa per cosi dire il "figo" ... ma davvero pensano che la gente sia dalla loro parte ?

Io ci sono dentro in una situazione del genere e, sinceramente la mia solidarietà va all'imprenditore che per disperazione ha dovuto fare un atto del genere e il fatto che non abbia sparato ha dimostrato che era ed è una brava persona ... e sapete quante persone cosi ci sono in Italia?

NICOLAS SARKOZY VEDE ARRIVARE LA SCONFITTA

Quindi non mi sembra opportuno far passare da eroe il dipendente di una "società" che fa del puro e semplice strozzinaggio (Guardate una cartella equitalia se avete la sfiga di riceverne una) perché cosi facendo non si fa altro che creare un atteggiamento di Sfida nei confronti dei disperati in una situazione economica ormai compromessa.
Ciao
Grazie

Lettera 12
Caro Dago,
ma come fai a dire che un sistema di sicurezza da 35-40 carabinieri a Villa Certosa costa 700000 mila euro l'anno. Da te queste cose non me le aspetto. In Italia abbiamo questo difetto madornale di sparare i numeri. Ti prego non farlo anche te.
Un carabiniere equipaggiato non costa 20 000 Euro l'anno. Ne costa almeno 10 volte di più!!! E non che io sia particolarmente sinistrorso, anzi..Tanto per fare un paragone, anche se non proprio ficcante, un soldato americano in Iraq costa un milione l'anno.
Sempre a disposizione, e complimenti come al solito.
M.

LUIGI LUSI

Lettera 13
Caro Dago,
sui provvedimenti del"Cresci Italia" che continuano a segnare il passo, si registra la posizone del premier Monti che adesso parla di"molto tempo per la crescita". Prima, all'indomani dei vari balzelli e tasse, il rilancio dell'Italia era dietro l'angolo con il superamento della crisi, adesso si registra la marcia indietro. Mercoledì c'è stato il confronto tra Monti e il premio nobel Joseph Stiglitz, quest'ulmo, di formazione liberal, si è richiamato alle poltiche keynesiane con l'nitervento pubblico, in caso di crisi.

Monti, come professore di economia , è liberista e ha fatto quasi finta di non sentire. Fatto è che è inutile che ci venga ripetuto, un giorno sì e uno no, di miliardi pronti per interventi di opere pubbliche e poi tutto è come il famoso ponte di Messina, mai partito e con milioni di euro di spese.
Cordiali saluti. Giovanni Attinà

GIULIANO AMATO

Lettera 14
Dagopindarici che suonate la cetra in sottofondo alle prodezze di Lesbo, non è che potete sempre e comunque dare spazio a tutto quello che è vergognosamente anticattolico. Prendiamo lo schifoso articolo a firma di tale Paola Di Caro sul Corriere - che voi avete per ben messo in evidenza, come fosse una cosa importante - che esalta la Concia e si fa beffe dei Cattolici, considerandoli delle vere merde, retrogadi, insulsi, succubi del bigottismo. Così appare con chiarezza dall'articolo. Chiunque smentisca questa valutazione che traspare chiara o è in malafede o è un cieco.

Eh no! , Di Caro, eh no! Teresa Meli (altra vessillifera dell'omolesbismo sui giornali a cui paghiamo con le tasse la sopravvivenza) la dovete finire di occupare spazi di giornale per metterci dentro le vostre ideologie,. Dovete rispettare i Cattolici, la Religione Cattolica, il Vaticano nelle cose di Dottrina. Omosessualità e lesbismo conclamate, sbandierate, professate, esibite con malizia diabolica è per noi riprovevole. Per la Religione Cattolica è, e sarà sempre un atto contro natura. E', e sarà sempre, un peccato che grida vendetta al cospetto di Dio. Non vi importa nulla? Nemmeno a noi delle vostre perversioni. Fatela finita di approfittare di noi.
Amore per la Verità.

BEPPE GRILLO STRABUZZA GLI OCCHI

Lettera 15
Caro DAGO
1) nessuna università italiana compare nella top list delle prime 100 al mondo
2) malgrado cio' (o forse grazie a) siamo la 7a potenza economica mondiale
Provato matematicamente il vecchio detto "tutto quello che non so l'ho imparato a scuola".
Ogni riferimento ai nostri governanti è puramente intenzionale.
Saludos BLUE NOTE

Lettera 16
Caro Dago, Maroni invita i Comuni d' Italia ad applicare l'aliquota zero per l' IMU, così nessuno paga e lo Stato non incassa la tassa di cui , pare, niente va ai Comuni. Lui parla così perchè sa che nessuno può prenderlo a calci in culo, se lo dico io come minimo mi arrestano per incitamento alla sovversione contro le Istituzioni. O no ? Renor

delio rossi ljaijc

Lettera 17
Scusa lo sfogo,
ma Saviano non può andare a scrivere i suoi libri inutili in Islanda?? Questo fenomeno da baraccone ha scoperto l'acqua calda e va in giro con 10 guardie del corpo giorno e notte, pagate da noi cretini!! Se ha così tanta "responsabilità sociale" se la smettesse di attingere alle già disastrate casse di Stato e si mettesse in un luogo sicuro da solo. Visto che vuole fare il martire, e ci campa alla grande, se ne andasse a Vanuatu. L'altro giorno a Villa Borghese sembrava fosse arrivato Obama, era Saviano che si faceva una passeggiata.
Ma per favore!!
PG

Joseph Stiglitz

Lettera 18
Dago darling, mentre per il momento i tromboni e le viole da gamba tacciono sull'attesissimo Expo 2015, la filiale meneghina del NeoMinCulPop sta facendo gran velinaggio per la prossima visita di Sua Santità il Papa (Incontro mondiale delle famiglie - dal 30/05 al 03/06/12). Come conferma che il catto-capital-comunismo é vivo e vegeto e lotta con noi poveri sudditi per il "survival", i quattro comuni rossi della grande Milano (Milano, Bresso, Sesto San Giovanni e Cinisello Balsamo), che sono toccati dal Parco Nord - Aereoporto di Bresso, sono in fervente attesa e gran fermento di preparativi (e spese).

Per il lieto evento sarà persino messa in funzione - temporaneamente e parzialmente - una nuovissima linea della Metro: la Lilla (ahimé che colore brutto per lo "showbiz"!!!) o 5 (Bignami-Zara). Non si sa che fine abbia fatto la mai vista Linea 4 della Metro, ma forse si sarà carsicamente persa nell'estenuante battaglia per il Pirellone. Molte anime belle e d'animo nobile (tra cui Sua Eccellenza il podestà Pisapia) hanno già offerto ospitalità per l'atteso milione di devoti pellegrini (altro che folla oceanica, qui siamo alla devota follia tsunamica).

savIANO big

Qualcuno spera persino che Milano, dopo una simile purificazione, tornerà e essere la capitale morale del bordello Italia. Non si sa ancora quali e quanti politici assisteranno alle varie fasi del fatidico evento, ma trattandosi di celebrare la "famiglia tradizionale" pare molto probabile che ci saranno solo mariti (o mogli) e padri (o madri) esemplari, e quindi quasi solo "tecnici" o sinistrati e leghisti.

Lo so, Dago caro, a te che vivi a due passi dal Cupolone e quindi sempre in prossimità dei più Sacri Palazzi del mondo, in mezzo ai colli fatali intrisi di varie romanità imperiali, tutto questo sommovimento potrà sembrare banale, ma per noi meneghini, periferici e molto frettolosamente "business oriented", é l'evento del secolo. Tanto che non sono pochi quelli che stanno progettando una fuga dalla "madding crowd" di quei giorni, magari anche solo ("faute de mieux") per andare a Cernusco Lombardone o a Pessano con Bornago. Ovviamente e rigorosamente senza giornali e TV.
Natalie Paav

 

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