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TASSE, I PARTITI AVVERTONO MONTI - NIENTE AUTO BLU - LAVITOLA AI PM: “VI RACCONTO I MIEI RAPPORTI CON BERLUSCONI E FINME

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Da "il Velino"

La Padania 27 aprile LARRIVO DI LAVITOLA A FIUMICINO jpeg

CORRIERE DELLA SERA - In apertura: "Incidente tra Frecciarossa. Paura e disagi a Roma". A sinistra editoriale di Ernesto Galli della Loggia "Nuovi scenari, antichi riflessi". Al centro: "Debito, declassata la Spagna". Sotto Lavitola parla con i magistrati: "Vi racconto i miei rapporti con Berlusconi e Finmeccanica". In basso: "La maturità raggiunta (solo) a 24 anni".

LA REPUBBLICA - In apertura: "Debito, declassata la Spagna". Sotto "Come salvare i leader del futuro". Accanto "Vivere con mille euro al mese, un pensionato su due non ce la fa". Ancora sotto "Belsito: Bossi sapeva tutto. Daccò: i miei regali ai politici". Accanto con fotonotizia "Quella lettera allo ‘zio' ecco il codice camorra" di Roberto Saviano. Sotto il reportage "I Serenissimi 15 anni dopo la vendetta del ‘Tanko'". Accanto "Mou in ginocchio, l'eroe dimenticato dal destino".

Freccia Rossa

LA STAMPA - In apertura: "Tasse, i partiti avvertono Monti". In alto a sinistra: "Scontro tra treni, paura a Termini". In alto al centro: "Abbiamo trovato Shakespeare". In alto a destra: "Rigori, sbagliano anche i fenomeni". A sinistra editoriale di Franco Bruni: "Le soluzioni semplici sono un bluff". Al centro con fotonotizia: "Oslo, quarantamila voci cantano contro il killer". Sotto: "I segreti dei Navy Seals: così fu catturato Osama". A destra in alto "Pensionati, uno su due non supera i 1000 euro". A seguire in basso: "Ricongiunzioni, ingiustizia per migliaia".

Mourinho in ginocchio

IL GIORNALE - In apertura: "Chi ingrassa Grillo" con editoriale di Vittorio Feltri. Sotto con fotonotizia: "Retromarcia dei prof: niente auto blu". Sotto "Il fango su Finmeccanica? E' per svenderla meglio" di Francesco Forte. Accanto inchieste e politica "La colpa di Formigoni: far risparmiare la sanità lombarda". A destra editoriale di Nicola Porro "Pensioni povere, ma a pagarle è chi non le avrà". In basso: "Un ponte su misura per i sacrifici".

FRANCESCO BELSITO

IL SOLE 24 ORE - In apertura: "Monti: crescita priorità europea". A sinistra editoriale di Guido Gentili: "Quella crescita da afferrare". Accanto "Spesa blindata fino al 2014". A destra "Su Fonsai-Unipol stop dell'Antitrust". In basso, taglio centrale "S&P declassa la Spagna". Articolo di Donato Masciandaro "Chi rema contro l'integrazione". Accanto "Una pensione su due sotto mille euro".

BOSSI PIANGE

IL MESSAGGERO - In apertura: "Ora abbassare le tasse". Editoriale di Oscar Giannino "Serve il cambio di passo". A centropagina con foto "Collisione tra due Frecciarossa, paura e dieci feriti a Termini". In alto a destra il caso Ucraina "Yulia in cella e l'Europa che non vede". Sotto "Debito, declassata la Spagna. Draghi: agenzia salva-banche".

IL TEMPO - In apertura: "Il Grillo parlante che spaventa tutti" con editoriale di Mario Sechi. Sotto: "Ricetta contro la crisi. Monti a Bruxelles". Accanto omicidio Cesaroni "Delitto di via Poma. La sentenza su Busco". A destra "I demagoghi. Smascherati da Napolitano" In basso a seguire "Francia. Sarkò a rischio dissolvimento". In basso con foto "Scontro tra Frecciarossa. Sette feriti e lunghi ritardi".

Salvatore Ligresti

IL FATTO QUOTIDIANO - In apertura: "Milioni di pensionati a 500 euro ma il governo aiuta i manger". In basso "Lavitola: la riconoscenza di Berlusconi vale 5 milioni". Editoriale di Marco Travaglio: "Bavaglio tecnico, che idea". In basso taglio centrale "La Maddalena: le carte segrete dei furbetti". Sotto "Le ragazze sono ancora lì (e paga sempre B.)". In basso: "Il concorso esterno di Dell'Utri". Accanto: "Pochi film troppo costosi, le sale si svuotano". E ancora accanto: "I tunisini scomparsi(in Italia)".

 


PIAZZA AFFARI GIRA IN POSITIVO (+0,7%), CUCINELLI TRASCINA AL RIALZO I MARCHI DEL LUSSO - ASTA BTP, I TASSI RISALGONO AL

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1 - BORSA: MILANO MAGLIA ROSA A META' SEDUTA, VOLANO I TITOLI DELLA MODA
Radiocor - Europei positivi a meta' seduta. Dopo aver aperto in rosso sulla scia del taglio del rating spagnolo annunciato da Standard & Poor's, le Borse hanno recuperato terreno confortate dai risultati societari e dal buon esito dell'asta dei BTp italiani. Piazza Affare fa cosi' segnare la performance migliore, guadagnando lo 0,7% sul Ftse All Share e lo 0,64% sul Ftse Mib. Sotto i riflettori i titoli della moda e del lusso, premiati dell'exploit di Brunello Cucinelli, che nel giorno del debutto in Borsa balza del 38%.

CUCINELLI

Salvatore Ferragamo sale cosi' del 4,7%, Tod's dello 0,64% e Aeffe dell'11%. Bene Impregilo (+3%) nel giorno del primo confronto in assemblea tra Salini e Gavio, che si contendono il controllo del gruppo. Pesante invece Premafin (-5%) dopo lo stop dell'Antitrust alla fusione tra Unipol e FonSai in attesa dell'esito dell'istruttoria. Sul mercato dei cambi, dopo l'avvio debole l'euro si riporta sui livelli della vigilia nei confronti del dollaro. La moneta unica vale 1,3231 dollari contro gli 1,3240 di ieri e 106,77 yen (107,18). Il dollaro/yen e' a 80,69 (80,96). In lieve flessione il prezzo del petrolio: il future giungo sul Wti segna -0,29% a 104,25 dollari al barile.

Alberto Nagel e Renato Pagliaro

2 - FONSAI: NAGEL, 45 GIORNI ANTITRUST COERENTI CON L'AUMENTO A GIUGNO
Radiocor - I 45 giorni richiesti sono coerenti con l' aumento di capitale fattibile nel mese di giugno'. Cosi' l'a.d. di Mediobanca Alberto Nagel a chi gli chiedeva se la decisione dell'Antitrust, che ha congelato la fusione fra Unipol e le societa' che fanno capo alla famiglia Ligresti, avrebbe potuto far slittare la ricapitalizzazione di Fondiaria Sai. A margine della cerimonia di avvio negoziazioni di Brunello Cucinelli, Nagel ha aggiunto: 'Ci adegueremo, faremo l' istruttoria con loro, per andare sul mercato e raccogliere i capitali necessari per sistemare i ratios della compagnia'.

Giulia, Salvatore e Jonella Ligresti

3 - LIGRESTI: GUARDIA DI FINANZA ACQUISISCE ATTI SU SINERGIA E IMCO
Radiocor - La Guardia di Finanza di Milano sta acquisendo documenti nella sede Premafin relativi a Sinergia e Imco, le holding della famiglia Ligresti tramite cui viene controllata una quota di Premafin. Le due holding della famiglia Ligresti sono all'esame della procura di Milano che ha avviato una inchiesta sulla galassia riconducibile all'ingegnere di Paterno'. Nei giorni scorsi il pm Luigi Orsi ha chiesto il sequestro delle quote di Premafin in mano alle due societa'. L'inchiesta della procura vede indagato Salvatore Ligresti per ostacolo all'autorita' di vigilanza, in relazione ai trust stranieri che detengono circa il 20% di Premafin, e di aggiotaggio.

4 - UNICREDIT: DEL VECCHIO, HO INCREMENTATO LA MIA QUOTA ALL'1,4%
Radiocor - 'Ho incrementato la mia quota in UniCredit all'1,4%'. Cosi' Leonardo Del Vecchio, patron di Luxottica, a margine dell'assemblea dei soci chia mata ad approvare i conti 2011. A fine febbraio Del Vecchio aveva indicato di avere 'un po' piu' dell'1%' rispetto allo 0,5% precedente.

leonardo_delvecchio

5 - BTP: ASSEGNATI 2,416 MLD A 5 ANNI, TASSO SALE 4,86% (+0,68 PUNTI)
Radiocor - Tassi in rialzo, sopra le attese del mercato, per i BTp a 5 e 10 anni collocati oggi dal Tesoro in presenza di una domanda non eccezionale. Il buono a 5 anni, scadenza maggio 2017, e' stato assegnato per 2,416 miliardi (vicino alla parte alta della forchetta offerta posta a 2,5 mld) con un rendimento del 4,86%, in rialzo di 0,68 punti rispetto all'ultimo collocamento. Per il quinquennale la domanda e' stata pari a 3,241 miliardi. Il decennale scadenza settembre 2022 e' stato assegnato per 2,5 miliardi (il massimo dell'offerta prevista) con un tasso in salita di 0,61 punti al 5,84 per cento.

Per questo titolo la domanda e' stata pari a 3,709 miliardi. Gli operatori consultati da Radiocor prevedevano per l'asta odierna rendimenti in rialzo per circa mezzo punto. Il Tesoro ha piazzato anche due BTp off the run, scadenza aprile 2016 e febbraio 2019, assegnati rispettivamente per 493 e 537 milioni a fronte di una domanda di 1,3 e 1,22 miliardi. In totale il Tesoro ha piazzato tit oli per 5,94 miliardi.

standard & poor's

6 - SPREAD BTP-BUND STRINGE FINO A 404 DOPO ASTA BTP
(ANSA) - ALo spread tra Btp e Bund si restringe fino a 404 punti dopo i risultati dell'asta di Btp a 5 e 10 anni. Il rendimento del titolo decennale è al 5,72%.

7 - SPAGNA: S&P'S, LE BANCHE SPAGNOLE POTREBBERO AVER BISOGNO DI ALTRI AIUTI
Finanza.com - "Riteniamo che il rallentamento economico in Spagna sarà più lungo e più profondo di quanto inizialmente previsto". È quanto ha dichiarato Moritz Kraemer, n.1 per i rating sovrani di Standard & Poor's, nel corso di un'intervista con l'emittente CNBC. "Le banche spagnole potrebbero aver bisogno di un'ulteriore dose di aiuti alla luce delle difficoltà di finanziamento sull'interbancario". Kraemer ha poi dichiarato che quasi tutti i paesi della Zona Euro potrebbero subire una decurtazione del giudizio.

8 - S&P UE, FIDUCIA IN SPAGNA,RISPETTERA' IMPEGNI
(ANSA) - "Restiamo fiduciosi nell'impegno dimostrato dal governo spagnolo per rispettare i suoi obblighi e raggiungere gli obiettivi di bilancio 2012 e 2013". Così la Commissione Ue, dopo che Standard & Poor's ha tagliato il merito di credito della Spagna a BBB+ dal precedente A, con prospettive negative.

PERISSINOTTO-GALATERI-BALBINOT

9 - GENERALI: STUDIA EMISSIONE BOND DA UN 1 MILIARDO
(ANSA) - Generali sta studiando il lancio di un bond da un miliardo di euro per rifinanziare il prestito obbligazionario di 750 milioni in scadenza il prossimo 20 luglio. E' quanto si apprende da fonti finanziarie. L'operazione dovrebbe riguardare l'emissione di un bond subordinato (Lt2) a trenta anni e vendibile soltanto a dieci anni dalla sottoscrizione.

10 - WALL STREET ATTESA PIATTA IN APERTURA ASPETTANDO I DATI SUL PIL USA
Finanza.com - Futures americani vicini alla parità in una giornata segnata da alti e bassi sui listini europei, dopo il downgrade della Spagna da parte di S&P 500. A circa tre ore dall'apertura il contratto sul Dow Jones segna un -0,05%, quello sul Nasdaq un +0,13% e quello sull'S&P500 un -0,07%. Il dato macro più atteso nel pomeriggio è quello relativo alla prima lettura del Pil statunitense, stimato in ribasso al 2,5% dal precedente 3% Arriveranno anche i dati trimestrali sul consumo personale e l'indice di fiducia elaborato dall'Università del Michigan.

PIETRO SALINI

11 - IMPREGILO: QUOTA SALINI CRESCIUTA AL 29,185% DEL CAPITALE
Radiocor - Il gruppo romano Salini ha aumentato la sua partecipazione nel capitale di Impregilo salendo al 29,185% rispetto all'ultima comunicazione di fine marzo che attestava il 25,3%. E' quanto annunciato da Massimo Ponzellini, presidente di Impregilo, che in apertura di assemblea ha elencato l'aggiornamento del libro soci del general contractor. Primo azionista e' ancora Igli (famiglia Gavio), con il 29,959%. Altri soci sono il fondo Amber con il 5% e il fondo McKinley Capital con il 2,3%.

12 - INFLAZIONE: ATTESA FRENATA IN APRILE (+0,4%) MALGRADO AUMENTI TARIFFE
Radiocor - Malgrado l'aumento delle tariffe di gas ed elettricita', (+1,8 e +5,8 per cento) scattato il primo aprile, l'inflazione ra llentera' leggermente. Lo stimano gli economisti interpellati da Radiocor, secondo cui i prezzi al consumo aumenteranno in aprile dello 0,4% su base mensile (+0,5% il mese precedente), mentre il tasso tendenziale si posizionera' sul 3,2% (dal 3,3% di marzo). La tregua di aprile, tuttavia, sara' breve e gia' da maggio potrebbe esserci un nuovo inasprimento. Per il 2012, infine, l'inflazione e' attesa su livelli superiori al 3%.

L'Istat diffondera' le stime sui prezzi al consumo in aprile lunedi' prossimo. Secondo l'ufficio studi di IntesaSanPaolo, il rialzo delle tariffe per il gas e l'elettricita' sara' compensato dalla minore pressione esercitata dal prezzo dei carburanti, che dovrebbero frenare leggermente la loro corsa dopo gli aumenti degli ultimi mesi. Gli alimentari, altra voce importante del paniere dell'inflazione, non dovrebbero registrare aumenti superiori a quelli stagionali.

CARLO DEBENEDETTI E IL FIGLIO RODOLFO

Un lieve contributo all'aumento dei prezzi, secondo Mps Capital Services, dovrebbe arrivare, invece, dai prezzi legati alle attivita' turistiche e ricreative, legate alla festivita' pasquale. Dopo aprile, comunque, l'inflazione dovrebbe riprendere a correre anche il ragione del nuovo possibile aumento dei costi dell'elettricita': l'ulteriore aggravio sarebbe nell'ordine del 4% legato e dovuto all'aggiornamento per gli incentivi diretti alle fonti rinnovabili.

13 - CIR, UTILE I TRIMESTRE A 15,2 MLN (+5,5%), RICAVI +11,6%
(LaPresse) - L'utile netto del gruppo Cir nel primo trimestre 2012 è stato di 15,2 milioni di euro, in crescita del 5,5% rispetto a 14,4 milioni di euro nell'analogo periodo del 2011. E' quanto si legge in una nota del gruppo. I ricavi di Cir nel primo trimestre del 2012 sono ammontati a 1.244,9 milioni di euro, in crescita a doppia cifra (+11,6%) rispetto a 1.115,5 milioni di euro nel corrispondente periodo del 2011 grazie soprattutto alle maggiori vendite riportate da Sorgenia, Sogefi e Kos.

L'ebitda è stato pari a 99,2 milioni di euro (8% dei ricavi), in calo del 20,6% rispetto a 124,9 milioni di euro (11,2% dei ricavi) nel primo trimestre del 2011. Il risultato operativo (ebit) è ammontato a 47,3 milioni di euro rispetto a 76,8 milioni di euro nel 2011. "La riduzione dei margini - spiega il gruppo - nonostante il significativo incremento registrato da Sogefi, è riconducibile soprattutto alla minore redditività di Sorgenia ed Espresso per effetto della negativa congiuntura economica italiana".

 

DARK “TIMES” - DURISSIMO ATTACCO DEL NOBEL KRUGMAN (SUL “NEW YORK TIMES”) AL “FINANCIAL TIMES”

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1- L'ARTICOLO DI KRUGMAN SUL SUO BLOG DEL "NEW YORK TIMES": http://nyti.ms/ID1W9V


2- L'EDITORIALE DEL "FINANCIAL TIMES" CRITICATO DA KRUGMAN: http://on.ft.com/ID27SB

KURGMAN: "AUSTERITA' è COME IL VOODOO", IGNORA LA REALTA'
Wall Street Italia -
"Ogni volta che rifletto sul fatto che stiamo facendo progressi contro i pregiudizi e i falsi miti che in questi giorni passano per essere giudizi assennati, ecco che prontamente arriva qualcosa a rinnovare la mia disperazione, come questo editoriale sul Financial Times". Fin dall'incipit dell'editoriale pubblicato sul New York Times, il premio Nobel Paul Krugman fa capire chiaramente dove vuole andare a parare.

Paul Krugman FINANCIAL TIMES

"L'articolo e' una risposta alle ultime brutte notizie economiche giunte dal Regno Unito, che, si dice, non offrono alcuna ragione per riconsiderare le politiche di austerita'. E' davvero straordinario, se ci si pensa per un minuto. Se da un lato e' innegabile che non vi e' alcuna garanzia che il Regno Unito si sarebbe comportato meglio con meno austerita', nella vita niente e' assicurato", scrive Krugman. Ed ecco che l'economista prepara l'affondo contro le politiche che impongono misure di austerita' "fuori dal mondo": "Il FT si sente in grado di respingere una prova sulla base di che cosa?"

"Poi viene l'affermazione secondo cui i rendimenti obbligazionari potrebbero aumentare. Beh, sì certo, e ci potrebbe essere una crisi o qualsiasi altra cosa. Ma nulla nell'esperienza degli ultimi tempi suggerisce che i paesi con delle valute proprie sono a rischio di un attacco da parte dei bond vigilantes. Il tasso giapponese a 10 anni, dopo piu' di un decennio di avvertimenti in cui non si faceva che ripetere che la crisi sarebbe esplosa da un giorno all'altro, ora e' allo 0,91%".

DAVID CAMERON MARIO MONTI

Inoltre, conclude Krugman, "gli economisti piu' rispettabili ora sostengono in modo convincente che l'austerita' in una economia fortemente depressa e' controproducente, allo stesso modo come indietreggiare nell'austerita' dovrebbe incoraggiare, non preoccupare, gli investitori obbligazionari". Insomma, "l'argomento del FT si riduce all'affermazione che la Gran Bretagna deve mantenere la sua rotta, affinche' non sia abbandonata dalla fiducia e attaccata da invisibili bond vigilantes", chiosa l'opinionista. "E chi ha scritto questo si considera ragionevole e giudizioso".

 

 

L’AFFARE SI INGROSSA! NEL QUADRANGOLO HOT BELEN-CORONA-EMMA-STEFANO MANCAVA SOLO SARA TOMMASI!

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1- VIDEO: I FISCHI A BELEN AD "AMICI" DI MARIA DE FILIPPI
http://bit.ly/ICyi4z


2- SARA TOMMASI: "IO, FABRIZIO CORONA E QUEL FILMINO HARD"
Alberto Dandolo da www.oggi.it

Belen Stefano de martino primo bacio

Sara Tommasi ha deciso di vuotare il sacco. Si diceva avesse avuto anche lei un ruolo nella fine del rapporto tra Belen Rodriguez e Fabrizio Corona. Si diceva che ci fosse un filmino hard in cui era ripresa con lo stesso Corona, dopo le sue esibizioni completamente nuda per Marra. Si diceva che avesse mollato il suo conte, per darsi completamente ad Alfonso Luigi Marra. Ebbene, ora scrive in esclusiva a oggi.it. Per rimettere in fila tutte le questioni. E fornire la sua ultima e definitiva verità. Su tutto. Senza peli sulla lingua.

"BERLUSCONI, CORONA, BELEN E MARRA" - «Poiché la notizia», ci scrive in esclusiva Sara Tommasi, «di un mio rapporto con Corona e quella dei miei inesistenti messaggi hot continua a imperversare e a danneggiarmi, e inoltre, nonostante il mio disinteresse, continuo a essere oggetto di proposte e pressioni dell'entourage di Corona, credo di aver innanzitutto diritto di ribadire che non ho mai avuto con Corona rapporti sentimentali né fisici né gli ho inviato alcun messaggio hot, ma solo dei normali messaggi lavorativi e amichevoli che, al massimo, com'è mio costume, potevano essere spiritosi».

STEFANO DE MARTINO E BELEN RODRIGUEZ DA NOVELLA DUEMILA

I MESSAGGI HOT - «Massaggi hot», prosegue la Tommasi, «e rapporti con Corona secondo me inventati nell'ambito di una precisa strategia rivolta a pregiudicare il mio rapporto con Gino (cioè Alfonso Luigi Marra, ndr). Conoscendo Corona, e sapendo quanto è legato a Silvio (Berlusconi, ndr), mi ero infatti subito insospettita e preoccupata del fatto che avesse telefonato a Gino, che non conosceva e che non ha nulla a che fare con lui, per chiedergli un incontro e offrirgli la sua collaborazione.

STEFANO DE MARTINO E BELEN RODRIGUEZ DA NOVELLA DUEMILA

Questo perché sono abituata da anni, credo come conseguenza di quanto accaduto tra me, Silvio, Paolo ecc., alle interferenze di Silvio, tramite questo o quello, dettate non so se da una posizione da padre padrone o dalla preoccupazione, in questo caso, che potessi rivelare a Gino, non tanto fatti che lo riguardino, perché i fatti sono ormai noti, ma piuttosto che Gino, le cui capacità di analisi sono note a Silvo, che lo conosce bene e ha avuto occasione di sperimentarle, possa, attraverso me, intuire e pubblicare, di quei fatti, chiavi di lettura che abbiano implicazioni politiche».

STEFANO DE MARTINO E BELEN RODRIGUEZ DA NOVELLA DUEMILA

INTERFERENZA DI BERLUSCONI? - «Non so se è Silvio», continua ancora la Tommasi, «ad aver dato a Corona indicazioni di interferire, o se Corona ha agito di sua iniziativa sapendo che se fosse riuscito ad allontanarmi da Gino avrebbe fatto cosa gradita a Silvio, ma è un po' come accadde con Ronaldinho che, per motivazioni del tutto diverse, fu allontanato dal Milan per allontanarlo da me.

Ignoro anche se Belen abbia preso spunto dalle notizie di stampa del presunto rapporto tra me e Corona per lasciarlo, anche se secondo me la vera ragione è nell'ormai impresentabilità di Corona, e credo che anche la storia con De Martino è stata solo un modo di prendere le distanze da Corona usando l'alibi ‘nobile' di un'inesistente storia d'amore (Belen i ballerini come De Martino li mangia a colazione con uova e pancetta). Preoccupazioni, quelle di Silvio, oltretutto infondate perché Gino, pur non condividendo per niente le sue posizioni politiche, ha verso lui una benevolenza che, ad esempio, non ha per Monti, di cui considera imperdonabile la dipendenza dal potere bancario».

STEFANO DE MARTINO E BELEN RODRIGUEZ DA NOVELLA DUEMILA


3- FENOMENOLOGIA DI BELÉN «SONO UN PERICOLO AMBULANTE»
Paolo Di Stefano per il "Corriere della Sera"

Sta provando il ballo per Amici e trovarla non è facile. In più ha detto che, dopo i «casini» di questi giorni, non vuole parlare di vita privata. Non vuole pronunciare il nome di Emma e nemmeno quello del suo Stefano, il ballerino che accende l'Italia del gossip: troppo giovane, troppo finto, troppo sfacciato per meritarsi tutto questo successo (erotico-sentimental-mediatico).

STEFANO DE MARTINO E BELEN RODRIGUEZ DA NOVELLA DUEMILA

Ha lasciato la brava (e buona) cantante pugliese per la bella showgirl argentina, il sogno proibito dell'homo italicus televisivus vulgaris. Quel ragazzo ha tradito l'intelligenza, il talento, l'amore vero per buttarsi tra le braccia della Pantera spudorata e imprevedibile. Così, sabato Belén Rodriguez si è presa la sua razione di fischi in diretta dall'Italia dei buoni sentimenti. Il tutto condito di presunti sms galeotti e di presunti pacchetti (contenenti i vestiti del fedifrago) bruciati sul pianerottolo dell'ex nido d'amore romano della cantante e del ballerino.

FABRIZIO CORONA SENZA BELEN DA NOVELLA DUEMILA

Questo, più o meno, il riassunto delle puntate precedenti: la bella contro la buona, identikit basici. La buona viene lasciata dal promesso sposo (prestante, ma leggerino), il quale si mette con la Pantera famelica, che ha appena chiuso la sua lunga storia d'amore. Sembra il copione di una fiction senza troppa fantasia. E forse lo è. Che cosa ci riservano le prossime puntate non è dato sapere, anche se già circola voce (via blog) che il flirt tra la Pantera e il Gattino palestrato sarebbe finito.

FABRIZIO CORONA SENZA BELEN DA NOVELLA DUEMILA

Eppure, lei, la Pantera, si definisce «un tipo tranquillo e non molto complicato». Ma la fenomenologia di Belén non può fermarsi qui, perché a molti appare come la donna nuova, moderna, che sfida lo scandalo pur di non rassegnarsi al piatto tran tran della soubrette qualunque. Infatti: «Odio il finto moralismo - dice -, mi fa tristezza la gente che punta il dito a prescindere, senza pensare che tutti hanno avuto problemi».

EMMA MARRONE DA NOVELLA DUEMILA

Già, nella fenomenologia di Belén i problemi non possono mancare: «Hai voglia, se ne ho avuti!». Allusione malcelata alla convivenza con il Corona? «Beh, veda lei, l'importante è risolverli, i problemi, senza cambiare testata». Testata o testa? «Con il sorriso sulle labbra e senza rimpianti, perché avere rimpianti è frustrante: dunque se hai voglia di fare qualcosa devi farla, prendendoti responsabilità e rischi».

Secondo punto della fenomenologia di Belén: le responsabilità e i rischi. «Sì, ma veda di non farmi sembrare troppo noiosa, ci metta anche l'ironia, in questa intervista». Mica facile, se proprio si vuol parlare del Corona: «Ci sono state altre storie andate diversamente e non ho voglia di parlarne, ma Fabrizio non l'ho mai tradito». Peggio per lei, verrebbe da ribattere.

EMMA MARRONE DA NOVELLA DUEMILA

«La gente, quando ha saputo che ci siamo lasciati, mi ha fatto i complimenti, ma io l'ho amato tanto, mi ha insegnato un sacco di cose». Non vogliamo sapere che cosa. «Non lo rinnego, non è un uomo cattivo, non l'ho mai tradito, e se ho avuto qualche farfallina per la testa...». Per la testa? «Sì, se ho avuto qualche distrazione, sono sempre stata chiara. Ma ho combattuto per quattro anni con lui: quando era in casa con me, era il Fabrizio che amavo, fuori era un altro. A un certo punto non ce la facevo più, e quando non sto più bene io me ne vado. Ho concluso la mia storia prima di cominciarne un'altra, e non sono stata l'unica».

STEFANO DE MARTINO E BELEN RODRIGUEZ DA NOVELLA DUEMILA

Allusione malcelata alla relazione tra Emma e Stefano? «Veda lei, loro comunque l'avevano conclusa ancora prima». E allora tutto questo pandemonio?
«Appunto, ma se vedono Belén mangiare un gelato devono dire che ha avuto la dissenteria. Persino la Fornero è intervenuta sulla farfallina: è assurdo, assurdo nel Paese di Tinto Brass... È vero che sono un pericolo ambulante, non mi prendo sul serio, inciampo, rido sempre, soffro il malumore e faccio di tutto per cacciarlo, sono libera, libera di mente, sono un'argentina di campagna che ha vissuto con le mucche, i cavalli e le pecore e il successo non mi deve rubare la vita. Non ho voglia di fare la finta brava ragazza».

STEFANO DE MARTINO CON EMMA MARRONE E BELEN RODRIGUEZ

Ma sa di essere la più bella e ne approfitta: «Certo, sono consapevole, ma sono anche insicura, mi vergogno di ballare facendo i miei passettini da imbranata».

belen stefano de martino

Fenomenologia di una Pantera imbranata: «Da ragazzina volevo fare la ballerina, poi l'architetto, e appena sono arrivati i casting, ho mollato l'università: sono molto fortunata, ma anche orgogliosa di quel che ho fatto, lavoro dal mattino alla sera. Da quando avevo 15 anni non chiedo un soldo ai miei genitori e ora ho comprato una bellissima casa in Argentina per loro. Adesso sono stanca di preoccuparmi della famiglia e di fare la grande, voglio guardare le stelle, ricordarmi che c'è il sole e la luna». (Vedi alla voce: Stefano).

SARA TOMMASI

Fenomenologia della ragazza di successo che ha sofferto. Però, bella, innamorata e fortunata. Che cosa vuole di più? «Niente, ogni volta che mi sono innamorata ho finito per fidanzarmi. Gli amici maschi devono essere gay, altrimenti vogliono stare con me, è inutile». Nessun rifiuto? «Mai, ma mi devo sentire male d'amore». Ride. «A me piace l'amore, per le storielle non mi metterei a fare casino. Conosco Stefano da tre settimane e sto benissimo con lui». Voce dolce della Pantera. Ultimo punto della fenomenologia: «Ecco cosa mi manca, una famiglia».

 

LA VERSIONE DEL BANANA - AL TELEFONO CON LA MINETTI RIPASSAVA LA STORIELLA DA RACCONTARE AI PM SUL CASO RUBY…

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1- AUDIO: TELEFONATA TRA BERLUSCONI E NICOLE MINETTI: ""ORA CHE NON È PIÙ NELLE GRINFIE DEI PM, RUBY SI STA COMPORTANDO BENE"
Da "Repubblica.it" - http://bit.ly/ICvB33

berlusca02 silvio berlusconi


2- UN'ALTRA SERIE DI TELEFONATE IN CUI BERLUSCONI CERCA DI RASSICURARE NICOLE MINETTI E MARYSTHELL POLANCO
Massimo Razzi per "Repubblica.it"

Ma Berlusconi ci fa o ci è? E' l'onesta domanda che devono essersi posti inquirenti e magistrati ascoltando le registrazioni di questo gruppo di telefonate che Repubblica.it pubblica in esclusiva e che risalgono agli ultimi giorni di ottobre del 2010. Sono giorni duri per il Cavaliere: Ruby è sulla bocca di tutti e, nonostante la barriera protettiva che gli uomini (e gli avvocati) di "Papi" le stanno costruendo intorno, sui giornali escono diverse sue dichiarazioni che risalgono agli interrogatori dei mesi precedenti in cui la ragazza raccontò nei dettagli quello che succedeva nella famose feste di Arcore. In cinque di queste telefonate, il Cavaliere è impegnatissimo a rassicurare le Olgettine.

NICOLE MINETTI IN USA DAL SUO PROFILO TWITTER

Nicole Minetti, in particolare, preoccupatissima e furibonda perché su Repubblica è apparsa la notizia che risulterebbe indagata, insieme a Lele Mora, per induzione alla prostituzione. Berlusconi giura che non è vero niente, che i giornali dicono bugie e "non contano niente", che Nicole deve stare tranquilla perché "ci sono io a proteggerti". "Papi", dunque, mente tranquillamente sapendo di mentire (impossibile che non sappia che la ragazza è effettivamente indagata come i fatti dimostreranno ampiamente fino all'attuale processo) e lo fa con tranquilla spudoratezza come fanno i bambini che vogliono allontanare da sé una cosa spiacevole semplicemente negandola.

Nicole Minetti

Lo fa anche piuttosto male, costruendo difese campate in aria, facendo domande inopportune (probabilmente sa di essere intercettato) e ingarbugliandosi in discorsi autoreferenziali ai quali persino Nicole (che ha una voglia fortissima di farsi rassicurare) sembra, alla fine, credere poco.

Ancora una volta, nella grande pochade di Arcore, si mischiano tragedia, avidità, comicità involontaria e compaiono, qua e là personaggi normalissimi: come il telefonista di Arcore che chiede alla Minetti: "Lei è Minetti, Nicole Minetti?" e si scusa per aver insistito con la domanda, o come la segretaria del Cavaliere che chiede a Marysthell di attendere al telefono con la stessa professionalità che userebbe parlando con Tremonti. Personaggi, che alla fine, sembrano i migliori, gli unici che vivono in una vita reale.

ruby rubacuori

"Sta venendo fuori tutto". Come sempre, le Olgettine, quando hanno un problema, chiamano Nicole. Un po' badessa e un po' maitresse, l'igienista dentale deve ascoltare e rispondere. Qui Marysthell Polanco è molto preoccupata perché i giornalisti la tempestano di telefonate per sapere da lei qualcosa su Ruby: "Mi sento un po' nervosa... Certo, ho risposto che non so niente.. Ma....". "Ma tu fregatene... fottitene.... - consiglia Nicole - Dì che non la conosci, che non ti rompano le scatole, che stai lavorando...". Ma davanti a una domanda di Marysthell, Nicole ha un momento di genuinità: "Cosa vuol dire? Vuol dire che sta venendo fuori tutto, che piano piano sta venendo fuori tutto...". E sembra annunciare la fine di un'epoca...

"Spinelli ti dà 5...". Come in altre occasioni, Marysthell Polanco stupisce per il forte ascendente che ha sul premier e per il fatto che, anche nei momenti più difficili, riesce a trovare la faccia di chiedergli qualcosa. E il buffo è che lui accetta sempre e non la manda mai a quel paese... Qui, dopo una breve attesa in cui si sente la voce professionale di quella che dovrebbe essere Marilena, la famosa segretaria del Cavaliere, ecco Berlusconi che vuol parlare a Marysthell di due cose. La prima è la risposta a una sua richiesta di soldi. C'è da pagare un conto "per la musica..." e la ragazza dominicana ha bisogno di una decina di migliaia di euro.

Marysthell Garcia Polanco

"Sei già stata da Spinelli (Giuseppe, il famoso ragioniere-grande elemosioniere di Berlusconi; ndr)...? Vacci domani mattina che ti dà 5, perché di più, in contanti, non possiamo. Poi torni e te ne dà altri 5...". Lei quasi non ringrazia neppure e cerca di spiegare i motivi del bisogno, ma lui non ha voglia di ascoltarla su questi temi e affronta direttamente la seconda questione: "Ti hanno chiamato dei giornalisti?". La risposta è affermativa: "Ho detto che non avevo niente da dire, niente da dichiarare...". "Brava, non dire niente, perché qualunque dichiarazione fai, verrà usata contro di noi".

"Io ti difenderò sempre". E' una telefonata tanto surreale quanto importante, perché dimostra che Berlusconi, come tante altre volte ha fatto vedere, ha la capacità quasi naturale di mentire se questo gli serve. E che lo sa fare talmente bene da convincere anche se stesso oltre che l'interlocutore. Qui vuole tranquillizzare Nicole Minetti, tesissima e quasi risentita perché ha letto su Repubblica di essere indagata: "...Quegli stronzi di Repubblica dicono che sono indagata con Lele Mora, capisci?". "Indagata? Indagata di che? Qui non è indagato nessuno... Io ti difenderò sempre, non preoccuparti". Lei sembra quasi volersi convincere: "Sì... Sì... Ciao...".

OLGETTINA BY NIGHT

"Ruby ha ritrattato". La telefonata tra Barbara Faggioli e Nicole Minetti comincia col solito incredibile lessico "minettiano": "Ehi, c'è una news", che è della stessa serie di "Love of my life" e "Disperation"... Papà (quello vero di Nicole) ha visto in tv che Ruby ha ritrattato. Per la precisione: "La deficiente ha ritrattato...". La Minetti è ringalluzzita: "Se viene fuori che non sono indagata, faccio causa a Repubblica e gli prendo milioni di euro... Poi li do in beneficienza ad Haiti...". Tutto questo mentre Nicole è dall'estetista per un nuovo trattamento brasiliano e l'altra (Barbara) è in palestra. Per la serie: mai farsi abbattere dalle circostanze...

OLGETTINA BY NIGHT

"Fuori dalle grinfie dei pm, si è comportata bene". E' certamente la telefonata più significativa del gruppo. Berlusconi chiama Nicole Minetti da Bruxelles dove ha appena finito una conferenza stampa nella quale ha fornito una delle tante versioni della famosa notte di maggio in cui Nicole venne mandata in Questura per farsi affidare la "nipotina di Mubarak". "Ho detto che non ho fatto nessuna pressione per la liberazione della ragazza. Non sapevo che rubava , non sapevamo che era stata condannata per furti... Pensavamo che avesse bisogno di aiuto che c'era bisogno di prenderla in affidamento... E ne siamo fieri...".

Barbara Guerra

Qui torna, prepotente, la domanda iniziale. Berlusconi ci è o ci fa? Perché sembra chiaro che una parte di questa telefonata è fatta ad uso dell'eventuale intercettazione, ma qua e là il Cavaliere se ne lascia scappare di incredibili. Come quando si chiede (quasi a mettersi d'accordo con Nicole): "Chi ti aveva telefonato per chiederti di andare in Questura? Io o Miriam, perché non ricordo...". "Tutti e due" fa lei un po' sconcertata. E ancora, un attimo dopo: "E' inutile che continuiamo a parlar male di Ruby, perchè adesso, fuori dalle grinfie dei pm, si è comportata bene... Lasciamo parlare solo lei".

Ed ecco la versione che si dovrà dare: "Non sapevo che era denunciata per furto, pensavo fosse solo senza documenti. C'era solo bisogno di una che la prendesse in affidamento e io ho pensato a te che sei consigliere regionale...E, poi, ad Arcore, c'è stata una sola volta...". Qui, Nicole sembra avere un attimo di incertezza, come se questa fosse troppo grossa per dirla in giro... Ma si riprende subito, tranquillizzata dalla voce di "Papi".

LONGO E GHEDINI big

"Mi renderanno ancora più martire". Altra telefonata volta a rassicurare una Nicole Minetti sempre più incerta e frastornata (più in là ci sarà anche una rottura) e che comincia ad avere la sensazione che il cerino di questa brutta storia le si spegnerà fra le dita. Ma l'ascendente di "Papi" è ancora forte e lui lo usa a piene mani: "Stai serenissima, non c'è nulla di nulla di cui preoccuparsi. Hai fatto un atto di grande generosità".

Lei si limita ad annuire dubbiosa: "Dici?". Lui, allora, la butta in politica: "Ieri sera, da Giannino (il noto ristorante milanese dei vip; ndr) quando sono uscito si sono alzati in piedi, hanno fatto ala e mi dicevano: bravo, vai avanti così, fregatene. Mi renderanno sempre più martire. Anche a San Siro...I giornali non contano un cazzo...".

Ghedini Longo e Pecorella

Tipico dell'ultimo Berlusconi, affidarsi alle rassicurazioni di quelli che sono già dalla sua parte: la clientela vippaiola di Giannino, i tifosi del Milan..."Non ti preoccupare.. Sei sotto la mia protezione...". Poi, saltando di palo in frasca, Berlusconi fa domande che non dovrebbe fare per telefono, quasi cercando di mettersi d'accordo con Nicole sulle origini della loro amicizia: "Ci siamo conosciuti al San Raffaele... Quanti anni hai studiato al San Raffaele?". "Tre" risponde lei un po' incerta....", "Ecco, appunto, ci siamo conosciuti lì". Lei sorride ma un dubbio sembra affiorare nella sua voce. E la telefonata si chiude senza il solito entusiasmo.

 

MICK JAGGER E KEITH RICHARDS ALLE ELEMENTARI (FOTO) - DEMI MOORE CI RICASCA? - CATHERINE ZETA-JONES TUTTA RIFATTA

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Vittoria Cecchi Gori per Dagospia

1 - MICK JAGGER E KEITH RICHARDS ALLE ELEMENTARI (FOTO)...

MICK JAGGER E KEITH RICHARDS ALLE ELEMENTARI

http://bit.ly/Idw7D4
The Mirror -
Erano solo dei bambini che giocavano insieme durante la ricreazione, poi sono diventati leggende del rock. Ecco una foto del 1951 della classe di Mick Jagger e Keith Richards nella scuola elementare di Dartford e un'altra foto del registro di classe con i nomi Michael Phil Jagger e Keith Richards.

KEITH RICHARDS

Dopo le elementari avevano cambiato scuole per rincontrarsi 10 anni dopo. Per festeggiare i 50 anni dei Rolling Stones, la scuola elementare di Dartford ha pubblicato queste foto per "onorare" i loro due studenti di successo.


2 - SHARON STONE SI FA UN TOY BOY ARGENTINO...

http://bit.ly/Kga2S8
Radar - "
L'accessorio" del momento sembra avere un toy boy al braccio come le grandi star di Hollywood. Sharon Stone, 54 anni, ha sedotto uno dei modelli maschi piu' hot del mondo.

SHARON STONE E MARTIN MICA

Al "Vogue Brazil" party a San Paolo ha flirtato non-stop con l'argentino Martin Mica e secondo "Revista Quem" e' ritornata in albergo con lui.
Le foto, nella gallery

 

3 - CLOONEY E STACY IN VACANZA CON ANGIE E BRAD?...

Da "Star" magazine - George adorerebbe essere nuovamente il migliore amico di Brad Pitt e vedersi piu' spesso con lui. Per farlo, pero', sa che prima deve conquistare Angelina, perche' alla fine e' lei che detta legge nella coppia. E per convincere la Jolie deve farle conoscere la fidanzata Stacy Keibler e dimostrarle che l'ex campionessa di wrestling non e' poi cosi' male.

ANGELINA JOLIE E STACY KEIBLER

L'occasione è invitare Brad ed Angie in vacanza sul suo yacht perchè spera che Angelina dia una chance a Stacy di farsi conoscere. George crede che Angie poi, l'adorera' come lui. Ne' dubitiamo!


4 - DEMI MOORE CI RICASCA?...

DEMI MOORE

http://bit.ly/I79cZ2
Jezebel -
Demi Moore non si e' ancora ripresa nè fisicamente nè mentalmente ed ora, i suoi cari e la stessa Demi pensano che avrebbe dovuto rimanere piu' a lungo in clinica in cui lei si sentiva protetta.

DEMI MOORE

Demi e' ancora molto fragile, soffre e si preoccupa troppo per la sua carriera e per la sua (inesistente) vita privata. Sente la pressione di dover tornare a far parlare di se come sta facendo il suo ex Ashton Kutcher.

Dice che sta seguendo una dieta sana ma un insider rivela che non mangia ed e' ricaduta nella sua vecchia routine di mandare giu' solo pillole di Adderall con energy drink. Tutti attorno a lei sono preoccupati e temono una forte ricaduta.

Inoltre, e' terribilmente preoccupata di invecchiare per cui si sottopone a continui trattamenti di botox e filler, cosa che ha fatto addirittura durante il suo soggiorno in clinica di disintossicazione.


5 - CATHERINE ZETA-JONES TUTTA RIFATTA...

CATHERINE ZETA-JONES

http://bit.ly/Ina8NM
Radar -
L'attrice Catherine Zeta Jones, moglie di Michael Douglas, nella foto postata da "Radaronline", appare molto diversa perche' si sarebbe sottoposta ad un intervento di chirurgia plastica, seguendo le orme del marito.

Ha le sopracciglia troppo tirate, la fronte spianata dal botox e gli zigomi ingranditi da iniezioni di filler. Ultimamente la bella attrice scozzese, appariva leggermente invecchiata, anche per lo stress subito a causa della brutta malattia, un cancro alla gola, diagnosticata al marito nel 2010.


6 - 10 STAR SURGELATE DAL BOTOX: CARLA BRUNI, NICOLE KIDMAN, LINDSAY LOHAN...

SUPERSIRINGATE DI BOTOX: CARLA BRUNI

http://bit.ly/K6Dxe8
Radar -
Va bene non volere le rughe, ma alcune star, quando si parla di botox, perdono la testa e esagerano di brutto. Sembrano surgelate per quanto inespressive. Ecco la classifica e le foto delle piu' accanite consumatrici di botox del momento, postata da "RadarOnline.com".

SUPERSIRINGATE DI BOTOX

Courtney Cox, la prima classificata ammette di aver esagerato e di sentirsi prigioniera del proprio viso. Seguita da Carla Bruni, la premiere dame di Francia, Demi Moore, Nicole Kidman, Kylie Minogue, Jenny McCarthy, Lara Flynn Boyle e le giovanissime Megan Fox, Heidi Montag e Lindsay Lohan.

Scopri tutte le foto imbarazzanti nella gallery...


7 - PAUL MCCARTNEY PROTETTO DA 1.600 AGENTI IN COLOMBIA...

PAUL MCCARTNEY

http://bit.ly/JJLh6W
Newser -
Paul McCartney si è recato a Bogotà, in Colombia, dove ha tenuto un concerto. Pare sia stato piu' protetto del Presidente Barack Obama.

Erano 1.600 gli agenti a disposizione per la protezione di McCartney. La citta', famosa per l'alto tasso di criminalita', e' stata bloccata dalla polizia per i due giorni in cui il cantante inglese e la moglie Nancy Shevell vi hanno soggiornato.


8 - IL FIDANZATO DI DREW BARRYMORE? LA SORELLA PENSAVA FOSSE GAY...

FIDANZATI: DREW BARRYMORE E WIL KOPELMAN

http://bit.ly/JeMdt9
Celebuzz -
Jill, la sorella di Wil Kopelman, il fidanzato di Drew Barrymore, ha rivelato che prima che i due si fidanzassero, aveva sempre creduto che il fratello fosse gay:

"Pensavo fosse gay per la sua attenzione per i vestiti e l'ordine esagerato, inoltre non gli piaceva nessuna delle tante amiche che gli ho presentato", spiffera a "In Touch" magazine.

Drew e Wil si sposeranno a giugno in una bellissima villona di Montecito, in California.
Le foto, nella gallery...


9 - LA TRAPPOLA DI JENNIFER ANISTON: COME SPOSARSI UN UOMO IN 10 MESI...

MR. SKIN: JENNIFER ANISTON

http://bit.ly/I79cZ2
Jezebel -
Jennifer Aniston ha deciso di volersi sposare e ha messo in moto un piano per spingere Justin Theroux a chiederle la mano in soli 10 mesi.

BOB DYLAN

La trappola consiste: andare a vivere insieme (fatto), comperare una casa insieme (fatto), fargli conoscere i suoi amici famosi (fatto), lavorare insieme in un ulteriore film (ci sta lavorando su...ma conoscendola, ce la farà di sicuro).
Buona fortuna Jennifer!


10 - BOB DYLAN PREMIATO DA OBAMA...

http://bit.ly/JLMMyG
Newser -
Secondo "Bloomberg", a fine primavera, Bob Dylan verra' premiato con la Medagia Presidenziale per la Liberta'. Un onore grandissimo. Con lui verranno permiate alter dodici persone.

WILLIAM E KATE


11 - WILLIAM E KATE AL MUSEO DI GUERRA IMPERIALE...

http://bit.ly/JLMO9K
Just Jared -
La coppia reale d'Inghilterra e' stata fotografata al Museo della Guerra Imperiale a Londra per un evento per la campagna deelle gallerie per i "100 anni della Prima Guerra Mondiale".


12 - ZAC EFRON PENSA SOLO AL SESSO...

ZAC EFRON

http://bit.ly/IJy22n
Hollywood Life -
L'attore 24enne, Zac Efron pensa solo al sesso. E' una normale fase di crescita, dice un amico. Ma pare che il giovane attore stia esagerando.

Ultimamente è' stato visto entrare ed uscire in diverse camere da letto di ragazze a Hollywood. Alla prima di un film Disney, gli e' caduto un preservativo dalla tasca.

Inoltre in una recente intervista, ha ammesso di essere attratto sessualmente dalla 44enne Nicole Kidman con la quale ha girato un film e in particolare una scena di sesso, che dicono essere davvero bollente.


13 - JENNIFER LOPEZ VUOLE UNA FAMIGLIA TRADIZIONALE CON CASPER...

JENNIFER LOPEZ

http://bit.ly/JEDhTM
http://bit.ly/InafsG
Just Jared e Celebitchy -
Lo scrive "US Weekly" che Jennifer Lopez, 42 anni, sta aspettando il divorzio da Mark Antony, 43, per sposare il suo amatissimo fidanzato 25enne Casper Smart e avere un figlio da lui.

Il ballerino si e' trasferito a vivere a casa della star a Los Angeles, gioca con i suoi bambini e sta con lei anche durante le riunioni di lavoro. Insomma Casper e' sempre piu' presente nella sua vita.

Un amico della coppia rivela che la Lopez  e' molto innamorata, si sente supportata e capita dal devotissimo Casper e non vede l'ora di ottenere il divorzio per coronare il suo sogno.

JENNIFER LOPEZ E CASPER SMART

J Lo e' stata fotografata mentre arrivava negli studi televisivi di CBS bellissima in abito cortissimo di peillettes metallizzate.
Guarda le foto nella gallery...


14 - FOTO DI LEO DI CAPRIO NEL NUOVO FILM DI QUENTIN TARANTINO...

DJANGO UNCHAINED: LEO DI CAPRIO

http://bit.ly/ID3O2w
The Daily Mail -
E' passato quasi un anno dall'ultimo film diretto dal "genio pazzo" Quentin Tarrantino. Oggi potete dare il primo sguardo al suo nuovo film "Django Unchained", con Leonardo Di Caprio e Jamie Foxx.

BARBRA STREISAND

Le foto, nella gallery...


15 - BARBRA STREISAND COMPIE 70 ANNI...

http://bit.ly/IvU1dR
Perez Hilton -
La straordinaria cantante americana Barbra Streisand ha festeggiato il suo settantesimo compleanno al ristorante Taverna Tony a Malibu.

Alla festa superesclusiva, hanno partecipato i pochi familiari e alcune celebrita' molto intime della cantante: John Travolta, Steven Spielberg, Diane Lane, Quincy Jones, Pierce Brosnan, Warren Beatty.


16 - LOUBOUTIN RIDISEGNA LA SCARPETTA DI CENERENOLA...

LA SCARPETTA DI CENERENTOLA CON LA SUOLA ROSSA

http://bit.ly/Ina1BX
Fashionista -
Il famoso disigner di scarpe, Christian Louboutin ha esaudito il sogno di tutte le bambine (e donne) del mondo.

Per festeggiare l'uscita in blue ray e in DVD del famoso film Disney, Cenerentola, un classico degli anni 50, ha ricreato la famosa scarpetta di vetro. Per ora non ci sono indiscrezioni, ma possiamo scommettere che la suola sara' di colore rosso!

LA SCARPETTA DI CENERENTOLA

"La scarpa di Cenerentola e' l'emblema del mondo delle scarpe ma anche del mondo dei sogni", dice il designer.


17 - LE STAR A LAS VEGAS PER I CINEMACON AWARDS 2012...

CINEMACON 2012: CAMERON DIAZ

http://bit.ly/IXqrNk
http://bit.ly/IWg8bD
Just jared e Pop Sugar -
Cameron Diaz ha scelto un sobrio abito nero di Rachel Roy che esaltava la sua altezza e linea per partecipare insieme ad altre star ad un evento per i CinemaCon Awards a Las Vegas.

Alla festa, erano presenti anche il produttore Jeffrey Katzenberg (DreamWorks), Martin Scorsese, Melanie Griffith, Antonio Banderas, Jack Black e Brooklyn Decker.

CINEMACON 2012: MICHELLE PFEIFFER

Charlize Theron in Dion Lee, e Jennifer Garner in Michael Kors hanno sfilato sul red carpet al Ceasar's Palace per i CinemaCon Awards 2012. Alle premiazioni, Michelle Pfeiffer e' stata onorata con il premio di Icona del Cinema.

Durante la settimana di CinemaCon, Mila Kunis, vestita sportivissima, in jeans e maglietta bianca e Brooklyn Deccker in un abito corto viola hanno presentato i loro rispettivi film, "Ted" e "Battleship".

CINEMACON 2012: CAMERON DIAZ, ANTONIO BANDERAS E MELANIE GRIFFITH

Charlize Theron e Kristen Stewart, durante il quarto giorno del festival, hanno fatto promozione al film "Snow White and the Huntsman".
Tutte, le foto nella gallery...


18 - STAR VERE O PLASTICATE?...

IL VISO GONFIO DI ASHLEY JUDD

Radar - Dalle labbra di Kim Kardashian al viso gonfio di Ashley Judd nella nuova serie tv "Missing" (con Adriano Giannini), quali le fisionomie delle star che sembrano diverse e quali le loro smentite?

Scopri le star piu' chiacchierati!
Clicca sul link:
http://bit.ly/I9S6Zp

MICHELLE HUNSIKER A MIAMI


19 - MICHELLE HUNZIKER IN BIKINI A MIAMI...

http://bit.ly/K6E53G
Egotastic! -
Michelle Hunziker e' stata pizzicata dai paparazzi sulla spiaggia di Miami.
Guarda le foto nella gallery...


20 - KESHA PUBBLICA UNA FOTO MENTRE FA PIPÌ PER STRADA...

KESHA

http://bit.ly/IgyRBn
Drunken Stepfather -
La cantante eccentrica Kesha ha postato una foto di se mentre faceva pipi' per strada a New York. Che raffinata, complimenti! Sotto ha scritto un messaggio, invitando la polizia a venire a cercarla per darle una multa.

JAMIE PRESLEY

Nel 2009 l'attrice Jamie Presley ebbe la stessa "bella" idea ma almeno la foto fu fatta da un paparazzo! E' un comportamento da star?
Guarda le due foto nella gallery...

 

LE CHICCHE DI VALTERINO! DALLE PAGINE DELL’INTERROGATORIO DI LAVITOLA A POGGIOREALE SPUNTANO GAG-ATE IMPERDIBILI - “ANCH

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Carlo Tarallo per Dagospia

Ma Valterino ci è o ci fa? E chi lo sa. Dalle 140 pagine dell'interrogatori di Lavitola a Poggioreale, alla presenza dei Pm della Procura di Napoli Curcio, Piscitelli e Woodcock e del Gip Dario Gallo, esce fuori un ritratto dell'ex direttore dell'Avanti! che, al di là delle rivelazioni e degli spunti investigativi, incuriosisce per la capacità di Valter di mantenere anche in galera, e in una occasione stressante come un interrogatorio,quell'atteggiamento guascone e scanzonato che è ormai il suo marchio di fabbrica.

BERLUSCONI CON RICCARDO MARTINELLI E VALTER LAVITOLA jpeg

Tra duetti impedibili con il suo avvocato (da antologia quello sui 700 dollari sborsati da Balice) e col Presidente di Panama Riccardo Martinelli, "suggerimenti" investigativi ai magistrati, battutacce su Frattini, Letta e Ghedini, equivoci su euro e dollari, esclamazioni e paragoni assurdi, ecco un campionario delle "chicche" di Valterino.

Sulla latitanza in Argentina.
Lavitola: "Io sono rientrato da un posto dove, sissignore, mi potevate fare un mandato di cattura internazionale, ma non mi acchiappavate mai...".

Sulle carceri da costruire a Panama i pm chiedono cosa capisca Lavitola di carceri:
Lavitola: "Ma io niente dovevo capire di carceri, se lei mi manda ad avere rapporti con il Presidente del Burundi per andare a capire che si può comprare una miniera di rame, io ci vado senza capire niente..."

MARTINELLI LAVITOLA BERLUSCONI VARELA

Come l'avvocato di Lavitola, Gaetano Balice, ci rimette 700 euro:
Lavitola: "Lei deve inquadrare una cosa, dottore...se mi permette, lo status di Velocci che, le ripeto, fino a quando è partito da Panama, è partito che gli ho dato io 700 dollari e come dicevo prima all'avvocato Balice.... sottratti all'avvocato Balice... ma seriamente!".
Gip: "Va bene ... questo non è argomento.. immagino..."
Balice: "Li ha sottratti al mio..."
Pm: "E' penalmente irrilevante diciamo..."
Gip: "Per l'avvocato no!"

Dollari o euro? Ah saperlo...
Lavitola: "Dottore, signor giudice, a garanzia del prestito il Capriotti mi dà 500.000 dollari e mi dice..."
Gip: "Qui si parla di euro però?!"
Lavitola: "No no dollari... dollari..."
Gip: "Qui dice 530.000 euro..."
Lavitola: "Allora ci deve essere un errore perché erano.."
Gip: "Qui dice 530.000 euro uno dopo l'altro!"
Lavitola: "E' un errore... è dollari... è sicuramente dollari".

FRATTINI MARTINELLI BERLUSCONI

Sugli elicotteri in regalo:
Lavitola: "Rispetto a questo io gli dissi fai una cosa: regala invece un elicottero. Ma allo stato, non a Martinelli, Martinelli ne aveva già due di elicotteri personali"
Pm: "E che c'entra il figlio di Martinelli? Riha... si chiama Riha?"
Lavitola: "Riha? Non c'entrava niente, tanto è vero che mi ha mandato a fanculo... Mi scusi il termine... Riha disse: ma a me che cacchio me ne frega dell'elicottero!".

Sul trattato di doppia tributazione Italia - Panama e la "licenzina"
Lavitola: "Il trattato di doppia tributazione è stato firmato prima della scadenza di fine anno, perché doveva essere firmato entro il 31 dicembre 2011, è stato firmato"
Pm: "A me non risulta"
Lavitola: "Allora glielo produco, se vuole, mi dia una licenzina, io vado e glielo..."

Pausa?
Gip: "Ci vogliamo fermare cinque minuti?"
Lavitola: "No no, io sto una bellezza, anzi! Se lei vuole ci fermiamo..."

BERLUSCONI E MARTINELLI DURANTE LA VISITA IN CENTROAMERICA

Scoppia il casino sulla sua presenza a Panama e per Valterino sono cavoli amari: il presidente Martinelli, pressato anche dall'opposizione, lo sfancula:
Lavitola: "Un bel giorno mi chiama il presidente (Martinelli, Ndr) e mi dice: Valter, te ne devi andare. Dico: ma come me ne devo andare? Assolutamente sì, qua sta montando uno scandalo, te ne devi andare. Valter guarda che le carceri di Panama non sono più belle di quelle dell'Italia. Il giorno appresso me ne sono andato a Rio".

Su Tremonti e i finanziamenti all'editoria:
Lavitola: "Io chiamo Berlusconi e gli dico: Presidente, guardi che quello stronzo di Tremonti (mi scusi signora) vuole... non vuole finanziare il capitolo, mi ha detto però che se ci parla lei questo qua lo fa perché lo vuole essere chiesto da lei per fare un ulteriore piacere a lui. E lui (Berlusconi Ndr) mi dice: ma questo riguarda solo il tuo giornale? Dico: no, riguarda tutti i giornali, compreso quelli della sinistra. Dice: ah va bene allora me ne interesso".

BERLUSCONI E RICARDO MARTINELLI

Sui costi dello strillone:
Pm: "Sì ma diciamo la verità, ma quante persone si comprano dallo strillone L'Avanti? Su Lavitola, non è che siamo bambini, abbia pazienza!"
Lavitola: "Ma lei dipende da come lo mette a lavorare lo strillone!"

Su De Gregorio, i debiti e gli usurai
Lavitola: "Si è fatto prestare i soldi da tutti gli usurai della Campania. Io non so De Gregorio quante centinaia di migliaia di euro ha pagato in usura. Questo io sono pronto a giurarlo! Ovviamente non mi ricordo i nomi degli usurai perché non voglio finire sparato pure io!".

 

 

GRANDE SCHERNO - CALA IL BUIO IN SALA: FRA BRUTTI FILME E PREZZI ALTI È CRISI SEMPRE PIÙ PROFONDA PER IL CINEMA

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Federico Pontiggia per "il Fatto Quotidiano"

TITANIC

La sala non tira più, almeno in Italia. Confrontando anni, mesi, periodi, il risultato non cambia: segno meno, profondo rosso. Per non incappare nelle tagliole del rincaro dei biglietti - chi va al cinema ne sa qualcosa - e nei film in 3D, consideriamo le presenze e non gli incassi, come fanno i francesi e dovremmo fare pure noi: dal 1° gennaio al 25 aprile di quest'anno, i biglietti sono stati 35.712.653, ovvero -13,77% rispetto ai 41.413.664 dell'analogo periodo del 2011.

Addirittura -21,62% rispetto al 2010, con 10 milioni di spettatori spariti nel nulla, e il segno rimane negativo (-3,33%) anche rispetto a un annus horribilis come il 2009. E pensare che la débâcle è parzialmente mitigata proprio dalla festa della Liberazione, che ha fatto registrare nel campione Cinetel (copertura: 90% del mercato) 533 mila biglietti venduti, +40% rispetto alla stessa giornata dello scorso anno.

TITANIC

Lo zampino è del migliore esordio della stagione, The Avengers, con 253.350 biglietti staccati, ma l'exploit non consola nessuno, a parte il distributore Walt Disney. L'intero (a oggi) mese di aprile segnala una minima ripresa: dal 1° gennaio al 31 marzo 2012, infatti, il rosso è ancora più forte, con 28 milioni 280 mila biglietti pari a un -21,95% rispetto al trimestre 2011. E il divario è ancora maggiore a livello di Top 10: -28,54% per le presenze del trimestre 2012 sul 2011, "a conferma - osserva giustamente l'Agis - che alla possibile contrazione generale dei consumi si accompagna un'offerta di film con minore capacità di attrazione rispetto a quelli dello scorso anno".

AVENGERS

Serve una nota: "Minore capacità di attrazione" in sala, perché il file sharing, il download e lo streaming attraggono, eccome, nonostante Megaupload - forse riaprirà a breve - e Megavideo siano stati chiusi. Già, come lamenta il presidente dell'Anica Riccardo Tozzi, si rischia di "far crescere una generazione che pensa che Internet sia il luogo su cui vedere i film gratis". Forse. Ma di sicuro muore la sala. Che attualmente paga tre fattori: la crisi, che erode anche la definizione di "tempo libero più economico" di cui il cinema s'è sempre fregiato, la pirateria, appunto, e un'offerta che lascia a desiderare.

riccardo tozzi

Spia scoperta di una domanda che non s'intercetta più è il botteghino di Titanic 3D: con tutta la bontà del restyling stereoscopico di James Cameron, se riesce a fare quasi 8 milioni è perché naviga nel deserto. Film brutti, inappetibili, per una delle stagioni più appannate degli ultimi anni.

QUASI AMICI

E nessuna nazione è immune al morbo: se il nostro cinema tra inizio 2012 (al 15 aprile) e 2011 guadagna 3 punti percentuali di quota mercato, cade quello americano, passato dal 46,7% dell'anno scorso all'attuale al 36,74%, mentre a sorridere sono solo i cugini d'Oltralpe, passati dal 2,03 al 9,76% grazie a The Artist e, soprattutto, Quasi amici. Da considerare anche il divario devastante tra i singoli mesi: se l'estate tradizionalmente nelle nostre sale significa siccità, l'altalena è forte anche tra gennaio e aprile, il cui raffronto nel 2012 segna un -43%, ovvero 13 milioni 37 mila biglietti contro 7 milioni 432 mila.

Ma pure il primo mese del nuovo anno non ha brillato: -31% rispetto a un anno fa (18 milioni 900 mila biglietti), che aveva in testa alla classifica Zalone (6 milioni 533 mila biglietti), e segno negativo anche rispetto al gennaio 2010 (16 milioni 800 mila biglietti, con un Avatar da 4,5. Fuga dalla sala, dunque, è non è un film.

 


IL BAYERN FINALISTA DI CHAMPIONS È IL MODELLO PERFETTO PER IL NUOVO FAIR PLAY FINANZIARIO

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Andrea Sorrentino per "la Repubblica"

ANGELA MERKEL

L'Europa s'è rovesciata, o è impazzita. Ora si concede ai virtuosi, negandosi ai pretendenti più glamour. Disorientamento, vertigini. Perché qui cadono le certezze, e si sa che di certezze si vive. Ad esempio dalle semifinali di Champions abbiamo appreso che non era vero quello che ci stavamo raccontando da mesi, cioè che Barcellona e Real Madrid erano le più forti: il Bayern si è dimostrato migliore del Real, il Chelsea ha confermato che per superare il Barça la condizione necessaria e sufficiente è fermare Messi, oltre che difendersi con ardore e intelligenza.

Quanto alla fortuna, è condizione necessarissima in ogni caso, anche quando vincono i favoriti. Altre certezze crollano: Mourinho non addenta nessuno dopo l'eliminazione, anzi fa i complimenti a tutti e aspetta mansueto il rinnovo del contratto fino al 2016.

ROBBEN DOPO IL GOL AL REAL MADRID NELLA SEMIFINALE DI CHAMPIONS jpeg

Guardiola invece starebbe per lasciare il Barcellona, anche se Rosell mercoledì mattina gli ha offerto un contratto in bianco: oggi il Pep parlerà alla squadra e scioglierà la riserva, la Catalogna tutta ha i fazzoletti in mano, ma spera nell'happy end a sorpresa. Il calcio spagnolo e i suoi orrendi debiti col Fisco (752 milioni per i club professionistici, ora c'è un piano di rientro fino al 2020) passano per una volta in secondo piano, di fronte alle imprese del Chelsea e del Bayern.

Che giocheranno una finale impronosticabile, e con sette squalificati (Terry, Ivanovic, Ramires e Meireles il Chelsea; Luiz Gustavo, Alaba e Badstuber il Bayern), il che abbasserà il livello tecnico e farà lievitare l'imprevedibilità la sera del 19 maggio. Si giocherà all'Allianz Arena, la casa del Bayern, il luogo in cui il club bavarese ha costruito le sue recenti fortune, economiche e non.

L'Allianz e il Bayern sono il simbolo di un calcio virtuoso, coi conti a posto e con un campionato che è il più equilibrato d'Europa, di sicuro quello con più pubblico: la media è di oltre 45.000 spettatori a partita, meglio della Premier (35.000) e non parliamo dell'Italia (23.000).

KARL HEINZ RUMENIGGE jpeg

Il top è rappresentato dal Borussia Dortmund, che da due anni riempie il suo monumentale Westfalenstadion: 80500 spettatori di media. Due eventi hanno portato a questi record: il fallimento del gruppo Kirch nel 2002, che ha costretto i club a rivedere i rapporti economici con le tv e a riordinare i bilanci cercando nuove risorse; l'altro è stata l'organizzazione del Mondiale 2006, che ha imposto la ristrutturazione degli stadi o la costruzione di nuovi impianti. Tra cui l'Allianz Arena, che il 7 aprile scorso ha fatto registrare un primato mondiale: per la centoottantesima volta consecutiva c'è stato il tutto esaurito.

Il Bayern è il modello per il nuovo fair play finanziario dell'Uefa, anche se per seguirlo interamente bisognerebbe essere tedeschi e avere la tradizione calcistica e manageriale del club bavarese: tanto per dire, è dal 1979 che il Bayern non ha un bilancio negativo, l'unica volta che stava per registrarlo cedette Rummenigge all'Inter (1984) e rimise i conti a posto.

Dai diritti televisivi il club ottiene appena 35 milioni all'anno (il Real e il Barcellona incassano oltre 150 milioni, le tre big italiane sfiorano i 100) e il resto dei ricavi (intorno ai 300 milioni l'anno) arrivano dal merchandising e dagli incassi. È un club che attira potentissimi investitori (Adidas, Audi, Allianz e Lufthansa), il 65% della proprietà è azionariato popolare (60 euro all'anno per ogni socio) e si sta aprendo ad altri mercati, soprattutto a quello indiano cheè molto vivo: quando nel 2008 il Bayern giocò a Calcutta per celebrare l'addio al calcio di Kahn, c'erano 125.000 spettatori.

IL BAYERN FESTEGGIA LA CONQUISTA DELLA FINALE DI CHAMPIONS jpeg

Alla solidità economica si aggiungono la cura del vivaio,i cui prodotti sono l'ossatura del Bayern, le scelte oculate e competenti sul mercato interno e internazionale (Neuer, Alaba, Luiz Gustavo, Gomez, Robben e Ribery) e le spese sempre tenute sotto controllo: l'acquisto più costoso della storia è stato Gomez, 30 milioni dallo Stoccarda. Quest'anno il Bayern ha raggiunto già a gennaio il pareggio di bilancioe da quel momentoè stato tutto guadagno, con la finale di Champions come ciliegina.

Ecco perché poi nascono imprese come quelle di Madrid, che hanno fatto dire al presidente Rummenigge: «Non ho mai visto qualcosa di simile in 40 anni di calcio professionistico. Questa serata supera quelle mitiche degli anni Settanta e Ottanta. Abbiamo giocato un calcio di qualità inarrivabile». Il tutto coi conti a posto. Praticamente, vuol dire essere perfetti. O tedeschi.

 

COMUNISMO IN SALSA AGRODOLCE - TOLTO DI MEZZO IL CONSERVATORE BO XILAI, IL PCC PENSA ALLA RIFORMA DELLA COSTITUZIONE…

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Timothy Garton Ash per "la Repubblica"

BO XILAI

Ma che succede in Cina? La domanda è tra le più interessanti al momento e rispondere è davvero difficile. Considerati i fatti ufficialmente accertati e le ipotesi plausibili il caso Bo Xilai ha i connotati di un thriller politico, ma affonda le sue radici nel bizzarro sistema di capitalismo leninista emerso in Cina negli ultimi trent'anni, che non ha precedenti nella storia. I possibili cambiamenti che questo scandalo indurrà in quel sistema influiranno sul futuro mondiale ben più della realtà di Washington, Mosca, New Delhi o Bruxelles.

Nella residenza blindata dei vertici del partito comunista, accanto all'antica città proibita, il fantasma di Hegel si è fuso con quello di Robert Ludlum. Nessuno sa cosa stia realmente succedendo entro quelle mura, ma al di fuori lo schema è chiaro. A Pechino non si parla altro che di Bo. Prima o poi il suo nome salta fuori, con una scossa elettrica, qualunque sia l'argomento di conversazione. Come ha fatto suo figlio, Bo Guagua a entrare a Oxford? Studiava o faceva il playboy? Neil Heywood, il misterioso uomo d'affari britannico, era in realtà una spia? La moglie di Bo, Gu Kailai, aveva una relazione con lui? Cosa c'è dietro? Poi si passa alle confidenze a mezza voce.

BO XILAI

Più fonti attendibili hanno confermato, ad esempio, la vicenda romanzesca che ha avuto come protagonista Wang Lijun, l'ex capo della polizia di Chongqing, rifugiatosi nel consolato Usa di Chengdu temendo per la propria vita, pronto a svelare gli scheletri nell'armadio del suo capo. Bo ha inviato da Chongqing un manipolo paramilitare per ricondurlo al suo triste destino, ma si è trovato davanti le truppe di Pechino, chiamate dagli americani.

Bo Xilai Gu Kailai

Se però un cinese qualsiasi cerca in rete anche solo il cognome "Bo" su Sina Weibo, popolarissimo sito di microblogging, troverà questo messaggio: «Nel rispetto delle disposizioni di legge i risultati di ricerca per Bo non sono disponibili». I media ufficiali esortano alla stabilità nazionale, sociale e ideologica sotto la guida saggia e coesa del partito. I Bo non erano altro che mele marce in un frutteto sano. Ora affronteranno tutto il rigore e l'imparzialità dello stato di diritto cinese.

Il quotidiano in lingua inglese China Daily ha dato grande risalto a un rassicurante comunicato dell'agenzia di stampa governativa Xinhua secondo cui «la polizia municipale di Chongqing si è impegnata ad assicurare maggiore protezione agli stranieri» dopo la morte di Heywood - probabile omicidio, di cui sono sospettati la signora Bo e un certo Zhang Xiaojun, «un attendente in servizio a casa Bo». Ma non c'è da preoccuparsi, perché nel 2010 solo 1,5 visitatori su 10mila hanno denunciato furti e violenze nella metropoli. E le forze dell'ordine sono intervenute prontamente. «In ottobre ad esempio la polizia ha recuperato in giornata una Nikon rubata a uno studente dello Zimbabwe».

bo xilai

Niente paura quindi, cari uomini d'affari britannici. Non solo non sarete ammazzati per ordine della moglie di un membro del Politburo, ma la polizia vi restituirà prontamente la macchina fotografica.

Accanto all'aspetto macabro e intrigante, ma anche tragico e doloroso, (pensiamo ai familiari di Heywood), la vicenda ha anche un risvolto più ampio e importante, comunque collegato. Può essere che un crimine così orribile, se di crimine si tratta, avrebbe comunque minato l'ascesa politica di Bo. Certo è che si va a collocare nel contesto della competizione ideologica e di schieramento in seno alle strutture di potere di partito, statali e militari cinesi nella corsa alla transizione politica in cui Bo era discusso candidato a uno dei nove seggi del comitato permanente. E certo è che le macabre, sensazionali e ormai ben note circostanze della sua fine politica influenzeranno l'esito della transizione, sia in termini di protagonisti che di programmi.

Finora la propaganda ufficiale si è curata di distinguere tra la persona di Bo e il cosiddetto modello Chongqing, con i suoi slogan criptomaoisti contro la criminalità e inneggianti alle masse e le rivendicazioni populiste di pensioni, casa e lavoro per tutti.

GU KAILAI - BO XILAI - BO GUAGUA DURANTE UN'ESCURSIONE

È comprensibile, dato che molti vertici del partito, tra cui il futuro presidente Xi Jinping, lo decantavano fino a poco tempo fa e il relativo programma previdenziale e di edilizia popolare resterà probabilmente in parte inserito nel quadro composito della politica del paese.

Secondo un'ipotesi ottimistica questo evento imprevisto finirà per rafforzare le tesi di chi - come l'attuale premier Wen Jiabao e il suo successore Li Keqiang - pensa che alla Cina non serva inneggiare alle masse ma continuare sulla via delle riforme economiche, giuridiche e politiche. Le riforme si rendono necessarie per tutta una serie di motivi, dal calo della crescita economica (dal 9% all'8%, e forse si arriverà al 7%), passando per le ineguaglianze, il divario rurale-urbano e l'invecchiamento della popolazione, fino alla proliferazione metastatica della corruzione ai massimi livelli (testimoniata dal lussuoso stile di vita champagne-maoista della famiglia Bo), la necessità di innovazione e le crescenti aspettative dei giovani istruiti che si connettono a Weibo.

WEN JABAO

A sorprendermi, nel corso di questa mia visita in Cina, è che questo stato d'animo è diffuso non solo nei soliti ambienti, quello accademico liberale e tra gli economisti che teorizzano il mercato libero, tra gli scrittori e gli studenti, ma anche in contesti inattesi, come la scuola centrale del partito comunista cinese e addirittura l'emittente nazionale cinese Cctv.

Non scommetterei su un esito del genere. La cautela, il consenso e gli interessi personali remano contro, per via degli intrecci tra potere politico e potere economico a livello familiare e di clan esemplificati dai Bo, e perché alcuni ex leader come Jiang Zemin (e presto Hu Jintao), manterranno la loro influenza dietro le quinte, o, come dice la meravigliosa antica espressione cinese, "dietro la tenda di bambù". Ma l'affare Bo avrà ripercussioni tali da incidere sui vertici del partito, spingendoli a passi decisivi sia per recuperare un'immagine appannata, che al fine di realizzare, nel più lungo periodo, iniziative che gran parte dei cinesi possano assimilare al progresso.

hu jintao

Se ciò dovesse accadere (e il condizionale è d'obbligo), se la misteriosa e tragica morte di un oscuro uomo d'affari britannico dovesse portare a una maggiore stabilità in Cina e di conseguenza a un mondo più sicuro, sarebbe proprio uno straordinario esempio della legge delle conseguenze involontarie. (Traduzione di Emilia Benghi)

 

“CRISTO, LASCIAMI TWITTARE!” - CHÁVEZ CONTINUA A GOVERNARE IL PAESE SU TWITTER DAL LETTO DELLA CLINICA CUBANA…

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Omero Ciai per "la Repubblica"

Approvare leggi, misure economiche, stanziamenti, condividere nuovi progetti, incalzare i ministri, spronare i militanti del partito, attaccare l'opposizione, decidere incarichi: insomma tutto il lavoro del presidente di uno Stato si può fare con cinguettii di 140 caratteri da una clinica in un altro paese? Secondo il caudillo venezuelano Hugo Chávez assolutamente sì. Dal giugno dello scorso anno, quando si sottopose all'Avana al primo intervento chirurgico, Chávez ha trascorso più tempo, fra operazioni e riabilitazioni, in ospedale a Cuba che nel palazzo presidenziale di Miraflores a Caracas.

SCREENSHOT DI ALCUNI TWEET DI CHAVEZ

Un capo di Stato di "andata e ritorno" (ironizzano in Venezuela) che non ha mai ceduto il potere al suo vice - Elías Jaua - neppure durante l'anestesiae che, nel giro di dieci mesi, ha spesso approvato riforme legislative, aumenti salariali, crediti addizionali, partite di bilancio grazie a Twitter. Basta scorrere l'account personale del presidente venezuelano (@chavezcandanga) per rendersi conto della mole di decisioni, disposizioni, esortazioni, date da Chávez nei 140 caratteri del social network da quando è costretto a combattere contro il tumore affidandosi alle cure dei medici cubani.

PROFILO TWITTER DI CHAVEZ

Un sistema che irrita l'opposizione e condiziona la campagna elettorale per le presidenziali del 7 ottobre. Il candidato dell'opposizione, Henrique Capriles, stigmatizza: «Governare via Twitter è una presa in giro».

Ma la maggioranza dei venezuelani sembra disposta ancora una volta a concedere fiducia e credito al suo presidente che, dicono i sondaggi, sarà rieletto senza incertezze per la quarta volta in tredici anni. Piuttosto - e nonostante Twitter su questo aspetto non c'è alcuna trasparenza - è il reale stato di salute del presidente a movimentare lo scenario. Chávez, che all'Avana si sta sottoponendo a sessioni di radioterapia dopo un secondo intervento chirurgico, e i membri del suo governo continuano a rassicurare il paese affermando che il tumore "è stato estirpato".

Ma secondo altre fonti- come il giornalista Nelson Bocaranda, che ha gole profonde nel governo, e l'oncologo José Marquina - la situazione sarebbe molto più grave. La prima fuga di notizie risale ad alcuni mesi fa quando ai medici brasiliani dell'ospedale sirio-libanese di San Paolo vennero mostrate le cartelle cliniche del presidente venezuelano. Le metastasi avrebbero attaccato le ossa del femore e la speranza di vita di Chávez non è superiore ai sei mesi.

PROFILO TWITTER DI CHAVEZ

Lettura confermata da un episodio avvenuto prima dell'ultimo viaggio all'Avana quando nella sua città natale, Barinas, il presidente ha partecipato ad una messa chiesta per lui dalla madre in occasione della Pasqua. In quell'occasione, sul sagrato e con la voce rotta dall'emozione, Chávez ha implorato Gesù di "concedergli ancora vita".

Molti osservatori credono che le prossime settimane saranno decisive. E se le condizioni del presidente dovessero aggravarsi gli scenari possibili sarebbero due: la nomina di un successore che affronti al posto di Chávez la sfida elettorale o un putsch militare guidato da seguaci del presidente che rinvii il voto con il pretesto di evitare il caos.

 

 

DA QUANDO IL ‘MOVIMENTO 5 STELLE’ MINACCIA DI SBANCARE LE URNE ANCHE I VECCHI AMICI COME DI PIETRO SI SMARCANO

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Giovanna Casadio per "la Repubblica"

beppe grillo

Un «vaffa» anche a Di Pietro. Beppe Grillo lo mette sul blog, perché si è sentito insultato dall'amico: «Le parole di Tonino mi lasciano sbigottito. Spero sia stato un lapsus. Da lui, proprio da lui non me l'aspettavo». E online si scatena un putiferio di grillini, che apprezzano la reazione di Beppe e al leader di Idv mandano a dire cose del tipo: «... finché eri tu che appoggiavi me, eri una bravissima persona, ma ora che mi fai concorrenza...». E anche di più pesanti.

beppe grillo

Lo scontro si scatena dopo un'intervista di Di Pietro: Grillo, dice, «è uno che mira a sfasciaree basta, mentre io critico ma voglio costruire un'alternativa, lanciare un modello riformista e legalitario». Dopo, è un crescendo: le frasi dure sul blog di Grillo (accanto al cappio all'euro, moneta da cui «dobbiamo uscire, non possiamo permettercelo»); la replica di Di Pietro («L'amico Grillo è fuori luogo, non gli hanno riportato bene le mie frasi però noi di Idv andiamo oltre la protesta e facciamo proposte concrete»).

beppe grillo

Eppure i due erano tanto amici. Il "no Cav day" di piazza Navona nel 2008 li aveva visti insieme, anche se Grillo aveva fatto il suo show in collegamento telefonico,e Di Pietro poi aveva preso le distanze dagli insulti a Napolitano.

Grillo ora è contro tutti. E tutti sono contro Grillo. Il suo "Movimento 5 Stelle" cresce continuamente nei sondaggi. Lui alza ancora il tiro contro Napolitano: «È un presidente anticostituzionale». (Di Pietro fa sapere che anche Idv aumenta i consensi, avendo sfiorato il 9,5%). Il 25 aprile il comico aveva detto tra l'altro che i partigiani, di fronte a tanto deserto, avrebbero forse imbracciato di nuovo le armi. Bersani s'indigna.

grillo di pietro

«Grillo non si permetta di insultare Napolitano - avverte il segretario democratico - e non si azzardi a dire cosa farebbero i partigiani, che saprebbero cosa dire dell'Uomo Qualunque». Il capo dello Stato l'altroieri aveva fatto un riferimento al «demagogo di turno», citando proprio "l'Uomo Qualunque" di Guglielmo Giannini.

Di Pietro infine esorta Grillo: «Voglio metterci l'uno contro l'altro, non cadere nel trabocchetto». Si sente, il comico, sicuro delle sue mosse. Nel comizio serale nella "rossa" Budrio, nel bolognese, contrattacca al suo solito modo: «Ci stanno accusando di essere populisti e demagoghi, ma non riesconoa venirne fuori.I partiti si stanno suicidando da soli».

IL TRIO BERSANI CASINI ALFANO

Aggiunge che il "Movimento 5 stelle" «non vuole sostituirsi ai partiti: quando fanno i sondaggi e chiedono alla gente chi voterebbero tra centrodestra e centrosinistra, il 99% delle persone li manda affanculo... noi siamo il primo movimento di cittadini d'Europa». Il vento dell'antipolitica soffia e spinge le vele grilline. È una forza d'urto contro cui i partiti si attrezzano: anche la corsia celere sul dimezzamento dei finanziamenti ai partiti, voluta da Bersani e su cui c'è un intesa con il Pdl, è un antidoto.

 

1- PERCHé PIERFURBY HA ANNUNCIATO L'AZZERAMENTO DELL’UDC MA È ANCORA IN PIEDI? 2- TEME FORSE L'ADDENSARSI DI UN NUVOLONE DALL’INCHIESTA FINMECCANICA? 3- IL FIDO BONFERRONI È ANCORA INCOLLATO ALLA SUA POLTRONA NEL CDA, NONOSTANTE L’AVVISO DI GARANZIA E LE ACCUSE DEL DUPLEX COLA-BORGOGNI 4- PURE I VERTICI DEL PARTITO SONO RIMASTI AL LORO POSTO, DA BUTTIGLIONE AL TESORIERE NARO. SOLO IL POVERO CESA È STATO (DI FATTO) SOSTITUITO DAL PORTAVOCE RAO 5- SE LA BUFERA SI DOVESSE SPOSTARE DALLA LEGA AL GRANDE CENTRO, PIERFURBY POTRÀ DIRE, SENZA AVER CAMBIATO NULLA, DI AVER GIÀ FATTO LA “PULIZIA” CHE È TOCCATA A MARONI

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1- IL FINTO AZZERAMENTO DEI VERTICI UDC...

CASINI CESA

DAGOREPORT - Dopo grandi mal di pancia nella mini-Balena Bianca Casiniana, il famoso "azzeramento" dei vertici, oplà, è sparito.

Non serve farsi raccontare nei corridoi le reazioni al roboante annuncio di Pierfurby: basta aprire il sito del partito. Chi è stato azzerato? Magari il Presidente Rocco Buttiglione? Maddeché. E' al suo posto (che cumula con la vicepresidenza della Camera) e guai a chi lo tocca.

Magari, il chiacchierato teosoriere Naro? Per carità; è saldo al comando pure lui. E i dirigenti dei Dipartimenti Nazionali? Eliminati? Manco per idea: i 5 sono lì, immobili (De Poli, Libé, Carra, Lusetti e Brachetti). O i dirigenti regionali, magari? Ma non scherziamo. Molti sono stati appena rieletti, e stanno ben seduti sulle loro poltroncine. Ma cosa mai avrà azzerato il bel Pierfurby (oltre alla sua carica di capogruppo alla Camera, di cui si era rotto le palle da un pezzo, soprattutto da quando il governo di Rigor Montis costringe a votare raffiche di provvedimenti impopolari)?

Forse la testa d'uovo Adornato e la Fondazione Liberal? Nein. Forse il sindacalista Pezzotta e la Costituente di centro (altra scatola vuota delle mille metamorfosi annunciate dell'UDC)? Nisba. Allora, mettiamo, almeno gli Uffici nazionali del Partito: sono addirittura 28, da Coesione e Sviluppo di tal Ida D'lppolito a Integrazione e Sviluppo del carneade Marcello Vernola. Niente da fare. Basta consultare il sito del partito, e sono tutti al loro posto. Ma possibile che nessuno dei grandi giornali che hanno preso sul serio le trombe azzeranti se ne sia accorto?


2- ...COSA NASCONDE?

chi03 lorenzo cesa casini

DAGOREPORT - La pagliacciata dell'azzeramento, in realtà, è servita a coprire due eventi. Uno in corso, l'altro potenziale, ma entrambi fondamentali per la sopravvivenza di Pierfurby al centro del grande inciucio nazionale.

Innanzitutto, l'unico vero azzeramento, in atto ormai da mesi: quello del segretario Cesa. Tecnicamente al vertice del partito dal 2005, se finora era sempre stato all'ombra dell'unico raìss democristo Pierfurby, ormai è stato scavalcato dal giovane (semmai ne esiste uno nell'Udc) portavoce Roberto Rao. Twittatore compulsivo, amico e amante dei media che pigramente riprendono i suoi micro-comunicati, trasversale quanto basta, è la "faccia nuova" da mandare in trasmissioni televisive, università, conferenze, oscurando la vecchia guardia.

FRANCO BONFERRONI

Non è un caso se chi chiede a Cesa (attualmente in giro per campagne elettorali) se la sua carica sia stata azzerata, si sente rispondere: "Macché. Se ne parla a ottobre. Quando facciamo il Congresso. Forse." Pierfurby vuole smarcarsi dal vecchio nucleo del partito (almeno a parole), prima che qualche tegola possa cascargli sulla testa.

E qui veniamo al secondo evento, che come un nuvolone aleggia sopra la testa dell'UDC: l'evoluzione dell'inchiesta su Finmeccanica e su Franco Bonferroni, inossidabile democristiano che Casini stesso ha fatto riconfermare - via Letta - nel Cda dell'azienda. Cola e Borgogni avevano tirato in ballo anche lui nei loro interrogatori sui fondi Finmeccanica. Lui ha negato tutto e presentato querela. Ma ha ricevuto un pesante avviso di garanzia e, a differenza di Guarguaglini, è rimasto ben saldo sulla sua poltrona di piazza Montegrappa. Nel frattempo, avendo "tradito" O'Guarguaglione lasciandolo affondare con la sua ricca buonuscita, Bonferroni si è attirato l'inimicizia di Letta, e i rapporti tra i due si sono congelati.

ROBERTO RAO

Le indagini dei pm napoletani in Svizzera sono ancora in corso, e le decine di rogatorie nei confronti delle autorità elvetiche riserveranno nuove sorprese sul fronte dell'inchiesta e del possibile finanziamento illecito di Finmeccanica ai partiti.

Giuseppe-Orsi

 

 

I TECNICI NON SI SONO FATTI MANCARE IL PIATTO TIPICO DI OGNI GOVERNO: SANATORIE E NORME PRO-MAGNAGER

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Marco Palombi per "il Fatto Quotidiano"

MARIO MONTI CON GLI OCCHIALI D

Sono diventati un po', motivo per cui serve un riepilogo: si tratta dei "lodini" del governo, quei provvedimenti ad personas o ad aziendas infilati da burocrati e professori nelle loro "riforme di struttura".

BANCHE E D&G.
"Ci sono decine di posizioni aperte per pratiche di elusione fiscale, alcune anche molto grosse: non vorrei che da questa delega venisse fuori una sanatoria per il pregresso". Vincenzo Visco, già ministro delle Finanze con Prodi, l'uomo delle tasse su cui il Pdl ha fatto un paio di campagne elettorali, è parecchio preoccupato dall'articolo 9 della delega fiscale approvata dal governo: i bocconiani, infatti, promettono di depenalizzare l'elusione fiscale, recentemente inclusa tra le fattispecie penali da una sentenza della Cassazione.

A quel punto - per impedire cortocircuiti tra vecchie e nuove norme, tra legge e giurisprudenza - cosa c'è di meglio di una bella sanatoria per il passato? Anche se così non fosse, comunque, il decreto attuativo del governo, quando sarà varato, finirà per influire su processi e indagini in corso.

FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE PAOLA SEVERINO

Sono le "posizioni aperte, anche molto grosse" di cui parla Visco: gli stilisti Dolce e Gabbana, intanto, che la Suprema Corte ha rinviato in appello proprio considerando reati alcune pratiche elusive, Unicredit, i cui vertici sono indagati a Milano per aver sottratto all'erario 750 milioni di profitti, e buona parte delle principali banche italiane, già finite nel mirino del fisco per le stesse pratiche (Intesa, Mps, Popolare di Milano, etc). Caltagirone & Co.

Tra i "lodini" del governo tecnico va citato anche il nuovo regolamento sui requisiti di onorabilità per i manager delle assicurazioni: un testo partorito dal ministro berlusconiano Paolo Romani, ma "vistato" e pubblicato dall'attuale titolare della Giustizia. Vi si prevede che l'amministratore o alto dirigente di assicurazioni condannato per reati finanziari (e, sopra una certa soglia, anche d'altro genere ) venga sospeso dal suo incarico.

Bene, si dirà. Peccato che la norma, entrata in vigore il 24 gennaio, non sia retroattiva e così Francesco Gaetano Caltagirone (già cliente dell'allora avvocato Severino), condannato ad ottobre per la scalata dei "furbetti" a Bnl, è potuto restare al suo posto di vicepresidente di Generali, così come ha potuto tenersi la poltrona l'ad di Unipol Carlo Cimbri, condannato nello stesso processo. Non solo: visto che le nuove regole non si applicano ai processi in corso, i due - se non finiscono di nuovo alla sbarra - possono stare tranquilli per sempre.

Dolce Gabbana

SUPERBUROCRATI.
In un decretino del 24 marzo, quello che "restituisce" alle banche le commissioni sui fidi, c'è un altro piccolo comma, notato ieri dall'Unità. È un emendamento al tetto agli stipendi per i manager di Stato: in sostanza prevede, per quelli che avrebbero potuto andare in pensione a dicembre ma sono ancora al loro posto, che la decurtazione dello stipendio non si rifletta sulla pensione. Quante persone riguarda? "Non lo so, massimo 5 o 10 - spiega il sottosegretario Gian-franco Polillo - Prendiamo il caso del ragioniere generale Mario Canzio: stipendio dimezzato, pensione pure, magari decideva di ritirarsi subito visto che poteva e noi non volevamo trovarci in difficoltà in quella o altre posizioni delicate".

SEDE DI UNICREDIT A PIAZZA CORDUSIO

BERLUSCONI.
Ai più maliziosi, l'emendamento del Guardasigilli al ddl anti-corruzione può ricordare i fasti dell'epoca del Cavaliere. Il testo della Severino, infatti, potrebbe incidere non poco sul processo Ruby: la norma riscritta, spiega la relazione tecnica, non solo provvede infatti a "circoscrivere la concussione", ma anche ad una "netta differenziazione delle ipotesi di costrizione e induzione " con relativa diversità di pena e tempi di prescrizione. L'ex premier costrinse o indusse la Questura ad affidare Ruby a Nicole Minetti? È il crinale sottile su cui si giocherà la partita.

Banca Intesa

BERTOLASO & CO.
Un altro souvenir d'antan è un piccolo articolo contenuto nel ddl di riforma della Protezione civile, approvato per ora solo in via preliminare: prima che il testo sia definitivo serve il via libera delle Regioni (e per ora non c'è), ma ad oggi all'articolo 10 si legge che "in considerazione dell'incertezza dei fenomeni e della speciale difficoltà tecnica connessa alla valutazione dei rischi (...) il soggetto incaricato dell'attività di previsione e prevenzione è responsabile solo in caso di dolo o colpa grave". Si tratta di una specie di norma interpretativa che potrebbe avere effetti "sterilizzatori" sul processo alla commissione Grandi Rischi per la mancata evacuazione de L'Aquila prima del terremoto del 2009, a margine del quale è indagato anche Guido Bertolaso.

berlusconi bertolaso

CORALLO.
Trattasi di Francesco, imprenditore del gioco d'azzardo con ottime entrature nella fu Alleanza nazionale, e figlio di Gaetano, in stretti rapporti con Nitto Santapaola e già condannato per associazione a delinquere semplice . Al povero Corallo jr era successo che la legge sulle nuove concessioni per le slot machine lo escludesse dalla spartizione della torta: prevedeva infatti il divieto per indagati e condannati di mafia, inclusi i coniugi e i parenti fino al terzo grado. Fortuna che un emendamento (parlamentare, ma col parere favorevole del governo) al dl liberalizzazioni abbia fatto sparire quella previsione: no a condannati e indagati e ai loro coniugi, via libera per tutti gli altri.

 

VA’ A MORI’ AMMAXXATO! - IL MAXXI, CHE DOVEVA ESSERE UN’ECCELLENZA ITALIANA, COLA A PICCO

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Alessandra Mammì per "l'Espresso"

Ma non era l'orgoglio della nazione? Il simbolo di rinascita? Il museo che finalmente faceva di Roma una vera capitale contemporanea (lo ha scritto il "New York Times")? Del resto fu chiamato MaXXI non a caso vista la stazza, costò 150 milioni di euro e contro la Tate e il Pompidou mise in campo 19.640 metri quadri di spazi esterni, 21.200 interni e la firma di una globale archistar: Zaha Hadid.

MAXXI

Due anni fa si restò incantati neanche fosse il Rex di "Amarcord", oggi invece sembra di vedere il Titanic. Dove nel ruolo dell'iceberg appare il ministero dei Beni culturali, praticamente il padre del museo, la pubblica istituzione che dovrebbe accudirlo e finanziarlo essendo il socio unico della Fondazione a cui il MaXXI fa a capo.

E invece il 13 aprile in un grigio e piovoso pomeriggio romano, viene all'improvviso diramato un comunicato in cui a nome di una direzione generale (non specificata) si annunciano intraprese le operazioni di commissariamento del museo. "Decisione resa necessaria, tra l'altro", leggiamo, "per la mancata approvazione del bilancio 2012, dopo che il bilancio 2011 ha registrato un forte disavanzo", firmato ufficio stampa del Mibac. Strana storia.

MAXXI

Nessun nome umano, ma una novità: il primo consiglio d'amministrazione commissariato con comunicato stampa. Un segreto d'ufficio: "tra l'altro"(?!). E una bugia: il bilancio del 2011 si è chiuso in pareggio. Perché il problema del MaXXI non è il passato, ma il futuro. I tagli progressivi che hanno portato il finanziamento da 7 milioni del 2010 ai miseri 2 previsti per il 2012. Cifra che con tutti quei metri quadri basterebbe appena per riscaldamento e pulizie. E allora si tagliano i fondi sotto la linea di galleggiamento e poi si strozza il bimbo in culla con un annuncio di commissariamento tanto urgente da arrivare nel weekend.

MARIO RESCA

La vicenda è talmente anomala che immediatamente nel mondo dell'arte scatta l'allarme rosso e una mitragliata di domande: chi è nascosto dentro l'iceberg? Da dove parte la guerra a Pio Baldi (presidente) e ai consiglieri Roberto Grossi e Stefano Zecchi? Chi punta al loro posto? Con un procedere alla Agatha Christie, il primo sospettato è Mario Resca: ex presidente della McDonald's che nel 2008, fra molte polemiche, fu nominato dall'allora ministro Bondi, direttore generale per la valorizzazione del patrimonio culturale.

Ora che il mandato è in scadenza potrebbe trovare nella presidenza del MaXXI nuova e prestigiosa occupazione. Ma in molti pensano che dentro l'iceberg ci sia in realtà il capo di gabinetto Salvatore Nastasi. Vero ministro ombra dai tempi di Bondi e direttore del Fus (fondo unico dello spettacolo dal vivo, o meglio in agonia causa tagli).

ORNAGHI POLVERINI

I figli "so' piezz 'e core" e non stupisce che Nastasi preferisca convogliare denaro sullo spettacolo piuttosto che su un museo dove, secondo altre perfide voci, vedrebbe comunque bene l'arrivo del suocero Giovanni Minoli, ora alla presidenza del Castello di Rivoli (anche lui in scadenza a ottobre). E poi, altri nomi. Manager come Francesco Micheli, il finanziere mecenate delle arti a Milano. Soluzioni interne tipo Vittoria Marini Clarelli attuale e ottimo direttore della Galleria d'arte moderna, che visti i risultati però sta bene dov'è.

Comunque siamo in un pasticcio. La minaccia di commissariamento ha creato il caos. I sostenitori raccolti sotto la sigla "I live MaXXI" hanno già deciso di sospendere il pagamento delle quote (800 mila euro) finché non si chiarisce la situazione. Gli sponsor già contattati da Pio Baldi stanno tirando i remi in barca. E l'unica certezza in tanta incertezza è che la voragine se non c'era prima, si sta creando adesso. In tutto ciò il ministro del cosiddetto governo tecnico Lorenzo Ornaghi che fa? Per lo più tace.

SALVO NASTASI ZAHA HADID

Si nega alle interviste, ma sta pensando a una soluzione assicurano dal ministero. Unica sua dichiarazione per giustificare il commissariamento recita: "Un museo non può vivere stentatamente aggrappato alle mammelle dello Stato". Stentatamente, no. Infatti il Macba di Barcellona riceve un budget di 12 milioni di euro di cui il 75 per cento pubblici. Il Reina Sofia 57 milioni di cui l'80 per cento pubblici. Il piccolo Pompidou di Metz ha 9 milioni dallo Stato francese e persino il Metropolitan 11 milioni di dollari dal comune di New York.

SANDRO BONDI

Al confronto due milioni al MaXXI sono ridicoli e la bagarre politica un danno che fa scappare gli investitori privati. I quali arriverebbero forse numerosi laddove ci fossero:
A) un'adeguata politica di defiscalizzazione e di incentivi;
B) una programmazione certa e perlomeno triennale;
C) una linea editoriale senza incertezza che si collochi in un rapporto di scambio con musei internazionali;
D) e soprattutto quel sostegno e fiducia dello Stato necessari ad oliare una gioiosa macchina da guerra.

pio baldi

Perché "i musei non sono imprese, ma servizi pubblici, fatti per essere visitati non per produrre soldi, come la scuola è fatta per insegnare, gli ospedali per curare, i giardini per passeggiarci, le strade per essere percorse", scrive Umberto Croppi, ex assessore alla Cultura della giunta Alemanno. Che in quanto tale non è proprio un marxista-leninista, ma nutre un sentimento simile ai 450 mila visitatori (molti di più degli abitanti di Bologna) che l'anno scorso sono entrati al MaXXI. E l'han guardato come il Rex di "Amarcord", non sapendo che dal ministero si stava staccando un iceberg.

 


IL MASSONE DEL LIBRO DI TORINO - AL SALONE DEL LINGOTTO CI SARÀ ANCHE LO STAND DELLA GRAN LOGGIA D’ITALIA

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Luigi PrunetI

Denise Pardo per "l'Espresso"

1 - MURATORI AL LINGOTTO...

Il paese alla rovescia. Succederà che al Salone del libro di Torino a maggio ci sarà una partecipazione straordinaria. In un apposito stand al padiglione 2 del Lingotto sarà presente la Gran Loggia d'Italia. Recita così l'annuncio degli A.L.A.M. sigla che starebbe per Antichi liberi accettati muratori (mestiere di cui molte signore lamentano la scomparsa, averne uno pure incappucciato sarebbe il massimo) su carta intestata con tanto di spiegazione. Si tratta infatti della massoneria universale di rito scozzese antico e accettato con l"obbedienza" (sarebbe l'indirizzo) a piazza del Gesù "sedente" in Roma, formula più vincolante oltre che vagamente sado e maso.

LUIGI PRUNETI

2 - GLASNOST MASSONICA...
Uno spazio espositivo si diceva. Espositivo? Ma la massoneria non è per eccellenza l'associazione più segreta della storia mondiale delle associazioni segrete? E ora (un primo tentativo era stato consumato l'anno scorso) ecco che il Gran Maestro della Gran loggia d'Italia lo storico Luigi Pruneti - da non confondersi con il Gran maestro della Loggia del Grande Oriente d'Italia (sono le due logge più potenti) il più mondano Gustavo Raffi - decide di mettere in mostra e in scena se stesso con annessi e connessi del simpatico ramo accompagnati perfino da momenti musicali. Vero è che Torino è città agitata da molta massoneria e quindi si gioca in casa. Ma certo la glasnost della ditta notoriamente nelle tenebre vorrà pur dire qualcosa.

GRAN LOGGIA D ITALIA

3 - IL MONDO ALLA ROVESCIA...
Mentre un pezzo di massoneria esce allo scoperto e si mette sul mercato, almeno apparentemente (quella deviata, la discendenza della P2 se ne guarda bene) la politica invece coltiva con molto zelo il suo lato oscuro. Il mondo capovolto: ciò che è segreto si espone - vedi sopra - ciò che dovrebbe essere pubblico, si nasconde.

GRAN LOGGIA D ITALIA MASSONERIA

4 - DIETRO AL SIPARIO...
In ordine sparso, dalla Lega all'Api, dal Pdl a braccetto con Cl, a vari livelli di cognizione di causa da parte di leader e dirigenti, ecco la rivelazione del MystFest, il festival dei misteri della politica: parenti prestanome di magioni e residenze, viaggi sibaritici, cene pantagrueliche, diamanti a decine, chili di lingotti d'oro, lauree tarocche, maghe e veggenti, bonifici canadesi, investimenti africani, dobloni di tangenti e finanziamenti pubblici. È la second life della Repubblica, sono gli inferi della politica, il dietro al sipario dei partiti.

GRAN LOGGIA D ITALIA MASSONERIA

5 - TOURNÉE A TORINO...
Al contrario, il prof Pruneti porta in tournée a Torino i suoi oggetti di arredo e lavoro, offre lo stand a conferenze e talk per non parlare del delicato trasporto delle colonne del Tempio mai uscite dall'Obbedienza di piazza del Gesù che per la prima volta vedranno la luce terrena italiana, povere care. In nome di questa perestroika massonica il Gran Maestro ultimamente si è dimostrato piuttosto presente, disponibile e assai linguacciuto.

GRAN LOGGIA D ITALIA

6 - QUI SI FA L'ITALIA...
Ha rimbrottato anche Mario Monti, spesso indicato come un fratellone di gran successo che invece ha negato l'appartenenza e definito la massoneria "evanescente". "Non credo che il premier lo sia, ma di certo ne ha conosciuti di massoni", ha detto il Gran Maestro ricordandogli che la massoneria ha costruito l'Italia (dai due Giuseppe, Mazzini e Garibaldi, in giù). Così - questo è il paradosso che gira ora - non sarà che un giorno o l'altro - e in effetti piazza del Gesù evoca - tra P3 e P4, tra Terzo e Quarto polo approderà anche la lista massonica? Sono tanti e in quanto muratori (in fondo tecnici anche loro) dicono che saprebbero come ricostruire l'Italia.

 

OLTRE AL RATING, IN SPAGNA SI DECLASSA PURE LA CORONA - DOPO L’ENNESIMO SCANDALO CHE HA COLPITO RE JUAN CARLOS, GLI SPAG

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JUAN CARLOS E L ELEFANTE UCCISO IN BOTSWANA

1- JUAN CARLOS OPERATO PER NUOVA LUSSAZIONE ANCA
(ANSA)
- Il re Juan Carlos è stato operato nella notte per una nuova lussazione all'anca destra, dove lo scorso 14 aprile gli era stata applicata una protesi, a seguito della caduta sofferta durante un viaggio per una battuta di caccia all'elefante in Botswana. Ne danno notizia fonti della Casa Reale citate dai media. Proprio ieri il sovrano aveva ripreso la sua agenda ufficiale, con due udienze al palazzo della Zaruela del direttore dell'Istituto Cervantes, Victor de la Concha, e del ministro degli Esteri degli Emirati Arabi Uniti, lo sceicco Abdullah bin Zayed al Nahyan.

Secondo le fonti, Juan Carlos ha fatto un movimento brusco e si è provocato una nuova lussazione dell'anca. Trasferito all'ospedale San José, il re è stato riportato in sala operatoria e, dopo l'intervento e la notte trascorsa in rianimazione, questa mattina è stato trasferito in reparto. All'indomani della seconda operazione, sono tornati a farsi insistenti i commenti, da parte di molti mezzi di comunicazione, sull'opportunità per Juan Carlos di abdicare a favore dell'erede al trono, Felipe.

2- RE DI DONNE E DI DENARI
Federica Bianchi per "l'Espresso"

JUAN CARLOS DI BORBONE

È stato l'elefante che ha fatto traboccare il vaso. Così nei circoli del potere spagnolo si commenta sarcasticamente la recente battuta di caccia agli elefanti in Botswana del settantaquattrenne re Juan Carlos. Il sovrano non ha dimostrato certo una grande sensibilità istituzionale nel partire in gran segreto con la sua aristocratica amante tedesca Corinna Sayn-Wittgenstein per una vacanza extra lusso da 45 mila euro incentrata sull'uccisione di un animale protetto, lui presidente onorario del Wwf spagnolo, proprio nei giorni in cui la Spagna sta affrontando la crisi economica più grave del Dopoguerra.

Ma - e gli spagnoli lo sanno bene - non è stata la prima volta. Sono trent'anni che il re sparisce per dedicarsi a battute di caccia all'elefante in Africa come all'orso bruno in Romania. Che entra e esce nei letti di centinaia di donne, facendo della regina Sofia la sovrana più tradita d'Europa.

JUAN CARLOS CON LA REGINA

Che si accompagna a imprenditori più o meno raccomandabili, tanto da avere accumulato una fortuna personale da oltre 2 miliardi di euro. Il problema oggi è che la società spagnola è cambiata e non è più disposta a concedere al suo sovrano carta bianca nella gestione delle finanze pubbliche a lui assegnate e nei comportamenti reali, che con il tempo sono passati da esemplari a imbarazzanti.

Juan Carlos non era destinato al trono fin dalla nascita. Il regno dei borboni era finito nel 1931 con la fuga a Roma di Alfonso XIII dopo la vittoria dei repubblicani alle elezioni municipali. Fu il dittatore Franco a indicarlo nel 1969 come erede dopo una formazione sotto la sua sorveglianza.

Avrebbe dovuto essere il sostenitore di un potere assoluto e invece alla morte di Franco nel 1976 agevolò prima Adolfo Suarez e poi il socialista Felipe Gonzales nella delicata transizione democratica, decidendo di cedere i suoi poteri in cambio del mantenimento dei privilegi: un patto informale ma di ferro tra lui e i cittadini - rinsaldato dal discorso televisivo che fece il 24 febbraio 1981 in difesa della democrazia durante un tentativo di colpo di Stato - che ha garantito al Paese quasi quarant'anni di pace e prosperità.

JUAN CARLOS A CACCIA

"Siamo ancora grati al re per il ruolo che ebbe alla morte di Franco quando architettò la transizione dalla dittatura alla democrazia evitando un'altra guerra civile", spiega Jose Garcia Abad, editore del "Siglo de Europa" e autore del libro "La solitudine del re": "In questo senso il re si è guadagnato la corona".

È diventato per la Spagna al contempo il garante dell'unità nazionale e il suo ambasciatore nel mondo, abilissimo per carattere, inclinazione e relazioni personali nel facilitarne i rapporti economici e politici con l'estero: "Qui sono scarso", confessò una volta a un politico toccandosi la testa, "ma qui", e si toccò il naso, "sono imbattibile". "Non ha mai letto un libro in vita sua, ma è maestro in ciò che non si apprende a scuola: come trattare con la gente e come sedurla", Abad racconta ne "El principe y el rey".

CORINNA ZU SAYN WITTGENSTEIN E A DESTRA IL RE JUAN CARLOS

In cambio di questo suo prezioso ruolo di power-broker, Juan Carlos ha ricevuto dagli spagnoli non solo l'immunità ma anche il permesso di ricevere regali senza limiti, di iscriverne solo una parte a patrimonio dello Stato e la possibilità di mantenere il riserbo sulla modalità di gestione del budget di oltre 8,4 milioni di euro che ogni anno è assegnato alla casa reale.

Inoltre, con una autocensura collettiva, per decenni stampa e cittadini si sono astenuti dal criticare apertamente il re o dal diffondere scomodi dettagli della sua tumultuosa vita quotidiana: dalle oltre 1.500 donne cadute tra le sue braccia all'abituale disprezzo per i limiti di velocità quando sfreccia, a volte in incognito, per le vie della capitale a bordo di una delle sue 72 automobili o della sua amata Harley Davidson;

dalla passione per le armi (con un colpo di pistola, in circostanze mai chiarite, uccise nel 1956 il fratello Alfonso mentre erano in vacanza nella residenza portoghese) ai regali multimilionari ricevuti per le sue intermediazione economiche (celebri gli yacht Fortuna, che re Fahd d' Arabia gli regalò nel 1976, e il Bribon da 18 milioni di euro, con cui è stato omaggiato 25 anni più tardi da una ventina di imprenditori spagnoli).

IL RE JUAN CARLOS CON UN GHEPARDO DA LUI UCCISO

Ma è proprio sul denaro che rischia oggi di inciampare la monarchia iberica. "Durante il regime di Franco, Juan Carlos era relativamente povero, al punto che una volta mi chiamò per congratularsi con me della mia assunzione al settimanale "Hola!" e, saputo l'ammontare del salario, mi confidò che il suo stipendio era solo un quarto", racconta Jaime Penafiel, un giornalista monarchico, aggiungendo: "Il responsabile delle finanze di Franco gli razionava perfino la Coca Cola".

Da quando è salito al trono però i soldi, e gli escamotage per ottenerli, sono diventati l'occupazione prediletta. Per anni, fino alla sua morte, lo aveva aiutato il fido amministratore personale Manolo Prado y Colon de Carvajal, l'uomo che Juan Carlos aveva inviato negli Usa negli anni Settanta per convincere il presidente della Ford della bontà dell'apertura di una filiale spagnola quando ancora mancava la certezza della fine della dittatura.

Più tardi Prado, che si autodefiniva "il cane del re", aiutò Juan Carlos ad ottenere un prestito (mai restituito) di 100 milioni di euro dal sovrano saudita Fahd; mise a punto un complicato sistema di commissioni reali sui prodotti petroliferi sauditi importati dalla Spagna e, negli anni Novanta, ricevette dal Kuwait 110 milioni di dollari come ricompensa del lavoro svolto dal sovrano nel convincere il governo socialista di Felipe Gonzales ad appoggiare gli Stati Uniti durante la prima guerra del Golfo.

IL RE JUAN CARLOS A CACCIA

Quest'ultimo affare non filò liscio: la KIO, la filiale spagnola del fondo investimenti del Kuwait tramite cui fu gestita la transazione, andò fallita, e il suo numero uno, Javier de la Rosa, confessò di avere distribuito il denaro a una serie di uomini politici, tra cui il re. Risultato: sia Manolo Prado che De la Rosa finirono in carcere e tra gli spagnoli cominciarono a levarsi le prime richieste di cambiamenti in casa reale.

Da allora è stato sostituito l'amministratore ma sono continuati gli affari del re: Juan Carlos è spesso il fattore determinante per la chiusura di un contratto, come ha dimostrato il caso recente della commessa multimilionaria per il treno ad alta velocità che collegherà Medina alla Mecca affidata alle imprese spagnole.

CONIGLI CACCIATI DAL RE JUAN CARLOS

Ultimamente però gli imprenditori iniziano ad essere preoccupati. Se tra un affare e l'altro, tra un viaggio e una mazzetta, è il prestigio del re ad assottigliarsi, allora a risentirne rischia di essere tutto il sistema di un Paese fondamentalmente repubblicano. "Gli spagnoli non sono monarchici, sono juancarlisti", ripetono gli intellettuali. Rispettano e ammirano da oltre trent'anni questo sovrano poco colto ma simpatico, schierato senza ambiguità dalla parte della democrazia.

Con lui in difficoltà, è la stessa istituzione monarchica ad essere in pericolo. In un recente sondaggio del Centro di indagine sociologica, i cittadini le hanno dato per la prima volta un punteggio basso: 4,89 su dieci. Se nel 1996 il 66 per cento degli spagnoli era a favore della monarchia, nel 2011 la percentuale è scesa al 49, con i giovani al di sotto dei 35 anni che non ne capiscono l'utilità. E il trend è in peggioramento, viste anche le ultime vicende della casa reale: Inaki Urdangarin, il marito della primogenita del re, è a processo per avere intascato circa 6 milioni di euro di fondi pubblici attraverso una sua società.

JUAN CARLOS E LADY DIANA

A Natale il re aveva preso le distanze dal genero, affermando che "le persone con responsabilità pubblica devono osservare un comportamento esemplare". Ma mentre era in Botswana si sono diffuse le voci di un suo possibile ruolo a sostegno degli affari di figlia e genero."Questo è il momento più difficile della recente storia monarchica spagnola", spiega Penafiel: "Se vuole sopravvivere la monarchia deve dare lustro ed esempio al Paese, altrimenti rischia di diventare inutile". Come le scuse pubbliche rese concisamente da un re che non aveva altra scelta.

 

 

AMICI FACOL-TOSI - CHI SONO I COMPARI DI TOSI, CHE PREGANO PER LA SUA RIELEZIONE? AH, SAPERLO!

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FRANCESCO MONASTERO

Paolo Biondani per "l'Espresso"

C'è il finanziatore dei furbetti romani che ha sempre votato Dc o Berlusconi e ora si scopre super-leghista per caso. C'è il facilitatore di centri commerciali e nuovi stadi, sfortunatamente indagato a Milano per una robusta tangente al partito lumbard. Ci sono tante aziende e aziendine che sognano un nuovo quinquennio di appalti e speculazioni urbanistiche. Ma sopra a tutti ci sono loro, i cavalieri mascherati delle grandi opere: colossi nazionali delle costruzioni lanciati alla conquista di affari miliardari, come la nuova autostrada cittadina, ma riparati dietro un incredibile anonimato legale.

Sono tanti gli imprenditori che fanno il tifo per la rielezione di Flavio Tosi. Ma dei più fortunati, gli elettori non conoscono neppure i nomi. Il voto a Verona è un test nazionale. Gli ultimi sondaggi assegnano al sindaco uscente una trionfale vittoria al primo turno, come cinque anni fa. Da allora Tosi ha imparato i segreti della politica. Esplosa la crisi, è stato tra i primi a prendere le distanze dal governo Berlusconi.

Quindi ha rotto con il "cerchio magico" di Bossi, forte dell'appoggio di Roberto Maroni. E con la sua popolarità ha spaccato il Pdl rivale, fermo sotto il 30 per cento. In una città da sempre di destra, dove il centrosinistra ha vinto una sola volta per debolezze altrui, Tosi ha cementato un patto con i potentati bancari ex dc, grazie ai fedelissimi avvocati Giovanni Maccagnani ed Enrico Toffali.

STEFANIA VILLANOVA E FLAVIO TOSI

E ora, archiviati i comizi anti-immigrati, bombarda radio e tv locali con spot sulle grandi opere: "Traforo autostradale, urbanistica: costruiamo insieme la Verona del futuro". Ma chi sono i big degli affari che sperano nel Tosi-bis?

Le tracce più vistose portano al maxi-traforo. Una nuova autostrada di città, appaltata a una cordata d'imprese capeggiata dal colosso Technital. L'altro socio forte è la veronese Mazzi Costruzioni, alleata con big locali come Soveco e Parolini spa. Il sistema del project financing fa della nuova autostrada un business finanziario da oltre 800 milioni: in pratica i privati anticipano i soldi, coperti da prestiti bancari, che si ripagano ampiamente con 45 anni di pedaggi. Le polemiche finora si sono concentrate sui danni ambientali e sul no di Tosi a un referendum popolare.

Quando "l'Espresso" gli ha fatto notare che proprio l'impresa Mazzi ha finanziato la sua precedente campagna elettorale, Tosi ha sorriso: "Ha versato solo diecimila euro, tutti dichiarati. È ridicolo pensare che una cifra del genere possa condizionare il Comune. Il traforo sarà il simbolo della mia amministrazione".

FLAVIO TOSI E SIMONA VILLANOVA IN COMPAGNIA DI LUCA ZAIA jpeg

Ma chi controlla le società che si preparano a festeggiare l'affarone? La Mazzi Costruzioni è il motore di un gruppo con decine di aziende, che porta il nome di una famiglia di imprenditori veronesi a cui Tosi è legato anche da frequentazioni private, mai rinnegate. Il problema è che in cima alla piramide c'è una capogruppo anonima, chiamata Adige Docks: tutte le azioni sono intestate alle fiduciarie Sirefid di Milano (99,54 per cento) e Ifi di Verona (0,64).

Le fiduciarie sono paraventi legali che servono solo a non far sapere chi sono i veri proprietari. E la Technital, l'altro colosso nel cuore di Tosi, a chi appartiene? Anche qui, mistero. L'intero capitale è intestato alle fiduciarie romane Finnat (20 per cento) e Simon (80). In attesa di scoprire se l'autostrada di Tosi sarà un capolavoro o un disastro ambientale, insomma, a Verona una cosa è certa: l'affare del secolo è in mano a una specie di Anonima Trafori.

Nel club di imprenditori che tifano Tosi non mancano sorprese ancora più imbarazzanti. Il sindaco di Verona è da sempre legatissimo all'Hellas, la squadra di calcio del mitico scudetto del 1985. L'attuale patron, Giovanni Martinelli, progetta di costruire un nuovo stadio con l'appoggio di Tosi e del suo braccio destro, l'assessore all'Urbanistica Vito Giacino.

ROBERTO MARONI

Consulente dell'affare è un mediatore della Valpolicella, Francesco Monastero della Expandia srl, che ha lavorato molto per il gruppo Brendolan (supermercati Famila), soci dei Mazzi in un altro progetto urbanistico da 300 mila metri cubi già varato dalla giunta Tosi. Il nuovo stadio, con annessi negozi e ristoranti, dovrebbe sorgere su un'area industriale vincolata dal consorzio pubblico Zai, presieduto fino a pochi mesi dall'ex leghista Flavio Zuliani, che a "l'Espresso" dichiara: "Monastero venne a propormi il nuovo stadio nel gennaio 2011.

Quando gli dissi che lì non si poteva fare, perché l'area era vincolata, si meravigliò molto: mi disse che aveva già l'appoggio di Tosi e Giacino". Ora proprio Monastero è indagato per corruzione dalla procura di Milano, che lo ha intercettato nell'ottobre 2011 mentre concordava, secondo l'accusa, una tangente da 800 mila euro destinata alla Lega: presunto beneficiario, Davide Boni, ex presidente del consiglio regionale.

Le mazzette leghiste, secondo il pm Alfredo Robledo, erano il prezzo politico per sbloccare un centro commerciale ad Albuzzate (Pavia). Scoppiato lo scandalo, la giunta Tosi ha annunciato che lo stadio si può fare, ma senza nuovi ipermercati. L'area prescelta però resta la stessa. E il presidente che si opponeva? "Mi hanno rimosso da tutte le cariche", spiega Zuliani, che si sente tradito dal sindaco.

Un altro mistero porta il nome di Attilio Fanini, un finanziere della Valpolicella che è stato il più grande contribuente di Tosi: gli ha versato ben 60 mila euro, sul totale di 125 mila raccolti nella precedente campagna. Fanini non è indagato per tangenti. Suo malgrado, però, è citato più volte nell'ordinanza dei giudici di Monza che ha portato in carcere l'ex assessore lombardo Massimo Ponzoni.

Quel politico del Pdl e il suo presunto complice Filippo Duzioni, un faccendiere che ha fatto i soldi con i centri commerciali, secondo l'accusa brigavano per aggiustare i piani urbanistici di vari comuni brianzoli. A Giussano, il paese simbolo del partito di Bossi, tre leghisti onesti erano contrari all'ennesimo shopping center. A quel punto Duzioni ha chiesto per email un intervento a Fanini. E il piano urbanistico è passato, ribloccandosi solo con gli arresti.

7r21 danilo coppola mo

Alto, biondo, elegante, simpatico, Fanini non si sottrae alle domande de "l'Espresso". Come ha fatto a piegare i leghisti di Giussano? "Duzioni mi scriveva solo per informarmi dei problemi della pratica urbanistica che dovevo finanziare. Ma io non ho fatto pressioni su nessun politico". E perché ha finanziato Tosi? "Per non sembrare una pittima" (un tirchio), risponde Fanini in dialetto veneto: "Ho sempre votato Dc o Berlusconi, ma quando un mio amico fraterno, l'avvocato Enrico Toffali, mi ha chiesto di sostenere la sua candidatura con Tosi, non ho voluto deluderlo".

E la giunta Tosi ha ricambiato? "No. Mai fatto affari a Verona". Però con l'arrestato Duzioni ne ha fatti: com'è diventato suo cliente? "Me l'ha presentato Ponzoni, che avevo conosciuto come assessore all'Ambiente della Lombardia per una vicenda di cave a Mantova". Almeno Ponzoni si è comportato bene? "Con me benissimo. Continuava a chiamare Formigoni, con cui dimostrava grande familiarità".

Fanini detto "Attila" ha un solo problema giudiziario: è accusato a Roma di aver girato un milione a un banchiere per farne prestare 80 all'immobiliarista Danilo Coppola. "È una storia ormai prescritta, ma io punto a un'assoluzione piena". I suoi agganci nelle banche e nella finanza romana la stanno almeno riparando dalla crisi? "Ero diventato il primo agente di Unicredit per il leasing immobiliare, ma adesso l'edilizia è un disastro. E purtroppo i miei clienti migliori, da Coppola a Vittorio Casale, sono finiti tutti in prigione".

 

 

BUNGA BUNGA FOREVER! COSA È CAMBIATO A VIA OLGETTINA , 18 MESI DOPO LO SCOPPIO DELLO SCANDALO RUBY

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Gianni Barbacetto per "il Fatto Quotidiano"

Berlusconi E MINETTI

C'è una pila di lettere che aspetta Nicole Minetti, nella portineria di via Olgettina 65, a Milano. "Passa ogni tanto a ritirare la posta, ma lei ormai abita in centro". Qui, alla Dimora Olgettina, la vita procede tranquilla. Un piccolo adesivo di Hello Kitty sulla porta di uno degli appartamenti è autografato da "Aris" e dice: "Cattiva, muah!".

Nel parcheggio, c'è la Smart giallina con il tetto nero di Barbara Guerra (il suo suv Bmw X3 bianco è chiuso nel box). Le "ragazze di Silvio", come le chiamano i vicini di casa, sono ancora qui. Non si fanno vedere, difficile incontrarle, spariscono tutti i finesettimana e non si perdono un "ponte" festivo.

la Minetta saluta Berlusconi

Sono passati 18 mesi da quell'ottobre 2010 in cui è scoppiato lo scandalo Ruby e i giornali hanno raccontato le feste del bunga-bunga. Le frequentatrici più assidue delle cene di Arcore allora abitavano qui, in questi due palazzi ai confini di Milano, stretti tra la "Ricicleria" di rifiuti del Comune e l'ospedale San Raffaele di don Verzè. L'inchiesta della procura per induzione e favoreggiamento della prostituzione, anche minorile (imputati: Nicole Minetti, Lele Mora, Emilio Fede) le ha inserite nell'elenco delle donne pagate per partecipare ai festini e ha trasformato la Dimora Olgettina nell'harem di Silvio Berlusconi (a sua volta imputato di concussione e prostituzione minorile).

Caricatura-Silvio-Berlusconi-e-Nicole-Minetti-

Le ragazze sempre a disposizione del presidente avevano appartamenti con affitto e bollette pagate, qui all'Olgettina . E Nicole Minetti, una di loro, era diventata la loro organizzatrice, quella che gestiva gli appartamenti e riceveva richieste, suppliche e proteste. È cambiato qualcosa, 18 mesi dopo? Le "cene eleganti" sono diventate "gare di burlesque". Le ragazze sono state dichiarate dal giudice "parti offese". Ma le "olgettine" sono sempre qua. Barbara Guerra, la più gentile con i vicini di casa, abita sempre al quarto piano della scala D. Vuoto l'altro appartamento sullo stesso pianerottolo a disposizione dell'harem.

berlusques

Arisleida Espinosa, detta Aris e proveniente da Santo Domingo, ha traslocato dalla scala A alla scala E. Elisa Toti resta alla D, terzo piano, e le gemelline napoletane Eleonora e Imma De Vivo al quarto della scala B. La più giovane di tutte, Iris Berardi, metà italiana e metà brasiliana, vive ancora nel suo appartamento alla scala A. Se n'è andata invece Marysthell Garcia Polanco , ex Pupa rimasta senza Secchione: con la sua figlia piccola ha trovato casa pochi metri più in là, nel quartiere confinante di Milano 2, vanto e orgoglio del Berlusconi costruttore di città.

berlusconi_burlesque_oni_peter_brookes

Chi paga? "Sono contratti Mediaset", rispondono in via Olgettina. In realtà l'affitto dei sette appartamenti a disposizione delle "ragazze di Silvio" è stato trattato dall'agente immobiliare Marcello Fabbri, della società Friza srl che gestisce la Dimora Olgettina, e a pagare è sempre il mitico "Spinaus" , il ragionier Giuseppe Spinelli, quello che amministra il portafoglio personale di Silvio Berlusconi e preparava le buste piene di bigliettoni da 500 euro per "aiutare" le ragazze che partecipavano alle serate.

OLGETTINA BY NIGHT

Quattro appartamenti continuano a essere intestati a Nicole Minetti, che ha lasciato via Olgettina dopo aver ricevuto la promozione sul campo a consigliera regionale nel listino bloccato di Roberto Formigoni. Gli altri tre sono intestati, uno a Barbara Guerra e due a Marysthell Polanco, anche dopo il suo trasloco a Milano 2.

OLGETTINA BY NIGHT

"Pago io", ha ammesso l'ex presidente del Consiglio, nell'ultima udienza del processo Ruby (subito dopo aver ribadito: "Non ho mai avuto bisogno di pagare una donna per fare sesso"): "Sì, mantengo 47 ragazze, perché hanno avuto la vita rovinata da questo processo. Hanno perso il lavoro, i fidanzati, e forse non ne avranno mai più. Quando uno ha una barca", ha concluso ammiccante, "non deve preoccuparsi di quanto gli costa l'equipaggio". Non solo affitti e bollette, dunque, ma anche generose regalie (la procura ha individuato almeno sei bonifici, per 257 mila euro totali, arrivati recentemente a Minetti e alle gemelle De Vivo).

ragazze di via olgettina

Alle "ragazze di Silvio" nel gennaio 2011 era arrivata, dopo una protesta dei condomini, la lettera firmata dall'amministratore del condominio che chiedeva di lasciare liberi gli appartamenti entro otto giorni: per aver "arrecato danno al decoro del palazzo". Uno sfratto immaginario: i sette appartamenti sono ancora tutti a disposizione, le ragazze sono ancora lì.

Emilio Fede con la Olgettina Marysthell Garcia Polanco nel 2007

A parte qualche fisiologico avvicendamento: nel tempo, sono state almeno 14 le ragazze che sono passate da via Olgettina. Tra queste, oltre a Nicole Minetti, la romena Annina Visan, che abitava al primo piano della scala F. Ora però sembra che sia proprio arrivato il momento di abbandonare la barca: entro un paio di mesi le ragazze lasceranno tutte la Dimora Olgettina. Destinazione sconosciuta.

 

SANITÀ DA CINEPIRELLONE - CAPODANNO A RIO È L’ULTIMA PUNTATA DELLA TELENOVELA DI “COMUNIONE E FATTURAZIONE”…

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FORMIGONI IN BRASILE FOTO ESPRESSO

Gianluca Di Feo e Luca Piana per "l'Espresso"

Quando arrivava Piero Daccò era festa. Tutti i migliori chef d'Italia lo deliziavano con i loro manicaretti: da Gualtiero Marchesi alla Cassinetta di Lugagnano, dall'Enoteca Pinchiorri a le Calandre di Massimiliano Alajmo, un tripudio di stelle Michelin, un trionfo di alta cucina e prezzi siderali. Ma lui sapeva essere generoso anche con i camerieri: una sera da Cracco Peck, a Milano, paga 12.375 euro e ne lascia ben 1.125 di mancia, molto più di uno stipendio. Faceva sempre cifra tonda: 7.214 di conto e 486 di mancia; 7.011 al ristoratore e 489 al personale.

Un vero signore, che metteva sulla tavola dei suoi commensali leccornie sublimi, aragoste e champagne, tarfufi e bottiglie di Sassicaia. Tanto sapeva come rifarsi: non pagava le tasse. L'uomo da 70 milioni di fondi neri per il Fisco non esisteva: era residente a Londra. Peccato che in dieci anni le sue carte di credito testimonino la presenza in Gran Bretagna per una sola notte, il resto della sua vita scorreva tra Padania e Sud America, tra cene eleganti e vacanze di gruppo altrettanto importanti per chi ha fatto i soldi - come lui ha dichiarato - mediando tra la sanità privata e la Regione Lombardia.

Roberto Formigoni ospite a bordo dello yacht di Piero Dacco

I magistrati lo accusano di avere intascato fondi neri colossali, ma negli interrogatori - come ha chiosato il suo difensore Giampiero Biancolella - "c'è un convitato di pietra: il reato di corruzione".

ANTONIO SIMONE jpeg

PRIMA TAPPA AL SATYRICON
Il Natale il gran lobbista lo trascorreva in famiglia, con un presepe molto personale: possedeva terreni pure a Nazareth, frutto di vecchie operazioni immobiliari. Poi partiva per le Antille con i soliti amici: due settimane di assoluto relax. In casa Daccò raccontavano che Roberto Formigoni era sempre presente, ospite fisso dell'allegra brigata, e c'è traccia di lunghi soggiorni ai Caraibi nel gennaio 2008, 2009 e 2010. Stando alle loro parole, solo nel 2007 gli impegni del governatore avevano costretto la comitiva a ridurre i tempi di un viaggio verso altre mete: Capodanno a Rio, un vero cinepattone sulle spiagge di Copacabana.

formigoni_e antonio simone

La prima tappa ha un nome evocativo: Satyricon, come il banchetto sfrenato del ricco Trimalcione a cui è dedicato il ristorante sul mare di Buzios, paradiso carioca amato da Brigitte Bardot. La sera dopo è la volta dell'Antiquarius, angolo verde nel cuore della metropoli. Poi si vola a San Paolo, con il panorama mozzafiato dal 41mo piano del Terraco Italia che domina tutte le luci della città.

Prima del Brasile, però, c'era stato un evento ancora più esclusivo: in Patagonia per il Capodanno più lungo che esista, nella punta estrema del continente. Nella Terra del Fuoco Daccò sborsa quasi 20 mila euro per offrire lo spettacolo del giorno senza fine, con luce anche in piena notte. Un tour de force tra Argentina e Brasile di soli nove giorni, forse perché Formigoni doveva volare in India, per una missione ufficiale conclusa poi a Bollywood.

OSPEDALE SAN GIUSEPPE FATEBENEFRATELLI

Alle Antille come in Costa Smeralda, le gite di Daccò & Formigoni sono state tante. "Vacanze di gruppo, poi alla fine ognuno pagava qualcosa", come ha ripetuto il celeste amministratore della Lombardia, che sostiene di "avere buttato via le ricevute dei suoi contributi".

Chi negli anni li ha visti sbarcare ai Tropici ricorda il pallore e il look hawaiano del governatore mentre Daccò sfoggiava abiti di lino su misura: stando alle sue deposizioni, far abbronzare la gente è stato il suo primo mestiere, con una catena di centri estetici aperta insieme a Renato Botti, poi direttore generale del San Raffaele, l'ospedale di don Verzè che affiderà a Daccò il delicato compito di rifornirlo a Lugano di denaro in contante per oltre 5 milioni di euro.

Il lusso forzato delle sei carte di credito con una sequela infinita di pasti luculliani, shopping di gioielli da Cartier, hotel a cinque stelle è la routine per un lobbista che ha accumulato fiumi di quattrini risolvendo le controversie tra i colossi della sanità e il Pirellone. Che, come avvenuto lo scorso settembre, era in grado di prelevare dalla Banca della Svizzera Italiana 500 mila euro in contanti. E che però ha sempre ignorato il Fisco.

ROBERTO FORMIGONI jpeg

SPECIALISTA IN EVASIONE
Già oggi, infatti, una certezza un po' imbarazzante sui viaggi dorati del tour operator Daccò esiste. Ed è il fatto che il facoltoso imprenditore quelle spese se le poteva permettere, che fossero per sé o per gli amici, anche perché al Fisco italiano era uno sconosciuto. A dispetto degli affari milionari che stanno emergendo ora, sono infatti anni che non presenta nemmeno la dichiarazione dei redditi. La motivazione? Perché, ufficialmente, nel 1997 ha trasferito il suo domicilio a Londra e in Italia non possiede "nemmeno un motorino", come ha spiegato al giudice Vincenzo Tutinelli, dopo l'arresto dello scorso novembre.

Giancarlo Grenci, l'uomo dei conti segreti, il fiduciario trapiantato a Lugano che ha rivelato ai magistrati la complessa architettura offshore del sodale di Formigoni, ha raccontato che quella residenza londinese era fittizia: "Le pratiche per la domiciliazione le ha curate il mio ufficio e l'indirizzo lo ha fornito il nostro corrispondente", ha detto, spiegando che la mossa era tesa unicamente a "ottenere vantaggi di natura fiscale".

La versione di Grenci, oltre che dalle carte di credito, sembra confermata dal prospetto delle uscite dai conti personali di Daccò dal 2006 a oggi, fornito dal fiduciario agli investigatori. Per i primi quattro anni del prospetto, il totale di quelle rubricate sotto la voce "Residenza Londra" è di appena 5.065 sterline dal conto corrente alla Hsbc e di altri 1.176 franchi svizzeri da quello presso la Raiffeisen. Una cifra troppo modesta per sostenere i costi di una vera abitazione, visti gli standard della capitale inglese.

FORMIGONI

La situazione cambia nel 2010, quando Daccò si sposta a Lugano, dove si ricongiunge alla moglie, fino a quel momento rimasta a Sant'Angelo Lodigiano. "Mi sono trasferito per essere più vicino e dare a mia moglie la possibilità di raggiungermi", ha spiegato al giudice. Al di là della comodità, è possibile però fare un'altra ipotesi sui motivi contingenti del trasloco.

È lo stesso Daccò, infatti, a raccontare che l'Agenzia delle Entrate di Lodi gli aveva contestato la falsa residenza all'estero, facendo accertamenti sulle mancate dichiarazioni dal 2005 al 2007 (alcuni già definiti) e segnalandolo alla locale Procura. Interpellata da "l'Espresso", l'Agenzia non ha commentato le rivelazioni di Daccò. È però possibile ipotizzare che, dato il vorticoso giro di yacht, voli privati, vacanze di lusso e affari milionari che è emerso nel frattempo, gli uomini del Fisco non si fermeranno a quanto fatto finora.

FORMIGONI

IL TERZO CIELLINO D'ORO
Le indagini della magistratura di Milano raccontano però anche un'altra storia. Perché Daccò e il suo socio Antonio Simone, finito pure lui agli arresti, non si sono limitati al ruolo di consulenti, apprezzati per le loro entrature in Regione Lombardia. I due si sono spartiti consulenze a sei zeri, per un totale che supera i 70 milioni. E hanno provato a mettersi in proprio, diventando loro stessi imprenditori nel settore della sanità.

Daccò racconta di essersi buttato nel business delle case di riposo all'inizio degli anni Novanta e di averne costruite cinque con una cooperativa fondata con un altro ciellino doc, Claudio Cogorno. Ne cita tre, tutte in Lombardia, a Casei Gerola, Cernesina e Pellio d'Intelvi. Altri nomi non ne fa ma queste tracce sembrano portare dritto a una cooperativa che, nel settore, si è ritagliata una fetta di tutto rispetto, la Icos, di cui Cogorno è un esponente di spicco pure oggi.

Formigoni

Daccò racconta di non essere più tra i soci: "Vi avevo investito un miliardo e 700 milioni di lire, non ricordo quanti ne ho presi quando ne sono uscito nel 2000 o nel 2001". Per uno come lui, quelli sono spiccioli. A quell'epoca, però, la Icos era già lanciata. Proprio a partire dal 2001 arrivano soldi e finanziamenti agevolati dalla Regione Lombardia: un milione di euro nel primo anno a fondo perduto come "contributi straordinari per anziani", altri 2,5 per la riconversione di un edificio a Milano adibito a residenza per la terza età. Al 2009, il totale dei contributi arriva a 9 milioni. Oltre, ovviamente, ai rimborsi che anno dopo anno piovono dalle Asl per i posti letto accreditati con il sistema sanitario nazionale.

Roberto Formigoni

Daccò, però, è riuscito anche a diventare per un breve periodo il proprietario di un vero e proprio ospedale, il San Giuseppe di Milano, a pochi passi da Sant'Ambrogio. L'imprenditore ne rileva la gestione con un contratto di affitto a lungo termine nel 2006, appoggiandosi a un socio del settore. Con Daccò, stando a quanto ha raccontato ai magistrati, c'è anche Simone, nascosto nella cordata di soci che si cela dietro la fiduciaria Cordusio.

La coppia Daccò-Simone non porta però benefici al San Giuseppe, che vive un paio d'anni tra i litigi dei soci, l'andamento negativo dei conti, la chiusura di alcuni reparti non a norma. Nell'interrogatorio di fronte al giudice Tutinelli, Daccò racconta che il San Raffaele vorrebbe entrare nella partita ma che, nel 2008, è lui stesso a dover vendere a un nuovo proprietario (il gruppo Multimedica). "Mi è rimasto sullo stomaco", dice. Sarà vero. La fine dell'avventura, rivelano i bilanci, porta però una plusvalenza di 25 milioni di euro, che deve aver contribuito ad addolcire la pillola dell'insuccesso.

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QUEGLI AFFARI COSÌ FUMOSI
Al di là della sanità, il tesoro di Daccò sembra essere molto variegato. Lui racconta che i vecchi rapporti con l'Ordine dei Fatebenefratelli, che poi è arrivato ad accusarlo di truffa, gli hanno lasciato in eredità terreni a Nazareth di cui si è riappropriato di recente al termine di una lunga battaglia legale e dove "posso costruire e vendere 34 mila metri quadrati di roba".

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Poi ci sono le ville in Costa Smeralda, a due passi da Cala di Volpe e dal prestigioso Golf Club del Pevero. Una è stata venduta ad Alberto Perego, un "memores domini" di Cl che, a Milano, vive nella stessa casa comune di Formigoni e con l'allegra brigata ha condiviso anche alcune vacanze tropicali. Una seconda, invece, è intestata a una ditta della famiglia di Simone, con usufrutto riservato però a una società neozelandese. E poi ci sono gli affari immobiliari in Cile e in Argentina, dove Daccò ha raccontato di aver fatto favolosi incassi sia come consulente che vendendo appartamenti in nero e di prevedere grandi ricavi anche nei prossimi anni. Quando gli ha chiesto di spiegare le sue attività in America Latina, a dire il vero, il giudice Tutinelli non è sembrato molto soddisfatto delle risposte. "È molto fumoso", ha osservato. "Non dica a me", ha ammesso Daccò.

 

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