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IL “BURLSESQUE” NON È UNA BURLA - L’ULTIMA PARODIA DELLA SORA CESIRA, SULLE NOTTI DI HARDCORE: “BERLUSQUE BURLESQUE”…

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1- IL NUOVO VIDEO DELLA SORA CESIRA SULLE NOTTI DI ARCORE: "BERLUSQUE BURLESQUE"
http://bit.ly/JrXqsu

2- "BERLUSQUE BURLESQUE"
Filippo Ceccarelli per "la Repubblica"

berlusconi_burlesque_oni_peter_brookesberlusques

Ha fatto un deserto e l´ha chiamato burlesque. Non se la prenda Tacito, perché sarà euforia, fantasia o patologia, spasso o disperazione, uno sviluppo imprevisto delle teorie di Debord o la deriva di un vecchio sporcaccione, ma in qualche modo la società degli spettacoli, giunta al suo culmine, produce spettacolini.

Può sembrare uno stupido gioco di parole, ma l´ammiccante diminutivo fiorito sulle labbra dell´ex presidente Berlusconi, il misero rimpicciolimento, la dolorosa miniaturizzazione risuonata nei corridoi di un Palazzo di Giustizia spesso si accompagnano in Italia all´elemento commediante, buffo, buffonesco, burlesco, appunto, che si è impossessato della vita pubblica e non la molla più.

Scherzi, maschere, pagliacci, barzellette a sfondo sadico anale, bunga bunga, fisica e metafisica, corpi di ballo e corpi di scambio: verrà un tempo in cui finalmente il Bagaglino otterrà ciò che gli spetta in termini di storia patria, pedagogia del potere e coscienza nazionale.

MINETTI RONALDINHO ARCORE BERLUSCONI

Ma intanto la cronaca continua a somministrare frammenti di seratine che dovevano essere "gioiose", e a tale scopo risultavano pianificate secondo indefettibili protocolli e rituali: il menu dei tre colori, le orride torte, la visione dei filmati trionfali, la distribuzione delle farfalline e di altri monili, il palo della lap, il trono d´oro su cui è seduto il "boss of the bosses", il container di vestiti di alta moda africana forniti da Gheddafi, la colonna sonora di Sal da Vinci, il bacio saffico e l´"intimo sexy" da esibire in coreografie pornosoft tanto stralunate quanto più orientate a rallegrare un immaginario senile e bambolinesco.

IRIS BERARDI COME RONALDINHO NEI BUNGA BUNGA DI BERLUSCONI jpeg

L´altro giorno, dall´ultimo ciclo d´intercettazioni audio, si è saputo di un balletto in cui era prevista la figura della Maestra, s´immagina di scuola elementare, con occhiali e incongrua vestaglia ("ventaglia", secondo una brasiliana); due giorni prima era il turno e del Milan e di Ronaldinho. Tra Arcore e Palazzo Grazioli, Villa La Certosa e il castello di Tor Crescenza si sa ormai abbastanza del burlesque che oltre a un certo numero di danze del ventre contemplava serate per lo più a tema: quindi ballerine in costumi di infermiere, con i dovuti strumenti sanitari; e poliziotte, dotate di manette, ahi-ahi.

berlusconi

Si segnala quindi il cine-triduo ispirato al film Brazil, con struzzi e pennacchi, a Cats, con gattine miao-miao, e a Sister Act, quest´ultimo spettacolino di controverso contenuto monacale. Una ragazza, Iris, ha fatto cenno a uno sgambettante travestimento dedicato a Obama e ad altri potenti della terra. Ma gli osservatori più scrupolosi non possono trascurare la prestazione fornita ad Arcore da un´autentica mangiafuoco proveniente dalla rinomata scuola quadri del Grande Fratello.

Ha intuito a suo tempo Gad Lerner che con queste "cene" il Cavaliere trasferiva nei suoi palazzi e in definitiva nella sua vita il mondo della tv da lui stesso forgiata a sua immagine e somiglianza. Così come Le Point ha scritto che proprio queste feste rivelavano quanto l´universo erotico berlusconiano fosse infantile. In tutte e due le interpretazioni, con il senno di poi, è possibile cogliere un´ombra, un che di regressivo, una specie di allegria allucinata e forzatamente carnevalesca, ma senza quaresima, da cui ancora oggi evidentemente l´Italia non riesce a guarire.

FILIPPO CECCARELLI

Di un ricevimento natalizio in Sardegna si ricordano alcune foto, scattate da un´amica di Noemi e pubblicate su Chi con l´intento di mettere a tacere i maliziosi. Le ragazze erano vestite da Babbo Natale, anzi da "assistenti di Babbo Natale" come specificavano le diligenti didascalie della Real Casa, comunque ritratte su di uno spoglio palcoscenico o in posa in camerini ricavati nei bagni, con qualche entusiasmo e toccamento di troppo.

LA SORA CESIRA

Ma soprattutto colpiva la mestizia di un dopo-buffet immortalato su tavoli di plastica, con tovaglioli di carta, contenitori di succhi di frutta, bicchieri vuoti, diademi posticci, palloncini, coriandoli e stelle filanti sul pavimento. In un ulteriore immagine B. abbracciava un´ospite prosperosa cui era stato elettronicamente nascosto il viso, le teneva la mano sotto una tetta, con il consueto sorriso, gli occhietti piccoli da satiro e un colorito un po´ livido.

Dice: aveva bisogno di distrarsi! Eh sì, però nel frattempo burlesque dopo burlesque, Fede e Lele organizzavano, Tarantini e l´Ape si agitavano, Marystell portava un ballerino cubano "molto educato", ci mancherebbe, quell´altra addirittura un cane chihuahua, vari ordini e gradi di gemelline assediavano la Presidenza del Consiglio, quasi tutte le olgettine facevano le vittime e sparlavano l´una dell´altra, il ragionier Spinelli preparava le buste, e per l´Italia si andava a preparare la peggior crisi economica della sua storia recente e meno recente.

berlusconi ruby fede minetti e b b e a b d

A volte Berlusconi, attempato e generoso falloforo, faceva il giro con la statuina del Priapo da far baciare alle gentili ospiti; altre volte, ingurgitato un "Sanbittèr", gli mostrava un videocartoon con Fini seduto sulla tazza; altre notti, poveraccio, si addormentava e allora le odalische mezze nude gli si buttavano addosso per rianimarlo e magari per trascinarlo a fare il bagno tutti assieme, splash, che intanto s´erano fatte le quattro di notte, e poi certo che il giorno dopo il presidentissimo cadeva a dormire al Senato, da Napolitano o alla messa per la beatificazione di Giovanni Paolo II!

berlusconi harem

Eppure non gli bastava mai. Così per telefono arruolava le ragazze: «Pronto? Sono il sogno degli italiani...». Sì, ma era un sogno selvaggio che dall´antro del bunga bunga, per sue vie traverse e debitamente incubatiche, si moltiplicava in giro per l´Italia ritrovandosi e rafforzandosi nelle pernacchie di Bossi e nelle scenate di Scilipoti, nelle isterie da talk show e nelle sdolcinatezze delle fiction Rai, sotto l´immane cupola del San Raffaele come a bordo del Costa-Concordia pilotato sugli scogli dal comandante Schettino, ché pure lì erano previsti degli spettacolini - se di burlesque o no, dopo la tragedia, è del tutto secondario.

 

 


MARONI, DALLA RAMAZZA AI “TERMODISTRUTTORI” - BOBO PASSA AL CONTRATTACCO DOPO “STRONZATE FANGOSE” DI BORGOGNI…

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Paola Setti per "il Giornale"

Ai suoi, Roberto Maroni ha detto che no, lui preoccupato non è per il caso Finmeccanica. O meglio. La preoccupazione è che la nuova ondata di fango, anzi, di «stronzate fangose» come ha scritto su Facebook, dia un'altra mazzata a una Lega che si gioca la sopravvivenza alle Amministrative: «È quella la nostra vera partita».

ROBERTO MARONI

Per il resto, Bobo «è sereno, perché sono trasparente come l'acqua». E in piena come un fiume, ché ieri sul web ha postato tre chiamate alle armi in poche ore. Dice che «noi sappiamo come si smaltisce la monnezza, nei termodistruttori», e quindi oggi scatteranno «le prime denunce contro i monnezzai romani».

Lorenzo Borgogni

La prima è una querela per Lorenzo Borgogni, l'ex responsabile Relazioni esterne di Finmeccanica che ai pm napoletani ha parlato di una tangente di 10 milioni alla Lega per la nomina di Giuseppe Orsi al vertice della società. Non solo Borgogni «parla per sentito dire», s'inalbera Maroni, ma «è stato interrogato a ottobre scorso. Strano, queste notizie "esplosive" sono rimaste nel cassetto dei pm per ben 6 mesi e sono uscite solo oggi, a 2 settimane dalle elezioni».

Ed ecco il punto. La parte del partito colpita dalle scope di Bobo lo accusa, in un inedito connubio col Pd, di gridare al complotto solo quando il fango sfiora lui, ma di aver fatto pulizia interna senza aspettare le risultanze delle inchieste. Replicano i maroniani che «Borgogni ha ripetuto le cose che aveva già detto sei mesi fa. Ma forse adesso a qualcuno fa comodo interpretarle in un altro modo». Il riferimento non è solo ai tempi sospetti, grida Bobo che «qualcuno a Roma (e Napoli) pensa di distruggerci. Poveri illusi, non hanno capito che la Lega è immortale». Ma anche all'intervista che Borgogni ha rilasciato ieri alla Stampa, tirando in ballo Marco Reguzzoni e Giancarlo Giorgetti.

finmeccanica

L'ex capogruppo della Camera per la storia dei capannoni di Malpensa che sarebbero stati affittati per 5,4 milioni da AgustaWestland a una società collegata a Reguzzoni, che ha smentito tutto il 6 aprile scorso. Il capo dei lumbard per la presunta assunzione in Finmeccanica di un suo parente. Se ieri già alle 10 del mattino fra i maroniani girava un sms: «Leggete Borgogni e ricordatevi che a Varese non c'è solo Bobo...», come a voler spostare su Reguzzoni il tiro di questa inchiesta che punta anche sui legami di amicizia, come dire, territoriale con Orsi, il partito ha fatto quadrato intorno a Giorgetti.

MARCO REGUZZONI

Anche se hanno creato sconcerto le parole di Umberto Bossi l'altra sera, che ne ha lodato l'assoluta correttezza, «di lui sono ultrasicuro, è un pretino», ma intanto ha fatto sapere che è lui «l'uomo delle nomine in Lombardia», secondo alcuni «circoscrivendo chi potrebbe avere responsabilità». Veleni che smentiscono l'ultimo post di Maroni su una Lega «ricompattata» dai nuovi attacchi. Di certo, con Bossi la linea è la stessa: anche il Senatùr parla di «inchieste costruite» e di «Paese di m...».

Giorgetti

Ma la base è sempre in fermento. Tanto per dirne una, ieri Massimo Dolazza, capogruppo a Stezzano e bodyguard di Bossi negli anni Novanta, ha ricordato a Linkiesta di quando fu sospeso dal partito per aver scritto un libro sul «sistema Finmeccanica» in cui chiedeva conto dei rapporti col Carroccio. Insomma altro che festa di Liberazione. Anche se è vero che per i padani doc il 25 aprile è soprattutto la festa di San Marco, simbolo dei Serenissimi. Ieri il maroniano Gianluca Pini non s'è fatto sfuggire l'occasione per tirare una frecciata a Reguzzoni, e su Facebook ha scritto: «Auguri a tutti i Marco, tranne uno».

 

ANCHE I VERTICI DI AGUSTA (AI TEMPI DI ORSI CONDIRETTORE) AVEVANO DECISO DI FARE BUSINESS IN TANZANIA

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Massimo Martinelli per "il Messaggero"

Il fascino della Tanzania aveva convinto anche i vertici di Agusta. Molto tempo prima che l'ex cassiere della Lega, Francesco Belsito, decidesse di investire in quella terra i milioni dei finanziamenti pubblici del partito, la multinazionale degli elicotteri aveva puntato a Dar Es Salaam, il cuore commerciale della Tanzania.

Giuseppe-OrsiFRANCESCO BELSITO

Dove l'azienda, che si chiamava ancora Agusta Bell, piazzò alcuni elicotteri destinati ad uso civile che una volta arrivati in Tanzania furono velocemente trasformati in macchine da guerra volanti. Giuseppe Orsi, oggi al vertice di Finmeccanica, all'epoca era già condirettore generale di Agusta, dopo essere stato per molti anni responsabile marketing e vendite.

E negli atti della procura di Napoli ci sarebbe già una ricostruzione di quella fornitura sospetta, che potrebbe richiedere qualche spiegazione da parte dello stesso Orsi. A raccontarla è stato Francesco Maria Tuccillo, il manager Finmeccanica che Orsi ha voluto fuori dall'azienda dal prossimo 31 luglio, forse perché si ostinava a segnalare al suo predecessore, Piefrancesco Guarguaglini, che l'agente Agusta in Africa subsahariana, Patrick Chabrat, si presentava ai road show ai margini del deserto in compagnia di Vito Palazzolo, il cassiere di Cosa Nostra arrestato dopo decenni a Bangkok nei mesi scorsi.

L'aspetto più inquietante dello scenario aperto da Tuccillo è che gli elicotteri venduti da Agusta funzionavano male. In sei mesi ne precipitarono due, provocando la morte di sette militari tanzanesi. E un'inchiesta della magistratura locale arrivò ad ipotizzare che la fornitura era di materiale scadente e di seconda mano.

L'artefice dell'operazione era stato un mediatore di Agusta molto chiacchierato e con alcuni precedenti penali, Sailesh Vithlani, che nei mesi scorsi è stato arrestato per un scandalo legato alla fornitura di un radar della British Aerospace in Tanzania che nel 2003 era stato pagato quasi il doppio del suo valore, cioè 41 milioni di dollari invece dei circa 26 previsti dal listino.

LOGO AGUSTA WESTLAND

Quella vicenda finì per imbarazzare persino il primo ministro inglese dell'epoca, Tony Blair, soprattutto dopo la scoperta di un conto in Svizzera, intestato allo stesso Vithlani, sul quale erano depositati alcuni milioni. Nell'inchiesta rimase invischiato anche uno dei collaboratori più stretti di Blair, che fu costretto a dimettersi. E Sailesh Vithlani preferì scomparire dalla circolazione per un po'.

Ricomparve nel 2005, quando la sua società Merlin International Limited, piazzò 6 elicotteri Agusta Bell ad un prezzo che è apparso gonfiato di 25 milioni di euro. Alcuni vertici dell'esercito tanzanese osservarono che quei velivoli, che dovevano servire per scopi militari, erano costruiti per l'aviazione civile e che avrebbero avuto bisogno di un restyling completo e molto costoso.

Fu in quell'occasione che Francescomaria Tuccillo fu chiamato dal ministro della Difesa della Tanzania, che gli chiese di eliminare quel mediatore così chiacchierato dalle trattative con Agusta. Ma i vertici dell'azienda continuarono ad affidarsi a lui.

SAILESH VITHLANI

Adesso, tra gli obbiettivi dei magistrati napoletani c'è quello di capire perché Agusta preferì spedire velivoli civili se gli accordi non scritti con l'agente Vithlani parlavano di elicotteri militari. L'ipotesi è che i vertici di Agusta avessero cercato in questo modo di aggirare un paio di divieti fondamentali. Il primo è il divieto di pagare parcelle per intermediazioni per forniture militari, che poi è lo stesso divieto che è in vigore in India. Il secondo è rappresentato dalle restrizioni per le forniture militari verso paesi che compaiono nella black list di molte nazioni occidentali che impongono l'embargo sul commercio di armi.

E poi c'è la terza ipotesi, resa in qualche modo credibile dallo scarso spessore morale dell'agente Agusta Sailesh Vithlani, che di recente è stato anche arrestato: e cioè che la fornitura fosse davvero costituita da elicotteri di seconda mano e anche un po' usurati, per consentire allo stesso Vithlani e ai vertici Agusta il massimo del guadagno.

Quest'ultima ipotesi è sembrata la più plausibile soprattutto dopo uno dei due incidenti degli elicotteri Agusta venduti alla Tanzania, quando il velivolo precipitò a dicembre del 2007 con una troupe di documentaristi a bordo ai quali era stato concesso l'utilizzo di un mezzo militare per effettuare delle riprese intorno al lago Natron. Nessuno morì. Ma i sospetti sulle cause dell'avaria riguardarono esclusivamente l'affidabilità del mezzo.

 

 

DAGOSPIA PRESENTA “APOCALYPSE MURDOCH” DI GLAUCO BENIGNI - CHI HA FINANZIATO RUPERT MURDOCH?

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"APOCALYPSE MURDOCH" DI GLAUCO BENIGNI - SECONDA PUNTATA

- Videoblog di Glauco Benigni
http://www.youtube.com/user/glaucobenigni/featured

- Il libro è acquistabile online
http://www.bandashop.it/product.php?id=18

RUPERT MURDOCH FAMIGLIA MURDOCH A ST. BARTH'S

Chi è Rupert Murdoch ? Dove nasce, come cresce, all'ombra di Chi ? Chi l'ha finanziato? Perchè è diventato il Napoleone dei Media ? Come ha influito sulla politica mondiale : tra Washington e Pechino, tra Londra, Sidney e Nuova Delhi ? Per rispondere a queste domande cominciamo da oggi la pubblicazione di un libro scritto da Glauco Benigni : "Apocalypse Murdoch - Storia e leggenda del Padrone di Sky" (Editore Cooper - Castelvecchi)

Qualche anno fa «The Guardian» scriveva sul proprio sito (www.media.guardian.co.uk): «Il canale news di Mur¬doch non è mai stato esattamente neutrale. Ma le rivelazioni secondo le quali segretamente il suo proprietario avrebbe agito quale consulente del Presidente Bush jr (nella politica della guerra preventiva, ndA) sono scandalose».

Forse potremmo arrivare a sapere quante volte si incontravano Bush jr e Murdoch, forse potremmo avere anche un ordine del giorno ufficiale, ma quello che si dicevano veramente non lo sapremo mai, dobbiamo accontentarci dei comunicati stampa (ma possiamo accontentarci dei comunicati stampa?). Nonostante tutti i dubbi, che riteniamo leciti e che ci sembrano uno degli ultimi esercizi di giornalismo, Murdoch continua a sorprendere e a sedurre per la sua abilità: continua a meravigliarci come uno Tsunami, come un vulcano dall'eruzione imprevedibile.

FAMIGLIA MURDOCH A ST. BARTH'S

Fino a quando si muoveva sulla scena australiana le sue risorse finanziarie erano verificabili, ma già a Londra la sua facoltà straordinaria di ottenere linee di credito dalle banche diventa prodigiosa e inspiegabile, se non alla luce di un disegno che va al di là dei sogni imprenditoriali.

Chi ha finanziato Rupert Murdoch? In parte la compravendita di mass media, ma non sempre. In alcune occasioni nelle sue mani sono confluite quantità enormi di denaro, grazie alle quali ha acquisito il controllo di potenti roccaforti editoriali, che certo non volevano essere espugnate e che hanno offerto il massimo della resistenza possibile. Quasi sempre invano.

RUPERT E WENDI DENG MURDOCH

Murdoch è nel grande flusso di denaro virtuale che, prima del crollo dei mercati azionarii (Wall Street e Nasdaq in particolare), alimentava le gesta della international business community. I suoi direttori finanziari «rollavano», come molti altri, le masse di credito disponibili, riuscivano a generare liquidità speculando su titoli gonfiati e muovendo semplicemente le linee di credito a disposizione.

Murdoch ha evidentemente molti segreti: l'uomo non commette personalmente delitti, ci mancherebbe, ma i suoi Direttori infrangono spesso le norme il 13 marzo 2012, sei persone sono state arrestate nell'ambito dell'inchiesta "Operation Weeting" sulle intercettazioni telefoniche del News of the World con l'accusa di aver "intralciato il corso della giustizia". Tra i sei arrestati vi è anche Rebekah Brooks, l'ex direttore del News of the World - ha riferito Scotland Yard. I 6 sono stati fermati all'alba a Londra e in altre città dell'Inghilterra, meridionale. Dallo scorso anno, la polizia che indaga sulle intercettazioni telefoniche effettuate illegalmente per il tabloid inglese di proprietà di Rupert Murdoch, chiuso nel luglio 2011, ha effettuato decine di arresti.

MURDOCH CON IL SUN E IL TIMES

E' la prima volta che un Governo procede in modo così duro contro l'Impero Murdoch.
Ciò nonostante: in Occidente in particolare, e nel mondo in generale, esistono forze transnazionali e lobby di liberisti integralisti che continuano ad affidare la loro immagine pubblica, l'organizzazione del consenso, dei consumi e degli stili di vita ad alcuni conglomerati mediatici (media conglomerates), all'interno dei quali si rinvengono televisioni, case di produzione e distribuzione cinematografiche, giornali, case editrici e portali web che giornalmente confezionano e diffondono messaggi sempre favorevoli ai loro finanziatori (spesso occulti).

JAMES MURDOCH

Tra tutti, il gruppo più determinato, aggressivo e organizzato, che da qualche decennio ha assunto e ha svolto questo incarico brillantemente, è senza dubbio la News Corporation di Rupert Murdoch. Ormai è luogo comune che non solo Murdoch «sta sempre con i vincitori», ma che le sue Tv e i suoi giornali «costruiscono i vincitori».

Cominciò in Australia, appoggiando, nel 1972, il candidato laburista Gough Whitlam, per poi passare a sostenere, nel 1975, il conservatore Malcolm Fraser. Sbarcò nella City londinese dove, abbastanza inspiegabilmente, acquistò «The Times» e «The Sun», sbaragliò l'agguerrito sindacato dei tipografi, poi si manifestò in politica con il sostegno all'asse Reagan-Thatcher. Continuò con i Bush, non disdegnando però, in tempi più recenti, l'appoggio a Blair, dal quale poi andò a incassare una vistosa politica di privatizzazioni. «Murdoch usa la politica come un taxi», ha scritto l'«Espresso». E' vero.

Murdoch è il numero uno dei tycoon dei media. Il suo impero si estende in ogni continente e dei suoi antichi concorrenti ormai non c'è più traccia: Robert Maxwell è morto, Ted Turner è stato «sciolto» nella grande vicenda Aol-Time Warner, Vivendi alla fine ha dovuto cedere ciò che interessava alla News Corp. al prezzo voluto dal magnate australiano. Persino la General Motors, dopo anni di ritrosie, gli ha dovuto lasciare il controllo di DirectTv, la maggiore Tv via satellite statunitense.

RUPERT E WENDI MURDOCH CON LE FIGLIE

Oggi Murdoch, con la sua Sky Italia, è anche il monopolista della pay Tv sul nostro territorio. Come si sia giunti a questo - che appare assurdo per una democrazia occidentale - è da ricercare nelle intricate responsabilità di molti soggetti: politici «contro» che non hanno agito per tempo, politici «pro» che lo hanno fortemente agevolato, Antitrust europee e Authorities italiane che hanno chiuso un occhio, club di calcio che hanno trasformato lo sport in business e, come accennato, un'audience acritica, ancora troppo inconsapevole del proprio ruolo strategico nell'economia e nella politica nazionale.

RUPERT E WENDI MURDOCH

Il decoder unico, collegato alla linea telefonica, rischia di essere l'oggetto protagonista del futuro controllo sui consumi Tv di milioni di famiglie. Il calcio appare ormai preso in ostaggio, e con esso quasi tutti i suoi tifosi da salotto. Il cinema italiano è collassato a causa dell'invasione di film americani, inglesi, australiani, indiani, cinesi, che giungono direttamente nelle case al costo della sottoscrizione mensile. C'è da piangere all'idea che Sky Nes, mutuata da Fox News Television, il canale tuttonews che ha battuto la Cnn e che nelle ultime guerre in Iraq e Afghanistan ha funzionato da ufficio stampa planetario per il Pentagono e i suoi generali, sia diventato per gli italiani una fonte di informazione privilegiata.

A pensar male si fa peccato ma, visti i conflitti e le convergenze di interessi, si potrebbe adombrare un'abile regia complessiva che un manipolo di iperrealisti tecnocrati abbia realizzando per giungere alla fotografia di uno scenario da far digerire al legislatore e alle opposizioni passate, attuali e future. Come del resto è sempre stato in Italia nelle faccende televisive. Tale scenario però è, secondo noi, molto inquietante: a Mediaset, nelle passate stagioni è andata la stragrande percentuale degli investimenti pubblicitari.

REBEKAH BROOKS CON IL MARITO

A Sky Italia la gran parte degli introiti da pay Tv che ammontano a diversi miliardi di euro all'anno e che costituiscono una fuga di capitali all'estero senza precedenti. E alla Rai, dopo le molte anestesie che precedono l'operazione di privatizzazione, resterà forse il canone per fare una modesta Tv di servizio pubblico, e per affrontare i propri impegni finanziari che la vedono apripista di Stato alla televisione digitale terrestre, con la quale potrebbero guadagnare tutti tranne la Rai stessa. Il tutto sta avvenendo e avverrà, inoltre, con rilevanti perdite dal punto di vista dell'occupazione stabile e garantita.

2- Continua

 

SI E’ SPOSATA A NAPOLI LA FONDATRICE DEL CLUB “SILVIO CI MANCHI”, EMANUELA ROMANO

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Carlo Tarallo per Dagospia

ORLANDO ATTACCA MANIFESTI TONY E MANU ROMANO ALLALTARE

1-Dicono che il Banana le abbia regalato l'abito da sposa, ma forse è solo una leggenda metropolitana: certo è che Silvio Berlusconi non c'era ieri a Napoli al matrimonio di Emanuela Romano, fondatrice del famosissimo club "Silvio ci manchi" insieme a Francesca Pascale. La Romano è convolata a nozze con Antonio Zoccoli a San Lorenzo Maggiore, nel cuore del centro storico: ad accompagnarla all'altare il papà Cesare, noto per aver minacciato di darsi fuoco davanti all'ingresso di Palazzo Grazioli il 28 aprile 2009, a quanto si seppe all'epoca a causa dell'esclusione della figlia dalle liste elettorali per le Europee.

Era già la seconda candidatura saltata all'ultimo momento per la Romano: l'anno prima Manu aveva sperato fino all'ultimo (sempre invano) di essere "nominata" alla Camera dei Deputati. Che giorni quei giorni! Appena 24 ore prima che il papà di Emanuela inscenasse la protesta davanti al cancello di Palazzo Grazioli, aveva festeggiato i suoi 18 anni a Casoria Noemi Letizia (domani compie 21 anni la madre di tutte le papigirls, auguri!). Il Patonza partecipò a quel compleanno e niente, da quel giorno, fu più come prima.

MATRIMONIO EMANUELA ROMANO CHIESA EMANUELA ROMANO SPOSA

La Romano, paparazzata nel 2006 all'aeroporto di Olbia (destinazione Villa Certosa) dall'Espresso insieme a Virna Bello e alla Pascale, smentì di riconoscersi in quello scatto: ci pensò la sua ex amica Francesca a rinfrescarle la memoria e da allora le due hanno rotto definitivamente i rapporti. Manu ha scelto una cerimonia "tricolore" le damigelle erano in abiti rossi e verdi. Tavoli del ricevimento, al ristorante a Marechiaro, battezzati con nomi di politici: al "Berlusconi", manco a dirlo, si sono attovagliati Nicola Cosentino e il Presidente della Provincia di Napoli Luigi Cesaro...

2- Cafonal-giggino! Ieri il sindaco di Napoli Luigi De Magistris ha partecipato al "suo" primo 25 aprile, deponendo una corona di fiori a Piazza Carità ai piedi del monumento dedicato a Salvo D'Acquisto. "Ma come si è vestito?": questa la domanda più gettonata tra gli addetti ai livori presenti alla cerimonia, all'arrivo di Giggino ‘a Manetta, di nuovo sovrappeso, in pantalone chiaro e scarpette da tennis.

BRACIOLONA VIRNA BELLO EMANUELA ROMANO CON IL PADRE

Look casual per il narcisindaco, notatissimo a confronto dell'abbigliamento da cerimonia delle altre istituzioni presenti: il presidente del Consiglio Regionale Paolo Romano, il Prefetto Andrea De Martino, il vicepresidente della Provincia di Napoli Gennaro Ferrara e i vertici delle forze dell'ordine in alta uniforme. E Caldoro? La Giunta regionale non era rappresentata, assenza sottolineata e criticata dai presenti. Stando agli spifferi, Caldoro avrebbe delegato l'assessore Udc Pasquale Sommese, che però non è pervenuto. Risultato: gli addetti al cerimoniale della Regione sono rimasti col gonfalone in mano in perfetta solitudine, anche un po' incupiti. Ma come mai Caldoragistris e Cesaro non si sono fatti vedere? Paura di un bis della fischiatona in villa comunale una settimana fa? Ah saperlo...

3- Sinistratissimi sotto ‘o Vesuvio! Dopo che il Tribunale di Roma ha dichiarato illegittimo il commissariamento della federazione provinciale napoletana del Pd dello scorso anno, dando ragione all'ex segretario Nicola Tremante che si era opposto al provvedimento di Culatello Bersani, a Napoli i piddini non sanno che pesci pigliare.

Si mormora di una direzione regionale che verrebbe convocata per domani per indire il congresso: un'ipotesi che però scatenerebbe un ulteriore ricorso alla magistratura da parte di Tremante, forte della sentenza del giudice e in attesa di sapere come e quando potrà reinsediarsi al vertice del partito. Ore frenetiche: in caso di convocazione del congresso, infatti, si rischierebbe una nuova tarantella giudiziaria che provocherebbe fortissimi mal di testa a Sfanculatello.

CULI CHE CONTANO SOTTO O VESUVIO DA SX FERRARA DE MAGISTRIS DE MARTINO ROMANO APRILE GIGGINO CASUAL

Tremante ha contattato quattro giorni fa l'ex commissario Andrea Orlando per concordare il "passaggio di consegne", ma non ha ancora ricevuto risposta. Avviso ai navigati: ve la immaginate la scena di Nick The Flex (questo il soprannome di Tremante, lo scardinacommissariamenti) che entra dalla porta principale della federazione Pd di via Toledo con la sentenza che lo reintegra in mano e i Carabinieri che la fanno eseguire?

4- Casalese a chi? Giallo sulla richiesta di sequestro e risarcimento presentata dai legali di Giovanni Cosentino, fratello di Nick ‘o Mericano, nei confronti degli autori del libro "Il Casalese", biografia non autorizzata dell'ex sottosegretario all'Economia. Un lancio Ansa di questa mattina fa esultare gli autori: "Il giudice del Tribunale civile di Napoli Angela Carbone - scrive l'agenzia - ha respinto la richiesta dei legali di Giovanni Cosentino di procedere ex articolo 700 per il sequestro del libro, rinviando la decisione al giudizio di merito.

EMANUELA ROMANO NOZZE TRICOLORI APRILE GIGGINO INGRASSATO

I legali di Giovanni Cosentino, hanno rinunciato alla richiesta iniziale di distruzione delle copie del libro stampate e del risarcimento di un milione e 200 mila euro". Ma gli avvocati smentiscono: "Il giudice si è semplicemente dichiarato incompetente, rimettendo gli atti al Presidente del Tribunale. La richiesta resta assolutamente in piedi. La domanda di risarcimento dei danni derivanti dalla pubblicazione del libro non è mai stata abbandonata, in quanto essa è attualmente oggetto di procedura di mediazione obbligatoria. I lavori dovrebbero terminare il prossimo 3 maggio".

 

"HUNGER" DI STEVE MCQUEEN E' UN CAPOLAVORO PERCHE' SI INVENTA UN NUOVO LINGUAGGIO CINEMATOGRAFICO

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Marco Giusti per Dagospia

hunger

Pochi scherzi. "Hunger", opera prima di Steve McQueen, il regista di "Shame", arrivato solo ora in Italia dopo aver vinto a Cannes nel 2008 il premio come miglior opera prima, e' un capolavoro di cinema politico e di cinema d'arte. Ma anche un capolavoro come cinema cinema, perche' Steve McQueen si inventa un nuovo linguaggio cinematografico che sviluppera' poi in "Shame" e costruisce con Michael Fassbender una specie di sodalizio artistico che esplodera' nel panorama asfittico dei festival internazionali e diventera' poi un vero "corpo" cinematografico lanciando in tutto il mondo il suo protagonista come una star di prima grandezza.

Michael Fassbender IN HUNGER

Allora, nel 2008, i nostri distratti critici non si accorsero di nulla, non sapevano chi fosse e cosa avesse fatto Steve McQueen, salvo lanciarsi in stupide battute sul nome del regista ("ma non e' morto?" "E' il figlio?"). Non ricordavano nulla della tragica storia di Bobby Sands, martire irlandese, morto per uno sciopero della fame (hunger) nel 1981, e non presero sul serio il film.

Del resto, accadde la stessa cosa con "Shame" a Venezia, e l'unica cosa che notarono fu il pisello di Fassbender. Nel frattempo, Fassbender e' diventato un divo e McQueen e' considerato uno dei registi, oltre che degli artisti, più' importanti del mondo. "Hunger" deve molto alla ricerca artistica di McQueen, soprattutto nella prima parte, quella quasi muta, legata alla rivolta delle feci, con Bobby Sands che dipinge di escrementi la sua cella.

hunger michael fassbender

Ma nella seconda parte, un dialogo lungo 20 minuti tra Sands e il prete irlandese che gli chiede i perche' della sua rivolta e della sua idea di lasciarsi morire di fame, McQueen sperimentata la tecnica che vedremo in "Shame", molto teatrale, di piano sequenza recitato su un testo esterno, in questo caso di Enda Walsh, con un attore altrettanto esterno alla storia, qui Rory Mullen che fa il prete.

FASSBENDER E STEVE MCQUEEN

Confrontatela con la scena del ristorante di "Shame" tra Fassbender e la ragazza "normale". La costruzione e il ruolo centrale e' identico. Nella terza parte del film assistiamo al martirio della carne di Bobby Sands fino alla morte. Anche qui le somiglianze con l'ultima parte di "Shame", che molti hanno letto come mistico-cattolica, e' evidente.

Al di la' di certe sciocchezze sgarbistiche che si sono lette, dove McQueen e' accusato di fare del cinema museificato e quindi più "pericolasamente fabbricato di Transformers 3", McQueen e' uno dei pochi registi degli ultimi anni a essersi costruiti un linguaggio e di portarlo avanti coraggiosamente su temi politici o comunque importanti.

SHAME STEVE MCQUEEN E FASSBENDER

Il fatto che questo arrivi dai ragazzi arrivati al cinema dall'arte, come McQueen o come Christopher Nolan o Douglas Gordon e non dalla ormai appassita cinefilia anni ‘60, ormai incapace anche di produrre critici, non puo' che dare noia ai finti esteti del cinema, che vivono ormai una fase degradata e degradante di quello che un tempo sembrava la strada maestra. "Hunger" e "Shame" dimostrano quanto il cinema possa essere vivo e quanto ancora si possa fare.

 

LO STATO NON FUNZIONA O SI STA TRASFORMANDO IN UN BAGAGLINO? TRANQUILLI, UNO SQUILLO E ARRIVANO I TRILATERAL BOYS!

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MARIO MONTI

1 - "MONTI È UNO DEI NOSTRI, QUANDO È STATO NOMINATO ERAVAMO RIUNITI"
Carlo Tecce per il "Fatto quotidiano"

LUKAS PAPADEMOS jpeg

"Vuol sapere un segreto?", dice Carlo Secchi con la voce impastata durante un'ora di colloquio a murare domande e tramandare leggende. La Commissione Trilateral, origine americana e desideri di tecnocrazia, dollari e diplomazia, maneggia sapientemente i segreti. Secchi è il presidente italiano, nonché ex rettore all'Università Bocconi e consigliere d'amministrazione di sei società quotate in Borsa tra cui Italcementi, Mediaset e Pirelli: "Quando il nostro reggente europeo Mario Monti ha ricevuto l'incarico dal Quirinale, e stava per formare il governo, noi eravamo riuniti: curiosa coincidenza, non l'abbiamo scelto noi". Questo è un tentativo di respingere i complotti che inseguono la Commissione.

JIMMY CARTER CARLO SECCHI

Monti premier, promosso o bocciato?
La Trilateral guarda l'Italia con grande interesse. Tutti sono contenti e ammirati per il lavoro di Mario Monti. È inevitabile che ci sia un'ottima considerazione del premier, che è stato un apprezzato presidente del gruppo europeo. Prima osservava e giudicava, ora è osservato e viene giudicato.

Ovviamente i princìpi di fondo - su economia, finanza, riforme, bilancio, sviluppo - sono ancora condivisi. Mario non li ha rinnegati: c'è continuità fra il Monti in Commissione Trilateral e il Monti a Palazzo Chigi. È un fatto positivo. Non è l'unico che passa per le nostre stanze: da Jimmy Carter a Bill Clinton, da Romano Prodi fino al greco Lucas Papademos.

Cos'è la Trilateral?
Una storia di quarant'anni, a breve onoreremo l'intuizione del banchiere David Rockefeller e le visioni di Henry Kissinger. Avevamo una struttura tripolare che rispettava i poteri di un secolo fa: americani, canadesi e messicani; l'Europa democratica, cioè occidentale; Giappone e Corea del Sud. Adesso ci spingiamo verso i paesi orientali, quelli più rampanti: India e Cina, Singapore e Indonesia. Siamo una specie di G-20 allargato. La Croazia è l'ultima ammessa.

Che ruolo giocate?
Favorire il dialogo su temi di carattere economico e geopolitico. Vogliamo coniugare l'interesse fra le istituzioni e gli affari.

ROMANO PRODI FESTA BILL CLINTON

Bella definizione, teorica però. Chi seleziona i componenti?
Siamo divisi in gruppi continentali e nazionali con un numero limitato. In Europa non possiamo superare i 200 membri, mentre in Italia siamo 18. Posso citare, per fare un esempio, Marco Tronchetti Provera (Pirelli), Enrico Tomaso Cucchiani (Intesa), John Elkann (Fiat). Io sono entrato come rettore della Bocconi.

Chi si dimette fa un nome per la successione, ma si cercano figure simili. Soltanto un banchiere può sostituire un banchiere. Il nostro disegno è quello di contenere la società italiana: professori universitari, esperti militari, ambasciatori, imprenditori, politici, giornalisti. Ci vediamo due volte all'anno con vari argomenti da approfondire e cerchiamo di trovare una soluzione. Lanciamo idee.

E chi le raccoglie?
Ciascuno di noi ha un collegamento con le istituzioni. Il nostro presidente può chiedere un incontro con i commissari europei. Noi elaboriamo proposte, non facciamo pressioni. Non votiamo mai per un nostro piano, discutiamo, punto.

Differenze con il Club Bilderberg?
Le nostre porte sono più aperte, c'è un profondo ricambio generazionale. A volte si può assistere ai dibattiti, invitiamo personalità a noi vicine, ma con un divieto assoluto: non è permesso riportare dichiarazioni all'esterno. Questo serve a garantire la nostra libertà.

Marco Tronchetti Provera henry kissinger 01 lap

C'è tanta massoneria fra di voi?
Personalmente non me ne sono accorto, può darsi che qualcuno dei membri maschi sia massone. Non c'è nulla, però, che rimandi a una loggia. Più che i grembiulini, noi indossiamo una rete: è chiaro che, avendo numerosi contatti sparsi ovunque, ci si aiuti a vicenda.

Come influenzate i governi?
Soltanto in maniera indiretta, non abbiamo emissari, non siamo un sindacato né un partito. Non mi piace il verbo influenzare. Ma non posso negare che le nostre conoscenze siano ampie.

Scommettete contro l'Euro morente?
Non posso portare fuori il pensiero interno alla Trilateral. Posso raccontare spezzoni, elementi messi insieme durante l'ultima assemblea di Tokyo. Quando ragioniamo sull'euro ci rendiamo conto che siamo di fronte a una creatura incompiuta e quindi consigliamo un mercato europeo comune, non soltanto una moneta.

Previsioni?
La Cina è un chiodo fisso, a Tokyo è stata protagonista. Cina vuol dire crescita e integrazione, e il timore che quel mezzo potentissimo possa rallentare. Invece gli americani si sentono tranquilli, ma credono che l'Europa sia un po' lenta a risolvere i suoi problemi e sono molto insoddisfatti di Bruxelles.

John Elkann Enrico Cucchiani

Meglio i tecnici o i politici al governo?
Ci sono tecnici ad Atene e Roma.

Papademos e Monti, due ex illustri esponenti della Trilateral. Lavorate per la primavera dei tecnici?
Il prossimo modello, forse anche in Italia, sarà una coalizione trasversale come in Germania. Poi cambia poco se i ministri saranno o no dei partiti.

Quali sono i vostri amici nel governo italiano?
Oltre a Monti e al sottosegretario Marta Dassù (Esteri), per motivi professionali, dico i ministri Lorenzo Ornaghi (Cultura) e Corrado Passera (Sviluppo economico).

La Trilateral è potente perché misteriosa?
Siamo semplicemente una rete forte, la migliore al mondo. Non prendiamo direttamente decisioni importanti, ma ci siamo sempre nei momenti più delicati. Jimmy Carter non è diventato presidente perché era il capo americano: una volta alla Casa Bianca, però, sapeva di avere un gruppo di persone con cui consigliarsi.

MARTA DASSU

2 - LE LOBBY CHE ORIENTANO IL MONDO
Dal "Fatto quotidiano"

Peggio va la crisi, maggiore fortuna hanno le teorie del complotto, che offrono spiegazioni semplici a problemi complessi e alimentano il successo della estrema destra modello Marine Le Pen.

Anche Report, domenica scorsa su Rai3, ha evocato le grandi cospirazioni planetarie che sarebbero dietro l'attuale crisi finanziaria. Quelli della Commissione Trilateral "sono convinti che non ci sia più bisogno dello Stato così come lo si è inteso per centinaia di anni e quindi agiscono per poter eliminare il concetto di sovranità nazionale e di autodeterminazione", ha teorizzato Patrick Wood, un saggista americano (non molto noto, per la verità) nella trasmissione di Milena Gabanelli.

La Trilateral è relativamente trasparente, sul sito web c'è l'elenco dei componenti, ma il contenuto dei suoi incontri è secretato, così che i partecipanti possano esprimersi in libertà. Pochi giorni fa, in una riunione a Tokyo, è stata formalizzata la nomina a presidente europeo di Jean-Claude Trichet, l'ex capo della Banca centrale europea, al posto di Mario Monti che si è dimesso dopo essere arrivato a Palazzo Chigi.

LORENZO ORNAGHI

Da quando i governi per fronteggiare le crisi economiche sono diventati tecnici, cioè non eletti - come in Italia con Mario Monti e in Grecia con Luca Papademos, entrambi ex componenti della Commissione Trilateral (ma anche ex consulenti della banca d'affari Goldman Sachs) - si moltiplicano i grandi disegni cospiratori: vogliono sospendere la democrazia e trasformarla in tecnocrazia.

L'Aspen Institute, diretto in Italia dall'ex ministro Giulio Tremonti e negli Usadal biografo di Steve Jobs, Walter Isaacson, è il network più evidente e accessibile. Anche lì vige il "metodo Aspen" comune a diversi di questi consessi: conferenze a porte chiuse, solo per i membri o su invito (per valutare leader emergenti), il cui contenuto non viene divulgato ma che diventa poi linea intellettuale e politica attraverso i canali ufficiali (l'Aspen ha una rivista, Aspenia, e un sito molto attivo, la Trilateral produce rapporti e documenti di analisi).

CORRADO PASSERA

Il preferito dai complottisti è però il Club Bilderberg, che si riunisce ogni anno in un Paese diverso, e di cui si sa pochissimo, giusto la lista dei partecipanti (Henry Kissinger non manca mai) e, grazie a Wikileaks, alcuni resoconti stenografici dove si raccontano le sedute ma senza i nomi dei presenti. A Davos, in Svizzera, il World Economic Forum, ogni anno si incontrano i protagonisti di questa "Superclass" planetaria. Ma lì ci sono le dirette streaming degli incontri. Solo di quelli pubblici, ovviamente. Le discussioni interessanti, anche lì, sono segrete.

 

 

INVERNO PRAGHESE - L’INCREDIBILE STORIA DI MADELEINE ALBRIGHT, LA PRIMA DONNA SEGRETARIO DI STATO DEGLI STATI UNITI

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Paolo Mastrolilli per "La Stampa"

MADELEINE ALBRIGHT

«Ero appena diventata ambasciatrice americana all'Onu, e ricevevo parecchie lettere. Ne arrivò una dalla Serbia, dentro c'era scritta una sola frase: sappiamo che sei una cagna ebrea». Così Madeleine Albright cominciò a sospettare la verità sulla sua vita.

«Era l'epoca della guerra in Jugoslavia: quella lettera la buttai via e non ci feci troppo caso. Mi arrivavano anche missive dalla Cecoslovacchia, presunti parenti chiedevano soldi. Nel novembre 1996, però, ne ricevetti una molto dettagliata. Era scritta in ceco e aveva tutti i particolari giusti: il paese della mia famiglia, i nomi, le date. Diceva che ero ebrea, che i miei parenti erano morti nell'Olocausto.

MADELEINE ALBRIGHT NELLA REDAZIONE DEL GIORNALE UNIVERSITARIO

Era il periodo in cui stavo facendo le audizioni per essere confermata come segretario di Stato, e l'avvocato della Casa Bianca che le conduceva mi domandò: "C'è qualcosa che non le abbiamo chiesto, che dovremmo sapere?". Risposi di sì: "Non ne sono sicura neppure io, ma ci sono buone possibilità che sia di origini ebraiche". L'avvocato scrollò le spalle e disse: "E allora? Il presidente non è mica antisemita". La storia finì lì, ma cominciai a parlare con i miei figli della necessità di indagare. Poi, all'inizio del 1997, un giornalista del Washington Post venne da me con la conferma: non solo ero ebrea, ma due dozzine di miei parenti erano stati uccisi dai nazisti».

MADELEINE ALBRIGHT E CONDOLEEZA RICE

Madeleine aveva 59 anni, e la sua incredibile vita era cambiata ancora una volta. Ora ha cercato di fissare le memorie nel libro «Prague Winter», (Inverno praghese) e l'abbiamo incontrata alla presentazione.

Quando era nata, a Praga il 15 maggio 1937, si chiamava Marie Jana Korbelova. Il padre, Josef Korbel, era un diplomatico legato ai democratici cecoslovacchi TomᚠMasaryk ed Edvard Beneš. «Avevo 22 mesi quando i nazisti invasero il Paese. Pochi giorno dopo scappammo a Londra, dove sono cresciuta durante la guerra. Mio padre curava le trasmissioni radio del governo in esilio. Ci battezzammo tutti, diventando cattolici. Finita la guerra tornammo a Praga, ma quando arrivarono i sovietici scappammo ancora, stavolta negli Stati Uniti».

Andarono ad abitare a Denver, dove il padre insegnava all'università. Tra le sue allieve avrebbe avuto anche una ragazza nera molto studiosa e precisa, di nome Condoleezza Rice. Madeleine si laureò in scienze politiche al Wellesley College e si sposò con Joseph Medill Patterson Albright, erede di una ricca famiglia di editori di giornali: «Allora mi convertii e divenni episcopaliana, per il matrimonio». Continuò a studiare e prese il dottorato alla Columbia University, dove tra i suoi professori c'era il polacco Zbigniew Brzezinski. Questa amicizia la fece entrare nel circolo che pensava la politica estera del Partito democratico, fino a diventare il primo segretario di Stato donna. E a scoprire la verità sulla sua esistenza.

MADELEINE ALBRIGHT CON IL PADRE JOSEF KORBEL

«I miei genitori sono morti prima che potessi chiedere, e quindi mi resta solo da speculare sulle ragioni che li spinsero alla conversione. Non fu per sfuggire all'Olocausto, perché quando ci battezzammo eravamo già a Londra. Non eravamo ebrei praticanti, e quindi le radici non erano profonde. Mia madre però era una persona molto spirituale, e forse pensò che ci servisse una religione per superare le durezze della guerra. Alla fine credo che lo fecero per proteggere me: si convinsero che avrei avuto una vita più facile, da cristiana. Dopo la guerra, saputo cosa era successo agli ebrei, non riuscirono più a parlarne. Credo che i miei genitori abbiano fatto il meglio per salvarmi».

Lei poi è tornata in Cecoslovacchia, «per indagare la verità e la natura umana. Per capire come mai alcune persone sono incredibilmente buone, e altre incredibilmente sadiche. Forse entrambi gli aspetti convivono in ognuno di noi». Ha scoperto cose agghiaccianti: «I resti di mio nonno erano in una scatola di cartone, che i nazisti buttarono nel fiume a Terezin per nascondere cosa avevano fatto. Mia nonna fu presa in una retata per punire l'uccisione di Reinhard Heydrich, uno degli architetti dell'Olocausto: ci lasciò una lettera in cui diceva che la mattina dell'arresto avrebbe cotto il pane, invitandoci a non preoccuparci. I miei ultimi parenti che morirono ad Aushwitz erano partiti da Terezin appena sette giorni prima della liberazione».

nozze di chelsea clinton - albright

Madeleine, che sfoggia una spilla dei tetti di Praga sull'elegante vestito azzurro, ha fatto pace col suo destino: «Ammiro la tradizione ebraica, ma a 59 anni non potevo diventarne pienamente parte. Sono stata cattolica ed episcopaliana, e ora ho scoperto di essere ebrea: sono indivisibile, come l'America». Da questo ha tratto la forza per agire, «quando vedemmo la pulizia etnica nella ex Jugoslavia. Non potevo lasciare che avvenisse, anche prima di sapere che ero ebrea».

Da questo trae la sua forza oggi: «Il mondo è un "casino" che non avevo mai visto prima, per usare un termine diplomatico. C'è sfiducia nelle istituzioni, incertezza sul ruolo dei governi, disaccordo sulle regole comuni, attori non legati agli Stati che non hanno nulla a cuore e ci minacciano. La primavera araba è il cambiamento più importante dalla fine della Guerra fredda, e ancora non sappiamo come gestirla. Io però sono ottimista, perché sono americana. So che ci rialzeremo, come sempre, se a novembre rieleggeremo la persona giusta».

 


I FOCOLARINI RISORGONO DALLE CENERI DI CIELLE - IN VATICANO FIOCCANO NOMINE PER I SEGUACI DEL MOVIMENTO CARO A BERTONE…

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Paolo Rodari per "Il Foglio"
http://www.ilfoglio.it/soloqui/13200

TARCISIO BERTONE JOSEPH RATZINGER PAPA BENEDETTO XVI

Alcuni lo chiamano "effetto Formigoni". Mentre per altri i problemi del presidente lombardo "sono solo una coincidenza". Sta di fatto che in Vaticano non sembra più essere l'ora dei ciellini. Amati e protetti da Giovanni Paolo II che arrivò a dire: "Il mio modo di vedere le cose è simile al vostro, anzi è lo stesso", stimati dal cardinale Joseph Ratzinger che a Roma amava conversare con Angelo Scola e Hans Urs von Balthasar di teologia e che appena eletto al soglio di Pietro volle accanto a sé quattro laiche consacrate appartenenti a Cl per prestare i servizi nel proprio appartamento, oggi non sono più così centrali nello scacchiere ecclesiale.

JulianHerranz - Copyright Pizzi

Tanto che più di loro avanza un movimento che non soltanto gode della stima del segretario di stato Tarcisio Bertone ma che, anche grazie a un'immagine di sé da sempre immacolata e radiosa, offre ai porporati maggiori garanzie soprattutto in un momento in cui al cardinale Julián Herranz viene affidata la commissione d'inchiesta incaricata d'indagare sui "corvi" che diramano documenti riservati dagli uffici vaticani verso l'esterno: si tratta del movimento dei focolarini, la cui "economia di comunione" - l'idea di contribuire al benessere mettendo in comunione i profitti - piace oltre il Tevere di più di altre visioni dove la commistione tra fede e denaro comporta dei rischi.

ROBERTO FORMIGONI

Fu quando lo scorso febbraio il cardinale Scola - che oggi parlando a Milano insisterà non a caso sul "bene comune" e su una visione "più sociale" dell'economia - dichiarò di "non entrare per nulla con quello che fa Formigoni", specificando che da "vent'anni non partecipo più alle riunioni di Cl, e in Cl non conosco nessuno che abbia meno di sessant'anni", che molti intuirono l'esistenza della volontà di un certo smarcamento delle gerarchie dal mondo ciellino. Proprio in quei giorni usciva la notizia che il Papa aveva deciso di affidare la scrittura delle meditazioni della Via crucis del Venerdì santo al Colosseo a una coppia di focolarini, Anna Maria e Danilo Zanzucchi.

Angelo Becciu

Una decisione arrivata dopo altre, ben più significative. Su tutte quella di portare il sostituto della segreteria di stato Fernando Filoni alla prefettura di Propaganda Fide per fare posto al focolarino, ex nunzio a Cuba, Giovanni Angelo Becciu. "E' molto vicino ai focolarini" scriverà di lui il quotidiano Avvenire. Una nomina arrivata dopo quella di diversi nunzi focolarini in paesi per il Vaticano strategici. Oltre a Becciu e al capo del personale della segreteria di stato Luciano Suriani, sono due i capi dicastero focolarini di peso: il cardinale brasiliano João Braz de Aviz, dal 2011 prefetto dei religiosi.

JULIAN HERRANZ DELL OPUS DEI

E il cardinale Ennio Antonelli, dal 2008 a capo della famiglia. Entrambi hanno imposto una linea soft ai propri ministeri. Braz de Aviz ha calmierato la foga contro gli istituti religiosi femminili statunitensi nei confronti dei quali pendeva una visita apostolica promossa dal suo predecessore, lo sloveno Franc Rodé.

Antonelli ha dato un'impronta meno invasiva al suo ministero dopo gli anni delle intemerate su coppie di fatto, aborto e morale sessuale del cardinale colombiano Alfonso López Trujillo. Ad assicurare un legame saldo tra i focolarini e Bertone è una presenza tanto operosa quanto discreta: la sua segretaria personale, la focolarina Eurosia Bertolassi, al suo fianco fin dai tempi in cui egli era segretario dell'ex Sant'Uffizio.

Cardinale Scola

Ma presto un'altra donna importante all'interno dei focolari farà la sua apparizione oltre il Tevere, non con un incarico però. Nel nuovo inserto dell'Osservatore Romano intitolato "Donne, chiesa, mondo" e dedicato interamente alle donne - il primo numero esce il 31 maggio, festa della Visitazione - si darà ampio spazio alle donne che rendono oggi un servizio stimato alla chiesa. Tra queste l'avvocato Maria Voce, la donna che è succeduta alla guida dei focolari dopo la scomparsa di Chiara Lubich.

 

LE LETTERE DI ALBERTO MICHELINI, ALESSANDRO PROTO E MICHELE ANSELMI - LA CURA MONTI È A METÀ DEL GUANO

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Riceviamo e pubblichiamo:

Lettera 1
Caro Direttore,
Massimo Martinelli su Il Messaggero.it in un articolo su Agusta in Angola nel 2009 riprende una falsa notizia rilanciata da Repubblica a novembre dello scorso anno, da me smentita, che mi perseguita da alcuni anni.

MARIO MONTI A MATRIX

In sintesi, come Rappresentante Personale del Primo Ministro per il G8-Africa avrei guidato una delegazione in Angola alla quale avrebbe partecipato l'allora latitante Palazzolo. Non e' così, non sapevo neanche dell'esistenza di Palazzolo ( latitante in Sud Africa ) e il PM Paci, della Procura di Palermo, che ho incontrato, conosce molto bene la vicenda.

Andai in Angola per incontri istituzionali incontrando diversi ministri del Governo di Luanda. Non ho incontrato nessun italiano, a parte l'Ambasciatore italiano, ne' tanto meno questo Palazzolo, Mi dispiace seccarti con questa mail, ma l'unica mia risorsa e' la mia buona fama e la mia credibilità.

MERKEL-PAPPAGALLI

Immagina il mio stato d'animo quando vidi su Repubblica la mia foto con il titolo che diceva che avevo guidato una delegazione del Governo italiano con il cassiere di Totò Riina!. Il collega di Repubblica si scusò molto imbarazzato, consapevole di aver preso un abbaglio, ma il danno era ormai fatto! Non vorrei che la notizia, come ha fatto Martinelli ricordando la missione del 2004, data l'attualità della vicenda Orsi, continuasse a circolare nonostante la sua assoluta falsità.
Ringraziando, ti saluto cordialmente.
Alberto Michelini

Lettera 2
Caro Dr. D'Agostino,
da un po' di tempo a questa parte il mio nome circola su tutti i giornali d'Italia per alcune operazioni abbastanza importanti e a volte sono finito anche sul suo sito.
Questa mail è per comunicarle che ho presentato una denuncia civile e penale contro l'Espresso per diffamazione a mezzo stampa con richiesta di risarcimento danni per 10 milioni di euro. Continuo ad essere attaccato per niente e anche se sotto un certo punto di vista mi va anche bene, questa volta hanno davvero rotto le palle in maniera smisurata.
Mi piacerebbe che la notizia uscisse per far capire a questi signori che me ne fotto dei loro articoli
Puo' citare testuali parole
Un caro saluto
Alessandro Proto

Lettera 3
«Alle volte anche nelle biografie che paiono scontate si ritrovano notizie», ha scritto Francesco Specchia su Libero (ripreso da Dagospia), che cita un libro in cui si ritrova il testo una conversazione registrata tra la giornalista del Borghese Gianna Preda e il sottosegretario Franco Evangelisti, collaboratore dell'allora presidente del Consiglio Andreotti. Bastava avere buona memoria in redazione, o recarsi in emeroteca e sfogliare la collezione del settimanale di destra, per ritrovare le "notizie", pubblicate in un ampio servizio di Gianna Preda sul settimanale Il Borghese n. 17 del 23 aprile 1972. Titolo: «Palazzo Chigi confessa».

ALBERTO MICHELINI E SIGNORA

Sommario: «L'antifascismo del Presidente del Consiglio è strumentale; i voti dati alla Destra non sono inutili: lo ammette, in una conversazione telefonica registrata, l'onorevole Franco Evangelisti, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, portavoce e uomo di fiducia dell'onorevole Giulio Andreotti».

L'anticipazione dello scoop del Borghese da parte del segretario missino Almirante nel corso di una Tribuna politica, fece insorgere L'Unità, che aprì l'edizione del 20 aprile 1972 con questo titolo: «I fascisti vantano apertamente le scandalose compiacenze dc».
Francesco D. Caridi

Lettera 4
La cura Monti è giunta a metà del "guano", alla fine saremo tutti nella merda.
P.K.

Lettera 5
Gentile redazione di Dagospia,
Pierluigi Bersani, nel presentare alla stampa la sua proposta di diminuire il finanziamento ai partiti, ha detto che l'importo del finanziamento deve essere dimezzato passando dagli attuali 182 milioni a circa 90 milioni.

A questa affermazione ha fatto seguire la seguente: "...in questi tempi di crisi anche i partiti devono tirare la cinghia..."(sic!). Quindi, ottenere 90 milioni dall'Erario sono, secondo lui, un "tirare la cinghia"! Mi sembra una frase che possa essere paragonata a questa: "....non hanno il pane? Allora che mangino brioches!".
Sentite condoglianze all'Italia!
Il samurai.

Alessandro-Proto

Lettera 6
Caro Dago, ma secondo te per quale motivo da un po' di tempo la rassegna stampa mattutina di Canale 5 ignora completamente Repubblica????
pedropablo

Lettera 7
Caro Dago,
Monti: "Rafforzato l'asse Roma-Berlino". Manca solo Tokio...
Recondite Armonie

Lettera 8
Dago darling, grande Beppe Grillo nella sua celebrazione del 25 aprile. Ah, quant'é pertinente quella sua definizione di "corteo di salme" che rappresentano l'Italia istituzionale di oggi. Salme sì, ma con così tanto pelo sullo stomaco che quasi gli esce da tutti gli orifizi corporali. Per non parlare poi del pantagruelico appetito dei loro amici e degli amici dei loro amici (italiani e stranieri).

PIERLUIGI BERSANI

Per non parlare poi degli scheletri negli armadi di queste salme e di altri "dead men walking" (della serie ABC e compagnia bella). Fortunamente le salme vere fisicamente si sono stufate persino di rivoltarsi nelle tombe. Sennò il povero Karl Marx avrebbe già sfondato la sua, specie quando constata il tradimento del fu partito comunista di "Das Land wo die Zitronen bluehen" e la sua conversione al capitalismo più selvaggio (nuovo schiavismo de facto incluso) e alle sue guerre "democratiche".
Natalie Paav

Lettera 9
Quando si vedranno le statistiche sui suicidi di questo periodo dell'anno e il rispettivo periodo di un anno fa, si vedrà se i suicidi ora sono davvero aumentati a causa della disperazione degli imprenditori. Quanto ci marciano sopra, i media, su queste notizie? Quanto le gonfiano? Quanto le creano? Magari uno si suicidava ugualmente, ma siccome salta fuori che è un imprenditore...

Ora aspettiamoci un'ondata di notizie sui piccoli furti che aumentano, dato che Ballarò ha fatto il suo bel servizione, con le solite intervistine scelte ad hoc, sui furti "per necessità" che sono in aumento. Cos'altro seguirà? Servizi sull' aumento degli stupri da recessione? Degli omicidi da spread? Delle bestemmie da stagnazione?
Vittorio Massmediatico InFeltrito

Lettera 10
Dagoeretici, c'è in atto un attacco forte e senza tregua contro la Religione Cattolica, lanciato da tutti coloro che la odiano e la combattono: atei, massoni, ebrei, omosessuali, lesbiche, presunti scienziati dell'informazione e via elencando.

Tra gli scienziati dell'informazione c'è tale Augias, grande e fine dicitore, il quale felpatamente, con il suo sorrisino biondo-miele ineffabile, tratteggia, cuce, si offre con grazia melliflua: tutto però per far capire sotto sotto ( ma non tanto sotto) che sta Chiesa Cattolica è una cosa ormai superata, è vecchia, è piena di difetti. "Uffa che barba, che noia, questa Chiesa.." sembra dire senza dirlo l'Augias e così confeziona un bel programmino su RAI 3 nel quale invita il professorone storico di turno al quale non pare vero di sdottorare contro la Chiesa dei secoli passati, naturalmente il tutto con la zucca di oggi.

BEPPE GRILLO

La zucca forgiata dalle varie Lady Gaga, dai valori presenti nelle sue canzoni, dagli esempi politici inimitabili, dal marciume etico generale giunto al livello del Monte Rosa, etc. Di fronte ad uno spaurito gruppo di licealesse, con qualche spruzzata di maschietti, ben consce delle ideologie moderne, il nostro Augias spazia che è un piacere, giogioneggia su un tema niente male: Michele Serveto, un pensatore, e tante altre cose, bruciato dai calvinisti.

Premesso che il sottoscritto aborre più di Augias gli errori e i crimini commessi dagli uomini di Chiesa nel nome di Cristo che li ha senz'altro condannati per tali misfatti, essendo Cristo Amore e Misericordia Infinita, rimane però il fatto che simili trasmissioni che parlano della SS Trinità e altri temi elevati e specifici avrebbero comportato almeno un ospite teologo cattolico che dicesse la sua. O no? Augias, adesso facciamo l'inquisizione di RAI 3? Col sorriso ineffabile...
Luciano.

GIORGIO NAPOLITANO A VILLA DEL SOLE (2008)

Lettera 11
Egregio Direttore,
ci siamo sorbiti un 25 Aprile da molti celebrato e osannato in modo fascista contro...il fascismo: va bene, siamo abituati alla solita solfa! Ora arriverà il 1 Maggio, che per...definizione è la festa dei lavoratori ...di sinistra! Va bene anche questo, ma, dopo le celebrazioni, il nostro Presidente della Repubblica vorrà spendere anche qualche parola per gli attacchi che ripetutamente da settimane sta subendo il Presidente della Lombardia, uomo delle istituzioni?

Non è avvisato, non è indagato, ma alcuni quotidiani vanno all'attacco ed altri ( politici) guardano per vedere ...l'effetto che fa! La Lombardia è come uno Stato, ricco, di 10 milioni di abitanti ed è appetibile all'avversario politico, molto appetibile. C'è ancora qualche dubbio? Se si, ecco che arrivano in soccorso le truppe cammellate per colpire ed il Presidente ha il dovere di difendere il rappresentante di una sua Regione: non vi sono reati, indagini sulla persona, avvisi di garanzia, di cosa lo si accusa?

Di vacanze, di cene e vestiti stravaganti? Di dover rendere conto a Repubblica? E si chiedono le dimissioni? Per gestire forse, comune e Regione, l'Expo 2015? E vogliamo celebrare l'antifascismo? Con chi, con i protagonisti del fascismo di piazza (non certo Repubblica) più becero di oggi? Se questa è democrazia, meglio ...quando si stava peggio!
Grazie per l'attenzione e buon lavoro
Leopoldo Chiappini Guerrieri
Roseto Degli Abruzzi (Te)

ANGELINO ALFANO CON PUGNO VOLITIVO

Lettera 12
Caro Dago,
ormai è certo che Monti non ha nessuna intenzione di tagliare le spese, anzi sembra che voglia aumentarle ordinando oltre 400 auto blu. Speravamo che dopo le svariate tasse, che hanno colpito soltanto il ceto medio/basso, mettesse mano ai tagli dei politici eliminando il finanziamento dei partiti, le scorte inutili, auto blu, doppi e tripli incarichi, triple pensioni, che sono privilegi che non esistono in nessun paese europeo. Questi tagli sarebbero una dimostrazione di equità e servirebbero, con i risparmi, ad un rilancio dell'economia. Le nostre risorse possono essere incrementate dal turismo. Cosa aspettiamo a rilanciarlo a livello mondiale per incrementare l'occupazione?
Mi sorge un dubbio: il governo dei tecnici serve solo per sistemare i loro figli?
Cordiali saluti.
Annibale Antonelli

PIERFERDINANDO CASINI

Lettera 13
Caro Dago
Ma e' proprio cosi' grave, ammesso e non concesso che sia vero, aver pagato una bustarella ad un funzionario straniero e cosi' aver acquisito una mega-commessa?
Parliamo di lavoro, di crescita di piena occupazione e via dicendo, ma mettere in crisi (per di piu' solo su voci) un gruppo industriale ad elevatissima tecnologia, per di piu' pubblico non mi sembra una cosa saggia.

O forse preferisci che le aziende Finmeccanica se le prendano altri, come dice Maroni, per poi, tra un annetto, a bocce ferme e contratti (e credibilita') andati sentirci dire che Woodcock aveva sbagliato? Forse sbagliero', ma questo gioco a fregarci non mi sembra sia utile.
Con stima
Escamillo

Lettera 14
Caro Roberto,
viviamo in un Paese dove Alfano, Bersani e Casini i leader dei Partiti che esprimono la maggioranza parlamentare che sostiene il Governo Monti, vengono SPERNACCHIATI dal Presidente della Corte di Cassazione Lupo (la più alta carica della Magistratura) per l'incongruenza istituzionale e costituzionale del progetto di legge teso a garantire la trasparenza dei bilanci dei partiti che ABC avevano redatto, firmato e proposto al Parlamento per la sollecita approvazione. La discussione parlamentare, in un sussulto di dignità o più probabilmente per congenita ipocrisia, volevano però a tutti i costi evitarla.

WOODCOCK

Per dare le ovvie, definitive e irrevocabili DIMISSIONI non bastano ad ABC la vergogna e il ludibrio di cui si coprono con questi e molti altri atti? Non basta a costoro il sapere di essere graditi, tutti insieme, da un microscopico 2% di cittadini italiani? In altri Paesi (non del terzo mondo) sono bastati errori veniali e senza coinvolgimenti penali per far dimettere anche Ministri e Presidenti della Repubblica.

Perché non vogliono evitare a loro stessi e a tutto il Paese lo spettacolo indecoroso di un processo di NORIMBERGA a cui verranno costrettti dai vincitori delle prossime elezioni politiche? Si godano ancora per un anno lo stipendio e gli altri benefit, poi tolgano il disturbo ... per sempre!! Facendo così verranno risparmiati dall'ira popolare.
Forse.
liberbrio

 

 

SOGNI D’ORO CON GALILEO - BOCCA S’ABBIOCCA DAVANTI ALLO SPETTACOLO DI PAOLINI SU LA7: “UN BLOBBONE PARAINTELLETTUALE”

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1- SOGNI D'ORO CON GALILEO
Riccardo Bocca per www.gliantennati.it

Marco Paolini

Sarà troppo eretico? No, davvero, è il caso di chiederselo seriamente, nel pieno rispetto dei gusti altrui, ma anche in strenua difesa di chi ieri sera è uscito appesantito dall'"Itis Galileo" di Marco Paolini su La7.

Insomma, ci si domanda senza alzare la voce: è veramente troppo acido, e insolente, sostenere che due ore e mezza di monologo teatrale di Paolini, in televisione, sono il manifesto programmatico della noia postmoderna, e della presunzione di un affabulatore che approfitta del suo stesso karma e carisma, per costringere i telepenitenti a una dura lotta contro il sonno, e contro l'umana (in)capacità di reggere con l'attenzione?

E già che ci siamo, e che nell'aere ancora scorre calda la narrazione paoliniana della vita di Galileo Galileo, matematico e fisico e astronomo e in sintesi padre della scienza moderna, non sarà forse l'occasione buona -educatamente, s'intende, e con migliaia di ipocriti punti di domanda- per buttar lì il sospetto che questo one-man-sleep non sia poi tanto un continuatore in chiave d'impegno civile delle meraviglie artistiche del mago Fo, o di quel manipolatore di eufonie chiamato Carmelo Bene, ma piuttosto un adepto della gigioneria, un formidabile imbonitore applicatosi al segmento della nostra vita che corre in bilico tra cultura e osservazione sociale?

MARCO PAOLINI ITIS GALILEO

Viene da porgerseli, questi quesiti eretici, perché parecchio non convince nello spettacolo trasmesso ieri sera dal ventre del Gran Sasso, all'interno dei celeberrimi laboratori di fisica nucleare; a partire proprio dal modo in cui Paolini e La7 hanno sfruttato la possibilità di riprendere questo cuore tecnologico e terragno assieme, in teoria fonte di simbologia e fascino, ma di fatto percepito da casa come quinta statica di cui s'è intuito poco, perché sempre e comunque -nella dittatura monologare- le telecamere erano fissate su di lui:

Paolini Marco, trascinatore e despota di un pubblico in sala -o meglio: in laboratorio- che per una sera era costituito da ricercatori scientifici, e che sempre per una sera indossava caschetti di sicurezza gialli, e che per giunta aveva fissa in volto quell'espressione un po' così che abbiamo noi che siamo andati in tv, e dunque ci sentiamo tanto onorati -a prescindere- di assistere alla lezione di un teatrante di fama.

Il quale, per la cronaca, si è lanciato nella non piccola impresa di ricostruire tutte le tappe dell'esistenza galileiana (1564-1642): meravigliosamente eretica -quella sì, davvero- nella sua difesa del verbo copernicano. Salvo poi, molto italianamente, abiurare, e poi altrettanto italianamente abiurare di fatto l'abiura.

Un blobbone paraintellettuale in cui, con sistematico snobismo travestito da divulgazione amica, l'attor campione ha alternato folgori di aristotelismo spiccio a citazioni platoniche, attraversando i diktat tolemaici fino all'amara sorte kepleriana, segnata da intuizioni brucianti ma anche da una morte in disgrazia.

Come dire: una rinfrescata scolastica di cui, senza tutto questo rimescolio nozionistico, avrebbe tranquillamente potuto farsi carico il solito nonno Angela, o magari anche suo figlio Alberto, pasdaran entrambi della divulgazione pop, ma almeno immuni da pretese di gloria postuma.

Anche perché, aldilà dell'arte paoliniana di ruminare scienza e cultura, biografie e cronologie, reinventandole poi sotto forma di ipnotismo spettacolare, non è che il Marco Paolini Show sia stato immune da trucchetti acchiappa applausi. Anzi, pur di tener desto il pubblico, ha insistito a proporre il parallelo tra le (dis)avventure galileiane dell'epoca e i fatti stolti dell'oggi, rievocati con un doppio effetto:

Riccardo Bocca con la signora Berselli

da un lato l'induzione sporadica al sorriso (operazione riuscita, per esempio, quando Paolini ha sottolineato l'eterna propensione al dossieraggio ricattatorio), e dall'altro l'imbarazzo per lo stridore tra le intuizioni di Galileo e paradossi del tipo: «Ve lo immaginate papa Ratzinger che si confronta con Margherita Hack, come faceva Urbano VIII con Galilei?».

Certo, va riconosciuto, quando sul finire del teleminestrone le luci si sono abbassate, e Paolini con un fil di voce ha interpretato l'abiura galileiana dell'anno 1633, beh, sono stati minuti belli, e lucenti, perché il dolore e l'ingiustizia prevalgono su tutto e tutti.

Ma non è bastata, questa candela nella grotta, a far risplendere a pieno colui che avrebbe dovuto essere il fulcro della trasmissione: cioè appunto Galilei. Ha illuminato, piuttosto, le ambizioni del suo biografo, straordinario almanaccatore di idee ed episodi, ma non altrettanto efficace nell'amministrare la propria egolatria.


2- COMMENTI ALL'ARTICOLO DI RICCARDO BOCCA SUL BLOG:

• Patrizia Brasa scrive:
Non sono affatto d'accordo . Paolini è bravissimo, incisivo, ironico profondo e se talvolta risulta faticoso è solo perchè non siamo più allenati ad usare il cervello in modo un po' più articolato.Averne di spettacoli così.

• ITIS scrive:
...che ve l'ha missa.

• DesEsseintes scrive:
Certo, non al livello de ‘La Macchina del Capo', ma a me è piaciuto assaje. L'ho persino preferito a Real Madrid - Bayern. Ma io non faccio testo.

• Luciana scrive:
Quel "secondo me [la barba] ce l'aveva anche da piccolo" ti rende subito attonito.

• Alessandro scrive:
Un po' pesantino in effetti lo era, ma tra la miriade di cavolate che si vedono in TV di spessore culturale prossimo allo zero (diciamo prossimo all'armstrong) preferisco di gran lunga un monologo di tale caratura. Bravo Paolini, bellissima rappresentazione!

Carmelo Bene

• Maria bottai scrive:
Finalmente un programma intelligente ,che non ha bisogno di alcun contorno.Spero lo ritrasmettano per gustarlo al massimo e ripercorrere tutte le citazioni. W La 7.

• Chiara Campagnolo scrive:
è stato senza dubbio più noioso e pesante leggere questo articolo, che vedere il meraviglioso spettacolo di Paolini. Questa è la tv di cui abbiamo bisogno! Sempre bravo Marco!

• Arianna scrive:
In totale disaccordo con la critica di Riccardo Bocca: Paolini è un grande narratore,e il suo Spettacolo è stato un esempio raro di Buona televisione. Incollata allo schermo fino alla fine.

• GianPiero scrive:
Mah, forse anche la critica ha perso lucidità ed onestà intellettuale dopo un ventennio di ciarpame televisivo ... Grazie Paolini, un lampo di luce nelle tenebre dell'ignoranza, del servilismo e della mediocrità !

• Gianni scrive:
D'accordo con Chiara .Questo signor Riccardo ,che poi non so bene chi sia,ha voluto semplicemente fare sfoggio di inutili e noiose parole da critico che ha lasciato la scuola da poco.Grazie a La 7 ,meno male che c'è (insieme a Paolini).

• Mattia scrive:
Profondamente in disaccordo...
Con la televisione di ognigiorno, che ci propina le solite cavolate e talk show, con commenti delle/dei varie "starlette" del momento, lo spettacolo di ieri sera è stata una ventata di cultura...
Ma come al solito in italia siamo sempre a sparare a zero su tutto e tutti.

• MARTA scrive:
Dovrebbero passarne più spesso di spettacoli così: anche i miei figli, sono attratti dall'imparare la storia e la scienza in modo alternativo!!
Bravo Paolini!! Sarà anche egolatra. Forse ma resto sempre attonita ad osservare la sua capacità di tenere un monologo così intenso e prolungato senza incepparsi e poi NIENTE INTERRUZIONI PUBBLICITARIE!!
A questo critico che sfoggia una dialettica non meno egolatra, chiederei di rivolgersi di più contro la telespazzatura che ci viene proposta quotidianamente!!

• fm scrive:
Lo avevo visto in teatro. In televisione, con qualche accorgimento, ha acquistato ritmo. La televisione permette il primo piano, i movimenti di macchina, vedere quelli dalla tua parte -il pubblico. Non l'ho trovato noioso a teatro, mi è sembrato ben fatto per la televisione, in diretta. Si può sempre criticare qualcosa, ma mi sembra ingeneroso il confronto con Fo. Ad ogni modo, si dovrebbero stabilire dei criteri per la critica. Io non capisco i suoi.
Paolini mischia basso e alto, ha parlato di cose complesse, è stato stimolante. L'ho trovato didascalico quanto basta, o forse meno, perché in Italia si ignora la Resistenza, figuriamoci la nascita della scienza nel 600. Una domanda mi sorge spontanea: qual è il metro di paragone, a parte un premio Nobel?

• Stefano scrive:
Mi spiace ma non sono d'accordo. Lo spettacolo di Paolini è stato molto interessante. Inoltre, Paolini ha dosato con sapienza i tempi comici proprio per mantenere alta l'attenzione degli spettatori. Certo, bisogna riconoscere che non tutti riescono a mantenere l'attenzione per un tempo così lungo. Ma non è colpa di Paolini. E' colpa della nostra - barbara - società. P.S. Se riesci a sopravvivere a Ionesco, Paolini è una passeggiata.

bocca riccardo LAMALFAFOTO TEAM

• Andrea70 scrive:
Credo sinceramente che questo sciatto commentatore sia il vero stra-snob della vicenda e non Paolini che penso abbia fatto una grande prova.
Farebbe bene questo signore ad entrare in un bar, in uno studio medico , in una posta e porgere la benche' minima domanda non tanto su chi fossero e cosa hanno fatto Keplero, Bellarmino o Copernico, cosa ignorata dal 90 e passa per cento dei nostri concittadini, ma chi fosse, cosa ha fatto, e quando e' vissuto Galileo stesso, forse il piu' grande uomo di scienza che ha avuto il nostro paese. Ne uscirebbero, sono sicuro, delle belle. Il racconto di Paolini e' stato, a parte qualche concessione all'affabulazione (anche questa e' comunque un'arte), filologcamente corretto, scorrevole, interessante ad anche istruttivo. Magari ce ne fossero!!

L'unico problema: l'ha mandato in onda La7 e non Rai Uno, dove probabilmente andava in onda qualche polpettone o qualche show da encefalogramma piatto. Probabilmente la televisione che piace a questo sedicente critico televisivo.

• Andrea70 scrive:
Mi fa piacere vedere che sono tutti d'accordo conn il "critico televisivo" . Probabilmente il suo Ego ed il suo snobismo ne saranno profondamente soddisfatti.

• elena scrive:
Tutta invidia egregio signor Riccardo Bocca. Troppo facile stare comodamente seduti davanti al proprio pc a scopiazzare qua e là citazioni decostruttive. Mi è piaciuto moltissimo lo spettacolo di ieri sera: anch'io ho fatto lo scientifico (tanti anni fa) e per la prima volta mi sono sinceramente incuriosita di materie che al liceo mi facevano piangere.
Solo 2 osservazioni negative farei: l'orario (questa mattina tutti noi che stiamo scrivendo qui ci siamo dovuti svegliare alle 6.30/7, giusto?) e mi avrebbe fatto piacere vedere meglio la location, unica nel suo genere.

Per il resto, gran spettacolo proprio perchè faticoso e perchè ha dimostrato che non siamo più allenati ad usare intelligentemente il cervello, come hanno già fatto notare altre persone prima di me. Spero di rivederlo in replica con calma e dopo essermi andata a leggere il più possibile su Galileo.

• RICCARDO BOCCA SCRIVE:
Caro antennato Andrea70, qui ciascuno dice e scrive ciò che gli pare. Bene così, sempre.

• Dani scrive:
Se il programma è stupido, "che programma stupido, ci prendono per scemi"
Se il programma è intelligente "che noia, non è per la tv"
E Saviano non andava bene, Paolini peggio...
Pensi che pure mia madre (fan di Ballando com le Stelle) ha ammesso che era un bellissimo spettacolo!
Ogni tanto sia un po' più indulgente!!

Carmelo Bene

• Andrea70 scrive:
Assolutamente bene cosi', compresi i commenti.

• Roberto scrive:
Una delle poche volte che non mi sono addormentato guardando la TV, ho molto apprezzato lo sforzo di Paolini di raccontare le dinamiche sociali e politiche dell'epoca in cui è vissuto Galileo.

• Sergio 80 scrive:
Un grande grazie a La 7 ed a Marco Paolini. La RAI ha rinunciato ormai alla cultura e ci sforna unicamente dei polpettoni insulsi.I video di canale 5 con striscia la notizia ci presentano in primo piano soltanto i "culi" dei loro cani.

• roberto buffa scrive:
Come è strano il mondo, e come sono diversi, per fortuna, le senzazioni degli uomini!
Per Me, ieri sera un GRANDE, GRANDE, GRANDE Paolini!
Più appannato rispetto ad altre volte, non mi curo della performance, valuto, il teatro ....e il teatro c'era tutto: nel soggetto, nel testo, nella scena e naturalmente nella recitazione!
Paolini mette in scena Galileo, con freschezza, rigore, esattezza, e il brio di un simpaticissimo affabulatore. Utilizzando una pluralità di registri che non distolgono l'attenzione dello spettatore dall'argomento. Io, incollato alla poltrona mi sono anche commosso. (sono in genere solo un consumatore di film; e sono saturato dalle persone che parlano in TV) .

• gino piffero snob scrive:
L'articolo di Bocca è esemplare. Esemplare dello snobismo degli "intellettuali" italiani verso qualsiasi cosa che possa minimamente sembrare divulgativo o mid cult: guai ad allargare la platea, meglio essere pochi ma buoni e continuare a lamentarsi perchè si è pochi incompresi in paese che non ama la cultura e guarda troppa televisione. Scoprire che la cultura, seppure divulgativa, si può fare anche in televisione fa male. Fa male agli inserzionisti degli spot cretini, fa male ai padroni delle televisioni che preferiscono pubblico abitudinario che si possa esporre come merce sugli scaffali dei venditori di pubblicità, e fa male anche ai geni incompresi delle élite culturali.

Carmelo Bene

Certo, lo poteva fare anche Alberto Angela... la differenza è che molti spettatori quando vedono la sua faccia cambiano canale (anche per la noia ventennale, siamo l'unica nazione dove pure il posto di presentatore televisivo è ereditario!), mentre quando vedono Paolini e le sue battute che Riccardo Bocca snobbano, buttano il telecomando e restano incollati alla poltrona.

Io stesso, che senza essere un genio in fisica al liceo ero bravino (avevo 9) e uno straccio di laurea in architettura me l'hanno dato, ho provato sollievo quando Paolini mi ha rivelato che non sono l'unico ad aver trovato indigeribile il dialogo sui massimi sistemi, e me ha spiegato il senso.

Così dott. Bocca, non sia rigido, e se devo essere cattivello, ci dica invece se anche il posto di opinionista all'Espresso è ereditario, o se è solo omonimo di un giornalista partigiano che colgo l'occasione di ricordare con rimpianto.

• RICCARDO BOCCA SCRIVE:
Cari Antennati, per completezza di informazione sono usciti ora i dati d'ascolto: 1.484.000 spettatori, per uno share del 5.7 %.

• Davide scrive:
Un pò tecnico all'inizio ma poi riesci a farti trasportare dalla bravura di Paolini ed immergerti nel mondo di Galileo.
Bello! Bello! Bello!

• cristina scrive:
Guardati amici della De Fillippi che fa piu' x te ... le critiche vanno bene purche' siano intelligenti non rispettose, non intrise di astio come la tua.E` stato un bel momento di teatro civile occasione di riflessione su ieri e oggi. tra i piu` belli spettacoli di paolini

• Federico scrive:
Difficile capire un commento come questo, caro Riccardo Bocca, di fronte a una delle poche idee che troviamo nella misera televisione di questa misera epoca. Ieri sera ho avuto il piacere, raro, di assistere a teatro, idea, innovazione, uniti da un solido background storico.

La sua critica resta un mediocre esercizio di stile che ho fatto fatica a leggere. Sono d'accordo con Marta che le consiglia di rivolgersi contro la telespazzatura quotidiana.

un piccolo blogger scrive:
Che non tutte le ciambelle gli riescano col buco è una considerazione legittima, come anche l'opinione che sia stato uno spettacolo pesante...
Per tutto il resto, di questa recensione, la principale egolatria che balza all'occhio è quella del presuntuoso blogger, il quale - ben lontano dall'aver meritato in vita sua una popolarità paragonabile a quella del recensito - sfoga un'animosità che lo rende ridicolo quando argomenta di cose che sembra proprio non conoscere.

Carmelo Bene

Ad esempio questo signore crede (anzi, ha deciso) che divulgare cose difficili da spiegare sia un'operazione che non richiede mestiere. Come se gli Angela, o Fo, non ne facessero uso, di mestiere.
In effetti è sottile il confine tra il pallone gonfiato e il sapiente narratore ma, una persona sensata, non si porrebbe la domanda in questi termini da tronista televisivo, o da saputello strafottente.

Peraltro, sempre per sottolineare il ridicolo dell'articolo, vorrei sapere dal fortunato blogger (fortunato se lo pagano...) se si sia mai chiesto a cosa servirebbe parlare di Galileo ad un grande pubblico, se non si creassero paralleli con il presente.
Alcuni ragionamenti sull'estetica - e sull'etica in generale - farebbero comodo anche alla sua attività di commentatore...
ma fare polemica - questa sì - populista e becera forse paga di più.

barbecue scrive:
quanto fumo anche stavolta...verrebbe da pensare e molto: com'è che qui si sono avvicendati numerosi commentatori ( tanti nick per 2 menti alla brace, stracotte e al pepe bianco) a distanza di 2 dico 2 minuti l'uno dall'altro, in un blog dove per leggere un commento si aspetta in media un'ora o anche di più?
Riconoscibile la crociata dei paladini minori dell'Afflizione Imposta, l'armata dei minicenci lerci del Contrasto Polemizzante, schierata in assetto di guerra.

olga luisa scrive:
la macchina degli sfangatori al lavoro: per mettervi la coscienza in pace venite qui a fare i tosti...mi sa che siete solo degli emarginati...o meglio un'idea ce l'avrei. Magari non è stato coperto di attenzioni, da parte del blogmaster, uno dei vostri capibranco ed ecco che aspettate il momento migliore per buttarvi sulla preda. Pussate via!

 

 

VOLANO GLI UTILI DELLA APPLE (+94%) GRAZIE ALLA CINA DOVE (UDITE UDITE) LA CASA DELLA MELA RIESCE A VENDERE PERFINO COMP

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APPLE CAMPUS DI CUPERTINO PROTESTA CONTRO LA FABBRICA FOXCONN APPLE IN CINA

Michele Masneri per "Il Foglio"

Una corazzata ormai in grado di far cambiare segno anche ai listini di Borsa. Questo è diventata Apple, che l'altra notte ha presentato i soliti strabilianti dati di bilancio (qualcuno già dice: condannata a superarsi sempre); aumento degli utili del 94 per cento, vendite dell'iPad salite del 150 per cento, 11,62 miliardi di dollari di utile netto in tre mesi. I risultati rilasciati nella notte dal gruppo di Cupertino hanno aiutato ieri mattina la piazza finanziaria giapponese, con l'indice Nikkei che è salito dell'1 per cento, e quella cinese con lo Shanghai Composite salito dello 0,75 per cento.

Già, perché la Cina ormai è la frontiera su cui si gioca il presente e il futuro di Apple: qui la casa della Mela ha registrato vendite per 7,9 miliardi di dollari in tre mesi, pari a 3 volte tanto il risultato di un anno fa. Il paese asiatico ormai conta per il 20 per cento del fatturato, rispetto al 12 per cento dell'anno scorso. Ma la Cina è anche l'unico paese in cui si sia verificato il famoso effetto-traino sempre invocato dal compianto Steve Jobs e mai realizzato: le vendite di iPod, iPhone e iPad hanno infatti spinto in alto anche quelle dei computer Mac, sempre rimasti una nicchia del mercato globale (sotto il 10 per cento) e qui invece cresciuti del 60 per cento nel giro di un anno.

STEVE JOBSTIM COOK PRESENTA IL NUOVO IPAD

"La Cina offre infinite possibilità per chi riesce a capire il paese", aveva detto il mese scorso Tim Cook, amministratore delegato della casa nonché manager più pagato del mondo (634 milioni di dollari all'anno tra stipendio e stock option). E Apple sembra capire davvero bene la Cina, ricambiata. Il viaggio di Cook era strategico sotto molti punti di vista: da una parte firmare un contratto con China Mobile, gestore di telefonia che coi suoi 600 milioni di abbonati può significare un nuovo boom dell'iPhone, il telefono bestseller Apple.

Dall'altra, una visita pacificatrice alla Foxconn, la mega azienda di componenti elettroniche con alti tassi di suicidi e condizioni-limite che costituisce il suo principale fornitore e poco si addice alla sua immagine liberal. Insomma, la Cina per Apple è l'inizio e la fine di tutto; da una parte luogo dove si costruiscono a bassissimo prezzo i suoi manufatti; dall'altra, futura frontiera dello smercio, grazie anche a una middle class in rapida crescita di potere d'acquisto: a livello geografico, passa dal 22 al 29 per cento il peso della Cina sul fatturato globale Apple.

Tutto questo successo e questa potenza fanno svaporare i timori legati alla successione del fondatore carismatico Jobs. Ma allo stesso tempo causano critiche e (forse) invidie da parte dei concorrenti. Come Samsung, capofila del sistema alternativo Android, che batte Apple sia per quota di mercato del suo sistema operativo che per vendite di suoi smartphone, con una crescita annua del 310 per cento contro "solo" il 90 per cento di Apple, e 94 milioni di smartphone venduti nel 2011 contro i 93 della Mela. Eppure Samsung continua a essere considerato un marchio cheap dagli adepti della Mela.

RIDLEY SCOTTSamsung Electronics Co.

Così, in vista del lancio del suo ultimo prodotto, il telefono Galaxy SIII che verrà presentato la settimana prossima, Samsung ha lanciato due giorni fa uno spot provocatorio, in cui i seguaci Apple sono paragonati a un branco di pecore. Accostamento non nuovo; la definizione dell'Urban Dictionary per iSheep è: "Un seguace del culto Apple che non pensa all'utilità o al valore reale del prodotto". Il messaggio dei concorrenti coreani, poco cool ma molto agguerriti, è preciso: ormai è Apple a essere mainstream, a costituire il paradigma imperante, e siamo noi oggi quelli che combattono l'establishment.

Si attaccano così le stesse origini del mito Apple che nel 1984, con il celebre slogan "think different" e lo spot firmato da Ridley Scott, aveva puntato sul suo essere alternativa rispetto a un grande fratello tecnologico, allora Ibm. Oggi Ibm ha ceduto la sua manifattura ai cinesi, e con una capitalizzazione di Borsa di 600 miliardi di dollari, Apple è la regina di Wall Street. Se fosse una nazione, sarebbe la ventiseiesima più ricca del mondo, tra la Thailandia con 601 miliardi e il Sudafrica con 554 miliardi di dollari di pil. Con queste cifre, effettivamente, dev'essere difficile continuare a pensare alternativo.

 

 

DARIO GALLI CANTA MA SI RINNEGA DA SOLO - IL LEGHISTA NEL CDA DI FINMECCANICA SMENTISCE LE ACCUSE DI BORGOGNI…

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Marco Alfieri per "La Stampa"

Guarguaglini e Lorenzo BorgogniDARIO GALLI

Borgogni l'ho visto un paio di volte nei primi cda, ma non avevo rapporti. So che era l'assistente di Guarguaglini...», racconta Dario Galli, maroniano di ferro, dal 2008 presidente della Provincia di Varese e consigliere di amministrazione di Finmeccanica.

Borgogni però vi ha messo nel mirino: denuncia favori a Reguzzoni e Giorgetti e accusa Orsi di essere il mandante di una tangente incassata dal Carroccio in cambio dell'appoggio alla sua corsa alla presidenza.

«In realtà tira in ballo partiti e politici, siete voi giornalisti che vi state concentrando solo sulla Lega, facendo un'equazione ridicola: Orsi sta a Varese, a Varese c'è la Lega, quindi Orsi ha dato soldi alla Lega».

Non crede che la Procura abbia verificato le parole di Borgogni prima di indagare Orsi?

«Con l'uscita di Guarguaglini è finita un'era. Era il padre padrone di Finmeccanica, nel bene e nel male. Aveva un suo entourage e ci sono pendenze giudiziarie che coinvolgono lo stesso Borgogni».

MARCO REGUZZONI

Che vuol dire?

«Potrebbe essere una persona invelenita contro il nuovo corso di Orsi. Le sue accuse mi sembrano molto generiche. Se sono davvero girati tutti quei soldi avranno lasciato traccia, no?»

Finmeccanica ha chiuso il 2011 con 2 miliardi di rosso. L'ex top management è stato allontanato sull'onda di scandali interni, si parla di mazzette e adesso ci sono le accuse a Orsi. Nel board non vi siete mai accorti di nulla?

«Nel cda della holding arrivano solo i macro numeri aziendali. A quel tavolo si danno gli indirizzi strategici. Se negli acquisti esterni di una controllata c'è qualcuno che fa la cresta, che ne sappiamo noi? Le vicende legate a Guarguaglini e sua moglie, Marina Grossi, le abbiamo scoperte dai giornali...».

Giorgetti

A proposito di Orsi: lo ha messo la Lega al vertice di Finmeccanica?

«Orsi non è leghista. Da quel che so è più vicino ad altre parrocchie, è amico di Casini. Detto questo credo che la scelta del governo sia stata meritocratica. Dovendo scegliere un manager interno, il suo curriculum personale era quello migliore».

Senza sponde politiche non ce l'avrebbe fatta. Lo scontro LettaTremonti/Lega fu epico...

«Chiariamo. Abitando nel Varesotto è ovvio che noi della Lega lo conosciamo per motivi istituzionali. Finmeccanica in provincia occupa migliaia di addetti».

Solo normali relazioni istituzionali?

«Se vi riferite alla moglie di Maroni siete fuori strada. Lavorava in Aermacchi da molto tempo prima che il marito diventasse ministro degli Interni. Come altri colleghi ha semplicemente fatto carriera interna».

Andrea Mascetti nel cda Aermacchi, lei in Finmeccanica, un parente di Giorgetti assunto nel gruppo. Le sembra tutto normale?

«Sono laureato in ingegneria, ho fatto un master in direzione aziendale, sono stato dirigente di diverse imprese e ho lavorato in Aermacchi. Basta così?».

Non crede sia stato messo lì perché leghista? Si racconta che nel 2008 lei non viene ricandidato in parlamento per fare spazio ad un Marco Reguzzoni in ascesa. E che per convincerla a rinunciare gli viene offerta la candidatura in Provincia insieme ad un posto in Finmeccanica.

PIERFRANCESCO GUARGUAGLINI E MOGLIE MARINA GROSSI

Così il nuovo presidente provinciale siede nel board della prima azienda del territorio. Non c'è conflitto?

«È una ricostruzione falsa. Penso di essere una persona competente nel ramo aeronautico. Il fatto che sia anche presidente di una provincia con grandi trazioni nel volo rafforza il ragionamento».

Giuseppe-Orsi

È vero che in Lega è Giorgetti l'uomo delle nomine, con Maroni che interviene per le posizioni apicali?

«I partiti sono aziende. È normale che all'interno ci siano persone che seguono i rapporti con gli enti soggetti a nomine. Adesso che c'è di mezzo la Lega tutto questo fa scandalo?»

Ma voi avete spesso criticato questo modello spartitorio...

«Scusate nei precedenti 60 anni repubblicani come si faceva con le aziende di stato o la Rai? Quando devi decidere chi comanda ci sono criteri migliori che nominare gente competente ma coerente con il tipo di voto espresso dai cittadini...?»

 

ALT! L’ANTITRUST SOSPENDE L’OPERAZIONE UNIPOL-PREMAFIN E APRE UN’ISTRUTTORIA - INCLUSE MEDIOBANCA E GENERALI

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1 - FONSAI:ANTITRUST AVVIA ISTRUTTORIA,SOSPENDE OPERAZIONE
(ANSA) - L'Antitrust ha avviato un'istruttoria sull'integrazione tra Unipol gruppo finanziario e il gruppo Premafin, sospendendo contemporaneamente l'operazione per "evitare che i prossimi passaggi dell'operazione possano comportare effetti difficilmente reversibili sul capitale delle società coinvolte". Lo annuncia una nota dell'authority.

Giovanni Pitruzzella PAOLO LIGRESTI

2 - ANTITRUST;IN PROCEDIMENTO ANCHE MEDIOBANCA,GENERALI
(ANSA) - L'Antitrust ha deciso di includere nel procedimento sugli accordi tra Unipol e Premafin anche Mediobanca e Generali. Lo annuncia l'authority chiarendo che l'operazione andrà esaminata "anche alla luce dei legami (finanziari, azionari e personali) che si verranno a determinare tra Mediobanca ed il gruppo Ugf/Premafin, da un lato e, dall'altro, dei legami che Mediobanca ha con Generali". Da valutare, gli effetti della concentrazione anche in termini di rischio di disincentivo a competere da parte di Generali.

3 - FONSAI: J.LIGRESTI, NON LASCERO' PRESIDENZA
(ANSA) - Jonella Ligresti non è intenzionata a lasciare la presidenza di Fonsai. "No" ha risposto, avvicinata dall'ANSA mentre lasciava una delle sedi del gruppo, alla domanda se fosse disponibile a un passo indietro. "Sto andando a un consiglio d'amministrazione, è il consiglio che prenderà questa decisione".

4 - FONSAI:P.LIGRESTI, RICHIESTA FALLIMENTO NON TOCCA TRATTATIVA
(ANSA) - "Sono due piani diversi. Non influisce" sulla trattativa. Così Paolo Ligresti, terzogenito di Salvatore Ligresti, risponde a chi gli chiede se la richiesta di fallimento della procura per Sinergia e Imco possa influire sulla trattativa per il progetto della 'Grande Unipol' che prevede la fusione della compagnia bolognese con Fonsai, Milano Assicurazioni e Premafin.

Salvatore Ligresti

5 - P.LIGRESTI, A LAVORO SU SOLUZIONE EQUA PER TUTTI
(ANSA) - "Vogliamo trovare una soluzione equa per tutti gli azionisti di minoranza, non solo noi come famiglia". Così Paolo Ligresti, lasciando una delle sedi di Fonsai, risponde a proposito della trattativa in corso sul progetto della 'Grande Unipol'. "Vogliamo tutelare tutte le minoranze - ribadisce -. Noi ci stiamo mettendo l'anima per trovare una soluzione". Interpellato sui tempi dell'operazione e su una possibile svolta durante il prossimo fine settimana, il terzogenito di salvatore Ligresti ha precisato che i contatti proseguono ma al momento non ci sono in calendario vertici plenari. L'unica riunione in agenda, oltre al Cda di Fonsai di oggi è il consiglio di Premafin di domani. A proposito della permanenza di Jonella Ligresti alla presidenza di Fonsai, Paolo Ligresti ha precisato che "decide oggi il consiglio".

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6 - FONSAI: RIUNIONI CON ADVISOR, CDA PREALLERTATO PER DOMANI
(ANSA) - Giornata di incontri tra le società del gruppo Ligresti e i rispettivi advisor per cercare di limare le distanze con Unipol sui concambi. A quanto si apprende, prima del cda di stasera di Fonsai, chiamato ad attribuire le deleghe e a formare i comitati interni, proseguiranno i lavori sia della compagnia che della controllata Milano Assicurazioni per trovare una soluzione al nodo delle rispettive valutazioni in vista delle nozze con Unipol. Il tour de force di riunioni potrebbe proseguire anche domani: i consiglieri di Fonsai, viene infatti riferito, sono stati pre-allertati per una nuova riunione domani mattina. Nel pomeriggio di domani è in agenda un cda della controllante Premafin.

PAGLIARO NAGEL

7 - PREMAFIN: A FRATELLI LIGRESTI 7,8 MLN INCARICHI GRUPPO 2011
(ANSA) - Ammontano a circa 7,8 milioni di euro i compensi percepiti nel 2011 dai tre fratelli Ligresti per gli incarichi rivestiti in Premafin e nelle sue controllate, a partire da Fonsai. Il quadro definitivo sui compensi 2011 viene offerto dalla relazione sulle remunerazioni di Premafin: Giulia Ligresti ha ricevuto 2,95 milioni, di cui 2,12 milioni per la presidenza della holding. A Jonella Ligresti sono andati 2,6 milioni, in gran parte riconducibili alla presidenza di Fonsai mentre Paolo Ligresti ha ricevuto 1,7 milioni di euro e 632 mila franchi svizzeri (circa 526 mila euro ai cambi attuali).

Tra i consiglieri spiccano gli emolumenti di Carlo d'Urso, dimessosi a metà dicembre, destinatario di 2,82 milioni grazie anche alle consulenze legali offerte dallo studio d'Urso Gatti & Bianchi a Premafin (928 mila euro) e a Fonsai (1,89 milioni). L'avvocato Geronimo La Russa, figlio dell'ex ministro della Difesa Ignazio, ha ricevuto 539 mila euro, di cui poco più di 500 mila euro per consulenze legali offerte dallo Studio La Russa al gruppo.

Tra i sindaci spicca il compenso di Maria Luisa Mosconi che incassa 261 mila euro, di cui 221 da incarichi in controllate e collegate. Andrea Novarese, direttore generale dallo scorso ottobre, ha percepito 152 mila euro mentre l'ex direttore generale, Stefano Carlino, che ha lasciato l'incarico a fine agosto, scegliendo di restare in Fonsai, ha ricevuto 552 mila euro.

CARLO CIMBRI


8 - ARIA DI RIBALTONE AL VERTICE DI FONSAI
Rosario Dimito per "Il Messaggero"

Aria di ribaltone al vertice di FonSai. Unicredit, socio col 6,9% e tra i principali creditori della galassia Ligresti, secondo quanto risulta a Il Messaggero, spinge per un ricambio alla presidenza. Jonella Ligresti resiste e oggi pomeriggio al consiglio, rinnovato dall'assemblea dell'altro giorno, che dovrà assegnare le deleghe e nominare i nuovi comitati interni, si potrebbe arrivare alla conta.

JONELLA LIGRESTI resize

Le manovre sulla governance prendono il sopravvento rispetto al negoziato in corso sul concambio relativo alla fusione con Unipol assicurazioni aperto a Premafin e Milano assicurazioni. Piazza Cordusio, interpretando i desiderata di altri soggetti coinvolti, da qualche giorno sarebbe scesa in campo per promuovere una discontinuità senza compromettere però l'accordo con Unipol.

La banca guidata da Federico Ghizzoni, che ha un patto parasociale con Premafin, avrebbe fatto intendere di non voler riconfermare il presidente uscente. In un colloquio di qualche giorno fa con qualche esponente della famiglia, il capo del corporate Italia Vittorio Ogliengo, tra le soluzioni possibili, avrebbe suggerito la nomina di Massimo Pini, uno dei vicepresidenti uscenti, con un passato all'Iri, Rai, Finmeccanica e grande esperienza e relazioni a tutto campo, molto vicino a Salvatore Ligresti.

MASSIMO PINI

Ma sembra che l'interessato proprio per i solidi rapporti col patron abbia subordinato l'accettazione al via libera della famiglia che non ci sarebbe perché Jonella si sarebbe messa in trincea. Anche se entro fine anno si procederà alla maxi-fusione la cui efficacia dovrebbe partire dal 1° gennaio 2013, la primogenita di don Salvatore ritiene di voler pilotare la compagnia sino al giorno delle nozze. Jonella sarebbe ostinata e per questo è pronta oggi a firmare la lettera di dimissione dal consiglio di Mediobanca per effetto della norma sul divieto dei doppi incarichi nel settore credito, assicurativo, finanziario.

I Ligresti avrebbero rilanciato con la proposta di confermare Jonella al vertice, Pini unico vicepresidente e Emanuele Erbetta rimarrebbe ad, col sacrificio dell'altro attuale vice, Antonio Talarico, un manager che da 50 anni lavora al fianco del patron col quale ha concorso allo sviluppo del gruppo: gli vengono riconosciuti molti meriti specie in alcune cessioni immobiliari passate e che alcune volte ha saputo anche dire no al grande capo.

MATTEO ARPE

Il nodo-presidente si dovrebbe sciogliere in consiglio dove la discussione si profila animata col rischio di arrivare a una spaccatura. Unicredit esprime tre consiglieri: Roberto Cappelli (presidente del comitato indipendenti), Ranieri de Marchis, Salvatore Militello. In base al patto parasociale con Premafin del marzo 2011, nessuno dei suoi uomini può assumere la presidenza. Sulla carta la famiglia dovrebbe contare sulla maggioranza anche se una parte del fronte sarebbe formato da indipendenti.

C'è chi potrebbe proporre una soluzione di compromesso: una delle new entry Marco Reboa, commercialista, indicato da Premafin, in passato in Mediobanca. E poi c'è da considerare l'avvento in cda di Salvatore Bragantini e del presidente del collegio sindacale Giuseppe Angiolini, indicati da Sator-Palladio, alleati in un patto sull'8%, ostili all'operazione-Unipol avendo presentato un piano alternativo a Premafin, che vorranno dire la loro sulla governance: paradossalmente potrebbero fare da sponda a Unicredit, che assieme a Mediobanca, ha più volte preso le distanze dal piano degli alleati, nelle manovre per il cambio del vertice.

Salvatore Bragantini

Sator ha candidato Bragantini nel comitato degli indipendenti, che ha un ruolo-chiave nella decisione sui concambi ma non è detto che la maggioranza accetti. Nel cda FonSai ci potrebbe essere un'informativa sui concambi: specie i nuovi consiglieri potrebbero chiedere tempo per esaminare la situazione facendo rinviare la decisione di alcuni giorni.

Sui concambi ieri avrebbero lavorato sodo solo in casa Unipol per far girare nuovamente i numeri dopo il vertice dell'altra sera in Unicredit con i banchieri di piazza Cordusio e di Mediobanca, presenti i manager Fonsai, Ugf e Goldman nel quale i bolognesi sarebbero stati convinti a rivedere i criteri di valutazione: il concambio in base ai nuovi principi scenderebbe dal 66,7 a circa il 63%, un livello vicino a quello che gli indipendenti FonSai e Milano potrebbero accettare. Domani si riunisce il cda Premafin per fare il punto sulla situazione specie sulle risposte da dare alle Authority.

 

 

PERCHÉ QUALSIASI COSA, ANCHE LA PIÙ SERIA, A ROMA FINISCE TRAVOLTA DA QUINDICI CHILI DI MOZZARELLE?

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Foto di Mario Pizzi da Zagarolo

Maria Serena Patriarca per "Il Messaggero"

VALERIA GRACI CON ELENA RUSSO STEFANO DAMBRUOSO

Quindici chili di mozzarelle campane per una cena partenopea doc che ieri sera ha attirato nel salotto della Roma intellettuale e aristocratica, nel cuore di Trastevere, volti delle istituzioni, noblesse e protagonisti dello show-business. In realtà il tema della serata è di quelli che invitano alla riflessione; si presenta, infatti, il film del trentottenne attore e regista napoletano Duccio Giordano, che è intitolato «Vita sotto scorta» e che vede la partecipazione di Luca Zingaretti: breve ma intenso documento su un tema scottante e attuale come la camorra a Napoli. Forse la più emozionata per questo debutto romano è la padrona di casa Guya Sospisio (Giordano è suo nipote) che saluta gli ospiti accanto al marito Ricky.

SANDRA CARRARO

Per l'occasione è presente uno stuolo di invitati doc, tra cui la biondissima Mara Venier in completo nero di pelle, Paolo e Nicoletta Benedettini, Nori Corbucci, Paolo Ducci, l'americanista Massimo Teodori, Eugenio Occorsio (che arriva da Palazzo Valentini dove ha presentato il suo libro «Non dimenticare, non odiare» in memoria del padre, il giudice Vittorio Occorsio, ucciso a Roma in un agguato terroristico), Adriana Sartogo, Gianna Terzi, Enrico e Federica Vanzina.

ROBERTO BERGANINI E MICOL MORALDI

A fare gli onori di casa c'è anche Micol Moraldi, figlia della Sospisio, che saluta, fra gli altri, Flaminia Patrizi Montoro in elegante tailleur nero e reduce, pochi giorni fa, da un'animata colazione con Woody Allen, pargoli al seguito. Del film discutono (coordinati da Oliviero Beha) Giuseppe Ayala, Fausto Bertinotti, Raffaele Cantone, Enzo De Caro, Catello Maresca, Marco Risi, Vittorio Sindoni e il produttore della fortunata serie tv Montalbano Carlo Degli Esposti.

Fra gli ospiti si riconoscono anche Annamaria Al Senoussi di Libia, Jan Michelini, il regista Jarreth Merz, Mario D'Urso, la gallerista Luce Monachesi, le attrici Edwige Fenech, Irene Ferri ed Elena Russo, Adriana Chiesa, l'architetto Kurt Flechl, Niccolò Sella di Monteluce, Ninetto Davoli, Rosalba Giugni e Sandra Verusio.

PRESENTAZIONE DEL DOCUMENTARIO

Per tutti gli ospiti la gradita sorpresa a fine proiezione: una tavola imbandita con la pasta al forno preparata da Guya e vassoi dove troneggiano salsicce all'aceto balsamico, formaggi, pennette, prosciutto in crosta e piatti napoletani come i paccheri con pomodoro, basilico e ricotta.

ROBERTO BERGAMINI MICOL MORALDI DUCCIO GIORDANO

"PANNI SPORCHI" - SECONDA STAGIONE, PUNTATA 1: "VITA SOTTO SCORTA" - I PARTE (VIDEO)
Dal canale Youtube di Canale 8 Napoli
http://bit.ly/JzPpDE

"PANNI SPORCHI" - SECONDA STAGIONE, PUNTATA 1: "VITA SOTTO SCORTA" - II PARTE (VIDEO)
Dal canale Youtube di Canale 8 Napoli
http://bit.ly/JzPqYj

PRESENTAZIONE DEL DOCUMENTARIO

 


PALOMBA: QUANDO SI PARLA DI RUBY E ROSY MAURO, È IL POLVERONE CHE PRECEDE L’ELEZIONE AL QUIRINALE

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Barbara Palombelli per "Il Foglio" del 25 aprile 2012

BARBARA PALOMBELLI Duce sciatore Terminillo 1937

A proposito di antipolitica. Un'arte nazionale molto antica. Nel giorno della liberazione dall'occupazione nazista e dal fascismo (giorno che noi romani retrodatiamo al giugno 1944, quando gli americani - e non i ragazzi dei gap - aprirono la città alla libertà), vale la pena di risalire alle motivazioni storiche della credibilità ventennale del Duce. Prima di arrivare ai fasti di Palazzo Venezia e alle sue trasgressioni di regime, per lunghi anni fu un compagno. Un rivoluzionario provinciale, figlio di Alessandro, fabbro e attivista molto rispettato in tutta quella zona d'Italia che oggi chiamiamo Padania.

Non era chic come il Turati, ma la sua vena contadina in principio gli procurò molti consensi. Il giovane Benito fu più volte imprigionato per motivi politici, scappò in Svizzera, era intimo di Pietro Nenni (le figlie Edda e Giuliana, coetanee, intenerivano i due genitori spesso carcerati assieme). Cento anni fa, nel marzo 1912, un muratore anarchico tentò di uccidere il re d'Italia, Vittorio Emanuele III. Un colpo di rivoltella a vuoto. Sentite cosa scriveva Mussolini su Lotta di classe pochi giorni dopo:

"Può darsi che il re sia il capo dello Stato, ma di questo Stato noi socialisti non siamo che forzatamente sudditi; può darsi che il re sia il simbolo della nazione, ma noi socialisti non siamo che forzatamente cittadini di questa nazione. Le doti personali del re sono fuori di questione. Per noi il re è un uomo, soggetto, come tutti gli altri, alle bizzarrie comiche e tragiche del destino. Non c'è ragione che i socialisti si commuovano più per lui che per un altro. Anzi! Se noi introduciamo nella nostra valutazione soggettiva un elemento oggettivo: il valore dell'individuo come produttore, allora l'infortunio che colpisce il re e quello che abbatte un operaio, il primo ci può lasciare indifferenti, l'ultimo ci trappa le lacrime. Il re è un cittadino ‘inutile' per definizione" (da Roberto Olla, "Dux", Rizzoli).

ROBERTO FORMIGONI RUBY DA CHI

Nelle nostre vene, in quelle dei compagni che restarono a sinistra e in quelle dei camerati che fecero la rivoluzione dei fasci, trascinando un paese feudale in una sua modernità rispettabile e molto desiderata almeno fino al 1936, l'antipolitica scorre da sempre. Non abbiamo, non avremmo bisogno - a turno - dei personaggi che la incarnano pro tempore. Ce l'abbiamo dentro, innata e inestirpabile. Al bar come al Quirinale, di questi tempi, si sentono dire le stesse cose. Il problema - come sempre - è quello che non si dice.

Quando non si parla della guerra per la successione sanitaria in Lombardia, molto interessante per gli editori che stanno massacrando Roberto Formigoni, quando non si accenna mai ai cento miliardi di cartaccia che le nostre banche hanno rifilato agli enti locali in cambio di niente, quando non si legge una riga sui pasticci dei banchieri europei che pure stanno governando il mondo come previsto e denunciato dall'antropologa Ida Magli, che non è nota per essere una marxista, quando tutto questo lascia il posto a Ruby e Rosy Mauro, c'è da preoccuparsi.

MARIO DRAGHI ALLA BCE ROSI MAURO

Non molti hanno voglia di vedere gli scandali come il necessario polverone pre elettorale, destinato a scomporre le aggregazioni e a stendere un tappeto rosso verso il Colle per i pochi candidati veramente papabili. A oggi, Mario Draghi, Mario Monti, Romano Prodi, Giuliano Amato (scommetterei su di lui, il preferito da Giorgio Napolitano). Un antico cronista parlamentare, Pasquale Nonno, maestro di tanti di noi, ci insegnò che nei dodici mesi prima delle elezioni presidenziali si preparano tanti e tali dossier sulla politica che poi, negli anni successivi, si spalmano pigramente sui giornali (per la serie non si butta niente). Siamo solo all'inizio. Prepariamoci.

 

DOPO LO SGARRO SUL BEAUTY CONTEST, IL DOTTOR PASSERA HA SUBITO PIU' DI UN LISCIABUSSO

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Bigador per Dagospia

CORRADO PASSERA

1 - Messaggio arrivato forte e chiaro. Forte e chiaro. Dopo lo sgarro sul beauty contest, il dottor Passera ha subito piu' di un lisciabusso. Non se lo aspettava. Ora stara' molto piu' attento su come muoversi. E di chi fidarsi.

ROBERTO CASTELLI

2 - In movimento. Accordo epocale tra Pd e tassisti sulla riforma della categoria: l'ha stipulato il piddino Sarubbi con l'autista che lo accompagnava all'aeroporto. Basta poco, che ce vo!?

3 - Qui c'e' bisogno di svago. Di cambiare aria. Per questo Roberto Castelli si e' rifugiato in un cinema romano per vedere il film di Allen. Pare si sia addormentato.

4 - Al Messaggero sono guai. Caltagirone fa il duro, tratta i dipendenti come padre padrone. La redazione sarebbe pronta allo sciopero.

5 - Rosi la Badante ha presieduto l'Aula. Nessuna contestazione per lei. La tipa, zitta zitta, non si schioda, eh...

6 - Ribadiamo la caduta di MezzoBocchino. Con lo scioglimento di Fli, lui sara' il primo a sparire. Soffre, soffre, soffre. L'unica ad ascoltarlo pare sia la petite Moroni. Ma anche lei inizia ad annoiarsi.

FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE

7 - Di pessimo umore. C'e' chi parla di depressione per il nostro amato Banana. Noi confidiamo non sia cosi. Certo non lo abbiamo visto molto bene. Cara Rossi, attivati!

ROSI MAURO

8 - Ma che fa niaf niaf Dell'Utri? Si aggira, smuove. Cerca di piazzare i suoi uomini. E in Senato c'e' chi fa proselitismo per lui. Bah...

9 - Troppo avanti. Pierfurby e' troppo avanti. In pole per un prossimo ruolo apicale. E il SubComandante Fini soffre un po'....

10 - Ma quante voci corrono e rincorrono la Bernini? Dicono sia una tipa sveglia e moderna.

MARIA ROSARIA ROSSI

11 - Il reietto del Parlamento? Giovanardi. "Non se po' senti quando parla. E' peggio della Binetti" dicono i suoi pseudo colleghi di partito.

ANNA MARIA BERNINI

12 - Apprezziamo e segnaliamo le splendide pose linguistico-amatorie del sempre verde Andrea Ronchi.

 

MILANO DEBOLE (-0,7%) - SPREAD 396 - MARIO RESCA DAL MIBAC ALLA GUIDA DEL GRUPPO ACQUA MARCIA

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1 - BORSA MILANO: DEBOLE; GIU' FIAT, FINMECCANICA E BANCHE
(ANSA) - Seduta debole per Piazza Affari con gli indici volatili. Il Ftse Mib ha così chiuso a -0,66% (14.509 punti) e il Ftse All Share a -0,56% (15.524 punti).
EUROPA FRENA FIAT, SALGONO INDUSTRIAL. I risultati in Europa di Fiat, che ha chiuso il primo trimestre con una perdita di 207 milioni a livello di gestione ordinaria, hanno spinto verso il basso il titolo in Borsa. A fine giornata la perdita è stata del 5,13%. In controtendenza, invece, le Industrial (+1,69%) all'indomani dei risultati sopra le attese, grazie anche ai conti record di Cnh. Il titolo ha poi beneficiato dell'outperform di Cheuvreux.

MARIO RESCA

PROSEGUE CALO FONSAI, PREMAFIN. Giornata difficile per Fonsai che ha lasciato sul terreno il 4,35% in giorni ancora caldi per il progetto di Unipol (-1,66%). Giù anche Premafin (-4,35%) e le Milano (-1,18%).
FINMECCANICA SCIVOLA CON INCHIESTA. Continua ad essere sotto pressione Finmeccanica (-4%) con l'a.d e presidente, Giuseppe Orsi sotto inchiesta per presunte tangenti.
CHI SALE E CHI SCENDE. Vendite anche sul credito con Bpm che ha perso il 3,06%, Mps il 2,96%, Ubi Banca il 2,95%, Unicredit il 2,77%. Sul fronte opposto Tenaris (+4,56%) dopo i conti del primo trimestre. Bene anche Ferragamo (+4,11%) mentre domani a Piazza Affari debutta un'altra griffe, quella di Brunello Cucinelli.

2 - SPREAD BTP-BUND CHIUDE IN LEGGERO RIALZO A 396 PUNTI
(LaPresse) - Termina gli scambi a 396 punti base lo spread tra Btp e Bund a 10 anni, a fronte di una chiusura di ieri a 390. Il rendimento dei decennali italiani sul mercato secondario è al 5,64%. Si allarga anche la forbice tra Bonos spagnoli e Bund a 10 anni, a 419 punti rispetto ai 406 punti di ieri. Il rendimento dei decennali di Madrid è al 5,87%.

FRANCESCO BELLAVISTA CALTAGIRONE

3 - BORSA, EUROPA: LONDRA +0,52%, FRANCOFORTE +0,53%, PARIGI -0,13%
(LaPresse) - Chiusura mista per le principali Borse europee. L'indice Ftse 100 di Londra sale dello 0,52% a 5.748,72 punti, il Dax di Francoforte avanza dello 0,53% a 6.739,9 punti e il Cac 40 di Parigi mostra un calo dello 0,13% a 3.229,32 punti. A Madrid, l'indice Ibex lascia l'1,29% a 7.027,1 punti.

4 - ACQUA MARCIA: ARRIVA RESCA, A LUI REDINI PER PIANO RILANCIO
(ANSA) - Sarà Mario Resca a guidare Acqua Marcia dopo lo scandalo per gli appalti per la costruzione del porto di Imperia che ha travolto il patron del gruppo Francesco Bellavista Caltagirone, adesso agli arresti domiciliari. All'ex presidente di McDonald's Italia, già consigliere di Eni, Rcs, Mondadori e direttore generale dei Musei Italiani, spetterà quindi il compito di portare avanti, d'intesa con le banche, il piano di ristrutturazione e di rilancio del gruppo. Resca è stato scelto per il rilancio di Acqua Marcia, in un momento di crisi generale come quello che le imprese stanno attraversando, e con la sua designazione si vanno così definendo i nuovi vertici del gruppo.

monti van rompuy

5 - UE: VAN ROMPUY, POSSIBILE VERTICE INFORMALE PRIMA DI RIUNIONE FINE GIUGNO
Radiocor - Il presidente della Ue Herman Van Rompuy ha indicato che prima del vertice di fine giugno i Capi di Stato di Governo della Ue potrebbero riunirsi per una riunione informale. Al centro del confronto dovrebbe essere la strategia di uscita dalla crisi.

6 - BTP: ATTESI DOMANI TASSI SU DI MEZZO PUNTO; ASTA BOT MEGLIO DEL PREVISTO
Radiocor - BoT meglio del previsto e aste di BTp che si annunciano tranquille. L'intensa settimana del Tesoro sul mercato primario semb ra avviarsi verso una conclusione piu' rosea del previsto. Certo - dicono gli operatori interpellati da Radiocor - un rialzo dei rendimenti e dei costi di finanziamento 'era da attendersi, ma finora non si e' visto nulla che non fosse prevedibile. Anche l'asta BoT di oggi - dice un trader - offre spunti di ottimismo, con il rendimento salito solo all'1,77%, quando ieri il semestrale oscillava poco sotto il 2%'. Domani e' attesa la prova sul medio e lungo termine. I rialzi dei rendimenti sono attesi nell'ordine del mezzo punto.

AD FINMECCANICA GIUSEPPE ORSI

7 - FINMECCANICA:PASSERA, AVVISO GARANZIA NON BASTA A DESTABILIZZARE AZIENDA
Radiocor - 'Finmeccanica e' un'azienda di primissima importanza che sta attraversando un periodo complicato di ristrutturazione e rilancio. Credo che un avviso di garanzia, di per se', non e' una buona ragione per destabilizzare un'azienda'. Cosi' il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera, interpellato a margine di un'audizione alla commissione Industria del Senato sull'inchiesta su Finmeccanica che vede indagato il presidente e amministratore delegato, Giuseppe Orsi.

passera monti

8 - FINMECCANICA, ORSI: ATTACCHI GRATUITI DANNEGGIANO GRUPPO
(LaPresse) - "Questi attacchi gratuiti generano danni a Finmeccanica e sconcerto tra i suoi 70 mila dipendenti". Lo afferma in una nota il presidente e amministratore delegato di Finmeccanica, Giuseppe Orsi, in merito alle inchieste giudiziarie. "Sono esterrefatto - aggiunge Orsi - per il modo in cui la mia credibilità personale e professionale, acquisita in 40 anni di lavoro riconosciuto nel mondo, venga messa in discussione con tanta superficialità da semplici dichiarazioni 'per sentito dire', totalmente infondate".

ELICOTTERO AGUSTA WESTLAND AW

9 - FIAT: UTILE NETTO I TRIMESTRE BALZA A 379MLN, RICAVI A 20,2 MLD
Radiocor - Nel primo trimestre Fiat batte le stime degli analisti e segna un balzo dell'utile della gestione ordinaria a 866 milioni, contro attese per 845 milioni e 251 milioni un anno prima. Lo comunica la societa', che rileva come la cifra di 866 milioni 'riflette il significativo contributo di Chrysler', escludendo il quale il risultato e' 'in sostanziale pareggio'. L'utile netto e' cresciuto a 379 milioni (da 37 milioni) e l'indebitamento industriale e' salito a 5,77 miliardi (da 5,53). I ricavi sono saliti a 20,2 miliardi (da 9,21). Esclusa Chrysler risultano pari a 8,7 miliardi (-5,7% a causa del calo dei volumi in Europa).

Marchionne e Obama nella fabbrica Chrysler

10 - FIAT: MARCHIONNE, IMPROBABILE IPO CHRYSLER NEL 2012
Radiocor - E' 'improbabile' che la quotazione a Wall Street di Chrysler Group 'sia completata nel 2012'. Lo ha detto l'amministratore delegato di Chrysler e Fia t Sergio Marchionne durante la conference call a commento dei risultati di bilancio del primo trimestre 2012. Marchionne ha in questo senso confermato quanto aveva gia' detto in passato sull'argomento.

11 - FIAT: CONFERMA TARGET 2012, INCERTEZZA SU EUROZONA
Radiocor - Fiat al momento conferma i target 2012 ma, alla luce della crisi nell'Eurozona, potra' rivedere gli obiettivi in occasione della pubblicazione dei risultati del terzo trimestre. Il gruppo, si legge in una nota, conferma il proprio pieno impegno a proseguire lungo le direttrici strategiche delineate dai piani quinquennali presentati a novembre 2009 per Chrysler e ad aprile 2010 per Fiat e dopo avere riesaminato le condizioni economiche e di mercato nelle quattro Regioni, sono confermate le aspettative di risultato per il Nord America, America Latina e Asia-Pacifico.

'Gli eventi degli ultimi 12 mesi, e piu' in particolare dell'ultimo semestre del 2011, hanno generato dubbi circa le assunzioni in termini di volumi su cui si basano il mercato complessivo e i nostri piani di sviluppo in Europa fino al 2014 - si legge nel comunicato - Il livello di incertezza riguardante l'attivita' economica nell'Eurozona nel futuro prevedibile, ha reso poco attendibili le proiezioni puntuali dei ris ultati finanziari.

Giovanni Pitruzzella

Pertanto, il Gruppo fornisce le indicazioni relative ai target per il 2012 in termini di intervalli di valori, che considerano il perdurare delle attuali depresse condizioni di mercato fino ad una graduale stabilizzazione e ripresa solo alla fine del 2012'. Di conseguenza, i target 2012 il gruppo Fiat rimangono al momento con ricavi a 77 miliardi; utile della gestione ordinaria tra 3,8 e 4,5 miliardi; utile netto tra 1,2 e 1,5 miliardi e indebitamento netto industriale tra 5,5 e 6,0 miliardi.

'Con l'evolvere della situazione nei prossimi due trimestri - si legge - il gruppo si aspetta di poter articolare gli impatti della situazione economica nell'Eurozona sul proprio piano fino al 2014 in occasione della comunicazione dei propri risultati del terzo trimestre 2012. Lavorando per il conseguimento degli obiettivi, Fiat continuera' a implementare la strategia di alleanze mirate al fine di ottimizzare gli impegni di capitale e ridurre i rischi'.

12 - FONSAI:ANTITRUST AVVIA ISTRUTTORIA,SOSPENDE OPERAZIONE
(ANSA) - Spiega nel dettaglio l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, di aver deciso oggi di avviare l'istruttoria con sospensione sul progetto di integrazione (sulla base dell'articolo 17 della legge istitutiva dell'Antitrust) per evitare, come detto, effetti irreversibili sul capitale delle società coinvolte "non solo rispetto ad un eventuale divieto, ma anche con riferimento ad una eventuale autorizzazione con misure".

Giulia Paolo Jonella e Salvatore Ligresti

"Ugualmente - spiega l'autorità - si potrebbero determinare effetti difficilmente reversibili sui mercati rilevanti, suscettibili di alterare i rapporti concorrenziali tra gli operatori interessati, il gruppo Ugf, il gruppo Premafin, nonché l'integrità e l'autonomia delle società dei gruppi Ugf e Premafin". Secondo l'Antitrust "la concentrazione tra il gruppo Ugf e il gruppo Premafin è suscettibile di determinare la creazione o il rafforzamento di una posizione dominante su diversi mercati relativi al settore assicurativo, sia della fase produttiva, in particolare per quel che concerne il ramo della Rc Auto, che della fase distributiva in 93 province, tale da eliminare o ridurre in modo sostanziale e durevole la concorrenza". L'istruttoria dovrà concludersi entro 45 giorni, fatto salvo il termine previsto per il rilascio del parere dell'Isvap.

IL MINISTRO ELSA FORNERO

13 - LAVORO, FORNERO: INCONTREREMO SINDACATI IL 9 MAGGIO PER ESODATI
(LaPresse) - Il 9 maggio il governo incontrerà i sindacati sulla questione degli esodati. Lo ha confermato il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, parlando con i giornalisti a Montecitorio.

14 - SNAM: SUL TAVOLO GOVERNO IL PIANO TERNA, NASCEREBBE CAMPIONE RETI UE
Radiocor - Prende forma il progetto che ha Terna come cardine per l'uscita della Snam dal perimetro dell'Eni. Lo schema dettagliato dell'operazione e' all'attenzione del Governo, e in particolare dei ministeri del Tesoro e dello Sviluppo economico, i quali hanno gia' sul tavolo l'opzione alternativa, che vede Cassa Depositi e Prestiti come protagonista, per la separazione proprietaria di Snam. Il progetto di matrice bancaria, che Radiocor e' in grado di anticipare, prevede che Terna rilevi il 28,3% di Snam per circa 3,5 miliardi che verrebbero finanziati con liquidita' disponibile (fino a 3 miliardi) e indebitamento.

MALACARNE

Tra i vantaggi di questa ipotesi, rispetto a quella che coinvolge Cdp, figurano: l'eliminazione dell'impegno finanziario per lo Stato (o Cdp), la semplicita' dell'operazione e la tempistica rapida (tre mesi), la generazione di valore per Terna (stimata in 1 miliardo a livello di capitalizzazione) e di sinergie annue per 100 milioni, l'assenza di vincoli Antitrust, il minore i mpatto sulle quotazioni Snam e la creazione di un leader europeo delle rete, secondo al mondo solo dietro l'inglese National Grid. Il progetto prevede che Snam resti autonoma dal punto di vista societario, quotata in Borsa e che la restante parte del capitale facente capo a Eni venga ceduta sul mercato; Terna, dopo l'acquisizione, cambierebbe invece denominazione in Holding di Reti.

GORNO TEMPINI

La stessa Terna, infine, avrebbe a disposizione almeno due opzioni strategiche che potrebbero finanziare parte dell'esborso previsto fino a 2 miliardi: monetizzare i flussi finanziari legati a una porzione di rete elettrica (una sorta di usufrutto) oppure far confluire una parte della rete stessa in una societa', da quotare o aprire a terzi. Entrambe le soluzioni prevedono opzioni di riacquisto per Terna che manterrebbe comunque gestione e responsabilita' della rete.

FLAVIO CATTANEO

15 - EDISON: NUOVO ROUND CONSIGLI A2A,VERSO RIALZO PREZZI INTERO RIASSETTO
Radiocor - Il riassetto Edison si avvia a un ritocco dei prezzi ad ampio raggio, che riguardera' sia l'Opa (a 0,895) sia la transazione tra Edf e i soci italiani. Questo scenario, secondo quanto risulta a Radiocor, e' emerso dai consigli di gestione e di sorveglianza di A2A (capofila italiana di Delmi) che si sono tenuti oggi a Milano. Durante le riunioni e' stato illustrato dal dg Renato Ravanelli lo stato di avanzamento delle trattative con i francesi finalizzate ad adeguare lo schema del riassetto all'auspicio, espresso dalla Consob, di alzare il prezzo dell'Opa Edf da 0,84 a 0,895 euro.

L'Offerta sul 19,3% di Foro Buonaparte verra' migliorata ma l'ipotesi, sempre piu' concreta, e' quella di aumentare anche a 0,895 euro il prezzo del pacchetto Edison (pari al 30,5%) ceduto dagli italiani ai francesi e, parallelamente, il corrispettivo liquidato dagli italiani alla stessa Edison per il 50% di Edipower che si rivelerebbe cosi' superiore ai 600 milioni inizialmente concordati. La revisione dei prezzi implica di riscrivere i contratti gia' concordati ma risulterebbe neutra, dal punto di vista finanziario, per i soci di controllo ed eviterebbe qualsiasi contestazione legale, in particolare da parte dei piccoli azionisti Edison che non aderiranno all'Opa.

EDISON

16 - EXXON MOBIL, -11% UTILI NETTI E +8,8% ENTRATE IN I TRIMESTRE 2012
(LaPresse/AP) - Gli utili netti della compagnia petrolifera Exxon Mobil sono calati dell'11% nel primo trimestre 2012 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, a causa dei minori profitti derivanti dalle sue società chimiche e di quelle americane di raffinazione. Gli utili netti nei primi tre mesi dell'anno sono stati di 9,45 miliardi di dollari, pari a 2 dollari ad azione. Un anno prima il dato fu di 10,7 miliardi di dollari, pari a 2,14 dollari ad azione. Le entrate sono invece aumentate dell'8,8%, toccando i 124,1 miliardi di dollari.

exxon mobil

 

CHIOCCI E TRAVAGLIO SE LE SUONANO A DISTANZA SULL’INCHIESTA DI CURCIO E WOODCOCK SULLA P4

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1- IL GRANDE FLOP P4: CADONO ANCHE LE ACCUSE AL CARABINIERE
Gian Marco Chiocci per "il Giornale"

GIAN MARCO CHIOCCI

Un'altra picconata alla fantasmagorica P4. Il carabiniere Enrico La Monica non è più latitante. Da oggi è un uomo libero. Il tribunale del Riesame (VIII sezione) ha annullato nel merito - così come aveva già fatto con rinvio la Cassazione - i capi di imputazione contestati al maresciallo del Ros, presunto «perno» dell'altrettanto presunta associazione segreta tra Alfonso Papa e Luigi Bisignani. Il «terzo» necessario a costituire, stando al codice, l'associazione per delinquere che tale è risultata non essere.

ALFONSO PAPA

Il ricorso di La Monica (assistito dall'avvocato Domenico Mariani) era relativo all'accusa di concussione per aver acquisito, presso la banca dati delle forze dell'ordine, notizie riservate sull'imprenditore napoletano Alfonso Gallo. Informazioni top-secret che sarebbero state utilizzate dal parlamentare come forma di ricatto e di indebito strumento di pressione nei confronti di Gallo.

Una ricostruzione dei fatti affascinante, pruriginosa, ma assai lontana dalla verità: 007, soldi, minacce e sesso (sì, spuntano amanti e week end romantici in alberghi di lusso) l'ideale per una spy-story non per una banale vicenda giudiziaria che ha portato ingiustamente per cento giorni in galera un parlamentare (lo dicono i giudici di Riesame e Suprema Corte) e che ha sputtanato con 13mila pagine di intercettazioni mezz'Italia beccata al telefono con Bisignani. Giusto, allora, far parlare i giudici del Riesame che impiegano poco a smontare l'accusa: l'interrogazione abusiva alla rete, da parte del maresciallo, è del 31 agosto 2007.

WOODCOCK E FRANCESCO CURCIO

Quattro anni prima dei fatti su cui i pm hanno indagato, «fatti accertati tra il gennaio e l'aprile 2011» hanno invece scritto. Troppo tempo per una possibile connessione tra gli eventi. Non ci sono, poi, «dati documentali sulla base dei quali l'Ufficio di Procura aveva desunto che gli accessi al Ced (...) fossero stati effettuati dal maresciallo La Monica». Non c'era la prova, ma hanno detto che c'era. E manca soprattutto il tassello principale: «Gli elementi dai quali desumere, a livello indiziario, che La Monica prestandosi ad ottenere dati riservati su Gallo, fosse ben consapevole di contribuire a una condotta intimidatoria svolta nei confronti dell'imprenditore da Papa, al fine di un illecito tornaconto personale solo di quest'ultimo».

WOODCOCK

Già, perché per i pm il maresciallo avrebbe fatto tutto questo senza ricevere nulla in cambio. Avrebbe rischiato la galera (e l'ha evitata perché scappato in Senegal) solo per fare un piacere all'amico. Per il carabiniere ci sarebbe stata solo una vaga promessa (è questa l'ipotesi della corruzione) relativa a una «sponsorizzazione» di Papa per l'ingresso nei servizi segreti militari. Ipotesi anch'essa smontata dal Riesame: poiché non ci sono prove del rapporto criminale tra Papa e La Monica (l'accesso abusivo al cervellone della polizia, il contrabbando di notizie giudiziarie segrete) cade anche la concatenata ipotesi che Papa abbia potuto spendersi per agevolare il carabiniere-confidente.

LUIGI BISIGNANI

Insomma. Per i giudici, le prove per spedire il militare dietro le sbarre non ci sono, perché difetta la «dimostrazione, seppur a livello indiziario, del pactum sceleris tra i due soggetti»: «Non emergendo dagli atti alcun altro elemento indiziario idoneo a corroborare l'ipotesi accusatoria con specifico riferimento alla conclusione dell'accordo corruttivo - concludono - si impone l'annullamento» dell'ordinanza d'arresto. Il che significa che, se fosse finito in manette, La Monica avrebbe riconquistato la libertà dopo 11 mesi (ingiustificati) di carcere. Altro che mal d'Africa. Col senno di poi, dal suo punto di vista ha fatto bene a scappare e a starsene lontano dall'Italia.

 

2- CASO P4, QUANTE BALLE SPAZIALI
Marco Travaglio per "l'Espresso" del 20 aprile 2012

L'altra sera, su La7, il vicedirettore del "Giornale" Nicola Porro sdottoreggiava sul processo P4: "Si è appena scoperto che Alfonso Papa non andava neppure arrestato".

MARCO TRAVAGLIO

In contemporanea un altro esperto di diritto penale, Pierluigi Battista, vergava su Twitter una tacitiana sentenza sullo scandalo che l'estate scorsa terremotò il mondo della politica, degli affari e dell'editoria: "Dunque, dopo la P3, anche la P4 era una bufala (prevista). Aspettiamo impazienti il lancio della solida P5". Intanto "il Giornale" titolava: "I giudici ridicolizzano Woodcock, la P4 era una farsa. Il Tribunale boccia l'arresto di Papa". E "Libero", in stereo: "Il Riesame conferma: la P4 non esiste".

ALFONSO PAPA

Ora, se davvero qualche giudice avesse stabilito che la P4 se l'è inventata Woodcock e che Papa non andava arrestato, la faccenda sarebbe grave: per quell'indagine Luigi Bisignani s'è fatto 4 mesi e 20 giorni di arresti domiciliari e Papa, il primo onorevole per cui il Parlamento abbia autorizzato l'arresto dopo trent'anni di dinieghi, ha trascorso 101 giorni a Poggioreale e altri due mesi ai domiciliari. In realtà la Procura, fra i vari reati contestati a Papa, riteneva che sussistesse a suo carico anche l'associazione per delinquere. Il gip disse no. Il Riesame disse sì. La Cassazione rinviò gli atti a un altro collegio del Riesame, che ha stabilito l'insussistenza di quel reato.

C'entra qualcosa tutto questo con l'arresto di Papa? Non c'entra nulla: Papa non fu arrestato per associazione per delinquere, ma per una spaventosa serie di altre accuse. Di queste, una sola è caduta: la corruzione del carabiniere Enrico La Monica (fuggito all'estero). Il che ha subito fatto strillare il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto: "Il verdetto del Riesame è una clamorosa sconfessione per i pm Curcio e Woodcock e per coloro che in Parlamento gli hanno fatto da subalterni servitori". Forse Cicchitto dimentica le altre 19 imputazioni per cui Papa è già stato addirittura rinviato a giudizio nel processo che è in corso a Napoli.

SALLUSTI Senza titolo

E precisamente: tre corruzioni, cinque favoreggiamenti, tre concussioni, tre estorsioni e cinque rivelazioni di segreti. In più Papa è indagato per la presunta ricettazione di Rolex rubati. Robetta. Dunque, ricapitolando: il venir meno di due imputazioni su 21 non inficia minimamente l'arresto di Papa, chiesto da tre pm, deciso da un gip, confermato da tre giudici del Riesame e poi da cinque della Cassazione.

belpietro

Sarà almeno vero che qualche giudice ha scritto che la P4 era "una bufala", "una farsa", "non esiste"? No, è un'altra balla. Del resto, dell'esistenza della P4, non sono convinti soltanto i giudici, ma persino il principale accusato di averla organizzata e diretta: l'ex piduista Bisignani, già condannato a 2 anni e 6 mesi per la maxitangente Enimont. Che infatti ha patteggiato a Napoli 1 anno e 7 mesi di carcere per 10 imputazioni di associazione per delinquere, concussione, corruzione, ricettazione, favoreggiamento e rivelazione di segreti, senza la sospensione condizionale della pena. Figurarsi come si sarebbe sentito se i giudici avessero stabilito che era innocente a sua insaputa.

Pierluigi Battista

Ma il bello è che il suo patteggiamento è stato usato da Alessandro Sallusti (sul "Giornale" il 26 novembre) per dimostrare non la sua colpevolezza, ma la sua innocenza e naturalmente l'inesistenza della P4: "Fiumi di fango su politici, ministri, giornalisti. Un clima fetido che ha minato la maggioranza e non certo agevolato la lotta alla crisi economica. Ecco, non era vero nulla. La società segreta non è mai esistita. E adesso chi paga per questa ennesima patacca mediatico-giudiziaria?". Nello speciale Codice Sallustiano, non sono innocenti gli assolti, ma quelli che patteggiano le condanne. E se, per la P4, un imputato patteggia e l'altro viene rinviato a giudizio, vuol dire che la P4 non esiste. Lo dicono Sallusti, Belpietro, Porro e Battista. Dimostrando, a loro insaputa, che la P4 esiste eccome. E lotta insieme a loro.

 

 

IL POLITICO ANTIPOLITICO - IL GRILLO SPARLANTE UTILIZZA UNA TECNICA GENIALE - LA SINISTRA TERRORIZZATA

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1- GRILLO, RE DELL'ANTIPOLITICA
Jacopo Iacoboni per "La Stampa"

VIGNETTA DI BENNY - BEPPE GRILLO BOMBAROLO

Amato o odiato come demagogo, celebrato o detestato come «re dell'antipolitica». Lui ieri rispondeva «il mio non è populismo, è politica, e non la faccio nemmeno io, la fa chi si candida». Un fatto però sembra innegabile, studiando un po' i suoi comizi: contrariamente alla retorica sulla sua seconda vita, Grillo è rimasto Grillo. Un comico che fa il comico, e fa innanzitutto ridere dai palchi; che poi i suoi discorsi si applichino ormai soprattutto alla politica, dipende dallo stato della politica; e non da oggi.

Beppe Grillo in vacanza a Porto Cervo Olympia

Da quando un imprenditore «scese in campo» con canovaccio pre-registrato e una calza sulla telecamera, un po' tutti i politici, anche gli avversari, hanno preso sempre più a parlar per battute, slogan, frasi ripetute identiche, a uso e consumo di un ideale comizio permanente. Solo che in questo Grillo è più bravo. Se prendete la battuta di D'Alema («Grillo è un incrocio tra il primo Bossi e il Gabibbo»), ne coglierete subito l'altezzosità; le battute di Grillo, anche le più scurrili, puntano invece alla risata complice, liberatoria.

ELLEKAPPA - Beppe Grillo e Berlusconi - Da Repubblica

E così Alfano è «il Castoro della libertà». Bersani è «Bersanetto che non ha più niente da dire, e allora parla D'Alema». Renzi è «l'ebetino». D'Alema «è uno che si è finto di sinistra essendo di destra». Il nuovo «partito liquido» annunciato dal Pdl è «il partito diarrea». Casini è un «Anthony Perkins per vecchie m...», e l'Udc è «Unione dei carcerati»... Le ultime due sono nuove. È un'eccezione, però.

Perché Grillo, ecco il punto, non improvvisa. Semmai ripete incessantemente, lima, al limite aggiorna, un repertorio, in questo come il Berlusconi delle origini. Sulla collocazione del movimento cinque stelle dice allo sfinimento «non siamo di destra né di sinistra. Non siamo il terzo o quarto partito ma il primo movimento di cittadini d'Italia» (l'ha detto a Genova, Cremona, Monza, Cesano Maderno, Piacenza, Arese). Sul governo non dice mai «il governo» ma sempre «i bocconiani del governo».

beppe grillo

Su Monti si attiene fedelmente a questo testo: «Rigor Montis fa il contabile, l'esorcista, che fa uno più uno uguale a due e smantella lo stato sociale» (a Marcon, Conegliano, Cesano Maderno, Arese). I segretari dei partiti, A-B-C, «non sono grandi leader, sono dementi, dilettanti allo sbaraglio» (intervista a Chi). Sono «ologrammi», «ma perché anche lei parla ancora di loro, che non esistono?».

Grillo

Anche sui temi, come negli spettacoli dell'altra vita da comico, c'è sempre una frase-chiave. L'Imu, per esempio, «per cercare di calcolarla il mio commercialista è stato costretto ad andare in analisi». Oppure le tasse: «Se pagassimo tutti le tasse non cambierebbe nulla perché ruberebbero il doppio» (a Cesano Maderno il 16, ad Agorà su Raitre, a Piacenza il 21). Non è un caso che la proposta più discussa («uscire dall'euro») sia stata avanzata fuori repertorio: rispondendo al cronista di Piazzapulita. Non significa che altre proposte non ci siano; semplicemente, non sono da comizio.

beppe GRILLO nightmare

Ecco perché di norma Grillo evita i talk show, perché li considera «morti, e le rivoluzioni non le faranno le tv di m...». Alcune locuzioni gli piacciono tantissimo, quella «odio sociale» la applica a molte cose diverse: al governo che «sta creando odio sociale» (ad Arese il 17). Ai leader politici che «creano odio sociale. È giusto pagare le tasse ma io voglio sapere la destinazione d'uso delle mie tasse» (a Piacenza il 21). Ai controlli della Guardia di finanza che sono «un modo per instillare l'odio sociale» (a Conegliano il 22).

Per disinnescare il software bisognerebbe capire da dove trae origine il codice sorgente. Certo, è truculento come le pasquinate (se non fosse che lui è ligure). Ma le frasi truculente definire Giuliano Ferrara «un contenitore di m...» - di solito sono studiate, pronunciate nel momento in cui sta calando la tensione nell'uditorio: è successo in tre dei comizi di questa settimana. Ferrara, lungi dal risentirsi, è l'unico che sul Foglio abbia capito, non giudicato, il meccanismo geniale del comico-comiziante, e perché stia stregando l'Italia.

PIERLUIGI BERSANI MASSIMO DALEMA


2- TROPPI GRILLI PER LA TESTA - LA SINISTRA TERRORIZZATA DÀ ADDOSSO ISTERICAMENTE AL GRILLO SPARLANTE -
Da "Il Messaggero"

«Sotto la pelle del Paese ci sono populismi in cerca di autore e per acchiappare umori magari battezzeranno partiti con il nome Viva la mamma. Io non faccio Viva il papà, faccio il Pd. Ma certo a chi cerca di captare umori per avere consensi a 360 gradi non si può contrapporre la sclerosi della politica che non rinnovarsi». Cosi Pier Luigi Bersani parla dell'antipolitica, riferendosi, pur senza citarlo direttamente al leader del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo. Contro il comico genovese torna a schierarsi anche Massimo D'Alema: «L'altra sera - ha detto l'ex premier durante una manifestazione elettorale a Lucca - ho visto su Internet un discorso di Beppe Grillo che usava esattamente gli stessi toni e le stesse parole del Bossi di 20 anni fa. Con l'aggiunta di un programma politico che prevede la chiusura delle fabbriche e l'uscita dall'euro».


3- CHERCHEZ GRILLO, L'IRRESISTIBILE GRILLO - SERISSIMO CAZZARO, MEGLIO LUI DEI SUOI ESEGETI. MA PREFERISCO MONTI
Giuliano Ferrara per "Il Foglio"

GIULIANO FERRARA E PIER FERDINAMDO CASINI

Il fatto italiano che condiziona la ricezione stupida è Grillo ovvero la nuova puntata dell'antipolitica, un altro inquietante già visto. Ma che vi volete inquietare? Ho ascoltato un comizio di Beppe a Radio Radicale.

Fresco, ansioso, un demagogo che sa e non sa di esserlo, un oratore comico di prima grandezza, turpiloquente, chiaro come l'acqua di fonte nel dire le sue cose, duro, puro, disinteressato, con idee che si portano come i danesi che pagano solo cento euro per riscaldarsi nel gran freddo attraverso la pompa di calore che ricicla le fogne invece che con le centrali a carbone, con l'elogio dell'orto come luogo rivoluzionario anti Co2 in cui si mette un pomodoro e poi uno se lo mangia, con l'esaltazione dell'evasione fiscale come small government, della Lega d'antan come motore antistatalista, della community organization della sinistra radicale americana, una vena molto genovese da giù le mani dalle mie tasche, sbotti di pietà oratoria per chi si butta dalla finestra per debiti privati contro chi dovrebbe buttarsi dalla finestra per sperperi pubblici, appello ai carabinieri perché non scortino più quei maiali, nomignoli a schiovere, battute divertenti, insomma un campionario irresistibile e ridanciano, ma serio e vigoroso, di cazzate o anche di idee giuste affidate a una banda di cazzari a cinque stelle, che nome.

MARIO MONTI - CHI VUOL ESSER TARTASSATO

Può essere che i partiti siano finiti, morti, sepolti, e che la rivoluzione sia dietro l'angolo con le fattezze di un Coluche all'italiana, anzi alla genovese, ma è più probabile che la nuova puntata dell'antipolitica sia simile alle vecchie, quando negli anni Settanta Pannella portava legioni di deputati e senatori all'elezione in comizi colti, densi, pieni di idee e di stronzate contro l'ammucchiata dell'unità nazionale.

MARIO MONTI CON GLI OCCHIALI D

Roba che emerge e poi non si tiene in piedi, tradizione e sensibilità eterna dei Radicali di Pannella a parte, tanti o pochi che risultino, non tiene come sanno tutti, e intanto ci divertiamo un mondo a Sesto San Giovanni e a Cernusco sul Naviglio, ché un comizio di successo è fun, svaga, dà fondo al meglio e al peggio che è in tutti noi, ci libera da inibizioni diventate viziose con un vizio di migliore fattura, e il fun, la gioia di vivere, è quello che la politica di ABC non è certo in grado di garantire, solo il burlesque aveva portato la cuoca alla testa dello stato, come voleva Lenin.

ANGELINO ALFANO CON PUGNO VOLITIVO

Grillo è veramente bravo, tecnicamente ineccepibile, si prodiga e si sfoga perché tutti abbiamo un'età e arrivano i tempi in cui lo stacco del biglietto al botteghino risulta abitudinario, la politica italiana è aperta al teatro, al cabaret, e allora perché non approfittarne via computer e iPad? E poi anch'io rido di cuore quando Grillo manda tutti affanculo, vorrei vedere. Solo che quando prenderà i suoi bei voti sonanti alle amministrative, e si preparerà per la grande sfida alberghiera a cinque stelle, ecco che dovremo rileggere tutte quelle sciatterie interpretative, tutte quelle solennità da quattro soldi sull'avanzata dell'antipolitica. Prospettiva non esaltante, preferisco Monti.

 

 

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