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L’ALLARME DI NAPOLITANO: SITUAZIONE ALLARMANTE, CADANO CHIUSURE E TABÙ (POI RICEVE TREMONTI)

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1. SINISTRA...
Jena per "La Stampa"
- "Oddio, già ritocca a noi? "

BERLUSCONI NAPOLITANO

2. NAPOLITANO: SITUAZIONE ALLARMANTE, ORA NUOVI COMPORTAMENTI POLITICA...
Radiocor - La fase attuale richiede 'nuovi comportamenti anche nelle istituzioni e da parte delle forze politiche' allo scopo di 'trarci fuori dalla condizione critica e allarmante in cui ci troviamo'. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel discorso che ha tenuto in occasione della celebrazione, al Quirinale, della giornata nazionale dello spettacolo. Napolitano ha aggiunto che 'occorre che cadano troppe chiusure e vecchi tabu', che si crei un clima di confronto piu' aperto e obiettivo, ancorato ai problemi reali della societa' e dello Stato e alle loro possibili soluzioni'.

GIULIO TREMONTI CON BODYGUARD

Napolitano ha anche rilevato la necessita' di 'un impegno immediato e di lunga lena, da parte nostra, nella gestione della finanza pubblica e piu' in generale nella visione e nella guida dello sviluppo economico e sociale del Paese'. Secondo il presidente, gli imperativi del momento sono: 'Scelte severe nell'uso delle risorse, diversi e meditati ordini di priorita', superamento di fatali ritardi e contraddizioni nell'affrontare, con riforme spesso annunciate e sempre mancate, le debolezze di fondo del sistema Paese'.

L'Italia deve 'riguadagnare credib ilita' e fiducia come Paese', ha detto ancora Napolitano, per 'uscire da una stretta molto pericolosa sui titoli del nostro debito pubblico nei mercati finanziari e sulle condizioni dei nostri istituti di credito' e 'abbiamo bisogno di decisioni presto e via via nei prossimi anni che diano il senso di una rinnovata responsabilita' e coesione nazionale'.

Larussa mangia

3. NAPOLITANO RICEVE GIULIO TREMONTI...
(ANSA)
- Giulio Tremonti è a colloquio con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Il ministro dell'Economia è stato visto entrare al Quirinale poco dopo mezzogiorno.

4. GASPARRI E QUAGLIARIELLO DA BERLUSCONI A P.GRAZIOLI...
(ANSA) - Il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri e il suo vice Gaetano Quagliariello sono appena giunti a Palazzo Grazioli per un incontro con il premier Silvio Berlusconi. A via del plebiscito è arrivato da qualche minuto anche Paolo Bonaiuti, sottosegretario alla Presidenza e portavoce di Berlusconi.

5. SCAJOLA SONDA PARLAMENTARI, VOTO O NUOVO ESECUTIVO?
(ANSA)
- "Preferisci andare al voto o avere un nuovo governo?". Claudio Scajola arriva a Montecitorio e 'sonda' i parlamentari presenti, da sinistra a destra, per capire le loro intenzioni dopo l'annuncio della dimissioni di Silvio Berlusconi. "Qui non è più tempo di giocare", ripete ai deputati che incontra. Ai giornalisti invece dice: "Aspettate, fatemi fare il mio lavoro".

MAURIZIO GASPARRI

6. LA RUSSA,VOTO ENTRO FEBBRAIO IPOTESI PIU' PROBABILE...
(ANSA)
- Il voto entro febbraio è l'ipotesi più probabile secondo il ministro della Difesa, Ignazio La Russa. "Conosco bene il presidente Napolitano e il suo rispetto non solo per le forme, ma per la sostanza della Costituzione e - ha spiegato La Russa, a margine di una cerimonia alla sinagoga di Roma - credo che quando dice di voler ascoltare tutti i partiti per trarne alla fine le sue conclusioni, che saranno dare o non dare l'incarico, difficilmente immagini di far nascere un governo che non abbia almeno anche l'appoggio dei partiti che hanno le scorse elezioni".

E questo, ha aggiunto, "mi fa pensare che, stante l'attuale non disponibilità del Pdl e Lega ad unirsi ad una sorta di ammucchiata che qualcuno chiama governo d'emergenza o cose del genere, rimangano come altre soluzioni un allargamento al centro dell'attuale maggioranza al quale non mi sembrano molto interessati né l'Udc né la Lega, oppure una riedizione di questa stessa maggioranza con un altro nome, oppure, e mi sembra l'ipotesi più probabile e convincente, andare al voto entro febbraio".

"Per me - ha proseguito il ministro - valgono due condizioni per formare i governi: che siano suffragati dal voto popolare e che abbiano valori condivisi alla loro base, tipo quelli del Partito popolare europeo. Se mancano l'una o l'altra o entrambe - ha concluso - è più un governo di confusione quello che si immagina che non un governo di emergenza".

crosetto

7. INCONTRO BERSANI-CASINI, VIVA PREOCCUPAZIONE, ACCELERARE...
(ANSA)
- "Grande preoccupazione" per il picco di spread è stato espresso nell'incontro tra Pier Luigi Bersani e Pier Ferdinando Casini, che hanno concordato la necessità di accelerare i vari provvedimenti economici per far dimettere il premier Silvio Berlusconi. "C'é grande preoccupazione comune a tutte le persone responsabili", dice Casini.

"Non faccio dietrologie - ha spiegato ai giornalisti Casini al termine dell'incontro - sui mercati. C'é grande preoccupazione che credo sia comune a tutte le persone responsabili. Bisogna quindi facilitare il via libera a tutti questi provvedimenti".

8. GIOVANARDI (PDL), IRRESPONSABILI ALIMENTANO INCENDIO...
(ANSA)
- "L'Italia sta pagando duramente le conseguenze dell'azione degli irresponsabili che ieri hanno voluto dimostrare davanti a tutti i mercati del mondo che al Governo Berlusconi è stata sottratta la maggioranza assoluta alla Camera, ma senza che l'opposizione abbia una maggioranza e un programma alternativo". A dichiararlo è il senatore Carlo Giovanardi (Pdl). "I cittadini italiani - osserva Giovanardi - sapranno ben giudicare questi incendiari che gridano al fuoco alimentando di continuo l'incendio".

PIER FERDINANDO CASINI

9. CROSETTO, BERLUSCONI NON E'PROBLEMA, NODO E' AVER CREATO CAOS POLITICO SENZA OFFRIRE SOLUZIONE...
(ANSA)
- " Quello che sta succedendo sui mercati ci mette di fronte ad una realtà negata da mesi. Il problema non è mai stato Berlusconi. Il problema è la credibilità del paese ad attuare le riforme vere".E' quanto dichiara il sottosegretario alla Difesa, Guido Crosetto in una nota. "I mercati fotografano un paese nel quale il presidente del Consiglio è stato costretto alle dimissioni da alcuni esponenti della sua maggioranza, il maggior partito dell'opposizione non vuole le misure richieste dall'Europa, quelli che hanno lavorato per l'alternativa non hanno numeri su un programma. In sintesi un caos politico generato senza che ci fossero soluzioni", dice Crosetto.

10. RAMPELLO, ADDIO ALLA TRIENNALE...
Stefano Bucci per il "Corriere della Sera"
- Per ora non c'è stato nessun annuncio ufficiale: «Ho parlato ieri con l'assessore Boeri, mi ha detto che sono soltanto chiacchiere del consiglio». Ma nemmeno promesse e neppure inviti (ufficiali) a restare: «Non ho ricevuto nessuna comunicazione». Dunque fino al 31 dicembre Davide Rampello resta ancora il presidente della Triennale di Milano, ma l'addio appare davvero molto prossimo, a meno di ripensamenti ufficiali da parte del Comune, che dovrebbe scegliere il (nuovo) nome per il Cda della Fondazione di via Alemagna.

PIERLUIGI BERSANI

Mentre arriva la notizia della nomina di Rampello nel comitato scientifico del Forum delle Culture della Regione Campania e mentre per oggi è fissato un incontro decisivo Boeri-Rampello, sembra arrivata la stagione degli «addii». Con non pochi rimpianti, almeno da parte di Rampello: «Lo scoglio più grande che dovrà superare chi verrà dopo di me saranno quelle 1600 euro al mese del mio stipendio. E l'aumento era proprio una delle condizioni che avevo posto per rimanere. Non ho avuto risposta. E mi dispiace davvero lasciare in eredità al mio successore questa miseria».

DAVIDE RAMPELLO

Aspettando dunque le comunicazioni ufficiali, Rampello rimprovera alla nuova giunta Pisapia «una difficoltà di dialogo che non avevo con la Moratti». Ricorda l'idea (lanciata appunto in Triennale) di una «cultura a vasto raggio» (gli ultimi esempi riusciti? «La mostra sull'Arte povera in corso e quella sull'eccellenza italiana, che aprirà a Shanghai a marzo»). E si toglie qualche sassolino: «La chiusura della sede di New York è stato un cruccio che mi porterò dentro di me. Anche se all'origine di tutto ci sono state prima di tutto malignità da salotto».

11. CAUSA ROBLEDO-BERLUSCONI; GIUDICE, ATTI ALLA CAMERA...
(ANSA)
- Il giudice del Tribunale di Brescia ha deciso di inviare gli atti alla Camera sulla causa civile per diffamazione intentata dal procuratore aggiunto di Milano, Alfredo Robledo, che si occupò del caso Mills, contro Silvio Berlusconi che aveva, tra l'altro, definito "indegni" i magistrati milanesi. I legali del premier avevano, infatti, sollevato la questione della tutela costituzionale delle opinioni espresse da un parlamentare (Berlusconi lo è) e ora la Camera dovrà esprimersi.

 


PIAZZA AFFARI HORROR -3,9% - SPREAD 570, RENDIMENTI A 7,5% MA NESSUNO COMPRA TITOLI ITALIANI

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1 - BORSA, PIOGGIA DI VENDITE SU INCERTEZZE ITALIA, MEDIASET -10%...
Reuters - A Piazza Affari la seduta è drammatica: la borsa è in balia del mercato dei titoli di Stato italiani che registrano nuovi record storici negli spread rispetto a quelli tedeschi e nei rendimenti, saliti ben sopra il 7% nelle scadenze a due e a 10 anni. Anche il rendimento del Bot a un anno è schizzato al 7% sul grey market. In occasione dell'ultima asta del 12 ottobre scorso il rendimento del titolo a un anno era intorno al 3,6%. E c'è preoccupazione per l'asta di domani per 5 miliardi.

TRADER

"E' evidente che le dimissioni annunciate ieri dal premier Berlusconi, ma solo dopo l'approvazione da parte del Parlamento delle misure chieste dall'Europa, non piacciano ai mercati. Questo tira e molla continuo crea solo incertezza sulla capacità dell'Italia di fare fronte alla crisi del debito", osserva un trader. Secondo un altro, che sottolinea come a dettare l'agenda politica siano i mercati, "occorre subito un governo tecnico per risanare i conti".

Trader di borsa

Gli indici erano partiti bene sull'effetto annuncio dimissioni, poi è prevalsa la sfiducia verso l'Italia che sta contagiando tutti i mercati. Il Ftse Mib che mostra un tonfo del 3,9%, mentre il Ftse All Share lascia il 3,6%. L'indice pan europeo FTSEurofirts 300 arretra del 2% circa. Il futures sul FTSE Mib perde oltre il 4%, Wall Street attesa in netto calo.

In questo scenario è difficile analizzare l'andamento dei singoli titoli. Fra i più colpiti dalla lettera MEDIASET, sospesa più volte, cede oltre il 10%, travolta "dalla crisi di fiducia dei mercati nei confronti del suo proprietario Silvio Berlusconi", dice un broker. Secondo Natixis, che ha tagliato il rating sul titolo a "neutral" da "buy", a pesare sul giudizio le deboli prospettive del mercato pubblicitario e il rischio di interventi legislativi penalizzanti con un cambio di maggioranza parlamentare.

piazza affari big

Pesanti le banche, le società più esposte alla crisi del debito e quindi molto sensibili all'aumento dei rendimenti dei titoli di Stato, con UNICREDIT e INTESA in calo fra il 7 e il 6%. Lo stoxx delle banche europee cede il 3,4%.

In profondo rosso anche LOTTOMATICA che perde oltre il 12%, vittima di diversi tagli al prezzo obiettivo a seguito della conferma da parte dei Monopoli di Stato che dal 2012 le vincite sopra i 500 euro saranno tassate al 6%. Finora solo le vincite al Lotto sono tassate al 6%, mentre tutte le altre sono esentasse.

L'unico titolo che resiste alla pioggia di vendite è PIRELLI che ha ieri presentato risultati dei nove mesi sopra le attese, mentre è in corso l'incontro con gli analisti a Londra. Il titolo sale dello 0,6%.

2 - BTP: MERCATO FERMO, SCADENZE DA 1 A 10 ANNI TUTTE OLTRE IL 7%...
Radiocor - Il mercato dei titoli di Stato italiani italiano e' praticamente fermo: non ci sono piu' prezzi sulla parte breve, ne' su quella lunga della curva, impasse dovuto alla mancanza di incontro tra domanda e offerta. Lo riferiscono diversi trader a Radiocor secondo cui nelle ultime quotazioni tutte le scadenza da 1 anno fino a 10 anni erano sopra il 7%: il BoT annuale, che sara' offerto domani in asta, mostrava un rendimento del 7,10%. Sulla scadenza a 24 mesi il rendimento e' al 7,48% mentre sul 5 anni il BTp rende il 7,42 per cento e il BTp decennale il 7,36%.

EURO DOLLARO

3 - TITOLI STATO:SPREAD BTP/BUND OLTRE 570 PUNTI; TASSO AL 7,48%...
(AGI) - Prosegue la corsa dello spread tra i Btp decennali e i Bund tedeschi. Il differenziale e' andato oltre i 570 punti a 571,2. Il rendimento e' al 7,48% .

4 - EURO: BRUSCO SCIVOLONE CON BALZO SPREAD, QUOTA 1,3685 $...
Radiocor - Brusca scivolata per l'euro contro il dollaro, mentre i rendimenti del Btp decennale hanno superato il 7,26% e lo spread col Bund tedesco e' al 552 punti base. L'euro e' scambiato ora a 1,3685 dollari dopo un minimo a 1,3665 e 106,25 yen con un minimo a 106,145. Il mercato, dopo un inizio positivo legato all'annuncio delle future dimissioni del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, e' stato contagiato dal timore che il ritardo nelle dimissioni possa aggravare la crisi del debito sovrano in Italia e quindi in Europa.

olli rehn

Per molti osservatori, la soglia dei rendimenti dei titoli di Stato decennali del 7% era una soglia decisiva, visto che per Grecia, Irlanda e Portogallo e' stato il livello che ha fatto scattare la necessita' di aiuti esterni. Sull'euro inoltre pesa anche la lentezza con cui in Grecia si sta formando il Governo di unita' nazionale.

5 - BORSE EUROPEE: ESTENDONO LE PERDITE; MILANO MAGLIA NERA...
(AGI) - Le borse europee estendono le perdite a fine mattinata. Il Dax di Francoforte scende dell'1,95%, l'Ftse 100 di Londra cede l'1,49%, il Cac 40 di Parigi cala del 2%, l'Ibex di Madrid segna -2,5%

6 - CRISI: AL VIA MISSIONE UE IN ITALIA, ISPETTORI A MINISTERO...
(AGI) - Prende il via oggi la missione Ue-Bce in Italia. Gli ispettori di Bruxelles e Francoforte guidati dal direttore generale aggiunto della direzione generale per gli affari economici e finanziari, Servaas Deroose, secondo quanto si apprende, sono giunti a Roma. La prima tappa della fitta agenda di incontri e' stata la visita al ministero della Pubblica amministrazione. .

MARIO DRAGHI E ANGELA MERKEL

7 - CRISI: REHN SU SPREAD PREOCCUPATO IERI E ANCHE OGGI...
(AGI)) Bruxelles - Il commissario Ue agli Affari economici e monetari Olli Rehn "era preoccupato ieri ed e' preoccupato anche oggi" sugli spread fra i rendimenti dei titoli di Stato italiani e quelli tedeschi. Lo ha confermato il portavoce Amadeu Altafaj Tardio .

8 - MERKEL, ITALIA INTENSIFICHI MISURE RISPARMIO...
(AGI) - Angela Merkel invita il governo italiano a far seguire alle parole i fatti. "L'Italia deve intensificare le misure di risparmio e questo il governo italiano lo sa", ha spiegato il cancelliere in un'intervista all'agenzia di stampa tedesca 'dpa' , aggiungendo che il governo italiano "ha presentato un piano che adesso va attuato". Piu' in generale Merkel ha detto che per risolvere la crisi dell'euro non c'e' tempo da perdere, ma ognuno deve anche sapere che ogni decisione sul piano nazionale pesa sull'Europa intera.

9 - UNICREDIT CROLLA, OGGI LA DECISIONE SUI CASHES...
Milano Finanza - Oggi finalmente si saprà l'orientamento di Bankitalia sulla computabilità nel Core Tier I (indice di solidità patrimoniale delle banche) dei cashes (strumento simile a delle obbligazioni convertibili in azioni). Secondo le ultime indiscrezioni almeno l'80% dei cashes di Unicredit, in totale pari a 3 miliardi di euro, sarebbe computabile a Core Tier I.

FEDERICO GHIZZONI resize

Gli analisti di Intermonte si aspettano una soglia compresa tra il 90% e il 100%. Se Bankitalia consentisse di contabilizzarli nel capitale, ciò permetterà a piazza Cordusio di innalzare il Core Tier1 oltre la soglia del 9%. In tal caso, Unicredit potrebbe quindi richiedere ai propri azionisti e al mercato un impegno inferiore.

La stampa insiste su un piano di ricapitalizzazione per Unicredit da 7 miliardi di euro. Se Unicredit farà ricorso a denaro fresco per un ammontare di 7 miliardi (cioè senza includere cashes e la distribuzione di dividendo in azioni) "per noi sarà una sorpresa negativa dal momento che a seguito dell'esito del test Eba avevamo abbassato la stima di necessità di capitale da 6,5 miliardi a 3 miliardi", avverte Intermonte.

grecia - Papademos

10 - CRISI GRECIA: FUMATA NERA SU LUCAS PAPADEMOS. PAPANDREOU SCEGLIERÀ UN ALTRO SUCCESSORE?...
Luigi Ciamburro per "Direttanews.it" - L'ascesa di Lucas Papademos al governo di transizione greco sembrava cosa fatta, ma l'accordo non è stato ancora trovato e altri nomi sembrano farsi avanti. Stamane l'ex presidente George Papandreou incontrerà il Presidente della Repubblica Karolos Papoulias, forse con il nome di un nuovo successore, dal momento che la candidatura di Papademos, ex vicepresidente della Bce, sembra abbia trovato barricate da parte di maggioranza e opposizione.

Eppur fino a ieri la sua successione sembrava tutta in discesa: Antonis Samaras, leader del principale partito di opposizione, aveva dato via libera sull'ingresso di propri rappresentati nel nuovo esecutivo che avrebbe dovuto traghettare la Grecia fino ad elezioni anticipate e il dimissionario Papandreou aveva dichiarato nel pomeriggio: "Tutto procede bene e entro la giornata tutto sarà concluso".

IL TELETHON DI PAPANDREOU

Ma in serata qualcosa è mutato e fonti dei partiti Pasok e Nea Dimokratia hanno confessato che la candidatura di Lucas Papademos è in bilico e si guarda ad altri nomi per ricoprire la carica di primo ministro. Le ipotesi più plausibili si concentrano su Apostolos Kaklamanis, parlamentare socialista, e sul presidente del parlamento Filippos Petsalnikos, seppur entrambi smentiscono. A mezzogiorno l'ex premier Papandreou si recherà da Papoulias, forse con il nuovo nome del suo successore.

11 - GRECIA:GOVERNATORE BANCA CENTRALE, IMPERATIVO GOVERNO SUBITO...
(AGI) - Il governatore della Banca Centrale greca, George Provopoulos, ha detto che e' "imperativo" che si formi "immediatamente" un nuovo governo, sottolineando che l'incertezza politica aumenta la pressione sul sistema economico e finanziario della Grecia. Nel comunicato, il governatore sottolinea che la nascente nuova coalizione di governo dovra' assicurare politiche che garantiscano la permanenza del Paese nell'euro. Provopoulos aggiunge che qualsiasi ritardo minaccia di danneggiare ulteriormente la credibilita' del Paese .

12 - BENZINAI, PER FAIB E FEGICA ADESIONI SCIOPERO A 88%
Reuters - Questa mattina l'88% dei gestori di impianti di carburanti ha aderito allo sciopero di settore proclamato dai sindacati Faib Confesercenti e Fegica Cisl per protestare contro l'abolizione da parte del governo del cosiddetto bonus fiscale. Lo dicono le due organizzazioni sindacali in una nota congiunta. "Dai primi dati che affluiscono alle sedi nazionali di Faib e Fegica alle ore 10.30 di questa mattina, risulta una adesione pari all'88% allo sciopero nazionale che si protrarrà fino alle ore 7.00 di venerdì 11 novembre", si legge in una nota del Coordinamento Nazionale Unitario.

pompe di benzina

Secondo i due sindacati in alcune città - come Roma, Milano, Palermo e Napoli - l'adesione è superiore al 90%. Nelle zone colpite dalle alluvioni dei giorni scorsi in Piemonte, Liguria e Toscana il servizio è invece regolare. Allo sciopero non partecipano invece Figisc e Anisa (Confcommercio) che ieri hanno sottoscritto un verbale d'intesa col governo, revocando la protesta.

L'accordo prevede che il governo inserisca nel maxiemendamento alla legge di Stabilità un aumento delle accise entro gli 1,4 millesimi per litro dei carburanti, dal 2012, per finanziare un contributo "strutturale" ai benzinai, che sostituirebbe il bonus fiscale.

Marco Tronchetti Provera

13 - PIRELLI: IN RUSSIA RICAVI OLTRE 500 MLN NEL 2014...
(ASCA) - La Russia rappresenta un mercato ad alto potenziale per Pirelli che con la partenza della joint venture raggiungera' ricavi intorno ai 300 milioni di euro l'anno prossimo per superare i 500 milioni nel 2014 grazie alla produzione degli stabilimenti di Kirov e Voronezh che nel 2014 garantiranno 10,5 milioni di pneumatici. Il presidente e ceo Pirelli, Marco Tronchetti Provera, ha sottolineato che nel 2015 l'80% delle vendite in Russia sara' realizzato localmente mentre, per quanto riguarda gli obiettivi, la redditivita' operativa nel 2014 si attestera' tra il 14 e il 15% con un free cash flow positivo gia' dopo due anni dall'investimento.

14 - ARRIVA LA CERNOBBIO DEI «BLOGGER» ECONOMICI...
(M. Ver. per il "Corriere della Sera") - La blogosfera dei commentatori economici e finanziari va offline e s'incontra in carne ed ossa, tra incontri, dibattiti e seminari: va in scena il 12 e 13 novembre a Castrocaro Terme il «BlogEconomy Day», il festival dei blogger economici, arrivato quest'anno alla seconda edizione.

Nato in una sera di fine estate 2010 da un'idea di tre blogger attivi in ambito economico e finanziario - Bimbo Alieno, Mercato Libero, Il Grande Bluff - il «BlogEconomy Day» schiera oltre venti voci indipendenti del web e si articola in un fitto calendario di incontri e sessioni di «live blogging», che da quest'anno saranno visibili in streaming video sul sito del blog fest (http://blogeconomyday.altervista.org): un'integrazione tra online e offline che si estende anche all'account Twitter aperto per l'occasione, sul quale i partecipanti «in remoto» avranno la possibilità di fare domande ai relatori.

zerohedge

Dopo il debutto di un anno fa ad Acqui Terme il BlogEconomy Day, e quella che all'inizio poteva apparire «una mezza follia» si è rivelata un successo, con circa 450 partecipanti in sala. «Prima sono arrivate le adesioni degli altri blogger e poi soprattutto la risposta dei nostri lettori è stata travolgente, inducendoci a tornare quest'anno a replicare l'evento». E quest'anno, seguendo le correnti dell'attualità, i mala tempora della crisi la faranno da primi attori in scena, ispirando molti degli interventi.

Tra i temi caldi ci saranno il debito pubblico e l'ipotesi di default; fornirà carburante al dibattito anche il tema dei Btp. Altri incontri saranno dedicati all'euro, al signoraggio, alle tasse, alle imprese ed ai nuovi modelli sociali possibili. Completa il programma un corso di educazione economica per ragazzi dagli 8 ai 18 anni ed una sessione di trading.

15 - L'AVVOCATO DI UNICREDIT «ALLUNGA» LO STUDIO GIANNI, ORIGONI E GRIPPO...
(M. Sid. per il "Corriere della Sera") - L'avvocato di Unicredit «allunga» lo studio legale Gianni, Origoni, Grippo & Partners che aggiunge un pezzo alla propria ragione sociale: Cappelli. Roberto Cappelli, uno dei fondatori dello Studio Grimaldi e Associati, è ormai l'avvocato di fiducia del gruppo bancario. Noto anche agli appassionati di calcio come vicepresidente della A.S. Roma era uscito dal board della Italpetroli, società della famiglia Sensi, in rottura per la gestione della squadra calcistica.

Francesco Gianni

Era poi stato chiamato di nuovo da Unicredit come presidente della Roma al posto della figlia di Sensi. Carica che ha lasciato qualche mese in seguito alla vendita. Ma il lavoro non gli manca: per Unicredit ora segue la «patata bollente» Fonsai, società di cui siede nel board.

16 - IL CONFLITTO D'INTERESSI? PRIMA CAUSA DI FRODE NELLE AZIENDE ITALIANE...
(F.Mas. per il "Corriere della Sera") - Ogni anno il rapporto mondiale sulle frodi elaborato su un campione di 1.200 aziende dall'agenzia investigativa Kroll, colosso dell'intelligence economica, illustra tecniche e realtà delle frodi in azienda. Quest'anno, secondo la società Usa, le frodi sono sempre più di alto livello e commesse sempre più da dirigenti. Un fenomeno che pesa in media per il 2% del fatturato (anche se il 18% delle aziende ha perso più del 4% e ben 53 aziende oltre il 10% del giro d'affari).

Zuccoli e Lescoeur

Ed emerge con più vigore il problema del conflitto d'interessi a livello globale. Anche in questo particolare ambito, l'Italia ha un record: il 33 % delle frodi investigate dalla Kroll ha a che fare proprio con il conflitto di interesse, molto più della corruzione e concussione (20%), della frode finanziaria (16%), delle frodi di fornitori e uffici acquisti (15 %), dei furti all'interno della società (6%). Un fenomeno emerso anche negli anni passati ma che adesso appare più pervasivo nell'economia italiana.

17 - EDISON, L'OPA E L'ORA DELLA CONSOB...
(S.Agn. per il "Corriere della Sera") - A questo punto l'accordo tra i francesi e gli italiani per il riassetto di Edison dovrebbe essere arrivato a un sufficiente livello di dettaglio da giustificare una trasferta alla Consob. L'oggetto è l'Opa (e soprattutto il prezzo) che i francesi di Edf dovrebbero lanciare sui titoli di Foro Buonaparte. E infatti ieri l'agenzia Radiocor sosteneva che i legali del gruppo transalpino proprio oggi dovrebbero incontrare i tecnici della Commissione di Giuseppe Vegas. Un vertice preliminare prima del quesito formale che ancora deve essere depositato.

 

 

FERMI TUTTI! MA QUALI MONTI, LETTA, ALFANO - ABBIAMO TROVATO IL PROSSIMO PREMIER: CLAUDIONE LOTITO

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Malcom Pagani per "il Fatto Quotidiano"

CLAUDIO LOTITO

Alla fine contiamo quattro citazioni in latino, una in greco, sette in romanesco e un paio di devoti "ringraziando dio". Prima di poter parlare senza interruzioni: "Dopo, dopo", con Claudio Lotito servono 12 telefonate. Il presidente della Lazio, prima in classifica, è proiettato oltre il campo. Fermarlo è impossibile, interromperlo difficile. Berlusconi è a un passo dal crollo e Claudio si propone.

CLAUDIO LOTITO

Tra l'autocandidatura e la visione neolotitica, l'intervista svela un'aspirazione. Il governo Lotito. Ieri il presidente della Lazio è stato condannato in primo grado a un anno e tre mesi nel processo Calciopoli. Ma questo in Italia non è certo un ostacolo per fare politica.

Presidente è pronto?
In che senso?

Per Montecitorio.
Non ho mai pensato di fare politica, ma poiché ho un alto senso dello Stato e uno spiccato rispetto per gli interessi della collettività, se si ravvisasse la necessità di dare un contributo non mi tirerei indietro.

CLAUDIO LOTITO

Si sacrifica.
Sempre e soltanto con totale spirito di servizio, a tempo determinato e in una veste squi-si-ta-men-te tecnica.

Si capisce.
Mi piacciono le sfide, come pe' la Lazio. Valuterei la possibilità di essere disponibile.

lotito foto mezzelani gmt

A destra o a sinistra?
Oltre le appartenenze. Chi può dare un contributo, deve farlo.

Lei può fornirlo?
Vengo sollecitato da più parti. Forse nel sottoscritto vedono una persona che ha la tempra di fare battaglie coraggiose. Perché scusi, lei me ne deve dare atto.

Di cosa?
Io non parlo coi proclami o con le interviste. Io parlo coi dati de fatto.

Lei rilevò la Lazio nel 2004.
Affrontando una sfida che tutti consideravano impossibile. Avevamo 1.070 miliardi di debito e adesso siamo in attivo. Inutile dirle che c'è chi chiude l'esercizio con 95 milioni di perdita e chi con 88.

CLAUDIO LOTITO

E la Lazio?
Co' dieci milioni di utili. E poi c'è la Salerno calcio, costruita in 20 giorni, prima pure quella. Vuordì che le capacità ci sono.

Alla Camera la si vede spesso.
È vero, ma che è un reato? L'ingresso è consentito a tutti quelli a cui viene rilasciato un pass.

Non sognerà un appalto per la sua impresa di pulizie?
Assolutamente falso.

LOTITO foto mezzelani gmt

Al suo arrivo si formano capannelli.
I deputati manifestano simpatia.

Il governo, comunque, la chiama.
Non voglio fa' ricette, sennò sembra il remake della storia dell'Alitalia, ricorderà.

Disse che nelle sue mani, l'avrebbe rilanciata in 5 anni.
La storia più o meno era quella, ma al Paese stavolta applicherei la stessa politica adottata per la Lazio.

lotito foto mezzelani gmt

Parla di economia?
Un bilancio è sempre composto da entrate e uscite. Bisogna bloccare le seconde. Tagliando le spese. Ma senza riforme strutturali, l'economia è un serbatoio bucato che alla fine... se svuota sempre.

Come propone di uscirne?
Per 40 anni gli italiani hanno avuto un futuro roseo grazie ai risparmi dei padri. Oggi quel patrimonio è dissolto, la festa è finita e anche gli imprenditori non esistono più.

E dove sono finiti?
Si sono trasformati in prenditori e i famosi manager, in magnager.

Cioè?
Quelli che se magnano tutto.

CLAUDIO LOTITO GNAM

Parliamo di Sanità?
Non sono più gli anni Settanta dei Guido Tersilli, con le buste intere di medicine comprate in farmacia e poi buttate. Ci vuole una sanità pubblica al servizio dei meno abbienti e un'alternativa per chi può permettersela. Ci vogliono gestioni serie. Chi sbaglia, me lo cacci.

Evasione fiscale?
Non evadono solo i grandi contribuenti, ma anche i piccoli. Bisogna trasformare la mentalità delle persone che pensano: ‘La scuola nun me funziona, gli ospedali nun me funzionano, tanto vale non pagare'.

Punizioni dure?
Senza se e senza ma.

Spietato.
Io pago tutto e taglio tutto. Se pretendi moralità devi restituirla.

CLAUDIO LOTITO E VIPS

Al Welfare Lotito cosa farebbe?
Certe pensioni particolari, concesse in virtù delle appartenenze politiche, non hanno più motivo di esistere.

Lei ce l'ha con la sinistra. Di Veltroni disse le cose peggiori.
Non mi ricordo.

Ha trasformato Roma in una città africana, sostenne.
Non mi ricordo e dell'ex sindaco non parlo. So solo che se Roma ha 12 miliardi di debiti la colpa non può essere solo di chi è arrivato ieri.

Voterebbe a sinistra?
Vedo e valuto solo la persona. Se mi porta qualcuno di valido, ci penso.

CLAUDIO LOTITO - copyright Pizzi

Al di là delle ideologie.
Esatto. Non è più il tempo dei proclami, ma dei fatti come già detto illo tempore.

Lei ci sarà.
Ognuno di noi ha una storia che rivela l'indole interiore. Una volta si facevano i conti col pizzicarolo. Qui c'è il debito, qui ci sono le persone che lo saneranno. Ma oggi chi ha carattere, carisma e l'autorevolezza acquisita dai comportamenti e non dalle chiacchiere? Ma... ma io vojo sapè.

lafio37 claudio lotito

Cosa presidente?
Quando mai questi che amministrano hanno mai amministrato qualche cosa in vita loro?

Lei qualcosa ha amministrato.
Ci vuole discontinuità. Il medico pietoso fece la piaga purulenta. Prenda me, se avessi agito con diplomazia avrei perso. Ho creato una linea di demarcazione e ho intaccato i privilegi. Altrimenti oggi non avrei la scorta. Non so' tempi di fioretto, per eliminare la parte malata ce vole il bisturi.

Nella sua squadra, escluso Petrucci, porta qualcuno dallo sport?
Perché dice escluso Petrucci?

VELTRONI WALTER

Avete litigato sulla vicenda stadio.
Io misuro le persone su quello che fanno, ma non voglio prendere un altro deferimento. I comportamenti di quel signore sono sotto gli occhi di tutti, negativi o positivi non sta a me giudicare.

Ci faccia un nome. Rosella Sensi, De Laurentiis, Agnelli?
Si giudica con i curricula e non con " i curriculum". Il latino bisogna conoscerlo, non come quel qualcuno che lei ha nominato poco fa [Petrucci, ndr].

Con Cicchitto avete fatto pace?
Non ci ho mai litigato, ma lui è romanista e io so' laziale.

Lotito oggi si sente uno statista?
Per carità. Sono tutti presidenti della Repubblica, del Consiglio, allenatori. Socrate diceva Gnosis auton. Ognuno deve conoscere se stesso, i propri limiti. Qui tutti pensano di poter fare tutto, non è così.

1md28 gianni petrucci

Lei cosa cerca di fare?
Apprendere e non commettere errori. Qualcosa al sistema, a livello di struttura generale, mi pare di aver portato. O sbajo?

Eccome.
Allora se devo dare un contributo, lo devo in modo utile, in termini concreti.

Un dicastero?
Non credo potrei far del bene da semplice parlamentare. Però non so' io che posso decide. Sarebbe come andare dall'oste e chiedere se il vino è buono.

Rosella Sensi

Ministro dell'Interno?
Ecco, io ho una precisa filosofia della repressione e del rispetto delle regole.

In passato venne minacciato. Ora è tranquillo?
Er sor Tranquillo è morto l'altro ieri.

 

GHIZZONI “CONVOCATO” DALLA MERKEL - LA VENDETTA DI ROUBINI - SEGRATE ALLARME - LA MAZZATA FINALE A GUARGUAGLINI

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1- LA MERKEL AVREBBE DEDICATO MEZZORA DEL SUO TEMPO A GHIZZONI
Gli uscieri di piazza Cordusio oggi hanno le orecchie tese per capire che cosa succederà nella riunione del Comitato Strategico alla quale oltre al presidente Rampl e a Ghizzoni parteciperanno altri cinque membri.

ANGELA MERKEL

Tra questi ci sarà anche il massiccio Fabrizio Pallenzona che sembra intenzionato ad appoggiare la proposta di aumento di capitale da 7,5 miliardi. L'ex-camionista di Novi Ligure sembra non aver nulla da eccepire nei confronti di questa operazione che ostinatamente il buon Ghizzoni ha negato fino a poche settimane fa. Pallenzona sorride sornione sotto i baffi perché era completamente d'accordo con le anticipazioni lanciate da quel sito disgraziato di Dagospia che sei mesi fa ha dato per scontato l'aumento di capitale di Unicredit (il terzo negli ultimi tre anni).

Federico Ghizzoni ROBERTO NICASTRO DIETER RAMPL UNICREDIT

Lunedì durante una conference call il piacentino Ghizzoni dalla carnagione rosea fornirà i dettagli su questa operazione e presenterà le linee generali del Piano triennale che lascerà sui marciapiedi della banca alcune migliaia di dipendenti. Da parte sua Pallenzona ha già detto che è pronto a tirar fuori dalle tasche i 248 milioni del suo feudo Cassa di Risparmio di Torino, e ha fatto capire di essere disposto ad aumentare la sua quota fino al 4% del capitale.

Ai piani alti di piazza Cordusio aspettano per oggi la risposta della Banca d'Italia sui famosi "cashes", le obbligazioni convertibili per 3 miliardi di euro che non si è ancora capito fino a che punto debbano essere contabilizzati o esclusi nella capitalizzazione di Unicredit.

Fabrizio Palenzona

Qualcuno sussurra che da quando Draghi ha lasciato via Nazionale, Bankitalia si muove con una certa lentezza, e l'allusione è ad Anna Maria Tarantola, il vicedirettore generale della Vigilanza che anche nella vicenda della Bpm di Ponzellini ha operato in modo lento e confuso.

Resta il fatto che l'aumento di capitale è diventato per Ghizzoni una medicina da far digerire ai mercati che lo aiuteranno con una rete di protezione costituita da un pool di 15 istituti di cui naturalmente fa parte anche Mediobanca.

MASSIMO PONZELLINI

È probabile che durante il Comitato Strategico Pallenzona voglia saperne di più di una notizia ripresa oggi soltanto dal quotidiano "MF" dove si parla di un incontro avvenuto pochi giorni fa a Berlino con la massaia tedesca Angela Merkel.

Secondo gli uscieri la voce, abbastanza clamorosa, ha preso a circolare ieri mattina tra i collaboratori più stretti di Ghizzoni, primo fra tutti quell'alto dirigente che si fa chiamare "ministro" e che per le sue iniziative disinvolte è entrato nel mirino di Pallenzona e del suo amico Paolo Savona.

Anna Maria Tarantola

In pratica la Merkel, staccando l'occhio dai terribili dossier dell'Eurozona e dallo spread italiano, avrebbe dedicato mezzora del suo tempo per sentire dalla voce di Ghizzoni come se la passa Hvb, la terza banca tedesca comprata nel giugno 2005 da Alessandro Profumo per 15,4 miliardi di euro.

Fino a questo momento nessuno ha sentito il bisogno di smentire la notizia, nemmeno l'ambasciatore italiano a Berlino Michele Valensise che avrebbe fatto da tramite tra la cancelliera e Ghizzoni. Quest'ultimo si sta guardando intorno per dare assicurazioni ai soci e per trasformare in "opportunità" la decisione delle autorità europee di infilare Unicredit tra le banche "sistemiche" che devono dotarsi di gambe più robuste.

nourie roubini

2 - BROMURO PER ROUBINI-HOUDINI
Con buona pace del direttore del "Corriere della Sera", Flebuccio De Bortoli, che nel salotto di "Ballarò" è stato bacchettato dall'economia Paolo Leon per eccesso di ottimismo, la similitudine tra la tragedia greca e il dramma italiano ormai è un dato di fatto.
Se la memoria non inciampa questa situazione era già stata anticipata cinque anni fa da quell'economista di origini turche e studi bocconiani che tiene sulle gambe splendide fanciulle e stringe nelle mani previsioni sicure.

GIULIO TREMONTI CON BODYGUARD

Stiamo parlando di Nouriel Roubini, il 53enne profeta della New York University che durante il tradizionale Meeting di Davos nel gennaio 2006 anticipò il peggioramento dei conti italiani senza escludere il rischio di una situazione argentina.

In quell'occasione i giornalisti e il parterre internazionale rimasero sbalorditi dallo scazzo tremendo tra l'economista turco-americano e Giulietto Tremonti. Il nostro ministro dell'Economia storpiò il cognome di Roubini in Houdini e gli disse senza mezzi termini: "lei da dove viene?, dalla Turchia?, bene, se ne torni al suo paese". L'imbarazzo fu enorme e dopo l'incidente il "profeta" dichiarò: "sono ancora scioccato: non solo Tremonti ha insultato me, ma anche la Turchia, un paese che sta negoziando l'ingresso in Europa".

EMMANUELE EMANUELE

A distanza di oltre cinque anni Roubini-Houdini ieri si è vendicato e lo ha fatto indirizzando una batteria di strali nei confronti del Cavaliere morente. Ha usato parole pesanti e del tutto inconsuete sulla bocca di un economista che ha avuto il merito in questi anni di usare sapientemente la sfera di cristallo.

ANGELINO ALFANO

Non solo: dopo aver parlato dello stile mafioso di Berlusconi se l'è presa anche con quella creatura leggera di Angelino Jolie Alfano contro il quale ha messo in rete un video dove si vede l'ex-ministro siciliano mentre partecipa nel '96 alle nozze della figlia di un mafioso di Palma di Montechiaro, vicino ad Agrigento.

Per aggiungere sale sulle ferite, il Roubini incazzato e scomposto oltre ogni limite, ha rilasciato un'intervista a "Repubblica" dove il giornalista con fare da angioletto gli chiede: l'Europa è in recessione? La risposta è scontata: "non ve ne siete accorti, siete nel pieno di una violenta recessione e i numeri la conclameranno presto".

Invece di queste domande innocenti sarebbe il momento giusto per chiedergli se nella palla di cristallo vede anche l'uscita dell'Italia dall'euro. La domanda non è peregrina ed è il tema di un convegno che si terrà venerdì pomeriggio nella sala delle conferenze di Palazzo Cipolla dove il presidente della Fondazione Roma, Emmanuele Emanuele, ha invitato a rispondere Fabio Panetta della Banca d'Italia, l'ex-ministro ed ex-ferroviere Rainer Masera, l'incazzato con Unicredit Paolo Savona e Marcello De Cecco, l'economista abruzzese che quando parla in televisione usa un italiano da sottotitoli.

marina berlusconi GetContent asp jpegMondadori a Segrate

3 - I GIORNALISTI DI SEGRATE TERRIBILMENTE PREOCCUPATI
Con il crollo del Presidente Patonza tremano le torri di Mediaset che stamane intorno alle 10 perdeva il 10% in Borsa.

Tutti hanno scritto del vertice del Cavaliere libertino con Confalonieri e i figli Piersilvio e Marina preoccupati per il futuro dell'azienda televisiva, ma nessuno ha speso parole sulla Mondadori, l'altro asset fondamentale nell'impero di Segrate.

I giornalisti che lavorano nelle varie testate sono terribilmente preoccupati perché pensano che l'uscita di scena del Padre-Padrone porterà a far uscire dalla porta altri dipendenti. Il grido d'allarme non ha avuto finora alcuna eco sugli altri giornali, ma la paura è fondata perché lo stato di crisi dell'azienda firmato due anni fa da Maurizio Sacconi (il peggior ministro del governo) ha già tagliato un centinaio di teste.

BERNABE

La ristrutturazione prevedeva in origine 82 esuberi, ma sembra che l'azienda voglia rottamare chi ha raggiunto i 58 anni e rifiuta il prepensionamento. A lanciare l'urlo di dolore è rimasta la voce solitaria di Franco Abruzzo, l'ex-presidente dell'Ordine dei giornalisti che si batte contro il silenzio dei sindacati e la rottamazione forzata dei colleghi.

PIERFRANCESCO GUARGUAGLINI

4 - BERNABÈ E IL "CANARO" STELLA HANNO DECISO DI TIRAR FUORI 20MILA EURO
Avviso ai naviganti N.1: "Si avvisano i signori naviganti che anche Franchino Bernabè e il "canaro" Stella di TelecomItalia Media hanno deciso di tirar fuori 20mila euro ciascuno per aderire alla campagna lasciata dal "Corriere della Sera" sulla sottoscrizione patriottica dei Btp.
I dipendenti di Telecom ci stanno pensando e vorrebbero avere un'opinione anche dal responsabile delle risorse umane, Antonio Migliardi, il calabrese che dopo varie esperienze in banca, Ferrovie e Alitalia, nel 2008 è salito al vertice dell'azienda. Purtroppo Migliardi sta facendo le valige per andare a Poste Italiane dove occuperà lo stesso incarico al posto di Claudio Picucci. A spingere la sua nomina sembra che sia stata la Cisl da sempre interessata a tenere le mani sull'azienda di Sarmi".

Giuseppe Orsi

5 - LA MAZZATA FINALE A GUARGUAGLINI
Avviso ai naviganti N.2: "Si avvisano i signori naviganti che domani a piazza Monte Grappa voleranno i missili. Al settimo piano di Finmeccanica si dovrebbe consumare lo show down finale tra il comandante supremo, Pierfrancesco Guarguaglini, e l'amministratore delegato Giuseppe Orsi.

Questo dovrebbe essere soltanto l'antipasto di una campagna elettorale furibonda che lascerà morti e feriti anche tra i grandi manager delle aziende pubbliche. La mazzata finale a Guarguaglini dovrebbe però arrivare tra due domeniche quando Milena Gabanelli, la Giovanna d'Arco dei poveri manderà in onda la sua trasmissione "Report" interamente dedicata alle vicende di Finmeccanica e dell'Enav".

 

GUERRA INFINITA LA7-RAITRE: LA COSTAMAGNA ALLA CORTE DI DI BELLA - DE SCALZI DAL TG2 A TGCOM24?

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Marco Castoro per "Italia Oggi"

LUISELLA COSTAMAGNA

1 - COSTAMAGNA SU RAITRE - ItaliaOggi l'aveva anticipato la settimana scorsa: è in atto una guerra tra Raitre e La7. Dopo aver accusato le uscite di scena di Paolo Ruffini, Roberto Saviano e Serena Dandini, ecco che il terzo canale di viale Mazzini rialza la testa e passa al contrattacco.

antonio di bella

Va a fare campagna acquisti proprio in casa dell'emittente rivale. Luisella Costamagna è a un passo da Raitre. L'ex conduttrice di In Onda lascerà La7 per approdare da Antonio Di Bella. Per lei si parla di un programma di attualità, con un risvolto nel sociale, in seconda serata. Forse il lunedì.

2 - DE SCALZI VICE DI GIORDANO - Potrebbe essere l'ex Tg2 Mario De Scalzi, ora in forza al Tg5, il vice di Mario Giordano nella prossima avventura che sta per partire: il TgCom 24, le all-news di Mediaset che avranno il battesimo il prossimo 28 novembre sul canale 51, in chiaro sul digitale terrestre.

3 - L'INVIATA DI FORMIGLI ALLA FESTA DELLA PANICUCCI - Domenica scorsa l'inviata di Piazza Pulita, Valentina Petrini, era con la sua troupe nei pressi della discoteca dove Federica Panicucci festeggiava il suo compleanno alla presenza di tutti i big di Mediaset. Molti di costoro hanno dribblato le domande sul premier Silvio Berlusconi. A fermarsi davanti al microfono sono stati Paolo Liguori, Salvo Sottile e Giovanni Toti. E poi dicono che non ci sia spirito di solidarietà tra i giornalisti.

Federica Panicucci

4 - TG4 COME TELEKABUL - Un ascoltatore di una radio romana ha raccontato, come pura curiosità e senza fare nessuna polemica, un simpatico siparietto che lo ha visto protagonista assieme ad altri cittadini intervistati da un cronista del Tg4 sul dilemma Berlusconi: dimettersi o resistere? Ebbene, nonostante l'ascoltatore sia stato testimone di diverse risposte rilasciate ai microfoni, tutte a favore delle dimissioni, ha confessato di essere rimasto stupito dal servizio trasmesso al Tg4: i pareri andati in onda erano tutte esortazioni a non mollare. Abbiate Fede.

Emilio Fede

5 - MYRTA RADDOPPIA - Da lunedì prossimo L'aria che tira, il programma di La7 condotto da Myrta Merlino allungherà la sua durata: non più mezz'ora ma circa un'ora. Terminerà alle 11.30. Lo ha deciso il direttore Paolo Ruffini, che ha voluto premiare la trasmissione. Per la conduttrice una nuova sfida nella giungla degli ascolti del mattino.

6 - TUTTI PAZZI PER LE FICTION - Le fiction continuano a dominare la scena di Raiuno. Anzi, spesso sono proprio gli ascolti riportati che fanno salire la media della rete ammiraglia di viale Mazzini. Molto del merito di questi successi va assegnato ai ragazzi, ai teenager che convincono mamme, papà e nonni a scegliere di vedere la fiction. La prima puntata di "Tutti pazzi per amore 3", prodotta da Publispei e interpretata da Emilio Solfrizzi, Antonia Liskova, Carlotta Natoli, ha sfiorato la media di 5 milioni di telespettatori, con uno share poco inferiore al 20%.

MYRTA MERLINO nfi 07 seredova buffon

7 - BUFFON AL POSTO DI TOTTI - Gianluigi Buffon ha fatto il suo esordio in compagnia della moglie Alena Seredova negli spot dell'acqua Ferrarelle. La coppia cercherà di sostituire le prodezze di Francesco Totti e Ilary Blasi, testimonial Vodafone finiti in naftalina. Buffon dovrà sperare di non essere acquistato dal Napoli, altrimenti come si mette con l'acqua Lete sponsor partenopeo? Di Totti ce n'è soltanto uno, perché capace di fare il testimonial di Vodafone, giocare con la maglia della Roma sponsorizzata da Wind e alzare la coppa Italia Tim quando l'ha vinta.

8 - LA MERKEL E' UNA SGOMMATA - Il divertente programma di satira in onda su Sky 1 ha un nuovo personaggio: Angela Merkel che entra a far parte degli Sgommati. Il brano canoro che è stato scelto per l'esordio della cancelliera tedesca è la parodia del Kobra di Donatella Rettore.

ANGELA MERKEL

 

MOGGI DELUSO PREPARA L’APPELLO: “SENTENZA GIÀ SCRITTA”. E ALLA JUVE REPLICA: “MICA GIOCAVO DA SOLO”

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(ANSA) - Più deluso che arrabbiato, ma di sicuro tutt'altro che intenzionato a deporre le armi. Luciano Moggi aveva dribblato lo sfogo a caldo, ma all'indomani della sentenza che in primo grado lo vede condannato a 5 anni e 4 mesi nel processo a Calciopoli, si dice pronto a dimostrare in appello la sua innocenza. E lancia anche una frecciata al suo ex club che aveva commentato le sentenze ribadendo "l'estraneità della società".

Moggi Moggi esce dal tribunale da corriere it

"E' una sentenza già scritta - ha detto Moggi ai microfoni di Sky - So soltanto che contro il Chievo o l'Udinese non giocava Moggi ma la Juventus, non capisco il comunicato della Juve, sembra quasi che abbia giocato io e non era così assolutamente. Non c'é dubbio che io mi difenderò. La Juve è l'unica che ha perso due scudetti e deve riaverli, perché li aveva vinti sul campo. Non aveva bisogno di aiuti, era la più forte e quindi le stavano tutti sopra. Io parlavo di spionaggio industriale ancora prima che lo scandalo Telecom venisse fuori. Sapevo che ci spiavano: le schede straniere erano state comprate per coprire il mercato, i fatti commerciali. Non era un'operazione fatta da me, la Juve le aveva comprate, poi alcune schede sono state eliminate e Angelo Fabiani è stato assolto.".

La Juve festeggia lo scudetto 2006 Moggi e gli avvocati da corriere it

"E' stata una sentenza già scritta - ha sottolineato l'ex dg bianconero, già radiato nel processo sportivo in attesa del pronunciamento dell'alta corte del Coni - che non ha tenuto conto di tre anni di dibattimento. Hanno fatto il loro ingresso i testimoni dell'accusa e noi abbiamo rinunciato ai nostri perché ci avevano difeso già loro. Trattandosi di una sentenza già scritta era inutile spendere e sforzarsi per portare prove. Siamo al primo round, ci sarà l'appello e io sicuramente non perdo coraggio perchà sono sicuro di non aver fatto niente".

y rj48 moggi

"Sono state tolte otto frodi - ha sottolineato Moggi commentando le condanne e le assoluzioni decise dal Tribunale di Napoli - ne sono state lasciate dieci. Ieri non avevo voglia di parlare perché non conoscevo gli elementi, poi ho rivisto le cose e adesso andremo all'appello sperando in una giustizia che non è scritta, ma in una giustizia vera, altrimenti dobbiamo sperare in quella divina. Che arriva soprattutto per quelli che hanno fatto tanto male a tante persone".

gero48 moggi

Moggi dice di "sentirsi bene umanamente" perché "ho combattuto per me e per tutti quelli che sono stati distrutti da questo processo. Evidentemente devo continuare a combattere: se Dio mi darà la forza, e me la sta dando, cercherò di fare tutto quello che è possibile per dimostrare il contrario di quello che hanno voluto scrivere. Una sentenza che non ha ragione di essere, anche perché la Juve vinceva perché era la più forte. Non vinceva Moggi, vinceva la Juve che andava in campo".

Andrea Agnelli

L'ex dirigente bianconero si dice "deluso" anche dalla giustizia sportiva . "Mi sento deluso da tutto - ribadisce Moggi - perché la sentenza sportiva non ha tenuto conto di quello che è successo, hanno fatto un processo con venti telefonate delle 170mila, senza tenere conto che quello che è emerso nella fase dibattimentale, istruttoria di questo processo che dura da tre anni, ha messo in evidenza altre cose. Sono deluso dalla giustizia ordinaria perché mi aspettavo che fosse uguale per tutti e che non fosse già scritta. Le nostre fatiche sono state inutili. Ora mi adopererò perché l'appello porti a una decisione diversa, sono fiducioso e non potrebbe essere diversamente". Primo round ai giudici, Moggi aspetta la gara di ritorno.

nli35 massimo moratti

 

L’ITALIA “È MATEMATICAMENTE OLTRE IL PUNTO DI NON RITORNO” PER BARCLAYS

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DAGOREPORT

SILVIO BERLUSCONI

"L'Italia è matematicamente oltre il punto di non ritorno". Lo dice Barclays Capital, in un report firmato da Piero Ghezzi (non fatevi ingannare dal nome, è peruviano) e Michael Gavin, capi del dipartimento di ricerca economica della banca inglese.

"Il vero pericolo per le economie europea e mondiale non è la Grecia, ma l'Italia. I livelli di debito sono diventati insostenibili. Le riforme sono necessarie per infondere fiducia nella capacità italiana di ricevere credito. Eppure, la storia ci insegna che le dinamiche negative che minacciano l'Italia sono in una spirale che è molto difficile interrompere".

Italia

Secondo gli analisti, a questo punto qualunque riforma, per quanto necessaria, ben congegnata ed efficace, non può salvare il Paese dalla crisi di fiducia innescata nei mercati. Il 5,5% di rendimento per i titoli di stato è la soglia oltre al quale "the game is over". Oggi i Btp italiani vengono scambiati con un rendimento del 7,5%. Non serve aggiungere altro. Gli investitori non hanno la pazienza di aspettare che l'austerità, o le misure per la crescita, abbiano effetto. Gli attacchi speculativi contro i paesi come l'Italia sono incommensurabilmente più forti di qualunque effetto positivo possa scaturire da pacchetti di riforme che tutti percepiscono come ben lungi dall'essere approvati.

BARCLAYS

Continua il report: "Il fondo salva-stati EFSF è un passo nella direzione giusta, ma non basta. Non è una rete sufficiente per proteggere l'Italia dal contagio, e dal cortocircuito finanziario che può travolgere i tentativi di riforma e rilancio dell'economia. I governi stranieri e il Fondo Monetario possono garantire soldi ma non credito. Non riusciamo a vedere altra alternativa: la Banca Centrale Europea deve diventare il prestatore di ultima istanza dei governi europei". Ovvero, essere il garante delle obbligazioni emesse nell'Eurozona.

DRAGHI E MERKEL

Finora l'istituto guidato da Draghi ha chiaramente detto (esprimendo il volere della Germania, mentre Sarkozy sarebbe disponibile) che non intende diventarlo. "Ma sarà il gigantesco rischio sistemico a forzargli la mano", concludono i capi economisti di Barclays.

Spread e dimissioni di Berlusconi

Il pdf del Report è stato messo online nella sua versione integrale dal blog finanziario Zerohedge
http://www.zerohedge.com/sites/default/files/images/user5/imageroot/2011/10/can%20italy%20save%20itself.pdf

 

LEGNATE SU SEGRATE - L’EFFETTO BANANA SBUCCIATO SU MEDIASET: UTILI IN CALO, IL TITOLO CROLLA

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1 - MEDIASET AFFONDA IN BORSA
Da "Il Sole 24 Ore"
- Mediaset affonda in borsa. All'indomani dell'annuncio di dimissioni, il gruppo controllato da Silvio Berlusconi alle ore 15,30 perde l'8,77% a 2,29 euro. Il FTSEMib cede il 3,42%.

Mediaset

2 - L'EFFETTO B. SU MEDIASET
Vittorio Malagutti per "il Fatto Quotidiano"

Nel giorno della sconfitta che potrebbe segnare l'inizio della fine per la sua avventura politica, Silvio Berlusconi è costretto a incassare anche le brutte notizie che arrivano dall'azienda di famiglia. I conti trimestrali presentati ieri da Mediaset confermano che le tv del Biscione viaggiano con il motore ingolfato. Gli utili sono scesi al livello più basso degli ultimi dieci anni. Le cose vanno peggio rispetto al 2009, ai tempi della recessione e anche in confronto al 2001, dopo l'attentato alle torri gemelle.

PIERSILVIO BERLUSCONI

Nei tre mesi chiusi a settembre i profitti di Mediaset si sono ridotti al lumicino, solo 2,2 milioni di euro, e da gennaio il risultato netto del gruppo si è ristretto del 13,5 per cento rispetto allo stesso periodo del 2010. Aumentano i debiti (1,8 miliardi a settembre contro 1,6 miliardi di fine 2010), mentre i ricavi non crescono più: fermi a poco di 3 miliardi, proprio come nei primi nove mesi dell'anno scorso.

Tutta colpa del mercato degli spot che rallenta il passo. Le difficoltà dell'economia si fanno sentire sugli inserzionisti grandi e piccoli che tirano il freno. E così la raccolta pubblicitaria in Italia perde il 3 per cento rispetto al periodo tra gennaio e settembre del 2010. Sono risultati a dir poco deludenti anche se la Rai, con un calo ben superiore al 5 per cento della raccolta, riesce a fare molto peggio del suo principale concorrente. Per i vertici di Mediaset non è una gran consolazione battere la tv pubblica.

Borsa

Succede sempre così: quando il mercato tira, il gruppo berlusconiano cresce più del colosso pubblico. Se invece la pubblicità perde quota, ecco che i risultati della televisione di stato si sgonfiano più in fretta di quelli dell'azienda presieduta da Fedele Confalonieri. Questo è lo scenario degli ultimi dieci anni, con Berlusconi al governo (salvo la breve parentesi di Romano Prodi) che controlla Mediaset e sceglie i manager delle reti di Stato.

SILVIO BERLUSCONI

L'era del conflitto d'interessi sembra però molto vicina alla fine ed è proprio questo che preoccupa i vertici delle tv berlusconiane. Che succede se una prossima maggioranza di centrosinistra provvederà a smantellare l'impalcatura di leggi e leggine "ad aziendam", a cominciare dalla famigerata Gasparri, che hanno fin qui garantito il predominio di Mediaset sul mercato televisivo?

Se cambierà il vento della politica che ne sarà dei grassi utili del gruppo con base a Cologno Monzese? Non è da escludere, ragionano gli analisti, neppure una legge che fissi nuovi tetti alla raccolta pubblicitaria, rimettendo ordine su un mercato squilibrato a favore del concorrente privato. Un provvedimento come questo potrebbe trasformarsi in una vera mazzata per i bilanci delle televisioni berlusconiane.

FEDELE CONFALONIERI

Gli investitori in giro per il mondo temono il peggio ed è soprattutto per questo motivo che negli ultimi 12 mesi, in coincidenza con le crescenti difficoltà politiche di Berlusconi, la quotazione delle sue tv ha perso oltre il 50 per cento. Anche ieri, in una seduta altrimenti positiva (più 0,74 per cento) per l'indice di Borsa, il titolo Mediaset, nel giorno della sconfitta in parlamento per il suo azionista di maggioranza, ha fatto segnare un ribasso di poco inferiore al 3 per cento, la performance peggiore di tutto il listino di Piazza Affari.

Nei mesi scorsi, in agosto e in settembre, la capogruppo Fininvest e poi anche la Holding italiana seconda controllata direttamente da Berlusconi, hanno approfittato dei prezzi di saldo per comprare in Borsa titoli Mediaset per un valore di circa 25 milioni. Questi acquisti però non sono di certo sufficienti per rilanciare la quotazione.
Anche perchè, nei ragionamenti degli investitori, sul futuro del gruppo gravano, oltre a quelle politiche, anche le incognite legate agli equilibri tra i due figli di primo letto del premier, cioè Marina e Piersilvio entrambi già attivi nelle aziende paterne, e i tre eredi (Barbara, Eleonora e Luigi) nati dal matrimonio con Veronica Lario.

Famiglia Berlusconi Eleonora Piersilvio MArina Silvio BArbara Luigi

La trattativa sul divorzio si sta trasformando in una battaglia legale dagli esiti imprevedibili. Un aspetto tutt'altro che secondario nel confronto tra i legali delle due parti riguarda le garanzie patrimoniali che la madre ha chiesto per i tre figli più giovani del Cavaliere. Per un gruppo che naviga a vista tra incertezze di ogni tipo non è proprio il massimo non sapere neppure chi comanderà nei prossimi anni.

 


BERSAGLIO BERSANI - PRODI LO ATTACCA, VELTRONI RINCARA E I PM PUNTANO AI VERTICI DEL PD

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Giorgio Meletti per "il Fatto Quotidiano"

penati bersani

Mentre cerca di gestire una delle crisi politiche più drammatiche di sempre, Pier Luigi Bersani ha anche il problema del fuoco amico. Ieri mattina, tanto per dire, al segretario del Pd gli dev'essere preso un colpo mentre sfogliava i giornali. Su La Repubblica, nelle pagine politiche dedicate all'agonia del governo Berlusconi, compariva un ampio articolo così intitolato: "Il sistema-Sesto tocca i vertici democratici".

Nessun fatto nuovo, ma un riassunto di cose già note da mesi sull'inchiesta della procura di Monza che ha messo nel mirino l'ex braccio destro di Bersani, Filippo Penati. In particolare, il fatto più clamoroso richiamato è che l'imprenditore Piero Di Caterina ha raccontato ai magistrati che doveva avere dei soldi da Penati, il quale lo indirizzò da Bruno Binasco, manager del gruppo Gavio, che pagò come se fosse in debito con Penati.

Marcellino Gavio

Questa è l'ipotesi dell'accusa. Marcellino Gavio, ora defunto, era l'imprenditore che riuscì a vendere alla Provincia di Milano (presidente Penati) le sue azioni dell'autostrada Milano-Serravalle a un prezzo stellare, e che negli stessi giorni impiegò parte della sontuosa plusvalenza per sostenere la scalata della Unipol di Gianni Consorte alla Banca Nazionale del Lavoro.

Ci sono indizi e testimonianze, noti dal luglio scorso, che inducono gli inquirenti a ipotizzare un collegamento tra il sistema-Penati e i vertici dei Ds prima e del Pd poi. L'elemento concreto che chiama in causa Bersani è che fu lui, circa un anno prima dell'operazione Serravalle, a mettere in contatto Gavio e Penati.

Il segretario del Pd ha opposto con nettezza alle insinuazioni sul suo conto il proposito di trascinare in tribunale chiunque metta in dubbio la sua onestà. Eppure il caso Penati continua ad accompagnarlo come una sorta di "memento mori" continuamente evocato dalle maldicenze dei suoi avversari interni.

Ma il vero stranguglione dev'essere arrivato quando Bersani ha visto a fianco dell'articolo sul sistema-Sesto un'ampia intervista al suo predecessore Walter Veltroni, che caldeggiava un governo di transizione guidato dall'economista Mario Monti, ma non dimenticava di citare il padre nobile del Pd: "È giusto ascoltare la preoccupazione di Prodi sulla difficoltà a raccogliere fino in fondo il consenso".

WALTER VELTRONI

Colpo basso. Prodi è stato lo scopritore di Bersani, che a sua volta è sempre stato considerato, senza mai smentirlo, il più prodiano degli ex comunisti. Ma sabato scorso, appena finita la manifestazione di piazza San Giovanni, con cui Bersani si è candidato a guidare il Paese nel dopo-Berlusconi, Prodi si è fatto intervistare, sempre da La Repubblica, e ha mollato al pupillo un cazzotto memorabile: "È una persona eccellente - ha detto - di grandi capacità, posso dirlo, è stato mio ministro, ma non riesce a ‘uscire'... Non è confortante leggere che, con quel che succede, nei sondaggi il Pd non riesce a crescere come ci si aspetterebbe".

Bersani, che ha sempre preferito il basso profilo, si è abituato nei due anni di segreteria a incassare insolenze di ogni tipo. Tra pochi giorni, per esempio, ricorrerà il primo anniversario di una storica frase di Massimo D'Alema, che in molti continuano a considerare il suo capo: "Bersani - scandì - può sembrare poco brillante ma è una persona seria", un giudizio altezzoso, più adatto al tonto della compagnia che al leader del tuo partito.

ROMANO PRODI

Ma adesso che arriva alla stretta una partita politica decisiva, il fuoco amico sta diventando sempre più insidioso. E non solo quello visibile: come disse un Prodi ineguagliabile, "volano anche polpette sotterranee".

Nel Pd ci si agita anche per partite inconfessabili. Se si fa il governo di transizione e le elezioni si allontanano, per Bersani è già pronta una cottura lenta per escluderlo dalla corsa alla premiership. Se invece l'operazione Monti non riuscisse e si votasse all'inizio dell'anno prossimo, Bersani avrebbe, nonostante tutto, buone possibilità di essere candidato premier e anche di vincere le elezioni.

Una prospettiva che a quasi tutti i maggiorenti del Pd fa venire l'orticaria. Ognuno ha un suo particolare motivo, spesso indicibile. Per esempio non è estraneo alla tensione di questi giorni l'interesse di D'Alema e Prodi per il Quirinale, quando scadrà, nel maggio 2013, il mandato di Giorgio Napolitano. Può sembrare strano, con lo spread a quota 500, ma la politica italiana è anche questo.

 

DE MAGISTRIS INDIGNATO A ROMA E OPPRESSORE A NAPOLI! ANCHE I MIGRANTI NEL LORO PICCOLO S’INCAZZANO

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Carlo Tarallo per Dagospia

narducci dimettiti

1 - GIGGINO INDIGNATO A ROMA E OPPRESSORE A NAPOLI!
Dopo i disoccupati, arriva dai migranti la contestazione più indigesta per Luigi de Magistris e il suo assessore alla Sicurezza Giuseppe Narducci. Questa mattina a Napoli corteo antigiggino con slogan che manco i legaioli si sentono rivolgere dagli immigrati. "Indignato a Roma e oppressore a Napoli? Come può essere? Imbroglio, confusione oppure oscillazione tipiche di chi è appena arrivato al potere e ci vuole restare? Ai posteri l'ardua sentenza".

nardcucci via

Così inizia il volantino distribuito dagli immigrati e gli ambulanti riuniti questa mattina in piazza Garibaldi prima che il corteo - seguito da Genny Manzo per l'agenzia La Presse - sfilasse per le vie cittadine al grido di "lavoro!" e "permesso di soggiorno subito!".

Contestati duramente Giggino 'a Manetta e Pino Narducci. Per il primo gli ambulanti lanciano un messaggio nel volantino diffuso "Non sia solo tifoso del Napoli ma sappia rispettare e fare il bene di Napoli, cosa che tanti di noi fanno giorno per giorno". Per Narducci, invece, lo striscione di contestazione arriva dagli immigrati: "Togliete il pane alle nostre famiglie, Assessore Narducci, DIMETTITI".

migranti vs giggino bis

2- SOTTO ‘O VESUVIO SALME BUTTATE NELLA MUNNEZZA
A Napoli non riposano in pace manco i morti: questa mattina la Guardia di Finanza ha sequestrato cappelle funerarie, anche risalenti all'800, e loculi all'interno del cimitero di Poggioreale, il più grande della città, su ordine della Procura di Napoli. L'inchiesta, che coinvolge dipendenti del Comune e imprenditori del settore, ipotizza che le tombe venissero "svuotate" dei resti e rivendute a famiglie in cerca di un luogo dove sistemare i parenti defunti a prezzi record: anche 800.000 euro per una cappella di lusso.

E' capitato che una famiglia, di ritorno a Napoli dopo una lunga assenza, sia andata al cimitero per pregare sulla tomba dei congiunti e abbia trovato la cappella ristrutturata, la serratura del cancello cambiata e i loculi senza più le salme all'interno. La compravendita illecita avveniva con la complicità di un professionista, che compilava atti fasulli.

migranti vs giggino

3 - SCOMMESSE SUL DOPO SILVIO: I BOOKMAKERS INGLESI VEDONO FAVORITO MARIO MONTI...
Berlusconi si dimette e sotto ‘o Vesuvio scattano le scommesse: si gioca sul futuro premier e le quote dei due informatissimi bookmakers inglesi StanJames e Paddy Power (riportate da Agipronews) scatenano l'interesse dei giocatori incalliti. Favorito per entrambi come prossimo Presidente del Consiglio è Mario Monti: Stan paga la giocata a 3,00 mentre Paddy quota il professore a 2,25, considerato il più probabile successore del Banana al di là delle contrapposizioni politiche di queste ore.

cimitero poggioreale

Sorpresona per il secondo posto tra i favoriti: per StanJames è Nichi Vendola in pole position (quota 4,50) in caso di elezioni anticipate, evidentemente i sondaggi sulle primarie lo vedono avanti a Bersani.
Paddy Power invece vede più difficile il voto anticipato e piazza Gianni Letta dopo Monti, a 2,50 di quota (per 10 euro scommessi se ne incassano appena 25).
Al terzo posto, per entrambe, arriva finalmente segue il leader del Partito Democratico Pierluigi Bersani (quotato rispettivamente a 5,50 e 5,00).

de magistris con la bandana

4 - SI INCAGLIA (DEFINITIVAMENTE?) LA FLOTTA DELLA MUNNEZZA...
A chi la munnezza napoletana? Boh? Il governo olandese stoppa l'allestimento della flotta fantasma, quella che secondo il sindaco Luigi de Magistris e il vicesindaco Tommaso Sodano dovrebbe trasportare nei Paesi Bassi 150.000 tonnellate di rifiuti. A Napoli è arrivata una nota del ministro dell'Ambiente di Amsterdam (che abbiamo visionata in esclusiva) che chiede di "precisare l'origine e la composizione dei rifiuti" che dovrebbero essere inceneriti in Olanda, oltre alla "modalità di confezionamento".

giuseppe narducci

L'umido, par di capire, non lo vuole nessuno, eppure è questo il residuo che sotto ‘o Vesuvio si fa fatica a smaltire. Le scorze di anguria però non sono il carburante ideale per gli inceneritori olandesi, il "secco" è il combustibile più richiesto, ma quello già si smaltisce gratis ad Acerra. E allora, che fine faranno i proclami di Giggino e vicegiggino? Ah saperlo...

 

Monnezza a Napoli da Repubblica it

OBAMA, WALL STREET TI AMA! - CON BARACK I BANCHIERI AMERICANI HANNO GUADAGNATO PIÙ CHE CON BUSH

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Da "Il Foglio"

Obama Wall Street

Le mezze dimissioni di Bill Daley, il capo di gabinetto di Barack Obama che ieri ha delegato "alcuni compiti" al suo predecessore Pete Rouse, non fanno che confermare un fenomeno scritto nei numeri: sotto Obama, Wall Street ha vissuto la sua età dell'oro. E' nel rapporto con i repubblicani che le cose non sono andate come sperava il presidente. Nei primi due anni e mezzo dell'Amministrazione Obama, i banchieri hanno guadagnato più di quanto abbiano fatto negli otto anni di Bush.

Certo, nell'annus horribilis 2008 le banche e i trader sono andati in negativo di 24,8 miliardi di dollari, ma si sono rifatti l'anno successivo raggranellando quasi cinquanta milioni di dollari. Daley, ex segretario del Commercio di Clinton e poi manager di Jp Morgan Chase, è stato chiamato dieci mesi fa a sostituire Rahm Emanuel anche per fare da anello di congiunzione fra la Casa Bianca e Wall Street.

OBAMA E WALL STREET

L'operazione è riuscita, tanto che i banchieri hanno restituito i favori dell'Amministrazione sotto forma di laute donazioni elettorali, e lo status di Daley - complice anche un'intervista troppo sbrigliata al quotidiano Politico - è stato declassato. Ha ricevuto più soldi Obama da Wall Street che tutti i candidati repubblicani messi insieme. La crescita di Wall Street sotto Obama non è un fatto incidentale, ma la conseguenza della politica di bailout.

Uno studio dell'Università del Michigan mostra che dopo il salvataggio federale le banche non hanno incrementato il volume dei prestiti ai cittadini e alle imprese (cosa che avrebbe giovato all'economia) ma hanno investito su prodotti finanziari rischiosi. Così nel giro di un anno sono riusciti a ricoprire il buco precedente con gli stessi mezzi che lo avevano creato.

obama e wall street

Lo scenario delle banche che ritornano a fare profitti con i soldi dello stato senza generare benefici era quello previsto anche dagli ultrakeynesiani à la Paul Krugman, che pure invocavano un intervento più deciso di Washington nell'economia. Il problema non è quanti soldi si spendono, ma come, e se Wall Street è tornata a contare i miliardi lo si deve alla politica di Obama. Poco importa che il presidente vada in giro per le città operaie a chiamarli "fat-cat bankers".

 

I MERCATI IMPALLINANO L’ITALIA PERCHÉ NON SANNO CHE COSA SUCCEDERÀ: DIMISSIONI?ELEZIONI?TRANSIZIONE?BOH!

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Maurizio Molinari per "La Stampa"

Dopo il voto intorno a Berlusconi

Vista da Wall Street, la crisi finanziaria italiana ha dimensioni tali che l'impegno a dimettersi da parte di Berlusconi non basta a scongiurarla: ciò che serve è il nome di un successore credibile nell'impegno di realizzare riforme impopolari.

Il timore di un imminente default italiano è descritto dell'incertezza degli indici di Wall Street, dove gli investitori iniziano a liberarsi di titoli italiani, gli operatori prevedono che la soglia del 7 per cento di interesse potrebbe essere raggiunta entro domani e gli analisti ritengono che per rassicurare i mercati bisogna guardare oltre le dimissioni di Berlusconi perché ciò che ora conta è chi verrà dopo.

wall street

La seconda giornata consecutiva delle contrattazioni sul floor del New York Stock Exchange dominata dall'attualità italiana si svolge con continue oscillazioni a cavallo dello zero a causa di notizie, analisi e indiscrezioni su quanto avviene a Roma, considerata il nuovo epicentro della crisi del debito europeo. Poco prima della campanella di inizio i futures salgono perché «si attendono le dimissioni di Berlusconi», come titolano Cnbc e Fox Business. In attesa del voto alla Camera, l'interesse sui titoli di Stato decennali tocca il 6,74 per cento, poi ridiscende tradendo l'auspicio della caduta di Berlusconi ma quando i mercati si rendono conto che la sconfitta in aula non comporta le dimissioni immediate la discesa si arresta e poi l'interesse torna a risalire a quota 6,71 per cento.

GIORGIO NAPOLITANO

Parallelo l'andamento dello spread con i titoli tedeschi: schizza a 489 prima del voto, scende a 486 e risale a 489. Il disappunto per un Berlusconi dimissionario ma ancora in sella spiega perché la banca di investimento Jeffries liquida i titoli di Stato europei, che sono in gran parte italiani, facendo affiorare una strategia non dichiarata da parte di numerosi investitori accomunati dalla convinzione che l'asta di domani potrebbe vedere i titoli italiani oltre la soglia del 7 per cento che ha implicato il default per Portogallo, Irlanda e Grecia.

Un documento di analisi di Barclays Capital riassume la situazione: «Il costo del danaro per l'Italia è chiaramente insostenibile: più l'interesse sul debito sale, più deve prendere prestiti dai privati e a causa dell'elevato debito pubblico ciò rende difficile se non impossibile ridurre il debito senza ricorrere ad aiuti». «I mercati vogliono vedere una soluzione veloce del problema italiano, Berlusconi non può garantirla e così i settori azionario e obbligazionario premono affinché se ne vada in fretta» sottolinea Kenny Polcari, direttore di Iacp Equities.

Mario Monti

Se le dimissioni non bastano più è perché, come spiega Dan Greenhaus, stratega di Btig, «Berlusconi non ha più la maggioranza e di conseguenza ciò che conta per i mercati è chi viene al suo posto, un governo temporaneo o elezioni anticipate». Il Wall Street Journal dedica il live blog sulla crisi europea a descrivere le posizioni dei leader italiani, CnnMoney identifica come «personaggi decisivi» Giorgio Napolitano, Mario Monti, Gianni Letta, Giuliano Amato e Angelino Alfano ma, come commenta la tv Cnbc, «l'orientamento dei mercati non cambierà fino a quando l'Italia non sarà guidata da un governo stabile capace di fare le riforme».

Soc Gen

Per Nicholas Spiro, titolare della Spiro Sovereign Strategy, «i mercati vogliono per l'Italia un governo tecnico non eletto dal popolo capace di varare riforme impopolari per migliorare la crescita di una delle economie più stagnanti del mondo» appesantita da un debito di 1,9 trilioni di euro considerato «inaccettabile» da Bgc Partners. Se dunque l'Italia è nel limbo di un governo dimissionario ma ancora in carica, i mercati aspettano il nome del nuovo premier.

Per questo «il rischio è lo scenario di giorni durante i quali in assenza del nome del successore ci sarà una vendita a pioggia di titoli» prevede Suki Mann, stratega del credito per Société Générale. «Ciò che importa in questo momento è chi sostituirà Berlusconi e cosa farà appena insediato», aggiunge James Dailey, manager del portafoglio di Team Asset Strategy Fund. Ecco perché la debole ripresa degli indici dopo l'arrivo della notizia sull'intenzione di Berlusconi di dimettersi non allontana le nubi.

 

I FURBETTI DELL’ACQUA! - FONDI PUBBLICI PER INTERESSI PRIVATI: MENTRE UNA MAGGIORANZA BULGARA SI APPRESTAVA A FAR STRAVINCERE IL REFERENDUM SULL’ACQUA, L’ACEA DI CALTA & ALE-DANNO PASSAVA SOTTOBANCO 200MILA € ALLO SCONOSCIUTO “COMITATO PER IL NO” - FINANZIAMENTO DECISO DA CREMONESI (QUOTA CAMPIDOGLIO) E STADERINI (QUOTA CALTA-CASINI) SENZA PASSARE DAL CDA: “AL FINE DI SCONGIURARE L'AFFERMAZIONE REFERENDARIA È NECESSARIO CONTRASTARE L'ATTIVITÀ DEI MOVIMENTI SOSTENUTI DA UNA BUONA PARTE DEI PARTITI POLITICI, DEI SINDACATI E DELLA CHIESA”…

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GIANNI ALEMANNO

Giovanna Vitale per "La Repubblica - Roma"

Negli stessi giorni in cui i romani si mobilitavano per il successo dei due quesiti referendari contro la privatizzazione dell'acqua, poi vinto con il 96% dei sì, nel fortino di piazzale Ostiense il presidente di Acea Giancarlo Cremonesi e l'ad Marco Staderini manovravano all'insaputa del cda per garantire, con i soldi della multiutility, un contributo di 200mila euro a favore del Comitato per il No. Foraggiando e di fatto tifando, proprio i due uomini al vertice della più importante azienda pubblica di Roma, per l'avanzata dei privati nel capitale sociale. Un paradosso raccontato dalle carte in possesso di Repubblica.

FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE

Tutto comincia il 26 aprile, quando l'avvocato Walter Marazziti, capo del "Comitato nazionale per il No ai referendum sui servizi pubblici locali e tariffa dell'acqua", invoca in una lettera accorata a Cremonesi l'aiuto di Acea "per cercare di recuperare il consenso di un'opinione popolare facilmente influenzabile e che si sta quotidianamente stabilizzando sulle posizioni dei referendari". Sponda indispensabile per i "privatizzatori": "Il successo dei referendum rischia di portarci indietro di vent'anni", scrive Marazziti, "ma gli effetti devastanti che ne potrebbero discendere sono molto più concreti e pesanti, e gli imprenditori, non solo nel settore idrico, ne sono ben consapevoli".

Imprenditori assai cari al tandem che guida l'ex municipalizzata. Pertanto "il Comitato - prosegue la missiva - punterà su una forte, decisa e autorevole azione di comunicazione che aiuti i cittadini alla riflessione, faccia chiarezza sulle indebite suggestioni, metta in luce le menzogne su cui si fondano gli slogan dei sostenitori referendari".

GIANCARLO CREMONESI

Argomenti che, lungi dall'infastidire i due manager pubblici, risultano persuasivi. Mettendoli però dinanzi a un dilemma: come fare a erogare la somma pattuita senza rischiare che il cda affossi la proposta? La risposta si trova nell'escamotage utilizzato a stretto giro di posta: bypassare il board di Acea. In che modo? Così: Pierguido Cavallina, capo della Comunicazione recentemente scomparso, inoltra all'ad Staderini la richiesta, "così come concordato con il presidente", di "un extrabudget di 200mila euro da assegnare al capitolo di spesa di Relazioni Esterne mediante l'apertura di un ordine interno dedicato".

consegna firme referendum acqua

L'ad dà l'ok. E il 9 maggio Cremonesi firma una determinazione presidenziale che autorizza il versamento sul conto corrente del Comitato per il No. "Al fine di scongiurare l'affermazione referendaria dei favorevoli all'abrogazione delle norme sull'acqua", motiva, "è necessario contrastare l'attività dei Movimenti sostenuti da una buona parte dei partiti politici, dei sindacati e della Chiesa".

Una storia a dir poco opaca, al centro della quale ruotano fondi pubblici e dunque imputabili in ultima istanza alle centinaia di migliaia di romani che hanno votato per la gestione pubblica, boicottata invece dai manager Acea.

Nuovo Logo Acea

Vicenda sulla quale il Pd intende ora fare chiarezza. Un'interrogazione urgente "per sapere se sindaco e giunta sono a conoscenza della grave e inopportuna ingerenza, e se l'abbiano autorizzata", è stata presentata dal consigliere pd Massimiliano Valeriani e dal capogruppo Umberto Marroni. Sollecitando in ogni caso Alemanno ad "adoperarsi affinché venga restituito ad Acea il contributo di 200mila euro deciso con determinazione del presidente". In sostanza, se Cremonesi ha fatto tutto da solo, dovrà pagare di tasca sua.

 

BUSI! “NON CREDO CHE BERLUSCONI USCIRÀ DI SCENA TANTO PRESTO. PREFERISCE FARE DANNI FINO ALL'ULTIMO RESPIRO ISTITUZIONAL

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Aldo Busi per Dagospia

aldo busi

Anch'io non credo che Berlusconi uscirà di scena tanto presto. Preferisce fare danni a destra e a manca fino all'ultimo respiro istituzionale. Gli hanno tolto di mano il suo giocattolone preferito, l'Italia, e la sua vendetta, tanto furiosa quanto più spaziata, sarà quella del bambino che, scopertosi non adorato come esigeva, preferisce distruggere il balocco fino a renderlo inservibile anziché restituirlo con qualche residua possibilità di essere restaurato, sicché resterà il problema di toglierglielo dalle mani e di chi ne è capace, i mercati esteri da soli non basteranno, altrimenti sarebbero già bastati e avanzati.

Uno contro tutti

Già il suo linguaggio, è stato osservato con grande acume nella posta di ieri su Dagospia, tradisce la concezione privatistica, malata e mafiosa del potere avuto per voto democratico e poi pervertito dalle leggi ad personam a doppi e dopati fini personalistici in cui era compiacente manovrato manovratore: "traditori" - affibbiato a quei parlamentari che, da miracolati per vocazione a saggi con piedi e ali per terra all'ultimo momento, si sono ritirati dalla maggioranza a cui devono tutto - ricorda cosche, faide, clan, affiliazioni, picciotti e capibastone, patti segreti, sequestri di persona, ricompense fuori merito e fuori mansione di facciata.

Senn che faccio li caccio

Ricorda, infine, un senso dell'onore dis-onorevole per eccellenza, tutto meno che una gestione civile e solo delegata del potere che in una democrazia è sempre transitorio e funzionale agli interessi del Paese e del popolo, non ai propri e a quelli dei propri lacché.

La discesa in campo

Poiché la vera pressione dissuadente che ha per ora almeno destabilizzato Berlusconi è venuta da fuori, non da dentro, poiché questo mezzo sospiro di sollievo è merito dell'Europa e degli Stati Uniti, non dell'opposizione e nemmeno degli industriali e dei lavoratori e degli intellettuali e dei media italiani e della Chiesa romana e apostolica (che, da Hitler a Pinochet a Berlusconi, è collaborazionista per sua natura totalitaristica), ancora una volta non è successo niente di rilevante nella coscienza del mancato coraggio civile degli italiani, già pronti per seppellirsi sotto la loro vigliaccheria in agguato, perché con dei concittadini così, se non è zuppa, è pan bagnato, che poi è l'unica stabilità storicizzata su cui poter contare, un po' di sacrosanti forconi come in Inghilterra, in Francia, in Russia mai.

lubriaco e il mafioso

Sia chiaro: la mia umana simpatia va più a Berlusconi che a chi l'ha sostenuto, perché lui non aveva scelta che essere se stesso, dichiarativamente e senza mai infingimenti, così sé, così bidimensionale e senza profondità e altra prospettiva che quella della propria piatta fisiologia che io ho spesso pensato che sarebbe lui il primo a non notare alcuna differenza con il giorno prima se il giorno dopo si svegliasse morto, si sveglierebbe morto e inizierebbe la sua giornata come al solito.

La svolta del predellino

Quanti lo hanno sostenuto no, una scelta restava loro fuori dalla geneticità coattiva che contraddistingue Berlusconi e lo muove e lo predestinava a essere sé e nessun altro che lo volesse o no - e lui lo voleva. Se gli eterni Bambini e le Bambine di Silvio Gesù avessero osato prendersela questa scelta, Berlusconi non avrebbe fatto scialo dell'Italia per ben due decenni e del prossimo a venire solo a causa del tasso d'interesse ormai greco toccato dai buoni del tesoro italiano, e non mi sto riferendo ai soli politici della maggioranza e della minorata minoranza clerical-fascista-familista quanto i suoi oppositori apparenti, ma a chi l'ha votato e a chi ha votato il partito più magna a ufo e nullafacente e cialtronesco e costituzionalmente ignorante a memoria d'uomo, la Lega Nord.

Linciucione del Dalemoni

Sì, anziché si torcesse un solo capello a Berlusconi, preferirei che si allestissero ghigliottine da passeggio in tutte le città e i borghi del Brutto Paese per decapitare l'inutile testa ai milioni di traditori della patria e della democrazia e dell'Europa molto più mafiosi dei mafiosi, che almeno nel fare il lavoro sporco per conto dei perbenisti, degli ipocriti, dei furbi, degli snob, degli accidiosi, dei drogati, dei puttanieri, degli armaioli, dei pedofili, dei frodatori fiscali ci mettono la faccia, e la feccia esibita di faccia gode di una tragica grandezza che lo sporco scopato sotto il tappeto non avrà mai.

Il superderby con Prodi

Poiché anche le ghigliottine da passeggio hanno i loro costi e venti milioni di cadaveri sarebbero ecologicamente compromettenti e neppure abbastanza, perché sarebbero minimo trenta e allora bisognerebbe chiamare un rinforzo di boia dall'estero, limitiamo il senso di giusta giustizia non giustizialista ai rappresentanti deputati e senatori che ci hanno ciurlato nel manico e che non sono passibili mai di rispondere di responsabilità almeno civile per danni causati per manifesta malafede istituzionale e, non solo la fanno sempre franca, ma a spese anche mie se la spassano un mondo fino all'ultimo dei loro rosei giorni: visto che qui il più sano ha la rogna - e questa è politica, l'anti-politica non fa per me -, la prima legge che il prossimo governo emanerà per essere credibile al fine di un cambiamento reale in meglio sarà per abolire ogni riconoscimento pensionistico a tutti i parlamentari che si sono seduti su uno scranno delle due Camere dall'avvento di Berlusconi a questa parte ed esigere la restituzione del 50% di tutti i beni, mobili e immobili, accumulati dai medesimi in questo periodo. Tutti, nessuno escluso.

laddio a Indro

 

FLASH! - BANCAROTTA ITALIA: NIENTE WEEKEND PER I NOSTRI EROI: DOMENICA PRECETTATI TUTTI A A MONTECITORIO A VOTARE LA LEGGE DI STABILITA’…


L’IRAN METTE IL NUCLEARE IN UN BUNKER, AVOGLIA A BOMBARDARE - 100 AEREI ISRAELIANI, “1 SU 3 NON TORNERÀ”

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1 - L'IRAN SFIDA L'AIEA, NON TORNEREMO INDIETRO...
(AGI)
- L'Iran sfida la comunita' internazionale dopo la diffusione del rapporto dell'Aiea, in cui si indicano "indizi convergenti" che danno Teheran vicina alla costruzione di ordigni atomici. Mentre i governi europei pretendono rassicurazioni e la Francia si dice pronta a varare "sanzioni senza precedenti", anche gli "amici" della Repubblia islamica, come la Cina, invitano Teheran alla "flessibilita'" e alla "sincerita'".

netanyahu

Il presidente Mahmoud Ahmadinejad, ha avvertito che il suo Paese "non arretrera' di un millimetro lungo la strada che ha intrapreso" in campo nucleare. "Non abbiamo bisogno dell'atomica", ha ribadito, accusando l'Aiea di aver perso "dignita'" per assecondare le pressioni Usa. Ahmadinejad ha definito "difettose" le informazioni fornite da Washington su cui si basa il rapporto dell'Aiea. Anche il rappresentante iraniano all'Aiea, Ali Asghar Soltanieh, ha avvertito che Teheran non accettera' "compromessi" sul suo diritto al nucleare. Soltanieh aveva definito a caldo il rapporto "infondato" e "politicamente tendenzioso". Nella nuova dichiarazione, Soltanieh ha accusato il nuovo capo dell'Aiea, Yukiya Amano, di aver commesso "un errore storico".

AHMADINEJAD NUCLEARE

2 - AIEA: IRAN HA TRASFERITO MATERIALE NUCLEARE IN UN BUNKER...
(Reuters)
- L'Iran ha iniziato a trasferire materiale nucleare in un impianto sotterraneo per proseguire attività atomiche sensibili, secondo un rapporto dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, in quello che sembra uno sviluppo destinato ad aumentare i sospetti degli occidentali sul fatto che Teheran stia cercando di costruire una bomba atomica.

Il documento dell'Aiea aggiunge che l'Iran ha continuato a stoccare uranio arricchito a basso livello (Leu) e, secondo importante think-tank statunitense, se lo raffinasse ulteriormente la Repubblica islamica disporrebbe di materiale sufficiente per quattro testate nucleari. L'informazione sul fatto che a ottobre l'Iran ha spostato un "ampio cilindro" con Leu nel sito sotterraneo di Fordow è contenuta all'interno del più completo rapporto dell'agenzia atomica Onu finora mai realizzato sugli aspetti militari del programma nucleare iraniano.

ahmadinejad NUCLEARE

La principale conclusione del rapporto, che è trapelato ieri, è che l'Iran sembra aver lavorato sulla produzione di una testata atomica e che la ricerca segreta sulle armi continui. Tale conclusione potrebbe aprire la strada ad altre sanzioni da parte dell'Occidente contro l'importante produttore di petrolio. Oggi la Francia ha avvertito che Teheran potrebbe dover affrontare misure punitive senza precedenti, se rifiutasse di cooperare con l'Aiea. La Gran Bretagna ha aggiunto di stare valutando con i propri alleati come aumentare la pressione sull'Iran. La Germania ha espresso timore sulle attività nucleari iraniane e ha preannunciato una nuova risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Ahmadinejad ATOMICO

La Russia invece ha detto che non sosterrà nuove sanzioni, mentre la Cina ha invitato l'Iran alla "flessibilità" e alla "sincerità", facendo appello comunque a una soluzione pacifica della controversia. "Nessun osservatore imparziale potrebbe pretendere che il programma nucleare iraniano sia unicamente a scopi pacifici", ha detto Mark Fitzpatrick, direttore dell'International Institute for Strategic Studies, aggiungendo che l'Iran attualmente non ha ancora costruito bombe atomiche e che ci vorrà oltre un anno prima che sia capace di farlo, se i suoi leader decidessero in questo senso.

Il rapporto della Aiea contiene anche informazioni aggiornate sull'arricchimento dell'uranio da parte dell'Iran, cioè quella parte dell'attività atomica che ha più preoccupato l'Occidente, dato che l'uranio raffinato può essere usato per le armi. La decisione iraniana, nel 2010, di aumentare il livello di raffinazione dal 3,5% - quello per una normale centrale nucleare - al 20% ha fatto preoccupare l'Occidente, che la considera una tappa di avvicinamento a quel 90% necessario per una bomba.

AHMADINEJAD NELLA CENTRALE NUCLEARE

La principale centrale di arricchimento iraniana si trova vicino a Natanz, bella zona centrale del Paese. Ma a giugno l'Iran ha annunciato di voler spostare le attività di alto livello a Fordow, che offrirebbe migliore protezione da attacchi militari. Il documento della Aiea indica che l'Iran ha attualmente installati due set di 174 macchine per la raffinazione dell'uranio al 20% a Fordow, che si trova vicino alla città santa di Qom. Le centrifughe non sono però ancora operative.

3 - CENTO AEREI DA ISRAELE "UNO SU TRE NON TORNERÀ"
Fabio Scuto per "la Repubblica"

David Cameron

Le conclusioni del rapporto dell´Aiea sembrano allontanare almeno per il momento le possibilità di un attacco preventivo di Israele contro i siti nucleari iraniani. L´Iran sta provando a dotarsi di un arma nucleare, scrive l´Aiea nel suo rapporto, ma non ha ancora raggiunto la fase finale nella costruzione dell´ordigno atomico. Ancora settimane, forse mesi, prima che la l´atomica degli ayatollah diventi una realtà.

Ma non per questo la macchina da guerra accesa in Israele in queste ultime due settimane è stata fermata. Il premier Benjamin Netanyahu e con lui il suo capo della Difesa Ehud Barak dicono che solo l´opzione militare può eliminare il pericolo rappresentato dall´arma atomica nelle mani dell´Iran.

NICOLAS SARKOZY

E per questo è pronto a una delle azioni più audaci nella Storia dello Stato di Israele e forse la più fatidica dalla guerra d´Indipendenza. Una "armada volante" - forte di almeno 100 aerei da combattimento - e una pioggia di missili balistici tipo "Gerico" sono gli strumenti a cui Israele potrebbe ricorrere per esorcizzare la minaccia nucleare iraniana, se l´opzione delle sanzioni dovesse rivelarsi inefficace.

Nel giorno in cui il rapporto dell´Aiea ha confermato tutte le preoccupazioni della comunità internazionale sullo sviluppo da parte dell´Iran di armi nucleari il governo israeliano è tornato a sollecitare la comunità internazionale ad adottare sanzioni «paralizzanti» e «micidiali» verso Teheran. Il ministro della Difesa Barak ha assicurato che per ora un attacco militare non è in agenda, ma da tempo circolano apocalittici scenari di guerra.

Barack Obama

Per un unico "Big Strike" sono necessari più cento apparecchi, fra aerei da combattimento, da intercettazione, da rifornimento, da guerra elettronica e altri ancora. Prima di lanciarsi verso est, violando lo spazio aereo giordano prima e saudita poi, i piloti daranno un ultimo sguardo al loro Paese. Uno su tre, indicano le proiezioni militari delle perdite, non tornerà dalla missione.

I vertici iraniani hanno disperso sull´intero territorio e spesso protetto sotto terra i bunker per gli esperimenti, le centrifughe per arricchire l´uranio, le basi logistiche del programma nucleare, Israele non cercherà quindi di distruggere l´intera rete degli stabilimenti nucleari iraniani, ma solo quelli ritenuti d´importanza critica.

Scenari da "war game" ma ad un passo dal diventare reali per Israele se la comunità internazionale non adotterà sanzioni contro sull´Iran che colpiscano i centri di finanziamento rallentando almeno lo sviluppo del programma nucleare.

 

GALERA FELIZ! - IL CARCERE DI ACAPULCO? MEGLIO DI VILLA CERTOSA! - AI NARCOS DETENUTI ESCORT E MARIJUANA

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Guido Olimpio per il "Corriere della Sera"

NARCOS

Un carcere all'altezza della fama (perduta) di Acapulco. Con celle a cinque stelle create dai detenuti con la compiacenza delle autorità. Altro che Cayenna. Gli «ospiti» - è il caso di dirlo - avevano a loro disposizione 100 tv al plasma, videogiochi, bottiglie di liquori, armi da taglio e un harem di 19 prostitute, entrate chissà come nel penitenziario Las Cruces di Acapulco, città simbolo del turismo e oggi sconvolta dalla guerra tra narcos. Nei cortili del penitenziario zampettavano pavoni e pappagallini. In un posto sicuro c'era un sacco di marijuana e in apposite gabbiette dozzine di galli da combattimento con i quali organizzare tornei e scommesse. A scoprire i «segreti» della prigione un intervento di oltre 500 tra agenti e militari che hanno perquisito da cima a fondo il complesso.

CACCIA AI NARCOS IN MESSICO

La notizia dell'operazione ha sorpreso solo in parte. Perché non è un mistero che i boss della droga riescono spesso ad ottenere privilegi incredibili. E quando finiscono dietro le sbarre cercano di organizzare al meglio il loro soggiorno. Così blocchi di celle sono modificate secondo i loro desideri. Vi sono talmente tanti casi che potrebbero scrivere una guida alle prigioni. In quella di Cancun la polizia ha smantellato una «sezione vip», con ambienti ben arredati. Nel carcere di Ciudad Juarez i narcos hanno portato mobili, tv e condizionatori.

E in alcune celle hanno anche modificato il bagno. Non contenti hanno sostituito la serratura dei pesanti portoncini e così erano loro ad aprirli o chiuderli. Nel centro di detenzione di Chihuahua i poliziotti venuti dall'esterno hanno trovato un bar, la sala biliardo e alcolici in quantità. Nel verbale redatto si precisa che sono serviti due camion per portare via «gli effetti personali e le scorte» dei criminali.

sommergibile dei Narcos da la Repubblica

Insieme ai generi di consumo compaiono spesso le armi. Durante una perquisizione al «Cereso» di Ciudad sono state scovate 12 pistole e 450 proiettili. Poca cosa se confrontate con le mitragliette usate da una banda di detenuti per liquidare i rivali sotto gli occhi delle guardie. Più volte la stampa ha denunciato come le 429 prigioni messicane siano un mondo a parte, dove l'autorità dello Stato si ferma spesso sulle mura esterne.

Che non sono mai abbastanza alte per fermare le evasioni: quasi 500 durante il 2010, con una fuga di massa dal carcere di Nuevo Laredo da dove se ne sono andati in 153. E non mancano situazioni ancora più imbarazzanti. Nel luglio del 2010 l'esercito ha scoperto che ad una squadra di killer detenuti a Gomez Palacio veniva permesso di uscire dalla prigione per compiere i delitti. Conclusa la missione se ne tornavano nelle loro celle. Poche settimane fa la polizia ha liberato due rapiti. E non erano in uno scantinato. I sequestratori, con la complicità di alcuni secondini, li avevano nascosti in un carcere vicino a Monterrey.

Un agente della marina messicana - Guerra ai Narcos e alla droga

La vanitosa Sandra Ávila Beltrán, meglio conosciuta come la Regina del Pacifico e legata ai narcos, è stata invece coinvolta in una strana vicenda. Nel febbraio di un anno fa i quotidiani scrivono che si è sottoposta a ritocchi estetici nell'infermeria della prigione. In seguito si è scoperto che si trattava di una falsa accusa: era stata la direttrice a sottoporsi all'intervento. Ma visto come vanno le cose poteva essere plausibile. Sandra si era lamentata degli insetti che le martoriavano la pelle e chiedeva di avere le sue creme. Voleva un trattamento speciale, identico a quello concesso a tanti padrini. O un penitenziario a cinque stelle.

 

FLASH! - DAL COLLE SUPREMO STA SALENDO UN GOVERNO TECNICO CON GIULIANO AMATO PREMIER E MARIO MONTI ALL’ECONOMIA - LUNEDÌ BERLUSCONI SI DIMETTE - PRIMA DATA UTILE PER LE URNE E' IL 14 FEBBRAIO 2012: TROPPO PER NAPOLITANO PER RIMANERE SENZA GOVERNO IN UNA SITUAZIONE DI CRISI COSÌ...

SUA EMINENZA IL VITALIZIO - DOPO LA MOSSA DI B. IL PUNTO È: CHI POTRÀ PORTARE LA LEGISLATURA AL 2013?

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Fabrizio d'Esposito per "il Fatto Quotidiano"

Luigi Vitali

Con due mesi di ritardo sulla Storia. Dall'Otto Settembre all'Otto Novembre. Di martedì. Nel foglietto davanti a sé, carta minuta con l'intestazione della Camera dei deputati, il neopremier di minoranza (e dimissionario a parole) ne segna otto di traditori. In realtà i badogliani del centrodestra sono più di una decina. L'ultimo arriva dopo il voto disastroso sul rendiconto. È buio e piove. Luigi Vitali si precipita a dichiarare: "Berlusconi rassegni le dimissioni".

RAFFAELE FITTO

Nel pancione in subbuglio del Pdl, la sorpresa è enorme. L'avvocato Vitali è un antico specialista delle leggi ad personam. I sospetti si addensano sulla sua provenienza geografica. Vitali è pugliese e risponde al ministro Raffaele Fitto. Così come era vicina a Fitto, la bionda Gabriella Carlucci passata all'Udc l'altro giorno. In un preoccupato capannello di peones ci s'interroga con ansia a vicenda: "A che gioco sta giocando Fitto? Vuoi vedere che ha ripreso a trattare sottobanco con Casini? In fondo sono due democristiani".

Gabriella Carlucci

Solitario y peon, Domenico Scilipoti avanza a passo di marcia nel Transatlantico e si confida : "Il mio cuore è turbato". Questione di sentimenti. Scilipoti è l'icona dei Responsabili che salvarono il Cavaliere nella fatidica fiducia del 14 dicembre 2010. Oggi però tira un'aria completamente diversa. L'elenco delle defezioni di ieri supera gli otto traditori appuntati a penna dal premier. In una nota Giustina Destro, Roberto Antonione, Fabio Gava, Giancarlo Pittelli, Antonio Buonfiglio annunciano che non voteranno il rendiconto. I primi quattro fanno parte della pattuglia frondista dell'Hassler.

antonione roberto

Ne mancano due, Giorgio Stracquadanio e Isabella Bertolini, recuperati all'ultimo momento, almeno per questo voto. Buonfiglio è un peone che ondeggia da settimane tra Pdl e Fli. Adesso si è accodato a Gava e Destro che potrebbero formare il gruppo montezemoliano della Camera. Se arrivano a venti potrebbero chiamarsi proprio "Italia Fu-tura". Gli altri assenti sono sparsi tra ex Pdl ed ex Responsabili: Francesco Stagno D'Alcontres, Luciano Sardelli, Santo Versace, Calogero Mannino. Per motivi di salute manca il segretario del Pri Francesco Nucara.

antonio_buonfiglio

Ricoverato in ospedale. Qualcuno maligna: "Nucara aveva già detto che non avrebbe più votato la fiducia, è stanco e arrabbiato con il premier". In aula si astiene Franco Stradella del Pdl. Poi il caso di Gennaro Malgieri. L'ex direttore del "Secolo d'Italia", nonché ex consigliere d'amministrazione della Rai, scompare al momento del voto. La pipì o una medicina da prendere. I suoi ex amici finiani interpretano: "Malgieri ha una lunga tradizione di assenze strategiche al momento di votare, sin dai tempi del Fronte del Gioventù".

Alla fine, trecentotto è il numero che inchioda il Cavaliere al suo nerissimo Otto Novembre. In aula controlla e ricontrolla i tabulati elettronici e non si fa capace. I cosiddetti malpancisti e potenziali frondisti aspettano gli eventi. I finiani di Fli riferiscono che "due del Pdl" sono pronti a passare. Una "ha il nome straniero". È l'unica: Souad Sbai. L'altro è un uomo, ma non si sa chi. Siamo ancora allo stillicidio, non alla slavina che B. teme da giorni.

DANIELA SANTANCHE

Un malpancista rivela il pensiero di fondo che anima le riunioni segrete: "Il vero punto è chi potrà garantire la durata della legislatura fino al 2013. Se Berlusconi vuole andare a sbattere per chiedere le elezioni anticipate, ci sarà un esodo notevole". Ed è per questo che viene considerata una kamikaze la sottosegretaria Daniela Santanché che quasi grida: "Dimissioni mai, prima fiducia al Senato poi alla Camera". Un suicidio. Smentito dallo stesso B. in serata al Quirinale: legge di stabilità e poi dimissioni. È vera resa senza conti ulteriori?

zx19 gennaro malgieri

La mossa spiazza tutti. A microfoni spenti, nel Pdl ammettono: "Serve anche a prendere tempo, una settimana in più di sopravvivenza poi si vedrà". E soprattutto potrebbe tamponare l'emorragia di peones in nome dello stipendio da parlamentare fino al 2013 e relativa pensione. Claudio Scajola, frondista ante-litteram insieme al senatore Beppe Pisanu, riunisce i suoi parlamentari nella fondazione Cristoforo Colombo e conferma il pensiero di fondo alla base dell'eventuale slavina: "Quel che è sicuro è che da domani comincerà il fuggi fuggi dal Pdl. Gli altri partiti si ingrosseranno per evitare le elezioni".

La svolta di B. fino a che punto imbriglia i piani dei traditori? In ogni caso i "contenitori" per raccogliere sono pronti: il gruppo montezemoliano di Gava e Destro, l'Udc di Casini e Cirino Pomicino (grande protagonista degli ultimi movimenti), pure il Fli di Gianfranco Fini. In serata, altre riunioni e cene.

CALOGERO MANNINO

Ma un malpancista informato raffredda gli entusiasmi generali per la caduta di B. e rivela: "A Napolitano potrebbe non bastare una nuova forza di 40/50 deputati per il governo Monti. Il nodo è politico e riguarda Berlusconi e il Pdl. Senza di loro non farà nulla". Questa è la Rodi dei frondisti e qui bisogna saltare. Per farlo c'è tempo ancora una settimana lunghissima.

 

NAPOLITANO PROVA A RASSICURARE I MERCATI E L’EUROPA: “NESSUNA INCERTEZZA SULLE DIMISSIONI DI BERLUSCONI”

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(ANSA) - "Si tornerà alle urne", afferma Silvio Berlusconi. Ma mentre i pessimi segnali arrivati dai mercati inducono ad accelerare il percorso del ddl stabilità (la presidenza della Camera proporrà che si arrivi a un'approvazione definitiva entro domenica), si ingrossano nella maggioranza le fila del "non voto".

GIORGIO NAPOLITANO SILVIO BERLUSCONI

E c'é chi lavora alacremente alla nascita di uno, o anche due, nuovi gruppi parlamentari, che possano andare a sostenere un governo di larghe intese, anche nel caso Pdl e Lega fossero contrari. Intanto, interviene con una nota il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: "Entro breve tempo o si formerà un nuovo governo che possa" avere "la fiducia del Parlamento" o "si scioglieranno" le Camere per "una campagna elettorale da svolgere entro i tempi più ristretti". Ma, il presidente rassicura Ue e mercati, "sono del tutto infondati i timori di un prolungato periodo di inattività governativa". E "non esiste alcuna incertezza" sulle dimissioni di Berlusconi.

MAURIZIO LUPI

In Parlamento, in queste ore, emerge intanto dalle fila della maggioranza il partito del "non voto". Sarebbero già otto i deputati ('scontenti' pidiellini e del gruppo Misto), pronti a formare, entro la settimana o al massimo all'inizio della prossima, una nuova compagine parlamentare, magari con il sostegno del Terzo polo (a loro si aggiungerebbero i deputati di Api, Mpa, Libdem, attualmente al Misto). Ma l'ipotesi di un altro gruppo autonomo, formato solo da pidiellini, sarebbe in contemporanea al vaglio anche di altri parlamentari Pdl, tra cui alcuni vicini a Claudio Scajola. Mentre al Senato, Beppe Pisanu sta lavorando a un documento, con le firme di un gruppo di senatori pidiellini, per dire un no chiaro alle elezioni.

Scajola si mangia le unghie

Dalla maggioranza, ad ogni modo, sempre più voci si alzano contro l'ipotesi del voto. Da Claudio Scajola e i parlamentari a lui vicini, a Gianfranco Micciché e i 7 deputati di Grande Sud. Da Giuliano Cazzola a Roberto Formigoni. Ma non solo. Si schierano contro un ritorno alle urne anche tutti i partiti di opposizione (inclusi i Radicali), tranne Antonio Di Pietro, che però non si opporrebbe a un governo breve per le riforme.

GIUSEPPE PISANU

Ma, forte anche del no al voto della Lega, non recede Silvio Berlusconi. Che, amareggiato da chi organizza l'area di sostegno al governo tecnico, si ancora a chi, tra i suoi ministri e deputati, è favorevole a un ritorno subito alle urne. Anche se una apertura arriva da un fedelissimo del premier, il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi, che non esclude, in alternativa alle elezioni, un governo di emergenza nazionale "ampiamente condiviso". Lanciano nel frattempo l'allarme le forze sociali. Siamo "nel baratro", dice la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia. "Bisogna agire ad ore. Non ci meritiamo di finire come la Grecià".

 

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