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CALCIOPOLI: MENTANA É RIUSCITO A DIMENTICARE SUO CELEBRE TESTIMONE DI NOZZE, TALE DELLA VALLE DIEGO

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1- DAGOREPORT
Chicco Mentana é riuscito ad aspettare la fine del telegiornale per dare la notizia delle condanne al processo di Napoli per Calciopoli: peccato abbia citato solo Moggi (5 anni e 4 mesi), Bergamo (3 anni e otto mesi) e Pairetto (un anno e 4 mesi). Si é stranamente dimenticato del suo celebre testimone di nozze, tale Della Valle Diego, di professione "indignatod's", condannato a un anno e tre mesi...

Diego Della Valle Clemente Mimum e Enrico Mentana - Copyright PizziMONTEZEMOLO DELLA VALLE MENTANA PNAERAI ROSSELLA tn

2- CALCIOPOLI: 5 ANNI E 4 MESI PER MOGGI. COLPEVOLI ANCHE LOTITO, I DELLA VALLE, BERGAMO E PAIRETTO
www.ilsole24.com

Luciano Moggi è stato condannato a 5 anni e 4 mesi di reclusione per il cosidetto processo Calciopoli. Il pm aveva chiesto 5 anni e 8 mesi per l'ex direttore generale della Juventus. Gli ex designatori arbitrali, Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto, sono stati condannati rispettivamente a 3 anni e otto mesi e un anno e 4 mesi; un anno e 11 mesi all'ex arbitro de Santis. Lo ha stabilito il Tribunale di Napoli nell'ambito del processo penale di primo grado a Calciopoli.

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Condannato a un anno e tre mesi anche il presidente della Lazio, Lotito, e Andrea e Diego Della Valle, della Fiorentina. Un anno di reclusione per l'ex dirigente del settore arbitri del Milan, Leonardo Meani. Per tutti era ipotizzato il reato di frode sportiva.

Clemente J. Mimum Diego Della Valle Enrico Mentana - Copyright Pizzi

Calciopoli è il nome dell'inchiesta che ha sollevato il più ingombrante scandalo giudiziario degli ultimi anni sul mondo del calcio. L'indagine nasce nell'ottobre del 2004, avviata dalla procura di Napoli e affidata a due magistrati di punta dell'ufficio inquirente partenopeo, i pm Filippo Beatrice e Giuseppe Narducci.

Nel maggio del 2006 l'inchiesta arriva a una prima decisiva svolta e si abbatte come un ciclone sugli ambienti del calcio che conta, travolgendo diverse società professionistiche e i loro dirigenti sportivi, designatori arbitrali e arbitri. I pm alzano il velo su una serie di combine e presunte irregolarità che avrebbero alterato i risultati e il regolare svolgimento di campionati anche di serie A.

Pier luigi Pairetto da corriere it

Si arriva a ipotizzare l'esistenza di una vera e propria organizzazione attiva, come sostenuto dall'accusa, ancor prima dell'avvio delle indagini, verosimilmente a partire dal 1999 quando le designazioni vengono affidate a Bergamo e Pairetto.

GHEDDAFI MOGGI

Il sistema illecito ricostruito nell'inchiesta avrebbe mirato non solo ad alterare gare per favorire la propria squadra ma anche le partite di squadre terze, "una cosa mai registrata prima" come sottolineato dal pm nel corso della requisitoria. Nel 2007 l'inchiesta è a una nuova svolta e si scopre il giro di schede telefoniche estere che Luciano Moggi, ex dg della Juve e personaggio cardine nella ricostruzione investigativa, avrebbe acquistato e consegnato ad alcuni arbitri per conversazioni riservate.

È big Luciano una pedina cruciale per i pm che arrivano a ipotizzare un " sistema Moggi" duramente contestato dai difensori dell'ex dirigente sportivo durante il lungo dibattimento. Nel frattempo si mette in moto anche la giustizia sportiva: la Juve retrocede in B e perde lo scudetto dell'anno 2006-2007, Fiorentina, Lazio e Milan subiscono 30 punti di penalizzazione. Moggi viene radiato ma fa ricorso e si è in attesa della pronuncia dell'Alta Corte.

Moggi e i suoi avvocati in aula da corriere it Paolo Bergamo da corriere it

Il dibattimento, concluso con l'udienza di questa mattina, era iniziato nel gennaio 2009 ed è durato centinaia di udienze nel corso delle quali non sono mancati colpi di scena e cambio di protagonisti. A rappresentare la pubblica accusa, ad esempio, non sono più i pm Beatrice, passato nel frattempo alla Dia, e Narducci, che ha abdicato per la politica e attualmente è assessore comunale.

Moggi e gli avvocati da corriere it

Al loro posto c'è il pm Stefano Capuano che ha sostenuto la tesi accusatoria in questo scorcio finale del processo. Alla sbarra ventiquattro imputati, tredici dei quali dovevano rispondere di associazione a delinquere, gli altri di frode sportiva. Tra questi spiccano i nomi di Moggi, dei fratelli Diego e Andrea della Valle in quanto presidente e vice presidente della Fiorentina, gli ex designatori Bergamo e Pairetto, l'ex arbitro De Santis.

Moggi arriva in tribunale da corriere it

 

 

 


BERLUSCONI SALE AL COLLE POI ANNUNCIA : DIMISSIONI DOPO IL SÌ AL PACCHETTO ECONOMICO

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Ansa.it

L'Aula della Camera ha approvato il disegno di legge di rendiconto generale dello Stato per il 2010. I voti a favore sono stati 308, nessun contrario, un astenuto. I non votanti sono stati 321.

BERLUSCONI NAPOLITANO

BERLUSCONI, DOPO VOTO L.STABILITA' MI DIMETTO - Il Presidente del Consiglio ha manifestato a Napolitano la sua consapevolezza delle implicazioni del risultato del voto alla Camera. Una volta approvata la legge di stabilità il premier rimetterà il suo mandato. Lo si legge nella nota ufficiale del Quirinale.

Napolitano e Berlusconi addormentato poster berlusconi napoli

Questo il testo del comunicato della presidenza della Repubblica: Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ricevuto questa sera al Quirinale il Presidente del Consiglio, on. Silvio Berlusconi, accompagnato dal Sottosegretario dott. Gianni Letta. All'incontro ha partecipato il Segretario Generale della Presidenza della Repubblica, Consigliere Donato Marra. Il Presidente del Consiglio ha manifestato al Capo dello Stato la sua consapevolezza delle implicazioni del risultato del voto odierno alla Camera; egli ha nello stesso tempo espresso viva preoccupazione per l'urgente necessità di dare puntuali risposte alle attese dei partner europei con l'approvazione della Legge di Stabilità, opportunamente emendata alla luce del più recente contributo di osservazioni e proposte della Commissione europea.

Una volta compiuto tale adempimento, il Presidente del Consiglio rimetterà il suo mandato al Capo dello Stato, che procederà alle consultazioni di rito dando la massima attenzione alle posizioni e proposte di ogni forza politica, di quelle della maggioranza risultata dalle elezioni del 2008 come di quelle di opposizione.

Dopo il voto intorno a Berlusconi Berlusconi dorme

BERLUSCONI, VEDO SOLO LE ELEZIONI, MA DECIDERA' CAPO STATO - "Dopo il varo della legge di stabilità ci saranno le mie dimissioni in modo che il capo dello Stato possa aprire le consultazioni e decidere sul futuro: non spetta a me" decidere, "ma io vedo solo la possibilità di nuove elezioni. Il Parlamento è paralizzato". Lo ha detto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, al Tg5.

L.STABILITA': RELATORE,OK SENATO IN PROSSIMA SETTIMANA - Non e' prevista nessuna procedura particolare per la Legge di Stabilita' dopo l'annuncio delle dimissioni dell'esecutivo dopo il varo. Lo spiega il relatore, Massimo Garavaglia (Lega).''Domani il Governo presentera' il maxiemendamento,poi ci saranno i sub emendamenti e inizieranno le votazioni.Il 15 andiamo in aula per chiudere venerdi'''.

"Non mi interessano le dietrologie su umori e stati d'animo. Vorrei rimanere ai fatti. L'esito dell'incontro tra il Presidente della Repubblica e il Presidente del Consiglio - si legge in una nota di Casini - dimostra che una via d'uscita dalla terribile crisi in cui versa l'Italia è possibile e che il senso dello Stato nei momenti difficili può prevalere. La legge di stabilità - spiega - può essere approvata rapidamente e sono convinto che il Presidente Berlusconi abbia la consapevolezza che la situazione economica e finanziaria dell'Italia non ci consente una lunga ed estenuante campagna elettorale".

VIGNETTA VINCINO - NAPOLITANO E BERLUSCONI VIGNETTA GIANNELLI BERLUSCONI OMBRA NAPOLITANO

Dopo il via libera del Senato entro il 18 novembre, la Stabilità passerà poi alla Camera dove ricomincia l'iter. Se non ci sarà nessuna accelerazione, quindi, il testo dovrebbe essere approvato in via definitiva dal Parlamento entro fine novembre. I tempi sarebbero così appena un po' più larghi di quelli indicati dal premier, Silvio Berlusconi, durante la riunione del G20 (aveva annunciato la fiducia in Senato entro il 15 novembre). Né è ancora noto se sarà necessario o meno a questo punto porre la fiducia.

CASINI, BENE MA EVITARE CON CRISI CAMPAGNA ELETTORALE - L'esito dell'incontro tra Napolitano e Berlusconi "dimostra che una via d'uscita" c'era ma "sono convinto che Berlusconi abbia la consapevolezza che la situazione economica e finanziaria non ci consente una lunga ed estenuante campagna elettorale". Lo dichiara il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini.

STASERA VERTICE BERLUSCONI-PDL A PALAZZO GRAZIOLI - Nuovo vertice a palazzo Grazioli questa sera intorno alle 21. Dopo l'incontro con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, Silvio Berlusconi ha convocato a via del Plebiscito i vertici del Pdl.

berlusconi-napolitano

BERSANI A BERLUSCONI, ORA RASSEGNI DIMISSIONI - "Chiedo al presidente del Consiglio, con ogni forza, che prenda atto finalmente della situazione, che compia un atto. Rassegni le dimissioni. Affidi al presidente della Repubblica la ricerca di una soluzione che metta in grado il nostro grande Paese di affrontare questa emergenza", ha detto nell'Aula della Camera il leader del Pd Pier Luigi Bersani.

"Questo voto ha certificato su un atto dirimente per la governabilità del Paese che il governo non ha la maggioranza in quest'Aula", ha aggiunto Bersani.
"Il Governo non ha la maggioranza alla Camera: per questo ho chiesto che Berlusconi ne prenda atto e si rechi al Quirinale", ha detto il segretario del Pd.

 

RYANAIR E LA PUBBLICITA' CON BERLUSCONILa minuta di Berlusconi fotografata dall'Ansa

BERLUSCONI AL QUIRINALE: MI DIMETTO - E NAPOLITANO GELA SILVIO: ELEZIONI? NO, CONSULTAZIONI…

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Il Velino.it

SILVIO BERLUSCONI

CORRIERE DELLA SERA - In apertura: "Berlusconi annuncia le dimissioni". L'editoriale di Massimo Franco: "I perché di una svolta". Al centro: "Lettera ultimatum della Ue: Italia in situazione drammatica, dovete rassicurare i mercati". Di spalla: "Per il Colle ormai non si torna indietro". In basso: "I reati di calciopoli, cinque anni a Moggi". Ancora in basso: "Lo scontro segreto Tremonti-Finmeccanica".

LA REPUBBLICA - In apertura: "Berlusconi si arrende, mi dimetto". L'editoriale di Ezio Mauro: "Voltare pagina". Al centro: "Spread a quota 500. La Ue: drammatico". Di spalla: "Cala il sipario sul Truman Show". Ancora di spalla: "L'ultimo sogno, candidarsi ancora". Il retroscena: "E Napolitano gela Silvio: Elezioni? No, consultazioni". In basso: "Calciopoli, 5 anni e 4 mesi a Moggi".

LETTA BERLUSCONI

LA STAMPA - In apertura: "Berlusconi: lascio e non mi ricandido". Editoriale di Federico Geremicca: "La strada obbligata della chiarezza". Al centro: "L'Europa chiede nuove misure". Di spalla: "L'Iran sta lavorando all'atomica".

IL GIORNALE - In apertura: "Si va a votare". Al centro fotonotizia: "I giuda che hanno pugnalato il governo". Di spalla: "Solo le elezioni possono salvarci dallo spread". Ancora di spalla: "Le tre opposizioni, tra nomenklatura, Prodi e le banche".

LETTA BERLUSCONI

IL SOLE 24 ORE - In apertura: "Berlusconi: lascio dopo la legge di stabilità". Editoriale di Stefano Folli: "Il passo d'addio, un Paese da salvare". Di spalla: "La commissione Ue chiede al governo italiano chiarimenti entro venerdì". Al centro: "I tre poli e il rischio di uno stallo dopo le urne".

IL MESSAGGERO - In apertura: "Berlusconi al Quirinale: mi dimetto". L'editoriale di Paolo Pombeni: "Una fase nuova per il Paese". Di spalla: "Dopo di me solo le elezioni". Al centro: "Spread verso quota 500. La Ue: misure aggiuntive". In basso: Moggi condannato a 5 anni e 4 mesi".

Moggi

IL TEMPO - In apertura: "Meglio il voto che il vuoto". L'editoriale di Mario Sechi: "Il realismo del Cavaliere". Al centro: "La Lega manda in crisi i centristi". In basso: "Bus più cari e stipendi d'oro".

LETTA BERLUSCONI

L'UNITA' - In apertura la fotonotizia: "La resa". L'editoriale di Claudio Sardo: "La strada per ricominciare". In basso: "Era una cupola, condannati Moggi e i designatori". Ancora in basso: "Lo scienziato dei neutrini: tra sei mesi tutta la verità".

IL FATTO QUOTIDIANO - In apertura: "Mi dimetto, ma prende ancora tempo". Editoriale di Furio Colombo: "L'uomo della cambiale". Di spalla Marco Travaglio: "Gli ultimi giorni di pompetta". Al centro: "Nuovo diktat dell'Europa che ci chiede lacrime e sangue". In basso: "Associazione a delinquere: 5 anni per Moggi".

La minuta di Berlusconi

 

BANANA: “CON IL MIO PASSO INDIETRO E ALFANO CANDIDATO IL PAESE NELLE MANI DI BERSANI, VENDOLA E DI PIETRO? NON CREDO”

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Intervista di Mario Calabresi a Silvio Berlusconi, per La Stampa

Silvio Berlusconi crocifisso per la seconda volta

A tarda sera ti aspetteresti di trovare un uomo abbattuto e depresso, invece la voce è squillante, ma le parole sono chiare e inequivocabili: «Appena sarà approvata la legge di stabilità mi dimetterò e, siccome non ci sono altre maggioranze possibili, vedo solo le elezioni all'inizio di febbraio, elezioni a cui non mi candiderò più». Il passo indietro, nelle parole del Cavaliere, è totale e definitivo: «Il candidato premier del centrodestra sarà Alfano, è accettato da tutti e sarebbe sbagliato bruciarlo adesso provando a immaginare un nuovo governo guidato da lui».

Silvio Berlusconi - DURO A DIMETTERSI

Sembra impossibile immaginare che Silvio Berlusconi farà davvero il passo indietro definitivo, invece lui lo conferma a più riprese, così come ha fatto nel suo colloquio al Quirinale, tanto che il Presidente della Repubblica considera le dimissioni come già date.

«Prima però dobbiamo dare risposte immediate ai mercati, non si può attendere oltre ad approvare le misure concordate, io mi sono impegnato con l'Europa a farlo e prima di andarmene voglio mantenere la promessa. Adesso però faccio appello a tutti, maggioranza e opposizione, perché passino al più presto e poi io mi dimetterò».

Berlusconi

Le elezioni però non sono automatiche. «Certo, il Capo dello Stato farà le consultazioni ma io non vedo maggioranze alternative possibili: da un lato io non intendo fare un governo con il Pd, non voglio certo chiudere andando con loro, dall'altro Casini ha detto chiaramente che un accordo con noi non gli interessa e allora la matematica mi dice che non ci sono altre strade. Resta solo la via maestra, quella delle elezioni».

Gli chiedo in che tempi, se immagina davvero elezioni con la neve e comizi con il cappotto, una cosa mai vista nella storia d'Italia: «I tempi dell'approvazione della legge di stabilità dovrebbero essere veramente celeri: entro la prossima settimana l'approvazione al Senato e quella successiva alla Camera, lì dipende dal calendario che deciderà Fini, ma comunque entro la fine del mese l'iter sarà stato completato e io mi sarò dimesso. E' importante fare veloci: prima facciamo e prima usciamo da questa giostra infernale, da questa situazione incredibile, con i mercati che spingono e premono».

MARIO CALABRESI

Gli chiedo se si sente messo in un angolo e fatto fuori dalle Borse, dall'Europa, dalla speculazione, se - come ha detto qualcuno dei suoi - siamo di fronte ad un «golpe dei mercati». «A dire la verità questa pressione è una grande opportunità, i mercati ci spingono a fare le riforme che non siamo mai riusciti a fare, quelle liberalizzazioni che avevo sempre messo nel mio programma ma che avevano trovato mille resistenze. Non la dobbiamo vivere come un'imposizione ma come un'occasione».

CARLUCCI - BERLUSCONI

Andiamo avanti a parlare, ride, scherza, sembra quasi liberato di un peso oppure ancora non cosciente di quanto è accaduto, ma basta citargli i deputati che lo hanno abbandonato per riaccenderlo: «E' successa una cosa allucinante, a cui faccio ancora fatica a credere, mi hanno tradito quelli che ho portato per una vita nel cuore, penso ad Antonione e non riesco ancora a crederci, e pensare a tutto quello che ho fatto per lui. Prima lo avevo nominato coordinatore di Forza Italia, poi lo abbiamo candidato a governatore, quando è stato eletto in Friuli gli ho portato a Trieste tutti i bilaterali possibili, per dare lustro alla sua presidenza, e poi mi ha fatto anche fare da padrino alla sua bambina. E' incredibile: sono il padrino di sua figlia e lui mi tradisce, non posso credere ai miei occhi. Così gli ho chiesto di incontrarci ma lui ha avuto paura di venire e mi ha liquidato con una lettera. Degli altri non parlo nemmeno, a partire dalla Carlucci, da Gabriella Iscariota».

Difficile credere che possa farsi una ragione di tutto questo; conoscendo l'uomo si è portati a credere che proverà ancora una volta la rivincita, che non si negherà il tentativo di un ultimo giro, ma lui nega ancora: «No, non mi ricandido, anzi mi sento liberato, adesso è l'ora di Alfano, sarà lui il nostro candidato premier, è bravissimo, meglio di quanto uno potesse pensare e la sua guida è stata accettata da tutti».

ALFANO E BERLUSCON

E lei adesso cosa farà, è disposto davvero a stare un passo indietro? «Farò il padre fondatore del mio partito e magari mi rimetterò a fare il presidente del Milan». Gli dico che non ci credo a un Berlusconi che si tira fuori dalla mischia e qui un po' si lascia andare: «Beh, magari potrò dare una mano in campagna elettorale, quella è una cosa che mi è sempre riuscita benissimo».

antonione roberto

Nei suoi scenari futuri c'è ancora un'alleanza tra il suopartito e la Lega. «Alla fine Bossi mi è stato sempre fedele, la nostra amicizia e la nostra alleanza hanno tenuto, nonostante molti scommettessero il contrario». Un'alleanza che immagina possa ancora vincere: «Con il mio passo indietro e Alfano candidato non è scritto da nessuna parte che gli italiani siano pronti a consegnare il Paese nelle mani di un'alleanza che parte al centro e arriva fino a Bersani, Vendola e Di Pietro. Penso che sia qualcosa di indigeribile alla maggioranza degli italiani. Eppure loro sono già convinti di avercela fatta, hanno perfino preparato i nuovi organigrammi e promesso a Casini che farà il presidente della Repubblica e lui ci spera altroché e per questo non li molla».

BERLUSCONI-TREMONTI

I retroscena sul vertice dell'altroieri ad Arcore hanno raccontato della contrarietà della famiglia alle dimissioni, ma Berlusconi sostiene che la storia è esattamente il contrario: «I miei figli sono felicissimi se io esco dalla politica, sperano così di svegliarsi la mattina e non dover leggere i giornali di tutto il mondo pieni di attacchi contro di me, e poi sanno che io sono stanco».

«Sono stanco - riprende dopo una lunga pausa in cui si sente finalmente lo sfinimento di questi giorni - di non riuscire a dettare la linea e di non poter fare la politica che vorrei. Sono più potente come libero cittadino che come presidente del Consiglio, stavo leggendo un libro sulle lettere di Mussolini a Claretta e lui ad un certo punto le dice: "Ma non capisci che io non conto niente, posso fare solo raccomandazioni". Ecco io mi sono sentito nella stessa situazione».

GIORGIO NAPOLITANO

Gli faccio notare le differenze del caso rispetto alla dittatura fascista, ma lui interrompe: «Certo, io non sono un dittatore anche se lo avete scritto per anni, ma quello che volevo dire è che i padri costituenti proprio per la paura che la storia si ripetesse hanno indebolito eccessivamente l'esecutivo. Ma io le chiedo: è capo del governo uno che non può far fare al ministro dell'Economia la politica economica in cui crede?».

Non potevamo non arrivare a Tremonti, almeno alla fine: «Il rapporto personale non è cattivo, a Cannes siamo stati perfino compagnoni, ma poi lui alla fine fa sempre quel cavolo che gli pare e a me resta solo da fare l'ordine del giorno del Consiglio dei ministri. Mi resta però una consolazione, quella di essere stato il premier più longevo della Storia». Lo interrompo per correggerlo, solo se fosse arrivato alla fine della legislatura avrebbe battuto Giovanni Giolitti: «Ma io intendevo della storia repubblicana». Sta zitto un attimo e conclude: «Questa di Giolitti non la sapevo: peccato, peccato davvero. Vabbé, buonanotte».

 

BERLUSCONI ANNUNCIA DIMISSIONI - ONU: IRAN LAVORA ALL’ATOMICA - IL ‘NEWS’ DI MURDOCH SPIÒ WILL E HARRY

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Dagoreport

1 - THE NEW YORK TIMES - In apertura, "L'agenzia Onu: le informazioni raccolte indicano che l'Iran lavora all'atomica" - "Lo scandalo sugli abusi sessuali porterà probabilmente Paterno a lasciare la Penn State Football" - "Cain torna a negare le accuse mentre una seconda donna esce allo scoperto" - "La crisi del debito europeo vince le ultime resistenze di Berlusconi"

2 - THE WALL STREET JOURNAL - In apertura, "Berlusconi annuncia le dimissioni" - In basso, "Trattative a uno stadio avanzato per l'acquisto di Emi Music da parte di Vivendi"

3 - THE GUARDIAN - In apertura, "E alla fine ad aver la meglio fu l'euro... Berlusconi sconfitto"

4 - THE INDEPENDENT - In apertura, "Scuole chiuse per lo sciopero dei presidi" - In basso, "L'Italia torna alla vita dopo Berlusconi"

5 - THE TIMES - In apertura, "Berlusconi si dimette con una pugnalata a tradimento" - Di spalla, "Il capo dell'agenzia delle frontiere farà causa al segretario dell'Interno" - In alto, "Come Mtv ha cambiato il volto della musica"

6 - THE DAILY TELEGRAPH - In apertura, "Il capo dell'agenzia per l'immigrazione attacca il segretario dell'Interno" - Di spalla, "Il detective del ‘News of the World' spiò anche il Principe William" - In basso, "La festa è finita: Berlusconi si dimetterà dopo l'approvazione dei tagli chiesti dalla Ue" - "Gli ispettori dell'Onu: L'Iran sta costruendo la bomba atomica"

7 - FINANCIAL TIMES - In apertura, "Berlusconi si impegna a rassegnare le dimissioni" - In basso, "Gli ispettori Onu hanno informazioni ‘attendibili' sulle ambizioni nucleari dell'Iran"

8 - DAILY MAIL - In apertura, "Il capo dell'agenzia delle frontiere va all'attacco" - In basso, "William e Harry spiati dal detective del ‘News'"

9 - LE FIGARO - In apertura, "Sarkozy sfrutta il momento per recuperare terreno su Hollande" - Al centro, "I mercati attendono la caduta di Berlusconi" - "11/11/2011, il giorno che risveglia tutte le superstizioni"

10 - LIBÉRATION - In apertura, "Sarkozy non ci protegge più. Viaggio in una Francia in crisi" - In alto, "Berlusconi: è quasi finita"

11 - LES ECHOS - In apertura, "I mercati spingono Berlusconi verso le dimissioni" - "La Francia torna ad essere la numero uno del vino" - Al centro, "Societe Generale sacrifica i dividendi 2011"

12 - LE MONDE - In apertura, "Primi tentennamenti nella campagna di Hollande" - "I miliardi maledetti di Khodorkovski" - Al centro, "Crisi economica e politica, l'Italia sull'orlo del collasso"

13 - LA TRIBUNE - In apertura, "La Russia a tutto gas in Europa. Il gasdotto Nord Stream inaugurato ieri da Medvedev, Merkel e Fillon consacra l'importanza della Russia nell'approvvigionamento energetico europeo degli anni a venire" - In basso, "Il crepuscolo di Silvio Berlusconi"

14 - EL PAIS - In apertura, "Berlusconi promette di dimettersi dopo l'approvazione della legge di stabilità chiesta dalla Ue"

15 - ABC - In apertura, "Dopo il dibattito tv: Rajoy (Pp) travolge Rubalcaba (Psoe) 47% a 21%" - In basso, "Berlusconi se ne andrà dopo aver approvato le misure chieste dall'Europa"

16 - EL MUNDO - "Berlusconi si dimetterà dopo l'approvazione dei tagli che esige la Ue" - Di lato, "Il 71% sostiene che Rajoy si è comportato più da presidente di Rubalcaba"

17 - PUBLICO - In apertura, "BerlusKOni"

18 - HAARETZ - In apertura, "Gerusalemme tiene la bocca cucita sullo schiacciante dossier sulle armi nucleari"

19 - TAZ.DIE TAGESZEITUNG - In apertura, "Razzismo, gli antisemiti sono tra noi" - In basso, Berlusconi senza maggioranza"

20 - BILD - In apertura, "Euro-caos: Berlusconi si dimette" - "È ufficiale! L'Iran sta sviluppando la bomba atomica"

21 - DIE WELT - In apertura, "Berlusconi annuncia le sue dimissioni"

 

MA NON S’ERA DETTO CHE LE DIMISSIONI DEL PATONZA DA SOLE VALEVANO 200 PUNTI DI SPREAD?

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1. SPREAD CON BUND SALE A RECORD DI 511 P.B...
Radiocor
- Lo spread tra BTp e Bund supera i 500 punti base e si attesta al 511 centesimi. L'impennata dello spread si accompagna anche ad un aumento del rendimento del benchmark decennale italiano che si attesta al momento a 6,90%. A pesare sui titoli italiani, dice un operatore a Radiocor, c'e' anche la decisione della clearimng house inglese di alzare il magine di collaterale richiesto per le operazioni repo sui titoli di Stato italiano: 'E' un altro segnale di sfiducia sui titoli di Stato italiani', commenta un trader a Radiocor.

SILVIO BERLUSCONI

2. BORSA: AVVIO IN RIALZO DOPO ADDIO BERLUSCONI, +1,4% FTSE MIB...
Radiocor
- Avvio in rialzo per Piazza Affari e per le Borse europee all'indomani dell'annuncio di dimissioni dopo l'approvazione della legge di stabilita' da parte del premier Silvio Berlusconi. Il Ftse Mib ha avviato le contrattazioni guadagnando l'1,4%. Sono ben impostate le banche e sono gettonate le Pirelli (+2,7%), appena dopo l'annuncio del piano industriale. Vanne male le Lottomatica (-6%).

3. BORSA MILANO: SCIVOLA (-1,49%) DOPO RECORD SPREAD...
(ANSA)
- Piazza Affari passa in negativo e subito scivola dopo il record dello spread Btp-Bund: l'indice Ftse Mib segna una perdita dell'1,49%, l'Ftse All Share un ribasso dell'1,38%.

ANGELA MERKEL

4. MERKEL,PIU' IMPEGNO ITALIA SU MISURE AUSTERITA'
(ANSA)
- Il governo italiano "deve impegnarsi di più per attivare le misure di austerità". Lo ha detto la Cancelliera tedesca, Angela Merkel, in una intervista alla Dpa. La leader tedesca ha sottolineato che il piano presentato al G20 di Cannes va messo in atto per ridare fiducia al Paese.

5. GEITHNER, L'ITALIA STA FACENDO PROGRESSI, DEVE FARE DI PIU'
Radiocor
- Il segretario del Tesoro Usa, Timothy Geithner, preme sull'Italia affinche' si muova rapidamente per risolvere i problemi economici e ha detto che gli Stati Uniti sono pronti ad assisterla. 'Non lo stanno facendo come gli europei vorrebbero e non alla velocita' a cui il mondo avrebbe bisogno che fosse fatto ma gli italiani fanno progressi e noi facciamo il possibile per incoraggiarli a muoversi piu' velocemente e dove possiamo aiutarli, li aiuteremo', ha detto Geithner ai giornalisti durante una visita al cantiere per la costruzione di un nuovo stabilimento Intel a Chandler, in Arizona.

'L'Italia - ha detto - sta facendo alcune scelte molto difficili e c'e' bisogno di un po' piu' di sostegno da parte dell'Europa per realizzare questi obiettivi nel tempo', senza specificare il tipo di sostegno di cui l'Italia avrebbe bisogno. Geithner non ha commentato sui possibili successori di Silvio Berlusconi alla guida del Governo

TIMOTHY GEITHNER

6. BORSA: ASIA POSITIVA CON WALL STREET E FRENATA PREZZI CINA...
(ANSA)
- Borse asiatiche in generale rialzo soprattutto in scia alla chiusura positiva di Wall Street, ma ai mercati dell'area ha fatto bene anche la frenata dei prezzi al consumo in Cina, considerato un indicatore credibile del livello d'inflazione. L'indice del gigante asiatico è infatti cresciuto del 5,5% in ottobre dopo un aumento del 6,1% in settembre, un rallentamento che dovrebbe indurre le autorità monetarie di Pechino a non stringere sui tassi bancari. Così Tokyo ha guadagnato oltre un punto percentuale, con Hong Kong che ha sfiorato un rialzo di due punti.

Bene anche Sidney (+1,2%), dove sono quotati diversi titoli che possono anticipare l'avvio dei loro settori in Europa, specie nel comparto delle materie prime e dell'energia. Sono invece stati proprio i listini cinesi a 'festeggiare' con meno convinzione la frenata dell'inflazione domestica: Shanghai tenta di chiudere in leggero rialzo, Taiwan ha segnato un leggero calo.

Di seguito, gli indici dei titoli guida delle principali Borse di Asia e Pacifico: - Tokyo +1,15% - Hong Kong +1,81% (seduta in corso) - Shanghai +0,84% (seduta in corso) - Taiwan -0,51% - Seul +0,23% - Sidney +1,22% - Singapore +0,04% (seduta in corso) - Mumbai -0,11% (seduta in corso) - Kuala Lumpur +0,43% - Bangkok -0,38% - Giakarta +1,22% (seduta in corso)

borsa Tokyo

7. MORNING NOTE: ECONOMIA E FINANZA DAI GIORNALI
Radiocor
- GOVERNO: sul rendiconto dello Stato la maggioranza si ferma a 308 voti. Il premier Silvio Berlusconi ha detto che si dimettera' dopo la legge di stabilita', 'ma dopo si va alle elezioni'. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano chiede tempi rapidi. Gli scenari possibili: elezioni o Governo di transazione. Borse positive. Lo spread Btp-Bund tocca il record di 500 punti e il rendimento del titolo a 5 anni supera di 19 punti il decennale.

Per la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, con uno spread cosi' non si va avanti (dai giornali). Lettera-ultimatum della Ue, la Commissione chiede al Governo italiano chiarimenti entro venerdi' (dai giornali). Manager e big del credito dicono si' ai titoli di Stato. Tutti in fila per sottoscrivere (Il Corriere della Sera, pag. 17). Il nuovo presidente italiano della Bce, Mario Draghi, ha messo in pericolo Berlusconi? Draghi ha il potere di fermare la crescita dei rendimenti dei bond, ma non l'ha fatto (Financial Times pag. 2)

GRECIA. Accordo su nuovo premier, e' Lucas Papademos, ex governatore della Banca centrale greca (dai giornali)

piazza affari

INTESA SANPAOLO: oltre le stime, l'utile trimestrale cresce (dai giornali)

UNICREDIT: comitato su piano e aumento (Il Sole 24 Ore, pag. 41). Qatar punta alle quote dei libici (La Stampa, pag. 27) L'aumento si attesta a 7,5 miliardi (Il Messaggero, pag. 21)

MPS: perdita di controllo da parte delle Fondazioni non e' piu' un tabu'. Escluso nuovo aumento di capitale (Il Sole 24 Ore, pag. 43)

CARIGE: utili in crescita del 38,5% nei nove mesi (Il Secolo XIX pag. 15)

BPM: la strategia di Bonomi con la Bpm aggregante (Il Corriere della Sera, pag. 35)

GENERALI: frena su dossier in Russia (Il Sole 24 Ore, pag. 41)

MEDIASET: conferma i target. Corsa a tre per Endemol (dai giornali). Endemol vuole respingere proposte acquisto (Financial Times pag.14)

EDISON: su Opa vertice Consob-Edf. I legali del gruppo francese oggi in Italia per incontrare al Commissione di Borsa (dai giornali)

PIERSILVIO BERLUSCONI

FINMECCANICA: in cda Orsi sfida Guarguaglini. Retroscena (La Stampa, pag. 29)

GAS: inaugurato Nordstream, nuova strada del gas russo (dai giornali)

PIRELLI: pieno di utili nei 9 mesi. Via ai bond (dai giornali)

BRIONI: Pinault conquista il sarto di 007 (dai giornali)

8. MORNING NOTE: L'AGENDA DI MERCOLEDI' 9 NOVEMBRE...
9. Radiocor
- Cda: si riuniscono per l'approvazione dei dati relativi ai primi 9 mesi del 2011 i consigli d'amministrazione di Aedes, Caltagirone, Enel, Impregilo, Mediolanum, Seat Pagine Gialle e Terna.

Londra: Pirelli Industrial Plan.

Parigi: conferenza stampa Air France Klm per la presentazione dei risultati semestrali del gruppo.

Milano: conferenza stampa BlackRock 'Garantire una fonte di reddittivita' ad un'intera generazione di investitori'.

Roma: si svolge la IX giornata della ricerca e dell'innovazione alla quale interviene la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia.

Hu Jintao

10. MEDIASET: SCIVOLA IN BORSA (-5%), SCAMBI INTENSI
(ANSA)
- Prime contrattazioni difficili in Piazza Affari per Mediaset, che cede il 5,58% a 2,36 euro, in un momento di stanchezza degli indici generali: l'Ftse Mib sale di un modesto 0,17%. Intensi gli scambi: al momento sono passate di mano quasi tre milioni di azioni del Biscione, contro una media quotidiana dell'ultimo mese di Borsa inferiore ai 6 milioni di 'pezzi'.

Oltre alle possibili ripercussioni dal mondo della politica, ieri Mediaset ha annunciato a mercati chiusi risultati economici in frenata, con una previsione di calo della raccolta pubblicitaria di circa il 3% a fine anno. Peggio tra i titoli principali della Borsa di Milano sta facendo solo Lottomatica (-6% teorico, in asta di volatilità) mentre Mediolanum sale dell'1,71% e Mondadori segna una limatura dello 0,49%.

11. CINA: INFLAZIONE RALLENTA, 5,5% IN OTTOBRE...
(ANSA)
- L' indice dei prezzi al consumo, considerato un indicatore credibile del livello d'inflazione, è cresciuto in Cina del 5,5% in ottobre, secondo i dati diffusi oggi dall' Ufficio centrale di statistica di Pechino. In settembre la crescita era stata del 6,1%.

Il governo cinese considera l'infalzione estremamente pericolosa, perché potrebbe innescare l'"instabilità sociale", e ha come obiettivo quello di contenerla entro il 4% all'anno. Se si considerano i primi dieci mesi dell'anno scorso, l'aumento del costo della vita è stato in ottobre del 5,6%.

PIRELLI

12. BANCHE: S&P CONFERMA GIUDIZIO SU RISCHIO SISTEMA A LIVELLO BASSO...
Radiocor
- S&P conferma il giudizio sul rischio del settore bancario (Bicra) italiano al livello 3 come Usa, Corea del Sud, Nuova Zelanda e Gran Bretagna. La scala va da 1 a 10, dal piu' basso al piu' alto livello di rischio. La Svizzera e' a livello 1, la Spagna e' confermata a 4, Portogallo al 5.

13. PIRELLI: STIMA +16% RICAVI 2012 A 6 ,7 MLD,EBIT MARGIN 11-12%...
Radiocor
- Obiettivo 6,7 miliardi di ricavi nel 2012, con una crescita del 16% rispetto all'esercizio in corso, con una marginalita' per l'ebitda del 15-16% e per l'ebit dell'11-12%. Questo il target per l'anno prossimo di Pirelli indicato nell'aggiornamento del piano industriale 2011-15. Per il 2014, il gruppo degli pneumatici punta a ricavi per circa 7,7 miliardi con un ebitda margin del 19-20% e un ebit margin del 15-16%. La crescita sara' sostenuta da un piano di investimenti di 2,4 miliardi nell'orizzonte del piano comprendendo le nuove attivita' in Russia (2,2 miliardi escludendo queste ultime) rispetto alla precedente stima di 1,9 miliardi. Nel triennio 2012-14 e' previsto un piano di efficienze per 250 milioni complessivi.

14. GUBITOSI PENSA IN INGLESE AL DOPO-WIND...
S. Fi. per "Il Sole 24 Ore"
- Dagli egiziani agli americani. Lasciata la corte del tycoon egiziano Naguib Sawiris la scorsa primavera, Luigi Gubitosi potrebbe approdare al servizio del super-banchiere americano Brian Moynihan. Il manager napoletano si era dimesso da Wind ad aprile e ora è uno dei candidati per diventare il capo di Bank of America-Merrill Lynch in Italia.

GUBITOSI

Dopo alcuni mesi di riposo, Gubitosi era tornato nella business community con l'ingresso, da indipendente, nel board di Maire Tecnimont, la società di progettazione e impiantistica di Fabrizio Di Amato. Ma dopo l'uscita di Maurizio Tamagnini, capo del Sud Europa, Bofa-Merrill ha bisogno di rafforzare e rilanciare l'investment banking in Italia e gli occhi degli americani, come riportato ieri da Bloomberg, sono caduti sull'ex ceo di Wind, in precedenza cfo di Fiat. Che però non sarebbe il solo candidato.

15. ARBITRAGGI IMPOSSIBILI SULL'AUMENTO DI BPM...
R. Fi. per "Il Sole 24 Ore"
- Al termine della prima settimana di aumento di capitale della Bpm, gli scambi sul diritto d'opzione erano pari al 37%. In linea con quelli degli aumenti di capitale delle altre banche, che hanno ricapitalizzato tra giugno e luglio. In sostanza, non si può dire che ci siano vendite nette sul diritto Bpm ma un continuo "girare" di scambi.

Resta però un ampio divario, a pochi giorni dalla chiusura della fine della trattazione in Borsa dei diritti, tra il valore dell'azione e la parità teorica relativa alle quotazioni dei diritti da convertire ai prezzi e i rapporti di concambio prefissati. Divario che si spiega facilmente con il divieto di vendite allo scoperto, imposto dalla Consob che di fatto impedisce gli arbitraggi. In sostanza, regole alla mano, è impossibile "arbitraggiare" comprando i diritti e vendendo le azioni. Anomalia da tener presente durante il ben più corposo e "glamour" aumento di UniCredit.

16. TEMPI DURI: BONUS RIDOTTI A WALL STREET...
M. Val. per "Il Sole 24 Ore"
- Wall Street tira la cinghia: quest'anno i bonus di banchieri e trader saranno vittima dei tempi più magri che vive anche il tempio americano della finanza. I pronostici, della Johnson Associates, anticipano tagli medi tra il 20 e il 30% nei premi, che tradizionalmente rappresentano buona parte del compenso annuale. I più colpiti potrebbero essere gli operatori obbligazionari (-45%), che sconteranno il prosciugarsi dei profitti da trading sotto i colpi della crisi del debito.

ENZO CHIESA E MASSIMO PONZELLINI

Le cifre, però, resteranno tutt'altro che trascurabili e faranno poco per calmare le ire popolari: un tipico managing director porterà comunque a casa 900mila dollari invece di 1,2 milioni. Qualcuno che vede aumenti c'è ancora: forse del 5% consulenti dei clienti più facoltosi. E nel 2012 i premi dovrebbero risalire: se non altro perchè Wall Street sta licenziando, meno banchieri tra cui spartire i bonus.

17. HI-TECH, SE LE LEPRI BATTONO I DINOSAURI...
D. Le. per "Il Sole 24 Ore"
- La "pelle" della tecnologia cambia e la Borsa, dopo l'esuberanza irrazionale del decennio scorso, è diventata benevola solo con chi non rifila bufale. Lo si capisce scorrendo la classifica stilata da Boston Consulting nel suo report "Running Forward, Walking Backward" delle aziende hi-tech più cool degli ultimi cinque anni. Tra queste svetta non la solita Apple (in seconda posizione) ma la "misteriosa", si fa per dire, F5 Networks, tra i leader nelle infrastrutture informatiche che dal 2006 al 2010 ha garantito ai suoi azionisti ritorni medi annuali del 35,4% contro il 35% della Mela. Seguono Salesforce.com (32,7%) e Htc (32,6%). Risultato: nell'era del post Pc i vecchi dinosauri appaiono defilati - da Ibm a Hewlett Packard - per lasciare il posto alle "lepri" che costruiscono le autostrade digitali e ai profeti dei telefonini "intelligenti".

18. IL MILANESE TRADITO...
Giovanni Pons per "la Repubblica
" - Voleva ardentemente diventare governatore della Banca d´Italia ma Berlusconi l´ha tradito. Dopo averlo presentato in diversi consessi internazionali come il nuovo timoniere di Via Nazionale il premier ha preferito Ignazio Visco a Vittorio Grilli.

Da molti riconosciuto come uno dei tecnici più preparati sotto il profilo finanziario, tanto che è il principale candidato per la futura presidenza del fondo salva stati, Grilli non l´ha presa bene. Alla riunione Fmi aveva anticipato a Tremonti l´intenzione di lasciare a fine anno in caso di sconfitta. Ora si dice che tornerà in una banca europea, forse Barclays, ma non sarà facile togliersi di dosso il timbro politico di Tremonti e Bossi.

VITTORIO GRILLI

 

RIECCO LA DC! - È CASINI, IL VERO VINCITORE DELLA “CAMPAGNA D’AUTUNNO” CHE HA PORTATO AL COLLASSO DEL GOVERNO BERLUSCONI

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Fabio Martini per "La Stampa"

PIER FERDINANDO CASINI

Si è appena spento il tabellone con i risultati che inchiodano il governo Berlusconi allo score più basso della sua storia, il leader del Pd Pier Luigi Bersani chiede la parola e proprio nell'incipit del suo discorso fa un annuncio significativo: «Voglio dire pochissime parole, cercando di interpretare il sentimento di tutte le opposizioni...». Fuori dal politichese significa che due ore prima Pier Ferdinando Casini, Gianfranco Fini e Antonio Di Pietro hanno consentito che fosse Bersani a parlare a nome di tutti loro.

Un'investitura non banale soprattutto da parte di Casini che esita sempre a farsi rappresentare da un leader della sinistra. Un intervento breve, quello di Bersani, forse meno efficace di altre volte, sta di fatto che alla fine del suo discorso dai banchi centristi, i deputati dell'Udc e del Fli non si spellano le mani, anzi la maggior parte di loro resta a braccia conserte.

bersani casini

L'epidermica freddezza dei centristi alla fine del discorso di Bersani non cancella il compiacimento di Casini, il vero vincitore di questa tornata, il principale artefice della «campagna d'autunno» che ha sottratto così tanti parlamentari alla maggioranza e che ha portato al collasso, sia pur differito, del governo Berlusconi.

In questi giorni, mentre democratici, dipietristi e finiani si impegnavano nei pur necessari discorsi di contrasto, i capi dell'Udc si sporcavano le mani, contrattavano, promettevano, portavano a casa adesioni o promesse. Tanto è vero che in serata, con i suoi, Casini commentava: «L'annuncio delle dimissioni di Berlusconi è una vittoria fondamentale. Ma quando si vince, non bisogna mai stravincere».

Napolitano ha incontrato anche Bersani e Casini

E Casini, il leader politico che in questi mesi si è mosso con la maggior sintonia col Capo dello Stato, si prepara ora a giocare la prossima mano, quella del «governo di responsabilità», con Mario Monti premier. Una partita dagli esiti incertissimi, ma che in caso di impuntatura di Berlusconi e di riproposizione del Cavaliere come leader del centrodestra, potrebbe produrre una grossa sorpresa nella disponibilità dell'Udc a un'alleanza elettorale - finora esclusa - con il centrosinistra.

Casini e Fini

Premessa di un'ascesa di Casini al soglio che più ambisce: quello del Quirinale. Un patto Pd-Udc, davvero clamoroso se si materializzasse, appartiene al non-detto di questi giorni ed è una delle conseguenze del protagonismo dell'Udc, protagonista di una massiccia controcampagna acquisti, condotta in prima persona da Pier Ferdinando Casini e da Lorenzo Cesa, con l'apporto di Paolo Cirino Pomicino.

MARIO MONTI

Tre ex democristiani che sono riusciti a convincere parlamentari di centrodestra - ecco il «dettaglio» non ancora rilevato che hanno tutti ascendenze democristiane: Giustina Destro, Fabio Gava, Gianfranco Pittelli, Roberto Antonione, Franco Stradella, Francesco Stagno D'Alcontres, per non parlare di Calogero Mannino, che ha seguito un suo personale percorso di allontanamento dalla maggioranza, ma che della Dc è stato vicesegretario e ministro.

Certo, da quando la Democrazia cristiana si è sciolta, era il gennaio del 1993, da allora tante volte sui giornali si è riaffacciato il tormentone: «Riecco la Dc». Tutti falsi allarmi e semplificazioni giornalistiche, eppure mai come in queste ore è tornato ad aleggiare nel Palazzo l'orgoglio democristiano.

PAOLO CIRINO POMICINO

Ieri pomeriggio nei corridoi di Montecitorio era come se circolassero soltanto ex Dc, di centrodestra e di centrosinistra che si davano di gomito, annuivano, si complimentavano. Commentava a voce bassa un deputato Pdl molto addentro alle vicende di Santa Romana Chiesa: «Non c'è alcun dubbio che le recenti e ripetute considerazioni espresse dal cardinale Bagnasco, così diverse dalla stagione dell'allineamento di Ruini, abbiano creato il clima per questa ripresa di protagonismo dei cattolici in politica. Come diceva il profeta Isaia: così come la pioggia scende dal cielo senza aver fecondato la terra, così la mia parola non ritornerà a me senza aver compiuto ciò che desidero».

VINCINO SU BERLUSCONI E I VOTI ALLA CAMERA

Un ritrovato protagonismo «democristiano» che si dispiegherà nel tentativo di far nascere un «governissimo», ma se finisse male? Dice Beppe Fioroni, uno dei pochi dirigenti Pd che ha collaborato ai sondaggi con i parlamentari Pdl: «Le misure richieste dall'Europa vanno rapidamente archiviate, in modo da voltare pagina. E se Berlusconi impedirà un governo di responsabilità, costringendo i suoi a ingoiare la pasticca di cianuro e mettendo il Paese in ginocchio a quel punto potrebbero crearsi per davvero i presupposti di un'alleanza elettorale tra noi e l'Udc».

 

I TIMORI DI BERSANI E D’ALEMA: IL GIOCO È ANCORA IN MANO AL PREMIER, ELEZIONI NON ESCLUSE

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1 - Maria Teresa Meli per il "Corriere della Sera"

ENRICO LETTA

E ora? E ora «il gioco lo ha ancora in mano Berlusconi, nonostante tutto, e lui punta alle elezioni anticipate»: davanti a telecamere, microfoni e taccuini, Pier Luigi Bersani canta vittoria, ma, appena si apparta con i compagni di partito, parole, toni e analisi del segretario cambiano.

Soddisfatto è soddisfatto - non potrebbe essere altrimenti - però di qui a cantare vittoria e a ipotizzare altri successi ce ne manca. Il leader del Pd sa che le opposizioni non sono ancora in grado di determinare il futuro e non esclude che alla fine si arrivi alle elezioni anticipate, perché riuscire a metter su, «in queste condizioni» e «con questa destra», un governo di responsabilità nazionale è impresa ardua.

Dunque, la preannunciata resa di Berlusconi non basta a tranquillizzare del tutto i leader delle opposizioni. Perché è vero che quello di ieri «è stato un risultato storico», visto che Partito democratico, Udc e Idv hanno agito di conserva, seguendo un percorso unitario. Ed è vero che Bersani, Casini e Di Pietro sono riusciti a ottenere dal Colle una tempistica rigida, per evitare il bis del 14 dicembre.

Ma è anche vero che le opposizioni, in questo momento, possono solo giocare di rimessa. E sperare, per dirla alla Bersani, «in uno smottamento del Pdl», che convinca Berlusconi a mettersi l'anima in pace e non lo induca a tentare altre manovre. Nel frattempo, la mozione di sfiducia, il cui testo è pronto, non viene seppellita. Resta lì, non si sa mai sia necessario usarla dopo l'approvazione della legge di stabilità. Insomma, per farla breve, neanche il comunicato ufficiale, con il preannuncio delle dimissioni del presidente del Consiglio, sopisce del tutto i sospetti degli esponenti delle opposizioni.

DARIO FRANCESCHINI

È scontato che in una fase delicata come questa nessun dirigente del Pd pronunci la parola elezioni. È proibita. Anzi, proibitissima. Se la sentissero, i transfughi della maggioranza potrebbero cambiare idea e tornare in soccorso di Berlusconi. A un gruppetto di parlamentari dell'Udc basta dare un'occhiata a Luciano Sardelli per capire quello che potrebbe accadere.

BERLUSCONI TIENE LA MANO DI BOSSI jpeg

Su un divanetto qualcuno ipotizza che il voto anticipato sia l'unica soluzione e il viso di Sardelli trascolora: da bianco a grigio, senza sfumature. Bersani è pragmatico, non vuole illudersi o creare illusioni: «Il Partito democratico non può partecipare a un ribaltone. Un governo di responsabilità nazionale deve avere una maggioranza di cinquecento parlamentari, sennò è un'altra cosa». Morale della favola? «Non darei le elezioni per sicure, ma diciamo che c'è un cinquanta per cento di probabilità che si vada allo scioglimento anticipato della legislatura».

Persino Massimo D'Alema non scommetterebbe sulle chance di un governo di responsabilità nazionale. Proprio lui che tanto si è speso per arrivare a questo obiettivo: «Se il Cavaliere riesce a tenere tutti i suoi, il voto anticipato è più che probabile. La partita si gioca tutta qui». È di questo che si parla nei conciliaboli dei dirigenti delle opposizioni. È su questo che riflette Bersani, cercando di capire quanto tempo riuscirà a guadagnare Berlusconi: «Non possiamo dargli ancora quindici giorni».

Ma quei quindici giorni - e forse qualcosa di più - il presidente del Consiglio se li è presi tutti. Le opposizioni mordono il freno: Casini cerca Bersani, Bersani cerca Casini, i due leader si arrovellano e si consultano. Ma non riescono a venire a capo delle intenzioni del premier: «Quello non molla», osserva il leader dell'Udc, che aggiunge: «E quindi non dobbiamo mollare nemmeno noi».

casa55 giuseppe fioroni

Per accelerare la dipartita del governo Berlusconi, a questo punto, Pd e Udc sono disposti a tutto, anche, come spiega Enrico Letta, ad «assicurare una tempistica rapidissima» per la legge di stabilità. E il capogruppo della Camera Dario Franceschini: «Siamo pronti ad approvarla, senza il nostro voto, entro una settimana in tutte e due le camere». Già, senza il voto del Partito democratico: è in questa formula che si racchiude il futuro travaglio delle opposizioni.

C'è chi dice, come Di Pietro, che bisogna assolutamente esprimersi contro la legge di stabilità, senza però fare ostruzionismo, e chi, come il pd Beppe Fioroni, ritiene che occorra «astenersi». Gli stessi dubbi agitano l'Udc. Ma questo è un altro capitolo della lunga saga del centrosinistra, che si aprirà prossimamente.

2- "PER IL GOVERNISSIMO CI VOGLIONO ALTRI 60-70 RIBELLI" - ATTENTI A VENDOLA E DI PIETRO CHE AL GOVERNISSIMO MONTI PREFERISCONO LE URNE - FIORONI: SARANNO I MERCATI A DECIDERE"
Goffredo De Marchis per "la Repubblica"

Una battaglia di anni sembra finita con le dimissioni annunciate di Berlusconi. Eppure alle opposizioni manca il sorriso. Massimo D´Alema, nei colloqui a Montecitorio, spiega il motivo dei volti tirati: «Questo ci porta dritti dritti dove vuole lui». Lontani dall´esecutivo di emergenza, di cui il presidente del Copasir rimane uno sponsor, e vicinissimi al voto anticipato nel 2012, forse già a gennaio-febbraio.

LETTA BERLUSCONI

«Stavolta non basta lo schema del 14 dicembre, non bastano 15 deputati che passano da una parte all´altra - argomenta D´Alema -. Ci vuole uno smottamento totale del Pdl: 50, 60, 100 parlamentari dovrebbero lasciare solo il premier. Per fare un governo di transizione occorre almeno l´80 per cento del Parlamento, non qualche passaggio di campo». Anche Pier Ferdinando Casini, che continua a raccogliere i cocci del centrodestra, non partecipa alla festa: «Chi vince non deve stravincere», sentenzia.

Solo una questione di stile? «So bene che non bastano due o tre cambi di casacca per arrivare al dopo Berlusconi in questa legislatura. Ma i ribelli sono più di 60, più di 70. Noi puntiamo all´intero Pdl», dice battagliero con un pizzico di sana propaganda. Conclusa una riunione sulle strategie parlamentari e vergata una dichiarazione in cui parla di «svolta», Pier Luigi Bersani, pure lui, scuote la testa: «Un governo di transizione? Lo vogliamo, ma non è mica facile».

C´è dunque grande prudenza nei vincitori di ieri. Nessuna corsa sotto la curva, nessuna bandiera da sventolare. Il traguardo resta quello del governo Monti, ma lo scetticismo (o il realismo) si fa strada. Le certezze risiedono nell´atteggiamento del Colle: «Non vuole le elezioni anticipate», rassicurano gli esponenti del Pd. Ma non gradisce ribaltoni. Tantomeno quelli fondati su una pattuglia di transfughi.

LETTA BERLUSCONI

Walter Veltroni, uno dei primi a credere nella "decantazione", però è convinto che non esista in natura la via delle urne: «È finita, il governo è dimissionario, è scritto in una nota ufficiale del Quirinale, stavolta Berlusconi non sfuggirà alle regole». Sì, ma dopo? «Dopo c´è solo la soluzione greca. I mercati premono, l´Europa è durissima e il nostro Paese non può permettersi in nessun modo 4 mesi di campagna elettorale. L´unica strada è un governo di tutti, un governo istituzionale».

Qualche soluzione Berlusconi, con la sua mossa, l´ha già tolta dal tavolo. Tanto da far pronunciare parole sconsolate a Francesco Boccia: «Quell´uomo ha sette vite...». Non ci sarà ad esempio un incarico a Gianni Letta, Angelino Alfano o Renato Schifani. «Dopo il voto sul Rendiconto l´ipotesi è stata spazzata via. Berlusconi l´ha cancellata - ammette il vicesegretario democratico Enrico Letta -. Possono tornare a 316-319. Ma come si fa un nuovo governo che parte con una maggioranza di due-tre voti? Impossibile». Lui crede ancora al governissimo.

LETTA BERLUSCONI

Letta è tra i dirigenti più vicini a Giorgio Napolitano e si è convinto che il presidente saprà come uscire dalle consultazioni con una soluzione. Non bisogna sottovalutare il credito conquistato dal capo dello Stato nel Pdl in questi tre anni. Quelli che alcuni leader dell´opposizione (Di Pietro) hanno considerato delle leggerezze, oggi danno a Napolitano una legittimità piena e assoluta anche agli occhi di Popolo delle libertà e Lega.

Ottimisti e scettici. Ma il fantasma della trappola appare nelle stanze dell´opposizione. L´unico argine alla resa dei conti berlusconiana è una direzione univoca, senza sbavature, sul dopo Silvio. La mega-riunione dei vertici Pd convocata stasera dovrà quindi sciogliere qualche sospetto residuo sulla linea "governo di emergenza". È veramente appoggiata da tutti? Con le dimissioni di Berlusconi sul piatto (più o meno) è necessario scoprire le carte, dare un volto e un programma all´esecutivo tecnico, individuare le priorità, spiegare bene per fare cosa.

berlusconi - letta

Ecco perché sarà inevitabile un chiarimento. Nel fronte della minoranza Antonio Di Pietro è già uscito dalla "coalizione" del non voto. Nichi Vendola, da fuori ma con un peso crescente, invoca le elezioni e ieri a Montecitorio, attivissimo, c´era il suo emissario Gennaro Migliore.

Ha parlato con D´Alema, con Enrico Letta. Ha sondato gli umori degli alleati di Vasto. Dario Franceschini vedrà oggi i capigruppo dell´opposizione per tenere unito il fronte. Beppe Fioroni pronostica l´ineluttabilità del governo di larghe intese: «Non è più né nelle nostre mani, né in quelle di Berlusconi. Saranno i mercati ad imporlo». Eppure il voto è lì, a un passo. E per il governissimo vale la battuta di Bersani: «Mica facile».

 


FLASH! - IL RENDIMENTO DEL BTP DECENNALE HA SFONDATO LA SOGLIA DEL 7% . LO SPREAD TRA BTP E BUND AL MOMENTO SFIORA I 530 PUNTI BASE…

LA CONTA DEI TRADITORI - IL BANANA HA SETACCIATO I VOTI E SCOPERTO CHI LO HA ABBANDONATO

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Gian Antonio Stella per il "Corriere della Sera"

BERLUSCONI TIENE LA MANO DI BOSSI jpeg

Le zucche che «come la fata Smemorina» lui aveva «trasformato in prìncipi», alla fine, si sono ribellate. «Traditori», ha scritto sul foglio che aveva davanti. Era terreo. Come se il cerone sul viso si fosse impastato con la sorpresa, lo sgomento, la collera. Come avevano osato? I nomi! Fuori i nomi! E con Roberto Maroni e Laura Ravetto e Michela Vittoria Brambilla e Ignazio La Russa che gli si affollavano intorno, stava lì a guardare i tabulati mettendo a fuoco uno ad uno chi lo aveva «tradito».

BERLUSCONI FA LA CONTA DEI TRADITORI jpeg

Ripassando la magnanimità che da buon monarca riteneva di aver avuto. Roberto Antonione: «E pensare che lo avevo fatto coordinatore del partito...». Giustina Destro: «E io che le avevo fatto fare il sindaco di Padova...». Fabio Gava: «E dire che l'avevo raccomandato io a Galan come assessore regionale...». Luciano Sardelli: «Ma come! Dopo che avevo detto ai nostri della giunta per le elezioni di tenere in ammollo il ricorso di un avversario che poteva dimostrare di essere stato eletto lui...».

L'ha sempre avuta, il Cavaliere, la fissa del «tradimento». Dell'ingratitudine. Dal giorno in cui Umberto gli tolse la fiducia nel 1994: «Mia madre, mio figlio, mia figlia e mia moglie hanno votato per Bossi e compagnia bella ed ora, con questi voti, sfiduciano il governo che ho l'onore di presiedere. Bossi è un Giuda, un ladro di voti, un ricettatore, truffatore, traditore, speculatore. Ha una doppia, tripla, quadrupla personalità».

BERLUSCONI FA LA CONTA DEI TRADITORI jpeg

Ogni volta che qualcuno lo lasciava, tornava a battere lì: «Del resto capitò anche a Gesù di essere tradito...». Al che il verde Maurizio Pieroni gli rispose un giorno dettando un comunicato: «Nella sua infinita modestia, Berlusconi ha voluto paragonarsi, rispetto alle scelte dei parlamentari Udr, a Gesù tradito da Giuda. Ciò non gli è concesso: c'è un limite, infatti, anche alla sottostima».

Un paio di anni fa, nel pieno del tormentone su Gianfranco Fini, il suo Giornale ci fece un titolone: «La banda dei miracolati / Ecco gli ingrati della politica». Tra gli infilzati c'era di tutto, da Carlo Taormina a Paolo Guzzanti, da Ugo La Malfa a Marco Follini, da Ferdinando Adornato a Michele Vietti. In seconda pagina c'era una «Fenomenologia del miracolato poi azzannatore in tre semplici mosse:

BERLUSCONI FA LA CONTA DEI TRADITORI jpeg

fase 1) giurare eterna fedeltà al Miracolante, riconoscendolo come unico Nume democratico, così da accaparrarsi per grazia ricevuta poltrone e nomine altrimenti irraggiungibili.

Fase 2: una volta miracolati, manifestare segni di insofferenza e malessere in coincidenza di eventuali presunti cicli calanti del Miracolante o di favori chiesti ma non soddisfatti, segnali prima lievi, poi sempre più ossessivi e perturbanti qualora il suddetto appaia in seria difficoltà o prossimo al disarcionamento (sottoregola elementare: iniziare un petting spinto con l'opposizione riconoscendola come Garante della democrazia).

BERLUSCONI FA LA CONTA DEI TRADITORI jpeg

Fase 3: mollare il Miracolante riconoscendolo come unico vero pericolo per la democrazia rimanendo in attesa di eventuale disarcionamento e di nuove prebende dall'altra parte politica».

Chi, se non un traditore e pronto a mordere la mano che lo ha nutrito, potrebbe mandare a monte i progetti del «migliore in assoluto, senza tema di smentita, di tutti i capi di governo della storia d'Italia»? Solo il tradimento, anche nelle fiction, può abbattere l'eroe. È questo il punto: dopo avere ripetuto per mesi e mesi la cantilena che la sua era una maggioranza «coesa» (153 citazioni nell'archivio Ansa nell'ultimo anno) il Cavaliere non può accettare di essere smentito.

antonione roberto

Ormai, per lui, era una sfida personale. Che ricalcava una vecchia barzelletta napoletana personalizzata e raccontata in tivù a Mara Venier: «Bertinotti incontra D'Alema e gli dice che Berlusconi è morto. "E come è morto?" "Sai, è andata a fuoco la sede di Forza Italia". "Come è successo?" "Sai, un compagno passava di là e ha buttato un cerino. Un altro ha buttato della benzina e insomma è bruciato tutto". "Povero Berlusconi, carbonizzato!"

"Nooo, era all'ultimo piano... Si è buttato". "Sfracellato?" "Nooo, c'erano i pompieri con quei teloni elastici americani. È caduto giù proprio nel mezzo, è rimbalzato su su su ed è ricaduto, non so se hai presente l'ambasciata turca, sull'asta della bandiera". "Mamma mia! Che brutta morte: infilzato?" "Nooo! È rimbalzato sull'asta e su su su e poi giù giù giù sulle linee dell'alta tensione...". "Mamma mia! Fulminato!". "Nooo! È andato ancora su su su e poi giù giù giù... Insomma, l'abbiamo dovuto abbattere"».

Fabio Gava

No, non era così che se ne voleva andare, l'uomo che per quasi un ventennio ha dominato, bene o male, la politica italiana compiacendosi di avere via via battuto, prima o dopo, tutti gli avversari. Non così.

Non da perdente. Non con i leader europei che si scambiano sorrisetti e che lo bacchettano dicendogli cosa fare. Non con la Confindustria e i mercati che osano sfiduciare lui, «un tycoon che ha creato dal nulla un gruppo da six billion dollars». Non dopo l'ostensione di uno striscione con scritto «Berlusconi's Miracle» appeso al palazzo del governo dell'Aquila ancora in macerie come non fossero passati ormai quasi tre anni dal terremoto.

GIUSTINA DESTRO

Non senza neppure un applauso beffardo della sinistra, che ieri lo ha visto affondare quasi incredula e perfino un po' spaventata dal senso improvviso del vuoto. Non dopo essere rimasto appeso per mesi, come «un qualsiasi Prodi», al voto di uno Scilipoti. Non senza la possibilità di avere la sua nuova rivincita.

E forse questo è ciò che il Cavaliere in queste ore amare, in cui secondo Alfredo Mantovano «ha in testa l'incubo della fine di Gheddafi», sta cercando di preparare. La rivincita. La dimostrazione che lui è più forte anche di questi rovesci, anche della crisi, anche dello scorrere inesorabile degli anni. L'ha già detto, ai suoi, mille volte: «Se fra voi ci fosse un Croce, un De Gasperi, un Salvemini me ne andrei anche, ma non li vedo. Non vedo neanche un Van Basten in panchina...».

gheddafi muammar 01 lap

Certo, c'è Angelino... Ma se le elezioni fossero subito, domani mattina o al più tardi fra un paio di mesi, come potrebbe lanciare nella mischia Angelino se il Migliore è sempre convinto di essere lui?

 

DA WAL-MART CAMBI ASSEGNI, RICARICHI CARTE, PAGHI BOLLETTE, SENZA COMMISSIONI SANGUISUGA

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Angelo Aquaro per "la Repubblica"

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L´assegno nel carrello della spesa. Siete stanchi delle commissioni e delle penali che la banca vi fa pagare? Da oggi, almeno negli Usa, la soluzione passa dal supermercato. Wal-Mart, la catena più grande degli States - fondata e in mano alla famiglia Walton, che da sempre campeggia nei primi dieci posti dei paperoni di Forbes - sfida il monopolio che regge tutto il sistema: quello del dollaro. Mentre gli americani protestano nelle piazze di "Occupy Wall Street" oltre 600mila famiglie hanno già chiuso il conto in banca per aprirlo nelle casse di risparmio: ma il vero fenomeno è il banca-market.

WALMART

Per la verità i Wal-Mart Money Center non sono banche nel vero senso del termine. Gli infaticabili Walton ci avevano provato, qualche anno fa. Ma l´azione di lobbying dei giganti del settore aveva sbarrato la strada. Figuriamoci: la scusa era che la discesa del colosso avrebbe danneggiato i piccoli istituti di provincia.

Il successo dei Money Center sta a dimostrare invece che a essere danneggiati sono proprio loro, i giganti: come quella Bank of America che solo a furor di popolo ha dovuto abbandonare l´idea di un balzello da 5 dollari sulle carte di debito.

jesus saves walmart

I Money Center non possono fare prestiti e mutui: per ora. Però cambiano assegni, ricaricano le carte di credito, pagano le bollette, cioè svolgono una serie di servizi senza commissioni da sanguisuga sui clienti: che ovviamente clienti di Wal-Mart lo sono già, o lo diventeranno. E già: solo un colosso, in questo caso della distribuzione, può minacciare altri colossi, in questo caso le banche. E´ il capitalismo, bellezza.

 

“NON CONTIAMO SU BCE PER SALVARE ITALIA” - TEST CULTURALE PER DRAGHI - MULTA DA 92,8 MLN $ A RAJARATNAM

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1 - FINANCIAL TIMES
DRAGHI ALLA PROVA CULTURALE: TROPPI WEEKEND A ROMA NON PIACCIONO A FRANCOFORTE
http://on.ft.com/t3gUTx

MARIO DRAGHI

"Salvare l'euro è una cosa, fare la giusta impressione a Francoforte è un'altra questione". Comincia così l'editoriale di Ralph Atkins per il "Financial Times", una curiosa analisi delle sfide, non solo economiche, che attendono Mario Draghi in qualità di neo-presidente della Banca centrale europea. Il banchiere italiano potrebbe sembrare perfetto, scrive: "si veste in maniera elegante ed è un ex di Goldman Sachs. Dovrebbe sentirsi a suo agio in una città di vetri". Eppure, c'è un "eppure".

trichet

"Troppi weekend a Roma non piaceranno a Francoforte", mette in guardia Atkins, ricordando come Jean-Claude Trichet, il predecessore di Draghi, si sia impegnato a calarsi nella vita culturale della città, abbia imparato il tedesco e persino reso omaggio alla Bundesbank vantandosi di essere conosciuto in Francia come "l'Ayatollah di Francoforte" e un clone di Hans Tietmeyer, ex presidente, per l'appunto, della Bundesbank.

Draghi sembra voler essere se stesso. Magari potrebbe iscriversi a un club di Golf, o seguire l'Eintracht Frankfurt football club. Il suo primo test culturale è vicino: questo mese la città ospiterà il Congresso bancario europeo, un prestigioso meeting dell'elite finanziaria. Trichet non è mai mancato all'appuntamento, così come il suo predecessore, Wim Duisenberg. Draghi non ha ancora confermato la sua presenza. Non ci sarà?

YAHOO!, AOL E MICROSOFT SI ALLEANO CONTRO GOOGLE E FACEBOOK
http://www.ft.com/intl/companies

yahoo

Tre big del web contro due colossi sempre più ingombranti. Yahoo!, Aol e Microsoft hanno annunciato un'alleanza nel business pubblicitario. Le tre società uniscono le forze e si presentano agli inserzionisti come un unico soggetto, per arginare il predominio di Facebook e Google. In questo modo offrono ai pubblicitari la possibilità di raggiungere audience più ampie e di alta qualità. Non finisce qui: l'alleanza, hanno sottolineato le società, non è esclusiva, bensì aperta ad accogliere altre compagnie. Facebook e Google escluse, s'intende.

GALLEON, MULTA RECORD PER RAJARATNAM: 92,8 MLN $
http://www.ft.com/intl/companies

MICROSOFT

Multa record per Raj Rajaratnam. La Sec (la Consob americana) ha imposto al fondatore dell'hedge fund Galleon Group condannato a 11 anni di prigione per insider trading a pagare 92.8 milioni di dollari per risolvere la causa civile con la Securities and Exchange Commission. Il giudice Jed Rakoff ha deciso che Rajaratnam debba sborsare tre volte i 30,9 miliardi di profitti illeciti realizzati grazie ad informazioni privilegiate. La multa si aggiunge ai 63.8 milioni di dollari che l'ex hedge funder è stato condannato a pagare in sede penale.

2 - THE WALL STREET JOURNAL
NON CONTIAMO SULLA BCE PER IL SALVATAGGIO DELL'ITALIA
http://on.wsj.com/vPxPgb

Rajaratnam

Gli interessi dei titoli di stato italiani hanno raggiunto la zona-rischio del 6-7%, un livello dal quale nessun altro paese periferico dell'eurozona si è ripreso. Data la mancanza di strutture adeguate per il salvataggio dell'Italia, molti sostengono che solo un impegno inequivocabile da parte della Banca centrale europea ad agire come prestatore di ultima istanza, segnalando la sua volontà di acquistare quantità illimitate di debito può evitare che la crisi dello Stivale vada fuori controllo. Ma ci sono tre motivi per cui la Bce non può farlo.

In primo luogo Francoforte ha ribadito più volte di non avere il mandato per agire in tal modo. Farlo sarebbe una violazione del diritto europeo. Mario Draghi ha ribadito la settimana scorsa che il programma di acquisto di bond è limitato e temporaneo. Il Trattato europeo è inequivocabile: l'articolo 101 proibisce alla Bce di fornire qualsiasi forma di credito ai governi, mentre l'articolo 103 dice che la zona euro non deve diventare responsabile per i debiti degli stati membri. Sarebbe difficile far quadrare un impegno della Bce a comprare quantità illimitate di obbligazioni italiane con queste regole.

Dexia

In secondo luogo la Bce si esporrebbe ad enormi rischi di bilancio e in terzo luogo rischierebbe di perdere molta della sua influenza nel promuovere le riforme fondamentali per la Penisola. In assenza di un adeguato potere fiscale centrale per la zona euro poteri fiscali, la disciplina imposta da tassi di interesse più alti è la migliore speranza per rendere l'economia italiana più competitiva.

3 - LES ECHOS
LA GRECIA COSTA A DEXIA 2,3 MLD €
http://bit.ly/vOqpxM

Dexia ha annunciato oggi un aumento di capitale per la sua filiale francese Dexia Credit Local (Dcl). Una mossa che segue le svalutazioni che il gruppo franco-belga ha dovuto registrare sui titoli di stato greci. La banca ha pagato un deprezzamento complessivo di 2,3 miliardi di euro sui 2,9 di esposizione alla Grecia, dopo la ristrutturazione del debito ellenico decisa dalla Ue insieme ai privati.

PAPANDREOU AL G VENTI

Dexia afferma che la ricapitalizzazione di Dcl pari a 4,5 miliardi non avrà alcun impatto sui conti del gruppo, ma permetterà di ridurre il finanziamento per Dcl da parte della filiale belga (la Dexia Banque Belgique, Dbb) di cui è stata decisa la nazionalizzazione. Un'operazione, quest'ultima, che ha generato una perdita di 4,065 miliardi, più dei 3,8 miliardi stimati da Dexia ad ottobre. La vendita della Ddb e gli accantonamenti e le svalutazioni legate all'esposizione verso la Grecia pesano in totale per 6,2 miliardi di euro sui conti del terzo trimestre di Dexia.

 

SCARPARO CONDANNATO A UN ANNO E TRE MESI E GIORNALONI STITICI(QUANDO LA CACCA GIUDIZIARIA ESCE A PALLINI PICCINI PICCINI

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A cura di Minimo Riserbo e Pippo il Patriota (Special Guests: Dj Reg e Sbd)

Giuseppe Orsi

1 - CHI TOCCA FINMECCANICA MUORE: "TREMONTI E' GAY, MILANESE RUBA E CATTANEO CI VUOLE FREGARE LA POLTRONA"...
La notizia è nelle pagine economiche della Stampa: "Finmeccanica in cda Orsi sfida Guarguaglini: L'ad chiederà domani chiarimenti su 500 milioni di fondi" (Roberto Giovannini a pagina 29). Il marito della signora Grossi "cercherà di resistere grazie ai rappresentanti di Tesoro e Difesa". E in vista della battaglia tra il leghista Orsi e il lettian-dalemian-degennariano Guarguaglione, qualcuno sgancia due bombe a mezzo Corriere e Repubblica. Eccole.

MARINA GROSSI E PIER FRANCESCO GUARGUAGLINI

"I vertici Finmeccanica e l'ordine al telefono: difendersi da Tremonti. I timori che il ministro ispirasse le inchieste. Così Guarguaglini e Borgogni cercavano "protezione contro in nemici". Fiorenza Sarzanini racconta, attraverso le carte del procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, la battaglia che infuriava attorno a Finmeccanica.

L'azionista Tremonti, dopo la vergogna di quella società che Finmeccanica aveva con la banda del camerata Gennarino Mockbel, chiese a Guarguaglione l'elenco di tutte le joint venture, anche le più piccine. Sospettato di voler portare Flavio Cattaneo da Terna a piazzale Montegrappa, Giulietto Tremendino viene messo nel mirino. Le intercettazioni in mano a Capaldo dicono che gli uomini del boss di Finmeccanica sono in grado di "prevedere" guai grossi sulla barca di Milanese, sull'affitto di casa Tremonti e, addirittura, di speculare su un'asserita frociaggine di "Povca tvoia, tvoia povca", come direbbe Guzzantino.

giancarlo-capaldo

Repubblica non è da meno. "Tremonti è contro Finmeccanica, la pagherà". Chiusa l'inchiesta sui fondi neri Digint. Nelle intercettazioni le minacce di Borgogni & C. al ministro" (p. 23). Lorenzo Borgogni, al pari di Lorenzo Cola ex potente tuttofare di Guarguaglino Guarguaglione: "Questi hanno giocato troppo sporco. Questi sono traditori della patria. Sono mascalzoni. Bisogna fargliela pagare. Chi sono? Il professor Tremonti con tutti i suoi scagnozzi: Milanese, La Russa, Paolo Berlusconi".

2 - CAVALIER POMPETTA, ALZA LA TAVOLETTA...
"I tabulati!". E Silvio contò i "traditori". Ogni volta che qualcuno lo lasciava ripeteva: "Capitò anche a Gesù". Gli strali sugli ingrati: li avevo fatti sindaco, coordinatore, assessore". Gian Antonio Stella racconta da par suo la disfatta del Cavalier Pompetta, che naturalmente non vede eredi: "Se fra voi ci fosse un Croce, un De Gasperi, me ne andrei. Ma non li vedo. Non vedo neanche un Van Basten" (Corriere, p.6).

Guarguaglini e Lorenzo Borgogni

Sul Cetriolo Quotidiano, Marco Travaglio racconta "Gli ultimi giorni di Pompetta": "Lo spettacolo degli ultimi giorni è un bignamino di questi 17 anni di "rivoluzione liberale". Lui, tanto per cambiare, si fa i cazzi suoi. Incontra i figli e Confalonieri per sistemare quanto ha di più caro al mondo: le aziende e il portafogli. Poi vede Ghedini per parlare di processi. Poi, nottetempo, riceve un paio di governi in vista del "governo di scopo". Intanto, tutt'intorno a lui, politici e giornalisti, alte e basse cariche dello Stato fanno finta di non vedere, e scrivono e parlano e consultano come se la questione fosse politica".

"E' braccio di ferro sul calendario, corsa contro il tempo sulla legge di stabilità. Opposizione pronta ad accelerare come ad agosto. Ma del maxi-emendamento del governo al Senato ufficialmente non c'è ancora traccia" (Repubblica, p. 4). Il rischio è che vada a finire come un anno fa, quando il Panama Napolitaner si addormentò sulla mozione di sfiducia e consentì al CaiNano di comprarsi tutti gli scilipoti necessari.

FLAVIO CATTANEO

Senza attaccare il Quirinale lo dice chiaramente il trattore Di Pietro a Silvio Buzzanca: "Ci sarà il mercato della vacche, Berlusconi tenterà di fare come il 14 dicembre" (Repubblica, p. 11). L'importante è fare ammuina, anche sul maxiemendamento chiestoci da Bruxelles. Lo spiega bene Alessandro Barbera: "Il governo si adegua ma nessun intervento choc. Nell'emendamento alla legge di Stabilità i sette punti di Rehn" (Stampa, p. 15).

3 - PUGNALATORI, PUGNALATRICI, PUGNETTE...
L'uomo che secerneva Lodi come un pistola spara-supposte sogna di ascendere al trono. A memoria di anarchico, sarebbe il primo cameriere che diventa Sire. "Alfano punta alla successione, ma il Pdl rischia il terremoto. Dissidenti e Pisanu per nuovo premier. Dubbi dagli ex An" (Repubblica, p. 7).

TREMONTI E MILANESE

Prima pagina della Stampa de-anselmizzata: "A tarda sera ti aspetteresti di trovare un uomo abbattuto e depresso, invece la voce è squillante, ma le parole sono chiare e inequivocabili (...) Il passo indietro, nelle parole del Cavaliere, è totale e definitivo (...) Mariopio Calabresi chiude il cerchio attorno a Papi Silvio: dallo scoop del tumore alla prostata alla fine del Patto della Prostata. Pezzo tutto da leggere, pieno di avvisi ai navigati. Troppo divertente anche la parte finale su Giulietto Tremendino (p.5).

LARUSSA

4 - SU IL CAPPUCCIO!
"Senato, cresce la fronda. In tanti con Pisanu per un nuovo esecutivo. Contatti per evitare le elezioni anticipate" sul Corriere delle Elite corrucciate (p. 11). E anche Sciaboletta Scajola "dice no al voto" (Corriere, p. 9). "Risanare subito". Così partì l'esecutivo Dini" (Corriere, p. 13). Quella volta perfino i clerico-massoni che stavano in Vaticano dissero, contemplando la lista dei ministri, "'Azz quanti cappuccetti!".

5 - C'E' VITA SUL PIDDI'...
"Bersani: "Ora subito un altro governo". Il leader Pd. "Ma deve avere una maggioranza di 500 deputati" . Sulla Stampa (p. 8), Carlo Bertini scrive che "il primo esito di quello che il Pd ritiene un risultato di portata storica, è il congelamento della mozione di sfiducia delle opposizioni". Bravi pirla.

PAOLO BERLUSCONI

POTERI MARCI IN MANOVRA...
Airone Passera: "Intesa continuerà a comprare i titoli italiani" (Repubblica, p. 30). In realtà voleva dire: "Siamo con chiunque si aggiudichi Palazzo Chigi". Poi passa Vittorio Malagutti del Cetriolo Quotidiano e fa i conti in tasca la passerismo senza limitismo: "La crisi greca costa a Intesa 593 milioni di euro" (p. 5). E quella italiana quanto costerà?

BERLUSCONI

6 - SCARPARO CONDANNATO E GIORNALI STITICI (QUANDO LA CACCA GIUDIZIARIA ESCE A PALLINI PICCINI PICCINI) ...
Condanne per Calciopoli. Il Corriere di don Flebuccio de Bortoli nasconde il nome del suo azionista Diego Della Valle dal titolo della prima pagina. Il Cetriolo Quotidiano, che invece lo annovera solo tra i visitatori molesti, fa lo stesso. Libero e Giornale? Anche loro nascondono. Repubblica e Stampa invece no.

E questa mattina, Prima pagina del Tg5 si è scordato del filantropo di Casette d'Ete condannato

Scajola nervoso

ANGELINO ALFANO

8 - IL MEGLIO E' NEMICO DEL BENE...
"La Tobin tax non decolla, Europa divisa. Italia e Gran Bretagna: fughe di capitali se la introduce solo la Ue. Il commissario europeo: in tutto il mondo gli indignati chiedono che la finanza paghi" (Repubblica, p. 28). Per la cronaca, la Tobin era il principale obiettivo di propaganda dell'inutile G20 di Sarkò (a parte mettere nell'angolo lo Psiconano).

9 - L'ULTIMO METRO' E QUELLO DOVE NON TI VORRO'...
"Rio, i ricchi contro il metrò. "Porta i poveri a Ipanema" (Repubblica, p. 21). Ma come, le grandi opere non ce le chiede la globalizzazione? Ah, ma solo per la libera circolazioni delle merci per Lorsignori (tipo avere l'acqua Sanpellegrino a Mosca)? Ma allora ditelo. Da "Padroni a casa nostra" a "Poveri a casa loro".

PIERLUIGI BERSANI

 

BAMBA-GIA MEDIASET - TRE TECNICI DI SEGRATE ARRESTATI PER SPACCIO DI COCA - TRA I CLIENTI ANCHE VIP

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Ansa.it - Ci sarebbero anche noti personaggi del mondo della televisione e dello spettacolo tra i 'clienti' che avrebbero acquistato droga dai tecnici di Mediaset arrestati oggi, nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Milano che ha portato in carcere in totale dodici persone per spaccio di stupefacenti.

COLOGNO MONZESE

Indagini, quelle coordinate dal pm Antonio Sangermano e condotte dal nucleo investigativo dei carabinieri, che hanno messo in luce anche stretti legami tra gli spacciatori e alcuni esponenti del narcotraffico internazionale legati alla criminalita' organizzata.

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Narcotrafficanti al centro di un'indagine di cui quella dell'operazione di stamani e' uno stralcio. I nomi dei 'clienti vip', che rischiano solo una sanzione amministrativa per uso personale, sono stati tutti secretati, per ragioni di riservatezza e privacy, e non compaiano dunque tra le carte di questo filone di inchiesta.

Da alcune telefonate agli atti, a quanto si e' saputo, emerge pero' che i narcotrafficanti - inseriti nella criminalita' organizzata e che rifornivano il giro di spaccio, gestito anche dai tre tecnici Mediaset arrestati - sapevano bene che parte della droga venduta veniva poi consumata da note personalita' del mondo televisivo. Un aspetto questo che, secondo gli inquirenti, rendeva anche potenzialmente ricattabili i consumatori vip.

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Da quanto si e' appreso, inoltre, ai personaggi noti veniva venduta la droga di qualita' migliore, proprio perche' i trafficanti sapevano che era destinata a loro. Il pm, nella richiesta di custodia cautelare, chiarisce comunque che Mediaset e' ''del tutto estranea ai fatti in contestazione''.

E' d'altra parte evidente, scrive ancora il pm, ''come la circostanza che taluni soggetti dediti ad attivita' di commercializzazione di sostanze stupefacenti lavorassero per l'azienda Mediaset, abbia in qualche modo potuto creare un interesse all'acquisto della droga in capo ad altri lavoratori della medesima azienda, dediti al consumo che per comodita' e sicurezza nel contatto, si rivolgevano ai 'colleghi' per le proprie necessita', in quanto conosciuti e logicamente contigui''.

COCAINA

In pratica, i 'clienti vip' sapevano che c'erano persone che, attorno a loro, vendevano la droga e a quelle si rivolgevano. ''Ove i venditori di droga - scrive ancora il pm - conosciuti come tali all'interno della suddetta struttura aziendale da parte, ovviamente, dei consumatori, fossero provvisoriamente sprovvisti della sostanza richiesta, si impegnavano loro stessi a facilitare un contatto diretto tra il richiedente e il loro fornitore''. Secondo il gip Fabrizio D'Arcangelo, infatti, gli arrestati erano inseriti ''nei circuiti del narcotraffico tutt'altro che episodico e occasionale''.

 

UN MESE PER LA LEGGE DI STABILITÀ E LE DIMISSIONI DEL BANANA. NEL FRATTEMPO, SALTA L’ITALIA?

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Claudio Tito per "la Repubblica"

UMBERTO BOSSI

«Adesso puoi fare come Zapatero. Gli spazi ci sono». L´ultimo consiglio prima di salire al Quirinale glielo ha dato Umberto Bossi. Silvio Berlusconi ha raccolto il suggerimento.

Davanti alle due opzioni che il vertice del centrodestra gli aveva sottoposto ieri pomeriggio, sceglie quella studiata insieme a Gianni Letta, Fedele Confalonieri e i suoi figli. Non il passaggio di testimone a favore di Angelino Alfano o Renato Schifani, ma le dimissioni annunciate e non rassegnate per rinviare lo scontro finale almeno di un mese.

SILVIO BERLUSCONI

Di fronte alla cruda verità dei numeri, il premier ha preso tempo. La maggioranza alla Camera non c´è più, ma come un giocatore di poker ha fatto slittare l´ultima puntata. Perché la vera paura del Cavaliere in queste ore non erano le dimissioni, ma la nascita di un «governo per l´Europa» guidato da Monti e con un programma economico costruito sulla lettera inviata da Palazzo Chigi a Bruxelles.

E quindi difficilmente criticabile dal Pdl. La legge di Stabilità, allora, verrà approvata con ogni probabilità la prima settimana di dicembre. A Palazzo Chigi sperano addirittura di tirarla per le lunghe e arrivare a metà del prossimo mese. Il tutto per rendere più complicato il percorso per un esecutivo di larghe intese e agevolare lo scioglimento delle Camere. Con una campagna elettorale pilotata dal Cavaliere - ancora seduto sulla poltrona della presidenza del consiglio - e affrontata dal Pdl come il partito che ha varato la manovra "europeista" anti-crisi.

ANGELINO ALFANO

Del resto, nel disegno di Berlusconi la traiettoria è chiara: andare a votare a febbraio facendo balenare la possibilità di candidare Angelino Alfano. Ma lo schema che ancora sogna è un altro: ripresentarsi come aspirante premier, spiegare al segretario Pdl che non c´è più il tempo per le primarie che tutto il partito invoca. Quindi "correre" di nuovo sperando nella ricorsa nei sondaggi e avendo in mente l´elezione del successore di Napolitano fissata per la primavera del 2013.

RENATO SCHIFANI

Ma il progetto berlusconiano sembra al momento solo una tattica studiata a tavolino. Perché il capo dello Stato non ha fornito alcuna garanzia al presidente del consiglio sul voto anticipato. L´opposizione - che ha ben capito gli obiettivi del premier - sta cercando di giocare di anticipo. Stringendo, come ha chiesto il presidente della Repubblica, i tempi di approvazione della legge di Stabilità. Il Pd e l´Udc hanno bisogno di fare avviare le consultazioni del Colle a novembre e non a dicembre. E anche la mossa che ha portato ieri all´astensione sul Rendiconto dello Stato mirava proprio a compattare il momento della verifica.

Roberto Formigoni

Ma soprattutto da qui alle prossime settimane, il Pdl rischia di dover fare i conti con una nuova slavina di fuoriusciti. Il Terzo polo, che i sondaggi quotano oltre il 15%, è una calamita. Il plotone di parlamentari del centrodestra contrari alle urne tocca quota cinquanta secondo i calcoli di un uomo esperto di numeri come Denis Verdini. Ma l´ostacolo maggiore per le elezioni anticipate è costituito dai mercati e dall´Unione europea.

Prova ne sono le pressanti richieste che ancora provengono da Bruxelles per un ulteriore intervento italiano sul debito pubblico. Una nuova correzione dei conti che sembra comprendere anche il richiamo a un governo tecnico di larghe intese. Le oscillazioni dello spread tra i Btp e Bund tedeschi, insomma, appaiono in questa fase molto più decisivi della dialettica politica nostrana.

Scajola nervoso

Nel partito del Cavaliere, poi, molti - a cominciare da Formigoni e Scajola - vogliono evitare la tagliola elettorale. Preoccupati che Alfano gestisca le liste elettorali - con il Porcellum - costruendosi i gruppi parlamentari a sua immagine e somiglianza. Lo stesso allarme è scattato nella componente maroniana della Lega. Il ministro dell´Interno, infatti, teme che l´"epurazione" minacciata dal cosiddetto "cerchio magico" bossiano prenda corpo proprio nelle candidature alla Camera e al Senato.

Non a caso Maroni da qualche giorno spinge per il ritorno al Mattarellum: un sistema elettorale che sottrae alle segreterie il dominio delle candidature. Sono quindi ancora tante le barriere che deve superare Berlusconi. A meno che nel centrosinistra qualcuno non abbia la tentazione di abbassarle sperando di lucrare sulle attuali posizioni di vantaggio per andare ad incassare nelle urne.

roberto maroni

 


TGCHICCO BOOM: MENTANA SUPERA I 4 MLN (14,5%) E RIDUCE A 6 PUNTI LO SCARTO DAL “SUO” TG5 (20,6%)

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Ornella Petrucci per "Il Velino"

MENTANA

In 6 milioni 915 mila telespettatori, con il 24,87 per cento di share, hanno visto ieri in prima serata su Rai1 la seconda e ultima parte della fiction "La ragazza americana", con Vanessa Hessler. Su Rai3 "Ballarò", condotto da Giovanni Floris, è stato seguito da 6 milioni 80 mila telespettatori, con il 22,02 per cento di share. Su Italia1 il film "Una settimana da Dio", di Tom Shadyac, con Jim Carrey, Jennifer Aniston e Morgan Freeman, ha raccolto 3 milioni 17 mila telespettatori e il 10,53 per cento di share. Su Canale5 l'undicesima serie di "Distretto di polizia" ha ottenuto 2 milioni 666 mila telespettatori e il 9,83 per cento di share.

GIOVANNI FLORIS

Su Rai2 "Criminal Minds" ha realizzato nel primo episodio un milione 987 mila telespettatori e il 6,59 per cento di share; nel secondo 2 milioni 315 mila telespettatori e il 7,98 per cento di share; nel terzo un milione 997 mila telespettatori e l'8,09 per cento di share. Su Rete4 la serie "The Mentalist" ha interessato un milione 556 mila telespettatori, con il 5,42 per cento di share. Su La7 il reality show "Sos Tata" ha registrato nel primo episodio 542 mila telespettatori e l'1,81 per cento di share; nel secondo 472 mila telespettatori e l'1,79 per cento di share; nel terzo 535 mila telespettatori e il 3,50 per cento di share.

Vanessa Hessler in La Ragazza Americana

In seconda serata "Porta a Porta", in onda su Rai1 dalle 23.24, è stato seguito da 2 milioni 119 mila telespettatori, con il 20,35 per cento di share. Su Rai3 "Sfide", in onda dalle 23.26, è stato visto da un milione 722 mila telespettatori, con l'11,92 per cento di share. Su Italia1 il film "La leggenda di un amore - Cinderella", di Andy Tennant, con Drew Barrymore, Jeanne Moreau e Anjelica Huston, in onda dalle 23.10, ha ottenuto un milione 165 mila telespettatori e il 10,90 per cento di share.

Su Rete4 "Law & Order", in onda dalle 23.04, ha convinto un milione 96 mila telespettatori, con il 6,15 per cento di share. Su Canale5 "Matrix", in onda dalle 23.33, ha interessato 718 mila telespettatori, con l'8,05 per cento di share. Su Rai2 "La storia siamo noi", intitolata "Marilyn i nastri segreti", in onda dalle 23.40, ha raccolto 596 mila telespettatori e il 5,56 per cento di share. Su La7 la riproposizione di "G' Day", in onda dalle 00.31, ha registrato 152 mila telespettatori e il 2,03 per cento di share (nel preserale, in onda dalle 19.26, il programma ha ottenuto un milione 94 mila telespettatori e il 4,76 per cento di share).

BRUNO VESPA

Sul fronte dei tg delle 20: il Tg1 ha raccolto 6 milioni 297 mila telespettatori e il 23,12 per cento di share; il Tg5 ha ottenuto 5 milioni 582 mila telespettatori e il 20,60 per cento di share; il TgLa7 ha realizzato 4 milioni 12 mila telespettatori e il 14,58 per cento di share. In access prime time "Striscia la notizia", in onda su Canale5, ha vinto con 6 milioni 407 mila telespettatori e il 21,60 per cento di share.

Su Rai1 "Qui Radio Londra", in onda dalle 20.40, ha ottenuto 5 milioni 186 mila telespettatori e il 17,90 per cento di share, mentre a seguire, dalle 20.50, "Soliti Ignoti", che ha visto realizzare la massima vincita di duecentocinquantamila euro, ha raccolto 5 milioni 699 mila telespettatori e il 19,15 per cento di share. Su La7 il talk "Otto e mezzo" ha registrato 2 milioni 699 mila telespettatori e il 9,11 per cento di share.

ALESSIO VINCI

Nel preserale il programma di Carlo Conti, "L'eredità", ha ottenuto nella "sfida dei 6", in onda dalle 18.48, 4 milioni 129 mila telespettatori e il 20,53 per cento di share; mentre nella parte finale, in onda dalle 19.46, 5 milioni 316 mila telespettatori e il 21,67 per cento di share. Su Canale5 il programma di Paolo Bonolis, "Avanti un altro!", in onda dalle 19.06, ha raccolto 4 milioni 385 mila telespettatori e il 20,11 per cento di share.

Nel pomeriggio la soap "Beautiful", in onda su Canale5 dalle 13.41, è stato visto da 3 milioni 262 mila telespettatori, con il 18,85 per cento di share; a seguire, dalle 14.11, "Cento Vetrine" ha riportato il 19,41 per cento di share, con 3 milioni 140 mila telespettatori. Infine nelle 24 ore Rai1 si è aggiudicata lo share più alto con il 20,51 per cento.

 

QUANDO ERANO RE - CON JOE FRAZIER SE NE VA UNO DEI SIMBOLI DELL’EPOCA D’ORO DEL PUGILATO

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Emanuela Audisio per "la Repubblica"

joe frazier

«Buonanotte, Joe». La boxe è secca nei colpi e negli addii. Sa fare male con poche parole. Joe Frazier se n´è andato a 67 anni per un tumore al fegato. E con lui tutta un´epoca che mollava jab, sputava sangue, ma non indietreggiava di un centimetro. È stato un campione, un pugile, un colosso. O meglio un carro armato: 110 kg, per 1 metro e 85. Uno di quelli di cui tutti sapevano il nome quando la boxe era lo sport con cui si misurava il mondo. Trecento milioni di persone incollate al video nei suoi match contro Ali. Il primo a sconfiggerlo (ai punti) nel ‘71.

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L´unico a fargli sussurrare: «The Greatest is gone». Il più grande non c´è più. Ali tornava sul ring dopo 43 mesi di esilio: Frazier si ruppe il polso destro e gli ruppe la mascella. La cantante Diana Ross si mise a terra a piangere, ma Ali con fierezza disse: «Io non piango e non dovrebbero farlo nemmeno i miei amici». Frazier divenne The Champ. I suoi pugni erano belli perché brutali, avevano la poesia della fame e della verità.

Quando lui picchiava, e sapeva farlo, i campioni dei massimi guadagnavano più del primo inquilino della Casa Bianca. Erano conosciuti e rispettati, il simbolo di come si sta in piedi nella vita. Pestati, ma a testa alta. Il soprannome "Smokin´Joe" glielo aveva dato il suo manager Yank Durham, che prima dei match aveva sempre l´abitudine di dirgli: «Vai là fuori e fai uscire fumo da quei guanti».

JOE FRAZIER GEORGE FOREMAN MOHAMMED ALI jpeg

Altri dicono perché sul ring era aggressivo come un toro. Stallone nel film "Rocky" l´idea di allenarsi nei macelli la prese proprio da Frazier che ci aveva lavorato a Filadelfia. Nino Benvenuti ricorda: «I suoi incontri con Ali sono stati epici, poteva scapparci il morto. Non ci sono più pugili così, se scali l´Everest non puoi proseguire ma solo tornare indietro, ci sono campioni che sono arrivati al massimo, oltre i quali non si può andare, Frazier è uno di questi».

JOE FRAZIER CONTRO MOHAMMED ALI

Tutti hanno cercato di imitarlo: 32 successi (27 prima del limite), 4 sconfitte e 1 pareggio. Il 73% dei suoi incontri vinti per ko, meglio di Ali, fermo al 60%. Ha spiegato George Foreman che lo sconfisse due volte: «Io e Ali eravamo forti ma quando salivamo sul ring con lui, lo rispettavamo. La prima cosa che ricordo è quando mi ha mancato, mi sono spaventato così tanto che l´ho colpito sei volte. E anche quando hanno fermato l´incontro, dando a me il titolo, lui era ancora in piedi».

FRAZIER VS ALI

Voleva combattere anche quell´ultimo round a Manila nel ‘75 nella rivincita contro Ali, ma da due riprese non ci vedeva più. Il suo trainer Eddie Futch con dolcezza gli disse: «Siediti, ragazzo, è finita. Nessuno si dimenticherà mai quello che hai fatto oggi».

 

MONTI AVREBBE FATTO SAPERE AL COLLE LA SUA INDISPONIBILITÀ A GUIDARE UN GOVERNO TECNICO (MANCANO I NUMERI, BABY!)

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DAGOREPORT

VIGNETTE SU BERLUSCONI LE MONDE BERLUSCONI Dimission Impossible

1- Ahi! Super Mario Monti avrebbe fatto sapere al primo inquilino del Colle supremo la sua indisponibilità a guidare un governo tecnico, vista la sassaiola parolaia che ha fatto seguito alle annunciate dimissioni del Banana. Senza un super maggioranza di 500 voti un governo di salvezza nazionale non sussiste.

2- Rimane in pista l'ipotesi amata da Napolitano: un governo tecnico premier il Dottor Sottile, alias Giuliano Amato, Monti all'economia, Gianni Letta al Viminale e Alfano tornerebbe alla giustizia per salvacondotto al Pompetta.

3- Gli scommettitori, in casa Lega, danno le seguenti quote: 40% governo tecnico, 10% voto anticipato, 50% governo Alfano con Maroni vice (senza Berluskazzi, tornano tutti all'ovile Pdl: i peones non vogliono andare alle elezioni per il bene dell'Italia e della loro pensione).

BERLUSCONI NAPOLITANO HEIDI E BERLUSCONI

4- Il Cavaliere sbucciato in poche ore brucia Alfano. A Mariopio Calabresi dichiara che il nuovo leader sarà Angelino Jolie. Dopo poche ore va su Canale5 intervistato da Bruttopietro ribaltando quanto aveva alla ‘'Stampa''. "Il candidato del centrodestra saranno le consultazioni fra gli iscritti a stabilirlo. Penso che in pole position ci sia il nostro Angelino Alfano". Angelino comincia a sentire puzza di bruciato. E ha ragione...

 

TARIFFE FISSO-MOBILE, LA BATTAGLIA DEI 4 CENT - FASTWEB, TISCALI, BT E 3 CONTRO I BIG DELLA TELEFONIA

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Massimo Sideri per il "Corriere della Sera"

VINCENZO NOVARI BERNABE

Un inedito asse tra tre operatori del fisso (Fastweb, Tiscali e Bt) e il più piccolo del mobile, 3, in attacco. Due big del mobile, Vodafone e Wind, che si difendono con un arrocco. E la bicefala Telecom che si può permettere il lusso di stare un po' a guardare alla finestra, essendo sia il principale operatore nel fisso che nel mobile: vada come vada ciò che uscirà da una parte entrerà dall'altra. Una guerra che si rispetti - che potrebbe anche scoppiare oggi di fronte alla commissione Trasporti alla Camera - ha poi un bottino che in questo caso è di 4 centesimi. E per il presidente Mario Valducci potrebbe non essere facile fare da pompiere visto che si tratta sì di soli 4 centesimi, ma al minuto. Moltiplicati per il giro di affari delle telecomunicazioni il risultato è di diverse decine di milioni che in un mercato di vacche magre come questo non sono spiccioli.

Il curioso asse formato dagli operatori fissi e dal «traditore» dei colleghi del mobile ha inviato una lettera ultimatum all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni che il Corriere ha potuto avere: il contenuto prevede il taglio delle tariffe di terminazione fisso mobile già nel 2012 dagli attuali 5,3 centesimi per minuto agli 0,98 richiesti dalla Commissione europea attraverso la rocciosa Neelie Kroes. L'argomentazione a favore, oltre alla spalla data dalla Ue, è il confronto europeo che ci vede in fondo alla lista e ben lontani da Paesi come la Francia dove la tariffa di terminazione, in sostanza quella pagata da un operatore a un altro a seconda dell'origine e dell'arrivo della telefonata, è di 2 centesimi.

NEELIE KROESCORRADO CALABRO

I vertici di Vodafone, Wind, Tim e 3, dopo che ieri era saltata l'audizione del presidente dell'Agcom Corrado Calabrò, dovranno intervenire oggi in commissione. Ed è probabile che a questo punto Vincenzo Novari sia costretto a svelare le carte. Gli operatori mobili hanno tutto da perdere dal taglio. Quelli del fisso chiaramente da guadagnare. Ma Novari - pur di mantenere il vantaggio che trae dalle tariffe asimmetriche che l'Europa avrebbe già messo sotto la lente e che invece vorrebbe ricevere fino al 2014 in virtù della propria ridotta dimensione (già oggi riceve 6,3, quindi un centesimo in più degli altri) - ha preferito passare dalla parte dei «nemici» del fisso. Il patto col «diavolo» ha però una contropartita: in fondo alla lettera si legge che Fastweb, Tiscali e Bt ritengono giusto per 3 mantenere l'asimmetria: 0,98 centesimi per tutti e 3 centesimi per Novari. L'operatore controllato da Hutchinson Whampoa perderebbe così ben 3 centesimi ma aumenterebbe il distacco dagli altri da 1 a 2 centesimi di euro.

Wind

Le tariffe di terminazione erano state pensate a favore degli operatori mobili in un'epoca in cui bisognava stimolare gli investimenti nella nuova rete mobile (quelle tra mobile e fisso, cioè in direzione contraria, sono pari a un decimo: 0,57 centesimi). Ma nel frattempo le parti si sono quasi invertite: gli operatori mobili sono più ricchi e hanno reti più evolute. Quelli del fisso sono «appesi» alle logore reti in rame di Telecom e nel frattempo, con la scusa della crisi, i dibattiti e i tavoli del ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, si sono arenati e di reti Ngn non si parla quasi più.

Vodafone

L'Italia è il Paese con il maggiore numero di cellulari e smartphone. Siamo un popolo in mobilità. Ma è probabile che a questa proliferazione abbia contribuito anche il caro-tariffe dal fisso al mobile sicché c'è anche chi ha un cellulare solo per chiamare altri cellulari magari dal divano di casa. Calabrò dovrebbe parlare in commissione Trasporti mercoledì prossimo. Il giorno dopo potrebbe anche dover decidere sulle nuove tariffe di terminazione per le quali aveva previsto una riduzione ma nell'arco dei prossimi 3 anni.

TELEFONO HORROR

La vera scommessa sarà capire se un taglio immediato potrà spingere gli operatori a far risparmiare il cliente finale oppure si trasformerà solo in una redistribuzione tra società. Un obbligo in questo senso non esiste. Ma alcuni operatori fissi più piccoli avrebbero già studiato nuove offerte aggressive senza tetto alle chiamate fisso-mobile. La guerra dei 4 centesimi abbia inizio.

 

IL BERLUSCA ILLUSTRATO - 17 ANNI X 17 IMMAGINI: DAL 1993 QUANDO SDOGANÒ IL POSTFASCISTA FINI ALLA CADUTA

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Mattia Feltri per "La Stampa"

La discesa in campo Il cavaliere nero e il camerata Fini

1. NOVEMBRE 1993 - IL CAVALIERE NERO E IL CAMERATA FINI
L' avventura politica di Berlusconi nasce in un centro commerciale. E dove, se no? Ne sta inaugurando uno a Casalecchio di Reno, quando gli chiedono della sfida per il Campidoglio: «Voterei Fini». Il confino per postfascisti finisce lì. Oggi, infatti, impartiscono interessanti lezioni di progressismo democratico.

2. GENNAIO 1994 - LA DISCESA IN CAMPO
L' Italia è il paese che amo». Con un video, Berlusconi promette rivoluzioni liberali e orizzonti luminosi, come il programma dettaglia in copertina. Una calza sull'obbiettivo tempera i colori, i libri paiono finti e Forza Italia è un urlo sottratto alle curve. Tutti ridono, specie i veggenti di sinistra.

laddio a Indro

3. GENNAIO 1994- L'ADDIO A INDRO
Berlusconi reputa Montanelli un secondo padre, ma Indro lascia Il Giornale ostile all'editore in politica. Dice: saremo immuni al morbo solo dopo averlo contratto. Vista l'Italia di oggi, il vero profeta fu Gaber: non temo Berlusconi in sé, ma Berlusconi in me.

Avviso di garanzia a Napoli

4. NOVEMBRE -1994 - AVVISO DI GARANZIA A NAPOLI
Il premier a Napoli si gode il debutto in società (il sorriso fotonico è tutto per Bill e Hillary Clinton) ma il pool di Milano gli recapita un avviso di garanzia per corruzione. Poi sarà assolto, ma il governo già debole cede al ribaltone. I veggenti di sinistra esultano: «Silvio è finito!». E sarà una fine infinita.

Finch la barca va

5. GIUGNO 1995 - FINCHÉ LA BARCA VA...
Tutti in tolda, in tenuta da marinaretto a brigare e corrompere. Ci sono Previti, Dotti e lei, Stefania Ariosto, il teste Omega che nauseato da tanta protervia va a denunciarla a Ilda Boccassini. Quello col berretto ha il sorriso di chi la sfanga.

Il superderby con Prodi

6. APRILE 1996 - IL SUPERDERBY CON PRODI
Berlusconi è uno splendido sessantenne nell'immutabile uniforme, cravatta a pois e doppiopetto. Prodi una perfetta espressione della società civile, praticamente un bancario. Ma le elezioni sono sue. Osanna dai veggenti di sinistra: «Addio Silvio...».

Linciucione del Dalemoni

7. APRILE 1997 - L'INCIUCIONE DEL DALEMONI
Il leader post-comunista non ha un capello grigio e nel taschino Silvio ha addirittura qualcosa di rosso. A due anni dal Patto della crostata, che per i pettegoli salvò le aziende del Cav, e a uno dal passaggio di D'Alema a Palazzo Chigi, nasce la Bicamerale. Max non si riprenderà più. Silvio sì.

lubriaco e il mafioso

8. MAGGIO 2000 - L'UBRIACO E IL MAFIOSO
Per Berlusconi, Bossi era un ubriaco al bar. Per Bossi, Berlusconi era un mafioso che nelle notti di Arcore sgozzava le capre. Dopo il divorzio 1996, i due si rifidanzano e si riprendono il governo. Una passione travolgente consumata in uno studio notarile.

Corna e cuc

9. FEBBRAIO 2002 - CORNA E CUCÙ
Le corna, il kapò, il cucù, gli strilli dalla regina Elisabetta, Obama abbronzato: sono alcune delle prodezze che hanno vivacizzato la plumbea politica mondiale. Qui, a Caceres, la compagnia offre tinte e acconciature predisposte alla zingarata.

Uno contro tutti

10. GIUGNO 2003 - UNO CONTRO TUTTI
Un Berlusconi provvisoriamente calvo esordisce in un'aula di tribunale, al processo Sme, e indica tutti i colpevoli: Prodi che vendette, De Benedetti che comprò, e poi la Ariosto, le toghe rosse... Il Cav si dimostra bravissimo anche come pm.

La resa dei conti truccati

11. LUGLIO 2004 - LA RESA DEI CONTI (TRUCCATI)
Qui li vedete ridere, ma forse si tratta di ghigni. Fini già ama poco Berlusconi e ancor meno Tremonti. Il ministro dell'Economia, dopo l'accusa del leader di An di truccare i conti, si deve dimettere. Poi tornerà, con Fini agli Esteri. Sono i pregevoli sprazzi prescilipotiani della Casa delle libertà.

La svolta del predellino

12. NOVEMBRE 2007 - LA SVOLTA DEL PREDELLINO
Il Pd è nato, Prodi sta cadendo e, in piazza San Babila, Berlusconi lancia il partito unico. Fini, che parlava di comiche finali, aderisce subito. Le comiche continuano!

Il cavalier partigiano

13. APRILE 2009 - IL CAVALIER PARTIGIANO
Berlusconi, che sempre lo rifiutò, celebra il 25 aprile a Onna, paese raso al suolo dal terremoto. Discorso alto. Si rispolvera Cutugno: «Un partigiano come presidente...».

14. APRILE 2009 - HAPPY BIRTHDAY, MISS NOEMI
26 aprile. Sembra il set dei Soliti Idioti invece è il 18˚ compleanno di Noemi Letizia. Veronica parlerà di «ciarpame senza pudore». Seguiranno Patrizia, Nicole e le altre. Il Cav sarà al tramonto, ma è al tramonto che inizia a divertirsi.

Happy Birthday miss Noemi

15. DICEMBRE 2009 - AHI, MIA BELA MADUNINA!
Massimo Tartaglia ha appena colpito il premier con una miniatura del Duomo. Lui geniale si rialza in favore di telecamera. I leader non amano mostrarsi malati, ma feriti sì: sa tanto di sangue offerto alla patria.

Ahi mia bela madunina

16. APRILE 2010 / OTTOBRE 2011- SENNÒ CHE FACCIO? LI CACCIO?
Le comiche non finiscono mai. Fini vuole dissentire, ogni giorno: Berlusconi lo espelle e il sodalizio si conclude. Come si era concluso quello con Casini. E ora quello con Tremonti. «Eravamo quattro amici al bar, che volevano cambiare il mondo...».

Senn che faccio li caccio

 

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