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PRIME TIME PER “TUTTI PAZZI PER AMORE” (19,1%) - SUPER GABANELLI A UN PASSO DAI 4 MLN (14,7%)

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Ornella Petrucci per "Il Velino"

Tutti pazzi per amore 3


"Tutti pazzi per amore 3" debutta su Rai1 vincendo la prima serata con 4 milioni 210 mila telespettatori e il 19,14 per cento di share. Nel dettaglio, in 4 milioni 975 mila telespettatori, con il 17,15 per cento di share, hanno visto il primo episodio; mentre in 4 milioni 210 mila telespettatori, con il 19,14 per cento di share, il secondo. Su Rai3 il programma "Report", condotto da Milena Gabanelli, è stato seguito da 3 milioni 844 mila telespettatori, con il 14,75 per cento di share. Su Rai2 il telefilm "Ncis. Unità anticrimine" ha raccolto 3 milioni 499 mila telespettatori e l'11,47 per cento di share; mentre a seguire "Hawaii Five-0" ha ottenuto 3 milioni 288 mila telespettatori e l'11,50 per cento di share.

gabanelli

Su Canale5 l'undicesima serie di "Distretto di polizia" ha totalizzato 3 milioni 366 mila telespettatori e il 13,36 per cento di share. In particolare, il primo episodio ha siglato il 12,78 per cento di share, con 3 milioni 687 mila telespettatori; mentre il secondo il 14,15 per cento di share, con 3 milioni 32 mila telespettatori. Su Italia1 "Ale & Franz Show" ha realizzato 2 milioni 709 mila telespettatori e il 9,27 per cento di share. Su Rete4 il film "Jane Eyre" ha convinto un milione 917 mila telespettatori, con il 7,60 per cento di share. Su La7 "L'ispettore Barnaby" ha registrato 697 mila telespettatori e il 2,81 per cento di share.

LUCA TELESE

In seconda serata su Rai1 "Speciale Tg1-L'inchiesta", in onda dalle 23.35, è stato seguito da un milione 660 mila telespettatori, con il 15,90 per cento di share. Su Rai2 "La domenica sportiva", in onda dalle 22.38, è stata vista da un milione 619 mila telespettatori, con l'8,62 per cento di share. Su Italia1 "Zelig Off", in onda dalle 22.26, ha raccolto un milione 759 mila telespettatori e il 7,73 per cento di share; a seguire, dalle 23.36, "Così fan tutte" ha siglato il 12,85 per cento di share, con un milione 583 mila telespettatori; dalle 00.16 "Contro Campo Linea Notte" ha interessato 557 mila telespettatori, con il 9,75 per cento di share.

Su Canale5 "Terra!", in onda dalle 23.44, ha riportato il 10,06 per cento di share, con un milione 28 mila telespettatori. Su Rai3 "Lilit in un mondo migliore", in onda dalle 23.43, ha realizzato 817 mila telespettatori e l'8,19 per cento di share. Su Rete4 il film "Il colpo", in onda dalle 23.47, ha registrato 532 mila telespettatori e il 7,44 per cento di share. Su La7 per "Esterno notte" "L'amante italiana", in onda dalle 23.53, ha raccolto 154 mila telespettatori e il 2,28 per cento di share.

minzolini

Sul fronte dei tg delle 20: il Tg1 ha raccolto 6 milioni 184 mila telespettatori e il 22,75 per cento di share; il Tg5 ha ottenuto 5 milioni 522 mila telespettatori e il 20,38 per cento di share; il TgLa7 ha realizzato 2 milioni 209 mila telespettatori e l'8,17 per cent di share. In access prime time ha vinto "Paperissima Sprint", in onda su Canale5, con 5 milioni 436 mila telespettatori e il 18,04 per cento di share.

Su Rai3 "Che tempo che fa", in onda su Rai3, è da record con 5 milioni 224 mila telespettatori e il 17,52 per cento di share. Su Rai1 "Soliti Ignoti" ha raccolto 5 milioni mille telespettatori e il 16,53 per cento di share. Su La7 "In onda" è stato seguito da 919 mila telespettatori, con il 3,06 per cento di share.

LUCIA ANNUNZIATA

Nel preserale il programma di Carlo Conti, "L'eredità", in onda su Rai1, ha raccolto nella "sfida dei 6", in onda dalle 18.49, 4 milioni 13 mila telespettatori e il 17,99 per cento di share; nella parte finale, in onda dalle 19.46, 5 milioni 18 mila telespettatori e il 20,17 per cento di share. Su Canale5 il programma di Paolo Bonolis, "Avanti un altro!", in onda dalle 19.06, ha raccolto 4 milioni 240 mila telespettatori e il 18,11 per cento di share.

Nel pomeriggio il Campionato del mondo di motociclismo, apertosi con l'omaggio a Marco Simoncelli, in onda dalle 13.58, è stato seguito da 4 milioni 859 mila telespettatori, con il 22,38 per cento di share.

Tra i contenitori domenicali, si è imposto la prima parte di "Domenica In-L'Arena", in onda su Rai1 dalle 14.04, con 4 milioni 317 mila telespettatori e il 19,90 per cento di share. Su Rai3 "In mezz'ora", con Pierluigi Bersani", in onda dalle 14.30, è stato seguito da 2 milioni 133 mila telespettatori, con il 10,24 per cento di share. Nelle prime ore del giorno "Mattina in famiglia", in onda dalle 6.51, ha riportato il 29,54 per cento di share, con un milione 768 mila telespettatori. Infine nelle 24 ore Rai1 si è aggiudicata lo share più alto con il 18,53 per cento.

 


CALCI DI RI-GORI - L’EX CAPO DI MAGNOLIA: “NON HO MAI VOTATO A DESTRA, IL PD ASCOLTI RENZI”

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Aldo Cazzullo per il "Corriere della Sera"

MATTEO RENZI E GIORGIO GORI

Giorgio Gori, perché in politica?
«Perché ogni tanto è sano fare punto e a capo. Nel 2001 ho lasciato la guida di Canale 5 per fondare Magnolia. Oggi lascio Magnolia per cercare di fare qualcosa di utile per il mio Paese. La decisione è di qualche mese fa, quando avvertii Pellicioli che preparavo l'addio».

Già pensava a Renzi?
«Non lo conoscevo e non ci pensavo. Me ne aveva parlato Luca Sofri, ma conservavo qualche diffidenza. Poi l'ho incontrato e mi è piaciuto. Mi ha chiesto di dargli una mano, e l'ho fatto. Sul mio ruolo alla Leopolda si è comunque molto esagerato».

Giorgio Gori

L'ha organizzata lei, no?
«Il Big Bang è stato il frutto del lavoro di decine di persone. Fausto Brizzi, il regista, ha curato gli aspetti di messa in scena. Io sono stato uno dei tanti portatori d'acqua. E di idee».

In Renzi rivede qualcosa del Berlusconi imprenditore, con cui lei ha lavorato a lungo?
«Vedo più le differenze. Berlusconi è rimasto sino alla fine un uomo d'impresa, non particolarmente predisposto per i meccanismi della democrazia, abituato a comandare. Renzi non è così. Non è un populista. Mi ricorda semmai Mentana: stessa rapidità, stesso istinto, stessa capacità di sintesi».

Dicono di Renzi che sia furbo, veloce.
«Furbo, anche. Veloce, di certo. Svelto nell'imparare, nell'apprendere. È un uomo aperto, molto generoso con le persone con cui lavora».

Avrà qualche difetto.
«Ha 36 anni. L'esperienza aggiungerà profondità alle qualità di oggi».

SANTORO-DANDINI

A lei, Gori, viene rimproverata da sinistra la sua storia, a cominciare dai dodici anni passati al vertice delle reti di Berlusconi.
«La mia storia la rivendico per intero. Anche se ora non abbiamo più rapporti, non posso che essere grato a Berlusconi per la fiducia che mi diede, quando a 29 anni mi affidò i palinsesti di tre reti. Il Berlusconi imprenditore tv è stato un elemento di modernizzazione per il Paese. Linguaggio, energia, rottura del monopolio».

E discesa in campo. Lei c'era, nel '94. Non diede segni di dissenso.
«È vero il contrario, come sanno tutti quelli che c'erano. Alla discesa in campo ero contrario, e concretamente mi opposi, con altri, alla militarizzazione di Canale 5. Negli anni successivi, quando il Cavaliere era all'opposizione, hanno trovato spazio personaggi come Santoro e la Dandini, Ricci e la Gialappa's. Abbiamo inventato un programma come Le Iene, mentre Mentana faceva un tg abbastanza libero».

MENTANA

Solo abbastanza?
«Posso immaginare che abbia dovuto talora difendere la sua libertà. Poi nel 2001, prima che Berlusconi tornasse al potere, mentre Piersilvio prendeva in mano l'azienda, ho salutato e me ne sono andato».

A fare «L'Isola dei famosi».
«A fare cento trasmissioni. Tra cui Exit, Markette, X Factor, L'Eredità, Camera Cafè, Piazzapulita. Vogliono parlare solo dei reality? Facciano pure».

È vero che Vittorio Feltri la licenziò in quanto «fighetto di sinistra»?
«Ero idealista, forse ingenuo. Vivevo il giornalismo come proseguimento dell'impegno politico al liceo. Un giorno, quando ancora lavoravo in radio, a Bergamo, Feltri mi disse di piantarla con gli editoriali sulle guerre asiatiche e di occuparmi semmai dell'elenco delle farmacie aperte. Aveva ragione lui».

Silvio Berlusconi

Era di sinistra?
«Quanto lo era il partito repubblicano, visto che facevamo le riunioni del nostro gruppo studentesco nella loro sede. Comunque sì, non ho mai votato a destra».

Impegnarsi al fianco di Renzi significa, almeno per il momento, impegnarsi nel Pd. È pronto?
«Certo. Non ho tessere in tasca, ma ho guardato con interesse al Lingotto di Veltroni, e l'ho sempre votato. Purtroppo il Pd di oggi fatica ad aprirsi al contributo della società civile. Spero ci saranno le condizioni per avviare questo confronto».

Altrimenti uscirete dal partito?
«Renzi non ha mai evocato questa possibilità, neppure in privato».

Gialappas Band

Si candiderà alle primarie, allora?
«Io sono convinto che debba farlo, ma la cosa più importante è che si facciano le primarie».

Renzi è amato, ma anche molto criticato.
«Lo bollano di neoliberismo, di reaganismo. Gli dicono che è di destra. Sono critiche sbagliate e settarie. Le idee che della Leopolda sono incentrate su una maggiore equità sociale: attenzione ai deboli, contrasto delle rendite e opportunità per i meritevoli. Sono valori e obiettivi di sinistra».

Montezemolo come lo trova?
«Leggo quel che scrivono su Italiafutura Nicola Rossi, Andrea Romano, Irene Tinagli, e sono d'accordo su molte cose. Montezemolo è molto popolare per il suo passato. Sono interessato a vedere se avrà il coraggio di un passo avanti, anche a costo di mettere a rischio una fetta consistente di questo consenso, nell'interesse del Paese».

LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO

 

KNOCK ON (RON) WOOD - UN 64ENNE EX STRAFATTO CHE SI È DATO ALLA PITTURA E VENDE QUADRI PER 1 MLN $

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Giuseppe Videtti per "la Repubblica"

Ron Wood

Ha la faccia di un Cristo sofferente. I solchi profondi e le mille rughe lo fanno assomigliare alla maschera di Keith Richards. Ma lo spirito di Ron Wood non è segnato come il fisico. Magro, magrissimo, si agita sul divano come un quindicenne che racconta precoci prodezze sessuali. Le ossa scricchiolano, la memoria fa cilecca, cerca di richiamare i ricordi schioccando le dita. Poi si arrende: «Cazzo, ho 64 anni! Il fatto è che io mi sono fermato a 29, poi ogni tanto arriva questa maledetta sciatalgia... e allora m´incazzo, perché dentro mi sento un ragazzino».

KEITH RICHARDS

La sua seconda vita iniziò trentacinque anni fa, quando diventò il chitarrista dei Rolling Stones, invitato personalmente da Keith Richards a rimpiazzare Mick Taylor. Era il 1976, la band si apprestava ad entrare in sala per incidere ‘'Some girls'', l´ennesimo album dell´ennesima svolta.

Un momento delicato per i gruppi storici; il punk stava aggredendo la scena rock. «Basta con Beatles e Rolling Stones, sono dinosauri!», blaterava Johnny Rotten dei Sex Pistols. Invece con quel disco Jagger & Richards dimostrarono che non solo erano capaci di aggredire, ma di sbaragliare qualsiasi concorrente. Il prossimo 21 novembre ‘'Some girls'' (che contiene classici come "Miss you" e "Beast of burden") tornerà sul mercato in una ristampa di lusso che contiene undici inediti ripescati dall´archivio della band dal produttore Don Was. «È una pietra miliare», si esalta Wood. «Suonammo tutto dal vivo, con l´aggressività e la freschezza di una band di adolescenti. Eravamo noi i veri punk».

ROLLING STONES

Il chitarrista aveva cominciato a collaborare con gli Stones nel 1974 - quando era ancora con i Faces - nell´album Black and blue. Tra lui e Keith la sintonia fu immediata, stessa passione per il blues, per le giovanissime, per le droghe.

eric clapton

Con la differenza che Wood viveva da salariato e accumulava debiti - solo dopo diciassette anni sarebbe diventato legalmente un Rolling Stone, «quando all´improvviso, con il pagamento delle prime royalty, mi resi conto che stavo guadagnando cento volte di più. Ma chi pensava al denaro allora? Il 1977 era un periodo particolare per la band: Keith era stato arrestato in Canada per possesso di stupefacenti e per lui era più che mai importante tornare a lavorare e dimostrare che poteva produrre con la stessa creatività di un tempo e io pensavo solo a non far rimpiangere Taylor».

Damien Hirst

Era già un chitarrista in carriera, protagonista di prestigiose collaborazioni con Jeff Beck e Rod Stewart. Aveva esordito nel gruppo dei Birds a 17 anni, quando Londra era la capitale rock del mondo. «Lavoravamo come dei pazzi, in giro per l´Inghilterra e la Germania con un van sgangherato che era diventato la nostra casa», ricorda. «A volte non avevamo neanche i soldi per mangiare. Nel periodo natalizio andavamo a tutti i party organizzati dalle case discografiche per fare il pieno di cibo e di alcol. Ci ripagavano l´entusiasmo e la rivalità amichevole con le altre band: Small Faces, Pretty Things, Spencer Davis Group, una grande famiglia».

Rolling Stones Reissue Some Girls

Poi entrò nei Faces e al fianco di Rod Stewart divenne una star. «Con Hendrix divisi per qualche tempo un appartamento a Holland Park - la zona dove ancora abito - che ci aveva lasciato la cantante P.P. Arnold. Jimi suonava come se fosse nato con la chitarra in mano, con la destra, con la sinistra, coi denti...».

Fu corteggiato da Janis Joplin, fraternizzò con Eric Clapton negli anni in cui il chitarrista cercava di farla finita con l´eroina, collaborò con Dylan e Aretha. Tanta gloria, eppure nel 1976, dopo più di dieci anni di diligente militanza nelle file del British rock, Wood sbottò: «È molto facile diventare un bastardo in questo lavoro».

JAGGER Rolling Stones-Some Girls

Spiega: «Avevo avuto cinque o sei manager che mi avevano letteralmente derubato. Mi ritrovai senza un soldo. Gli sciacalli della musica avevano vita facile con sprovveduti come me. Facevano bene Chuck Berry e Bo Diddley a farsi pagare cash e a filar via con l´incasso della serata nascosto nella la custodia della chitarra».

Dei disastri parla con la stessa franchezza dei trionfi. Come potrebbe nasconderli? Ce li ha scritti in faccia. Con i quattro figli si è rappacificato dopo il divorzio da Ekaterina Ivanova, una diciottenne con la quale era «inciampato» in un club londinese. Ora giura di essere sobrio e di aver ritrovato una certa stabilità con la brasiliana Ana Araujo.

«È stato Damien Hirst (l´artista di Bristol) a salvarmi la vita l´ultima volta», confessa. «È venuto a prendermi in Olanda, ero a pezzi, mi ha letteralmente costretto ad entrare in un centro di riabilitazione. Ora sono sobrio, sto mettendo su una nuova casa, seguo le mostre dei miei quadri in giro per il mondo. Ormai sono io che dico agli altri: ragazzi che si fa? non vi sembra l´ora di tornare a lavorare? Il più scettico è sempre Mick. Dice: siamo sicuri che il mondo ha bisogno di un altro disco degli Stones?».

Rolling Stones-Some Girls

La pittura non è più soltanto un´attività secondaria. Uno dei suoi quadri è stato venduto per un milione di dollari, ma il denaro nelle sue mani si squaglia. «Per me è sempre stata una cosa spirituale, un percorso di guarigione, parallelo alla folle vita del rock. È l´unica cosa che riesco a fare in solitudine. La pittura è un´ancora di salvezza, la mia buona stella».

Paura d´invecchiare? Scoppia in una risata acuta, quasi isterica. «Nooooo. Sono stato al matrimonio di Paul McCartney qualche settimana fa, lui è più vecchio di me, ma ancora in gamba. Mi ha preso da una parte e mi ha detto: "Ron, dovresti fare qualcosa col gruppo di Amy Winehouse, ti adorano". Mi ha dato un´idea, li ho già contattati».

 

ER PATONZA PARLA PER BOCCA DI CICCHITTO: “NON MI DIMETTO” (PRIMA VUOLE GARANZIE SU LETTA)

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1. PERFINO...
Jena per "La Stampa"
- Seppur con tutti i Filistei, perfino Sansone si è dovuto dimettere.

2. CICCHITTO, DIMISSIONI BERLUSCONI DESTITUITE DI FONDAMENTO...
Radiocor
- 'Ho parlato poco fa con il presidente Berlusconi che mi ha detto che le voci sulle sue dimissioni sono destituite di fondamento'. Lo dichi ara in una nota Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera.

cicchitto scava scava foto mezzelani gmt

3. RISALE SPREAD DOPO SMENTITA DIMISSIONI BERLUSCONI
(ASCA)
- Giornata molto nervosa sui mercati finanziari e in particolare sugli asset italiani. Lo spread tra Btp e Bund in mattinana aveva registrato nuovi record fino a superare il tetto dei 500 punti. Poi la flessione in coincidenza delle voci di dimissioni del premier Silvio Berlusconi con il differenziale tornato in quota 470 e poi nuova salita a 480 punti sulla smentita delle dimissioni. Rimane in territorio positivo Piazza Affari con il Ftse Mib in rialzo di quasi il 2%.

berlusconi - letta

4. DA UDC OK A G.LETTA SOLO CON ESECUTIVO APERTO A PD...
(ANSA)
- L'Udc potrebbe dire sì ad un governo Letta solo in presenza di un esecutivo aperto anche al Pd. E' quanto si appresterebbe a ribadire il leader centrista, Pier Ferdinando Casini, che da questa mattina ha avviato una serie di incontri. Tra questi, ci potrebbe essere anche un colloquio con il Capo dello Stato.

5. LETTA, RISPETTATI IMPEGNI CON 7 GIORNI ANTICIPO...
(ANSA)
- Con la sottoscrizione - avvenuta oggi tra il ministro per i Rapporti con le Regioni Raffaele Fitto e il commissario europeo Johannes Hahn - del Piano d'Azione, "si dà il via, con sette giorni di anticipo, agli impegni assunti dal Governo italiano italiano con la lettera al presidente della Commissione europea e al presidente del Consiglio europeo per un migliore utilizzo dei fondi europei": lo ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, aprendo la conferenza stampa, a Palazzo Chigi, presenti, oltre ad Hahn e a Fitto, i presidenti delle Regioni del Sud.

BARROSO - BERLUSCONI

Letta ha lodato "lo spirito europeo" del commissario Hahn, al quale ha espresso gratitudine "e il suo sentimento di simpatia verso il Sud d'Italia che gli ha fatto comprendere l'urgenza e la necessità del Piano, garantendo un risultato che ci fa guardare al futuro con ottimismo. In questo modo si sente veramente lo spirito europeo", ha concluso Letta.

6. COMMISSIONE, MISSIONE UE ANCHE SE CI SARA' CRISI...
Radiocor -
La missione della Commissione europea che comincera' a verificare lo stato di attuazione degli impegni di bilancio per le riforme strutturali dell'economia dell'Italia sara' a Roma 'entro la settimana' anche se ci fossero le dimissioni di Silvio Berlusconi. Lo ha indicato oggi il portavoce del commissario agli Affari economici Olli Rehn. Bruxelles ritiene che a prescindere dall'evoluzione della situazione politica 'l'Italia deve attuare gli impegni assunti a livello europeo per rafforzare la credibilita''.


LUCA BARBARESCHI

7. BARBARESCHI, TUTTI IN FUGA MA IO CI SONO, VOTO SI'...
(ANSA)
- "In questo momento nel quale tutti fuggono voglio esprimere la mia solidarietà al Presidente del Consiglio, sono stato tra i primi in passato a denunciarne lo stallo nella politica di governo, ma oggi intendo condannare il fuggi fuggi generale alla ricerca di una verginità politica perduta, per questo domani voterò sì al rendiconto". E' quanto afferma Luca Barbareschi, deputato del Gruppo Misto. "Mancano pochi mesi al ventennale della fine politica di Bettino Craxi, e come allora una persona sola è condannata a essere ritenuta unica responsabile e capro espiatorio del solito disastro italiano. Berlusconi avrà forse fatto i suoi errori, ma la colpa di quanto sta accadendo non è certamente ascrivibile alla sua sola responsabilità".

"Craxi e Berlusconi sono dunque entrambi vittime del più popolare sport nostrano, attaccare le briglie al vincitore e fuggire dalla coerenza del comportamento: tutti e due scontano l'essere stati dei fuoriclasse e in quanto tali incompresi da una classe politica dove la mediocrità la fa da padrone. Così come per Craxi, la storia renderà giustizia a Berlusconi e darà una diversa lettura di questa triste pagina del Paese", conclude il Deputato del Gruppo Misto.

 

MARIO MONTI, GOVERNI PRONTI! MA PRIMA IL BOCCONIANO HA BISOGNO DI CAPIRE SE AVRÀ LE MANI SUFFICIENTEMENTE LIBERE

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1- MARIO MONTI, GOVERNI PRONTI!
Nella City non hanno dubbi, l'uomo giusto per salvare l'Italia, il condottiero invocato dal "Financial Times" per abbattere la monarchia di Arcore è Mario Monti, il professore di Varese che può tranquillizzare i mercati e le due donne (Lagarde e Merkel) che si stanno battendo per mandare a casa il Cavaliere libertino.

MARIO MONTI

La certezza degli analisti e dei bookmaker non è probabilmente condivisa dall'economista bocconiano che venerdì durante un convegno organizzato dall'Enpam, l'ente di previdenza dei medici e degli odontoiatri, ha messo le mani avanti dicendo che servono formule di governo capaci di mettere insieme tutte le forze politiche per contribuire a scelte impopolari.

Questo non significa che SuperMario voglia fare un passo indietro. Nella sua storia ci sono stati tre grandi rifiuti: quando respinse l'offerta per la premiership arrivata dal centrosinistra, dalla Lega e da Scalfaro, e quando rifiutò le proposte di Berlusconi per la Farnesina e il ministero dell'Economia al posto di Giulietto Tremonti.

MERKEL-LAGARDE

È probabile che nella testa del presidente della Bocconi la valigetta delle medicine sia già messa a punto con pochi farmaci "strutturali" e assolutamente indispensabili. Tra questi dovrebbero avere una priorità assoluta i tagli alla politica, l'allungamento dell'età pensionabile, la lotta all'evasione fiscale, una patrimoniale intelligentemente distribuita, e le liberalizzazioni, il cavallo di battaglia della sua esperienza alla Commissione europea quando riuscì a mettere in ginocchio perfino la Microsoft di Bill Gates.

Il "dottore" con la valigetta del pronto soccorso è dietro l'angolo, ma prima di indossare il camice ha bisogno di capire se avrà le mani sufficientemente libere e se potrà operare senza avere il fiato sul collo. Qualche perplessità è emersa sabato mattina dalle parti di Bologna dove alle 11,30 nella sala stracolma dell'università Romano Prodi e i suoi amici hanno assistito alla "Lettura del Mulino", l'evento che da 27 anni riunisce il gotha dell'economia legato alla casa editrice fondata nel 1954.

ROMANO PRODI

Dopo la "Lettura" di Sabino Cassese alla quale ha assistito la triade della Banca d'Italia formata da Visco, Saccomanni e il baffuto Rossi, Prodi si è lasciato andare a giudizi entusiastici nei confronti di Monti "un uomo rispettato in Europa e nel mondo, una garanzia di autorevolezza". Da luglio scorso il Professore di Bologna picchia sulla necessità di uno sforzo comune per salvare l'euro e negli ultimi giorni non ha risparmiato critiche all'asse franco-tedesco definendo "un disastro e l'errore più grave degli ultimi anni" il direttorio tra la massaia di Berlino e il marito di Carla Bruni.

MARIO DRAGHI

Forse queste critiche appaiono troppo severe e squilibrate agli occhi di Monti, ma dimostrano che Prodi non rinuncia a esercitare una forte moral suasion nei confronti del Cromwell italiano. Quest'ultimo ha come modello di riferimento Mario Draghi che si è ben guardato dal prendere di petto Berlino, Parigi, Londra e Washington ricevendo in cambio applausi per il suo esordio.

L'idea di avere dietro le spalle un padre nobile che punta al Quirinale e che attraverso gli amici bolognesi vuole affermare una sorta di leadership culturale, rischia di frenare l'entusiasmo di Monti. Certo, non può sfuggirgli che di fronte alla povertà di idee messe in campo dalle Fondazioni di Luchino di Montezemolo e di Gianfranco Fini, quello del Mulino rappresenta un laboratorio fertile al quale si può attingere, ma da qui a farsi dettare il compito dai bolognesi ce ne corre parecchio.

passera

Per natura Monti è un uomo che riesce a nascondere dietro la flemma molto british una supponenza non comune, e anche se come Prodi ha sempre guardato al mondo della finanza angloamericana con un'attenzione superiore rispetto a quella franco-tedesca, sa benissimo che non può permettersi il lusso in questa fase di protettorato internazionale sull'Italia di fare scelte sbagliate.

2- PER PASSERA, PER SALIRE SUL CARRO PATRIOTA DI GIULIANO MELANI A COMPRARE I BTP ITALIANI, NON C'È BISOGNO DI PAGARE IL BIGLIETTO
Chi ha letto ieri il "Corriere della Sera" è rimasto sconcertato.
Nella prima pagina del giornale diretto da Flebuccio De Bortoli spiccava una lettera di Corradino Passera che ha sentito il bisogno fisico di abbracciare l'appello del cittadino Giuliano Melani a comprare i Btp italiani.

de bortoli

Questo Melani è un libero professionista cinquantenne che abita in provincia di Pistoia e lavora come agente di leasing per Unicredit. Mettendo mano al portafoglio la settimana scorsa ha comprato una pagina del "Corriere" per invitare gli italiani a uno slancio patriottico in grado di fermare l'emorragia dei mercati.

L'iniziativa è lodevole e probabilmente si è accesa nella sua testa dopo il manifesto dei primi di ottobre comprato da Dieguito Della Valle (lo scarpato marchigiano che appare in televisione come un personaggio dell'"Isola dei Famosi") al quale hanno fatto seguito altre paginate pagate di tasca propria da una professionista della comunicazione e da un imprenditore di Conegliano.

Da questa mattina il debito pubblico del nostro Paese non è più di 1.900 miliardi, ma è salito per colpa dello spread che in apertura della Borsa toccava 480 punti base, però è sceso di 20mila euro, la cifra spesa dal volenteroso Melani per comprare un pugnetto di Btp. L'iniziativa è talmente piaciuta a Flebuccio De Bortoli che ne ha fatto una sorta di campagna con tanto di commenti e di lettere tesi ad avvalorare il gesto del cittadino di Pistoia.

GIULIANO MELANI

Anche Corradino Passera, che considera ormai il "Corriere della Sera" come l'house organ della sua banca, ha pensato di cavalcare questa proposta generosa e l'ha fatto con la letterina sparata in prima pagina nella quale comunica che IntesaSanPaolo è pronta "ad azzerare le commissioni di sottoscrizione alle famiglie in occasione della giornata del debito comune".

L APPELLO DI GIULIANO MELANI A COMPRARE I TITOLI ITALIANI

Per non essere da meno ecco un altro banchiere, Antonio Vigni, direttore di MontePaschi, che si accoda rapidamente all'iniziativa. Nessuno dei due però, né Passera né Vigni, ha fatto quello che ci si sarebbe aspettati: l'acquisto di una manciata di Btp per 20mila euro. All'inizio dell'agosto scorso Corradino insieme a Gaetano Miccichè e Marco Morelli di IntesaSanPaolo annunciò di aver acquistato personalmente azioni della sua banca per un controvalore di 1,5 milioni. Era un atto di fede nei confronti dell'istituto che dall'inizio dell'anno aveva bruciato il 25% della sua capitalizzazione.

Questa volta l'atto di fede non si è ripetuto: per salire sul carro di Flebuccio De Bortoli non c'è bisogno di pagare il biglietto.

3- A CATTANEO SONO SALTATI I NERVI
Da quando si è fatto crescere i baffetti sotto la folta capigliatura, l'amministratore delegato di Terna, Flavio Cattaneo, somiglia in maniera impressionante a Tom Selleck, l'attore americano che ha impersonato per anni il protagonista della serie televisiva "Magnum PI".
Non si sa e non interessa il nome di chi ha suggerito questa trasformazione del 48enne architetto milanese che dopo la Bocconi ha fatto l'imprenditore edile, poi nel 2003 è sbarcato alla Rai grazie all'appoggio determinante del Cavaliere e degli amici della Lega.

ANTONIO VIGNI

Resta il fatto che quei baffi così vistosi lo caricano di una severità esagerata e sembrano due pistole puntate nei confronti degli avversari. Per Cattaneo gli ultimi mesi sono stati particolarmente difficili; a maggio lo hanno accusato di volersi buttare nella produzione dell'energia elettrica in concorrenza soprattutto con Enel dove il suo nome è impronunciabile.

FLAVIO CATTANEO

Poi è arrivata la Robin Tax della manovra finanziaria che è caduta come una tegola sui conti di Terna, Enel e degli altri operatori nell'energia. Nonostante questa imposta introdotta l'estate scorsa, Cattaneo ha chiuso il primo semestre con ricavi vicino agli 800 milioni (+44%) e un utile di 236 milioni, assicurando che gli effetti della Robin Tax non comprometteranno i dividendi 2011.

Il colpo più basso nei giorni scorsi dal maxiemendamento del governo dove si ipotizza che l'Autorità per l'energia e per il gas possa intervenire a cambiare le regole con il rischio di compromettere gli investimenti. Per questa ragione venerdì scorso a Cattaneo sono saltati i nervi e durante un convegno organizzato a Torino dall'Ance ha sparato a zero contro la credibilità di un governo che cambia le regole in corsa "dalla sera alla mattina".

BERLUSCONI-TREMONTI

È la prima volta che l'architetto milanese attacca frontalmente Palazzo Chigi e Giulietto Tremonti, gli artefici della scalata compiuta sei anni fa al vertice di Terna da cui avrebbe voluto lanciarsi per nuove e più grandi avventure elettriche.

 

LO SQUALO INNAMORATO - MURDOCH SALUTA L’EX MANAGER DEL “NEWS” REBEKAH CON 2 MLN € E LA LIMOUSINE

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Andrea Malaguti per "La Stampa"

Rebekah Brooks

I soldi di Rebekah Brooks. Per essere sicuro che l'addio all'azienda di famiglia non fosse troppo doloroso, Rupert Murdoch, signore e padrone di News Corporation, il più potente gruppo editoriale del pianeta, ha consegnato alla giovane donna, che ama come se fosse la sua quinta figlia, un assegno, un paio di benefit e una rassicurazione. L'assegno vale 1,7 milioni di sterline (circa due milioni di euro), i benefit sono un ufficio nel cuore di Londra e una limousine con autista per i prossimi due anni, la rassicurazione è semplice: finita la bufera ti riprendo con me.

RUPERT MURDOCH

La bufera è lo scandalo delle intercettazioni telefoniche. Quasi seimila persone messe illegalmente sotto controllo dai giornalisti di «News of the World», il domenicale del «Sun» chiuso dallo Squalo nel tentativo di fermare la frana. La Brooks lo dirigeva nel 2002 - prima di diventare il braccio destro di Murdoch quando fu messo sotto controllo il telefono di Milly Dowler, la tredicenne uccisa da un pedofilo e diventata poi l'immagine simbolo del disastro. Un giallo velenoso, che ha portato alla luce gli intrecci malati tra politica, Scotland Yard e mondo dell'informazione, spingendo il Paese a farsi una domanda precisa: per quanti anni le istituzioni hanno coperto questa vergogna?

news of the world

Per evitare che il dubbio diventasse un tormentone in grado di affondare la sua storia, il miliardario australiano ha fatto piazza pulita. Via tutti. Ma non tutti allo stesso modo. La Brooks - la più enigmatica e potente donna del Paese, passata in pochi anni dai centralini del giornale alla stanza del comando più che una liquidazione sembra avere ottenuto un principesco sabbatico. Un trattamento così anomalo da spingere il parlamentare laburista Tom Watson a commentare: «È curioso che a Miss Brooks sia stato riservato un trattamento del genere quando altri dirigenti sono stati fatti fuori. È come se lei non avesse lasciato il gruppo. Ma di certo giovedì Mr Murdoch ce lo spiegherà».

MILLY DOWLER

Mr Murdoch, in questo caso, è il figlio James, 39 anni tra un mese, chiamato nuovamente a deporre a Westminster di fronte a un comitato di aggressivi parlamentari. Lo aveva già fatto in luglio. Non era stato un successo. Si era seduto di fianco al padre e aveva negato che il gruppo - il cui ramo inglese dipende da lui fosse a conoscenza delle intercettazioni illegali. Peccato che dopo appena un paio di giorni Colin Myler, capo degli affari legali di News International, lo avesse platealmente sbugiardato consegnando contestualmente la sua lettera di dimissioni: «Già nel 2005 avevamo avvisato James dell'esistenza di una mail che rivelava un largo coinvolgimento aziendale».

James Murdoch

Mente Murdoch o mente Myler? Domanda semplice, risposta difficile per James, erede designato al trono del padre, che se non convince la commissione rischia di essere emarginato ai confini del regno. Un dramma famigliare alla Tennessee Williams. Lui, un uomo che sembra non avere più abbastanza energia per affrontare l'avventura esistenziale, umiliato e sconfitto con la sola aspirazione del riposo dell'anima, lei, la gelida Rebekah, in giro per Londra in limousine in attesa di riavere lo scettro.

COLIN MYLER

 

ER PATONZA VENDE CARA LA PELLE: “VOGLIO VEDERE IN FACCIA CHI PROVA A TRADIRMI”

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(ANSA) - A testa bassa, contro tutti. "Non mi dimetto", spiazza tutti Silvio Berlusconi sotto il forte pressing del Pdl. Il premier vede a pranzo a Milano i figli e Fedele Confalonieri e fa trapelare che non mollerà. "Domani si vota il rendiconto alla Camera, quindi porrò la fiducia sulla lettera presentata a Ue e Bce - spiega poi al telefono con Libero -. Voglio vedere in faccia chi prova a tradirmi".

FEDELE CONFALONIERI SILVIO BERLUSCONI

Le voci di imminenti dimissioni, presenti fin dallo scorso sabato, erano circolate con più insistenza stamattina, confermate da fonti di maggioranza. Berlusconi stesso le stoppa. "Non capisco come siano circolate le voci delle mie dimissioni, sono destituite di ogni fondamento", dice il premier a Libero. E più tardi Fabrizio Cicchitto conferma: "Ho parlato poco fa con il presidente Berlusconi, che mi ha detto che le voci sulle sue dimissioni sono destituite di fondamento".

La borsa vola e poi di nuovo crolla. E Aldo Di Biagio, finiano di ferro, sottolinea che a parlare di imminenti dimissioni erano stati stamattina un direttore ed un vicederettore di testate vicinissime al premier e non esita a parlare di aggiotaggio. "Diffondere la notizia delle imminenti dimissioni di Berlusconi salvo poi assistere alla smentita del premier stesso - dice - rappresenta una evidente turbativa dei mercati. Sarebbe opportuno che la Consob valutasse tali comportamenti, al fine di fugare ogni dubbio (e noi ce lo auguriamo) su eventuali illeciti riconducibili alle categorie dell'aggiotaggio e dell'abuso di informazioni privilegiate. Non si scherza sui risparmi degli italiani".

GABRIELLA CARLUCCI FABRIZIO CICCHITTO

Intanto, si muovono ancora i numeri della maggioranza. Dopo l'uscita a sorpresa di Gabriella Carlucci dal Pdl verso l'Udc, questa mattina Antonio Buonfiglio - ex esponente di governo di Fli recentemente entrato nella componente 'Fare Italia' con Adolfo Urso, Andrea Ronchi e Pippo Scalia - spiega che non voterà domani sul rendiconto "se diventa una conta sulla fiducia a Silvio Berlusconi".

Stesso atteggiamento - si apprende da fonti della maggioranza - sarebbero pronti a tenere Adolfo Urso e Pippo Scalia, mentre Andrea Ronchi è fermo sul sì al rendiconto e ad un'eventuale fiducia. E, dopo aver parlato di 'dimissioni a minuti', è ancora Giuliano Ferrara, in un nuovo intervento sul Foglio.it., a spiegare: "La via d'uscita c'é. Invece di prolungare l'agonia, Berlusconi si presenta alle Camere, chiede la fiducia per varare la legge di stabilità e il maxiemendamento, annuncia che si dimetterà un minuto dopo e che chiede le elezioni a gennaio. Di questo si discute".

giuliano-ferraraADOLFO URSO

 

PAPANDREOU LASCIA, AL SUO POSTO SI PREPARA PAPADIMOS - MERKEL CHIAMA - ROMA E ATENE DESTINO COMUNE

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PAPANDREOU AL G VENTI

1 - BORSA ATENE FESTEGGIA L'ARRIVO DI UN NUOVO GOVERNO...
Finanza.com
- La Borsa di Atene reagisce positivamente dell'accordo per l'arrivo di un nuovo Governo. L'indice Ftse Athex20 si muove controcorrente rispetto alle principali Borse europee, registrando una crescita prossima al 3%. Il primo ministro, George Papandreou, si mette da parte per dare vita a un governo di unità nazionale. Il nuovo esecutivo, creato in accordo con l'opposizione di centrodestra, rimarrà in carica fino alle prossime elezioni che si terranno il prossimo 19 febbraio. Secondo indiscrezioni stampa il posto di Papandreou verrà preso da Lucas Papadimos, ex vice presidente della Bce. La nomina, che sembra mettere tutti d'accordo, potrebbe essere annunciata già oggi, prima della riunione dei ministri finanziari dell'area Euro.

2 - GRECIA: MERKEL ESPRIME RISPETTO A PAPANDREOU PER DIMISSIONI...
(ASCA-AFP)
- Il cancelliere tedesco, Angela Merkel, ha telefonato al dimissionario premeir greco, George Papandreou, per esprimergli il suo rispetto. Ieri Papandreou ha annunciato un accordo con il leader dell'opposizione Samaras, per formare un nuovo governo di unita' nazionale'. Il portavoce del cancelliere, ha riferito che la Merkel ha espresso a Papandreou ''la sua stima per cio' che ha deciso'', lodando il suo ''coraggio e la sua forza di convinzione''.

3 - PAPANDREOU LASCIA, VERSO UN GOVERNO DI UNITÀ NAZIONALE...
Roberto Giovannini per "La Stampa"

ANGELA MERKEL LEGGE IL COMPITINO DI PAPANDREOU E NON E' SODDISFATTA

C'è voluta una pressione eccezionale da parte dei leader dell'Unione europea - desiderosi di evitare a tutti i costi un nuovo bagno di sangue sui mercati finanziari - per spingere i litigiosissimi protagonisti della crisi politica greca ad accelerare i tempi per sciogliere la crisi politica in atto. Al termine di una nuova giornata di incontri ufficiali (doppiati da fittissime negoziazioni dietro le quinte), si è conclusa la premiership di George Papandreou, che pure solo venerdì aveva ottenuto un voto di fiducia «alla carriera» (o meglio «alla memoria») da parte dei deputati della Voulì.

I suoi tentativi di allargamento della maggioranza mantenendo la guida del governo, come prevedibile, sono falliti. Dopo un incontro serale tra il presidente della Repubblica, Papandreou e il leader dell'opposizione Samaras hanno concordato che il nuovo governo di unità nazioanle avrà un altro premier. Quale? Scendono le quotazioni dell'attuale uomo forte del Pasók, il ministro dell'Economia Evangelos Venizelos. Al contrario, salgono quelle dell'ex vicepresidente della Bce Loukas Papademos, gradito ai partner europei per la sua capacità di rassicurare i mercati garantendo il proseguimento della politica di sacrifici concordati con Ue e Fmi.

Secondo i bene informati nella capitale ateniese, Papademos ieri pomeriggio è corso in aereo ad Atene; ai suoi interlocutori avrebbe detto di sentirsi in grado di accettare l'incarico di guidare un governo di salvezza nazionale, anche se questo non avesse il sostegno dei conservatori di Nea Dímokratía, guidati da Antonis Samaras. Se poi anche Papademos non ce la facesse, è pronto ai box Stavros Dimas, già Commissario europeo all'Ambiente con Prodi e proveniente proprio da Nd.

PAPANDREOU E MERKEL PARLANO AGLI INDUSTRIALI TEDESCHI

Papademos lo potremmo definire il Mario Draghi greco: un banchiere centrale, competente. Ma non è certo un personaggio popolare e particolarmente in grado di muoversi tra le sottigliezze e le incertezze della (complicata) politica greca. Questa ipotetica nuova coalizione avrà tre compiti immediati: far passare il piano di salvataggio in Parlamento, completare l'operazione che dimezzerà il valore del debito pubblico greco, e far approvare il bilancio 2012.

Potrebbero bastare anche pochi mesi, prima di andare alle elezioni che (al momento) si trasformerebbero in una catastrofe per i socialisti del Pasók. I primi sondaggi sembrano confermare che i greci (senza entusiasmo) preferiscono il governissimo alle elezioni anticipate: secondo «Proto Thema» il 52% chiede il governo di unità nazionale contro un 36% che chiede le urne. Secondo il sondaggio del quotidiano «Ethnos» la distanza è inferiore, 45% a favore del governissimo e 41,7 che vuol votare.

ANGELA MERKEL E GEORGE PAPANDREOU

Il Commissario europeo agli Affari economici Olli Rehn ha mandato un messaggio netto. «Abbiamo chiesto un governo di unità nazionale - ha detto alla Reuters - e restiamo convinti che sia il modo migliore per ripristinare la fiducia nel rispetto degli impegni. Abbiamo bisogno di informazioni convincenti su questo dal ministro Venizelos» nella riunione di oggi dei ministri delle Finanze dell'Eurogruppo.

Insomma, come ha spiegato il deputato socialista Telemachos Hytiris, «tutto dev'essere sistemato subito, altrimenti sarà l'inferno». In una riunione di Consiglio dei ministri straordinaria convocata nel pomeriggio, il premier ha annunciato ai suoi la sua intenzione di «passare il testimone per consentire la formazione di un governo con più ampio sostegno». E in serata dalla Presidenza della Repubblica è arrivata la notizia ufficiale dell'accordo fra Papandreou e Samaras sul governo di unità nazionale. Il governo di coalizione dovrebbe insediarsi entro una settimana.

4 - ATENE E ROMA I DUE TRAMONTI...
Hugo Dixon per "La Stampa"

loukas papadimos

Caos, crisi, dramma sono tutte parole greche. Come catarsi. L'Europa è in bilico tra caos e catarsi, nel momento in cui la crisi politica ad Atene e Roma ha raggiunto il suo punto critico. Una via porta alla distruzione, l'altra alla rinascita. Nonostante ci siano segnali di speranza, ancora pochi passi falsi condurranno nell'abisso.

I drammi in due delle culle della civiltà europea sono simili e, in maniera bizzarra, legati. La decisione di Georges Papandreou, la scorsa settimana, di indire un referendum sull'ultimo pacchetto di misure per salvare il Paese ha dato il via a una reazione a catena che sta portando alla caduta non solo del suo governo ma anche a quella dell'esecutivo di Silvio Berlusconi.

Il folle piano per un referendum, che adesso è stato ritirato, ha scioccato a tal punto la Germania di Angela Merkel e la Francia di Nicolas Sarkozy che hanno minacciato di ritirare gli aiuti finanziari alla Grecia a meno che non avesse ritrovato credibilità, una mossa che l'avrebbe portata fuori dall'euro. Ma era probabilmente una vuota minaccia, almeno a breve termine, perché Atene è legata a Roma.

Se la Grecia è spinta ai margini, anche l'Italia potrebbe essere trascinata con essa e l'intera moneta unica collasserebbe. Così, ironicamente, Atene viene salvata dalle conseguenze immediate del suo cattivo comportamento dalla paura di un ben più grande disastro al di là del mar Ionio.

PROTESTE E SCONTRI AD ATENE DURANTE LO SCIOPERO GENERALE

I tassi di interesse sui titoli italiani, che erano già pericolosamente alti, sono schizzati dopo il pasticcio del referendum greco. Berlusconi è stato costretto a far tranquillizzare Merkel e Sarkozy al G20 di Cannes accettando di porre il voto di fiducia sul suo scialbo programma di riforme, e il monitoraggio da parte dell'Fmi. L'umiliazione a Cannes, dove il ministro delle Finanze Giulio Tremonti ha apposta evitato di appoggiarlo, potrebbe essere l'ultimo chiodo sulla bara del governo Berlusconi.

La fine dell'era Papandreou e Berlusconi dovrebbe essere, in teoria, motivo di gioia. Benché il comportamento del premier italiano sia stato scandaloso, mentre non lo è stato quello del greco, entrambi hanno condotto i loro Paesi a un indebitamento più profondo. E sono tutte e due membri di caste politiche che hanno indebolito le loro nazioni per molti anni. Liberarsi di loro potrebbe essere l'inizio di un processo di rinnovamento.

L'intoppo è che non è certo che quello che verrà dopo sarà meglio. In tutte e due i Paesi, dove ho passato gran parte delle ultime due settimane, la soluzione migliore sarebbe un governo di unità nazionale con lo scopo di sradicare la corruzione e tagliare il troppo generoso welfare state. Potrebbe accadere sia prima che dopo elezioni anticipate. Sfortunatamente, le vecchie caste politiche sono dure a morire. Potrebbero stare lì a battibeccare su chi soffre di più e chi deve avere l'incarico finché avranno gli occhi fissi nell'abisso, o ci saranno caduti dentro.

evangelos-venizelos

Molti nel resto dell'Europa, nel frattempo, sarebbero tentati di spingerli giù dal bordo, se fossero abbastanza forti da reggere l'impatto. Ma Merkel, Sarkozy e tutti gli altri sono stati criminali nella loro mancanza di preparazione. Il cosiddetto piano approvato al vertice del 26 ottobre è stato un altro caso di troppo poco, troppo tardi.

Non solo il piano per ricapitalizzare le banche era la metà di quello necessario ma è stato stoltamente rimandato fino al prossimo giugno, mentre lo schema per applicare una leva finanziaria alla rete di sicurezza regionale, l'European Financial Stability Facility (Efsf), è pieno di buchi. E' apparso chiaro a Cannes, quando Merkel ha ammesso che poche altre nazioni del G20 erano pronte a investire in esso.

SARKOZY BERLUSCONI E MERKEL AL G VENTI

Per l'intera Europa adesso è una corsa contro il tempo. I greci debbono ritrovare l'efficacia nelle loro azioni prima che il resto dell'Ue li tagli fuori. Gli italiani debbono ricostruire la loro credibilità prima di essere risucchiati in un vortice dal quale non potranno uscire. E gli altri hanno bisogno di mettere in campo un piano d'emergenza veramente efficace nel caso Atene e Roma continuino a deluderli. Se tutti cominciano a correre molto velocemente, il weekend appena passato potrebbe essere l'inizio della catarsi. Se no, il caos busserà alla porta.

 


OGGI POMICINO A BRACCETTO CON CASINI, IERI GLI DAVA DEL “CODARDO” SUI FINANZIAMENTI ALLA DC

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Gian Marco Chiocci e Mariateresa Conti per "il Giornale"

PAOLO CIRINO POMICINO

Il capitoletto si intitola «La storia dei due miliardi a Casini». E racconta il giudizio impietoso di un politico della Prima Repubblica su un collega pure della Prima Repubblica che però, a differenza sua, quando si parla di finanziamento ai partiti fa la verginella. «Un codardo», è il bollo del più anziano. Un «codardo», il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini, con cui Geronimo, al secolo Paolo Cirino Pomicino, adesso va a braccetto, in una campagna acquisti di parlamentari, pardon, quella la fa Berlusconi, la transumanza dell'onorevole dal Pdl al centro si chiama presa di coscienza, che a Pomicino ha fatto guadagnare il titolo di Moggi della politica.

PIER FERDINANDO CASINI

Flirtano, oggi, 'O ministro e Pier Ferdy. E 'O ministro se la prende con Il Giornale e Libero che non lo stanno applaudendo per lo scippo di deputati al Cav, e scrive, in una lettera ai direttori: «Ragazzi, ma che vi succede? Ieri l'uno e oggi l'altro mi avete fatto lo stesso identico attacco politico utilizzando la solita arma dell'ingiuria e tentando di coinvolgere anche Casini mettendoci insieme, l'uno in una vignetta e l'altro in una foto volendo alludere così al velenoso contagio della prima Repubblica al leader dell'Udc».

Nessuna ingiuria qui. Nessun attacco. Solo un promemoria di quello che Pomicino pensava e scriveva, nove anni fa, di Casini. Anno di grazia 2002, «Dietro le quinte, la crisi della politica nella Seconda Repubblica», firmato Geronimo. Ecco, da pagina 16, il resoconto di un'udienza del processo contro Giovanni Prandini, accusato di corruzione, udienza teatro di una sfilata di testimoni eccellenti. Prandini aveva sempre cercato di difendere i suoi amici, dalla Iervolino, sentita anche lei quel giorno, a Casini.

Cover "Dietro le quinte"

Ma Pier Ferdy, per Geronimo, la verità non l'avrebbe detta: «Quel 19 ottobre 2000, al tribunale di Roma, c'è anche Pier Ferdinando Casini. E bisognerebbe aver sentito quella testimonianza, o leggere quei verbali, per capire la statura morale e politica di Casini. Anche Pier Ferdinando, balbettando, non ricordava quasi nulla dei contributi che la sua corrente riceveva, e anzi non mancò di sottolineare una sua antica e sottile polemica con Prandini. Nemmeno Maramaldo (tu uccidi un uomo morto) avrebbe saputo fare di meglio».

Prandini aveva cercato di salvare la baracca, tacendo coi magistrati. Però, di fronte alle accuse, era stato costretto a presentare dei documenti. «Uno - scrive Pomicino - riguardava proprio Casini, che nel biennio 1990-92 aveva raccolto e girato nelle casse della corrente due miliardi di contributi, versati da alcuni imprenditori notoriamente vicini alle sue posizioni politiche (negli atti ci sono anche i nomi).

A dire il vero - continua Geronimo - Pier Ferdinando aveva raccolto molto di più. La regola dell'area forlaniana era che ogni parlamentare teneva per sé, cioè per le esigenze del suo collegio, un terzo dei contributi ricevuti. Un terzo lo girava alla corrente e un terzo lo girava al partito centrale».

FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE

Riflettendo su quel comportamento omissivo, Pomicino si lascia andare: «Provo sempre molta amarezza quando uomini politici che pensano di essere grandi non hanno il coraggio delle loro azioni. Casini, come Prandini, non è un ladro, e non si è arricchito: ma ha finanziato se stesso, la sua corrente, il suo partito, la politica democratica di questo Paese».

Ragion per cui «avrebbe potuto spiegarlo quel 19 ottobre 2000 al tribunale, tanto più che non era nemmeno indagato. Non si tratta di fare gli eroi, ma semplicemente di non essere codardi: chi lo è una volta, infatti, lo sarà purtroppo per sempre, perché il coraggio, come diceva Don Abbondio, se uno non ce l'ha non se lo può dare. Senza contare che mentire a un tribunale della Repubblica in qualità di teste è incompatibile con qualunque ruolo istituzionale».

Detto fatto. Otto mesi dopo Casini diventa presidente della Camera: «Sono stato molto contento quel giorno - annota Geronimo - ma mi sono subito tornati alla mente anche la storia di quei due miliardi, i suoi colpevoli silenzi, le sue inutili reticenze, e le sue grossolane bugie di fronte a un tribunale. E ho pensato che forse anche questo era il segnale di una stagione in cui la politica aveva cambiato pelle».

Per capire quanta stima il Pomicino di allora nutrisse per il leader centrista, bisognerebbe leggere il capitolo dedicato, sempre in Dietro le quinte, al suocero di Casini, Francesco Gaetano Caltagirone, laddove Geronimo fa sua la definizione ironica ascoltata da Berlusconi: «Casini è il testimone vivente dell'inutilità della televisione, perché lui ogni sera è in tv e ha costruito un partito che non supera il 3 per cento».

Geronimo ricorda il potere di fare alleanze con il mondo imprenditoriale che deriva al leader centrista dall'avere alle spalle un uomo potente come Caltagirone. E prevede, guardando lontano: «Questa consapevolezza lo spingerà sempre più ad allargare la base del proprio partito per puntare a essere l'erede di Berlusconi». Appunto. Con l'aiutino, oggi, di Geronimo.

 

FOXY KNOXY IN LOVE - KATE INCINTA? - STEVE JOBS PRESTO AL CINEMA - SPECIALE MTV EUROPEAN MUSIC AWARDS

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Vittoria Cecchi Gori per "Dagospia"

1 - LADY GAGA: VESTE PACO RABANNE, VINCE 4 PREMI, E FA' UNA PERFORMANCE FUORI DAL MONDO...

LADY GAGA

http://bit.ly/vNKghb
Daily Mail -
Agli MTV European Music Awards, che si sono svolti ieri sera a Belfast, Lady Gaga e' stata riconfermata l'artista numero uno. La superstar si è presentata con look spaziali creati da Paco Rabanne. Gaga ha ricevuto 4 premi fra cui ‘Best Female' e ‘Best Song', per "Born This Way" : alla prima premiazione ha pianto, alla successiva si è messa in ginocchio davanti alle due bellezze, Bar Rafaeli e Irina Shayk. Quando poi l'attrice Haiden Panettieri le ha dato una statuina del ‘Moonman' di MTV, Gaga l'ha abbracciata, toccandole il sedere!

LADY GAGA E HAYDEN PANETTIERI

Durante l'Award Show, la Mother Monster ha eseguito una performance eccezionale cantando "Marry ther Night". Gaga non e' stata l'unica a cantare dal vivo sul palco degli MTV EMA's: altre grandi performance sono state quelle di Coldplay, Bruno Mars, Selena Gomez, Jessie J, David Guetta, Justin Bieber, Adam Lambert con Brian May (Queen), e i Red Hot Chili Peppers.
Guarda le foto nella gallery...


2 - IL RED CARPET AGLI MTV EMA'S...

RED CARPET EMAs: KATY PERRY

http://bit.ly/trUory
Hollywood Life -
Molti artisti famosi hanno sfilato sul tappeto rosso agli MTV EMAs. Scori tutti i loro look nella gallery...


3 - VIDEO CHOC: UOMO NUDO INVADE IL PALCO, MOSTRA IL PISELLO A TUTTO IL MONDO...

HAYDEN PANETTIERI E UOMO NUDO

Gawker - Il momento choc della serata degli MTV EMA'S, e' stato quando uno sconosciuto completamente nudo ha invaso il palco mostrando i genitali a tutto il mondo mentre Hayden Panettieri stava presentando! L'attrice sembrava veramente sorpresa...

Se ancora non l'hai visto, guarda il video qui:
http://gaw.kr/ucJrxj


4 - KATE INCINTA? 1.6 MLN DI $ PER RISTRUTTURARE CASA, INCLUSO UNA STANZETTA PER BEBE'...

KATE MIDDLETON

http://bit.ly/sYHnn5
Radar Online -
La Duchessa Kate sembrerebbe finalmente incinta: a fomentare questa voce è bastata una foto di Kate che si accarezza la pancia. William sara' presto padre? Intanto gli sposini hanno speso 1.6 milioni di dollari per ristrutturare la loro casa, incluso, una stanzetta per bebe' in attesa del piccolo principe (o principessa).


5 - UN NUOVO LIBRO SUI NAVY SEAL TEAM SIX MINACCIA IL RESOCONTO UFFICIALE: BIN LADEN UCCISO IN 90 SECONDI...

SEAL TEAM SIX

The Blaze - Un nuovo libro sui Navy Seal Team Six (esecutori della morte di Osama Bin Laden), scritto da Pfarrer, ex comandante dell' esclusiva squadra militare, fornisce una versione del raid in Abbottabad difforme dal resoconto ufficiale. Addirittura Pfarrer sostiene che Bin Laden sia stato ucciso dopo soli 90 secondo dall'avvenuta irruzione e non dopo una lunga sparatoria durata 45 minuti.

Per saperne di piu', clicca sul link:
http://bit.ly/tYAxCy


6 - GEORGE CLOONEY, STACY KEIBLER IN PARADISO, A LOS CABOS, MESSICO...

GEORGE CLOONEY E STACY KEIBLER

http://bit.ly/srRafB
Just Jared -
In vacanza a Los Cabos (Messico), George Clooney e Stacy Keibler si stanno godendo il sole e la tequila. Che invidia!
Guarda le foto nella gallery...


7 - FOXY KNOXY IN LOVE: IL NUOVO BOYFRIEND DI AMANDA E' UNO STUDENTE DI SEATTLE...

AMANDA KNOX E JAMES TERRANO

http://gaw.kr/tIRqHe
Gawker -
Sia il "Mirror" che il "Daily Mail" hanno scoperto l'identita' del nuovo boyfriend di Amanda Knox: il suo nome e' James Terrano, studia la chitarra e gia' convive con Foxy Knoxy in un appartamento nel quartiere di Chinatown, a Seattle. Il fratello di Terrano ha confermato la notizia oltre a precisare che si conoscono da anni.


8 - ROBERT DE NIRO CONFERMATO COME BERNIE MADOFF...

ROBERT DE NIRO E BERNIE MADOFF

http://tgr.ph/swkdTb
The Telegraph -
E' confermato! Robert De Niro interpretera' l'odiatissimo Bernie Madoff nel film sullo Schema Ponzi.


9 - APPARTAMENTI "VILLA ANGELINA": ANGELINA JOLIE AIUTA I RIFUGIATI IN BOSNIA...

ANGELINA JOLIE E RIFUGIATI IN BOSNIA

http://bit.ly/vKO0SH
Celebitchy -
Ancora una volta Angelina Jolie corre in aiuto dei rifugiati: l'attrice e ambasciatrice ONU ha organizzato una raccolta di donazioni (incluso 500 mila dollari del governo USA) per dare alloggi permanenti ai rifugiati in Bosnia, senza casa da piu' di 10 anni. Gli appartamenti sono stati ribattezzati "Villa Angelina" in onore della famosa benefattrice.


10 - MADONNA SNOBBATA DAL JET SET DA QUANDO HA PROVATO A SEDURRE CHRIS MARTIN (MARITO DI GWYNETH PALTROW)...

MADONNA

http://bit.ly/vLImPw
Celebtchy -
Secondo il magazine "Star", Madonna ha perso tutti i suoi amici famosi, incluso Gwyneth Paltrow, Stella McCartney, Beyonce', Jay Z, Kate Hudson e Fergie, dei Black Eyed Peas. Perche'? La pop star 53enne avrebbe provato a sedurre Chris Martin dei Coldplay, il marito della Paltrow, al tempo sua migliore amica. L'attrice ferita non l'ha perdonata, anzi, ha convinto il loro circolo di amici a non frequentare piu' Madonna.


11 - STEVE JOBS: UNA LUNGA INTERVISTA INEDITA PRESTO AL CINEMA...

STEVE JOBS

http://bit.ly/tpry28
The Hollywood Reporter -
Una lunga intervista inedita a Steve Jobs, di piu' di dieci anni fa, sara' presto distribuita nei cinema. Intitolata "Steve Jobs: The Lost Interview", uscira' il 16 e 17 novembre.


12 - JAMES BOND ALLA TOM FORD...

DANIEL CRAIG, BERENICE MARLOHE E NAOMI HARRIS

http://bit.ly/u04zwn
Fashionista -
Tom Ford disegnera' i costumi per il prossimo film di James Bond, intitolato "Skyfall". Nel 2008, il designer aveva gia' vestito Daniel Craig in "Quantum of Solace".

13 - JENNIFER LOPEZ TROPPO ‘DIVA' PER BRADLEY COOPER?

JENNIFER LOPEZ E BRADLEY COOPER

http://bit.ly/sgS27T
Celebitchy -
Secondo la mamma di Bradley Cooper, Gloria, Jennifer Lopez sarebbe troppo "diva" per suo figlio. Infatti gira la voce che la donna non la sopporti e che non approva per niente la loro relazione amorosa.

MICHELLE WILLIAMS


14 - MICHELLE WILLIAMS CANTA "HEATWAVE" DA MARILYN MONROE (VIDEO)...

http://bit.ly/uR5Kox
Just Jared -
Per interpretare il film "My Week With Marilyn", Michelle Williams si e' trasformata nell'iconica Marilyn Monroe. In questo video, tratto dal film, l'attrice canta "Heatwave". La Williams ha partecipato ad una proiezione speciale del film al Grauman's Chinese Thatre di Hollywood, indossando per l'occasione un vestito dorato di Oscar De Las Renta,
Guarda le foto nella gallery...

Guarda il video qui:
http://bit.ly/t6baEx


15 - LINDSAY LOHAN: PRIMA SUSHI, POI PRIGIONE...

LINDSAY LOHAN

http://bit.ly/vrrtyg
TMZ -
Lindsay Lohan ha scelto sushi per la sua ultima cena in liberta'. Ieri sera la Lohan si e' presentata alla Century Regional Detention Facility dove avrebbe dovuto scontare la condanna a 30 giorni di prigione. Invece l'attrice e' gia' stata rilasciata questa mattina per colpa del sovraffollamento della struttura carceraria di Lynwood, California.


16 - MICHELLE OBAMA BALLA IN TV...

MICHELLE OBAMA

Perez Hilton - Michelle Obama balla nel nuovo episodio della serie tv, iCarly.

Guarda il video qui:
http://bit.ly/rGDOUn


17 - Dente di Lennon battuto 22 mila euro...

JOHN LENNON

Dal "Correre Della Sera" - Un dentista canadese ha speso 19.500 sterline (22.670 euro) per un molare ingiallito e cariato attribuito a John Lennon. Il dottore, Michael Zuk, ha sborsato il doppio rispetto alla stima di partenza e terrà il cimelio in una teca nel suo studio. Ha venduto il dente Dorothy Jarlett, ora novantenne, che negli anni 60 fu la cameriera del cantante.


18 - KATE UPTON SUPER SEXY PER LA CAMPAGNA PUBBLICITARIA DEI BIKINI BEACH BUNNY...

KATE UPTON

Egotastic! - Ecco le foto super sexy di Kate Upton per la campagna pubblicitaria dei bikini della marca Beach Bunny.
Guarda le foto nella gallery...

Guarda il video del photoshoot qui:
http://bit.ly/vdQRr5

KATE UPTON

 

COME PREVISTO, PIÙ DEL PREVISTO: “I SOLITI IDIOTI” SFIORANO I 4,5 MLN - MEDIA SALA MOSTRUOSA (9.458 €)

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1- NON CI RESTA CHE RIDERE
Marco Giusti per Dagospia

Dai cazzo! Mentre Berlusconi annega nella campagna di Russia i pischelli al cinema lo sfanculano e decretano il trionfo de "I soliti idioti" oltre ogni rosea previsione. 4.492.771 euro in soli tre giorni (record stagionale). Lo segue "La peggior settimana della mia vita" con 4.185.301 euro, altro incasso pauroso, ma ottenuto nell'arco di tutta la settimana. ‘'Tin Tin'' di Spielberg, invece, che trionfa in Francia e in Inghilterra, da noi tentenna e si ferma a 1.887.096 euro. Più sotto, Boldi supera seppur di poco Sorrentino.

E' il terrore. Il fuggi fuggi da 8 settembre. Insieme alla Carlucci che passa all'UDC, anche Aldo Grasso intuisce il vento che tira e si sposta coi ‘soliti idioti'. Aiuto! Non ci sarà direttore di giornale che non cercherà di spiegare un fenomeno che era già chiaro a tutti, ma non alla classe dei giornalisti italiani (vedi Concita). Quindi tutti al cinema con taccuino per segnarsi le battute zozze e figlio al fianco per capirci qualcosa.

"Me rantola er culo!". Cioè? Che vo' di'? Per vent'anni non hanno capito Berlusconi e ora cercano di capire "I soliti idioti". Urgono cervelli. Chiamate Cazzullo (fino a ieri faceva i duetti con Pupi Avati). Richiamate l'Aspesi da New York. In un paese dove non ci resta che piangere, dove Brizzi e Gori progettano l'ascesa di Renzi come fosse Cristiana Capotondi che si trucca per la notte prima degli esami, il pubblico vuole solo ridere sguaiatamente su ‘sto (dai) cazzo. Ma che ci sarà poi da ridere?

2- LETTERA DEL CRITICO MICHELE ANSELMI: "LA TUA SFRENATA PARTIGIANERIA RIGUARDO AL SUCCESSO TRIONFALE DEI "SOLITI IDIOTI" MI SEMBRA MALRIPOSTA E UN PO' INFANTILE"

Caro Roberto, capisco tutto, anche il gusto di irridere una certa idea di cinema d'autore e di sfottere la pensosità ridicola espressa da una collega famosa di fronte a "fenomeni" di spettacolo che non andrebbero commentati partendo dai gusti dei propri figli (lo faceva sempre anche Mino Fuccillo nella sua sventurata parentesi come direttore dell'"Unità", vedi il caso).

Ma la tua sfrenata partigianeria riguardo al successo trionfale dei "Soliti idioti", e come vedi non uso aggettivi in merito al film, mi sembra malriposta e un po' infantile. Chapeau a Greg, che con la scusa del caffè ha preso ironica distanza da un'operazione commerciale che per fortuna durerà lo spazio di un mattino, pur portando molti soldi nelle tasche del produttore. Che è successo a Pietro Valsecchi? Un tempo provava a fare di meglio, al cinema e in tv.
Ciao
Michele Anselmi

3- COME PREVISTO, PIÙ DEL PREVISTO: "I SOLITI IDIOTI" SFIORANO I 4,5 MLN CON UNA MEDIA SALA MOSTRUOSA (9.458 €)

- INCASSI; I SOLITI IDIOTI, PRIMI CON 4,5 MLN...
(Francesco Gallo per l'ANSA) - A sbancare al botteghino è la comicità demenziale de 'I soliti idioti' che in soli tre giorni incassano quasi 4 milioni e mezzo (4.492.772) e con una media copia impressionante (9.458). Il fenomeno, nato su Mtv e poi passato su Youtube, scalza così dal primo posto 'La peggiore settimana della mia vita', fa scendere al terzo 'Le avventure di Tintin' e, al quarto, 'Johnny English: la rinascita'.

Arriva poi in sesta posizione la new entry 'Warrior', ovvero i combattimenti di arti marziali miste Mma diventati un film a firma di Gavin O'Connor con nel cast Nick Nolte, mentre direttamente dal Festival del Cinema di Roma, dove era in concorso, si colloca al decimo posto 'La kryptonite nella borsa', commedia divertente ambientata negli anni '70 a firma di Ivan Cotroneo.

Sempre sul fronte film in concorso alla manifestazione romana che si e' appena conclusa, 'Il mio domani' di Marina Spada si colloca al 28/mo posto Rispetto alla classifica precedente un leggero miglioramento negli incassi complessivi, ovvero 11.886.572 contro i 9.313.199 delle scorsa settimana.

Ecco i dieci film più visti nel fine settimana, secondo la classifica Cinetel, che monitora l'85% del mercato potenziale:
TITOLO POS. INCASSO INCASSO PROG. SETT. TOT. PREC.
1) I SOLITI IDIOTI (0) 4.492.772 4.492.772 3GG.
2) LA PEGGIOR SETTIMANA DELLA MIA VITA (1) 2.096.074 6.534.626 2.
3) LE AVVENTURE DI TINTIN-IL SEGRETO DELL'UNICORNO (2) 898.051 2.895.189 2.
4) JOHNY ENGLISH: LA RINASCITA (3) 569.343 2.257.625 2.
5) INSIDIOUS (6) 480.521 1.670.256 2.
6) WARRIOR (0) 429.627 441.463 3GG.
7) THIS MUST BE THE PLACE(5) 391.671 5.442.877 4.
8) L'AMORE ALL'IMPROVVISO(8) 344.358 1.251.656 2.
9) MATRIMONIO A PARIGI (4) 321.338 3.981.906 3.
10) LA KRYPTONITE NELLA BORSA (0) 313.773 316.018 3GG.

- IL GATTO CON GLI STIVALI DOMINA BOX OFFICE USA...
(ANSA) - Il Gatto con gli stivali, con la voce di Antonio Banderas, esordisce al primo posto del box office Usa con un incasso pari a 33 milioni di dollari. Segue Tower Heist - Colpo ad alto livello, con il trio Eddie Murphy, Ben Stiller e Casey Affleck, con 25.1 milioni. In terza posizione A very Harold and Kumar 3D Christmas, terzo capitolo delle avventure, con 13.1 milioni di dollari. Al quarto posto resiste Paranormal Activity 3 con 8.5 milioni, segue in quinta posizione In time con 7.7 milioni.

3 - LAVORI IN CORSO
Gloria Satta per "Il Messaggero"

Partiranno a febbraio 2012 tra Londra, Praga, il Sud Tirolo (dove verrà ricostruita la città di Vienna) le riprese del nuovo film di Giuseppe Tornatore: «The Best Offer», la migliore offerta, girato in inglese e interpretato da attori stranieri, tra i quali un premio Oscar. Produce Paco Cinematografica («Basilicata Coast to Coast») che potrà contare su un milione di euro messi dalla Sud Tirol Film Commission.

NOOMI 2, LA VENDETTA. Noomi Rapace, l'attrice svedese premiata al Festival di Roma, ritroverà il regista di «Uomini che odiano le donne» Niel Arden Opley sul set del thriller «Dead Man Down». Noomi, vittima di un delitto, cerca il malavitoso Colin Farrell per vendicarsi. Povero lui.

MAMMA CHE HORROR. Più horror che mai il nuovo film di Federico Zampaglione «Tulpa», con Claudia Gerini e Michela Cescon legate da un rapporto inquietantissimo. Genere che vince non si cambia: «Shadow», del musicista-regista, è uno dei titoli italiani più venduti all'estero.

SUA MAESTÀ CATHERINE. Catherine Deneuve interpreta «God loves caviar», Dio ama il caviale. Diretto dal greco Yannis Smargdis, il film ambientato nel XVIII secolo racconta di un marinaio che diventa ricco commerciando caviale. Lui è John Cleese, mentre la papessa del cinema francese, regina d'Inghilterra nel nuovo Asterix, fa Caterina II di Russia.

FRAMMARTINO ANIMATO. Michelangelo Frammartino, che nel 2010 vinse alla Quinzaine di Cannes con «Le quattro volte» ambientato in un paesino calabrese popolato esclsuivamente da capre, sta preparando «Viale Aretusa 19». E' un film di animazione, incentrato su un bambino che negli anni 70 impara a crescere guardando la tv.

TERRENCE TURBO. Ryan Gosling, l'attore del momento («Drive», «Le idi di Marzo») è stato arruolato da Terrence Malick per «Lawless», uno dei due due film che il regista premiato a Cannes girerà nel 2012. Abituato ad andare sul set ogni morte di papa, Malick ha messo il turbo.

JASMINE IN AMAZZONIA. Giorgio Diritti («L'uomo che verrà») ha trovato la protagonista del suo nuovo film, «Vanità delle vanità»: è Jasmine Trinca, che interpreterà in Amazzonia una storia dedicata «alla gioia di vivere».

PORNO SUBITO. Chi fa Linda Lovelace nel bio-pic sulla leggendaria e sventurata star del porno-cult «Gola profonda»? Amanda Seyfried, la celestiale ragazzina di «Mamma mia!» e «Letters to Juliet». Quando si dice la metamorfosi.

 

VIA LIBERA DELL’UE ALLA FLOTTA DELLA MUNNEZZA - MA SOTTO ‘O VESUVIO SPUNTA LA “SOLUZIONE PADANA”

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Carlo Tarallo per Dagospia

Monnezza a Napoli da Repubblica it

Flotta della munnezza tra buone e cattive notizie: la prima, positiva, è il sostanziale via libera al trasporto di rifiuti da Napoli in Olanda via mare da parte del Commissario europeo all'Ambiente Janez Potocnik, che ha risposto per iscritto all'interrogazione sull'argomento presentata dal neuroparlamentare europeo olandese Cornelis De Jong.

Potocnik non esprime contrarietà all'invio nei Paesi Bassi di rifiuti, ma indica la cornice all'interno della quale la spedizione deve avvenire: "Una spedizione di rifiuti combustibili - scrive Potocnik - all'interno della Ue non è vietata di per sé, fino a quando le disposizioni di tutte le norme comunitarie applicabili sono soddisfatte, comprese tutte le misure necessarie per assicurare che i rifiuti spediti via nave siano gestiti senza pericolo per la salute umana e per l'ambiente".

In particolare "i principi della vicinanza, della priorità al recupero e dell'autosufficienza possono essere utilizzati dalle autorità competenti di spedizione e di destinazione al fine di sollevare obiezioni motivate alla spedizione destinata a una operazione di smaltimento". C'è una scala gerarchica di azioni alla quale devono attenersi gli Stati dell'Unione, che per il Commissario Ue hanno "l'obbligo di applicare una gerarchia con priorità, in ordine decrescente: la prevenzione, la preparazione per il riutilizzo, il riciclo, il recupero di energia e infine lo smaltimento come soluzione ultima".

de magistris con la bandana

Ma Potocnik dice chiaro e tondo che la spedizione via mare di munnezza può essere solo un mezzo transitorio per ovviare a una emergenza: "L'Italia - aggiunge il Commissario all'Ambiente dell'Unione Europea - è stata condannata nel marzo 2010 per la mancata corretta applicazione della direttiva relativa ai rifiuti. In questo contesto lo sviluppo di una rete integrata ed adeguata di impianti di smaltimento dei rifiuti urbani in Campania è di grande importanza per la Commissione. La spedizione di rifiuti al di fuori di questa regione può essere considerata come una soluzione transitoria accettabile se i requisiti stabiliti dalla legislazione comunitaria siano debitamente osservati".

Ma se l'Europa non ha nulla in contrario all'idea di spedire via mare in Olanda qualche decina di migliaia di tonnellate di munnezza partenopea, sotto ‘o Vesuvio si moltiplicano dubbi e perplessità. Intanto, si attende che all'inizio di dicembre il Consiglio di Stato si esprima sulla possibilità di trasportare la spazzatura campana in altre regioni italiane.

janez potocnik

Inoltre, la Provincia di Napoli, che ha ricevuto diverse manifestazioni di interesse da tutta l'Europa per lo smaltimento della munnezza, bandirà presto una vera e propria gara. Se qualche azienda offrirà condizioni economicamente più vantaggiose, la flotta non salperà mai da sotto ‘o Vesuvio: "Se riusciamo a evitare tutto questo incredibile ambaradan - spiega un addetto ai lavori - e a ottenere condizioni economiche più vantaggiose da aziende del settore italiane o europee, è chiaro che dovremo tenerne conto. La spedizione via mare di rifiuti comporta infatti una serie di complicazioni che tutti possono intuire".

Ed ecco che rispunta a sorpresa la "via padana" alla soluzione dell'emergenza: l'assessore all'Ambiente del Veneto, Maurizio Conte, ha recentemente sottolineato come gli impianti della sua regione siano a secco di combustibile a causa della elevata percentuale di raccolta differenziata. Non a caso molti imprenditori del settore hanno chiesto di poter smaltire i rifiuti napoletani. Una "convergenza parallela" che, superate le difficoltà politiche legate al "no" sempre ribadito dalla Lega e gli impedimenti burocratici, potrebbe concretizzarsi se venisse verificata la reciproca convenienza economica.

 

MILANO IN RIALZO AL 2,5% - SOCGEN: LA ZONA EURO IN RECESSIONE NEL 2012 - CAOS S.RAFFAELE

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1 - SPREAD BTP-BUND STRINGE A 466 PUNTI;TASSO CALA A 6,49%...
(ANSA)
- Lo spread tra Btp e Bund decennali si riduce a 466,4 punti base dopo aver sfondato in mattinata quota 490 punti e il rendimento dei titoli italiani a 10 anni è calato al 6,49% dal record del 6,66%.

BERLUSCONI G20

2 - PIAZZA AFFARI PROSEGUE IN DECISO RIALZO, FTSE MIB TORNA SOPRA QUOTA 15.700 PUNTI...
Finanza.com
- L'indice Ftse Mib, dopo una lieve frenata, si è riportato sopra quota 15.700 punti mostrando un guadagno di circa 2,5 punti percentuali. Questa mattina Piazza Affari ha cambiato direzione quando hanno iniziato a circolare con insistenza le voci delle imminenti dimissioni del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Il premier, però, ha lanciato il guanto di sfida. Niente dimissioni, ma piuttosto la richiesta di fiducia già domani alla Camera, "per vedere in faccia chi avrà il coraggio di schierarsi contro di lui".

wall street

3 - WALL STREET: AVVIO INCERTO, POI CONSOLIDA RIALZO (DJ +0,46%)...
Radiocor
- Wall Street ha avviato la seduta in leggera flessione per poi girare in positivo. Gli investitori sono incoraggiati dai segnali di risoluzione del la crisi greca, per quanto persistano timori che l'instabilita' politica in Italia possa aggravare la crisi del debito dell'Eurozona. Pochi minuti dopo l'apertura, il Dow Jones guadagna lo 0,46% a quota 12.040,82; il Nasdaq cresce dello 0,22% a quota 2.691,19 punti; e lo S&P 500 sale dello 0,38% a quota 1.257,95

Soc Gen

4 - SOCIETE GENERALE: NELLA ZONA EURO SARÀ RECESSIONE NEL 2012...
Borsainside.com
- Société Générale si attende una recessione nella zona euro nel 2012. La banca francese indica in una nota che l'impatto della crisi del debito è stato più grave del previsto. Société Générale avverte che la crisi ha messo a repentaglio la fiducia nell'economia reale. Le imprese starebbero evitando di assumere e di effettuare dei nuovi investimenti. Société Générale crede perciò che una recessione nella zona euro sia ora inevitabile.

ANGELA MERKEL

5 - EUROZONA: -0,7% VENDITE AL DETTAGLIO IN SETTEMBRE...
(AGI)
- Frenano a settembre le vendite del commercio al dettaglio in Europa: il dato Eurostat evidenzia una flessione dello 0,7% nell'Eurozona che si riduce allo 0,3% nell'Ue a 27 paesi. In agosto, il dato era invariato in Ue e in aumento dello 0,1% nell'Eurozona. In particolare, e' rimasto stabile il dato sul settore "alimentazione, bevande, tabacchi" (+0,1% nell'Ue27) mentre quello non alimentare e' sceso dello 0,8% nei 17 paesi della moneta Unica e dello 0,9% nell'Ue .

6 - TITOLI EUROPEI, PER IL MOMENTO MEGLIO EVITARLI (DEUTSCHE BANK)...
Per il momento meglio evitare bond e titoli finanziari europei. E' il consiglio degli analisti di Deutsche Bank, che restano invece "moderatamente positivi" sull'equity di Usa e Paesi emergenti e, con prudenza, anche sui titoli ad alto rendimento soprattutto americani. Un approccio prudente, quello di Db, poiché la situazione europea si sbloccherà tutt'altro che rapidamente, come dimostrano le scarse soluzioni operative che sono state proposte negli appuntamenti internazionali della scorsa settimana.

Wolfgang Schaeuble

"Dovremo abituarci a un lungo periodo di piccoli passi", commenta Giorgio Mascherone, Responsabile Investimenti di Deutsche Bank in Italia, "e, in particolare, la soluzione alla crisi del debito potrebbe richiedere sino a dieci anni, come ha sottolineato la cancelliera Merkel". L'intervento di Mario Draghi sui tassi d'interesse europei, inoltre, secondo DB è stato inaspettato nei tempi, non nell'entità dei tagli. Gli analisti si attendono un nuovo taglio dello 0,25% per fine anno.

7 - CRISI: SCHAEUBLE, LA SOLIDARIETA' HA UN LIMITE...
(AGI)
- "La solidarieta' ha un limite" e "sono essenziali riforme fiscali strutturali nei paesi con debiti elevati". Lo ha affermato il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, nel corso di un seminario in Finlandia. Schaeuble ha inoltre sottolineato come la ricapitalizzazione delle banche europee "debba essere portata avanti dal settore privato" .

FILLON

8 - CRISI: SCHAEUBLE, L'ITALIA NON AVRA' BISOGNO DELL'EFSF...
(AGI)
- L'Italia e' troppo grande per essere salvata dall'Efsf ma non avrebbe in ogni caso bisogno del suo sostegno. Lo ha affermato il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, a un seminario in Finlandia. Secondo Schaeuble il monitoraggio da parte del Fmi dovrebbe essere sufficiente all'Italia per recuperare la fiducia dei mercati. "L'Italia deve attenersi a quanto annunciato - ha affermato il ministro - Se l'Italia lo fara' e ridurra' il debito non c'e' problema" .

9 - FRANCIA: FILLON, 65 MLD DI SFORZI SUPPLEMENTARI DA QUI AL 2016...
Radiocor
- La Francia avra' bisogno di 'sforzi' economici e fiscali 'supplementari' da 65 miliardi per raggiungere l'obiettivo di annullare il deficit pubblico nel 2016. Lo ha annunciato il primo ministro Francois Fillon presentando il nuovo piano di rigore dell'esecutivo di Parigi. 'Per rispettare la nostra traiettoria di riduzione del deficit faremo sforzi supplementari da 65 miliardi da qui al 2016', ha ribadito. Sul fronte dei risparmi, Fillon ha quantificato in 'un po' piu' di 100 miliardi' i tagli che saranno necessari entro il 2016, a partire da 500 milioni in meno per le spese dello Stato nel 2012.

NICOLAS SARKOZY

Tra le misure annunciate c'e' l'anticipo al 2017 (contro il 2018 previsto inizialmente) dell'innalzamento dell'eta' pensionabile a 62 anni e l'innalzamento del 5% delle tasse societarie sulle grandi imprese. Fillon ha ribadito che si tratta di un aumento 'temporaneo' e che sara rivolto 'alle societa' con ricavi superiori a 250 milioni'. Intervento anche sull'Iva: l'aliquota ridotta del 5,5 % sara' alzata al 7%. Fillon ha sottolineato che la misura si applichera' 'a tutti i prodotti e i servizi con l'eccezione dei prodotti di prima necessita''. In particolare l'aumento colpira' l'aliquota del 5,5% concessa al settore della ristorazione nel 2009 (rispetto al precedente 19,6%)

MUSSARI resize

10 - MPS MAGLIA NERA DEL FTSE MIB, PESA IL DOWNGRADE DA PARTE DI BARCLAYS...
Finanza.com - Banca Monte dei Paschi scivola sul fondo del paniere principale di Piazza Affari con un ribasso dell'1,70% a 0,298 euro. Il titolo dell'istituto senese paga il downgrade di Barclays ha tagliato la raccomandazione a equalweight dal precedente overweight. "Mps aveva sperato di poter ripagare i Tremonti Bond (1,9 miliardi di euro) e di ritornare sulla strada della crescita, ma è stata ostacolata dall'EBA che ha imposto ratio patrimoniali più elevati e ha penalizzato l'esposizione ai titoli di Stato italiani", scrivono gli analisti britannici. Nonostante il processo di ristrutturazione perfezionato con successo da Rocca Salimbeni durante la crisi, "il costo dei Tremonti Bond continuerà a diluire gli azionisti nel futuro immediato, mettendo un freno al recupero del Rote".

pompe di benzina

11 - CONSUMATORI: SCIOPERO BENZINAI, ISTRUZIONI PER L'USO...
www.intrage.it
- Ormai lo sciopero dei distributori di carburanti è confermato: saranno chiusi (quelli che sciopereranno) dalle ore 19.30 di martedì 8 novembre alle 7 di venerdì 11 novembre in città e sulle strade extraurbane. Sulla rete autostradale la chiusura sarà leggermente inferiore: dalle 22 di martedì alle ore 6 di venerdì. Saranno escluse dallo sciopero la Liguria e la Toscana, colpite dall'alluvione, per non creare difficoltà alle operazioni di soccorso.

Vincent Bollorè

Il motivo dello sciopero è stato spiegato da Luca Squeri, presidente della Figisc: "Il punto centrale della trattativa è il bonus fiscale che da 17 anni caratterizza questo settore e ne è ormai diventato una parte strutturale: scade a fine 2011 e ne chiediamo il rinnovo. Ma c'è anche il rischio di una decurtazione retroattiva dello stesso bonus: come dire, oltre al danno la beffa di una richiesta ai gestori di rimborsare dei soldi, una cosa preoccupante". Il bonus fiscale è uno sconto speciale sulle tasse concesso ai gestori delle pompe di carburante, già applicato per i periodi di imposta 2009 e 2010 e per ora non rinnovato.

12 - BOLLORÈ SFIDA IL MARTEDÌ NERO...
Meno male che Vincent Bollorè c'è e qualcuno compra ancora in Piazza Affari. Con invidiabile freddezza, il finanziere bretone, da dieci anni socio stabile di Mediobanca, ha approfittato della debacle borsistica del 1° novembre - seduta che col suo -6,8% è stata la peggiore degli ultimi tre anni - per mettere da parte altri pacchetti di azioni Mediobanca. Poca cosa, lo 0,06% del capitale per un esborso di 2,74 milioni, che però gli consente di avvicinarsi all'obiettivo di salire al 6% del capitale di Piazzetta Cuccia rispetto al livello del 5,59% che aveva già raggiunto.

Florentino Perez

Per Bollorè è comunque un'ottima occasione per mediare il prezzo di carico, dato che i primi acquisti erano stati effettuati intorno a 11 euro e gli ultimi a 5,4892 euro, meno della metà. Però la settimana è finita senza dar la giusta soddisfazione all'intrepido finanziere. Dopo il fugace rimbalzo del listino giovedì, ieri anche le quotazioni di Mediobanca hanno ceduto, scendendo a 5,415 euro, sotto al livello dell'ultimo martedì-nero. (A.Ol.)

13 - IL BALLO DEL MATTONE DI PEREZ A MADRID...
Da "Il Sole 24 Ore" -
Calcio, politica, piani urbanistici, edilizia al limite della speculazione, euro a milioni. Tutto assieme di nuovo, di nuovo a Madrid. E sempre con protagonista Florentino Perez presidente del gruppo immobiliare Acs e del Real Madrid. Nel suo primo mandato alla guida del club, all'inizio degli anni Duemila, quando in campo andavano Ronaldo e Zidane, ha risanato il bilancio - lui grande amico del popolare José Maria Aznar - con la vendita per 400 milioni di euro della Ciudad deportiva della Castillana, un'area destinata allo sport dove sono cresciuti quattro moderni grattacieli che hanno ridisegnato lo skyline della capitale.

OSPEDALE SAN RAFFAELE

Oggi a due anni dal ritorno al Real dopo aver speso l'impossibile per Kaka e Cristiano Ronaldo, Perez ritenta il gioco del mattone. Il Comune ha appena modificato il piano regolatore concedendogli la possibilità di costruire su un terreno che fino a ieri era vincolato all'attività sportiva. Di fronte allo stadio Bernabeu nascerà un complesso di 12mila metri quadrati: hotel e centro commerciale per un operazione da 67 milioni di euro. (L.V.)

14 - CAOS AL SAN RAFFAELE, ANCHE BOTTI SE NE VA...
Da "Il Sole 24 Ore"
- Grande è la confusione sotto la (costosa) cupola del San Raffaele. Dopo le dimissioni dei due componenti del cda della Fondazione Monte Tabor, Massimo Clementi e Maurizio Pini, è ora il superconsulente Renato Botti a sbattere la porta. Chiamato nel luglio scorso insieme a Enrico Bondi al capezzale dell'istituto di don Luigi Verzè, Botti ha rassegnato ieri le dimissioni dal cda della Molmed, la società di biotecnologie quotata in borsa e partecipata dal San Raffaele.

Dimissioni motivate dal «venir meno del rapporto fiduciario con la Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor». Lo scontro interno alla fondazione presieduta da don Verzè ha insomma raggiunto il suo apice e Botti lascerà ora tutti gli incarichi che ricopre all'interno dell'istituto di via Olgettina. Le voci parlano di dissidi insanabili sulla gestione dell'ospedale con il vicepresidente operativo Giuseppe Profiti. Dissidi che riguarderebbero, in qualche modo, anche il ruolo di Alberto Zangrillo, primario del San Raffaele e medico personale del premier Silvio Berlusconi. (An.Mi.)

CARLO DE BENEDETTI

15 - LA SANITÀ KOS ALLO SBARCO IN INDIA...
Da "Il Sole 24 Ore" -
Se in Italia la situazione è complessa e i tassi di crescita restano al palo, perché non guardare opportunità anche oltreconfine? Kos lo ha fatto e ha scelto l'India, approfittando del momento di grande sviluppo della sanità del Paese. La società del gruppo De Benedetti attiva nel mondo della sanità ha costituito una nuova joint-venture per la fornitura e la gestione di apparecchiature medicali avanzate negli ospedali indiani. La neonata società è stata battezzata Clearmedi ed è controllata al 51% dal gruppo Kos e al 49% da Shashi Baliyan, noto medico indiano.

La società ha già acquisito quattro contratti di lungo periodo, superiori ai dieci anni, per servizi in oncologia o in diagnostica per immagini in ospedali della zona nord dell'India: Jindal, Nanded, Meerut e Indore. L'investimento iniziale per il gruppo nell'operazione India ammonta a circa 4 milioni di euro. Ma è solo l'inizio. Al momento l'obiettivo, infatti, è quello di entrare nel mercato indiano per sondarne le potenzialità, fermo restando la propria focalizzazione sull'Italia. (Mar. Man.)

 

PG CASSAZIONE: NON C’È PROVA DELL’ASSOCIAZIONE A DELINQUERE. PAPA È SEMPLICEMENTE “UN MARIUOLO”

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(ANSA) - Non c'è la prova che la P4 sia un'associazione a delinquere, per questo nei confronti del parlamentare Alfonso Papa è sufficiente la misura cautelare degli arresti domiciliari. Lo ha sottolineato il sostituto procuratore generale della Cassazione, Alfonso Montagna

Alfonso Papa ai domiciliari

Secondo il pg "il Tribunale del riesame di Napoli, nell'ordinanza dello scorso 8 agosto, non ha fornito la prova della sussistenza dell'associazione a delinquere, nei confronti di Papa, dunque, nella fase cautelare, la custodia agli arresti domiciliari è pertanto una misura sufficiente". Il pg, secondo quanto si è appreso, ha definito Papa soltanto come un 'mariuolo'.

Tra stasera e domani la Sesta sezione penale della Cassazione deciderà se accogliere o meno il ricorso dei legali di Papa contro l'ordinanza del riesame che lo scorso 8 agosto aveva riconosciuto la configurazione della così detta loggia P4 come associazione a delinquere.

cassazione

Nella sua requisitoria il pg Montagna ha chiesto l'annullamento con rinvio della suddetta ordinanza affinchè i giudici del riesame possano rivalutare le accuse. Papa è agli arresti domiciliari dallo scorso 31 ottobre. I reati a lui contestati sono estorsione, corruzione, rivelazione di segreto d'ufficio, favoreggiamento e associazione a delinquere.

Quest'ultimo reato, però potrebbe scadere se i supremi giudici accoglieranno la tesi del pg e quella della difesa. In Cassazione la difesa di Luigi Bisignani, il faccendiere coinvolto nella stessa inchiesta, ha rinunciato al ricorso dopo la scelta del patteggiamento. Bisignani e' tornato libero, anche lui con provvedimento dello scorso 31 ottobre. Era ai domiciliari.

bisignani

 

BIN LADEN UCCISO IN 90 SECONDI - LIBRO IN USCITA NEGLI USA RACCONTA L’ASSEDIO AL COMPOUND DI ABBOTTABAD

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Gian Micalessin per "il Giornale"

Il libro non è ancora in libreria, ma fa già discutere. A dar retta al suo autore Chuck Pfarrer, un ex comandante delle Seal, i corpi speciali della Marina statunitense, è la prima ricostruzione dettagliata dell'operazione costata la vita ad Osama Bin Laden. Il primo resoconto messo insieme raccogliendo testimonianze e sensazioni dei protagonisti del raid nel covo del capo di Al Qaida. Per il Comando delle Forze Speciali statunitensi è invece un'opera non autorizzata, di cui diffidare.

osama bin laden death picture

Il libro intitolato «Seals, Target Geronimo», arriva martedì nelle librerie e promette rivelazioni senza precedenti sull'incursione nella palazzina di Abbottabad. La novità rispetto alle ricostruzioni ufficiali riguarda i tempi e le modalità con cui viene ucciso il capo di Al Qaida oltre a molti dettagli inediti sui piani per gli attentati nelle città europee ritrovati nella cassaforte del covo.

BIN LADEN

A dar retta a Pfarrer in quella notte senza luna gli uomini del Team Six impiegano meno di 90 secondi per impallinare il capo di Al Qaida. Fino ad oggi tutte le ricostruzioni parlavano di un'incursione assai meno rapida, iniziata dal piano terra e proseguita con una serie di scontri a fuoco prima dell'epilogo cruciale.

Nel libro di Pfarrer il blitz prende il via dal tetto della palazzina, dove gli uomini del Six Team si calano con le corde dagli elicotteri. Da lì la squadra incaricata di trovare Bin Laden passa direttamente al corridoio del terzo piano, scandagliandone ogni angolo. Poi l'evento decisivo. «Una porta nel corridoio del terzo piano si aprì, Osama sporse la testa fuori, ci vide e la richiuse violentemente». Nella stanza fanno irruzione in due. Bin Laden è dietro ad Amal Al Sadah, la 27enne moglie yemenita.

BIN LADEN MORTO

Lei grida: «Non è lui, no, non fatelo», tentando di fargli scudo con il proprio corpo. Il primo incursore fa fuoco con il mitragliatore M 4 silenziato e colpisce Amal alla caviglia. Mentre Amal cade, Bin Laden si butta di lato tentando d'afferrare il kalashnikov al lato del letto. Non ne ha il tempo. Un primo proiettile lo centra al petto, un secondo gli entra sotto l'occhio uccidendolo sul colpo.

Ma la vera novità di «Seal Target Geronimo» è la dimensione umana dei protagonisti. Fino ad oggi i componenti del commando erano fredde macchine da guerra senza volto e senza personalità. Il racconto di Pfeffer, che sostiene di aver trascorso lungo tempo in compagnia di alcuni partecipanti al raid, tenta di restituire l'immagine umana di questi soldati, nascondendone l'identità sotto nomi di fantasia.

Sangue vicino al letto del compound di Osama Bin Laden

Scott Kerr, comandante del «Team Six», ricorda l'emozione improvvisa, il cuore che batte forte sotto il giubbotto antiproiettile mentre descrive ai propri capi quel cadavere di un metro e 86 ai suoi piedi. Frank Leslie, comandante dello squadrone Rosso, è il muscoloso marcantonio di un metro e ottanta, con un paio di penetranti occhi verdi e un pezzo di tabacco sempre in bocca che raccoglie uno dei due test del Dna utilizzati per provare l'identità del capo di Al Qaida.

l'interno del compound di Osama Bin Laden

Ma Frank Leslie, è anche uno dei componenti della squadra sopravvissuta miracolosamente alla caduta di Razor 1, l'elicottero precipitato durante le prime concitate fasi dell'operazione. Mel Hoyle, il comandante del team imbarcato su Razor 2, sembra un orsone dinoccolato, ma è un cecchino implacabile addestrato dalle forze speciali inglesi delle Sas. Rich Horn, a differenza degli altri compagni imbarcati su Razor 1, ha invece «un fisico smilzo da podista».

Ovviamente su questi e altri dettagli contenuti in «Seal Target Geronimo» infuria già la polemica. Mentre il Comando delle Forze Speciali sostiene che nessuno dei partecipanti all'operazione ha mai incontrato e parlato con l'autore, Pfarrer ribadisce alla Cnn di aver discusso ogni dettaglio nel corso di numerosi colloqui "faccia a faccia".

SITUATION ROOM - TROVA OSAMA

E per far capire di non poter esser smentito tanto facilmente ricorda la ricostruzione dell'incontro tra un capo della Cia chiamato Mc Raven e Scott Kerr, il comandante del Team Six. Nell'incontro Mc Raven spiega che il satellite posizionato sopra il covo ha confermato l'altezza di Bin Laden misurandone l'ombra. Un dettaglio mai emerso prima d'ora da nessuna ricostruzione ufficiale.

 


DITE ALLA GUZZANTI CHE ZAPATERO IN 7 ANNI DI GOVERNO HA TRASCINATO I SOCIALISTI AL MINIMO STORICO

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Gian Antonio Orighi per "La Stampa"

ZAPATERO

I sondaggi infuriano, i voti mancano, ma sul ponte non sventola la bandiera bianca. Con un distacco di 16,9 punti dal principale partito all'opposizione, i popolari (centrodestra) di Mariano Rajoy, a pochi giorni dalle politiche anticipate del 20 novembre prossimo, il candidato socialista a premier, Alfredo Pérez Rubalcaba, tira fuori dalla manica il prestigio dei grandi vecchi della Rosa spagnola, l'ex premier Felipe González e l'ex vice-premier Alfonso Guerra.

Il tentativo è cercare di risalire una china che lo stesso giornale vicino ai socialisti «El País» vaticina «impossibile». E il premier Zapatero, che non si ripresenta alle politiche ma è pur sempre il segretario generale della Rosa? Scomparso. E nessuno dei suoi compagni lo cita.

GONZALES FELIPE

Secondo l'ultimo sondaggio dell'istituto statale Cis i socialisti conseguirebbero il loro peggior risultato del post-franchismo (29,9%, -10,3% sulle politiche 2008), mentre i popolari otterrebbero il loro miglior risultato sorpassando in deputati il trionfo di Aznar nel 2000 (46,6%, +7,9%). È questa situazione disperata che ha fatto riunire, sabato a Siviglia, González e Guerra, a 15 anni dal loro ultimo comizio insieme. Giovedì scorso Rubalcaba, il candidato Psoe, sfegatato tifoso del Real Madrid, ammetteva mesto: «È più facile che la mia squadra batta il Barcellona che io rimonti Rajoy».

Mariano Rajoy

La carica dei grandi vecchi è suonata imperiosa. Giocando, in un Paese che ha quasi 5 milioni di disoccupati (il 21,5% della popolazione attiva), l'unica carta che hanno in mano: l'addio alle armi dei terroristi dell'Eta, indubbio e grandissimo merito di Zapatero e Rubalcaba, eccellente ministro degli Interni dal 2006 fino a luglio, quando si è dimesso per candidarsi a premier.

«Sono molto contento perché è la prima volta che comincio una campagna senza i terroristi - ha esordito Guerra -. Ma adesso che l'Eta è stata sconfitta, nessuno ne parla. Non sopportano che sia stato un governo socialista a farlo. E l'uomo che li ha messi alle corde è Rubalcaba». Standing ovation.

MARIANO RAJOY

Poi è toccato a González, che ha raddoppiato la dose di applausi insinuando che Rajoy avrebbe cercato di ritardare l'abbandono delle armi dell'Eta, avvenuto con un comunicato il 20 ottobre scorso. Pubblico in visibilio. Rubalcaba, che non tira mai fuori direttamente l'Eta in campagna benché sia una arma affilatissima in un Paese che ha sofferto per 53 anni la violenza dei terroristi baschi (e 829 morti), si è limitato a sottolineare le performance del tandem GonzálezGuerra, come la scuola obbligatoria fino a 16 anni e l'assistenza sanitaria per tutti. Intervento non entusiasmante, tutto rivolto al passato. «È difficile suonare dopo i Beatles», si è schermito riferendosi ai due dirigenti storici.

ALFREDO PEREZ RUBALCABA

Nessun riferimento a Zapatero, mai nominato, neppure quando Guerra ha parlato della ritirata dall'Iraq. Un silenzio assordante. Il sondaggio del Cis rivela non a caso che il 93% degli spagnoli non si fida del premier. L'aver gettato la spugna nello scorso aprile, quando annunciò che non si sarebbe più ripresentato, non è servito a nulla, come l'aver allontanato lo spettro del commissariamento Fmi-Ue sia pur con tagli pesantissimi. Rubalcaba si è rivelato un flop: la distanza tra socialisti e popolari a luglio era di 7 punti, meno della metà di quella attuale. Stasera Rubalcaba si misura con Rajoy nell'unico dibattito tv della campagna elettorale. L'esito è scontato. Rajoy ricorderà i 5 milioni di disoccupati. Basterà.

 

MARTORIATA VINCENZI - VOCI DI DIMISSIONI DOPO LE GAFFE SULL’ALLUVIONE. IL PD POTREBBE NON RICANDIDARLA

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Marco Imarisio per il "Corriere della Sera"

Marta Vincenzi sindaco di Genova

Lasciatemi almeno il dolore. Al suo portavoce che ieri mattina l'ha chiamata dopo averla vista in televisione, Marta Vincenzi ha detto queste poche parole. Poi ha spento il telefonino, lasciando una città intera a farsi qualche domanda.

Perché nel collegamento con Canale 5, quel che resta di Super Marta, così la chiamavano tutti prima di venerdì, ha pronunciato una frase solo umana che subito ha avuto una lettura politica, nel segno del cinismo. «Porterò sempre le vittime di questo disastro sulla mia coscienza, la responsabilità ce la prendiamo tutti, e io per prima».

Recita così, il testo integrale divulgato dall'Ansa. E tanto basta a scatenare il delirio sulle dimissioni del sindaco, date per imminenti, certissime, anzi probabili.

PIERLUIGI BERSANI

In una città fatta di masi chiusi come questa, tutti sanno che l'avventura di Marta Vincenzi, primo sindaco donna dopo 38 uomini, volge al termine. La voce sul suo addio anticipato è stata come un telegrafo senza fili, è arrivata fino a Roma, ha obbligato alti esponenti del Pd a cercare di dissuadere l'ex preside da una decisione che avrebbe per lei un effetto liberatorio, ma che non aveva preso. È stato un riflesso condizionato, figlio della personalità di Marta Vincenzi, che le valse quel soprannome da fumetto. Era una donna che decideva sempre da sola, e poi, eventualmente avvisava il partito. Ha sempre fatto di testa sua, agendo anche d'impulso, come dimostra la scellerata girandola verbale di questi giorni, peggio la toppa del buco.

maltempo genova da Corriere.it

Era, e il verbo coniugato all'imperfetto non è un refuso. Quella Marta, orgogliosa ex comunista nata nel quartiere popolare di Oregina, la preside diventata presidente della Provincia che firmava le ordinanze «professoressa Vincenzi», non c'è più. È crollata, e lasciamo perdere gli arditi e feroci paragoni molto in voga nei salotti genovesi sull'argine sbriciolato del rio Fereggiano. «Mi avete fraintesa - è stata costretta a dire in serata per sopire le voci -, perché io sto vivendo queste morti come un fatto personale».

maltempo genova da Corriere.it

Pesano, quei volti di donne e bambini sorridenti che campeggiano su ogni giornale. Tolgono anche lucidità, e ieri Marta Vincenzi ha contribuito ancora alla sua rovina precisando l'imprecisabile, cercando di uscire dal vicolo cieco della scellerata decisione di tenere aperte le scuole nel giorno dell'alluvione annunciata. «La nostra intenzione era quella di trattenere i bambini negli istituti - ha detto - e se qualcuno nei miei uffici ha sbagliato, pagherà». Peccato che ci siano documenti, pubblicati per breve tempo sul sito del Comune, che forniscono questo consiglio alla cittadinanza, ma fuori tempo massimo. Alle 15, quando la tragedia si era compiuta e quasi tutte le scuole senza il tempo pieno erano ormai vuote.

maltempo genova da Corriere.it

La solidarietà ricevuta dal Pd è un puro gesto di autoconservazione che non ha nulla a che vedere con lei. Le dimissioni immediate avrebbero effetti devastanti, le elezioni sono tra sei mesi appena. Forse non ci saranno neppure, le primarie invocate a gran voce da un pezzo del partito locale lesto a far scendere in campo la deputata Roberta Pinotti.

A Marta Vincenzi è stato concesso di terminare il suo mandato, ma nonostante le smentite che verranno, l'orientamento è quello di non ripresentare la sua candidatura. «Questa situazione avrà delle conseguenze» ha detto il segretario provinciale Victor Rasetto. Quasi un epitaffio. Pietà per i vinti, anche per quelli che hanno commesso errori imperdonabili.

maltempo genova da Corriere.it

 

RENZI: “BERLUSCONI È TRAVOLTO DALLA CRISI MA IL PD NON CRESCE - SCALFARI: KINGMAKER PER BETTINO RENZI

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1- IL PDL È TRAVOLTO DALLA CRISI MA NOI NON CRESCIAMO
Fabio Martini per "La Stampa"

MATTEO RENZI

Il giorno dopo, Matteo Renzi non minimizza: «Le contestazioni? Ma figurarsi, io non ho problemi con i fischi, anche perché pretendere di far politica, sentendosi dir soltanto bravo, circondato dalla cortina di ferro degli adoranti, appartiene ad una mentalità dittatoriale».

Ma il "ragazzaccio" di Firenze non è tipo da giocare soltanto in difesa e rilancia: «Il Pd, che è casa mia, deve star attento ad un atteggiamento pericoloso: cercarsi sempre un nemico, esterno o interno che sia. Ora che Berlusconi è finito, non è possibile prendersela con l'amico che dissente, quasi fosse quello da temere di più. In questo modo si resta nel recinto e non si conquista un voto in più nella prateria del libero voto di opinione».

Senta, lei non ci è mai andato leggero col Pd e dunque sul treno che la portava a Roma, avrà pensato che non sarebbe andata liscia...
«Potevo non andare a Roma per gli impegni che avevo a Firenze, ma sarebbe stata una resa. Ma io da sindaco, sono abituato ad affrontare le contestazioni. Vado, ascolto, se è il caso prendo í fischi e rispondo civilmente, come peraltro è accaduto anche sabato. Serenamente. Ma senza indietreggiare di mezza virgola. Senza dimenticare i tanti che hanno chiesto di farsi una foto con loro».

Stavolta però c'erano tutte le tv a scrutare la mezza virgola: mica le avrà fatto piacere essere contestato?
«Stavolta era nel conto qualche contestazione, anche perché subito dopo la Leopolda, oltre alla accusa di scalciare, ne sono venute di più stravaganti. Autorevoli commentatori della sinistra hanno scritto: Renzi è come Bettino. E' come Berlusconi. E il Fatto, è arrivato a paragonarmi a Benito. Nel momento in cui sei additato come il pericolo numero uno, non c'è da stupirsi, anzi è naturale che qualcuno possa fischiare. Fa parte delle regole del gioco».

SILVIO BERLUSCONI

Tra le critiche di queste ore, una ricorda gli anni della guerra fredda: la Bindi le ha dato del provocatore.
«Sono rimasto senza parole. La Bindi ha richiamato la categoria concettuale del "se lo è andato a cercare". Faccio sommessamente notare che lei è la presidente del partito e che dovrebbe essere un punto di riferimento di serenità, di equilibrio, di garanzia. Mi piace pensare che, dopo una giornata intensa, la Bindi fosse un po' stanca».

Per D'Alema lei è un fenomeno mediatico, ma come "mago" della comunicazione, ammette di aver commesso un errore andando in segreto ad Arcore? Quell'episodio è rimasto nella memoria, non le pare?
«La comunicazione mica è una parolaccia! Non può essere alternativa alla politica anche perché se comunichi il niente la gente se ne accorge. Ma non si può aver paura di comunicare in modo chiaro valori, progetti, realizzazioni».

E la gita ad Arcore?
«La rifarei mille volte. Con qualsiasi presidente del Consiglio, in qualsiasi sede un capo di governo mi riceva per risolvere un problema della mia città. Con Berlusconi non ho elemosinato nulla, ho chiesto il rispetto di un impegno disatteso e ci sono riuscito. Eravamo d'accordo di render noto l'incontro con un comunicato, la notizia è stata fatta uscire 24 ore prima».

Rosy Bindi

A parte i fischi a Renzi, gli italiani hanno capito come avrebbe governato la crisi il Pd e come potrebbe gestirla in futuro?
«Intendiamoci. Una manifestazione non è la sede più adatta per un messaggio di quel tipo. E' mancata un'altra cosa: il partito che ambisce a prendere la guida del Paese dovrebbe avere la forza di allargare il proprio campo, anziché stringerlo. E non dovrebbe fischiare il sindaco di una città, l'unica tra le grandi, nella quale il Pd ha la maggioranza assoluta dopo che le mie liste civiche sono confluite nel gruppo democratico. Il Pd deve scegliere: restare dentro il solito recinto, galvanizzando i propri elettori. O aprire i cancelli e lanciarsi nelle praterie».

Sostiene Romano Prodi: Bersani è una persona eccellente ma non riesce ad "uscire", il Pd non conquista consensi neppure col crollo del governo. Lei, ovviamente, sottoscrive...
«Ascolto sempre Prodi anche quando critica me o quelli della mia generazione. E' l'unico che ci ha fatto vincere due volte e che per due volte è stato spodestato per effetto di giochi di palazzo. In questo caso dice una verità evidente. Pensate: lo zoccolo duro di Berlusconi non è andato in crisi neppure con gli scandali sessuali e proprio ora che sta cadendo per la caduta di credibilità e di consenso, il Pd, non riesce a crescere. Nessun allarmismo, nessuna colpevolizzazione, ma riflettiamo».

PIERLUIGI BERSANI

Diciamola tutta: se in pochi giorni si corre verso le elezioni anticipate, non ci sono le Primarie e non c'è neppure Renzi...
«Vediamo. In questo momento il problema non è la selezione della classe dirigente ma capire se il governo salta e cosa accade. Per il centrosinistra l'ultima cosa da fare è presentarci alle elezioni, magari vincerle e il giorno dopo ricominciare a litigare».

2- UN KINGMAKER PER BETTINO RENZI
Eugenio Scalfari per "l'Espresso"

Il sindaco di Firenze ricorda molto Craxi. Che cacciò i dinosauri del Psi. Per conquistare l'elettorato rampante della Milano da bere. E, guarda caso, c'è Ferrara tra i suoi sostenitori Matteo Renzi. Se ne fa un gran parlare in questi giorni, nei "media", nel partito democratico e negli altri partiti. Perciò ne parlo anch'io, così porto anch'io il mio mattoncino alla costruzione d'un personaggio, che è poi quello che lui più desidera.

Per dirla tutta, la mia "faziosa" intenzione sarebbe piuttosto quella di de-costruire quel personaggio che considero irrilevante se non addirittura dannoso per un necessario riassetto della politica italiana, già molto disastrata da vent'anni di berlusconismo; ma l'eterogenesi dei fini può perfino far sì che quanto sto per scrivere si volga in suo favore. Correrò questo rischio.

ROMANO PRODI

La prendo da lontano. La prendo dalla riunione del comitato centrale socialista all'Hotel Midas. Correva l'anno 1976. Il Psi partecipava già da 13 anni ai governi con la Dc. Ne era presidente Pietro Nenni, già malandato dagli anni, e segretario Francesco De Martino. Ma era un centrosinistra ormai svaporato, sfibrato, senza più una seria capacità riformista. In una prima fase quella capacità c'era stata soprattutto per opera di Riccardo Lombardi e di Antonio Giolitti. La segreteria di Giacomo Mancini l'aveva alquanto attutita.

De Martino aveva cercato di ritrovarla, ma non c'era riuscito. Il Psi era diventato un partito di dinosauri - come oggi Renzi definisce il Pd - ma volti nuovi non se ne vedevano. La stessa sinistra di Lombardi era di fatto sfuggita di mano al suo vecchio leader finendo nella mani di Gianni De Michelis e di Claudio Signorile che pensavano più ai denari e ai piaceri del potere che alla politica del bene comune.

Sembrava venuto il tempo dei giovani, del salto generazionale, del nuovo. Nella stessa corrente di maggioranza il nuovo premeva e l'attenzione era piuttosto su Enrico Manca che su De Martino. Ma non era un nuovo che potesse scompaginare i dinosauri. Per realizzare quest'obiettivo ci voleva una carta fuori dal mazzo. Ci voleva un jolly del tutto imprevedibile. Lo trovò Mancini, che ormai non poteva certo ritornare in prima fila ma aspirava al ruolo di "kingmaker".

CRAXI BETTINO

Il jolly di Mancini si chiamò Bettino Craxi e fu quella la carta calata sul tavolo del partito. Il programma di Bettino era chiaro: sotterrare i dinosauri, prendere le distanze dal partito comunista ancor più di quanto non era già avvenuto, aprire il Psi a un nuovo ceto medio-alto che la Dc non riusciva a intercettare, affermare la supremazia della politica sui boiardi della razza padrona. Insomma inventarsi un'Italia "da bere", un'Italia di emergenti, di giovani, di felicità, di aggressività, di poteri forti anch'essi rinnovati.

Ma ci voleva qualcuno che avviasse il lavoro sporco, e cioè Manca. Solo Manca poteva compiere il patricidio disarcionando De Martino e così avvenne. Il patricidio fu compiuto. Manca votò per Craxi che fu eletto segretario. Il resto è noto. Craxi inglobò ben presto De Michelis e poi Signorile; alla fine inglobò lo stesso Manca e prese le distanze da Mancini.

Aveva una grande volontà di potenza, Bettino Craxi. Voleva trasformare il partito socialista in una macchina da guerra che dissanguasse il Pci, governasse in un condominio paritario con la Dc dorotea e trasformasse la democrazia parlamentare in una democrazia presidenziale. Per condurre a termine questa operazione aveva bisogno di denaro. Denaro per conquistare il potere e potere per procurarsi denaro. Una trasformazione antropologica del socialismo: questo era al tempo stesso lo strumento e l'obiettivo.

EUGENIO SCALFARI

Matteo Renzi. È un moderato-radicale. Se gli domandi un programma economico non ha risposte salvo farti intendere che la Cgil di Susanna Camusso non è nelle sue corde. Si rivolge ai poteri forti, a quel tipo di ceto medio che non ha mai votato a sinistra ma capisce che la stella di Berlusconi volge al termine e cerca alternative per avere ancora un'"Italia da bere".

LARRIVO DI GIULIANO FERRARA

È cattolico praticante e come tale potrebbe intercettare l'appoggio dei cattolici di Comunione e liberazione e di Raffaele Bonanni. Insomma dei moderati. Un berlusconismo purificato e una trasformazione antropologica dei democratici. Naturalmente senza Nichi Vendola. Vendola si faccia il suo partito a sinistra del Pd. Renzi sostituirà i democratici che se ne vanno con altrettanti che arriveranno. In nome del nuovo. Per fare che cosa? Per fare il nuovo. Certo ci vorrebbe un "kingmaker" di prestigio. Per ora ce n'è uno. Si chiama Giuliano Ferrara. No lo sapevate? Leggete "Il Foglio" del 31 ottobre e lo scoprirete. Non è alquanto inquietante?

 

ALDO GRASSO: È POSSIBILE CHE INTUISCA IL VENTO E MI SPOSTI, MA NEL CASO DEI "SOLITI IDIOTI" NEL FEBBRAIO 2011…

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LETTERA
Caro Dago,
vorrei ricordare al tuo critico cinematografico, il prode funzionario Rai Marco Giusti, che è possibile che intuisca il vento e mi sposti, ma nel caso dei "Soliti idioti" ti mando la recensione uscita nel febbraio 2011 sul Corriere (9 mesi fa!).
cordialità
Aldo Grasso

ALDO GRASSO CRITICO TV

A FIL DI RETE - IL RITRATTO DELL' ITALIA NE «I SOLITI IDIOTI»
Confesso che quando sono apparsi, nel 2009, non mi avevano entusiasmato: il loro umorismo appariva fragile, di maniera (se pur in chiave giovanilistica), e Francesco Mandelli si trascinava addosso il personaggio di «Nongiovane», retaggio di una modesta co-conduzione con Andrea Pezzi: era ancora l' epoca dei VeeJay (quanti danni: Enrico Silvestrin, Camila Raznovich, Gorgia Surina, il già citato Pezzi...).

La proposta inoltre assomigliava non poco alla serie inglese «Little Britain». Alla terza stagione «I soliti idioti», la sketch comedy di Francesco Mandelli e Fabrizio Biggio, per la regia di Enrico Lando, comincia a mostrare una personalità e un piglio espressivo prima sconosciuti (Mtv, mercoledì, ore 22).

MARCO GIUSTI

I due fanno satira di costume, con lievi accenni all' attualità politica, e hanno inventato una galleria di personaggi cui è demandato il compito di interpretare brevi siparietti. C' è una postina surreale, incarnazione di tutti i vizi e i fastidi della burocrazia da sportello; ci sono due ragazzini che vogliono uscire di casa per commettere un omicidio contando sulla disattenzione dei genitori; ci sono i due «preti marketing» che per attirare fedeli linkano il loro sito con altri meno raccomandabili (da quelli porno a quelli di un Milan club, di Checco Zalone...) e sostituiscono le «Tavole della Legge» con l' i-Pad della Legge; ci sono gli immoralisti, una coppia radical chic ossessionata dall' idea di essere giudicata per i suoi ragionamenti moralistici.

I SOLITI IDIOTI

Insomma, ne viene fuori un ritratto dell' Italia a volte molto più realistico di quello che appare nei telegiornali. Con un leggero anticipo, Mandelli e Biggio hanno celebrato la festa dell' Unità d' Italia avendo come ospiti d' onore Totò Emanuele e Peppino Garibaldi: i due eroi hanno cantato, ballato e tenuto sulle ginocchia donnine compiacenti (una era la nipote di Napoleone III). Alla fine si sono persino scambiati un bacio sulla bocca. Viva l' Italia!

(18 febbraio 2011) - Corriere della Sera

 

BUSI! “SI RASSEGNINO CUCCHI, ONTANI, CATTELAN: IL PIÙ GRANDE ARTISTA VIVENTE ITALIANO È GABRIELE PAOLINI

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IN LODE DELL'ITALICO ARCANGELO GABRIELE VENDICATORE
Aldo Busi per Dagospia

aldo busi

Si rassegnino Cucchi, Ontani, Cattelan, Penone, Clemente, Dario Ballantini: il più grande artista vivente italiano è Gabriele Paolini, il performer disturbatore che riesce a dare un senso di informazione oggettiva anche ai telegiornali di Emilio Fede e della Rai, di spirito non di patate anche ai film turistico-metropolitani di Woody Allen e di accettabile santità anche a Wojtyla.

Io ho avuto l'onore di essere interrotto da lui una decina d'anni fa durante un mio pubblico incontro al Salone del Libro di Torino in cui, per ravvivare lo spirito mosciosissimo di un migliaio di convenuti dormienti a causa dei precedenti interventi di personaggi della cultura nazionale e perciò digestiva, cominciai a sparare condizionali invece di congiuntivi almeno per essere deriso e fargliela pagare, finché lui non venne in mio soccorso.

GABRIELE PAOLINI

Purtroppo, vedendosi accolto a braccia aperte forse per la prima volta in vita sua, rimase senza parole e si allontanò mogio mogio e non ci fu verso di richiamarlo indietro perché desse anche a me il mio quarto d'ora di gloria immeritata.

Per me, guardare un telegiornale significa aspettare che faccia irruzione Paolini da dietro il cronista di piazza, se lui non arriva a dare una qualche simmetria alle immagini armonizzandole col suo bel nasino dadaista e la sua criniera scomposta così Bloomsbury e i suoi sguardi di occhialuta stralunatezza alla Harold Lloyd e partono i servizi interni alla redazione, spengo deluso: se non è successo niente a me, vuol dire che non è successo niente per nessuno.

GABRIELE PAOLINI

E' incontrovertibile: i cronisti muoiono all'alba uno dopo l'altro, talvolta ancora in vita, e ce li dimentichiamo come moscerini sul parabrezza, Paolini rifulge diuturnamente nella memoria a icona immortale, come la Sfinge egizia o la mano di Napoleone infilata nel panciotto.

GABRIELE PAOLINI

Se Gabriele Paolini, le cui performance fanno impallidire quelle di tutti gli altri, da Joseph Beuys a Marina Abramovic a Ontani e Ballantini stessi, decidesse di concretizzare in qualche manufatto paolinico la sua artisticità contemporanea senza uguali in Occidente e esistesse un gallerista in Italia davvero Massimo e che non fosse quindi una mummietta dipendente dal do-ut-des di piccolo cabotaggio pubblicistico di FlashArt o dell'inutile e ormai deleteria partecipazione alla Biennale di Venezia - la cui prossima edizione, se davvero assegnata alla direzione di Giulio Malgara, che sta all'arte come io agli acquisti a rate, rischia di essere fatale per ogni raccomandato esposto, al ludibrio, addirittura più della precedente firmata da Sgarbi per il Padiglione Italia -, sarebbe un trionfo internazionale e un'occasione per il Paese di ringiovanire la sua immagine di paolina e sistemica senescenza anche nelle arti, ormai tutte di mestiere, concomitante al più vecchio.

GABRIELE PAOLINI

Basta guardare i filmati su Youtube e il suo sito per rendersi conto chi è il vero disturbatore della pubblica frottola tra Paolini e il predicatore d'ufficio che gli si precipita a fianco per essere fotografato insieme: perché questo è quanto si deduce di volta in volta, fino a fare Storia, a predicatore d'ufficio morto e sepolto nei suoi stessi pixel.
Aldo Busi

 

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