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IL PATONZA ‘’LUMACA’’ ANCORA: IL PRIMO MINISTRO AUSTRALIANO, JULIA GILLARD - SADO-MASI: BRAVO SANTORO

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1- Alle 16.05 piazza Santi Apostoli sembrava quella di un paese sardo: Arturo Parisi, per strada, parlava con i passanti...

EDOARDO CALTAGIRONE CON FIGLIO FRANCESCO EDOARDO santoro travaglio vauro

2- Incredibile ma vero a T9, la vecchia cara romana Teleregione dell'ingegner Edoardo Caltagirone: ieri sera hanno trasmesso la puntata di Michele Santoro "Servizio pubblico", ma non si sentiva nulla. L'audio invece era perfetto nella tv "sorella" del gruppo, TeleRoma 56...

3- Auguri di buon compleanno oggi ad ABO, ovvero Achille Bonito Oliva, classe 1939...

achille BONITO OLIVA Sara Tommasi

4- Le banche ci vogliono mettere in mutande? E l'avvocato-filosofo Alfonso Luigi Marra, da gran para-guru quale è, invita i dissidenti d'Italia a fermare le banche. Come? Affidandosi alle curve di Sara Tommasi. La showgirl, nuda come mamma l'ha fatta nel nuovo video di Marra, inviterà tutti all'appuntamento alle 10,30 del 26 novembre al teatro Quirino (via delle Vergini) all'incontro costitutivo del Comitato Promotore del referendum per l'abrogazione delle 6 leggi regala-soldi alla banche, nonchè della lotta per l'eliminazione del signoraggio.

"La sexy Sara Tommasi, che ho reso insieme a Rossy de Palma e Ruby Rubacuori icona di questa lotta contro le banche, inviterà il popolo degli intelligenti a non farsi confondere dai depravati di regime che, per distogliere dai contenuti e difendere così le banche, si fingono scandalizzati della sua nudità, che offre quale contributo alla lotta contro questi demoni", spiega Marra.

5- Lunedì 7 novembre non disturbate il Ministro Ignazio La Rissa. Ha un impegno a cui non può mancare. Quale? Leggete, leggete... Aeronautica, Esercito, Marina: per l'esattezza Aeronautica militare, Marina militare e Esercito italiano. Sono questi i marchi dati in concessione dal Ministero della Difesa per realizzare alcune linee di abbigliamento. Giacche, pantaloni mimetici, magliette, tute e via elencando, saranno presentate a Milano lunedì 7 novembre alle 18,30, in una caserma vera e propria, la XXIV Maggio, per l'esattezza nel vecchio forno del pane che riforniva tutti i soldati della Lombardia, ristrutturato per l'occasione, che diventerà uno spazio per eventi.

beccalossi_larussaALFONSO LUIGI MARRA E ROSSY DE PALMA

Una sfilata accompagnata da videoproiezioni con in passerella le collezioni primavera-estate e anche una parata di militari in alta uniforme. Apertura con l'Inno di Mameli e, a seguire, buffet a base di pane. Giovanni Bozzetti, consigliere della Difesa, è tra gli ideatori dell'evento fortemente voluto da Ignazio La Russa, che firma anche il cartoncino d'invito. Per la prima volta i marchi dell'esercito sfilano insieme. Il fine è di diffondere anche i valori dei nostri militari nel 150 anni dall'unità d'Italia.

BERLUSCONI SPIZZA IL CULO DELLA PREMIER AUSTRALIANA JULIA GILLARD

Tra gli ospiti le più alte cariche delle Forze Armate, Francesco Micheli, Arturo Artom, Bruno Ermolli, Mario Boselli, Gabriella Dompè, Umberta Gussalli Beretta, Daniela Iavarone, Annibale e Marta Brivio Sforza, Adriano e Laura Teso e via dicendo.

6- http://nonleggerlo.blogspot.com/ - Bona l'australiana. Nemmeno 10 giorni fa, al Consiglio Europeo di Bruxelles, si era dedicato alla "conoscenza" della Premier danese Helle Thorning-Schmidt. Immagini subito rimpallate in giro per il mondo. Non soddisfatto, ieri, al G20 di Cannes, snobbato da tutti i leader del vertice ma con i riflettori della crisi puntati addosso, si è consolato con le fattezze del Primo Ministro australiano, Julia Gillard. Manco a dirlo il video sta già girando sui notiziari d'Australia, proprio ciò di cui avevamo bisogno...

Mauro Masi

7- Servizio Pubblico? Un esperimento coraggioso, in cui Santoro si è saputo mettere in discussione. I complimenti (inaspettati) sono di Mauro Masi, l'ex Dg della Rai, che oggi è stato ospite del programma di Radio2 'Un Giorno da Pecora'. Ha visto ieri sera il kick off del nuovo programma di Michele Santoro? "Non l'ho visto, perché avevo una cena, ma l'ho registrato. E ne ho rivisto una parte stamattina mentre facevo colazione".

FRANCESCO MICHELI MARIO MONTI

Quale parte ha visto? "Quella finale, la parte di Vauro". Vauro le ha dedicato anche una delle sue vignette..."Quella vignetta non mi ha fatto ridere, l'ho capita poco. Ma Vauro mi sta simpatico, è così brutto..." Che voto dà a 'Servizio Pubblico'? "Voti non ne do, ma dico che va riconosciuto a Michele di aver fatto un esperimento coraggioso, e di essersi messo in discussione con una scommessa non da poco". Come valuta lo share fatto dalla trasmissione, che sembra abbia superato il 12%?

"E' un risultato significativo, ma anche se avesse fatto l'1% è stata comunque un'esperienza significativa". Alla luce di questi risultati, si è pentito di aver così duramente attaccato Santoro quando lei era Dg della Rai? "Non è mai stato in discussione che Santoro dovesse fare un programma in Rai, ma io volevo che facesse un programma meno sbilanciato e più pluralista". Le manca la direzione della Rai? "C'era troppa pressione mediatica, ma non ho mai negato che quella sia stata un'esperienza importantissima e divertente", ha spiegato Masi

SYLVIE E JEAN MARC DEL LA SABLIERE

8- - Carlo Rossella per "il Foglio" - Cena gourmet per pochi amici nello splendore di Palazzo Farnese. Ospita l'ambasciatore di Francia Jean Rochereau de La Sablière. A tavola si è parlato del G20 a Cannes. Ovviamente, critiche al Cav. Ma in francese. Molto chic.

9- Maurizio Crippa per "il Foglio" - Dopo un governo Letta, rimarrebbe solo un governo Rossella.

CARLO ROSSELLA LUIGI ABETE GIANPAOLO LETTA

10 - (AGI) - "Belen e' un modello negativo. Avevo ragione un anno fa quando ponevo degli interrogativi sul modello offerto ai giovani dalla sua presenza in video. Sanremo? Non la volevo la volta scorsa, a maggior ragione non la voglio ora". Lo ha detto il consigliere Rai Rodolfo De Laurentiis, intervenuto a KlausConcidio.

11- Candida Morvillo ha calcolato su Corriere.it quanto vale la gravidanza Corona-Belen: 1 milione di euro. E spiega il perché del gioco di smentite, conferme, ri-smentite che è cominciato da quando Dagospia ha lanciato la notizia.
http://video.corriere.it/belen-l-amore-puro/795d63c6-0143-11e1-994a-3eab7f8785af

Belen Corona

12- januaria piromallo www.bellaedannata.it - Mentre l'euro va a puttane Berlino si prepara ad accogliere in stile Gran Cafonal il party di Generoso di Meo, il viveur ginecologo/enologo con la passione del vino ( quello che produce l'azienda di famiglia in terra irpina) l'11/11/ '11, data che suona quasi cabalistica. Ospiti di riguardo ( sempre se la Merkel lo lascia) il suo portavoce Steffen Seibert e l'artista Rebecca Horn.

GENEROSO DI MEO CON JANNUARIA PIROMALLO E MADRE DONNA AGATA

Ospiti da ogni dove. Da Parigi Jacques Garcia, il designer del trendy Hotel Costes , da Roma Mario d'Urso e Ira Furstenberg. E altri metà di mille, in dress code "Angelo Azzurro", per un' atmosfera da Berlino anni '20 in un hangar del vecchio Tempelhof Airport (tristemente noto per i raid durante la seconda guerra mondiale). Si festeggia il decennale della formula party itinerante ( l'anno scorso a Marakesch, l'anno prima Madrid) e il nuovo calendario firmato Angelo Bucarelli.

13- Luciano Verre per "Io Spio" - Anche i ricchi piangono. Il dissesto finanziario che ha travolto Bobo Vieri (si è persino meritato un Tapiro da "Striscia la notizia") ha messo l'ex calciatore nella condizione di trovarsi un lavoro. Sempre nel pallone? Sì, ma niente calci. Andrà ad allenare il settore giovanile di un piccolo club moscovita presieduto dal suo grande amico Andriy Shevchenko, ex stella del Milan. Sono finiti i bei tempi per Vieri. Non regala più alle sue fidanzate (come con Melissa Satta) cellulari con bollette pagate. Ma il lupo perde il pelo, non il vizio: "A Mosca ci sono tante belle signorine bionde ", dice.

Duran Duran a Milano Melissa Satta e Christian Vieri Vanity Fair

14- Da "il Fatto Quotidiano" - Se c'è una domanda a cui non si può sottrarre Condoleezza Rice nelle interviste che sta rilasciando per lanciare il suo libro di memorie, è quella sulla strana passione che Muammar Gheddafi nutriva per lei. Una vera ossessione "strana e che mi faceva un po' venire i brividi", ha raccontato l'ex segretario di Stato americano intervistata dalla Cnn. Nel suo libro la Rice ricorda il suo incontro con Muammar Gheddafi: "Mi disse che aveva chiesto al più famoso compositore libico di scrivere una canzone per me".

2008 - CONDOLEEZA RICE A TRIPOLI

15- Alessandra Mori per "Libero" - [...] E proprio quando parla di Gino svela una storia probabilmente sconosciuta: «... Torniamo in albergo e lui inizia a scattarmi delle foto, nuda naturalmente... Anche lui, Gino, si mette nudo davanti allo specchio, vicino a me, e scatta delle foto a due. Passano parecchi anni e un giorno si affaccia nel mio camerino a teatro una persona con in mano un giornale porno che, per ironia, si chiamava "OV". Riconosco al volo le foto... Non sono mai riuscita a sapere cosa fosse veramente successo... Ma, dubbio che mi assillava, perché Gino non compariva mai nelle foto che circolavano?».

TESTATA DI SUMMONTE A PAOLINI

16 - Da "Libero" - Durante l'edizione del Tg5 delle 13, il disturbatore Gabriele Paolini si è presentato alle spalle di Fabrizio Summonte. Dopo un po', esasperato, il cronista si è girato e gli ha rifilato una testata, senza per altro centrarlo in pieno. Paolini ha finalmente avuto ciò che tanto agognava: una testata giornalistica tutta per lui.

AMANDA KNOX IN GIRO PER SEATTLE

17- (ANSA) - Gabriele Paolini replica a Mediaset. Il 'disturbatore' televisivo ha dato mandato ai suoi legali, Lorenzo La Marca e Massimiliano Cormuller, di denunciare il giornalista del Tg5, Fabrizio Summonte per violenza privata. La richiesta di danni, accompagnata anche da un referto medico del polo ospedaliero Santo Spirito che attesta una prognosi di
cinque giorni, ammonta a cinquantamila euro. L'azione arriva all'indomani della nuova irruzione di Paolini durante la diretta da Palazzo Chigi per l'edizione delle 13 del telegiornale Mediaset. La stessa Mediaset, ieri, aveva querelato Paolini per violenza privata.

AMANDA KNOX

18- Da "la Stampa" - Meno di un mese dopo essere tornata nella sua Seattle in seguito all'assoluzione in appello per l'omicidio di Meredth Kercher, Amanda Knox sembra avere un nuovo fidanzato, almeno stando ad alcune foto pubblicate da alcuni giornali negli Stati Uniti, in cui appare mano nella mano con un ragazzo «misterioso». Foto che, secondo ad esempio il Christian Post, rivelano che «i due sono piuttosto intimi», e forse potrebbero avere qualcosa di più di una semplice amicizia.

- Da "Il Messaggero" - Si scioglie il mistero del nuovo disco di Silvio Berlusconi e Mariano Apicella. Era pronto ma non usciva. Perché? Se lo è chiesto anche la stampa internazionale, a cominciare da Le Monde e Guardian. Forse il premier italiano non voleva far vedere che, mentre il suo Paese vive grandi difficoltà economiche, lui canta con l'amico napoletano? Comunque, adesso, arriva l'annucio da parte di Apicella: «Il disco, intitolato Il vero amore, esce il 22 novembre. Doveva apparire a fine ottobre, ma per problemi tecnici è stata rimandata la pubblicazione. L'altro giorno il presidente mi ha telefonato e mi ha detto: Mariano, il nostro disco che fine ha fatto? E io: no problem, adesso esce». Contiene fra l'altro ritmi samba e anche una melodia per danze sirtaki. La Grecia è vicina.

APICELLA CANTA CON BERLUSCONI

19- (LaPresse) - 'La versione di Vasco' è il titolo dell'autobiografia di Vasco Rossi, ed è lui stesso ad annunciarne l'uscita "prossima e futura", pubblicando la copertina del libro sulla sua pagina di Facebook, "in anteprima esclusiva... e abusiva!". "Ognuno ricorda le cose alla sua maniera, ognuno un po' se le racconta", si legge sulla controcopertina del volume.

AUTOBIOGRAFIA DI VASCO ROSSI CHIARELETTERE

"Le biografie sono tutte false. Io sono stato franco. Con questo libro di dichiarazioni forse si capirà di più la mia versione. La versione di Vasco. Tutto sommato sono la dimostrazione vivente che si può vivere senza fare troppi compromessi con se stessi". Citando Soren Kierkegaard, si legge: "Vivere significa scegliere. Chi non sceglie si sottopone alle scelte degli altri". 'La versione di Vasco', che dal titolo pare voglia emulare il bestseller di Mordecai Richler 'La versione di Barney', sarà edito da Chiarelettere e venduto al pubblico al prezzo di 14 euro.

 

 


LA PALOMBA RICORDA JOHNNY MONCADA - MARIO MONTI È FRESCO COME RENZI - EXIT TRAGEDY DELL’OPPOSIZIONE

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BARBARA PALOMBELLI

1 - MONCADA E BASTA...
Barbara Paolombelli per Dagospia

Lucido fino alla fine. Sereno, curioso, leggeva i giornali. Forse sapeva, ma fino all'ultimo non ha voluto smettere di essere se stesso. Il cardiologo, il meraviglioso Attilio Maseri, aveva tentato di tutto. Ma lui, la moglie, i figli: tutti sapevano che il cuore di Johnny era da anni un cuoricino, funzionava al minimo indispensabile. La malattia che lo ha portato via - e che lui conosceva nei minimi dettagli - non gli aveva mai tolto quel sorriso che Roma domani - alle 11, nella basilica di san Lorenzo in Lucina - onorerà con il ricordo e la preghiera.

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Se esiste un paradiso speciale per gli aristocratici, sono sicura che lui darà un'occhiata, una sbirciatina, poi scapperà lontanissimo. A cercare la gente, le persone, gli incontri di cui era sempre affamato. Da ragazzo, trovò negli Stati Uniti la fuga dalle convenzioni cui una certa nobiltà era ancorata. Giovanni diventa Johnny: il cognome diventa Moncada e basta. Sceglie di lavorare, si inventa un mestiere che non c'era ancora, in Italia: il fotografo pubblicitario, o il pubblicitario fotografo.

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Un genio: le prime campagne di affissione, siamo all'inizio dei Sessanta, invadono Roma. Il sorriso di un bambino, lo Yogurt, una assoluta novità. Tutta la città entrava nel futuro, usciva dal dopoguerra. Johnny deve tanto a Joan: sarebbe diventata una moglie meravigliosa, allora era una ancora soltanto una bellezza mozzafiato. Fuori dalle ragnatele dei palazzi nobiliari: missione compiuta. Senza strappi, senza trasgressioni: blasoni, circoli e tradizioni in dosi omeopatiche.

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L'americano-romano crea, inventa, ha successo. Le sue foto e le sue illustrazioni diventano subito leggenda. Ma lui non se la tira: Joan e i bambini, che intanto si moltiplicano - uno più bello dell'altro - lo tengono stretto alla realtà. Gli amici, lo sport, la costruzione della casa di Porto Ercole: il suo entusiasmo è contagioso.

Una famiglia forte, legata, gli darà per tutta la sua vita una stabilità pazzesca. Le storie, i ricordi, i pettegolezzi, la smania di acciuffare l'ultima tendenza e l'ultimo personaggio da mettere nel suo archivio: sempre con un'ironia sorridente. E' stato - probabilmente - l'uomo più elegante dei suoi tempi.

Il maglione, la camicia, la giacca sformata, il fisico sempre perfetto. Oltre le mode, al di sopra di tutto. Cercavano di imitarlo i suoi "frati": Carletto Saraceni, Giuliano Scribani, mio padre e i tanti altri che lo stavano aspettando lassù. Difficile: Johnny era alto il giusto, aveva dei bei riccioli, un modo di camminare tipo James Stewart ne "La finestra sul cortile". Lo adoravo, lo adoravano tutti quelli che hanno avuto la fortuna di conoscerlo. Siciliano, romano e americano: un mix formidabile per un uomo indimenticabile. Ciao Johnny, salutami papà.

Giorgio Napolitano-Gianni Letta


2 - OPPOSIZIONI MOLTO, MOLTO, MOLTO COMPATTE...
Claudio Cerasa per "Il Foglio" - www.ilfoglio.it/cerazade

In questi giorni di grande responsabilità, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si è spesso ritrovato a dover fare i conti con una questione politica non proprio di poco conto. Problemino: ma se davvero dovessero presentarsi le condizioni per una nuova fase al governo le opposizioni in che modo si comporterebbero? E soprattutto: sarebbero tutte unite e compatte nell'offrire al presidente della Repubblica un'exit strategy chiara, e definita, per accelerare la fine del berlusconismo? Compattissime, ovvio. Facciamo qualche esempio? Facciamolo.

VENDOLA DI PIETRO BERSANI

Pier Luigi Bersani: sì elezioni, no governo tecnico. Enrico Letta: no elezioni, sì governo tecnico. Nichi Vendola: sì elezioni, col piffero governo tecnico. Walter Veltroni: no elezioni, sì governo tecnico. Rosy Bindi: governo tecnico ok, ma comunque meglio elezioni. Giuseppe Fioroni: elezioni per carità, sì governo tecnico. Dario Franceschini: elezioni perché no, governo tecnico perché no (ma meglio di no). Stefano Fassina: sì elezioni, no governo tecnico. Pier Ferdinando Casini: elezioni meglio di no, lavoriamo per governo tecnico. Antonio Di Pietro: no inciuci, sì elezioni.

Gianfranco Fini: sì governo tecnico, elezioni meglio di no. Oliviero Diliberto: no governo tecnico, sì elezioni. Francesco Rutelli: no elezioni, sì governo tecnico. Massimo D'Alema: no elezioni, sì governo tecnico (purtroppo, al momento, nessuna notizia da Franco Turigliatto).

Giuliano Amato Yves Leterme Mario Monti Sarah Varetto


3 - MARIO MONTI È FRESCO COME RENZI...
Andrea Marcenaro per "Il Foglio"


Nel momento stesso in cui l'Amor nostro attraversa qualche difficoltà, sebbene non ancora definitiva, e pur non disponendo io della classe pura che ha baciato in fronte uno Stracquadanio, terrei comunque a ricordare ciò che già una volta, scevro da qualsivoglia interesse personale, desiderai far presente in un altro difficile momento del recente passato. E cioè.

MATTEO RENZI

Mio padre era di sinistra, mia madre era di sinistra, mio fratello è di sinistra, la sua prima moglie è di sinistra, la sua moglie attuale è di sinistra come altresì tutti i parenti suoi, mio figlio è di sinistra, mia nuora è di sinistra, il mio consuocero è laziale, ma di sinistra, la mia consuocera americana, ma di sinistra, mia moglie è di sinistra, suo fratello è di sinistra, mia cognata pure, i miei amici migliori vengono tutti dalla sinistra e quanto a me, che a sinistra ho passato più di mezza vita, personalmente non ho mai smesso di considerare Mario Monti fresco come Matteo Renzi, affidabile come Paolo Mieli e intelligente non come Giuliano Amato, ma quasi.

 

TREMONTI A BERLUSCONI: “SE RESTI LUNEDÌ CI SARÀ UN DISASTRO SUI MERCATI. A TORTO O A RAGIONE, IL PROBLEMA PER L'EUROPA S

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Corriere.it

TREMONTI E BERLUSCONI AL G VENTI

«Silvio, se resti lunedì ci sarà un disastro sui mercati. A torto o a ragione, il problema per i mercati e per l'Europa sei tu». È questa una frase che il ministro dell'Economia Giulio Tremonti avrebbe pronunciato a Cannes, a margine delle riunioni del G20, in un colloquio con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. L'uscita del superministro, subito smentita dal portavoce del Tesoro , è stata rilanciata da un blog del Financial Times e da lì rimbalzata su Twitter, cinguettio dopo cinquettio. Lo stesso portavoce aveva smentito mercoledì 2 novembre le indiscrezioni di un ragionamento simile che il ministro avrebbe fatto durante un vertice interministeriale a Palazzo Chigi

 

L'ITALIA FINISCE SOTTO LA SORVEGLIANZA DEL FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE. DOPO QUELLA ''RAFFORZATA'' DELL'EUROPA

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Manuela Tulli per Ansa.it

L'Italia finisce sotto la sorveglianza del Fondo Monetario Internazionale. Dopo quella ''rafforzata'' dell'Europa. Il G20 di Cannes si chiude dunque con l'Italia 'protagonista', forse suo malgrado, e nonostante il caso-Grecia. Dalle istituzioni europee fino ai leader dei grandi Paesi e' una corsa a chiarire che l'Italia non e' stata messa all'angolo, che non e' nella situazione del Paese ellenico e che il monitoraggio e' stata una richiesta dello stesso governo italiano.

L'intruso di Cannes dal Fatto QuotidianoCHRISTINE LAGARDE

Fatto sta che ogni tre mesi gli ispettori Fmi andranno a Roma per controllare il rispetto degli impegni assunti sul fronte dei conti pubblici e sulla messa in atto delle annunciate riforme strutturali. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, da Bari, lancia un appello affinche' ci sia uno scatto ''di orgoglio e la volonta' di recupero''.

Il premier Silvio Berlusconi dice invece che la situazione ''non preoccupa'' e che ''entro fine mese'' partira' l'attuazione delle riforme contenute nell'emendamento alla legge di stabilita'. Annuncia poi un disegno di legge per la crescita e altre misure, ''anche con decreti'', successivamente.

I negoziati sulla ipotesi del monitoraggio erano partiti da ieri ma ancora stamattina il governo smentiva l'ipotesi. Poi la richiesta, ''di sua iniziativa'', come annuncia per primo ufficialmente il presidente della Commissione Ue Jose' Manuel Barroso. Ma e' evidente che nelle riunioni che si sono succedute, la pressione di Francia e Germania, con il supporto degli Stati Uniti, forse e' stata piu' che una 'moral suasion'.

SORRISI DA PARESI PER SARKOZY OBAMA E MERKEL jpeg merkel-obama

Berlusconi sottolinea che non comportera' ''nessuna limitazione'' e che sara' ''una certificazione esterna''. Anche il ministro dell'Economia Giulio Tremonti ritiene la sorveglianza del Fondo ''utile per rendere piu' chiari gli impegni dell'Italia''. Sulla necessita' di risorse invece il governo italiano non ha dubbi. L'attacco dei mercati e' ''una moda passeggera'' e ''l'Italia e' un Paese dove non si sente la crisi'', assicura Berlusconi, che fa notare: ''I ristoranti sono pieni e la vita che si fa e' quella di un Paese benestante''.

Nessuna necessita' dunque di risorse nel dal Fondo monetario ne dall'Efsf, il fondo europeo salva-stati europeo. Giallo pero' sulla trattativa Italia-Fmi. Se il premier riferisce che ''il Fondo monetario ci aveva offerto dei fondi che noi abbiamo rifiutato'', Christine Lagarde replica che il Fondo non ha affatto offerto linee di credito all'Italia. Il vero spettro per l'Italia, visto che sui fondamentali dell'economia nessuno esprime riserve, e' la crisi di credibilita'. Il presidente Napolitano non lo nasconde: ''Parliamoci chiaro, nei confronti dell'Italia e' insorta in Europa, e non solo, una grave crisi di fiducia''.

MERKEL-LAGARDE

Per Berlusconi ''la credibilita' non riguarda le persone ma l'Italia con la sua storia recente e meno recente''; anzi al G20 c'e' stato ''un grande apprezzamento'' per il Governo. I dubbi sull'affidabilita' vengono invece esplicitati dagli attori del G20 a Cannes. Barroso dice: ''Bisogna essere oggettivi: ci sono dubbi nei mercati''. ''Il problema dell'Italia e' la mancanza di credibilita''' per Lagarde.

''Rendo omaggio allo sforzo dell'Italia che ha preso le misure necessarie per riportare la fiducia'', ha commentato, chiudendo i lavori di Cannes e la presidenza del G20 che passa ora al Messico, il presidente Nicolas Sarkozy. Il presidente Usa Barack Obama lancia uno sguardo al complesso dell'Europa: ''Non e' facile ma ora deve attuare il suo piano per risolvere la crisi'', dice riferendosi al vecchio continente.

Il G20 di Cannes ha visto poi l'ultimo intervento di Mario Draghi come presidente Fsb: le regole messe a punto - sottolinea il neopresidente della Bce - sono ''un grande pacchetto'' in grado di ''ridurre le conseguenze catastrofiche in caso di fallimento''.

VAn Rompuy Dal Corriere

Arriva anche la lista delle 29 banche sistemiche. C'e' anche Unicredit che vive una giornata nera in Borsa mettendo a segno un -6,55%, con una Milano che chiude la settimana comunque in rosso (-2,66%). Infine a Cannes c'e' stato il confronto sui grandi temi: dalla volonta' di incrementare i fondi Fmi al ruolo dei Paesi emergenti con surplus, dall'allarme per la disoccupazione alla conferma della lotta ai paradisi fiscali.

OBAMA E SARKO', MOSSA ITALIA AIUTERA' FIDUCIA
di Ugo Caltagirone

SARKOZY BERLUSCONI OBAMA

L'Italia esce dal G20 di Cannes da ''vigilata speciale''. E il presidente americano, Barack Obama, si mostra soddisfatto. Aveva chiesto azioni decise per stoppare ogni rischio di propagazione e di contagio della crisi europea, e la richiesta avanzata da Roma all'Fmi va in questa direzione. Nella direzione di recuperare quella fiducia e quella credibilita' essenziali per calmare i mercati.

Dello stesso avviso il padrone di casa del summit, Nicolas Sarkozy: per lui la decisione presa e' anche un successo della presidenza francese del G20, un segnale con cui il Vecchio Continente rassicura le altre grandi economie. Del resto il messaggio ribadito da Obama e' chiaro: la situazione europea mette a rischio la gia' fragile crescita mondiale, e dunque anche quella americana.

Silvio berlusconi a Bonn, Manuel Barroso, Herman Van Rompuy e Angela Merkel

Per questo l'Europa deve attuare subito il suo piano anticrisi: ''Non e' facile - afferma il presidente statunitense - ma non si possono fare errori''. Perche' ''la posta in gioco e' alta'', e in ballo ci sono milioni di disoccupati. Quelli che in America rischiano di negare al presidente un secondo mandato.

La conferenza stampa dell'inquilino della Casa Bianca, al termine della difficilissima due giorni di Cannes, segue di pochissimo quella del presidente del consiglio Silvio Berlusconi. Poco prima quest'ultimo aveva definito il presidente americano un ''amico prezioso'' e parlato, a proposito dell'attacco ai titoli di Stato italiani, come di una ''moda passeggera''.

Obama preferisce parlare di ''crisi psicologica'': ''L'Italia - e' la sua analisi - e' un grande Paese, con una enorme base industriale, un grande benessere, grandi asset. Ma da molto tempo ha anche un grande debito, ed e' per questo che i mercati ora sono volubili''. ''E - prosegue il presidente americano - l'invito del primo ministro Berlusconi all'Fmi per certificare il piano di riforme italiano e' un esempio di quelle misure necessarie che devono essere prese per riconquistare la fiducia''.

E' la lettura che da' anche Sarkozy: ''Rendo omaggio allo sforzo dell'Italia che ha preso le misure necessarie per riportare la fiducia '', afferma il presidente francese, definendo ''lodevole'' la scelta di Roma di ''fare appello alla Commissione Ue e all'Fmi'' e spiegando come ''il nostro obiettivo non e' quello di cambiare il governo dell'Italia''.

Anche per l'amministrazione statunitense i governi sono tutto sommato l'ultimo dei problemi: anche se cambiano non cambiano i problemi che i Paesi devono risolvere, ribadiscono i consiglieri del presidente. Gli Usa chiedono pero' uno sforzo a tutta l'Europa. Obama lo ha detto chiaramente ai leader del Vecchio Continente che ha ripetutamente incontrato in questi due giorni.

TREMONTI E BERLUSCONI AL G VENTI CHRISTINE LAGARDE AL G20

Facendo pressing soprattutto sulla cancelliera tedesca, Angela Merkel, perche' metta da parte le ultime resistenze e agevoli la messa a punto di quel sistema anticrisi che dovrebbe scongiurare il temuto 'effetto a cascata'. Probabile che Obama e la Merkel - visti parlare animatamente prima dell'inizio della seconda giornata del G20 - abbiano affrontato anche il nodo della Bce, che gli Usa vorrebbero ''piu' forte'', sul modello della Fed americana.

Ora che il G20 si e' chiuso, l'attesa e' per lunedi', quando riapriranno i mercati. Allora si vedra' se le mosse decise a Cannes, quella dell'Italia compresa, saranno accolte dai mercati con quella fiducia auspicata da Obama e Sarkozy.

 

 

LA PIOGGIA UCCIDE A GENOVA - SEI PERSONE DI CUI DUE BAMBINE TRAVOLTE DALL'ACQUA - MARTA VINCENZI DURAMENTE CONTESTATA

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1 - VIDEO: L'ONDA DEVASTANTE CHE ATTRAVERSA VIA FEREGGIANO (DOVE SONO MORTE 6 PERSONE) E LE OPERAZIONI DEI VIGILI DEL FUOCO
Da "La Stampa" - http://multimedia.lastampa.it/multimedia/in-italia/lstp/93466/


2 - LA TRAGEDIA NON ERA IMPREVEDIBILE...
Massimo Gramellini per "La Stampa"

ALLUVIONE GENOVA VIA FEREGGIANO

Non possiamo accettare come una fatalità che nel 2011, in una delle più illustri città italiane, si possa ancora morire per un acquazzone troppo forte. Il sindaco Vincenzi è sconvolta dal dolore, ma ci lascia esterrefatti quando afferma che la tragedia era imprevedibile. Imprevedibile dopo quanto era appena successo alle Cinque Terre? Tutti sapevano che su Genova stava per abbattersi una tempesta. Magari non delle dimensioni tropicali che ha poi assunto nella realtà. Ma se ne parlava e scriveva da giorni. «La Stampa» aveva addirittura pubblicato un decalogo del meteorologo Luca Mercalli.

ALLUVIONE GENOVA VIA FEREGGIANO

Regole di buon senso: evacuate i piani bassi delle case, riempite uno zaino con i beni di prima necessità e tenetelo a portata di mano in caso di emergenza. Eppure a nessuno dei genovesi interpellati in queste ore è sembrato che le istituzioni avessero colto la drammaticità del momento. E se anche l'avevano colta, di sicuro non sono riusciti a trasmetterla ai cittadini.

Sì, la sera prima era scattata l'allerta, con un invito generico a ridurre gli spostamenti. Ma nulla di paragonabile alle decisioni assunte ad agosto dal sindaco di New York, che per il passaggio dell'uragano Irene aveva fatto evacuare intere zone della metropoli, infischiandosene delle patenti di catastrofista e menagramo che i soliti superficiali gli avevano subito affibbiato.

ALLUVIONE GENOVA VIA FEREGGIANO

Il sindaco Vincenzi difende la scelta di aver tenuto aperte le scuole e, con esse, quell'illusione di normalità bruscamente smentita dagli eventi. Sta di fatto che al momento dello tsunami un sacco di persone camminavano per Genova munite di borse della spesa e passeggini, come se si trattasse di un venerdì qualsiasi. Sorprese in mezzo alla strada, alcune di loro (comprese due bambine) hanno trovato una morte orribile dentro l'androne della casa in cui si erano rifugiate.

Forse, però, è troppo comodo scaricare sempre tutte le colpe sulle famigerate Autorità. I cittadini dovrebbero cominciare a farsi un esame di coscienza e a chiedersi se esiste davvero una consapevolezza dei cambiamenti climatici in atto. Di fronte agli allarmi che il sistema ansiogeno dei media (portiamo anche noi le nostre responsabilità) rovescia quotidianamente addosso al pubblico, si tende a reagire con stati emotivi estremi: la rimozione o il panico. E' arrivato il momento di prendere in considerazione una terza ipotesi: la presa di coscienza.

ALLUVIONE GENOVA FOTO REPUBBLICA

Abitiamo un mondo complesso, seduti su autentiche bombe ambientali che l'incuria e l'avidità umane hanno contribuito a innescare. Prenderne atto non significa disperarsi, ma prepararsi. Cambiare atteggiamento mentale: smetterla di sentirsi invulnerabili e assumere le precauzioni necessarie. Il prefetto Gabrielli, erede di Bertolaso, lamenta la scarsa capacità di auto-protezione degli italiani. Qualche populista d'accatto, pur di blandire gli impulsi più bassi della clientela, ha rivoltato il senso del suo discorso, trasformandolo in un invito ad «arrangiarsi da soli». Mentre è solo un appello a diventare finalmente adulti. Tutti: amministratori e cittadini.

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3 - COLPITA IN PIENA...
Ferruccio Sansa per "il Fatto Quotidiano"

Un altro acquazzone, come ogni autunno. Un'altra alluvione, come un anno su due. Ancora morti in Liguria: sette, a Genova. Dicono che sono caduti 300 millimetri, quanti in un anno intero. Esattamente le stesse frasi di dieci giorni fa, dopo la tragedia delle Cinque Terre (13 morti). Insomma, bisogna guardare al cielo, prendersela con il destino. L'importante è non cercare responsabili su questa terra. E tirare avanti. Certo, si sapeva, era stata data l'allerta maltempo 2. Ma capita. D'un tratto, però, ci si è accorti che la pioggia aveva una forza tremenda. Che la situazione era fuori controllo. Insomma, all'improvviso migliaia di genovesi hanno capito che l'acqua gli stava arrivando addosso e che rischiavano la vita.

ALLUVIONE GENOVA FOTO REPUBBLICA

"Papà, sono in macchina con la mamma. Torniamo da scuola. C'è il fiume, il Bisagno, che è venuto fuori... l'acqua sale, è quasi ai finestrini", sta per piangere Matteo mentre telefona al padre. È un momento, Matteo, il padre lontano e impotente, capiscono che tutto si gioca in questi istanti. Poi d'un tratto il cammino si libera, l'auto riparte. Salvi.

ALLUVIONE GENOVA FOTO CORRIERE

Matteo l'ha scampata per una manciata di metri, di minuti. Chiamatelo destino. Voltandosi indietro ha visto Genova, la città dov'è cresciuto, cambiare volto: dal tunnel scuro di Brignole è uscito all'improvviso un fiume di fango che spostava le auto come giocattoli. Ma dentro c'erano persone, vere, quelle che fino a pochi secondi prima Matteo aveva accanto in coda. La gente a piedi adesso si aggrappava ai pali della luce, per non essere trascinata via. Verso il mare.

ALLUVIONE GENOVA FOTO ANSA

Ovunque vedi uomini e donne in fuga, un'anziana che suona all'impazzata i campanelli di un condominio per farsi aprire la porta. Decine di persone si raccolgono ai piani alti e guardano, impotenti, chi è in strada e chiede aiuto, agita le braccia, grida, ma il fragore dell'acqua copre ogni cosa. Straripa il Bisagno, nemico storico di Genova, che già nel 1970 causò venti morti. Perché il Bisagno è fatto così, nemmeno sai come definirlo: in primavera è un rigagnolo, d'estate è un letto di pietre. Ma d'autunno si trasforma in un fiume dalla violenza inaudita. Impossibile scappare: il centro di Genova viene ricoperto dall'acqua, si rischia di essere portati via.

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Ieri, però, non è stato soltanto il Bisagno. Ci si sono messi anche il Bisagnetto (un minimo affluente), lo Sturla, il Fereggiano. In una manciata di minuti il Centro e il Levante di Genova erano coperti d'acqua. Strade cancellate, auto alla deriva, accatastate agli incroci, alberi spezzati. Gli appartamenti e i negozi ai piani terra trasformati in trappole dove si moriva in pochi minuti. A uccidere è stato soprattutto il Fereggiano. È lui che si è portato via due donne e due bambine. E si continuano a cercare le due persone che mancano all'appello. Si scava nel fango che indurisce, si guardano il cielo basso, nerissimo, e il mare che batte contro la costa e respinge l'acqua dei torrenti.

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È il momento dei soccorsi. Ma le polemiche sono già cominciate. "È stato un vero e proprio tsunami. Mai visto niente di simile", racconta il sindaco di Genova, Marta Vincenzi. Aggiunge: "Abbiamo fatto poco terrorismo, è questa la vera colpa. Da ora in poi ‘allerta 2' deve significare nessuno per strada e nessuno in macchina. Tutto questo deve essere fatto se si vogliono salvare le vite". E Claudio Burlando, presidente della Regione Liguria: "Pensare che proprio su quei torrenti avevamo avviato lavori per oltre cento milioni di euro".

Sì, forse la prevenzione delle ultime ore poteva andare oltre quei tabelloni gialli lampeggianti con scritto "allerta meteo 2". Forse non sono bastati gli allarmi su radio e televisioni. Ma il punto forse è un altro: "La prevenzione, quella vera, doveva partire da lontano", attacca Silvia Trucco, professoressa. Aggiunge: "I nemici della sicurezza sono due: la mancata manutenzione dei corsi d'acqua e la cementificazione dei rilievi genovesi. Esattamente quello che hanno fatto le nostre amministrazioni".

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Certo, le casse degli enti pubblici sono vuote, ma gli sprechi non mancano. E i fiumi genovesi non perdonano: lunghi appena una manciata di chilometri e ripidissimi, scorrono in un letto largo pochi metri. Se nessuno li pulisce si intasano in pochi istanti ed è la tragedia. Poi c'è il cemento che, passate le alluvioni, cresce ancora e ancora: il Wwf ha denunciato le nuove norme della Regione Liguria che consentono di costruire soltanto a tre metri dai fiumi (prima erano dieci). Il cemento è un killer: l'acqua, invece di penetrare nella terra, corre veloce verso valle. Ma il Wwf ricorda anche che non c'è più traccia dei 500 milioni promessi dal governo per il riassetto idrogeologico. Colpe bipartisan, quindi.

Succedeva nel 1970. Succede adesso. Quarant'anni sembrano passati invano. Ma la gente di Genova, Valentina Vitale, madre di Matteo, uscita dall'auto coperta di fango dice, quasi urla: "Adesso il sindaco, il presidente della Provincia e della Regione devono dirci, con la massima chiarezza, senza mentire, quanto hanno speso per ripulire i torrenti. C'è gente che con la stessa mano con cui abbraccia i parenti delle vittime firma progetti che cementificano le rive. Basta, questa gente se ne vada. Via, via...".

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4 - AGGIORNAMENTI DA "ILSECOLOXIX.IT"

GENOVA SI RISVEGLIA DOPO L'ALLUVIONE
È scattato alle sette il divieto di circolazione a Genova disposto dal sindaco Marta Vincenzi dopo il violentissimo nubifragio di ieri. La città si è risvegliata sotto un cielo grigio e con un forte vento di scirocco, ma al momento non piove. Deserte le strade, dove circolano soltanto mezzi di soccorso e delle forze dell'ordine, taxi e autobus. In giro anche qualche auto privata, che non ha rispettato il divieto.

ALLUVIONE GENOVA FOTO ANSA

Nelle zone più colpite dalla furia del torrente Fereggiano - quelle del quartiere Marassi - hanno lavorato per tutta la notte i vigili del fuoco e gli addetti alle fognature. Lungo tutta via Fereggiano sono ancora centinaia le auto presenti, trascinate e distrutte dalla piena, che le ha accatastate una sull'altra. Decine i negozi che hanno subito danni. Intanto ha ripreso a piovere con violenza sullo spezzino e sulle zone colpite dall'alluvione di una settimana fa: al momento però non si registrano particolari criticità.

ALLAGAMENTI NEL SAVONESE
Temporali, allagamenti, mareggiate: il maltempo che ieri ha devastato Genova ha colpito nella notte la provincia di Savona, anche se fortunatamente non si sono registrati morti e feriti. In tutta la provincia era già stato disposto fin da ieri la chiusura delle scuole. Le situazioni più gravi si sono registrate a Cairo Montenotte, in Valbormida; a Quiliano, dove diversi cittadini hanno abbandonato le abitazioni ai primi piani, e in diversi comuni della riviera. Ad Alassio le onde, altissime, hanno raggiunto le vetrine dei locali della passeggiata mentre ad Albenga, alla foce del Centa, il mare ha raggiunto forza 7. Mareggiate anche a Varazze e Celle Ligure.

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MARTA VINCENZI CONTESTATA
Lungo via Fereggiano la contestazione nei confronti del sindaco Marta Vincenzi è stata pressochè unanime. «Perché ha lasciato le scuole aperte?». «Qui sono morti dei miei amici, perche?». «Voi lo sapevate che questo è un posto a rischio, ma non avete fatto niente, non avete fatto niente». Quasi impossibile per Marta Vincenzi rispondere. È dovuta intervenire la polizia e improvvisare lì per lì un cordone di sicurezza.

Il sidaco di Genova Marta Vincenzi

«Vergogna, vergogna, vattene a casa, dimissioni». Così alcuni residenti di via Fereggiano, a Genova, hanno contestato il sindaco, Marta Vincenzi, che era venuta a rendersi conto della situazione. «Qui non sei su Facebook - hanno aggiunto - qui siamo nel tempo reale».

BAGNASCO IN VISITA ALLE ZONE DELLA CITTÀ COLPITE DALL'ALLUVIONE.
L'arcivescovo di Genova, cardinale Angelo Bagnasco, ha visitato di persona il quartiere Marassi colpito ieri dall'alluvione. Il porporato, giunto in auto in via Fereggiano, si è incontrato con alcuni cittadini. «Siate forti - ha detto loro - è come l'alluvione del `70. Il dolore e´ grande, ma ora è il momento di rimboccarsi le maniche».

ALLUVIONE GENOVA FOTO REPUBBLICA

ALLUVIONE, APERTO UN FASCICOLO SULLE VITTIME DI GENOVA
La Procura di Genova ha aperto un fascicolo sulle sei vittime dell'alluvione che ha colpito il capoluogo ligure. Si tratta, hanno spiegato in Procura, di un atto dovuto quando ci sono decessi per cause di morte non accertate. Al momento, quindi, non c'è alcuna ipotesi di reato.

 

bagnasco

 

SCAJOLA SARÀ CITATO IN GIUDIZIO PER LA CASA AL COLOSSEO - MA LA PRESCRIZIONE INCOMBE

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Domenico Lusi per "Il Sole 24 Ore"

SCAJOLA

Si avvia verso il processo la vicenda dell'acquisto della casa di Claudio Scajola con vista sul Colosseo. La Procura di Roma ha chiuso l'inchiesta che vede l'ex ministro dello Sviluppo economico indagato per finanziamento illecito a un parlamentare insieme a Diego Anemone, l'imprenditore al centro dell'indagine perugina sul G8. Ieri il procuratore aggiunto, Alberto Caperna, e i pm Roberto Felici e Ilaria Calò hanno notificato agli indagati l'avviso di conclusione degli accertamenti.

scajola moglie colosseo

Tra venti giorni i magistrati procederanno alla citazione diretta a giudizio davanti al Tribunale monocratico, rito previsto per i reati puniti con una pena massima inferiore ai 4 anni di reclusione. «Siamo sereni - commenta Giorgio Perroni, difensore di Scajola - verificheremo le carte e decideremo il da farsi. Quello che mi preme ribadire è la assoluta estraneità del mio assistito ai fatti contestati».

Con ogni probabilità, la data dell'inizio del dibattimento non sarà fissata prima della prossima primavera. Un elemento non secondario visto che proprio sulle date si giocherà gran parte del giudizio. Per il reato di finanziamento illecito la prescrizione è stabilita in sette anni e mezzo. Secondo i difensori degli indagati, i reati sono già prescritti o si avviano alla prescrizione entro la fine dell'anno in quanto sarebbero stati commessi il 6 luglio 2004, data del rogito per l'acquisto dell'appartamento in via del Fagutale 2.

SCAJOLA POLIZIA TRIBUTARIA Documento di riconoscimento degli assegni circolari per comprare la casa di Scajola

Di diverso avviso i pm, secondo i quali la prescrizione va fatta partire dalla presentazione, nel 2007, dei bilanci della Amp, società riconducibile ad Anemone, incaricata di eseguire i lavori di ristrutturazione dell'immobile, iniziati a settembre 2004 e conclusi a maggio 2006.

ANEMONE

Secondo questa diversa ricostruzione, il reato si prescriverebbe a fine 2014. Il filone di inchiesta che vede indagato Scajola è stato aperto da piazzale Clodio in base agli atti trasferiti lo scorso maggio, per competenza territoriale, dai pm perugini titolari dell'indagine sul G8. I fatti contestati all'ex ministro e ad Anemone sono noti. Secondo l'accusa Anemone avrebbe pagato, tramite l'architetto Angelo Zampolini, parte (circa 900mila euro su 1,7 milioni) della somma versata il 6 luglio 2004 dall'ex ministro per acquistare l'immobile.

ANGELO ZAMPOLINI

In base a quanto ricostruito dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza, guidato dal colonnello Virginio Pomponi, e dai Carabinieri del Ros, i soldi sarebbero stati fatti arrivare da Anemone alle sorelle Barbara e Beatrice Papa, proprietarie della casa in via del Fagutale, attraverso Zampolini, che avrebbe consegnato 80 assegni circolari della Deutsche Bank.

In seguito Anemone, come confermato dall'ultima informativa delle Fiamme Gialle consegnata ai pm il 20 ottobre, avrebbe pagato anche i lavori di ristrutturazione. Ascoltati dagli inquirenti, i titolari delle tre ditte incaricate dalla Amp di fare i lavori hanno detto di non avere mai emesso fatture nei confronti dell'ex ministro e che il loro referente era Anemone.

Scajola casa colosseo

Dal canto suo, Scajola si è sempre dichiarato estraneo alle accuse, sostenendo di essere stato all'oscuro del pagamento di Anemone per l'appartamento, di avere acceso un mutuo di 600mila euro per l'acquisto e di avere pagato personalmente i lavori. Proprio il clamore suscitato dalla vicenda aveva costretto Scajola a rassegnare le dimissioni da ministro il 4 maggio 2010.

 

SILVIO VATTENE - GLIELO CHIEDE ESPRESSAMENTE IL FINANCIAL TIMES, MA ANCHE VERDINI LETTA E ALFANO

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L'EDITORIALE DEL FINANCIAL TIMES CONTRO BERLUSCONI

1 - IN NOME DI DIO, VATTENE!
DAGOREPORT

Si è chiuso un deludente G20, che ha lasciato morti e feriti nelle borse di tutto il mondo (l'unica notizia positiva è arrivata da Francoforte, quando Draghi ha abbassato i tassi di interesse), e oggi il "Financial Times" dedica la prima pagina a Berlusconi, che "si scuote di dosso la crisi del debito", minimizzandola. L'articolo fa riferimento al rifiuto di fondi del Fondo Monetario (subito smentito dal direttore generale Christine Lagarde).

In un editoriale all'interno, il giornale della finanza anglosassone si lancia in un feroce attacco al premier, che si chiude con una parafrasi di Oliver Cromwell: "in nome di Dio, dell'Italia, e dell'Europa, vattene!".

TREMONTI E BERLUSCONI AL G VENTI

L'articolo paragona il nostro Silvio Bananoni al primo ministro greco Papandreou, che stanotte ha ricevuto il bacio della morte dal parlamento ellenico, e si appresta a lasciare il comando del paese a un governo di transizione. "Entrambi hanno una maggioranza parlamentare che diminuisce giorno dopo giorno, e litigano continuamente con i rispettivi ministri delle finanze. Ma soprattutto, entrambi tendono pericolosamente a non rispettare le loro promesse, in un momento in cui i mercati temono per le loro finanze pubbliche".

PAPANDREU A CANNES

Se l'Italia è ancora "solvent", in grado di ripagare i suoi debiti - diversamente dalla Grecia, il suo debito da 1.900 miliardi € è in grado di sconquassare l'economia globale. "Berlusconi non è stato in grado di fare riforme nei suoi due decenni in politica, e ora non ha credibilità. Sarebbe naif pensare che l'Italia guadagnerebbe istantaneamente la fiducia dei mercati dopo l'uscita dell'attuale premier, ma un cambio di leadership è fondamentale. Un nuovo primo ministro che si impegni nel cambiamento rassicurerebbe le borse, e renderebbe più facile il lavoro della BCE e il suo acquisto di titoli di stato".

BERLUSCONI AL GVENTI DI CANNES


2 - ANCHE I FEDELISSIMI CHIEDONO AL PREMIER DI DIMETTERSI
Nicoletta Cottone per "Il Sole 24 Ore"

Anche i fedelissimi chiedono a Berlusconi di fare un passo indietro e di dimettersi. Ieri sera, infatti, il segretario del Pdl, Angelino Alfano, l'uomo "dei numeri'"del partito, Denis Verdini, e il braccio destro del premier, Gianni Letta, sono entrati nello studio del Cavaliere con una di quelle somme che non lasciano scampo: alla Camera la maggioranza non ha più i numeri. Tabulati e ultime defezioni comprese, la matematica ferma l'asticella a quota 306. La linea suggerita dai tre uomini di partito a Silvio Berlusconi sarebbe stata quella delle dimissioni e di un nuovo esecutivo aperto e sostenuto dall'Udc.

ANGELINO ALFANO

IL CAVALIERE VORREBBE ATTENDERE MARTEDÌ
Il Cavaliere avrebbe chiesto almeno di aspettare fino a martedì, quando Montecitorio dovrà esprimersi sul Rendiconto, che già una volta costò al premier un passaggio parlamentare obbligato con tanto di voto di fiducia. Linea che non piace ai suoi che giudicano rischioso avventurarsi in voti cruciali con queste contingenze. Intanto proseguono i contatti di Berlusconi con esponenti della maggioranza, tanto che il il premier ha rinviato la sua partenza da Roma ed è restato a Palazzo Grazioli.

DENIS VERDINI SILVIO BERLUSCONI

3 - CORTE SERRATA AI RADICALI PANNELLA NICCHIA: SILVIO CI ASCOLTA
Francesca Schianchi per "La Stampa"

Il segretario Mario Staderini è lapidario: «I Radicali voteranno no alla fiducia chiesta dal governo». Il collega Matteo Mecacci conferma il no alla fiducia, ma aggiunge che «se ci trovassimo di fronte a misure convincenti, potremmo anche valutare di sostenerle». Mentre il presidente Silvio Viale sfuma il diniego in un più possibilista «mi sembra difficile» che Berlusconi possa ottenere la fiducia dai Radicali.

SILVIO BERLUSCONI GIANNI LETTA

A pochi giorni dal ritorno in Aula del rendiconto dello Stato, dopo nuovi smottamenti nella maggioranza che intaccano il numero di sicurezza (316) agguantato lo scorso 14 ottobre, l`attenzione alla Camera si concentra su quello che farà la pattuglia dei sei Radicali. Che finora, come ci tengono a sottolineare, ha sempre votato coerentemente contro il governo Berlusconi: ma è altrettanto vero che ormai da mesi i seguaci di Pannella sono in forte sofferenza dentro il gruppo parlamentare del Pd, da cui si sono alzate richieste di espulsione.

Di più: da quasi un anno i Radicali si sono autosospesi dal gruppo, in attesa di un colloquio con il segretario Bersani. Incontro che, novità, proprio in questi giorni si sta organizzando e potrebbe finalmente tenersi.

PANNELLA CONTESTATO DAGLI INDIGNADOS

«In realtà, come voteranno lo sapremo solo quando sfileranno sotto i banchi del governo», sospirano rassegnati nel Pd, dove sperano però che un chiarimento a quattr`occhi con Bersani possa garantire il loro voto contrario. «Voteremo no alla fiducia», si sgolano i Radicali, ma da quando a fine ottobre c`è stata la famosa cena tra loro e Berlusconi («lui comunque ci ascolta, poi vedremo quello che accade...», commentò Pannella), il sospetto di una loro possibile defezione serpeggia tra i democratici.

Quello che potrebbe convincerli a fare un salto in maggioranza, cerca di analizzare un Pd che segue la questione, sarebbe un provvedimento forte sulla giustizia, l`amnistia tanto invocata. Una misura dirompente: è escluso che Berlusconi azzardi tanto. Meno di questo - soluzioni tipo leggi sul lavoro - le voterebbero senza però dare il loro sì al governo, una fiducia su cui almeno un paio di deputati sono assolutamente contrari e come loro anche Emma Bonino.

EMMA BONINO

E il democratico non crede nemmeno che il Cavaliere possa tentarli con il rinnovo della convenzione, in scadenza, perla trasmissione delle sedute del Parlamento su Radio Radicale: un appello per il rinnovo è stato firmato da 341 deputati, tra loro molti Pdl e anche leghisti, «c`è grande convergenza su questo, la convenzione non è in discussione».

Sulle prospettive future, poi, è tutto ancora da vedere. Di certo non sono sfuggiti agli ascoltatori più attenti di Radio Radicale alcuni riferimenti del vecchio leader a un altro irregolare come Beppe Grillo.

MARIO STADERINI

Detto ciò, per l`opposizione resta il timore dell`imprevedibilità della pattuglia pannelliana, protagonista di un paio di «incidenti» negli ultimi due mesi (in occasione del voto sul ministro Romano e dell`agguato per far mancare il numero legale). E dopo la cena con il premier, non passano inosservate le parole di Pannella, quando ad esempio al congresso della settimana scorsa ha elogiato Berlusconi ricordando la passata alleanza, dal `94 al `96. Ieri mattina, poi, su Radio Radicale, lo ha paragonato a Luigi Facta, ultimo presidente del Consiglio prima dell`avvento di Mussolini. Parallelo ardito: come dire, dopo di lui rischio fascismo?
Cinque dei sei deputati radicali in aula il 13 ottobre durante il discorso dei premier: per questo gesto sono stati aspramente contestati dall`opposizione

 

 

ANCHE PERES PAVENTA UN ATTACCO ISRAELIANO CONTRO IL NUCLEARE DI AHMADINEJAD - GLI USA TEMONO

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IPOTESI DI ATTACCO ISRAELIANO AI SITI NUCLEARI IRANIANI

1- IRAN: USA TEMONO ATTACCO ISRAELE SENZA COORDINAMENTO
(Adnkronos/Aki) - Gli Stati Uniti temono che Israele possa prepararsi ad attaccare l'Iran, a causa del suo programma nucleare, senza informare Washington. E' quanto ha affermato un alto ufficiale americano alla Cnn, dopo che ieri il presidente israeliano Shimon Peres
ha affermato che l'opzione militare contro l'Iran potrebbe essere vicina. A condizione di anonimato, l'ufficiale ha affermato che gli Usa sono "assolutamente" preoccupati dalla possibilita' di un attacco israeliano e per questo i militari statunitensi sono "sempre piu' vigili" sulle attivita' di Gerusalemme e Teheran.

Obama con il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente dell'Anp Abu Mazen


2- "ISRAELE, L´ATTACCO ALL´IRAN SI AVVICINA" - PERES SHOCK IN TV: CONTRO LA MINACCIA NUCLEARE LE SANZIONI NON BASTANO
Fabio Scuto per "la Repubblica"

Sale rapidissima la tensione sul nucleare iraniano e si avvicina la possibilità che Israele possa arrivare a un "attacco preventivo" contro i siti atomici degli ayatollah. Da giorni il "caso Iran" - se, come e dove colpire - è in prima pagina sui giornali israeliani che ogni giorno pubblicano nuove rivelazioni sui preparativi di quest´attacco.

SHAKIRA, PIQUET E SHIMON PERES

Non è un segreto che il premier Benjamin Netanyahu vuole un attacco sui siti iraniani sospettati di preparare l´arma atomica il prima possibile, in questo è sostenuto dal suo ministro della Difesa Ehud Barak e dal suo ministro degli Esteri Avigdor Lieberman. Ma Netanyahu nel consiglio dei ministri non ha raggiunto ancora quella maggioranza di voti necessaria per impartire un ordine d´attacco che equivale a una dichiarazione di guerra.

Ieri sera intervistato dalla rete privata israeliana "Channel 2" anche il presidente Shimon Peres ha detto che «l´opzione militare nei confronti dell´Iran, da parte di Israele e di altri Paesi, sembra avvicinarsi mentre le chance di una soluzione diplomatica si stanno affievolendo». Contrari ad un attacco in questo momento gli Stati Uniti, che però sono molto avanti della preparazione a un eventuale attacco: hanno mobilitato due flotte che incrociano tra il Mar Rosso e l´Oceano indiano, sono di ieri le rivelazioni sulla partecipazione della Gran Bretagna con navi e sommergibili all´attacco americano contro i siti nucleari sospetti.

Netanyahu

«I servizi di sicurezza di tutti i Paesi comprendono che il tempo stringe e di conseguenza avvertono i rispettivi dirigenti», ha detto ancora Peres ieri sera durante l´intervista, «a quanto pare l´Iran si avvicina alle armi nucleari. Nel tempo che resta dobbiamo esigere dai Paesi al mondo di agire, e dire loro che devono rispettare gli impegni che hanno assunto, e far fronte alle loro responsabilità: sia che si tratti di sanzioni severe sia che si tratti di una operazione militare».

LEON PANETTA

Anche se la Casa Bianca ha ricevuto assicurazioni attraverso il capo del Pentagono Leon Panetta, che ha visto recentemente il premier Netanyahu ricevendone l´assicurazione che Israele non attaccherà l´Iran senza coordinarsi con altri Paesi, i preparativi in Israele sono molto avanti e diversi segnali indicano che il dispositivo militare, tutta la forza aerea possibile, è pronto a scattare.

Negli ultimi giorni è stato testato un missile balistico di tipo "Gerico", che può anche essere armato con ordigni nucleari, in grado di raggiungere l´Iran e tutti i media israeliani hanno riportato con grande evidenza la notizia. Poi la rivelazione che nell´ambito di un addestramento presso una delle basi Nato nel Mediterraneo, quella di Decimomannu in Sardegna, i top-gun israeliani hanno simulato attacchi - lo riferito il portavoce militare - sul "lungo raggio".

Ma se il capo del governo israeliano Netanyahu è ben deciso a dare l´ordine di attacco, chi deve poi eseguire l´ordine avanza le sue perplessità. Sono contrari all´attacco contro i siti nucleari iraniani tutti i vertice dell´intelligence, del Mossad, del servizio segreto interno Shin Bet, del servizio segreto militare Aman.

Ahmadinejad ATOMICO

A cui aggiungono le perplessità del capo di stato maggiore Benny Gantz e di quello dell´Aeronautica. Troppi gli obiettivi da colpire contemporaneamente e molti protetti da veri e propri bunker, nella presunzione di avere informazioni certe su tutti gli obiettivi da colpire. Il risultato stimato è quello non di distruggere il programma nucleare iraniano ma di rallentarlo di due-tre anni, aprendo invece un conflitto destinato a sconvolgere gli equilibri del Medio Oriente.

AHMADINEJAD E IL MISSILE IRANIANO


3- "DAY AFTER" IN ISRAELE, PROVE DI GUERRA E DIFESA CONTRO L'ATOMICA IRANIANA - I PIANI DI EVACUAZIONE
Giulio Meotti per "Il Foglio"

Gli strike contro le installazioni atomiche iraniane sono su tutte le prime pagine dei giornali ebraici, ma in Israele c'è anche un lavorìo pratico, di massima allerta, per salvaguardare la popolazione civile. Le notizie che filtrano dall'intelligence sono laconiche ma pregnanti: non se ne parla di bombardare Teheran durante l'inverno, il clima non è buono. Intanto c'è una preoccupante frenesia di autodifesa, segno che il governo Netanyahu ha accelerato i piani da qualche settimana. Ieri, mentre l'esercito testava Jericho III, il missile che porta testate nucleari e che può colpire le centrali iraniane, la popolazione di Tel Aviv per la prima volta da molti anni è tornata a sentire le sirene. Hanno suonato alle 10.05 nel Gush Dan, che ospita un quarto di tutta la popolazione.

Ahmadinejad BOMBA ATOMICA

Un'esercitazione di massa "Nbc", pericolo nucleare, biologico e chimico. I tre incubi d'Israele. Si sa che la Siria ha agenti chimici patogeni, fra cui il "VX", il gas sarin che brucia la pelle e soffoca. Potrebbe anche averli dati a Hezbollah. Israele ha messo a punto sirene speciali per i missili che possono portare armi chimiche. Matan Vilnai, ministro per la Difesa interna, ha fatto sapere che in caso di guerra con Teheran "non ci sarà distinzione fra il fronte e le retrovie".

ESERCITAZIONE DOPO BOMBA NUCLEARE IN ISRAELE

Il pronostico è fosco: "Mille missili al giorno, per un mese, senza un attimo di respiro". Dopo la guerra del 2006, il paese è stato munito di oltre tremila sirene. Ieri Israele ha simulato la morte di 400 persone in un solo colpo a causa di missili a lunga gittata. Si teme per la centrale elettrica di Reading: se colpita, fermerebbe il paese. Ci sono teatri, come l'Habima, che sotto terra accoglieranno migliaia di persone.

ESERCITAZIONE DOPO BOMBA NUCLEARE IN ISRAELE

A Safed, località strategica in caso di attacco di Hezbollah, si costruisce il primo ospedale-bunker al mondo per bambini. Anche la Knesset, il Parlamento, ha sperimentato i rifugi. Il governo ha invece una "località segreta" nelle montagne della Giudea. Si è cominciato a discutere un piano di evacuazione per Ramat Gan, la vasta periferia di Tel Aviv su cui caddero i missili nel 1991. Si parla dello sgombero di decine di migliaia di persone verso il deserto del Negev, dove devono essere approntate ampie tendopoli.

ESERCITAZIONE DOPO BOMBA NUCLEARE IN ISRAELE

Fra le misure di difesa, Israele ha messo a punto un sistema della compagnia Ericsson che farà apparire su tutti i cellulari e cartelloni pubblicitari l'allarme "in tempo utile" per cercare un rifugio. Gli ospedali hanno già i piani per la disinfestazione e le grandi emergenze. Lo Yamam, la polizia antiterrorismo, si organizza velocemente in funzione dei nuovi scenari, come attentatori suicidi con "bombe sporche".

Le industrie più sofisticate, come la Bezec, la maggiore impresa di telefonia, assieme alle banche si stanno attrezzando con tecnologie di sostituzione in caso di collasso generale del paese. Si distribuiscono depliant dai titoli emblematici, come "spazio protetto", "equipaggiamenti necessari", "siringa", "centri di aiuto", "economia di emergenza" e "provviste". Ogni casa diventerà un fronte. Si dovranno sigillare con la plastica porte e finestre, verificare i telefonini, le radio, i computer.

ESERCITAZIONE DOPO BOMBA NUCLEARE IN ISRAELE

Il giornale Yedioth Ahronoth ha raccontato anche di un gigantesco rifugio antiatomico alle porte di Gerusalemme, sull'esempio di quelli costruiti negli Stati Uniti negli anni più cupi della Guerra fredda. Una cittadella sotterranea e fortificata, dove troveranno rifugio, se dovesse arrivare il fatidico momento, i politici e lo stato maggiore della Difesa per assicurare il governo del paese.

ESERCITAZIONE DOPO BOMBA NUCLEARE IN ISRAELE

"E' una cosa da film di Hollywood, ti muovi con sgomento, sapendo che è da questo posto che sarà governato il paese", ha raccontato al giornale una fonte governativa. Nel cuore della montagna vicino a Gerusalemme è stato scavato un tunnel lungo due chilometri, alto una decina di metri, che sfocia in un'enorme caverna. Il "day after" d'Israele è già iniziato.

Mahmoud Ahmadinejad VISITA LA CENTRALE NUCLEARE DI NATANZ

 


RITRATTO AL VELENO DI CIRINO POMICINO, DA DC ARRAFFONE A TRAGHETTATORE IN CONTO UDC

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Giancarlo Perna per "il Giornale"

Come certi ex campioni incapaci di ritirarsi, Paolo Cirino Pomicino vive ai margini del suo ambiente pur di starci. Ha settantadue anni, la stessa intelligenza di sempre e potrebbe fare qualsiasi cosa. Ma nessuno vuole qualcosa da lui. Così si accontenta di fare il consigliori nell'Udc e, per darsi tono,si proclama il Luciano Moggi della politica italiana.

LUCIA MAROTTA PAOLO CIRINO POMICINO

Come Lucky individuava il calciatore inquieto pronto a traslocare nella Juve per pochi spiccioli, Cirino adocchia gli scontenti del Pdl e li indirizza da Pierferdy Casini. Lui - dicono - è il regista della copiosa transumanza al centro dei delusi del berlusconismo. Ha già calamitato Ida D'Ippolito e Alessio Bonciani mentre altri ciompi sarebbero pronti al passo.

PAOLO CIRINO POMICINO

In arrivo, è dato addirittura il senatore Carlo Vizzini, ex segretario del Psdi nella Prima Repubblica e attuale presidente della Commissione Affari costituzionali. Insomma, un lavoro da roditore che, se andrà in porto, circonfonderà Paolino dello storico merito avere dato il colpo di grazia al Cav. Diventerà, e già in parte è, l'eroe di Espresso e Repubblica i cui attacchi lo travolsero negli anni ' 90 insieme al vecchio mondo democristiano.

ANTONIO MACCANICO E PAOLO CIRONO POMICINO far37 agnelli cirino pomicino

Cirino fu uno dei più pittoreschi personaggi del decennio tra '80 e '90. Colpiva la pelata alla Yul Brynner che ne fece il ministro più corteggiato dalle signore in sintonia col suo temperamento di simpatico lumacone. Stupiva la sua storia di neurochirurgo affermato a Napoli, la sua città, che si era dato alla politica. Era un dc nato: mani in pasta, accordi sottobanco, mercato dei voti, una mano lava l'altra. Nel napoletano dominavano Gava e De Mita, Paolino fu l'avversario di entrambi e capo della corrente andreottiana.

CASINI E CALTAGIRONE Cirino Pomicino

Divenne noto come presidente della commissione Bilancio della Camera. Il medico si improvvisò economista e le diagnosi piacquero ai poteri forti di cui Paolino fu lo sviolinato referente. Sapeva far fruttare i sì e i no, perfino le sapienti esitazioni. Se non gli piaceva un articolo, alzava la cornetta e annientava l'autore. Con me si fece vivo (l'avevo in simpatia) per un articolo, non mio, minacciando, come presidente di non so che fondo pubblico, di complicare i finanziamenti al settimanale per cui lavoravo.

Allora, primi anni '90, era ministro del Bilancio del VII governo Andreotti. In precedenza, era stato alla Funzione pubblica ( governo De Mita). Da quel seggio, firmò un aumento di stipendi nella Pa da disastrare le casse dello Stato. Zittì le polemiche dicendo: «È un'offa. Ora governeremo tranquilli». Erano i bei tempi in cui ci stampavamo il denaro in casa.

dc15 pomicino andreotti

Paolino faceva vita da nababbo. Aveva una villa sull'Appia antica, il non plus ultra a Roma. L'affitto costava al mese cinque milioni e mezzo del '90. Il suo vicino, Claudio Martelli, per analoga dimora, pagava il doppio ma a spese del Psi. Per le nozze della figlia, Cirino fece un ricevimento babilonese con cinquecento invitati, tra cui l'ex capo dello Stato, Cossiga, quello in carica, Scalfaro, il futuro, Ciampi. Fu un tormentone su tv e rotocalchi. A chi gli chiedeva dove attingesse cotanto burigozzo, rispondeva: «Vai a Napoli e guarda i tombini». Infatti, la quasi totalità reca il nome «Pomicino », quello di una fonderia. Intendeva dire che era ricco di famiglia, anche se poi la sua parentela col tombino non è stata accertata da nessuno.

mondadori 08 pomicino gasparri costa

Questa la ricchezza privata. Quella pubblica coincide con i finanziamenti alla sua corrente di cui era percettore. Secondo regola, erano fondi occulti. Tra i foraggiatori Caltagirone, suocero di Casini, suo leader odierno. Altri sovvenzionatori furono i Ferruzzi ( Raoul Gardini) e l'Eni. Quando Mani Pulite scoprì gli altarini, Pomicino fu impiccato dalle Procure e dal pm Di Pietro in particolare. Subì quaranta processi, finì in galera ma ebbe poi due sole condanne: un anno e otto mesi per tangenti Enimont, un patteggiamento a due mesi per fondi neri Eni.

santanche pomicino

Dato per spacciato in politica, si reinventò come politologo. Con lo pseudonimo Geronimo scrisse con successo sul Giornale e Libero . Riscattato dalla nuova veste, trovò rifugio e voti, salvo una fase mastelliana, dalle parti del Berlusca. È stato deputato nel 2006 col centrodestra (la Dc di Rotondi) e dal 2008 al 2010 ha avuto un incarico a Palazzo Chigi a fianco del Cav. Un anno fa, è trasmigrato al centro. Un tempo diceva del Berlusca: «È una grande energia solitaria che ha puntellato la nostra democrazia traballante ». Oggi dice: «Ha iniettato veleno nella politica italiana diventata una miserabile faccenda tra il re e i suoi sudditi».

iannuzzi09 previti baldassarre pomicino

Non è volgare ingratitudine, ma fissità mentale. Come Bersani, Paolino è del secolo scorso. L'Italia dei suoi sogni è quella da incubo: partiti dilaniati da correnti, senza leader e una marea di carrozzoni pubblici da dare in pasto alle clientele. Per anni ha cercato di convincere il Cav che quello è l'Eden. L'altro,pero, ha continuato a fissarlo con gli occhi tondi. Allora ha fatto fagotto e ora fa la posta agli scarti per realizzare con loro il progetto.

 

IL FLOP STILISTICO DELL'INDIGNATOD'S - PERCHE' DELLA VALLE SI PRESENTA IN TV AGGHINDATO IN MODO IMPROBABILE?

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1- CHI GLIELO FA FARE A UN PINGUE MILIARDARIO...
Da "Libero"

DELLA VALLE CON BRACCIALETTI TOD'SLE SCIARPE DI DIEGO DELLA VALLE

Poi un giorno qualcuno ci spiegherà chi glielo fa fare a un maturo e pingue miliardario di presentarsi agghindato in maniera improbabile (enorme foulard al collo, collezione di braccialetti al polso, Tods d'ordinanza ai piedi) in un'arena televisiva, fingere di essere un indignato e farsi prendere a male parole da un'indignata vera mentre piagnucola «la pensiamo uguale, la pensiamo uguale». Mah! Forse bisognerebbe chiederlo a Diego Della Valle.


2- IL FLOP DEL DIEGO-STYLE L'ARBITRO DI ELEGANZA HA PERSO IL FISCHIETTO - DA SANTORO CON BRACCIALETTI E SCIARPA DA VAMP
Valeria Braghieri per "il Giornale"

Lo sappiamo benissimo che quando ci sono in ballo i massimi sistemi (in questo caso la crisi globale, l'Italia che è ormai un esilio senza viaggio, l'incerto destino economico dei popoli) mettersi a usare come argomento una sciarpa troppo croccante è schifosamente puerile. Un po' come quando Alessandra Mussolini se la prende con le giacche di cattivo taglio di quella severissima preside di Angela Merkel che è vero, sono brutte, ma in fin dei conti la signora è pur sempre una che sta cercando di mettere in riga l'Europa e usarle contro la sartoria è colpevolmente perdente.

Della Valle con bella sciarpaLE SCIARPE DI DIEGO DELLA VALLE

Poi però, giovedì sera, vedendo Diego Della Valle ospite a Servizio Pubblico di Michele Santoro, ci è venuta voglia di fregarcene dei piani di valore e di fregarcene anche di sentirci schifosamente puerili.

Il look di Della Valle nello studio nuovo di zecca dell'epurato di lusso, intento a farsi ribattezzare dallo stesso epurato «lo sfasciatore » per quel suo delizioso vezzo (condiviso con il sindaco di Napoli Luigi De Magistris) di ambire a far fuori «la casta», di volersi mettere dalla parte di noi italiani che di parte non ne abbiamo una, ci ha praticamente ipnotizzati: non riuscivamo a staccare gli occhi dal collo ipertrofico di quella camicia rosa né da tutto il resto.

Perché quello dell'altra sera era il solito look di Della Valle ma molto più del solito. E colpisce sempre notare come un uomo che addirittura orienta il gusto altrui, riesca a sentirsi così spavaldamente dispensato dagli obblighi verso lo stile.

DELLA VALLE DA SANTORO

Siamo talmente adoranti e ingordi di ciò che Della Valle produce con i suoi marchi (da Tod's a Fay passando per Hogan e Car Shoe...) che ogni volta che ci capita di osservare come si veste lui gli concediamo, solo per una manciata di secondi però, il beneficio del dubbio: siamo noi a non capire e lui sa qualcosa che certamente ci sfugge?

LE SCIARPE DI DIEGO DELLA VALLE

Perché anche se secondo qualcuno emana una radiosa antipatia ed è scomodo e a tratti perfino incoerente per quel suo ammiccare agli operai e poi stare seduto sui poteri forti come una Venere sulla mezza conchiglia, siamo onesti: uno che ha iniziato a fare le scarpe con i pallini ed è diventato Della Valle è uno che merita (anche) tutta la nostra stima.

Ha ragione il suo naso, a covare quelle narici superbe, non possiamo dar torto a quelle sopracciglia che si increspano assieme agli umori: ha un sacco di motivi Della Valle, per essere immodesto e portarsi in giro come accidenti gli pare.

Che e Castro MONTEZEMOLO E DELLA VALLE

Però fatichiamo lo stesso a comprendere questa sua sublime ostinazione a voler sottolineare, a colpi di accessori, le uniche cose di cui scarseggia per natura che sarebbero poi le giunture. Non ha esattamente un collino «alla Modigliani » e quel poco che ha provvede a farlo sparire dentro sciarpe chilometriche e dentro a certi colli di camicia che perfino i Vanzina vorrebbero cancellare dalle loro pellicole anni Ottanta.

Della Valle

Ha le braccia un po' «frettolose » e le cinge di un numero impressionante di braccialetti e braccialettini, ottenendo il dubbio risultato (per noi profani) di far emergere dai polsi solo un pezzettino di pelle. Ha le gambe che hanno spesso gli uomini di sostanza: un po' corte per mantenere meglio il baricentro a terra, ben piantate dentro alle cose concrete (come appunto spiegava da Santoro) e tende sempre a evidenziare il fatto che finiscono subito indossando certe voluminosissime scarpe dai lacci chiari.

LE SCIARPE DI DIEGO DELLA VALLE

E poi quei capelli lunghi che bussano alle spalle perché ha i pensieri giovani oppure perché vive già nel ricordo di sé. E quei jeans da sera (perché spesso abbinati alla giacca) che ormai condivide solo con Gino Paoli...

Giovedì ci è venuto perfino il sospetto che forse, nei rapporti con se stesso, Della Valle ecceda sempre in ironia. Ma chi lo conosce ci ha sconsigliato di concedergli (anche) questo beneficio del dubbio.

 

PAOLA MERLONI E DIEGO DELLA VALLE della valle colosseo sport calcio italiano fiorentina diego della valle palleggi Duran Duran a Milano Diego Della Valle e Nick Rhodes Vanity Fair

BOTTA E RISPOSTA GORI-TRAVAGLIO: NON SONO UN BERLUSCHINO, NÉ LO SPIN DOCTOR DI RENZI

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1- "CARO TRAVAGLIO, LA MIA VITA È TUTTA UN'ALTRA COSA"
Lettera di Giorgio Gori a "il Fatto Quotidiano"

GIORGIO GORI DURANTE IL 'BIG BANG' DI RENZI

Caro Direttore, nel suo odierno editoriale sul Fatto Quotidiano ("Renzinvest") Marco Travaglio mette in fila una corposa serie di inesattezze sul mio conto:

1) non è vero che io sia stato il "regista della Leopolda", e tanto meno l'estensore delle Cento idee. All'evento ho portato il mio contributo come decine di altre persone, tra l'altro non occupandomi minimamente degli aspetti di "messa in scena". Quanto alle Cento idee, sono state raccolte prima e durante la manifestazione, e il mio pc è solo servito ad assemblare fisicamente il documento messo in rete. Ho scritto solo le due proposte sulla Rai.

MATTEO RENZI E GIORGIO GORI

2) è assai discutibile che io possa essere definito un "berluschino", tanto per le mie idee, quanto per aver lasciato Mediaset più di dieci anni fa.

mrg02 giorgio gori roberto zaccaria paolo ruffini

A meno che Travaglio usando lo stesso metro, non sia pronto a definire "berluschino" anche Enrico Mentana, che ci ha lavorato ben più a lungo di me, o Antonio Ricci e Davide Parenti (che ancora ci lavorano), e financo Santoro, la Bignardi e Luttazzi, per il solo fatto di aver lavorato per qualche stagione sulle reti del Cavaliere. Me ne sono andato e non mi sono state date possibilità di collaborazione nei successivi anni di Magnolia (fanno eccezione la produzione Camera Cafè e un paio di fiction), a parere di molti proprio perché non particolarmente gradito alla casa.

tvsc05 parodi cristina giorgio gori

3) è falso che io abbia mai bazzicato gruppi di destra. Al liceo ho militato in un gruppo studentesco di ispirazione laica e riformista, "Azione e Libertà", che si riuniva nella sede del Partito repubblicano (Travaglio definirebbe Ugo La Malfa "esponente di un movimento di destra"?).

4) è falso che io sia stato "adocchiato da Craxi", che per questo sia diventato craxiano o che questo mi abbia procurato dei vantaggi nel Gruppo Fininvest. Non ho mai conosciuto Craxi ed è invece vero che l'ho votato, in alcune libere elezioni. In ogni caso negli Ottanta al Gruppo Fininvest si veniva assunti e si faceva carriera non per appartenenza politica ma per capacità.

BERLUSCONI MENTANA OCCHETTO

5) non è vero che la campagna "Vietato Vietare" fosse "roba mia": non ne ebbi infatti alcuna paternità né merito.

6) è totalmente falso che Canale 5, che allora dirigevo, sia stata "la portaerei che nel '94 lanciò Forza Italia". È vero il contrario (come possono provare i palinsesti di quel periodo) e fu anzi proprio a causa della mia indisponibiltà nel mettere "a disposizione" la rete - accompagnata dalle analoghe e più autorevoli posizioni di Mentana e Costanzo - che mi scontrai in quei mesi con Berlusconi e sostanzialmente interruppi con lui i rapporti. La mia posizione, contraria a un uso politico della televisione, è chiaramente rappresentata in una mia ampia intervista sul Corriere della Sera del '94.

7) è vero che fui in prima linea nella campagna contro i referendum che nel '95 avrebbero strozzato Mediaset, ed è una scelta che rivendico, nella costante convinzione che il pluralismo si ottenga aprendo i mercati e non uccidendo le aziende.

8) è falso che qualunque rete da me diretta, finché sono stato a Mediaset, sia mai lontanamente stata "il braccio armato di un partito". Anche qui, basta chiedere a Mentana che c'era. E poi credo che parlino i fatti, o meglio i titoli dei programmi trasmessi o varati in quegli anni: da Striscia la Notizia a Le Iene, da Mai dire Gol a Zelig, da Target a Moby Dick.

lttzzi11 santoro luttazzi

9) e veniamo ai giorni nostri: è falso che a Firenze, sul palco della Leopolda, non si sia parlato di giustizia e di mafia. Sul palco tra gli altri sono infatti saliti Aldo Pecora (il fondatore di "Ammazzateci tutti"), Maurizio Artale (Centro Padre Puglisi), Valentina Fiore (Cooperativa Placido Rizzotto), Giovanni Pagano (Centro Pio La Torre) e il successore di Angelo Vassallo, il sindaco di Pollica ucciso dalla camorra. Io ho parlato di televisione e, come è stato riportato, ho proposto un sistema di governance che tenga finalmente i partiti fuori dalla gestione della televisione pubblica.

MARCO TRAVAGLIO

È vero che mi sono concentrato sulla Rai (proprio perché tv pubblica) ma sono certo che tra le cose che ho detto alla Leopolda ce n'è una che a Cologno Monzese non sarà sfuggita. Ho proposto, da subito, avendo la Rai ben 15 canali, di dividere nettamente le attività e i canali destinati al servizio pubblico (niente cose minoritarie), da finanziarsi solo con il canone, dai canali commerciali, da sostenere esclusivamente attraverso la raccolta pubblicitaria, ai medesimi indici di affollamento dei canali privati - per poi avviarli a privatizzazione. Ha in mente Travaglio quale sarebbe l'effetto ai fini di una vera concorrenza alle reti Mediaset?

È quanto. Io capisco che Matteo Renzi possa stare antipatico, e a maggior ragione lo posso risultare io, soprattutto da quando ho manifestato il mio sostegno al sindaco di Firenze. Ma questo non autorizza nessuno, neanche un giornalista che stimo come Marco Travaglio, a manipolare la mia biografia.


2- "CARO GORI, SEI STATO AL CENTRO DELL'ASCESA DI B."
Marco Travaglio risponde su "il Fatto Quotidiano"

MARCO TRAVAGLIO MICHELE SANTORO


Ringrazio Giorgio Gori per i toni civili della sua replica, ma soprattutto per i contenuti, densi di notizie succulente.

1) Il file delle "100 idee" di Renzi è uscito dal computer di Gori, che ha addirittura lasciato la presidenza di Magnolia per seguire Renzi, ma Gori non conta: è solo uno dei tanti.

2) Gori ha diretto tutte e tre le tv di Berlusconi, poi Canale5, poi Italia1, poi di nuovo Canale5 fino al 2001, dunque il periodo precedente, cioè i primi sette anni di carriera politica di B. spalleggiato smaccatamente dalle sue tre reti, non contano ("qualche stagione"). Caduti in prescrizione?

mediaset

3) Gori considera la stessa cosa dirigere una e/o tre reti di B. presidente del Consiglio o capo dell'opposizione, come ha fatto lui, e fare un programma per le stesse reti di B., come fanno Ricci e Parenti e come hanno fatto Mentana, Santoro, Bignardi e Luttazzi. Io invece pensavo ingenuamente che chi fa un programma fosse responsabile solo del suo programma, mentre chi dirige una o tre reti fosse responsabile di tutto quel che mandano in onda quelle reti, compresi Sgarbi Quotidiani, Studio Aperto, altri telemanganelli e campagne "Vietato vietare" (capitanate peraltro dal piduista Costanzo, che Gori cita come fosse Che Guevara).

4) Da quando ha lasciato Mediaset, nel 2001, Gori non ha più potuto collaborare con Mediaset "perché non particolarmente gradito alla casa", a parte "la produzione Camera Cafè e un paio di fiction", cioè ha continuato a collaborare con Mediaset: perché particolarmente gradito alla casa?

CRAXI BETTINO

5) Gori, studente al liceo Sarpi di Bergamo, era su posizioni conservatrici con la lista Azione e Libertà, collocata fra Pli e Pri, e naturalmente ciò va a suo onore. Se lui vede in una nota di cronaca una terribile critica, non so che farci.

6) Gori non ha mai conosciuto Craxi. E chi ha scritto il contrario? Quando si spostò su posizioni craxiane, Gori andò a lavorare a TeleBergamo e poi confluì nel gruppo Fininvest, dove il padrone era craxiano e tutti i direttori di tg socialisti. Evidentemente dirigeva una tv craxiana sebbene fosse craxiano. E, sebbene Craxi vi fosse di casa, non gli capitò mai di incrociarlo. Pura sfortuna.

GIORGIO GORI AL BIG BANG DI RENZI

7) Nel '94 Gori, direttore di Canale5, era "contrario all'uso politico della tv": purtroppo le star della sua tv fecero campagna elettorale per Forza Italia, ma delle due l'una: o lui era molto distratto e non se ne accorgeva, oppure per sette anni fece dei cazziatoni tremendi a chi trasformava Canale5 nell'house organ di Forza Italia, ma nessuno se lo filò.

8) Nel '94 Gori "interruppe i rapporti con B.", tranne il 28 del mese, quando ritirava lo stipendio. Nel '95 però rivendica di essere stato "in prima linea nella campagna contro i referendum che avrebbero strozzato" e addirittura "ucciso Mediaset". Chi invece pensava che quei referendum fossero finalizzati al rispetto della sentenza della Corte costituzionale del '94 che imponeva a Fininvest di ridurre il numero di reti in base a un principio antitrust vigente in tutte le democrazie occidentali, si vergogni e arrossisca. Chissà che ne pensa Renzi, in proposito.

MATTEO RENZI

9) Sono felice che alla Leopolda qualcuno abbia parlato anche di mafia (io peraltro mi riferivo al fatto che non ne han parlato i personaggi più rappresentativi della convention renziana). Mi auguro che abbiano parlato anche di Dell'Utri, numero tre del gruppo di cui Gori ha fatto parte per 16 anni combattendolo dall'interno, e soprattutto in silenzio. O forse a sua (e nostra) insaputa.

 

IL CINEMA DEI GIUSTI - CHIUSO IL FESTIVAL, CI SAREBBERO VOLUTI “I SOLITI IDIOTI”

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Marco Giusti per Dagospia

I SOLITI IDIOTI IL FILM MARCO GIUSTI INCAPPELLATO

Ultimo giorno del Festival di Roma. "Dai, cazzo!". In una sola serata ha già fatto 900.000 euro, entro domenica sera l'incasso previsto è di oltre 3 milioni di euro. In un'Italia sommersa dalla pioggia e dalla merda di un governo in agonia che non se ne vuole andare, i pischelli italiani sono tutti al cinema a vedere "I soliti idioti".

Alla faccia di Berlusconi, di Santoro e Della Valle, di Renzi e Giorgio Gori, di una tv (Rai+Mediaset) completamente svuotata, di Concita che non ci ha capito 'na mazza (ma dicono che ci vuole tornare...), di Natalia Aspesi che ha scoperto Cattelan, di Pupi Avati che ancora si domanda perché non lo amiamo (chiedilo a La Russa e a Galan) e, soprattutto, alla faccia di Piera De Tassis che lo ha rifiutato nel suo festival non capendo che per Roma l'unica strada che porta alla vittoria è quella compresa tra il porchettaro e il cinema popolare. Sarebbe stato meglio buttar via Avati e prendersi "I soliti idioti".

GIANNI ALEMANNO PUPI AVATI GIANCARLO GALAN

Non solo perché è un film più interessante e riuscito (ma chi se lo andrà a vedere "Il cuore grande delle donne"?), ma soprattutto perché il cinema medio alla Avati o alla Cristina Comencini o alla Roberto Faenza non esiste più, mentre, con tutti i suoi limiti, "I soliti idioti", piccolissimo cinema nato da YouTube è qualcosa di fresco e vitale che avrebbe ringiovanito il Festival. Detto questo, devo purtroppo ammettere che ieri sera, arrivato al cinema Adriano per l'ultimo spettacolo del Tin Tin di Steven Spielberg, presentato in anteprima proprio a Roma, non solo ho trovato la sala vuota, ma che mi sono addormentato dopo mezzora.

"TINTIN" DI SPIELBERG

Con tutti i suoi soldi e la sua incredibile tecnica, il faccione freddo ricostruito in digitale di Tin Tin non trasmetteva nessuna vitalità, mentre quello di gomma di "Dai cazzo!" Ruggero metteva allegria. Non parliamo poi del 3D di Totò in "Il più comico spettacolo del mondo", molto più inventivo di quello del film di Spielberg, per non parlare di quello, totalmente inutile, di Wim Wenders per "Pina 3D". Ora, tutti avrebbero programmato Tin Tin in un festival, anche se usciva nelle nostre sale il giorno dopo, e anche quel polpettone indigesto del film di Wenders.

I SOLITI IDIOTI LOCANDINA

E, comunque, la Detassis ha fatto un buon festival, ha riempito le sale di un pubblico romano e popolare che si è divertito, ha avuto la fortuna di un tempo meraviglioso (non è mai piovuto...), non ha avuto dei capolavori in concorso, ma erano tutti film dignitosi. La giuria (ma perché c'era Roberto Bolle?) ha premiato film di buon livello come l'argentino "Un cuento chino" di Sebastian Borensztein e il franco-canadese "Voyez comme ils dansent" di Claude Miller, che certo non possono competere con i Polanski o Sokurov visti a Venezia.

VALERIA GOLINO LA KRYPTONITE NELLA BORSA

Ma le due opere prime italiane, "La kryptonite nella borsa" di Ivan Cotroneo e "Il paese delle spose infelici" di Pippo Mezzapesa, erano davvero buone sorprese. I documentari di Extra sono stati molto apprezzati ("Project Nim" verrà distribuito dalla Sacher di Moretti), i film del Focus inglese (Terence Davies, Paddy Considine), purtroppo difficilmente vedibili passando una volta sola, erano notevoli. Quello che manca al Festival, e in gran parte mancava anche gli anni scorsi, è proprio un po' di coraggio nelle scelte, soprattutto nel concorso, e un po' di vitalità nelle sezioni parallele.

francesco scianna l industriale di giuliano montaldo

Ovvio che il Festival è stritolato da Cannes e Venezia, ovvio che deve andare a recuperare tra il già visto al Sundance e Toronto, ovvio anche che è obbligato a presentare film un po' istituzionali come "L'industriale" di Giuliano Montaldo, che era anche più interessante del previsto, ma qualche invenzione se la potrebbe permettere. Nel ripescaggio dal passato, come ha dimostrato con il "Totò 3D" ricostruito da De Laurentiis o con il commovente documentario su Lilia Silvi ("In arte Lilia Silvi") di Mimmo Verdesca, nella stravaganza calcistica, vedi il documentario su Di Bartolomei, nell'ormai fondamentale rapporto fra arte e cinema.

GIANCARLO GALAN PIERA DETASSIS

Non potendo puntare sullo snobismo cinefilo, sull'estremismo di genere, campi già occupati dalla Venezia di Muller e mai battuti da Roma, che almeno ci tolga qualche ovvietà e punti con maggiore decisione al cinema popolare. Anche perché è un festival popolare e cittadino, dove i romani fanno chiacchiere al bar e il critico più straniero, Mereghetti a parte, viene da Roma nord, e non per ricchi e per giornalisti come Venezia, dove una camera costa 300 euro a notte.

LUC E VIRGINIE BESSON

Per questo potevamo fare a meno di "The Lady" di Luc Besson (apertura un po' loffia) e del film Pupi Avati (almeno animato dai fischi di Claudio Amendola a La Russa e dalla performance di Isabelle Adriani). Ma non dovevamo privarci di "I soliti idioti".

 

 

I SOLITI IDIOTI

I SOLITI IDIOTI, RIFIUTATI ALLA FESTA DI ROMA, SBANCANO IL BOTTEGHINO - 900MILA EURO LA PRIMA SERA, 3 ML NEL WEEKEND

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Marco Giusti per Dagospia

I SOLITI IDIOTI LOCANDINA

Ultimo giorno del Festival di Roma. "Dai, cazzo!". In una sola serata ha già fatto 900.000 euro, entro domenica sera l'incasso previsto è di oltre 3 milioni di euro. In un'Italia sommersa dalla pioggia e dalla merda di un governo in agonia che non se ne vuole andare, i pischelli italiani sono tutti al cinema a vedere "I soliti idioti".

I SOLITI IDIOTI

Alla faccia di Berlusconi, di Santoro e Della Valle, di Renzi e Giorgio Gori, di una tv (Rai+Mediaset) completamente svuotata, di Concita che non ci ha capito 'na mazza (ma dicono che ci vuole tornare...), di Natalia Aspesi che ha scoperto Cattelan, di Pupi Avati che ancora si domanda perché non lo amiamo (chiedilo a La Russa e a Galan) e, soprattutto, alla faccia di Piera De Tassis che lo ha rifiutato nel suo festival non capendo che per Roma l'unica strada che porta alla vittoria è quella compresa tra il porchettaro e il cinema popolare. Sarebbe stato meglio buttar via Avati e prendersi "I soliti idioti".

I SOLITI IDIOTI

Non solo perché è un film più interessante e riuscito (ma chi se lo andrà a vedere "Il cuore grande delle donne"?), ma soprattutto perché il cinema medio alla Avati o alla Cristina Comencini o alla Roberto Faenza non esiste più, mentre, con tutti i suoi limiti, "I soliti idioti", piccolissimo cinema nato da YouTube è qualcosa di fresco e vitale che avrebbe ringiovanito il Festival. Detto questo, devo purtroppo ammettere che ieri sera, arrivato al cinema Adriano per l'ultimo spettacolo del Tin Tin di Steven Spielberg, presentato in anteprima proprio a Roma, non solo ho trovato la sala vuota, ma che mi sono addormentato dopo mezzora.

GIANCARLO GALAN PIERA DETASSIS

Con tutti i suoi soldi e la sua incredibile tecnica, il faccione freddo ricostruito in digitale di Tin Tin non trasmetteva nessuna vitalità, mentre quello di gomma di "Dai cazzo!" Ruggero metteva allegria. Non parliamo poi del 3D di Totò in "Il più comico spettacolo del mondo", molto più inventivo di quello del film di Spielberg, per non parlare di quello, totalmente inutile, di Wim Wenders per "Pina 3D". Ora, tutti avrebbero programmato Tin Tin in un festival, anche se usciva nelle nostre sale il giorno dopo, e anche quel polpettone indigesto del film di Wenders.

GIANNI ALEMANNO PUPI AVATI GIANCARLO GALAN

E, comunque, la Detassis ha fatto un buon festival, ha riempito le sale di un pubblico romano e popolare che si è divertito, ha avuto la fortuna di un tempo meraviglioso (non è mai piovuto...), non ha avuto dei capolavori in concorso, ma erano tutti film dignitosi. La giuria (ma perché c'era Roberto Bolle?) ha premiato film di buon livello come l'argentino "Un cuento chino" di Sebastian Borensztein e il franco-canadese "Voyez comme ils dansent" di Claude Miller, che certo non possono competere con i Polanski o Sokurov visti a Venezia.

VALERIA GOLINO LA KRYPTONITE NELLA BORSA

Ma le due opere prime italiane, "La kryptonite nella borsa" di Ivan Cotroneo e "Il paese delle spose infelici" di Pippo Mezzapesa, erano davvero buone sorprese. I documentari di Extra sono stati molto apprezzati ("Project Nim" verrà distribuito dalla Sacher di Moretti), i film del Focus inglese (Terence Davies, Paddy Considine), purtroppo difficilmente vedibili passando una volta sola, erano notevoli. Quello che manca al Festival, e in gran parte mancava anche gli anni scorsi, è proprio un po' di coraggio nelle scelte, soprattutto nel concorso, e un po' di vitalità nelle sezioni parallele.

"TINTIN" DI SPIELBERG

Ovvio che il Festival è stritolato da Cannes e Venezia, ovvio che deve andare a recuperare tra il già visto al Sundance e Toronto, ovvio anche che è obbligato a presentare film un po' istituzionali come "L'industriale" di Giuliano Montaldo, che era anche più interessante del previsto, ma qualche invenzione se la potrebbe permettere. Nel ripescaggio dal passato, come ha dimostrato con il "Totò 3D" ricostruito da De Laurentiis o con il commovente documentario su Lilia Silvi ("In arte Lilia Silvi") di Mimmo Verdesca, nella stravaganza calcistica, vedi il documentario su Di Bartolomei, nell'ormai fondamentale rapporto fra arte e cinema.

I SOLITI IDIOTI CAROLINA CRESCENTINI E PIERFRANCESCO FAVINO NE L INDUSTRIALE DI MONTALDO

Non potendo puntare sullo snobismo cinefilo, sull'estremismo di genere, campi già occupati dalla Venezia di Muller e mai battuti da Roma, che almeno ci tolga qualche ovvietà e punti con maggiore decisione al cinema popolare. Anche perché è un festival popolare e cittadino, dove i romani fanno chiacchiere al bar e il critico più straniero, Mereghetti a parte, viene da Roma nord, e non per ricchi e per giornalisti come Venezia, dove una camera costa 300 euro a notte.

LUC E VIRGINIE BESSON

Per questo potevamo fare a meno di "The Lady" di Luc Besson (apertura un po' loffia) e del film Pupi Avati (almeno animato dai fischi di Claudio Amendola a La Russa e dalla performance di Isabelle Adriani). Ma non dovevamo privarci di "I soliti idioti".

I SOLITI IDIOTI

 

 

MANIFESTAZIONE PD, IL SOLITO MANTRA: VIA IL BANANA - LUI RISPONDE “COL PIFFERO”, FORMIGONI LO “LICENZIA” DA FAZIO

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1 - RENZI CONTESTATO
http://video.repubblica.it/edizione/roma/renzi-contestato-vai-ad-arcore/80043?video=&ref=HRER1-1

MANIFESTAZIONE PD A SAN GIOVANNI


2 - MANIFESTAZIONE PD A SAN GIOVANNI
Da "Corriere.it"

Migliaia di persone in piazza San Giovanni il sit-in organizzato dal Partito democratico. «Piazza gremita. E' un successo» rivendicano gli organizzatori. L'incognita maltempo non ha dissuaso giovani ed anziani, ma anche bambini, molti di loro hanno in mano la bandiera «tricolore» del Partito Democratico. Sopra la basilica di San Giovanni in Laterano volano palloni bianchi, rossi e verdi. Il tricolore è la cifra dominante di una giornata in cui il Pd chiede «per un grande paese un futuro migliore».

MANIFESTAZIONE PD A SAN GIOVANNI

Dopo l'intervento di Laura Boldrini dell'Alto commissariato Onu per i rifugiati, sul palco i Marlen Kunz e poi Roberto Vecchioni. «Questa è una festa del cacciar via. Non c'è uno strato della società che non gli chieda di andare via». Quindi il saluto del futuro sfidante di Sarkozy, Hollande, che chiede il ritorno di governi socialdemocratici in Italia, Francia e Germania. Il leader della Spd tedesca Sigmar Gabriel interviene sul palco, che auspica in tutta l'Europa una politica a favore dei giovani.

MANIFESTAZIONE PD A SAN GIOVANNI

«Tassare gli speculatori finanziari ... La disoccupazione giovanile uno dei più grandi scandali in Europa. Lavoriamo insieme per un'Europa giusta». Quindi tocca al segretario Pier Luigi Bersani , introdotto dall'Inno alla gioia e da un collettivo Inno di Mameli, che rilancia l'idea un governo di ricostruzione e di un patto tra progressisti e moderati. «Se diciamo ricostruzione, allora diciamo alleanza dei progressisti e dei moderati, diciamo patto di governo per una legislatura di ricostruzione, per sostenere la riscossa del Paese, per sconfiggere il rischio che viene dalla peggiore destra d'Europa».

MANIFESTAZIONE PD A SAN GIOVANNI

BERSANI - Bersani parte ricordando i cittadini della Liguria e della Toscana e le violenze di San Giovanni del 15 ottobre. «Riporteremo l'Italia alla sua dignità, al suo buon nome, alla tradizione europeista di Spinelli ed i Prodi. Tute noi forme progressiste rilanceremo il sogno di un'Europa aperta al futuro. La malattia è l'Europa azzoppata dalle destre della Merkel e di Sarkozy. Berlusconi sui è ritagliato un posto solo nelle vignette di satira. La destra ha messo in ginocchio l'Europa a partire da come hanno gestito il problema della Grecia. Tocca ai democratici, ai socialisti, ai liberali veri rifare l'Europa, non possiamo fallire».

MANIFESTAZIONE PD A SAN GIOVANNI

Il segretario Pd chiede le dimissioni di Berlusconi. «Se l'Italia si trova nel versante più esposto della crisi è «per la politica di un Governo incapace e sconsiderato». Pier Luigi Bersani difende così il Pd rivendicando «di aver avanzato proposte su ogni decreto e di aver detto ogni santo giorno che Berlusconi doveva andarsene perchè ci ha condotto al disastro».

«Sappiamo bene che questi giorni ci richiamano a una emergenza drammatica. Lo abbiamo detto agli italiani e lo abbiamo detto al Presidente della Repubblica che ringrazio qui per il Suo impegno straordinario: noi non cerchiamo ribaltoni o soluzioni di piccolo cabotaggio parlamentare. Se c'è discontinuità, se c'è cambiamento, se c'è una credibilità internazionale e interna da parte di un nuovo Governo, noi siamo pronti assieme a tutte le opposizioni a prenderci le nostre responsabilità, a dare un contributo di equità e di efficacia a misure che a questo punto debbono essere vere e proprie misure di salvezza nazionale. Ma tutto questo, se si determinasse, sarebbe un passaggio di transizione, l'avvicinamento ad un ciclo più radicale e impegnativo di cambiamento che potrà avvenire solo con il concorso attivo e l'assunzione di responsabilità e condivisione dei cittadini elettori», precisa Bersani dal palco di piazza San Giovanni.

MANIFESTAZIONE PD A SAN GIOVANNI

«Sia chiaro comunque che anche un eventuale governo di transizione non potrebbe che muoversi nel senso di un nuovo patto sociale. Questo grande obiettivo, questa bussola sarà il lavoro per la nuova generazione. Nessuno sarà abbandonato, nessuna scelta sarà dimenticata ma il lavoro dei giovani sarà la bussola. Perché se l'Italia vuole avere un futuro deve mettere al lavoro la nuova generazione».

MANIFESTAZIONE PD A SAN GIOVANNI

Sulle alleanze, Bersani rilancia la sua posizione. «Se diciamo ricostruzione, allora diciamo alleanza dei progressisti e dei moderati, diciamo patto di governo per una legislatura di ricostruzione, per sostenere la riscossa del Paese, per sconfiggere il rischio che viene dalla peggiore destra d'Europa. È inutile immaginare una destra diversa, la destra italiana è quella e non può essere che quella. Questa dunque è e resta la nostra proposta: alleanza dei progressisti e dei moderati per una legislatura di ricostruzione. Unità per la ricostruzione. Sappiamo che questa proposta è una sfida per tutti», sottolinea il segretario del Pd.

ALLUVIONE - Durante la manifestazione si raccolgono fondi per le aree alluvionate e la prima a parlare dal palco è stata proprio un assessore all'Ambiente delle Cinque terre, Alessandra Rossi di Calice al Cornoviglio (La Spezia). «Il nubifragio che ha devastato e messo in ginocchio Genova non può che alimentare la disperazione. Abbiamo voluto comunque essere qui con voi -spiega Rossi- per la nostra Liguria e per lanciare un messaggio forte e chiaro: ricostruzione in nome del popolo italiano».

MANIFESTAZIONE PD A SAN GIOVANNI

CONTESTATO RENZI - «Sei un populista, vai ad Arcore sei come Berlusconi». Una selva di fischi. Ma anche molti applausi. Così viene accolto l'arrivo di Matteo Renzi. Il sindaco di Firenze, arrivato in macchina in piazza, si è fermato a parlare con i contestatori e anche con i suoi supporter. Ha afferrato una bandiera del Pd, promettendo di portarla sul palco, verso il quale si è poi diretto accompagnato da diversi applausi e altrettanti fischi. «Sei come Berlusconi- gli dice in faccia una persona- tu devi stare dall'altra parte». E un altro manifestante: «Dì una parola di sinistra». Il sindaco di Firenze prova a spiegare: «Ma io voglio solo discutere...».

MANIFESTAZIONE PD A SAN GIOVANNI

«Non è il momento, ora dobbiamo stare uniti», gli dice un militante mentre gli stringe la mano. Dalle seconde file continuano ad arrivare fischi e applausi. «Io non sono il Berlusconi di sinistra- risponde Renzi ai cronisti- l'ho già dimostrato con quello che ho fatto. L'accusa di connivenza con il nemico è imbarazzante - ha detto il sindaco di Firenze - significa non avere argomenti. Io non parlo mai di Berlusconi come elemento costitutivo della mia politica, Berlusconi appartiene al passato».

Dunque, ha insistito Renzi, «chi continua a vivere di antiberlusconismo deve rendersi conto che nelle prossime ore Berlusconi andrà in pensione e con lui gli anti Berlusconi». Ma la contestazione gli è dispiaciuta, dice. «Mi ha fatto male, ma non accetto che mi si dica 'vattene'. Bisogna vivere con serenità che ci siano opinioni diverse. Io non me ne andrò come accaduto da tanti negli scorsi anni. Io ritengo il Pd casa mia, come ovvio che sia. Questo è il luogo naturale dove io vengo oggi. Se si manda a casa chi la pensa diversamente non si vince mai, perchè non si hanno voti nuovi».

bersani casini

Il leader dei rottamatori ha poi incontrato nel dietro palco il segretario Bersani. Più tardi ha lasciato piazza San Giovanni, a pochi minuti dall'inizio del discorso del leader dei democratici. Renzi ha spiegato via Twitter il perché di quella partenza improvvisa: « Come sanno tutti in città ho una cerimonia a Firenze nell'anniversario di Giorgio La Pira. Sono il sindaco. Per noi è una cosa importante...»

RENZI-BERSANI

D'ALEMA - Ma certo un caso Renzi nel Pd c'è. Da Massimo D'alema un giudizio secco: «Renzi è un fenomeno mediatico costruito dalla stampa. Non ho mai polemizzato con Renzi e non intendo farlo adesso -ha spiegato il presidente del Copasir- Il suo è un contributo. Comunque, è sindaco di Firenze e come tale va valutato».

IL SIT IN SU TWITTER - Molto seguita dal popolo di Twitter il sit in (hashtag #occupypd e #cinque11). Pippo Civati manda un «appello ai colleghi e ai #bigdelpd: la manifestazione è davanti al palco non dietro». C'è chi rilancia i versi di Vecchioni: «Perché questa notte dovrà pur finire», chi fa dell'ironia «Almeno Veltroni avrebbe portato Bono Vox». «Contestato Renzi, non azzardarti a farci vincere». Lo stesso segretario Bersani fa rilanciare frasi del suo discorso dal suo account pbersani. La frase più discussa è «la finanza sta all'economia come la comunicazione alla politica».

MASSIMO DALEMA

PAROLE CHIAVE - La grande manifestazione del Pd riporta il popolo democratico, unito, nella grande piazza romana di San Giovanni, teatro solo poche settimane fa di scontri violenti con le forze dell'ordine. «Fiducia e Ricostruzione» sono le parole chiave dell'intervento del segretario Bersani. Fiducia nell'Italia e la speranza che il paese con un cambiamento possa uscire dalla crisi. Ricostruzione, perchè «un grande Paese merita un futuro migliore» come recita lo slogan della manifestazione, dove sventolano, numerose, le bandiere tricolori.

IN PIAZZA ANCHE IDV - Con il Pd in piazza l'Idv e il suo leader Antonio Di Pietro «Siamo qui per dire ai cittadini che c'è una classe politica in grado di interpretare i loro bisogni senza fare macelleria sociale». C'è anche una delegazione di Sel che guarda alla manifestazione «con grande simpatia» e la considera «un pezzo importante della costruzione di un cantiere comune del centrosinistra. Non c'è però Nichi Vendola impegnato in Puglia ad accogliere il Capo dello Stato.

ANTONIO DI PIETRO

MUSICA - La manifestazione è anche una grande festa di musica grazie al contributo di artisti come Marlene Kuntz e Roberto Vecchioni (che ha invitato tutti a indossare «qualcosa di arancione anche solo un nastrino» giovedì prossimo per dire al premier che deve andarsene «perché non ne possiamo più») , l'ensemble multietnico Med Free Orkestra e Ziggy. Quando sono partite le note di Bella Ciao tutta la piazza ha intonato lo storico inno partigiano.

IN TRENO E IN PULLMAN -I manifestanti sono arrivati con treni e pullman e fin dalle prime ore di sabato ed è già al lavoro, in questura, il Centro per la gestione della sicurezza dell'evento: si stanno monitorando gli arrivi assieme alla Polfer, alla polizia stradale e a quella municipale. I treni straordinari che erano in partenza da Genova e da Ventimiglia sono stati soppressi a causa dell'alluvione di venerdì. 15 treni speciali, due navi e oltre 700 pullman hanno portato nella storica piazza dei grandi appuntamenti sindacali e della

SILVIO BERLUSCONI ANGELINO ALFANO


3 - BERLUSCONI: 'IO NON MI DIMETTO, DELUDO NOSTALGICI PRIMA REPUBBLICA'
ANSA - BERLUSCONI: DELUDO NOSTALGICI I REPUBBLICA, NON LASCIO - "Girano nei palazzi romani chiacchiere e pettegolezzi su un argomento: le dimissioni di questo Governo. Mi spiace di deludere i nostalgici della Prima Repubblica quando i governi duravano in media 11 mesi, ma la responsabilità nei confronti degli elettori e del Paese impongono a noi e al nostro Governo di continuare nella battaglia di civiltà che stiamo conducendo in questo difficile momento di crisi". Lo dichiara il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.

Formigoni vota a Milano con la maglietta di Paperino

ALFANO ALL'ANSA: NO DIMISSIONI PREMIER MA CONFRONTO SU MISURE - Il presidente Berlusconi e' impegnato nella ''elaborazione'' delle misure derivanti dagli impegni del G20 e ''di conseguenza non si pone alcun problema di dimissioni, ma piuttosto quello di una riflessione da fare nei prossimi giorni sulla condotta politica da scegliere per favorire il piu' vasto concorso possibile di forze politiche e sociali'' allo scopo di dare risposta alla situazione attuale.

Cosi' Angelino Alfano, segretario del Pdl, interpellato dall'ANSA; a proposito delle prossime mosse dell'Esecutivo. "Abbiamo esaminato la situazione politica e parlamentare, con particolare riferimento al voto di martedì prossimo sul rendiconto", sottolinea il segretario del Pdl.

"Il presidente del Consiglio è impegnato, di intesa con i ministri competenti, nella elaborazione dei provvedimenti più urgenti derivanti dagli impegni di Cannes. Di conseguenza - sottolinea Alfano - non si pone alcun problema di dimissioni, ma piuttosto a quello di una riflessione da fare nei prossimi giorni sulla condotta politica da scegliere per favorire il più vasto concorso possibile di forze politiche e sociali, allo scopo di dare una risposta positiva alle gravi questioni che stanno sul tappeto in Europa e in Italia. Il resto - conclude il segretario del Pdl - è solo pettegolezzo".

BERLUSCONI-TREMONTI

FORMIGONI: SENZA NUMERI SAGGIO PREMIER LASCI - Dimettersi, allargare la maggioranza e dare vita a un governo a tempo, un anno e mezzo, per rimettere a posto la situazione economica italiana: è questa in sintesi la via indicata dal presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Una strada che il governatore ritiene "molto saggia".

"Berlusconi potrebbe anche prendere in considerazione la strada di affermare pubblicamente la propria disponibilità a rinunciare al ruolo di presidente del Consiglio per il bene del Paese, benché per la Costituzione non sarebbe tenuto a questa mossa", ha detto Formigoni alla trasmissione di Rai3 'Che tempo che fa' in onda stasera. L'obiettivo sarebbe quello di "dare vita con altre forze a un governo diverso, guidato da una personalità indicata dall'attuale maggioranza e personalmente dallo stesso Berlusconi - ha proseguito - per guidare per un anno e mezzo il Paese, riacquistare la piena credibilità, salvare l'economia e prepararci alle elezioni del 2013". "Ritengo che questa sarebbe una strada molto saggia", ha sostenuto il presidente lombardo.

Bossi,il trota, Cota e Calderoli sul monviso

Il governatore aveva prima premesso che questa era una delle due strade che il capo del governo ha di fronte a sé "per ottenere il bene comune". La prima sarebbe quella di "verificare la tenuta della sua maggioranza perché se l'avesse, questa strada è la più normale e costituzionalmente possibile per approvare" gli impegni presi con l'Europa. "Altrimenti - ha concluso - sarebbe bene cercasse altre strade, aprendo un confronto con il Capo dello Stato e con le forze politiche e sociali del Paese" per "evitare che i decreti" economici "vengano bocciati".

IMMEDIATO ALTOLA' DI CALDEROLI: Se il governo ha i numeri per andare avanti e fare le riforme bene ''diversamente non resta che il voto''. Lo afferma il leghista Roberto Calderoli. ''Governi tecnici, di coesione o come diavolo li si voglia chiamare, o peggio ancora maggioranze allargate, sarebbero un colpo di Stato e i colpi di Stato si combattono con la rivoluzione''. "Sono nauseato delle campagne acquisti, con saldi di fine stagione, di omuncoli e donnine, ad opera proprio delle forze politiche e dei poteri forti che hanno la responsabilità storica della crisi economica che oggi stiamo vivendo". Lo afferma in una dichiarazione Roberto Calderoli.

 

 

SERATA DI RECORD PER LA7: TG E SPECIALE DI MENTANA FANNO BOOM DI ASCOLTI, BATTENDO L'OMOLOGO DEL TG3

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Da "www.kataweb.it"

ALLUVIONE GENOVA VIA FEREGGIANO0mara28 maurizio crozza

Prime time: Con 4.256.000 spettatori e il 17.37% di share "I Migliori anni" vince su Rai1 la serata del venerdì. Su Canale 5 la fiction "Viso d'Angelo è stata vista da 3.897.000 spettatori pari al 15.5% di share. Ma il prime time va per un soffio a Canale 5, seguita da 4.899.000 spettatori (17.18 di share), mentre Rai1 da 4.862.000 spettatori (share 17.06). Bene Colorado, che su Italia 1 ottiene 3.248.000 spettatori e il 13.42% di share.

Il ‘Tg La7 Speciale', con il collegamento con Maurizio Crozza che ha spiegato a Enrico Mentana le motivazioni per le quali non sarebbe andato in onda ‘Italialand' in rispetto delle vittime dell'alluvione di Genova, ha registrato il 9,19% di share con più di 2,7 milioni di telespettatori (2.711.983) e oltre 3,7 milioni di contatti complessivi.

Enrico Mentana

Sempre in prima serata, Quarto grado su Retequattro ha avuto 2.194.000 spettatori pari all' 8.94 di share. Su Rai2 N.C.I.S. Los Angeles è stato visto da 2.464.000 spettatori pari all' 8.38 di share, seguito da Blue Bloods, 2.309.000 spettatori pari all'8.36% di share. Su Rai3, lo Speciale Tg3 è stato seguito da 1.952.000 telespettatori (6.63) e a seguire ‘La grande storia' ha totalizzato 1.163.000 telespettatori (5.17).

Paolo Ruffini

Access Prime Time: Striscia la notizia" su Canale 5 ottiene 6.614.000 spettatori (share 22.99). Su Rai1 Soliti Ignoti 4.830.000 spettatori, share 16.72. Record stagionale per ‘Otto e Mezzo' di Lilli Gruber che ha raggiunto una share media del 9,86%, quasi 2,9 milioni di ascoltatori (2.852.935) e poco più di 5,4 milioni di contatti (5.466.011). Il programma, che ospitava Enrico Letta e Mario Sechi, ha toccato picchi di quasi 3,6 milioni di telespettatori (3.591.557) pari al 12,20% di share (alle 21:19). Il telequiz L'eredità è stato seguito nella ‘sfida dei 6′ da 4.235.000 spettatori, share del 21.17 e nel ‘gioco finale' da 5.068.000 spettatori, share del 21.46. Avanti un altro! su Canale 5, 3.935.000 spettatori, pari al 18.35% di share.

LILLI GRUBER E MARITO JACQUES CHARMELOT

TG: Per quanto riguarda i tg, il Tg1 delle 20 ha avuto il 24.04 di share con 6.349.000 spettatori, il Tg5 il 21,51 con 5.647.000 spettatori. Record per il TgLa7 delle 20, seguito da 3.452.382 spettatori, pari al 12,93% di share. Il Tg La7 delle 20, diretto e condotto da Enrico Mentana, ha segnato il proprio record assoluto in termini di ascolto medio realizzando il 12,93% di share, quasi 3,5 milioni di telespettatori (3.452.382) e quasi 5,4 milioni di contatti (5.391.531). Il notiziario ha toccato picchi di oltre 4 milioni di telespettatori (4.018.650) pari al 14,86% di share (alle 20:29).

Gabriel Garko - Copyright Pizzi

 

Belen Rodriguez

ATTACCO AL WIKI PD - RENZI E GORI SOTTO IL

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1- DALL'ISOLA AL PARTITO FORMAT GIORGIO BERSAGLIATO A SINISTRA
GLI AMICI SI LIMITANO A RICORDARE IL SOPRANNOME « SMILING COBRA »
Aldo Grasso per il "Corriere della Sera"

MATTEO RENZI E GIORGIO GORI

Quando Giorgio Gori ha annunciato la sua discesa in campo accanto a Matteo Renzi per dedicarsi all'avventura del Wiki- Pd, il partito post Bersani, qualcuno ha provato a sognarlo come « Papa nero » . La sinistra si rinnova, la sinistra accompagna l'Italia nella modernità! Niente male l'idea di un Paese con Cristina Parodi première dame, e magari con sua sorella Benedetta a occuparsi del catering di Palazzo Chigi e il cognato Fabio Caressa rimpiazzo di quel funereo di Bonaiuti.

GIORGIO GORI AL BIG BANG DI RENZI

Ex direttore di Canale 5 e boss di Magnolia, Gori è stato il vero artefice della Leopolda, dell'invenzione del partito format, delle « cento proposte » per ridare ossigeno all'Italia. Gori, il padre dell'Isola dei famosi? A sinistra si transige su tutto, si transige su D'Alema ma non sui reality: così, piovono rane. Ha iniziato Luca Telese, facendosi forza di un giudizio di Vittorio Feltri: « Io ero socialista. Lui era, se mi passi il termine, uno di quelli che io chiamo fighettini di sinistra » .

ALDO GRASSO

Poi è intervenuto l'Espresso: « In pratica, è il super dirigente Mediaset che dal 1989 al 2001 cura il successo delle tivù berlusconiane e che infila nelle case degli italiani tutta la sottocultura di Cologno » . E, giusto per non fare pettegolezzi, un tocco di colore: « Famiglia perfetta accanto alla giornalista bon ton Cristina Parodi e scappatella a suon di sms bollenti con Simona Ventura » .

SIMONA VENTURA

Da ultimo, Marco Travaglio gli ha notificato il decreto d'espulsione: « Nel ' 94, mentre B. entra in politica cacciando subito Montanelli dal Giornale, è lui il comandante della portaerei Fininvest che in tre mesi lancia Forza Italia nel firmamento della telepolitica e fa vincere le elezioni al padrone. Ed è ancora lui a mettere la sua faccina efebica e la sua firma su programmi- manganello come Sgarbi Quotidiani e Fatti e Misfatti di Liguori, specializzati nel killeraggio dei " nemici" del padrone. Mai un dubbio, una presa di distanze, un moto di disgusto, un sopracciglio inarcato » .

Magari a Mediaset c'era anche Santoro, ma se c'era dormiva. Quelli che si dicono suoi amici si limitano a ricordarne il soprannome, « Smiling Cobra » o « Smiling Shark » . Ricordate il film Magnolia? È la storia di un giovane guru mediatico interpretato dalla faccina efebica di Tom Cruise, e poi piovono rane e poi la morale è che noi possiamo chiudere col passato, ma il passato non chiude mai con noi.

CRISTINA PARODI E GIORGIO GORI - copyright Pizzi


2- FISCHI AL ROTTAMATORE "RENZI, VAI A ARCORE"
Alessandra Longo per "la Repubblica"

«Eccolo! È lui! Renzi, di´ qualcosa di sinistra! Renzi, sei un comunista di destra, devi stare dall´altra parte, vai ad Arcore!». Tutto previsto (lo ammette lui stesso), l´arrivo e gli immediati mugugni dei «mobilitanti» per usare il linguaggio di Twitter. Reduce dall´amichevole platea del Big Bang, Matteo Renzi incassa i riflettori di piazza San Giovanni.

MANIFESTAZIONE PD A SAN GIOVANNI

Una piazza gremita, festosa, ma non propriamente stregata dal Rottamatore. Scende dall´auto blu e, dalle transenne, parte un coretto di fischi e buuh. Il sindaco di Firenze si ferma. Ressa di telecamere. Ciak, si gira: «Io voglio discutere, signora, mi lasci parlare...». La signora Eleonora, fiorentina, non vuole dargli nemmeno la mano: «Mi pento di averla votata. Lei deve rispettare il Pd. Ma chi crede di essere?». Mediaset riprende tutto, che goduria. Stuzzica soave: «Io non sono il Berlusconi di sinistra, l´ho già dimostrato con quello che ho fatto!». Loro, i compagni, non gliene passano una: «Perché sei venuto in macchina? Non potevi venire a piedi come gli altri?».

MANIFESTAZIONE PD A SAN GIOVANNI

Qualcuno è più tollerante: «Dice anche cose condivisibili ma non abbiamo bisogno di superuomini. Abbiamo già dato».

«Ricostruiamo l´Italia», così si chiama la manifestazione: con i banchetti per Toscana e Liguria alluvionate, le canzoni di Vecchioni, avvolto in sciarpa arancione, colore ufficiale della rivolta, gli ospiti internazionali (sul palco il segretario della Spd tedesca Siegmar Gabriel, linea più a sinistra di Landini, e poi Francois Hollande in video). Bandiere di partito, tricolori, i richiami bersaniani all´etica, alla buona politica, all´unità, alla dignità perduta da recuperare, «Bella Ciao» a polmoni pieni, selva di cartelli che declinano unanimi un unico concetto: «Berlusconi vattene, vergogna, dimettiti, sparisci!».

MANIFESTAZIONE PD A SAN GIOVANNI

E però c´è lui, Renzi, che crea una bolla di insofferenza. E lo sa benissimo: «Avevo due scelte: venire a Roma o restarmene a Firenze, dove ho un´agenda piena». Ma si può dopo il Big Bang non farsi vedere in piazza? «Il partito è casa mia. E si chiama democratico, assurdo non potersi esprimere...». Così eccolo, circondato dal servizio d´ordine, che lo lascia un po´ battagliare e poi lo spinge sul retro, al sicuro, fra le autorità.

L´ostilità di alcuni non lo ferisce punto: «Diciamo che ho avuto l´impressione che fossero un po´ organizzati. E se devo fare un bilancio ho preso più applausi che fischi». Difficile intaccare la sua autostima: «Berlusconi è il passato, io parlo del futuro. Per vincere ci vogliono voti nuovi. Chi continua a vivere di antiberlusconismo deve capire che tra poche ore il premier andrà in pensione e ci andranno anche loro».

MANIFESTAZIONE PD A SAN GIOVANNI

Lui è avanti, gli altri, che non lo capiscono, sono «quelli che hanno bisogno del contrasto permanente con qualcuno». Quelli laggiù, per esempio, con il cartello «Rottamiamo Renzi». Lo stile di questa piazza non è quello della Leopolda, affidato all´ex uomo Mediaset Giorgio Gori. Girano pupazzi, un po´ naif, di Bossi e Berlusconi, va forte l´elenco dei politici da rottamare corredato da relative fototessere: Brunetta, Carfagna, Gasparri, La Russa, Ghedini, Minetti e Scilipoti. Non piove - ed è un miracolo - la gente mangia i panini sull´erba. Incazzata per quella battuta di Berlusconi sui «ristoranti pieni». Cartello fatto a mano: «Al ristorante vado, ma per lavare i piatti».

RENZI-BERSANI

Renzi non ha il tempo di girare, di vedere. Nel retropalco, è ancora inseguito dalle telecamere. «Fenomeno mediatico», lo bolla Massimo D´Alema. E lui: «Grazie per il fenomeno». Le agenzie danno notizia di un incontro con Bersani: «No, non è vero, non ci siamo visti, era impegnato, non ho insistito». Ma ha sentito almeno il suo discorso? «Solo l´inizio. Dovevo ritornare a Firenze per la commemorazione di La Pira. L´ho seguito alla radio, forse ho perso dei passaggi». Magari quello in cui Bersani mette all´indice chi fa «il verso al berlusconismo».

PIERLUIGI BERSANI MASSIMO DALEMA

Renzi non commenta ma c´è chi, tra i suoi, lo fa: «Possibile che, nel giorno in cui sta per crollare Berlusconi, il segretario non abbia fatto segnali di apertura a quelli che lo hanno votato?». Bersani è altrettanto muto: «La contestazione a Renzi? Se permettete oggi mi godo questa piazza meravigliosa».

 

 

FLASH! - PAZZA IDEA DEL BANANA: FAR DIMETTERE DIECI SOTTOSEGRETARI PER DARE I LORO POSTO AD ALTRETTANTI "FUORIUSCENTI"

PAURA PER LA PIENA DEL PO - IL MALTEMPO FA UNA VITTIMA A NAPOLI - 2 MLD € MAI UTILIZZATI CONTRO IL DISSESTO

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1- EVACUAZIONI NELLE ZONE DEL PO
(AGI) - Continua, in provincia di Alessandria, la messa in sicurezza delle persone che vivono nei pressi delle zone di possibile esondazione dei fiumi. Secondo l'ultimo report della Protezione Civile, a Casale Monferrato e' stata emessa l'ordinanza di evacuazione per circa 200 persone, mentre altre 35 sono state fatte allontanare dalle abitazioni a Frassineto Po. Durante la notte sono state evacuate 171 persone anche a Ozzano Monferrato, 39 ad Acqui Terme, due a Valenza, 60 a Pietra Marazzi e 10 a Novi Ligure. Evacuate 14 persone anche nell'Alta Val lemme e nell'Ovadese, dove circa 20mila persone sono senza acqua potabile.

LA PIENA DEL PO A TORINO

Gli sfollati sono 17 a Ovada, dove sono chiuse le strade provinciali 185, 155 e 200. Chiusa per frana anche la provinciale n. 171, mentre smottamenti e frane si segnalano nelle valli Orba, Erro e Bormida. Le persone evacuate ad Alessandria citta' sono solo sei, ma una trentina di nuclei familiari erano gia' stati allertati nella serata di ieri per un possibile allontanamento dalle abitazioni in caso di aggravarsi della situazione. Nelle prime ore della mattinata il livello dei fiumi che percorrono il territorio alessandrino rimane sotto controllo: "Quelli dell'Orba e del Bormida - spiegano alla Protezione Civile - si mantengono in prossimita' delle soglie di moderata criticita', mentre il passaggio della piena sul Tanaro a valle di Alessandria ha portato i livelli in prossimita' delle soglie di elevata criticita'".

Sono piu' di 300 i volontari impiegati in provincia di Alessandria nelle operazioni di monitoraggio dei corsi d'acqua, soprattutto dei fiumi Po e Tanaro, come richiesto ieri dall'Aipo. "I volontari - spiegano alla Protezione Civile - stanno operando anche all'allestimento dei centri di accoglienza che vengono dislocati sul territorio provinciale nei comuni dove sono state emesse ordinanze di evacuazione".

IL PONTE DELLA BERTENGA CROLLATO PER LA PIENA DEL PO

Resta a livello 2 l'allerta meteo nel Verbano-Cusio-Ossola, dove il pericolo maggiore e' costituito dal rischio di frane. Durante la scorsa notte l'eccessivo peso dei detriti rocciosi ha fatto cadere una rete contenitiva a fianco della strada della Valle Anzasca, che porta alla localita' turistica di Macugnaga, nel Comune di Calasca Castiglione.

Sono in corso i lavori di rimozione a partire da mezzogiorno il traffico dovrebbe essere di nuovo consentito. I corsi d'acqua rimangono sotto controllo, come il livello del Lago Maggiore che, pur essendo in crescita, e' ancora a poco meno di un metro dal livello di "piena ordinaria" di 195 metri sul livello del mare e non desta per ora preoccupazione.

Alcune decine di interventi sono stati effettuati dai vigili del fuoco della provincia di Imperia, per una forte ondata di vento, che si e' abbattuta, tra ieri sera e la scorsa notte, colpendo soprattutto la zona tra Sanremo e Ventimiglia. I pompieri sono dovuti intervenire per alberi, tettoie e grondaie pericolanti.

LA PIENA DEL PO

A Ventimiglia, una raffica ha spazzato via il dehor di un bar. Sono scese anche diverse palme: a Ospedaletti, sull'Aurelia; sul Capo Berta, tra Imperia e Diano Marina e in via Dei Colli, a Bordighera.Fortunatamente, pero', non si segnalano danni alle persone.


2- MALTEMPO: TORINO, DOMANI SCUOLE CHIUSE...
(AGI) - Domani, lunedi' 7 novembre, a titolo precauzionale, tutte le scuole di ogni ordine e grado, della Citta' di Torino, saranno chiuse. Lo rende noto la Centrale Operativa del Corpo dei Vigili Urbani. Tutti i trasporti pubblici cittadini funzionano regolarmente e saranno operativi anche domani, lunedi'. "E' tuttavia auspicabile che ogni cittadino, in questi giorni - afferma il Sindaco di Torino, come si legge sul sito del Comune - si sposti soltanto per ragioni di urgente e stringente necessita'. Ringrazio le organizzazioni sindacali autonome del trasporto pubblico che hanno sospeso lo sciopero dichiarato per la giornata di lunedi'".

I Murazzi sono stati chiusi alla circolazione sia pedonale sia automobilistica. Oggi, domenica 6 novembre, a titolo precauzionale, tutti i Cimiteri cittadini sono chiusi al pubblico. Le pattuglie della Polizia Municipale Torino e la Protezione Civile stanno seguendo con attenzione l'evolversi delle piogge. Personale in reperibilita' e' stato attivato per monitorare e intervenire in caso di necessita'.

Scavi di Pompei

Sulla prima pagina del sito del Comune, troverete aggiornamenti in tempo reale. Al momento tutte le strade, i ponti, i percorsi collinari sono percorribili (eccetto i Murazzi). Nessuna situazione particolare da segnalare. Le regate sul Po previste oggi sono state annullate, come quelle di ieri.


3- MALTEMPO: E' ALLERTA A NAPOLI, ALLAGAMENTI A POMPEI E PORTICI
(AGI) - E' allarme maltempo anche a Napoli e il Comune consiglia ai cittadini di uscire "solo se strettamente necessario". Questo perche' "la perturbazione che sta colpendo la Campania e', al momento, a macchia di leopardo con piogge diffuse su tutta la regione. Purtroppo c'e' stata una vittima. Un uomo e' morto nel napoletano a seguito della caduta di un alberto sulla sua automobile.

L'incidente si e' verificato ad Arco Felice, frazione del comune di Pozzuoli. I valori massimi della pioggia si sono registrati nella zona vesuviana dove, nelle ultime 6 ore, sono caduti tra i 60 e gli 80 millimetri di acqua", spiega l'assessore alla Protezione civile della Regione Campania, Edoardo Cosenza che e' in stretto contatto con il Centro funzionale e la Sala operativa di protezione civile. "Al momento - aggiunge Cosenza - sono state interessate da forti precipitazioni anche la Penisola sorrentina, Capri e Ischia dove sono caduti circa 50-60 mm di pioggia, nello stesso arco temporale".

Scavi di Pompei

"Le previsioni per le prossime 6 ore non sono rassicuranti: il quadro elaborato dal nostro centro meteo, mostra temperature elevate per la stagione con presenza di una forte carica elettrica nell'atmosfera: numerosi i fulmini caduti nel golfo di Napoli. La perturbazione non ha assunto una direzione precisa e - ha detto ancora Cosenza - nel corso delle prossime ore e' possibile che si estenda ad altra aree del territorio.

Sono sotto controllo, in particolare, il bacino del Sarno e i suoi affluenti. Proprio alla foce del Sarno sono in atto, tra l'altro, i sopralluoghi da parte dei tecnici dell'Agenzia regionale di Difesa suolo (Arcadis). Problemi si stanno registrando anche a Pompei, Portici, Boscoreale, con numerosi allagamenti. Raccomandiamo - ha concluso l'assessore - di non uscire di casa e/o utilizzare l'auto se non strettamente necessario".

de magistris

4- MALTEMPO: RINVIATA PARTITA CALCIO NAPOLI-JUVENTUS
(AGI) - Non si giochera' oggi allo stadio San Paolo di Napoli la partita Napoli-Juventus della seria A del campionato di calcio. La decisione e' stata presa al termine di un vertice in prefettura dopo le criticita' derivanti dal maltempo di questa notte e di questa mattina nel capoluogo partenopeo. Il prefetto Andrea De Martino, insieme al sindaco, Luigi De Magistris e ai vertici delle forze dell'ordine, della polizia municipale e dei vigili urbani, ha fatto il punto della situazione e in particolare sono stati vagliati i problemi generati dalla pioggia battente ai sottopassi dello stadio San Paolo, completamente allagati. Difficolta' anche per le condizioni del campo e nella rete dei collegamenti cittadini.

LO STADIO SAN PAOLO DI NAPOLI ALLAGATO

5- QUEI DUE MILIARDI MAI UTILIZZATI CONTRO IL DISSESTO: IL PIANO ANNUNCIATO NEL 2010 È FERMO
Sergio Rizzo per il "Corriere della Sera"

«Questo governo ha fatto ciò che non era mai stato fatto in passato». Era il 2 novembre del 2010. Esattamente un anno fa Stefania Prestigiacomo annunciava con questa rivendicazione il decollo del piano straordinario per combattere il dissesto idrogeologico. Due miliardi, per mettere in sicurezza un paese martoriato dall`abusivismo e dall`incuria sul quale, insisteva il ministro dell`Ambiente, «le cosiddette bombe d`acqua (come quella che ha colpito venerdì Genova, ndr) aprono nuovi fronti di pericolo».

Neanche sei mesi dopo, alla vigilia delle elezioni regionali in Campania, Regione da oltre dieci anni in mano al centrosinistra, il capo di un governo «come mai impegnato nella lotta ai dissesti» prometteva che avrebbe bloccato per decreto le demolizioni di migliaia di costruzioni abusive a Ischia. Lo stesso Silvio Berlusconi che il 24 gennaio del 2003 aveva proclamato fermamente: «Confermiamo la lotta contro l`abusivismo».

Frase pronunciata, beninteso, poche settimane dopo che il suo governo aveva varato il terzo condono edilizio della storia italiana. Una sanatoria smentita fino a qualche giorno prima dal Cavaliere in persona con queste parole: «11 condono edilizio è una ipotesi sconosciuta di cui il governo non ha mai ipotizzato l`esistenza».

ALLUVIONE GENOVA VIA FEREGGIANO

Impossibile, alla luce di tanta coerenza, stupirsi che il decollo di quel piano straordinario annunciato da Stefania Prestigiacomo non sia mai concretamente avvenuto, come qualche giorno fa, dopo l`alluvione delle Cinque Terre, proprio il ministro dell`Ambiente ha dovuto ammettere.

I 2 miliardi e 21 milioni di euro finanziati già da due anni in parte con fondi nazionali (un miliardo 92 milioni) e in parte con risorse regionali (928 milioni) sono fermi. I cantieri, denuncia una nota dell`Associazione dei costruttori, «non sono mai stati avviati». Più di 300 milioni per la Sicilia, 220 ciascuno per Calabria e Campania, 210 per la Puglia, 224 per la Lombardia... Senza poi considerare che i lavori rischiano di essere definanziati come conseguenza della manovra economica.

ALLUVIONE GENOVA VIA FEREGGIANO

Non bastasse, negli ultimi quattro anni gli stanziamenti ordinari del ministero dell`Ambiente per tenere sotto controllo il rischio idrogeologico sono stati quasi azzerati: da 550,6 mi- lioni del 2008 a 408 nel 2009 per scendere a 147 nel 2010 e a 83,9 milioni quest`anno. Un taglio, crudele e penoso, dell`84,8%o, perpetrato senza incontrare opposizione. E questo la dice lunga.

Indifferenza dello Stato centrale e delle Regioni: quando non complicità negli stupri al territorio. Ignavia delle amministrazioni comunali, responsabili di piani regolatori con la previsione di interventi d`espansione indiscriminati e lucrose (per molti costruttori amici dei politici) variazioni di destinazione d`uso: quando non talvolta oggettivamente fiancheggiatori dell`abusivismo.

ALLUVIONE GENOVA VIA FEREGGIANO

Aggiungiamoci l`abolizione dell`Ici prima casa, che ha incentivato i sindaci a distribuire concessioni edilizie a valanga per le seconde case, allo scopo di fare cassa, e il quadro è quasi completo. Quasi, perché poi c`è la raffica dei condoni, grazie ai quali sono stati regolarizzati milioni di metri cubi edificati in aree franose, negli alvei dei corsi d`acqua, senza il rispetto delle minime norme costruttive e urbanistiche. Sanatorie devastanti, costate più di quanto abbiano reso alle casse pubbliche, avendo costretto i Comuni a sostenere pesantissimi oneri di urbanizzazione.

Un immenso mucchio di spazzatura cementizia che si è negli anni aggiunto alla spazzatura edilizia «legale», metà di quanto costruito in Italia a partire dal secondo dopoguerra, che secondo l`urbanista Aldo Loris Rossi dovrebbe essere rottamata quanto prima.

ALLUVIONE GENOVA FOTO ANSA

Le ragioni e le responsabilità per cui si è arrivati a questo punto sono dunque tante. Il fatto è che stiamo assistendo a un consumo di territorio assolutamente sconsiderato, senza però che in questo diluvio di laterizi si realizzino le infrastrutture che ci sono necessarie. Come denuncia Salvatore Settis nel suo libro Paesaggio, Costituzione, Cemento, il nostro è l`ultimo fra i Paesi europei per sviluppo demografico, mentre è invece in testa alla graduatoria dei cementificatori.

maltempo in liguria da corriere.it

Ogni giorno si volatilizzano 161 ettari, una superficie pari a quella di 251 campi di calcio. L`Italia ha già sacrificato più del 7% del proprio territorio:

un`area grande come la Toscana. Con punte massime in Lombardia, dove la superficie non più naturale supera il 14%. Ma è un valore assolutamente comparabile con il 6,3% della Liguria, regione praticamente tutta montuosa.

Inutile dire che il rischio di dissesto va di pari passo. E poi ci meravigliarno che a Genova sia accaduto questo disastro.

Inaccettabile il bilancio degli ultimi due anni, quando otto regioni duramente colpite dall`emergenza idrogeologica hanno pagato un tributo di 69 cadaveri. E la Liguria è in cima a questa lista sconcertante.

MALTEMPO IN LIGURIA

Soltanto nel 2010 tale sfacelo è costato alla Protezione civile 645 milioni di euro. Di questi, più di ioo per le città e i paesi liguri. In un`Italia nella quale l`82% dei Comuni (ben 6.633 su 8.101) corre il pericolo di dissesto, e soltanto il 6% di.questi ha deciso di spostare le abitazioni dalle aree dove non dovevano essere costruite, come dicono i dati ministeriali riportati nell`indagine «Ecosistema rischio 2010» di Legambiente, quello della Liguria è fra i territori maggiormente rischiosi. E non soltanto a causa di una morfologia particolarissima. I Comuni liguri nella lista nera sono 232, il 99% del totale. E messa appena peggio soltanto la Calabria, insieme a Provincia di Trento, Valle D`Aosta, Molise, Basilicata, Umbria.

maltempo in liguria da corriere.it

Il bello è che tutto questo era ampiamente no- to, ben prima delle ultime tragedie. E fa decisamente male rileggere oggi che cosa scriveva il grande Indro Montanelli sul Corriere l`8 aprile 2001, pochi mesi prima di lasciarci, rispondendo al grido di dolore di un lettore che chiedeva di salvare la Riviera ligure: «Nella distruzione della vostra Riviera è responsabile tutta la vostra classe dirigente, non soltanto quella politica.

Ne sono responsabili quella imprenditoriale, quella finanziaria, quella mercantile, quella alberghiera.

Tutti. Tutti, anche il cosiddetto uomo della strada: tutti abbacinati dall`irruzione dei cantieri, fabbriche di miliardi e di posti di lavoro;

dalla speculazione edilizia che prenderà d`assalto il promontorio dando agl`indigeni la grande occasione di arricchirsi con un orto. Che pacchia! Una pacchia che durerà sei, sette, dieci anni, per poi ridurre questo angolo d`immeritato paradiso alla solita colata di cemento e di asfalto».

 

 

VENGHINO, PEONES, VENGHINO! - IL BANANA HA CHIAMATO UNO A UNO I “RIBELLI”, CHE PERÒ SI MOLTIPLICANO IN MANIERA INCONTROLLATA E PREPARANO IL GRUPPO ALLA CAMERA: CI SONO QUELLI DELL’HASSLER, I TRANSFUGHI NELL’UDC, SCAJOLIANI MALPANCISTI, EX FEDELI ‘TRADITORI’, EX FINIANI RICONVERTITI, RESPONSABILI DE-RESPONSABILIZZATI - PER RIACCIUFFARE ISABELLA BERTOLINI, IL PATONZA LE HA RICORDATO L’ASSUNZIONE DEL MARITO. SOLO CHE NESSUNO GLI AVEVA DETTO CHE ORMAI SI SONO LASCIATI - STRACQUADANIO PERDE LA TESTA E SPACCA UNA TELECAMERA (VIDEO)…

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1 - ISABELLA BERTOLINI, DA VESTALE A RIBELLE

DAGOREPORT - Nella telefonata che il Patonza avrebbe avuto con Isabella Bertolini, lui le avrebbe messo in conto anche l'assunzione in Forza Italia di Eli Benedetti, all' epoca suo fidanzato e giornalista disoccupato di Telemodena. Benedetti nel frattempo ne ha fatta di strada dal Berlusca: è il portavoce di Schifani. La reprimenda del Patonza però avrebbe avuto l'effetto contrario perché Eli da tempo è l'ex marito della Bertolini. Questo nessuno l'aveva detto al Cavaliere sfiduciato.

frrar08 isabella bertoliniPELINO RIZZOLI E MEZZO PDL ASSALTANO BERLUSCONI


2 - STRACQUADANIO PERDE LA TESTA E SPACCA LA TELECAMERA
VIDEO DA YOUTUBE: http://youtu.be/cVn8DkLJ67o
Il deputato Pdl Giorgio Clelio Stracquadanio, nella nottata tra il 2 e il 3 novembre, partecipa a una riunione all'Hotel Hassler, a Roma, con alcuni "traditori" di Berlusconi (ovvero i dissidenti del PDL, che contestano le ultime mosse del governo). Uscendo dall'hotel, si imbatte nel giornalista Antonino Monteleone, inviato di "Piazza Pulita" e la sua reazione è a dir poco incontrollabile.


3 - I RIBELLI SI ORGANIZZANO, IL GRUPPO È PRONTO
Monica Guerzoni per il "Corriere della Sera"

«Il premier è stato molto affettuoso». Allora è vero onorevole Roberto Antonione, Berlusconi ha recuperato anche lei... «E chi lo dice? Al presidente ho detto che deve fare un passo indietro se non vuole andare incontro a un suicidio politico che sarebbe l'omicidio del Paese». Quindi non è vero che voterà la fiducia? «Stando così le cose non la voto. Ma se il premier allarga la maggioranza...». Il leader dei ribelli dell'Hotel Hassler apre uno spiraglio al capo del governo. La sconfitta è nell'aria, ma l'ultima parola non è ancora detta.

GIORGIO STRACQUADANIO

Berlusconi ha chiamato dissidenti e incerti uno per uno e con tutti è stato affettuoso e comprensivo. Nella maggioranza si respira un'aria da fine di Pompei, eppure c'è anche chi non ha perso le speranze, confortato dalle dichiarazioni prudenti di alcuni deputati che si erano mostrati decisi a non votare la fiducia. Nulla è scontato e le buone notizie si alternano con le cattive. È vero che Berlusconi ha «riacciuffato» tre pecorelle smarrite e le ha ricondotte all'ovile?

antonione roberto

La prima sarebbe Antonione, la seconda Isabella Bertolini e la terza Giorgio Stracquadanio. Il fondatore del Predellino online, che si professa innamorato perso di Berlusconi, conferma che il premier si è convinto di averlo «fatto rientrare nei ranghi». È andata così. Stracquadanio, che ancora milita nel Pdl e che ha votato tutte le fiducie, ha chiamato al telefono Gianni Letta e gli ha detto di essere «furibondo come un puma» per le parole del capo del governo, da Cannes, contro i «traditori».

Si racconta che l'onorevole abbia anche pianto al cellulare mentre spiegava al sottosegretario perché ha firmato la lettera dei sei dissidenti dell'Hotel Hassler: «Il presidente sta perdendo il senso delle cose... Se ci tratta da topi roditori noi gli mordiamo la mano». Alle otto di sera di venerdì Letta richiama Stracquadanio e gli passa un «molto disponibile» Cavaliere: «Caro Giorgio, non ce l'avevo con te quando ho attaccato gli scontenti, ma se ci tieni rettifico». E Stracquadanio: «Non voglio una rettifica, voglio che lei riprenda il comando e voglio parlare con lei dal vivo. Forse potrei darle un dolore, ma le chiedo solo attenzione. Poi lei deciderà e io deciderò».

PANNELLA INSULTATO E CACCIATO DAL CORTEO

Si vedranno martedì alle 11,30 prima del voto sul rendiconto e Berlusconi ha promesso che gli dedicherà un'ora intera. Il problema del premier sono più che mai i numeri. Verdini gli ha detto che la maggioranza è a quota 306 e che può precipitare fino al 300. E che solo i sei radicali potrebbero risollevare la situazione. Martedì i deputati di Pannella e Bonino vedranno Bersani e all'ultimo minuto faranno sapere cosa hanno deciso: sulle misure chieste dall'Europa potrebbero anche votare sì, mentre sono orientati a dire no alla fiducia. A preoccupare il premier sono le parole dell'ex finiano Adolfo Urso che gli chiede di «lasciare a un nuovo esecutivo».

Ma c'è dell'altro, ci sono le forti sollecitazioni dell'Udc verso i pidiellini Franco Stradella, Enrico Pianetta e Gerardo Soglia, e ancor più le grandi manovre al centro, dove martedì stesso potrebbe vedere la luce un nuovo gruppo. Nelle intenzioni dei fondatori dovrebbe essere un gruppo vero, con venti deputati. Ci sarebbe già il nome: «Popolari liberali e riformisti».

Fabio Gava SANTO VERSACE

Ne farebbero parte Antonione, Giustina Destro, Fabio Gava, Calogero Mannino e Santo Versace. E poi Luciano Sardelli e Antonio Milo. Si parla anche di Giorgio La Malfa e Pippo Gianni, ma a far decollare il gruppo sarebbero i quattro dell'Mpa e i cinque deputati dell'Api, Bruno Tabacci in primis. Ne mancherebbero due e gli scissionisti corteggiano Stracquadanio e Isabella Bertolini. Un gruppo gemello di dieci senatori sarebbe già pronto al Senato, capogruppo in pectore il pisaniano Ferruccio Saro.

 

 

BARACK E SARKO' MIGLIORI AMICHETTI - LA NUOVA STRANA COPPIA UNISCE DUE DEBOLEZZE PER FARE UNA FORZA

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1 - OBAMA STAR IN POLITICA ESTERA, MA NON BASTERA' - PRESIDENTE CHIUDE DUE GUERRE, ABBATTE TERRORISTI, MA LA GENTE PENSA AL LAVORO

SORRISI DA PARESI PER SARKOZY OBAMA E MERKEL jpeg

Stefano de Paolis per "Ansa.it"

Nel 2011 il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha messo a segno una notevole serie di successi in politica estera e della sicurezza, che vanno dalla chiusura del capitolo guerre in Iraq e Libia, fino all'uccisione di bin Laden e al sostanziale indebolimento di al Qaida. Non e' pero' detto che gli americani ne terranno conto quando, esattamente tra 12 mesi, saranno chiamati a decidere se affidargli o meno la Casa Bianca per altri quattro anni. Tutti i soldati americani in Iraq ''torneranno a casa per le feste di fine anno'', ha annunciato Obama il 21 ottobre.

sarkozy obama ANVEDI QUANTO SIAMO AMICI

Appena il giorno prima, subito dopo l'uccisione di Gheddafi, aveva di fatto depennato il regime di Tripoli dalla lista dei nemici degli Usa, e ''senza dispiegare un solo soldato sul terreno'', come ha prontamente rivendicato. Per l'intervento in Libia, ha poi sottolineato il suo vice Joe Biden, ''l'America ha speso in tutto 2 miliardi di dollari, e non ha perso una singola vita''. Negli ultimi mesi, facendo un uso limitato della forza, Obama ha fatto centro pure con Osama bin Laden, che e' stato eliminato la notte del primo maggio con un'azione 'chirurgica' condotta da un commando di Navy Seals.

Obama Sarkozy

E ancora, con Anwar al Awlaki, lo yemenita che per anni ha fatto una efficace campagna di propaganda e reclutamento per al Qaida, e che e' stato eliminato il 30 settembre da un drone della Cia. Si tratta di risultati che secondo sondaggi portano di 10 o 15 punti in su' il livello di apprezzamento per la politica di Obama sulla sicurezza.

Le stesse ricerche mostrano pero' un gap di 20 punti per cio' che riguarda l'economia. ''Gli americani non hanno votato per Obama per fargli rincorrere i cattivi in giro per il mondo'', ha scritto un commentatore del Daily Beast. Se questo e' vero, difficilmente dunque gli elettori si preoccuperanno piu' di tanto per le sfide internazionali che attendono la prossima amministrazione, da chiunque sia guidata.

OBAMA SARKOZY BERLUSCONI

A cominciare dalla continuazione della lotta al terrorismo, o allo spionaggio industriale nel cyberspazio, o la salvaguardia delle principali rotte marittime, e anche di alcuni Paesi amici e produttori di petrolio, e pure il contenimento della potenza economica della Cina, e della proliferazione nucleare, in Corea del Nord, e in particolare in Iran, in un momento in cui Teheran trae peraltro vantaggio dal ritiro americano in Iraq. Cosi' come la Siria, che fino ad ora e' apparsa totalmente refrattaria alle sollecitazioni degli Usa e dell'intera comunita' internazionale.

OBAMA SARKOZY AMICONI

Di certo, nella campagna elettorale nessuno dei candidati repubblicani ha sollevato questi temi. Nessuno di loro ha formulato idee sui cambiamenti in corso con la Primavera Araba, o se e come gli Stati Uniti dovrebbero sostenerla. Anzi, per la verita' sono argomenti da cui si sono cautamente tenuti cautamente alla larga; con uno di loro che ha pure ammesso di capirne molto poco, ovvero l'ex magnate della pizza Herman Cain, attualmente in testa ai sondaggi. Ad una domanda sull'importanza strategica dell'Uzbekistan, dove transitano vitali rifornimenti per le truppe Usa in Afghanistan, ha replicato: ''Se mi chiedono chi e' il presidente dell'Uzbeki-beki-beki-beki-stan-stan, io rispondo: Lo sai, non lo so. Ma poi dico: questo porta un nuovo posto di lavoro?''

OBAMA E SARKOZY


2 - IL RITORNO IN GRANDE STILE DI "SARKÒ L'AMERICANO"
Alberto Mattioli per "La Stampa"

La nuova strana coppia della politica internazionale? Sarkozy e Obama. Attenti a quei due. Venerdì sera le due principali tivù francesi hanno trasmesso un'inedita doppia intervista, registrata nel pomeriggio nel Municipio di Cannes a G20 consumato. Per un quarto d'ora, Nicolas & Barack hanno tubato a reti unificate. L'americano ha lodato «la leadership impressionante» dell'altra coppia Merkel-Sarkozy sulla crisi dell'euro e il francese ha assicurato di aver informato la Casa Bianca «minuto per minuto».

OBAMA E SARKOZY SPIZZANO INSIEME

Per Barack, Nicolas è un alleato «aperto ed energico» su economia e sicurezza, per Nicolas, Barack «è un amico con cui si può parlare e che dà fiducia». E sugli argomenti su cui non si è d'accordo, si fa finta di esserlo: vedi la tassa sulle transazioni finanziarie. Obama ha detto no, o almeno non ha detto sì, però per Sarkozy «è il primo presidente che fa un passo in questa direzione». Eccetera.

Berlusconi non è pervenuto, l'Italia di sfuggita con una frase a doppio taglio di Sarkò: «L'apprezzo moltissimo per molte ragioni, comprese quelle familiari, ma ci sono delle regole». Quanto al fatto che entrambi siano presidenti uscenti, a caccia di un secondo mandato e con sondaggi pessimi, Barack ha fatto sapere che Nicolas «non ama perdere», quindi forse avevano ragione i socialisti francesi a preoccuparsi per lo spottone.

nicolas sarkozy barack obama

Non l'unico, peraltro: nel pomeriggio, i due avevano fatto coppia anche per l'omaggio ai vincitori della Libia. Sotto una pioggia battente, hanno ascoltato la banda della Legione suonare La Marsigliese e straziare The Star-Spangled Banner e poi hanno rievocato le guerre combattute insieme, a cominciare da quella d'Indipendenza vinta in realtà dalle armi di Luigi XVI a Yorktown («Yorktòn», per Sarkò). Poi il presidente francese giura che «la Francia non dimenticherà mai» e quello americano ringrazia «Nicolas, my friend» per la collaborazione in Afghanistan. Retroscena curioso: i francesi dicono che sono stati gli americani a chiedere di organizzare il tutto, gli americani che sono stati i francesi.

OBAMA E SARKOZY AL G VENTI

Resta il fatto che sulle ricette anticrisi Washington è più vicina alle posizioni di Parigi che a quelle di Berlino. E Sarkozy torna come «l'americano», il più atlantico dei presidenti della Quinta Repubblica che l'America l'hanno sempre detestata, chi più chi meno. I rapporti fra i due amiconi, in realtà, non sono sempre stati idilliaci. In settembre, all'Onu, Barack ha amabilmente preso in giro Nicolas impegnato a salvare il mondo una volta di più: «Io ho già avuto un Nobel che non meritavo, adesso ci provi tu». E a Washington non hanno apprezzato né la fretta di Parigi sulla Libia né il suo voto per la Palestina all'Unesco.

Sarkozy e Obama in corsa verso i microfoni per la conferenza stampa alla Casa Bianca

Dal canto suo, Sarkò fu molto colpito dalla vittoria di Obama, ma poi non ne ha sempre parlato bene: «In Medio Oriente ci ha molto deluso»; «Aspetta sempre l'ultimo momento per decidere, e alle volte è tardi». Però ha capito (con i francesi non è scontato) che comunque «non tiriamo di boxe nella stessa categoria». Alla fine, come racconta il ministro Laurent Wauquiez, «è come con Merkel. All'inizio si irritavano, adesso hanno trovato una forma di complementarità». Che non è proprio la stessa cosa della grande amicizia, come ritengono anche i telespettatori di BfmTv che, sondaggiati in diretta, ci credono al 35% e per il 65 no.

francois hollande

Però la sponda di Barack per Nicolas resta preziosa. Il G20 francese, sabotato da Papandreou, è stato salvato da Obama. Per l'Eliseo, a 169 giorni dal voto e a due dall'annuncio della prossima manovra di lacrime e sangue, un Obamaday è una manna per l'immagine. Anche perché, ha confidato Sarkò ai suoi, quanto a contatti internazionali, il suo sfidante François Hollande «conosce solo i congressi dell'Internazionale socialista...».

Herman Cain

 

 

 

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