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IL CARTEGGIO MAIL ALDO BUSI-GIORGIO GORI - ECCO, HO CAPITO: HAI INTENZIONE DI IMBARCARTI SUL CARRO PAROLAIO DEL RENZI!”

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Lettera di Aldo Busi

Dago, se ti va, pubblica la mia risposta del 2 novembre al ciclostilato elettronico che Giorgio Gori ha inviato, credo, alle centinaia e centinaia di collaboratori che sono entrati e usciti dalla Magnolia in tutti questi anni e quindi anche a me; Gori, dalla mia lettera, non ne esce affatto male, ma quanto va riconosciuto è dovere riconoscere, e nell'incipit mi riferisco, se qualcuno non lo sapesse, alla mia partecipazione all' "Isola dei famosi" e al saldo che mi spettava dopo esserne uscito;

aldo busi

varrà la pena di notare anche qui, che piaccia o no, antiberlusconiano come sono, quanto Magnolia, Mediaset e Mondadori, nella storia della mia economia e dei miei contratti di scrittore e di libero professionista, non abbiano a tutt'oggi uguali in Italia per correttezza, puntualità, affidabilità e rispetto dei patti, e questo non è affatto cerchiobottismo dell'ultima ora, è una storia certificata all'erario che parte dal 1985.

aldo busi

Desidero mi si faccia invece credito di un dettaglio precognitivo: allorché io scrivo questa non richiesta risposta a Gori, ancora non so che lui era dietro la scenografia mediatica del Renzi sindaco di Firenze che dalla Leopolda scende sulla scena politica nazionale, butto lì un'ipotesi quasi per celia, e solo un'ora dopo l'invio saprò, dal tuo sito, che ho centrato in pieno la questione di cosa si metterà a fare Gori adesso;

già che ci sono, dirò che anch'io avevo notato che nei 100 punti del programma del "Nuovo che avanza" (nel senso, detto alla sagrestana, "O Romanina, guarda un po' in cappella se è avanzato del nuovo dal vecchio di ieri"?) si parla della riorganizzazione della Rai ma non c'è alcun riferimento a Mediaset e al conflitto d'interessi messo in rilievo poi da altri spulciatori, ma io non mi sto rivolgendo al Renzi stesso, al quale l'avrei fatto notare, ma al Gori che si è preso la briga di inviarmi una spiegazione che non spiega niente e di cui nemmeno comprendo la ragione, ignoro cioè di non avere più a che fare con il Gori imprenditore, bensì di avere a che fare con il politico Giorgio Gori, e devo pur essere veloce e restare nei limiti di qualche linea di cortesia forse dovuta, non so, visto che la genericità della comunicazione ricevuta, ripeto, neppure suppone una risposta - tant'è vero che è rimasta senza seguito.

Giorgio Gori Giorgio Gori

PS che non c'entra niente e pertanto c'entra del tutto con chiunque in un programma politico di ben 100 punti fa finta di niente e non spreca l'ombra di un accenno alla vita di almeno sette milioni di elettori italiani: hai notato, Dago, come dall'outing del 23 settembre dei "dieci politici italiani gay omofobi" non ci sia più stata una sola dichiarazione omofoba da nessuna parte, clero incluso?

A parte quel delizioso battibecco il 21 ottobre tra Pierangelo Ferrari del Pd che da un post di Twitter aveva dato dell'omofobo all'illuminato Massimo Poliedri della Lega Nord che, furibondo, si è giustamente difeso urlandogli dietro, "Non sono malato, io!", più niente. Sette settimane senza una esternazione omofoba di politico/prete italiano e ancora nessun segno di crisi di astinenza o di isterismo donnesco-istituzionale represso? Mai successo a memoria d'omo. Qualcosa vorrà dire, ma cosa?
Aldo Busi

[MAIL INVIATA DA GIORGIO GORI, 2 NOVEMBRE 2011, H 17:16]
Cari amici,
come avrete forse saputo, ho deciso di lasciare i miei incarichi operativi in Magnolia e in Zodiak Media Group. Dopo tanti anni di lavoro in televisione sento il bisogno di occuparmi anche di altro, almeno per un po'. Magnolia può fortunatamente contare su un gruppo di ottimi professionisti, guidati di Ilaria Dallatana, e sono certo che senza di me potrà soltanto fare meglio.

MATTEO RENZI E GIORGIO GORI MATTEO RENZI

Desidero ringraziare ognuno di voi per la fiducia, per la collaborazione e in molti casi per l'amicizia che mi avete dimostrato. Spero perciò di restare in contatto con la maggior parte di voi. Da domani potrete raggiungermi all'indirizzo ... mentre il mio numero di cellulare resterà lo stesso.
In bocca al lupo per tutto. E a presto,
Giorgio

[RISPOSTA DI ALDO BUSI, 2 NOVEMBRE, H 18:40 ]

Ciao, Gori, intanto ancora complimenti per la correttezza dimostrata con me nel risolvere ogni questione economica nei tempi contrattuali, mi sarei oltremodo seccato altrimenti, certo col suo tempo, perché per alcuni mesi sono rimasto come stupefatto dal non averci lasciato le penne.

RENZI

Ti ho visto e sentito in tv durante la campagna pubblicitaria del Renzi, al quale hai dato una grossa mano promozionale; ho letto tutti e cento i punti del suo programma, c'è un vago riferimento alle coppie di fatto (credo sia l'art. 89) ma nessuno alle coppie di fatto monogeneriche e nessun riferimento a un qualsivoglia contenzioso da aprire con la Chiesa, tipo rivedere il Concordato, sopprimere l'otto per mille, stornare tutto ciò che non è strettamente "di culto" (è chiaro che per me niente è di culto, tutto è economia in nero: matrimoni, funerali, battesimi, cresime che dovrebbero pagare la SIAE come qualunque altra rappresentazione teatrale, ma tant'è) dall'esenzione Ici, quindi per me nasce morto e di certo non lo voterò, proprio come non voterò nessuno dei Santissimi Tre dell'Alleluia Bersani, Vendola, Di Pietro, troppo bigotti e clericali per i miei gusti.

GIORGIO GORI AL BIG BANG DI RENZI

Ma dimmi, mica vivrai di rendita d'ora in poi? Ecco, ho capito: hai intenzione di imbarcarti sul carro parolaio del Renzi! Tuttavia, le risoluzioni per l'economia e i paletti alla politica mi sembrano eccellenti, che gli costa fare uno sforzo verso la modernità definitiva? Siamo più indietro del Sud Africa e del Portogallo! Un caro saluto, Aldo Busi

 

MATTEO RENZI

RAITRE SFIDA LA7 DI RUFFINI: STOP AL FILM, DI BELLA LANCIA IACONA TRA GLI ALLUVIONATI

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Marco Castoro per "Italia Oggi"

antonio di bella

1 - LA GUERRA CORSARA DI RAITRE ALL'ARREMBAGGIO DI LA7 - Tocca a Raitre fronteggiare gli assalti di La7. Sarà perché dall'altra parte della barricata c'è l'ex direttore Paolo Ruffini, sarà perché nella guerra degli ascolti la tv di Telecom Italia Media può dare fastidio proprio alla terza rete di viale Mazzini, sta di fatto che il direttore Antonio Di Bella ha praticamente carta bianca per spacchettare il palinsesto con eventi live.

RICCARDO IACONA E SIGNORA

L'ultimo della serie ci sarà lunedì in prima serata quando al posto del film Hurricane con Denzel Washington andrà in onda uno speciale in diretta dalle zone della Liguria colpite dal maltempo. Padrone di casa sarà Riccardo Iacona, il corsaro a disposizione di Antonio Di Bella.

A proposito di La 7, va detto che dallo speciale di Enrico Mentana in prima serata sul consiglio di ministri probabilmente i vertici della rete si aspettavano ascolti maggiori rispetto ai 1.614.000 telespettatori (share del 5,98%). Comunque sono sempre tre punti in più del vecchio target di rete e contro c'erano Chi l'ha visto, la partita dell'Inter in Champions, le Iene e la fiction su Canale 5 che ha vinto la serata.

Paolo Ruffini

2 - DANDINI TIMOROSA - Tutti aspettano l'esordio a La7 di Serena Dandini il sabato sera in prima serata e la domenica prima del tg delle 20. Chi forse è ancora titubante sul programma è proprio la diretta interessata. I beninformati dicono che sia alquanto nervosa per la fascia di collocazione e abbia una grande paura di non riportare a casa gli ascolti preventivati.

serena dandini

3 - NEMICHE AMATISSIME - Prima che Bianca Berlinguer diventasse direttore del Tg3 tra le sue colleghe amiche c'era Isabella Mezza. In seguito, dopo che a quest'ultima è stata tolta una rubrica, il loro rapporto è naufragato e ora l'epilogo si avrà in tribunale. Alla Rai le cause per dequalificazione professionale sono all'ordine del giorno.

4 - ABETE COME LA POLVERINI - Chissà se Giovanni Floris su Ballarò ci abbia preso gusto a ospitare papabili candidati politici. Dopo il successo dell'esperimento di Renata Polverini, lanciata proprio dal talk di Raitre verso la presidenza della regione Lazio, ecco che ora si dà molto spazio a Luigi Abete, in odore di candidatura per le prossime elezioni in Campidoglio. Ma perseverare non è diabolico?

grbe07 bianca berlinguer

5 - TELERENZI - Vista la grande abbuffata davanti alle telecamere a Matteo Renzi converrebbe fondare TeleLeopolda. Gli ascolti sono stati spesso buoni, quindi le premesse ci sono. Ma occhio a non stancare il pubblico, la sovraesposizione potrebbe essere fatale. Se continua così il suo amico Giorgio Gori riuscirà perfino a raccomandarlo per l'Isola dei Famosi.

GIOVANNI FLORIS

6 - CASSINI GENIALE - A Stalk Radio il conduttore Dario Cassini ha lanciato una gara tra i telespettatori di Sky uno e i radioascoltatori di Kiss Kiss per aggiudicarsi 1000 euro cash con una trovata originale. Valanghe di proposte. C'è chi è pronto a fare dei bisogni sui bagni esposti dell'Ikea, chi vuole organizzare una sfilata di nudisti dentro un supermercato, chi percorrerebbe in bici la distanza tra Lecce e Roma, chi al derby andrebbe con la maglia del Milan nella curva dell'Inter, chi durante un matrimonio entrerebbe in chiesa e bacerebbe la sposa. Ma a Cassini piace molto la proposta di un ascoltatore che si farebbe tatuare la scritta sui glutei da una parte Stalk e dall'altra Radio. Potenza della pubblicità.

7 - I SOGNI DI LOTITO - Il presidente della Lazio, Claudio Lotito, ha confessato che farebbe perfino il politico, qualora glielo chiedessero (ma chi ha il coraggio di farlo?), e a quanto pare ha già bello e pronto lo slogan. "Io non vendo sogni ma solide realtà" ha dichiarato davanti alle telecamere. Che coincidenza! Si tratta dello stesso slogan che usa l'imprenditore Roberto Carlino quando pubblicizza le case dell'Immobildream. Non a caso anche Carlino è finito in politica. Corsi e ricorsi storici.

CLAUDIO LOTITO CLAUDIO BRACHINO

8 - BRACHINO SU DI GIRI - "Zanforlin chi?" Ha urlato in redazione il direttore di Videonews, Claudio Brachino, dopo che l'ufficio stampa di Domenica 5 gli aveva fatto leggere le critiche di uno degli autori di Maria De Filippi (Luca Zanforlin, ndr) sulla trasmissione organizzata da Brachino su Marco Simoncelli. Un attacco fatto via web. "Ma quale tv del dolore", ha replicato alle accuse Brachino alzando i toni, "quello era un talk sull'Italia del Sic, quella che aveva scoperto un simbolo pulito nei tempi difficili che stiamo vivendo.
Nuova intervista di papà Paolo, che ha fatto il giro di giornali e tg, la mamma che manda un messaggio: parlate più che potete del mio Marco. E poi, Zanforlin non si è accorto che sul tema della meglio gioventù c'era un collegamento per raccontare i volontari che aiutano la popolazione colpita dall'alluvione?". Qualcuno ha anche ascoltato la fatidica chiosa: "Ma chi cavolo è questo Zanforlin per farci la lezioncina di giornalismo?".

 

IL TRIBUTO A MONICA VITTI, COSTRETTA DA UNA MALATTIA DEGENERATIVA A FESTEGGIARE I SUOI 80 ANNI IN UN EREMO

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Andrea Scanzi per "Il Fatto Quotidiano"

C'è uno strano mix di affetto e pudore nel festeggiare - dolentemente - gli 80 anni di Monica Vitti. Li ha compiuti ieri. Il Festival di Roma ha ospitato la presentazione del volume Dolce Vitti, Rai Cinema le ha dedicato uno speciale. Il web è invaso dagli auguri a una signora che non potrà leggerli e non pochi utenti, su Facebook, sfoggiano per avatar una foto lontana di Monica. Quando era "il quinto colonnello della commedia all'italiana", lei che - come Gassman - partì da contesti drammatici.

MONICA VITTI BY SETTANNIimages

E' il compleanno assente di una diva invisibile. Non è la prima, non sarà l'ultima. Lucio Battisti e Mina cercarono (cercano) un rifugio eremitico dopo ciò che per tutti pareva fama e per loro verosimilmente tempesta. Monica Vitti, nata a Roma il 3 novembre 1931, vero nome Maria Luisa Ceciarelli, la scomparsa l'ha più trovata che cercata. Si è trattato unicamente di assecondare la trama scelta da altri, stavolta da un regista scarsamente prossimo a cambiare idea: anche quando la sceneggiatura sembra capirla solo lui. 
Dal 2000 la Vitti non si mostra più.

Una malattia degenerativa simile all'Alzheimer l'ha costretta ad allontanarsi da tutto. Tranne il marito Roberto Russo, fotografo di scena sposato quell'anno, che ora ne parla timidamente come "un'artista in cammino dall'inizio della sua carriera", che "non si e' mai fermata". Gli organi di informazione le dedicano ora un'attenzione mai esibita per più di un decennio. Forse per discrezione, l'ipotesi più auspicabile, o forse perché la malattia è tabù anzitutto per chi di immagine si è nutrito. E' accaduto ad altri, ad esempio a due terzi dei Giancattivi. Di Athina Cenci non si sa quasi nulla dal 2001, quando ebbe un ictus.

E di Francesco Nuti, dopo un silenzio colpevole, si è ricominciato a discutere ora bene (la sua recente autobiografia Sono un bravo ragazzo) e ora malissimo (la sciacallesca esposizione a Canale 5). L'artista, sia esso cinematografico o meno, non sembra avere il diritto alla consunzione lenta: alla nemesi spietata. Quasi che fosse una sua colpa. Non c'è via di mezzo: o si cancella la star o ne si ostenta l'agonia. Accadde a Michelangelo Antonioni, compagno di vita e lavoro della Vitti, la cui malattia venne raccontata quasi con morbosità.

tat17 adelina tattilo monica vitti festa playmen gilda beach 1995

Soltanto in rarissimi casi il quadro clinico impazzito coincide con una sorta di ultima vittoria: l'esempio di Muhammad Ali, nato farfalla fluttuante e ape pungente, "orgoglioso" di tremare - lui che aveva elevato l'eleganza a maestosità dirompente - come tedoforo affetto da Parkinson alle Olimpiadi di Atlanta '96.
Il velo di silenzio su Monica Vitti è stato meritoriamente squarciato da Vanity Fair. Nel numero di una settimana fa le ha dedicato una copertina meravigliosa, citando senza prurigini la malattia e - soprattutto - raccontandone bellezza e genio.

La traiettoria delicata di una donna che dice di aver permesso alle bruttine di fare carriera, come se - proprio lei - potesse permettersi il concetto di "bruttezza". La voce roca, quei capelli biondi. I silenzi, le mezze misure, il coraggio. L'eclettismo, il saper passare da Brass a Vadim, Bunuel e Dino Risi, Antonioni e Festa Campanile, Monicelli e Corbucci. Poi l'esordio alla regia, nel '90, con Scandalo segreto: il cerchio era chiuso, il sentiero sufficientemente indimenticabile.

A lei somigliante. Sentiero fatto di bianco e nero che rimangono, incomunicabilità e sorrisi. Quelli, spesso, con Alberto Sordi, che bravo come con lei accanto non è mai stato (non nel saper far ridere, quantomeno). Sordi che la amava anche quando la picchiava, come in quella scena che tutti ricordano, il film era Amore mio aiutami, quando litigano in spiaggia e lui la riempie di botte (ad essere onesti non era la Vitti ma Fiorella Mannoia, al tempo stuntgirl, ma il cinema non è mai onesto: altrimenti non farebbe sognare).

L'avventura, L'eclisse, La ragazza con la pistola. Polvere di stelle, bella pellicola e adesso sintesi quasi di un'esistenza. Monica Vitti è l'attrice italiana rarefatta e popolare, inaccessibile e comunissima. Tutto e il suo contrario, benpiù di altre dive perennemente à la page (e quindi celebrate). A febbraio, per la manifestazione "Se non ora, quando?", aveva affidato un messaggio alla collega Angela Finocchiaro: "Le donne mi hanno sempre sorpreso. Le donne sono forti ed hanno la speranza nel cuore e nell'avvenire". Prima, molto prima, aveva dichiarato: "La sincerità può essere uno stile? Non lo so. Ho cercato di essere severa, dura con me stessa. Senza pieta''. Ha mantenuto, come di consueto, la parola. Senza perdere un grammo di quella bellezza così personale e così struggente. Che - quella no - non conoscerà mai malattie.

 

ECOPASS O NON ECOPASS? PISAPIA DEVE SCEGLIERE TRA MARAN E L’UNIONE DEL COMMERCIO

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Franz Brambilla Perego per Dagospia

pisapia

1 - ECOPASS: IDEOLOGIA O PRAGMATISMO?
Oggi giunta comunale sull'Ecopass, dopo una giornata - quella di ieri - piena di tensioni e fallite mediazioni interne. Pisapia dovrà decidere fra i due assessori contendenti: quello a trasporti e ambiente Maran che sposa la linea dura dei referendari (tariffa uguale per tutti) e quello al Commercio D'Alfonso (deroghe e sconti per il carico/scarico merci). Chi vincerà? Il radicale Cappato o la potente Unione commercio?
Decisione importante per capire gli equilibri reali della giunta milanese, ancora incerta sulla scelta tra purezza ideologica e pragmatismo.

PIERFRANCESCO MARAN

Intanto il presidente della Provincia Podestà ha da poco dichiarato a proposito della liea Maran, se fosse approvata:

"Una decisione che causerebbe sia al commercio sia al settore delle piccole e piccolissime imprese per lo più artigiane, già vessate dalla crisi, un ulteriore aumento degli oneri. Infine, il nuovo balzello colpirebbe, altresì, i tanti anziani che abitano e si muovono in centro. Una categoria debole che ha già dovuto inghiottire l'aumento secco del cinquanta per cento sul biglietto dei mezzi pubblici. Se queste sono le politiche sociali e di mobilità della "Giunta arancione" ne vedremo davvero di tutti i colori".

MARCO CAPPATO

2 - RISPOSTA ALL'ASSESSORE ALTITONANTE...
L'assessore della Provincia di Milano Fabio Altitonante ieri ha risposto alla nostra nota di venerdì scorso precisando i termini del piano Città Metropolitana approvato dalla giunta Podestà. Risposta cortese e argomentata. L'unica replica di chi scrive è che noi ci riferivamo specificamente non alla storia della precedente giunta provinciale ma alla campagna per le elezioni provinciali del 2009, durante la quale il tema Città Metropolitana era il primo in ordine di importanza tra quelli proposti dal presidente uscente Penati, mentre non compariva - o se c'era non era nelle prime posizioni, quelle su cui cade l'occhio dei media e degli elettori - nel programma Podestà. Tutto qui.

PODESTA

Che poi la giunta Podestà lo stia attuando, anche se con contenuti diversi dalla proposta Penati, non può che farci piacere: la Città Metropolitana è un ente previsto dalla Costituzione e qualcuno si doveva pur decidere ad avviarne il processo di attuazione. Che il gatto sia bianco o nero poco importa, purché acchiappi il topo.

 

QUELLO CHE TUTTI A ROMA SUSSURRANO SULLA CRISI DI GOVERNO E CHE NESSUN GIORNALE VI HA ANCORA DETTO: IL GOVERNIO LETTA

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DAGOREPORT
Quello che tutti a Roma sussurrano sugli sviluppi della crisi e che nessun giornale vi ha ancora detto.

SILVIO BERLUSCONI GIANNI LETTA

1 - Il Banana si è praticamente convinto che al 99 per cento la settimana prossima il suo governo su una qualsiasi votazione andrà sotto alla Camera. A questo punto, radicali o non, sarà crisi di governo.

Il Bananone, soddisfatto di potersi presentare al suo elettorato senza essere "fuggito" da Palazzo Chigi, sa altresì che fare un governo diverso dal suo è oggi praticamente impossibile per le divisione all'interno dell'opposizione (Bersani contro Renzi, Renzi contro tutti, aggiungere Vendola e Di Pietro, Casini e Montezemolo, e perfino quel pupazzetto di Gori che si candida). E le ‘'consultazione anticipate'' di Napolitano avrebbero portato allo stesso risultato. Anche un "Governo del Presidente" è praticamente escluso, con una solo possibilità di cui vi diremo dopo.

2 - A questo punto l'ipotesi più probabile per il Sire di Hardcore è andare subito al voto anticipato, come va predicando Giuliano Ferrara.

3- Elezioni subito potrebbe non essere l'ipotesi peggiore per Berlusconi perché il centrosinistra è al culmine delle sue divisioni E per quello che riguarda il centrodestra è vero che è comunque difficile ma la crisi economica fa perdere di vista agli italiani Ruby, Minetti e Olgettine, etc.

ANGELINO ALFANO

4- Bananone sarebbe inoltre fortemente tentato (ma non avrebbe ancora deciso) di farsi un proprio listone nazionale che recuperi lo spirito di Forza Italia del '94 e si allei in coalizione con il Pdl di Alfano-Matteoli-LaRussa (che coprirebbero il fronte cattolico) e con la Lega.

5- Su tutto questo grava un'ipotesi. Quella di un governo Letta, come lanciato oggi dal vaticanista del Corriere marzio Breda. L'eminenza azzurrina è l'unico nome al quale il Banana avrebbe realmente difficoltà a dire di no, se Bella Napoli avesse il coraggio di lanciare la sua candidatura. Ed è anche il nome che è stato fatto da più di un leader dell'opposizione al presidente Napolitano (Fini, Casini, Rutelli).

Ma Letta (sicuramente contento per le notizie arrivate negli ultimi giorni dalla Napoli di Woodcock) accetterà a mettersi di fatto contro il Cavalier Pompetta? Nella Roma netturbina sono già aperti i tavoli delle scommesse.

2- EVITARE LE URNE MA SENZA «RIBALTONI» E SI AFFACCIA L'IPOTESI DI GIANNI LETTA
Marzio Breda per il "Corriere della Sera"

PIERFERDINANDO CASINI

D'ora in avanti la maggioranza e l'opposizione hanno «la libertà» di fare le proprie scelte in Parlamento e su entrambi i fronti ricade «la responsabilità» delle conseguenze che quelle scelte avranno rispetto agli «interessi generali» dell'Italia e dell'Europa. È in questo passaggio finale della dichiarazione con cui ieri ha chiuso il giro di colloqui informali, che Napolitano fa piazza pulita di tante speculazioni e letture interessate, e lancia l'ultimo avvertimento alle forze politiche.

La partita è adesso nelle loro mani. Interamente. Senza mediazioni da parte del Quirinale, che non forzerà nulla e non offrirà sconti a nessuno. E non si farà promotore di nient'altro che non sia l'urgenza di rassicurare i partner della Ue e il mondo economico e finanziario internazionale - una garanzia girata pure ai protagonisti del G20 riunito a Cannes -, spiegando che da noi tutti o quasi «riconoscono come impegnativi gli obiettivi» del risanamento e del rilancio e hanno «ben chiara la portata dei problemi da affrontare con urgenza».

Certo, «permane il contrasto» tra i due schieramenti e l'impasse è destinata a risolversi presto, in un senso o nell'altro, davanti alle Camere. Ma lui, il capo dello Stato, più che esortare a «una larga condivisione delle scelte», a questo punto non può e non vuole permettersi. L'animus positivo che di continuo auspica («teniamoci sempre care la coesione sociale e le nostre istituzioni per far fronte a prove e sfide nuove e difficili», ha ripetuto ieri) è un sentimento politicamente impraticabile. Anche se invocato per carità di patria.

Insomma: margini di composizione e di scelte bipartisan sono irrealistici, dopo che il Terzo Polo e il Partito democratico hanno escluso di votare i provvedimenti di Palazzo Chigi, «visto che il problema è ormai la credibilità dell'esecutivo».

Giorgio Napolitano-Gianni Letta

E se da parte loro si insiste per un atto di «discontinuità» che può venire solo da un passo indietro del premier e si subordina ad esso la disponibilità a sostenere un governo diverso e «su basi parlamentari più ampie», sul fronte di Pdl e Lega si ostentano le certezze di sempre: abbiamo le forze per andare avanti fino al 2013, a Berlusconi non ci sono alternative se non le urne e non accetteremo soluzioni diverse. Una sicurezza che, oggi come oggi, può apparire temeraria o quasi un esorcismo, considerata l'incognita dei dissidenti nel Pdl: qualcuno calcola che le potenziali defezioni siano già 18, tra parlamentari usciti allo scoperto e nascosti, ciò che farebbe sfumare la fatidica quota dei 316 voti indispensabili al governo per sopravvivere.

Questo è il quadro che Napolitano ha messo a verbale nel suo giro d'orizzonte. La fotografia di una situazione che dovrebbe evolversi rapidamente attraverso un paio di passaggi in aula. E il Quirinale tutto si augura meno che il rendiconto generale dello Stato o le misure finanziarie passino con approvazioni risicate. Anche se sa che è proprio lì, in quell'impervio percorso, che potrebbe essere certificata, magari attraverso la mozione di sfiducia minacciata dalle opposizioni, la crisi dell'esecutivo.

Nell'eventualità che ciò accada, di sicuro ci sono solo un paio di cose, per il momento. La prima: il capo dello Stato esplorerà ogni strada per evitare elezioni anticipate perché ciò equivarrebbe ad una paralisi di tre-quattro mesi, una prospettiva da lui giudicata insopportabile per la tenuta della nostra economia sotto attacco. La seconda: vanno considerati molto improbabili, perché troppo avventuristi, pure gli scenari di un ribaltone, vale a dire le chances che il Colle tenga a battesimo un governo fondato su una maggioranza diversa da quella di centrodestra che ha vinto le elezioni nel 2008.

Giorgio Napolitano-Gianni Letta

Detto questo, resterebbe aperta la subordinata - per molti in realtà la ipotesi principale - di una chiamata in servizio di Mario Monti, per tentare la formazione di un gabinetto spiccatamente tecnico (e, per inciso, questo Quirinale non ama granché i governi tecnici). Ora, Monti è una personalità di alto profilo europeo e che Napolitano stima molto.

Ma se dovesse resistere il diniego del centrodestra a qualsiasi alternativa a Berlusconi, sembra difficile pensare che il capo dello Stato possa affidargli un incarico al buio, perché si cerchi comunque una maggioranza in Parlamento (come fu per Ciampi, nel 1993). Sarebbe come mandare allo sbaraglio una riserva della Repubblica che può tornare utile in futuro, significherebbe bruciarlo.

L'ultimo scenario è quello secondo il quale un Berlusconi dimesso potrebbe indicare a succedergli Gianni Letta o Alfano, confidando così di allargare la maggioranza con il recupero dell'Udc e di restare in qualche modo al comando per interposta persona. Ma per arrivare a questo bisogna che si apra una partita molto lontana da quello che è stato detto ieri sul Colle.

 

CLAUDIO AMENDOLA: “LA RUSSA? NON HA CAPITO CHE ARIA TIRA. LO HANNO FISCHIATO IN 800 E NON C’ERA NULLA DI ORGANIZZATO”

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Malcom Pagani per "il Fatto Quotidiano"

Che un ministro della Repubblica trovi il tempo di darmi sei volte dello stronzo in una delle giornate più drammatiche per l'Italia del dopoguerra mi stupisce, che lo stesso mi indichi come istigatore e capopopolo del dissenso mi indigna. La questione è semplice: o La Russa si scusa formalmente e tempestivamente nell'arco di 48 ore, oppure intraprenderò l'azione legale in sede civile che la situazione merita. Una volta avuta soddisfazione, sarò lieto di donare la cifra a un ospedale pediatrico". Nel giorno dopo di Claudio Amendola c'è più rabbia che poesia.

CLAUDIO AMENDOLA - copyright Pizzi

L'altro ieri il politico e l'attore si sono incontrati sul Red Carpet del Festival di Roma. La folla vede La Russa e si agita. Fischia, insulta, sbanda. Lui espande il sorriso dei giorni neri, accelera il passo e come da copione, minimizza: "Erano in quattro o cinque, ne ho visto uno più stronzo degli altri, come si chiama? Amendola...". A qualche ora di distanza, l'attore ordina i fotogrammi.

Come è andata davvero Amendola?
Sette, forse 800 persone, tra cui 100 fotografi hanno visto La Russa sul tappeto rosso e hanno interrotto le loro attività per una pacifica quanto assordante manifestazione di ripulsa. Ho condiviso i fischi e li ho accompagnati con le braccia e un gaudente pugnetto al cielo che rivendico. Nulla di organizzato.

Ne è certo?
Ma che scherza? Ero andato a vedè un film, stavo a fà tre foto con mia moglie, ci mancherebbe altro". (Ogni tanto, anche nell'alveo di un impeccabile italiano, Amendola scivola sul romanesco ndr)

larussa foto gmt

La Russa sostiene cose diverse.
E non lo posso accettare. Si tratta di pura diffamazione. Ieri mattina ho letto i giornali. All'inizio mi sono divertito, poi sempre meno. Degli ululati rivolti a La Russa non ero né il regista occulto, né il responsabile. Sono un guitto ma anche se avessi fatto il saltimbanco, aumentare il brusio sarebbe stato impossibile.

Si aspetta delle scuse?
Offro a La Russa la possibilità di offrirle ma a essere onesti, non credo arriveranno.

Quindi?
Ci vedremo in tribunale.

La Russa le ha detto "stronzo".
Mi avrebbe fatto più male se me lo avesse detto mia moglie (Francesca Neri ndr). L'insulto greve e ripetuto non mi ferisce, anche se avrà un suo peso in sede giudiziaria. Quello che mi fa inferocire è il basso riferimento a quanto guadagno e ai miei datori di lavoro.

Lei spesso lavora con Mediaset.
E allora? Credo di riportare all'azienda che mi paga almeno quanto investe su di me. Non mi sento né in colpa né preoccupato e comunque, non sono il solo a lavorare con Mediaset.

Quindi?
Le insinuazioni di La Russa sui miei contratti non rispecchiano la politica culturale di Mediaset e la sua frase non fa onore al presidente del Consiglio. Mai, in tanti anni, neanche lontanamente, mi è stata fatta sentire la mano del padrone. L'80 per cento di quelli che lavorano per Berlusconi, non l'hanno mai votato.

Per La Russa la critica è come l'olio di ricino?
L'abbiamo già visto all'opera. Le sue considerazioni sul mio mestiere sono la parte più bassa di una faccenda che è già bassa di per sé. Mi paiono spie di un involgarimento che parte dalle pernacchie di Bossi e continua con le parolacce di Calderoli. La forzata goliardia da avanspettacolo di una certa politica.

Le daranno del comunista.
Ma qui la politica non c'entra niente. Se il cittadino non può esprimere opinioni dissenzienti significa che il punto di non ritorno è stato già superato. La reazione di La Russa è futile, pretestuosa e anche un po' puerile, ma è la situazione generale a essere grave. L'Europa non è un fantoccio. Ci chiede conto dei nostri sbagli e per la prima volta, sento che l'indignazione è a un metro dal trasformarsi in esasperazione. Sa cosa credo?.

Cosa?
Che La Russa non abbia capito fino in fondo l'aria che tira. Per dirla con De Gasperi, lo statista pensa al futuro e il politico al presente. Ammesso ne esista ancora uno.

 

GENOVA SOTTO IL DILUVIO, L’ULTIMO BOLLETTINO PARLA DI SEI MORTI TRA CUI DUE BAMBINI

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1. GENOVA, 6 MORTI SECONDO VIGILI FUOCO....
(ANSA)
- I morti nell'alluvione di Genova sono 6. Lo hanno confermato i vigili del fuoco di Genova: quattro adulti e due bambini. Cinque morti sono gia' stati recuperati, si sta cercando il sesto, un bambino.

maltempo genova da Corriere.it

Il vicecomandante dei vigili del fuoco di Genova, ingegner Emanuele Gissi, ha riferito che in via Fereggiano sono stati recuperati cinque corpi, quattro adulti e un bambino. "Stiamo cercando di recuperare il sesto, quello di un altro bambino" ha dichiarato all'ANSA.

maltempo genova da Corriere.it

2. DOMANI TEMPORALI SU TUTTO CENTRO-NORD, ALLERTA P. CIVILE OGGI ALLE 17 CONVOCATO A ROMA IL COMITATO OPERATIVO
(TMNews)
- I forti temporali che stanno colpendo la Liguria persisteranno su gran parte del Centro-Nord anche domani, determinando su Piemonte, Valle d'Aosta e Liguria quantitativi cumulati di pioggia elevati o localmente molto elevati. Dalle prime ore di domattina la lenta progressione verso levante della depressione atlantica presente sulla Spagna determinerà inoltre un'intensificazione della ventilazione sud-orientale sulle regioni centro-meridionali e l'estensione delle precipitazioni al quadrante di Nord-Est, alla Sardegna e alle regioni tirreniche.

maltempo genova da Corriere.it

Il Dipartimento della Protezione Civile ha così emesso un ulteriore avviso di avverse condizioni meteorologiche, che integra ed estende quello diffuso ieri e che prevede l'arrivo di precipitazioni diffuse, anche a carattere di rovescio o temporale di forte intensità, anche sul Nord-Est, sulle regioni centrali tirreniche e sulle due isole maggiori. I fenomeni potranno essere accompagnati da frequente attività elettrica e forti raffiche di vento. Analogamente, i venti forti di scirocco, con raffiche di burrasca o burrasca forte, che già oggi stanno interessando Liguria, Sardegna e Toscana interesseranno a partire da domattina anche Lazio e Sicilia, per estendersi progressivamente alle restanti regioni meridionali, con possibili mareggiate sulle coste esposte.

maltempo genova da Corriere.it

La Protezione Civile sta inoltre seguendo con attenzione, in contatto con le prefetture, le Regioni e le locali strutture di protezione civile, l'evolversi della situazione sulle nostre regioni nord-occidentali, con effetti particolarmente pesanti sulla città di Genova. Oggi pomeriggio si è riunita l'unità di crisi per valutare le criticità in atto ed è convocato per le ore 17 a Roma, presso la sede del Dipartimento della protezione Civile, il Comitato operativo che seguirà l'evolversi della situazione disponendo, nel caso, le eventuali misure necessarie.

maltempo genova da Corriere.it

3. DOMENICA A RISCHIO GENOA-INTER ASSESSORE COMUNALE SPORT, AL 90% NON SI GIOCA...
(ANSA)
- A causa del violento nubifragio che si e' abbattuto sulla Liguria ed in particolare su Genova in queste ore, ''al 90 per cento Genoa-Inter non si giochera''': lo ha detto ai microfoni di Radio Sportiva l'assessore allo sport di Genova, Stefano Anzalone. ''La situazione e' grave - ha detto - Abbiamo chiuso tutti gli impianti sportivi della citta', compreso il Luigi Ferraris, per tutelare la salute di coloro che lavorano negli impianti. Domani in serata decideremo se domenica alle 12,30 si potra' giocare''.

maltempo genova da Corriere.it

4. GABRIELLI, PER L'ARNO IL PERICOLO C'E' ANCORA MA SE PROBLEMA CASSE ESPANSIONE NON RISOLTO, NON E' COLPA NOSTRA
(Adnkronos)
- ''Il pericolo per l'Arno c'e' ancora''. Lo ha affermato il capo della Protezione Civile, Franco Gabrielli, che oggi ha partecipato a un convegno dell'Universita' di Firenze, in occasione del 45° anniversario dell'alluvione del 4 novembre 1966. ''Gia' il fatto che oggi la tecnologia consenta stati di preallerta al di sopra delle 12 ore invece che di 6 - ha aggiunto Gabrielli - consente di mettere in piedi meccanismi di protezione per la salvaguardia delle vite e anche di beni storici importanti e significativi. Pero', se a distanza di 45 anni il problema a monte con le casse di espansione non e' stato ancora risolto, sicuramente non e' un problema della Protezione Civile''.

maltempo genova da Corriere.it

 

BERLUSCONI DICHIARA DI AVER RIFIUTATO I FONDI DELL’FMI E LA LAGARDE È COSTRETTA A SMENTIRE

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1. BERLUSCONI, FMI CERTIFICHERA' COME SOCIETA' REVISIONE...
(ANSA)
- Il Fondo Monetario Internazionale "certificherà" l'adozione delle misure anticrisi dell'Italia come una società di revisione certifica i bilanci di una impresa. Lo ha sostenuto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, in conferenza stampa a Cannes. "Ci siamo rivolti alla direttrice Lagarde e abbiamo chiesto che il Fondo possa certificare e monitorare l'avanzamento delle nostre riforme in modo da poter comunicare con l'autorevolezza che le è propria lo stato di avanzamento", ha detto il premier.

CHRISTINE LAGARDE BERLUSCONI AL GVENTI DI CANNES

2. BERLUSCONI, ITALIA RIFIUTATO FONDO FMI...
(ANSA)
- "Il Fondo monetario ci aveva offerto dei fondi che noi abbiamo rifiutato". Lo ha detto il premier Silvio Berlusconi da Cannes.

3. LAGARDE, NON OFFERTI FONDI AD ITALIA. PAESE NON HA BISOGNO DI LINEE CREDITO PRACAUZIONALI...
(ANSA)
- L'Fmi non ha offerto all'Italia dei fondi poiché il Paese "non ha bisogno di strumenti come le linee di credito precauzionali". Lo ha affermato il direttore generale del Fondo, Christine Lagarde , in risposta a chi gli chiedeva della affermazioni del premier Silvio Berlusconi. Per l'Fmi lo strumento migliore è "il monitoraggio fiscale".

ANGELA MERKEL

4. LAGARDE, PROBLEMA ITALIA MANCANZA CREDIBILITA'...
(ANSA)
- "Il problema dell'Italia è la mancanza di credibilita". Lo afferma il direttore generale dell'Fmi Christine Lagarde secondo cui "verificheremo che le autorità italiane e l'Italia in generale faccia ciò" che si é impegnata a fare presso l'Ue "attraverso un'analisi indipendente". Tutti i risultati saranno pubblicati.

 

 


L’IRLANDA CHIUDE L’AMBASCIATA PRESSO LA SANTA SEDE CON LA MOTIVAZIONE OMBNIBUS DELLA CRISI

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Giacomo Galeazzi per "la Stampa"

bertone papa big

Dublino «divorzia» dal Vaticano e, tra le proteste dei vescovi dell'isola, la cattolicissima Irlanda lascia la Curia Romana. Il governo chiude l'ambasciata presso la Santa Sede e assicura che è una scelta dettata da motivi economici legati alla crisi e non dal «grande freddo» nei rapporti diplomatici con la Santa Sede. Rapporti, però, che attraversano una fase molto difficile. Tre mesi fa sia il premier Enda Kenny sia il Parlamento avevano severamente censurato la Chiesa di Roma, tacciandola di «sabotare le inchieste sui preti pedofili». Non era mai successo che Dublino parlasse con tanta forza contro il Vaticano, accusandolo di mettere i propri interessi davanti a quelli delle vittime degli abusi.

dublino

La decisione dell'esecutivo irlandese (che ha chiuso anche le rappresentanze in Iran e a Timor Est) è stata presa «per rispondere agli obiettivi del programma dell'Ue e dell'Fmi e riportare la spesa pubblica a un livello accettabile». Replica il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi: «La Santa Sede prende atto della decisione dell'Irlanda. Naturalmente ogni Stato che ha relazioni diplomatiche con la Santa Sede è libero di decidere, in base alle sue possibilità e interessi, se avere un ambasciatore presso la Santa Sede residente a Roma oppure residente in un altro Paese». Ma «importanti sono i rapporti diplomatici fra la Santa Sede e gli Stati, e questi non sono in questione».

In seguito alle polemiche sullo scandalo-abusi, il 25 luglio la Santa Sede aveva richiamato a Roma il nunzio apostolico a Dublino «per consultazioni». Un fatto rarissimo, che ha fatto ancora più rumore perché coinvolge un Paese d'incrollabile tradizione cattolica. Al momento il posto di «ambasciatore del Papa» a Dublino è vacante in quanto il nunzio Giuseppe Leanza, prima richiamato in Vaticano, ha poi avuto un nuovo incarico a Praga. La nunziatura è comunque regolarmente aperta.

federico lombardi

A settembre la Santa Sede ha inviato una lettera al governo di Dublino, riconoscendo la gravità degli abusi sui minori. Ma il Vaticano ha respinto seccamente, come infondata, l'accusa del governo irlandese di aver ostacolato le indagini e impedito all'episcopato nazionale di denunciare i preti pedofili alle autorità civili. Il governo irlandese ha riconosciuto «la serietà» della risposta vaticana, pur ribadendo che le sue passate posizioni «hanno dato il pretesto ad alcuni per non collaborare» con le autorità del Paese. Ieri, infine, la decisione di chiudere l'ambasciata romana.

Enda Kenny

«Profondo disappunto» per la «serrata» è stata espressa dal cardinale Sean Brady, arcivescovo di Armagh e Primate d'Irlanda, avvisato con una telefonata del ministero degli Esteri. Brady ha detto che «molti altri condividono questa delusione», ricordando che le relazioni tra i due Stati risalgono al 1929. «Questa decisione sembra mostrare poca considerazione per l'importante ruolo svolto dalla Santa Sede nelle relazioni internazionali e per i legami storici con il popolo irlandese», lamenta il porporato.

«Spero che, nonostante questo passo deplorevole, la stretta e reciprocamente vantaggiosa collaborazione tra l'Irlanda e la Santa Sede nel mondo della diplomazia possa continuare» e che Dublino nomini al più presto «un nuovo ambasciatore residente presso la Santa Sede». Per la Segreteria di Stato la delicatezza dei rapporti che intercorrono in questo momento tra la cattolicissima Irlanda e il Vaticano «merita una particolare attenzione».

DA INDIGNATI A INCAZZATI - ANCHE A OAKLAND (USA) UNA MINORANZA SFANCULA IL PACIFISCMO E SFASCIA TUTTO

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Angela Vitaliano per il "Fatto Quotidiano"

OCCUPY OAKLAND

C'è un elemento fondamentale che ha caratterizzato il movimento "Occupy Wall Street" sin dai primi giorni, nell'ormai lontano settembre, ed è stato quello di presentarsi sempre come un movimento assolutamente non violento, che oppone sempre e comunque resistenza pacifica alla polizia e rifugge alla debolezza di lasciarsi coinvolgere in qualsiasi tipo di provocazione esterna.

OCCUPY OAKLAND jpeg

Perciò, nel giorno in cui a Oakland, in California, questa "linea di rigore" viene spezzata da un gruppo di dimostranti che si mette a lanciare oggetti pesanti contro la polizia e a vandalizzare un edificio, sebbene vuoto, rompendone vetri e ricoprendolo di graffiti, il 99% degli altri "occupanti" dichiara immediatamente la sua condanna e il suo scontento.

OCCUPY OAKLAND

La violenza è scoppiata a margine di una manifestazione, per il resto pacifica e senza incidenti, che aveva portato alla chiusura temporanea del porto cittadino, il quinto più importante del Paese, soprattutto per il traffico merci con l'Asia. Nella serata di mercoledì, infatti, un migliaio di dimostranti aveva simbolicamente "dichiarato vittoria" quando l'occupazione del porto aveva determinato la sospensione delle attività commerciali in corso.

OCCUPY OAKLAND

Quello di mercoledì, fra l'altro, era stato il primo episodio concreto di una dimostrazione di "occupazione " di un luogo commerciale; finora, infatti, a cominciare da Zuccotti Park per finire a tutte le altre città, Occupy Wall Street si è limitato a marce e occupazione di aree geografiche cittadine come, appunto, quella a ridosso della Borsa di New York. La protesta di Oakland, invece, si innestava in una giornata intera di sciopero generale dichiarata in città che aveva, peraltro, ottenuto la solidarietà di altre zone della protesta come appunto New York e Los Angeles.

OCCUPY OAKLAND

Tuttavia, già nella giornata di mercoledì, gruppi di dimostranti, definiti immediatamente come "agitatori", aveva cominciato a danneggiare vetrine e sedi di banche cittadine; episodi di violenza che erano poi culminati nell'occupazione di un edificio vuoto, vandalizzato e devastato in poco tempo. La conseguenza, ovviamente, si è tradotta in uno scontro con le forze dell'ordine e con alcuni feriti, sebbene non in maniera grave, sia tra i dimostranti che tra i poliziotti.

OCCUPY OAKLAND

La condanna della violenza, comunque, è stata immediata e totale, perché è ben chiaro a tutti che essa potrebbe fornire facili alibi a coloro che stanno provando a mettere a tacere la protesta. D'altro canto lo sciopero generale di ieri a Oakland è stato il più importante negli ultimi 65 anni e i settemila manifestanti che hanno sfilato nelle strade cittadine hanno catalizzato su di loro l'attenzione del resto del Paese.

angela davis

Angela Davis, storica attivista del gruppo delle Black Panther, presente alla marcia di ieri, ha galvanizzato i partecipanti sottolineando che "gli occhi del mondo sono sulla nostra città anche se ora ci sono movimenti di "Occupazione" anche in Asia in Sud America e in Europa. Il 99% della popolazione si sta sollevando in tutto il pianeta". Vale la pena ricordare che il movimento delle Black Panthers, di cui la Davis fu un'attivista , nacque proprio ad Oakland negli anni Sessanta. Inizialmente il movimento aveva come obiettivo quello di salvaguardare i quartieri Afro Americani dalla violenza e dal razzismo della polizia.

ANGELA DAVIS AI TEMPI DELLE PANTERE NERE

Nel tempo, però, il movimento ottenne attenzione nazionale diventando un vero fenomeno di controcultura. Non stupisce, dunque, ritrovare una figura come quella di Angela Davis fra i dimostranti che mercoledì hanno "occupato" la città né tantomeno ci si può sorprendere se nella battaglia contro l'1% che gestisce il potere economico del Paese subentri anche un fattore "razziale", dal momento che gli Afro Americani continuano ad essere gli anelli più deboli della catena economica e quelli che più di tutti stanno pagando il prezzo di una crisi infinita.

 

TRE ANCHOR PER L’ALL NEWS MEDIASET: LOTTA DURA SENZA PAURA A RAINEWS24 E SKYTG

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Enrica Roddolo per "Il Mondo"

Mario Giordano

1 - ALL NEWS IN FILA PER TRE. AL BISCIONE...
All news, moltiplicato per tre. Già, perché a Cologno Monzese, dove in questi giorni si stanno definendo gli ultimi dettagli del piano che porterà al varo di TgCom24, la nuova all news al via il 28 novembre, si starebbe ipotizzando di affidare la conduzione dei tg della nuova rete di sole notizie, a tre professionisti. Ovvero: un anchor senior affiancato da due giovani volti delle news Mediaset. Ai tg saranno anche alternati dei talk show su temi di attualità.

Quanto al corpo redazionale della nuova rete fortemente voluta da Pier Silvio Berlusconi, sarà quello della nuova agenzia NewsMediaset nel quale confluiranno (non senza aver scatenato malumori interni e la proclamazione dello stato di agitazione) la redazione del Tg4, quella di Studio Aperto, e pure quella milanese del Tg5.

google

Entro il 10 del mese i redattori delle varie testate giornalistiche del Biscione dovebbero quindi confluire nel nuovo team della tv all news che farà concorrenza alla Rainews24 diretta da Corradino Mineo (per la quale è in corso un percorso di rafforzamento) e soprattutto al brigantino ben oliato di SkyTg24 adesso guidato da Sarah Varetto.

2 - GOOGLE-YOUTUBE, SFIDA ALLA TV...
I broadcaster tv generalisti, già in affanno da anni, dovranno vedersela molto presto con un nuovo e agguerrito competitor. Sì, perché il motore di ricerca Google, dopo aver sbaragliato la concorrenza dei software web, e dopo aver provato a insidiare il business dei libri (la battaglia è ancora in corso), adesso è pronto a lanciarsi nell'agone tv. Dietro al piano di Google c'è il braccio-video online rappresentato da YouTube. E c'è, secondo i bene informati, un maxi investimento di 100 milioni di dollari.

YOU TUBE

A tanto ammonterebbero infatti i primi contratti per assicurarsi i diritti tv online di famose star come Madonna o guru del benessere come Deepak Chopra. Infatti, il motore di ricerca ideato dai due ex enfant prodige, Sergej Brin e Larry Page, lancerà a partire da prima di Natale e per tutto il 2012 ben cento canali web che spazieranno dall'enterteinment alla musica, fino al benessere.

Una sfida frontale all'offerta classica dei network tv. E così, se un anno fa Mediaset portava in tribunale YouTube per una questione di copyright di spezzoni tv, adesso YouTube ha evidentemente studiato il modello del piccolo schermo così bene da provare non più a «copiarne», bensì a replicarne l'esperienza.

3 - VANITY IN SALSA POP CONDÉ ACCELERA...
Lanciato Myself, il nuovo mensile femminile ideato e guidato da Valeria Corbetta, in piazza Cadorna a Milano sede italiana del gruppo Condé Nast, non si pensa soltanto alla raccolta pubblicitaria di Natale. Infatti, starebbe già entrando nel vivo la progettazione di un nuovo popolare di taglio alto, o un Vanity Fair meno sofisticato.

VANITY FAIR

Visto il successo costante del magazine diretto da Luca Dini, il deus ex machina di Condé Italia, Gianpaolo Grandi avrebbe infatti dato il via libera al secondo grande progetto del 2011. Piano che però non verrebbe alla luce prima della seconda metà del 2012.

4 - LEI SALVA LE TREDICESIME. E SIPRA...
Ai piani alti della Rai, a questo punto, si confida nel 2012 anno olimpionico (Londra). Per tradizione, infatti, i cinque cerchi accendono i riflettori sul grande sport. E, soprattutto, fanno accendere a molti il pulsante della televisione, per seguire gare e campioni in lizza. Così, per la Sipra, la concessionaria pubblicitaria di viale Mazzini a Roma che avrebbe già iniziato a proporre pacchetti di advertising pre-olimpico ai suoi inserzionisti, è una boccata d'ossigeno.

LORENZA LEI

E di ossigeno la tv pubblica italiana, mai come oggi ne ha davvero un disperato bisogno. Tanto che per riuscire a pagare le tredicesime ai dipendenti pare che il dg Lorenza Lei, abbia dovuto supplicare il ministero del Tesoro (in affanno per i conti sotto la lente di Bruxelles) per sollecitare il versamento della rata pre-natalizia del canone.

 

METEORINA O MET-EROINA? - LA MODELLA CHIARA DANESE RACCONTA LA SUA CENA CHIC-SHOCK AD ARCORE

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CHIARA DANESE PARLA DEL BUNGA BUNGA A "SERVIZIO PUBBLICO" DI SANTORO
Dal canale Youtube dell'IDV - http://www.youtube.com/watch?v=DdyiF4eAoI8

Francesca Fagnani per "Il Fatto Quotidiano"

CHIARA DANESE CON IL SUO AVV cd dc f a da c c d aa c

Ieri sera, nella prima puntata di "Servizio Pubblico", è andata in onda l'intervista (ovviamente riassunta e "montata") realizzata da Francesca Fagnani con Chiara Danese, la ragazza che si ribellò alle "cene eleganti" ad Arcore e si è costituita parte civile nel processo a Fede, Minetti e Mora, assistita dal suo avvocato Patrizia Bugnano. Qui pubblichiamo la versione integrale del suo racconto, che da oggi è disponibile in video sul sito www.serviziopubblico.it.

Se le domandi "Chiara, sai chi abita ad Arcore?", lei ti sorride: "Mi vergogno a dirlo, ma quando è successo proprio non lo sapevo, sono un po' ignorante io...". Chiara Danese è di Gravellona Toce, un piccolo paesino del Verbano, in Piemonte. Ha 19 anni da poco compiuti, ma ne dimostra ancora meno, forse per quei suoi modi impacciati da adolescente timida.

chiara danese ambra medium

Si guadagna da vivere intrattenendo i bambini in un supermercato, mentre i loro genitori fanno la spesa. Certo sperava altro, le sarebbe piaciuto fare "la presentatrice". Appena compiuti 18 anni, Chiara partecipa al concorso di Miss Piemonte. È un inizio, ma non basta. Serve qualcosa in più, anzi qualcuno che la introduca nel luccicante mondo della tv. Ad aiutarla è Daniele Salemi, l'agente che segue lei e la sua amica Ambra Battilana. Come fare? Salemi non ha dubbi, bisogna farsi ricevere da Emilio Fede, che ovviamente non si tira indietro.

Che cosa le ha detto Fede quando ha visto lei e Ambra per la prima volta?
Ci ha detto che eravamo bellissime, che andavamo benissimo per fare le meteorine al Tg4.

NICOLE MINETTI

Vi ha fatto un provino?
Nessun provino, ha detto che ci avrebbe aiutate lui personalmente per la voce e che potevamo andare a casa sua a fare le prove. Quella sera stessa ci ha invitate a cena all'hotel Bulgari di Milano. Eravamo io, Ambra e il nostro agente. Ero contenta, mi sembrava un'occasione per farmi conoscere meglio. Fede si mostrava molto interessato al fatto che io sapessi fare i massaggi e mi diceva che lui ne avrebbe avuto bisogno. A un certo punto, mi ha fatto alzare in piedi e poi girare, tanto che mi è venuto anche il dubbio che dovessi fare la meteorina con il fondoschiena... Mi sono sentita molto imbarazzata, ma non volevo fare scenate, per me era un'occasione importante, 5.000 mila euro a settimana sono tanti.

Quando ha rivisto Fede?
Il giorno successivo. Fede ci ha invitate a una festa attraverso il nostro agente. Non sapevo di cosa si trattasse, mi era solo stato detto che lì avremmo incontrato chi ci avrebbe aiutate per il concorso di Miss Italia. Daniele Salemi allora ha accompagnato me e Ambra davanti a una villa e lì mi ha chiesto: "Chiara sai dove ti trovi? Ad Arcore". Ora mi vergogno a dirlo, ma non sapevo cosa fosse Arcore.

EMILIO FEDE SFONDO BERLUSCONI

Davvero non lo sapeva?
No, l'ho scoperto solo quando siamo arrivati.

Ci racconti la serata
Il direttore ci ha portate in giardino, lì c'era Mariarosaria Rossi. Ci fa ha fatto molti complimenti anche lei, dicendoci che andavamo benissimo.

Benissimo per fare cosa?
Non l'avevamo ancora capito.

Come è andato l'incontro con il premier?
Era in salone con un vassoio di anelli che lui diceva essere di Tiffany, ma che invece erano semplice bigiotteria, tanto che il mio anello è diventato marrone dopo pochi giorni. Il presidente del Consiglio era molto gentile e ci prestava molte attenzioni, tanto che Fede gli ha detto: "Tu mangia nel piatto tuo, ché io mangio nel mio...".

Chi erano gli altri ospiti della cena?
Ricordo Nicole Minetti, Roberta Bonasia, le gemelle De Vivo e Marysthell Polanco.

Bunga

Come è proseguita la cena?
All'inizio sembrava tutto normale, poi sia Berlusconi sia Fede hanno cominciato a raccontare barzellette sconce e Fede ci dava le gomitate per farci ridere. A un certo punto il premier ha raccontato la barzelletta sul bunga bunga e si è fatto portare dal maggiordomo una statuetta con un pene enorme, invitando le ragazze a divertirsi. Le ragazze allora si sono alzate e hanno cominciato a farsi baciare i seni e a toccare Berlusconi nelle parti intime, mentre cantavano "Meno male che Silvio c'è". Eravamo sconvolte e intimidite. Fede intanto ci toccava le gambe. Poi il premier ha detto che era arrivato il momento del bunga bunga.

Cioè vi ha invitate a scendere nella sala con il palo per la lap dance?
Sì. Non sapevo cosa fosse questo bunga bunga, mi aveva spaventato la barzelletta raccontata a cena dal premier e tutto quello che avevo visto. Mi si è chiuso lo stomaco, non mi sentivo bene e ho chiesto una camomilla.

A chi?
A Fede, che mi ha invitata a rilassarmi in una stanza da sola con lui.

MARIAROSARIA ROSSI

L'ha seguito?
No, Ambra si è comportata da amica, mi ha preso per mano e mi ha tirata via, anche perché il presidente voleva farci fare un giro per la casa.

Berlusconi è stato gentile con voi?
Sì. Poi però, mentre salivamo per le scale, il premier ci toccava il fondoschiena. Eravamo sempre più agitate.

Non poteva reagire?
Non sapevo come reagire, ero intimidita dalla situazione. Berlusconi poi ci ha portato in piscina invitandoci a ritornare per divertirci insieme. Tutte queste attenzioni non ci piacevano, tanto che Ambra mi ha detto all'orecchio: "Ma che vogliono, dobbiamo darla?".

BERLUSCONI SPIZZA IL LATO B DELLA PREMIER AUSTRALIANA JULIA GILLARD

Vi siete poi riunite al resto del gruppo?
Sì, siamo scesi in una stanza in cui c'era della musica alta e le altre ragazze ballavano seminude. Nicole Minetti ha fatto un balletto hot e si è spogliata del tutto, facendo movimenti davanti al premier e facendosi baciare.

Come si è sentita in una serata così particolare?
Io e Ambra ci siamo messe in un angoletto, con gli occhi bassi. Mi veniva da piangere. Fino ad allora, in tutte le cose più importanti sono sempre stata accompagnata dalla mia famiglia. Mi sentivo sola. Nella mia famiglia c'è molto senso del pudore, io non avevo mai nemmeno visto una donna nuda. Non ce la facevo più e ho chiesto ad Ambra di domandare a Fede se fosse possibile andarcene via.

Lui come ha reagito?
Non bene, era seccato. Ci ha detto:"Ok andatevene, ma scordatevi di fare Miss Italia e le meteorine".

E Berlusconi?
Anche lui sembrava infastidito, del resto eravamo lì e non partecipavamo a quel gioco.

Ambra Battilana

Fede vi ha accompagnate in macchina fino a Milano, dove vi aspettava il vostro agente. Che cosa vi ha detto durante il tragitto?
Ha cambiato del tutto versione, ci ha fatto i complimenti per come ci eravamo comportate, dicendoci che quella era una prova e noi l'avevamo superata, a differenza delle altre ragazze che erano delle poco di buono. Forse non voleva far sapere all'autista quello che era successo veramente.

Ci sono due sms, inviati quella stessa notte dal suo cellulare a quello di Fede, che contrastano con il suo racconto: in uno lei augura buonanotte al direttore del Tg4 e nell'altro lo ringrazia per la fantastica serata...
Quando Fede è andato via, il mio agente mi ha chiesto di raccontargli la serata, ma io non ne volevo parlare. Lui allora mi ha chiesto di dargli il cellulare, dicendomi: "Fidati di me! Andrai a Miss Italia". Non conoscevo davvero il contenuto degli sms che ha mandato a Fede.

Ha raccontato alla sua famiglia cosa le era successo quella notte?
Non subito: mi vergognavo. Poi ho cominciato a star male, a rifiutare tutti i lavori che mi capitavano, ad avere attacchi di ansia. A quel punto mi sono decisa a raccontare tutto a mia madre. Mi ricordo la sua espressione, era sconvolta, non ci credeva. Abbiamo pianto tutt'e due.

roberta bonasia

Fede si è più fatto sentire?
No. E ovviamente non ho più fatto né Miss Italia, né la meteorina, né nulla.

Ha provato a contattarlo?
Sì, quando è scoppiato il caso Ruby ed è uscito anche il mio nome sui giornali come se fossi una delle escort delle feste di Arcore. L'ho chiamato per chiedergli che cosa avrei dovuto dire ai giornalisti che mi assediavano sotto casa. Non volevo raccontare quello che era successo, non volevo fare casini.

E lui che cosa le ha risposto?
"Vuoi i soldini?". Poi ha fatto finta di non ricordarsi di me.

AndreaChiaraDanese AmbraBat

Lei ha partecipato alla cena di Arcore il 22 agosto 2010 e ha deposto davanti ai magistrati di Milano solo nell'aprile di quest'anno. Perché ha deciso di parlare dopo così tanti mesi?
Sai come funziona nei piccoli paesi? Mi parlavano tutti alle spalle e ricevevo continue telefonate anonime con insulti. Perché dovevo passare per una escort? E per aver fatto che cosa, poi? Io mi sono semplicemente trovata in quella situazione e ho deciso di andarmene, per portare avanti i miei valori.

Chiara, le fa paura essersi messa contro persone così importanti?
Sì, all'inizio non volevo parlare, ma che cosa dovevo fare? Le cose sono andate così, perché non dovrebbero saperlo anche tutti gli italiani? Perché si deve far finta di essere quello che non si è? Le persone, e penso ad alcune in particolare, dovrebbero cominciare a prendersi la responsabilità di quello che fanno.

Eleonora ed Emma De Vivo

 

LA PRESTIGIACOMO ALZA LA CORNETTA PER CONTATTARE GIANFRANCO: “ODDIO, COSA DEVO FARE?”

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polverini alemanno

Bigador per Dagospia

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- Alemanno ne è certo: "Non credete a Dagospia! Non c'è alcun accordo con la Polverini". Lo ammettiamo, ha ragione. In realtà è lui a volere un accordo con la garbatissima governatrice del Lazio, mentre lei non ne vuole sapere e risponde a colpi di "aho', ma che vole questo?". L'ultimo approccio? Ieri sera al teatro Brancaccio di Roma perm la festa dei Caltagirone, con memorabili sorrisi di circostanza. Ricordiamo una memorabile frase della Spolverini dedicata al mini-camerata: "Una caramella da te? Ma che so' matta? .... Basta che non è avvelenata..."

LUCA DALESSANDRO E SIGNORA

2 - E' passato a miglior vita l'On. Franzoso del quale in questo periodo di vacche magre parlamentari il PDL non ha potuto usufruire per tenere in piedi quel che resta della maggioranza. Si dà il caso che il primo dei non eletti, la cui surroga non potrà che essere immediata, sia il capo-ufficio stampa del PDL, quel Luca D'Alessandro, divenuto famoso col libro "Berlusconi ti odio". Verdini, affranto, gli ha detto: "Vabbé, qualche giorno te lo fai..."

Alfonso Papa ai domiciliari

La maggioranza può contare dunque su un voto in più rispetto alle ultime prove parlamentari. Sorge tuttavia un problema: D'Alessandro è a New York ad allenarsi per l'omonima maratona. Con il decesso di Franzoso sembra però che l'unica maratona che potrà correre sarà quella alla volta dell'aeroporto, da cui dovrà prendere il primissimo volo per catapultarsi a Roma a sostenere il Sultano di Hard-core...

3- Salvo imprevisti, non chiederà di partecipare al voto di fiducia Alfonso Papa, deputato Pdl ai domiciliari. Le istanze di poter prendere parte ai lavori della Camera presentate durante la detenzione in carcere a Napoli sono state puntualmente respinte dal Tribunale. A quanto si apprende, i suoi legali gli sconsigliano fortemente di inoltrare un'altra richiesta in tal senso. Dunque, l'asticella della fiducia "politica" scenderebbe di fatto a quota 315.

MAURIZIO LUPI

4- Messaggio di cordoglio di Maurizio Lupi per Franzoso: "Esprimo il mio cordoglio e sono vicino alla sua famiglia". Chiaro e sintetico. Non ha tempo da perdere, si sta allenando per la maratona di New York.

5 - Quanti guai Radicali. Pannella tempestato di insulti su Facebook, la Bernardini con il cellulare che è diventato una cloaca di messaggi. Staderini, non sta meglio. Risultato? La loro fiducia al governo non è più scontata.

MARCO PANNELLA

6- Anche Carlo Vizzini sbatte la porta del Pdl. Dà l'addio al Banana, approda nel partito socialista di Nencini e passa al gruppo misto che comprende Udc, autonomisti, liberali e repubblicani. Quindi offre una mirabile lezioni di politica: '"E' evidente che quando si balla sull'orlo del precipizio, prima di tutto viene il Paese". Patriota.

7- Silenzi (e dubbi?) da parte di Nunzia De Girolamo. La signora Boccia tace. Nel partito temono...

Carlo Vizzini

8- Adolfo Urso smentisce: "Non ho mai incontrato Fini". I finiani confermano: "Ci sono stati contatti, stiamo trattando. Su cosa? Almeno il suo voto di sfiducia...". Dovrebbe essere acquisito, come quello di Scalia e Buofiglio. Con i tre ex Fli un accordo per entrare nel Terzo Polo subito dopo la caduta del governo.

9- Chi rimane a secco è Andrea Ronchi: per l'ex creatura di Fini, porte serrate. Ponti sollevati. Insomma, non lo vuole nessuno.

NUNZIA DE GIROLAMO

10- Fabrizio Cicchitto lo ammette: "Ci sono una ventina di pidiellini pronti ad abbandonare". Lo dice al Banana, che subito replica da Cannes: "Chi ha lasciato il Pdl o pensa di farlo, una volta che avrà parlato con me rivedrà il suo proposito". Tradotto: ho ancora molto da offrire.

11 - Ex (amicizie) che tornano. Dopo la telefonata di Mara Carfagna a Italo Bocchino, ecco la bionda Prestigiacomo alzare la cornetta per contattare il suo Gianfranco: "Oddio, cosa sta succedendo? Cosa devo fare?" Aspetta tranquilla, la risposta.

FINI-PRESTIGIACOMO

12 - Telefonata tra la Santadechè e Verdini. La prima: "Come siamo messi". Il secondo: "Male". La replica: "Qui rischiamo di dover scappare, ma dall'Italia".

13- La sfida continua. Anche oggi Paolino Bonaiuti, portavoce del Cavalier Patonza non per colpa sua, indossa una cravatta di Ferragamo al posto di quella d'ordinanza di Marinella. Il cavaliere sfiduciato medita una dura rappresaglia contro Paolino che ormai tutti chiamano Diolaiuti.

 

LA TAC LINGUISTICA DI BARTEZZAGHI SULLA LETTERA CHE ANDREOTTI HA INVIATO A DAGOSPIA

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Stefano Bartezzaghi per "l'Espresso"

GIULIO ANDREOTTI

I politici di razza hanno rapporti peculiari con il cambiamento. A volte sembrano gli ultimi ad accorgersene, a volte sono già lì, e ci aspettano al varco. Era difficile aspettarsi, per esempio, che per smentire certe voci sulla propria salute Giulio Andreotti scegliesse il canale di Dagospia. Ma è proprio lì che si è letto un suo comunicato: "In questi giorni mi giungono voci insistenti su un mio ricovero per aggravamento di salute. Capisco che molti attendono un mio passaggio a "miglior vita", ma io non ho...fretta e ringrazio tutti coloro a cui sta a cuore la mia salute e in particolare il Signore per l'ulteriore...proroga".

Andreotti dunque sa di Dagospia, ma non ritiene di variare il suo abituale modo di scrivere per il solo fatto di essere su Internet. Impossibile non notare l'uso ad abundantiam dei punti di sospensione in funzione ironica, uso che di recente si è riscontrato solo nelle rispettive prose di Francesco Cossiga e di Vasco Rossi (il quale, a proposito di cambiamenti, è peraltro l'autore della canzone di Patty Pravo che diceva: "La cambio io la vita che / non ce la fa a cambiare me" e si intitolava "Dimmi che non vuoi morire").

dago

Oltre a questi: riferimenti vuoti a "quanti", "molti" e "tutti coloro"; virgolette all'espressione "miglior vita"; allusioni a credenze popolari (le voci sulla morte che allungano la vita); il Signore disinvoltamente evocato in un gruppo indeterminato di amici accorati...

E' la sua tipica, inconfondibile, oscillazione fra il solenne e il popolano: negli anni di massima potenza pareva di avvertire un sentore di romanesco anche nelle sue dichiarazioni più solenni e, al contrario, nessuna sua battuta appariva davvero innocente e terra terra. "Senza fretta", "tirare a campare", allungando ancora "l'ulteriore proroga" con l'aggiungere tra aggettivo e nome i tre punti che equivalgono ala cifra di un'intera esistenza pubblica: la sospensione.


Lettera di Giulio Andreotti a Dagospia
"In questi giorni mi giungono voci insistenti su un mio ricovero per aggravamento di salute. Capisco che molti attendono un mio passaggio a "miglior vita", ma io non ho...fretta e ringrazio tutti coloro ai quali sta a cuore la mia salute e in particolare il signore per l'ulteriore ...proroga"...

 

I RAPPRESENTANTI DEI MAGISTRATI DI TAR E CONSIGLIO DI STATO SI SONO AUTOAPPROVATI INDENNITÀ CHE VANNO DAI 20 AI 50 MILA

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Emiliano Fittipaldi per "l'Espresso"

Pasquale De Lise foto mezzelani gmt

C'è un posto, in Italia, dove i dipendenti pubblici possono aumentarsi gli stipendi da soli. Di 3 mila, 4 mila euro al mese. Sembra una barzelletta, ma basta fare un salto a Palazzo Spada, a Roma, sede del Consiglio di Stato. "L'Espresso" ha letto i resoconti ufficiali di alcune riunioni, e ha scoperto che la mattina dell'15 aprile 2011, mentre la Banca d'Italia diffondeva nuovi drammatici dati nazionali su occupazione e recessione economica, i rappresentanti dei magistrati del Tar e del Consiglio di Stato si sono (auto) approvati nuove e ricche indennità.

Già. I membri del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa non hanno avuto nessun dubbio: non solo gli incarichi esterni, ma anche le meno conosciute cariche interne vanno pagate come si conviene. Con premi che vanno dai 20 ai 50 mila euro l'anno. Soldi, ovviamente, da aggiungere al salario di base, che - dopo pochi anni di gavetta - può superare in media i 130 mila euro lordi.

Nessuno si è opposto, naturalmente, e la decisione è stata presa all'unanimità. Anche perché è difficile immaginare qualcuno che voti "no" a un regolamento che ti consente di guadagnare più di prima: tra i tanti ruoli che godranno dei nuovi compensi, i componenti del Consiglio di presidenza sono quelli che si sono assegnati l'indennità maggiore.

La casta della giustizia amministrativa una ne pensa e cento ne fa. Finiti in prima pagina a causa degli scandali sulle varie cricche, recordmen degli incarichi esterni a cinque zeri, potenti consulenti di ministri e politici ed esperti del "fuori ruolo" (pratica che consente di accumulare doppi stipendi, come fa il presidente dell'Antitrust Antonio Catricalà), i magistrati amministrativi hanno capito che la crisi rischiava di colpire il loro tenore di vita, e sono corsi ai ripari. Aumentando, talvolta anche del 200-300 per cento, gli emolumenti che competono a chi è investito di cariche interne.

consiglio-di-stato

Andiamo con ordine. Fino a qualche mese fa i componenti degli organi di autogoverno (il Consiglio di presidenza guidato da Pasquale De Lise è composto da 15 componenti effettivi, più 4 magistrati "supplenti") venivano retribuiti, per l'incarico svolto, con gettoni di presenza. Ora tutti, a prescindere dall'effettiva partecipazione ai lavori, prenderanno 50 mila euro l'anno tondi tondi. Non solo: il trattamento di missione per i membri che non vivono a Roma non è stato cancellato: per loro ogni viaggio è rimborsato con un bonus di circa 300 euro. Alla fine della fiera, per le nuove indennità del solo Consiglio si spenderanno 960 mila euro l'anno.

A questi vanno aggiunti i 50 mila che vanno al Segretario generale della giustizia amministrativa. Anche lui appartiene alla prima fascia, quella che gode del trattamento economico migliore. Ma anche gli incarichi di seconda fascia sono stati premiati con un bonus di tutto rispetto: 40 mila euro l'anno oltre lo stipendio. Tra loro, Anna Leoni del Consiglio di Stato e Giampiero Lo Presti del Tar, i responsabili del "Servizio centrale per l'informatica e le tecnologie".

"Prima prendevano poco meno di 15 mila euro", chiosa una fonte al Tar che chiede l'anonimato: "Facendo due conti, l'aumento è quasi del 300 per cento, un incremento che copre abbondantemente il rialzo dell'inflazione degli ultimi decenni". Lo Presti è da poco diventato il presidente dell'Associazione nazionale magistrati amministrativi, uno dei sindacati che ha chiesto di rivedere gli aumenti, proponendo un piccolo taglio dei compensi appena approvati: per ora, la richiesta non è stata messa all'ordine del giorno.
I 40 mila euro in più li prendono anche i tre segretari delegati per il Consiglio di Stato, per i Tar e il Consiglio di presidenza, ruoli che hanno quasi raddoppiato il loro compenso: oggi i fortunati sono Vito Carella, Francesco Riccio e Mariangela Caminiti.

Tribunale amministrativo Regionale del Lazio

Figure fiduciarie, che non vengono nominate con selezioni o interpelli, ma direttamente dal Consiglio di presidenza. "Un altro paradosso", chiosa il magistrato, "è che per tutti coloro che hanno incarichi interni è prevista l'esenzione parziale dal lavoro ordinario. Molti di questi, però, invece di concentrarsi sul delicato ruolo che devono svolgere, accumulano una sfilza di incarichi esterni". Quindi delle due l'una: o fanno poco per meritarsi le ricche indennità e hanno tempo da perdere, oppure dedicano poco impegno ad altre amministrazioni pubbliche che li pagano generosamente.

Riccio, per esempio, fino a pochi mesi fa prendeva 3 mila euro al mese dall'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici, mentre Carella quest'anno è stato presidente di una commissione di un concorso universitario e fino al 2013 sarà impegnato a presiedere l'Ufficio del Garante del Contribuente per la Regione Puglia. Anche Umberto Maiello, pur prendendo 50 mila euro come membro del Consiglio di presidenza, non ha voluto rinunciare al rinnovo della consulenza giuridica all'Agcom (che gira al magistrato del Tar altri 35 mila euro lordi l'anno), mentre il collega Marzio Branca ha il suo daffare come esperto alla segreteria della presidenza della Repubblica.

In seconda fascia, quelli che vantano l'extra da 40 mila euro l'anno, ci sono pure i "magistrati addetti a tempo pieno all'Ufficio studi, massimario e formazione", come si legge nei verbali. Nessuno sapeva che Tar e Consiglio di Stato avessero creato un ufficio di questo tipo. In realtà, esisteva da qualche anno, ma con caratteristiche diverse e rimborsi ben più bassi. Dopo una sola riunione l'ufficio smise di funzionare. De Lise, invece, ha deciso di rilanciarlo: così il Consiglio nel marzo 2010 ha istituito quello nuovo, e nel marzo 2011 ha nominato i suoi 12 membri.

Un numero sproporzionato per un organismo inutile e pletorico, sostengono i maligni. Di sicuro, l'ufficio costa un sacco di soldi: ai sei magistrati addetti a tempo pieno va un'indennità di 40 mila euro, ai sei a tempo parziale altri 20 mila a testa, denaro a cui aggiungere 80 mila destinati ai due docenti universitari che compongono il neonato "Comitato di indirizzo scientifico e organizzativo": in tutto la spesa supera i 440 mila euro. "L'importo dei compensi", sottolinea un recente decreto del 23 maggio 2011, "è rivalutato ogni tre anni in base al tasso d'inflazione registrato dall'Istat".

AGCOM

Ci mancherebbe. I più fortunati possono guadagnare bonus da capogiro: fino a 240 mila euro in più, visto che l'incarico dura tre anni e il mandato è pure rinnovabile. Una curiosità: i compensi sono stati decisi dopo la nomina dei 12 magistrati, una cosa mai vista prima. Nella pattuglia è entrato alla fine anche Carmine Volpe, celebre nell'ambiente perché, nonostante abbia chiesto l'invalidità di servizio per un'ernia discale causata a suo dire dal trasporto di alcuni fascicoli, riesce a correre maratone con tempi di tutto rispetto: "Finora", aggiunge la fonte, "il nuovo ufficio ha organizzato solo un corso di formazione durato un paio di giorni. Ci si aspettava qualcosa di più".

Gli incarichi di terza fascia valgono 20 mila euro l'anno. Un'indennità che prendono i magistrati addetti agli uffici del Segretariato generale, della segreteria del Consiglio di presidenza, del servizio per l'informatica. Tra loro c'è Claudia Lattanzi, sorella dell'avvocato del lobbista Luigi Bisignani, incaricata dei disciplinari interni e di altri ricorsi giudiziari.

Alla fine, dunque, sono decine i magistrati amministrativi che hanno visto accresciute le loro entrare grazie alle nuove regole, mentre nessuna norma è ancora intervenuta per bloccare lo scandalo dei doppi incarichi e degli scatti automatici di carriera (persino il ministro Franco Frattini, che è consigliere di Stato fuori ruolo, nonostante da decenni non entri a Palazzo Spada, nel 2009 è stato promosso presidente di una sezione).

ANTONIO CATRICALA

"La Casta dei magistrati amministrativi è piccola ma potente", ripete l'anonimo che ben conosce i privilegi dei colleghi. Da poco, ricorda, sono stati approvati i nuovi incarichi esterni. Per il 2011 c'è di tutto di più: se Anna Corrado del Tar Calabria e il collega del Lazio Roberto Politi lavoreranno alla segreteria tecnica per la "Protezione della natura" del ministero dell'Ambiente per 25 mila euro l'anno (impegno previsto: un giorno a settimana), Roberto Proietti, oltre a vari incarichi per collegi, commissioni e comitati di ogni tipo, ha ottenuto 5 mila euro per "il reperimento ed esame della giurisprudenza relativa alle competenze dell'architetto junior italiano, con relativo commento".

Rosanna De Nictolis ha invece guadagnato 45 mila euro per tre mesi di lavoro al ministero dei Trasporti, mentre per 35 mila euro Michele Buonauro va a fare l'esperto all'Agcom due giorni alla settimana. "Se qualcuno non è d'accordo o se pensa che qualche incarico sia ingiustificato può sempre fare ricorso", chiosano da Palazzo Spada. A chi? Ma al Tar, naturalmente. Dove sono finiti anche i ricorsi dei dipendenti pubblici che non hanno gradito il taglio imposto dal governo sugli stipendi superiori ai 90 mila euro l'anno. Tra questi ci sono anche quelli dei magistrati Tar, che hanno presentato ricorso davanti a se stessi.

 


VOLEVATE UN NUOVO ROCKY? IN ‘’WARRIOR’’, GRANDE FILM DI BOTTE, AMORE FRATERNO E LACRIME, NE AVRETE BEN DUE

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Marco Giusti per Dagospia

MARCO GIUSTI

Volevate un nuovo Rocky? In ‘'Warrior'', grande film di botte, amore fraterno e lacrime di Gavin O'Connor, ne avrete ben due. Due fratelli irlandesi lottatori, che se le daranno di santa ragione, come già svela il trailer, nella finale mondiale di MMA, Arti Marziali Miste, battezzata Sparta in quel di Atlantic City.

Prima, però dovranno vedersela con bestioni del tipo di Francisco Barbosa, detto il Piovra, il nero Midnight, perché ti manda nel mondo dei sogni, il pazzo Mad Dog Grimes e, soprattutto il grande Koba, un gigante russo che riduce i suoi avversari a polpette e non ha mai perso un incontro.

WARRIOR IL FILM

Gavin O'Connor, regista già del vigoroso ‘Pride and Glory', melodramma familiar-poliziesco con Edward Norton e John Voight, mischia un po' di tutto, da ‘'The Wrestler'' a ‘'The Fighter'' a ‘'Million Dollar Baby'', ma riesce a coinvolgerci in maniera originale su tutti i livelli della storia. Sia nella sua parte mélo, i due fratelli con padre alcolista e mamma morta di stenti che non si vedono da quattordici anni, sia in quella sociale, i due che si devono battere il primo a causa della crisi e dell'indifferenza delle banche, il secondo perché reduce impazzito dell'inutile guerra in Iraq in cerca di uno sfogo violento.

WARRIOR IL FILM

Ma ci coinvolge anche nell'ora finale che vede all'opera i nostri eroi con i lottatori più violenti del mondo. Ora, il fratello marine si fa allenare dal vecchio padre ubriaco, arriva sul ring, mena e se torna nei camerini, il maggiore, già professore di fisica alle superiori, che si batte perché le banche non gli portino via la casa, ha la tecnica di incassare tutto e poi giocare di furbizia con grandi mosse che blocchino gli avversari, come la mitica armsbar (vai a capì che è...). Il regista sa come filmare gli incontri di lotta, un po' Playstation, ma di grande presa, ma ha dalla sua anche due armi potenti.

WARRIOR IL FILM

I protagonisti, sia il vecchio padre Nick Nolte che cerca di superare l'alcolismo con Moby Dick di Melville, che i due ragazzi, un Tom Hardy strepitoso e con veri muscoli sul collo, già protagonista di ‘'Bronson'' di Nicholas Renf, già in luce in Tinker, Tailor, Soldier, Spy, che vedremo come cattivo nel prossimo Batman (The Dark Night Rises) e come Max nel nuovo Mad Max, e l'australiano Joel Edgerton, l'Owen Lars di Star Wars e il protagonista di Animal Kingdom. A questi attori ci credi, sia quando lottano che quando piangono.

Warrior Film

La seconda arma è quella di aver inserito in un film di arti marziali, quindi di genere, una visione cupissima dell'America povera di oggi, quella che Obama ha cercato di migliorare, un'America dove se non hai soldi per le assicurazioni mediche muori di malattia o perdi la casa. Ma anche quella ormai piena di reduci con problemi di reinserimento nella società. Il film, uscito in America a settembre con grande successo di critica e di pubblico (13 milioni di incasso), è in uscita da noi il 4 novembre.

SCENE DA WARRIOR

 

MEZZO TG1 SI PREPARA AL RITORNO DEGLI EX DC - CASINI E PISANU IN POLE PER IL DOPO NAPOLITANO - RISORGE LO IERVOLINO-STYL

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PIERFERDINANDO CASINI

Denise Pardo per "l'Espresso"

AGENDA DC

Aria di Palazzo, aria Dc."Clemente è" ri-diventato simpatico, no, no "simpaticissimo". Un'agitazione, un fermento, un subbuglio: i salotti romani si ri-posizionano previdenti in vista del post. "Mastella va riletto", si conviene. Mezzo Tg1, invece, ha già scaldato i motori: ce l'hai il cellulare di Robertino Rao, l'onorevole più vicino a Pier Ferdinando Casini? La mail di Enzo Carra sarà sempre quella? E chi li ha, esibisce gli antenati tesserati scudo-crociato. Dal centro-sinistra o destra il passo è breve.

GIUSEPPE PISANU

COLLE FATATO
Casini è già dato, mille anni dopo Giorgio Napolitano ovvio, come il papabile più gettonato per il Quirinale e chissà che impronta il settennato della first lady Azzurra. In auge sempre per il toto-Colle Beppe Pisanu, e siamo lì, Balena bianca qualche anno prima. Alle signore piace molto Bruno Tabacci, ha un rap da sempre"sono democristiano". Pure Antonio Di Pietro intervistato quest'estate, il suo naso è come un rock, ha già svelato nobili lombi democristiani, suo padre Giuseppe, contadino, due tessere, una Coldiretti, una della Dc: "Vengo da lì, dai cattolici, dai moderati. Ho studiato in seminario. Non sono un uomo di sinistra". Ecco qua, ipse dixit, torna il Dc Pride.

passera

VECCHIE VOLPI
Visto il fallimento dell'era post democristiana, il Paese sotto l'abracadabra di un poker di gatti e di volpi, si torna a casa e che casa. Il fenomeno più interessante è quello dei vecchi laici trasformati in neo democristiani o come minimo neo segnati dai padri fondatori. Il ministro Maurizio Sacconi? Folgorato da Don Sturzo che lo ispira e ne fa un saggista.

Corrado Passera si fa largo tra le sottane del forum cattolico di Todi. Il pre leader Luca di Montezemolo nella lettera a "Repubblica" parla di governo di salute pubblica, e non si riferisce alla rivoluzione francese ma agli anni Settanta della potenza democristiana. Il "Corriere della Sera", visto il vuoto lasciato dal quotidiano il "Popolo", ci pensa lui a preparare la biblioteca per l'apprendista democristiano: Luigi Sturzo, Alcide De Gasperi, Giuseppe Dossetti. L'abc per la Dc.

Iervolino

IERVOLINO STYLE
Anche la moda ricorda e fa la sua parte. Di gran voga le polacchine, scarpe con stringhe alla maniera di Tina Anselmi, madre della patria. Gli imprimé della stagione: tali e quali i prediletti da Franca Falcucci, negli anni Ottanta ministro della Pubblica Istruzione, matrioska Dc non propriamente ossuta. Le borsette con chiusura metallica e sagoma a bombola di gas sembrano quelle dell'icona Rosa Russo Iervolino, unica donna ministro dell'Interno in Italia e poi si osi dire che la Dc è un partito reazionario.

GIORGIO NAPOLITANO

A proposito di gas, si cosparge il capo di cenere Giuseppe Vacca, il meglio del Pci-Pds, presidente dell'Istituto Gramsci. Nel ricordo di Mino Martinazzoli su "l'Unità" deplora che il partito del leader bresciano, il Ppi, erede della Dc, nel terremoto del '93 non ebbe nel Pds un interlocutore responsabile.

SCAJOLA

DC PRIDE
Mentre la fronda Pdl è guidata dal suddetto Pisanu e più o meno da Claudio Scajola, mentre in libreria fioriscono tomi vedi "Dc il partito che fece grande l'Italia" di Paolo Messa, nomen omen, ex folliniano, ex portavoce Udc, multi-agitato e di Giovanni Di Capua (presentazione il 7 novembre, abbazia di Montecassino con Giuseppe Fioroni, Lorenzo Cesa, Calogero Mannino, serve messa Paolo Ruffini) Angelino Alfano, ex segretario provinciale della Dc giovanile di Agrigento, dopo Todi precisa:"Non crediamo alla rinascita della Dc". Perfetto. In puro Dc pride significa che ci crede.

Don Luigi Sturzo

 

TONFO DELLE BORSE DOPO IL G20 - MILANO -2,66% - FONDO FMI PER L’EUROZONA - L’ORO TI CONSOLA

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1 - BORSA MILANO CHIUDE PESANTE CON BANCHE, GIÙ ANCHE FIAT E ANSALDO...
Reuters
- L'ultima seduta della settimana si chiude su una nota decisamente negativa per Piazza Affari e per le altre borse europee, in un clima di costante nervosismo per la crisi del debito della zona euro che in Italia ha trovato terreno fertile nella mancanza di risposte adeguate da parte del governo.

PAPANDREU A CANNES

Se le piazze del Vecchio continente in generale hanno risentito delle parole del cancelliere tedesco Angela Merkel, secondo cui quasi nessun paese del G20 ha manifestato l'intenzione di voler partecipare al potenziamento del fondo salva-Stati europeo Efsf, Milano ha pagato anche l'incertezza legata alla situazione politica con un intervento di Silvio Berlusconi che un trader - rispecchiando gli umori di molti nelle sale operative - definisce "sganciato dalla realtà".

Il calo di Piazza Affari si è accentuato sulla scia della conferenza stampa del presidente del Consiglio a conclusione del G20 di Cannes, in parallelo all'accelerazione dei rendimenti dei Btp con lo spread schizzato a nuovi massimi. L'intervento delle banche centrali sul mercato per acquistare titoli di Stati italiano ha poi fatto parzialmente rientrare il differenziale di rendimento tra Btp e Bund, che chiude intorno a 455 punti.

TREMONTI E BERLUSCONI AL G VENTI

Incalzata dai mercati e dai partner europei, l'Italia ha accettato che i suoi progressi sulla riforma delle pensioni, del mercato del lavoro e sulle privatizzazioni siano monitorati su base trimestrale oltre che dall'Unione europea anche dal Fmi. "Di fatto siamo commissariati, abbiamo fatto una pessima figura, ci daranno la pagella ogni trimestre come a scuola", osserva un operatore.

Il FTSE Mib chiude in calo del 2,66%, l'Allshare del 2,36%. Volumi nel finale intorno a 2 miliardi di euro. Il benchmark europeo FTSEurofirst 300 cede lo 0,9% con Parigi in ribasso di circa il 2%, Francoforte intorno a -2,5% mentre Londra limita la perdita a un modesto -0,1%. Gli indici di Wall Street segnano cali nell'ordine di un punto percentuale.

G20

Il ritmo del movimento del mercato è scandito, come di consueto, dalle banche, complessivamente deboli anche a livello europeo (-1,2% l'indice di settore). UNICREDIT è la peggiore con un -6,55% ma non risente, secondo un trader, della notizia che l'istituto è l'unico italiano nella lista delle 29 istituzioni finanziarie di rilevanza sistemica a livello globale, le cosiddette G-Sifi, che a partire da fine 2012 dovranno adottare norme di salvaguardia in caso di liquidazione e che dovranno dal 2016 rispettare un requisito di capitale aggiuntivo a quello già previsto da Basilea III per fronteggiare le perdite.

SARKOZY BERLUSCONI E MERKEL AL G VENTI

Nel comparto la lettera colpisce anche POP MILANO, in ribasso del 6% circa, INTESA SANPAOLO, -4,8%, mentre viaggia in controtendenza POP EMILIA che sale di quasi il 3%. Negativa già prima della diffusione dei risultati ANSALDO, che archivia la giornata con un tonfo superiore al 7%. Il gruppo ha chiuso i primi nove mesi con utili e ricavi in calo. Giù anche la controllante FINMECCANICA che arretra di oltre il 5%. FIAT lascia sul campo il 5,5% tra auto europee pesantemente vendute (-3,3% il settore).

Resiste invece BUZZI UNICEM, in progresso dell'1,4%. Banca Imi ne ha incrementato il rating a 'add' da 'sell', portando il target price a 7,50 da 5,50 euro, dicendo di attendersi buoni risultati nel terzo trimestre. Tra le small cap volatile ZUCCHI, che lunedì fa partire l'aumento di capitale. Il titolo, arrivato in seduta a guadagnare fino al 12,5%, in chiusura affonda del 4,7%.


2 - BTP: SPREAD CON BUND CHIUDE A QUOTA 452 P.B. DOPO G20...
Radiocor -
Chiude a quota 452 p.b. lo spread tra BTp e Bund che ha vissuto oggi una seduta in altalena. Le indicazioni arrivate dal vertice del G20 di Cannes hann o impresso forti oscillazioni ai titoli di Stato facendo pendere la bilancia a sfavore dei BTp italiani, che hanno perso vistosamente terreno rispetto ai pari scadenza tedeschi.

SARKOZY BERLUSCONI E MERKEL AL G VENTI

Dopo un avvio in territorio positivo, che aveva portato lo spread fino ad un minimo di 421 centesimi, il differenziale di rendimento tra Italia e Germania sulla scadenza decennale ha iniziato ad allargarsi progressivamente a meta' giornata, avvicinandosi ai massimi dei giorni scorsi, fino a sfiorare i 460 punti base. Poi una lieve contrazione a fine seduta ha riportato lo spread a ridosso di quota 450 punti base. Rispetto alla chiusura di ieri lo spread BTp/Bund si e' ampliato di circa 25 centesimi.

3 - BORSE EUROPEE: TUTTE NEGATIVE IN CHIUSURA. FRANCOFORTE -2,72%...
(ASCA)
- Tutte negative in chiusura le principali borse del Vecchio Continente che hanno trovato un sollievo solo temporaneo dall'annullamento del referendum in Grecia sul piano di salvataggio europeo.

A pesare sui listini gli esiti del G20, giudicati da molti operatori poco incisivi sul fronte dei problemi complessivi dell'economia globale, oltre al voto di fiducia in corso al parlamento greco che aggiunge incertezza visto che il risultato sembra tutt'altro che scontato. A Londra l'indice Ftse-100 ha terminato la giornata in calo dello 0,33% a 5.527 punti. Piu' accentuate le perdite per il il CAC40 di Parigi (-2,25% a 3.123 punti) e per il DAX di Francoforte che ha lasciato sul terreno il 2,72% a 5.966 punti.

OBAMA E SARKOZY AL G VENTI

4 - BANCHE: DRAGHI, STRETTA SUPERVISIONE GRUPPI SISTEMICI RIDURRA' RISCHI...
Radiocor
- 'La stretta supervisione delle banche di importanza sistemica ridurra' i rischi finanziari catastrofici'. Lo ha detto Mario Draghi in qualita' di presidente del Financial Stability Board, l'organismo tecnico del G20 che si occupa della riforma delle regole della finanza globale. Draghi ha indicato che 'e' arrivato il momento per rendere il Fsb indipendente' dai governi annunciando di aver chiesto al G20 di dare a tale organismo 'personalita' giuridica'.

5 - G20, COMUNICATO FINALE: FMI LAVORERÀ SU CONTO SPECIALE PER EUROZONA...
(LaPresse/AP)
- Il Fondo monetario internazionale (Fmi) dovrebbe lavorare nei prossimi tre mesi su un conto speciale destinato all'eurozona. È quanto si apprende dal comunicato finale del vertice del G20 che si conclude oggi a Cannes, in Francia. In questo modo Paesi come gli Stati Uniti, che pensano che l'Europa debba pagare da sola per i propri problemi finanziari, non sarebbero costretti a contribuire, mentre altri Stati che come la Russia e il Brasile si sono detti pronti ad aiutare l'eurozona potrebbero farlo.

Nel comunicato si legge inoltre che l'Fmi dovrebbe trovare un modo per emettere una quantità maggiore dei cosiddetti diritti speciali di prelievo, una valuta di riserva del Fondo che può essere scambiata con denaro con banche centrali nel mondo. I diritti speciali di prelievo possono essere semplicemente creati e non richiedono nuovi impegni da parte dei Paesi membri dell'Fmi.

BERLUSCONI G20

6 - OBAMA: ECONOMIA DEGLI USA STA CRESCENDO TROPPO LENTAMENTE...
(LaPresse/AP)
- "Se l'Europa non sta crescendo, diventa più difficile per noi fare quello che dobbiamo fare per il popolo americano: creare posti di lavoro, sollevare la classe media e mettere in ordine i conti fiscali", ha detto Obama. "Non c'è - ha aggiunto - nessuna scusa per l'inazione, è una cosa vera a livello globale. È sicuramente vero negli Usa e io continuerò a ribadirlo".

7 - G20: DAL PRIMO DICEMBRE PRESIDENZA DI TURNO AL MESSICO...
(ASCA)
- La presidenza di turno del G20 passa dal primo dicembre dalla Francia al Messico, il primo vertice si terra' nel giugno del 2012 a Los Cabos, in Bassa California. Lo comunica una nota del G20. L'anno successivo la presidenza passera' alla Russia, nel 2014 all'Australia, nel 2015 alla Turchia. Successivamente e' stato deciso che le presidenze saranno scelte a rotazione su base regionale, cominciando dall'Asia, il continente e' presente al G20 con Cina, Corea del Sud, Giappone e Indonesia.

MARIO DRAGHI

8 - IRLANDA ANNUNCIA MISURE AUSTERITY PER RISPETTARE PIANO SALVATAGGIO...
(LaPresse/AP)
- L'Irlanda ridurrà di 3,8 miliardi di euro il suo deficit 2012 e aumenterà tasse e tagli alla spesa entro il 2015 per rispettare i termini del pacchetto di salvataggio. Il ministro delle Finanze Michael Noonan ha detto che i tagli sono necessari per portare il deficit irlandese del 2015 entro il 3% del Pil, come obiettivo del piano.

I tagli sono più decisi di quanto fosse atteso, in parte perché l'Irlanda ha ridotto le proprie previsioni di crescita. Il piano fiscale abbassa la previsione di crescita del 2012 all'1,6%, mentre in precedenza era del 2,5%. Anche le previsioni di crescita dal 2013 al 2015 sono state moderatamente ridotte. Noonan ha detto che i tagli relativi al 2012 saranno dettagliati nel bilancio del 6 dicembre e comprenderanno 1,6 miliardi in aumenti di tasse e 2,2 miliardi in tagli alla spesa.

9 - BANKITALIA: IN 10 MESI RISERVE AUREE RIVALUTATE DI 20MLD A 94,5MLD...
Radiocor
- Caduta delle Borse, spread sui titoli di stato a livelli record. Dall'inizio dell'anno il bollettino di guerra dei mercati ha mess o in difficolta' i risparmiatori italiani, le banche, lo stesso Tesoro emittente dei titoli di Stato. Solo i beni rifugio si sono apprezzati e in Italia almeno un'istituzione puo' sorridere: e' la Banca d'Italia, che ha visto le sue riserve auree rivalutarsi del 27% nei primi dieci mesi dell'anno, ossia di 18 miliardi 175 milioni di euro stando alle cifre ufficiali di via Nazionale: dai 76,3 miliardi di gennaio ai 94,5 miliardi di ottobre. Una cifra di gran lunga superiore, ad esempio, alla manovra correttiva triennale varata dal Governo che ammonta a circa 60 miliardi al 2014.

CHRISTINE LAGARDE

Il saldo delle riserve auree di via Nazionale era ancora migliore a settembre, quando il metallo giallo ha toccato il record storico di 1.920 dollari l'oncia: oltre 22 miliardi di euro. Dal gennaio 2010 la rivalutazione per l'istituto guidato da Ignazio Visco e' di oltre 34 miliardi di euro. E di once d'oro la Banca d'Italia ne ha 79 milioni o meglio, per non usare l'antica unita' di misura britannica, ne ha 2.451,8 tonnellate in ling otti e verghe in gran parte nella sacrestia di Palazzo Koch ma anche nel mitico Fort Knox negli Stati Uniti, nel forziere della Bank of England e nel caveau della Bri a Basilea.

Banca Centrale Irlandese

Riserve auree che mettono l'Italia, una volta tanto, in posizioni di vertice nella classifica mondiale. Escluso il Fondo Monetario, siamo infatti al terzo posto come quantita' di oro dopo gli Stati Uniti (8.133 tonnellate) e la Germania (3.401 tonnellate), davanti alla Francia (2435,4) e di gran lunga davanti alla Gran Bretagna (310,3 tonnellate) o ad altri paesi europei (uno a caso la Grecia, 111,5 tonnellate) stando alle statistiche del World Gold Council. Un enorme tesoro nella piena proprieta' della Banca d'Italia, nonostante i periodici tentativi della politica di utilizzarlo come volano per lo sviluppo.

10 - LA COLUMBIA UNIVERSITY PREMIA MARCHIONNE...
R. E. S. per "la Stampa"
- La Columbia Business School (Columbia University) ha deciso di premiare l'amministratore delegato di Fiat e Chrysler, Sergio Marchionne, conferendogli la Deming Cup, premio annuale dato a coloro che hanno contribuito in modo forte nelle loro aree di attività e che hanno instaurato una cultura di miglioramento continuo nelle loro organizzazioni.

SERGIO MARCHIONNE

L'ad di Fiat e Chrysler è stato premiato per avere dimostrato come migliorando i processi, riducendo gli sprechi e andando incontro alle esigenze dei consumatori si possono costruire aziende forti e competitive sui mercati internazionali. «Sergio Marchionne è il tipo di leader che ha navigato un'economia in difficoltà costruendo un'attività basata su valori forti e su una visione di lungo termine», ha affermato ieri l'amministratore delegato di Ibm, Samuel Palmisano.

 

SE CALTAGIRONE CHIAMA, ROMA POTENTONA RISPONDE SCAPICOLLANDOSI AL TEATRO BRANCACCIO PER IL RE-STYLING DI “LEGGO”

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Foto di Umberto Pizzi da Zagarolo
Veronica Cursi per "Il Messaggero"

UGO BRACHETTI PERETTI PIERFERDINANDO CASINI TUTTI ASSIEME E CALTAGIRONE

L'informazione aperta a chiunque senta il bisogno di dire qualcosa. Senza barriere. Per emozionare, coinvolgere e raccontare ogni giorno l'evoluzione della realtà. «Leggo» cambia veste e diventa The Social Press, festeggiando a Roma la sua nuova formula con un party in grande stile che ha portato al teatro Brancaccio personaggi del mondo della politica, della finanza, del cinema e dello spettacolo.

Una serata d'onore per festeggiare una rivoluzione nel mondo delle news che per la prima volta vede insieme giornalisti e lettori. Un cambio di paradigma per rompere con il concetto classico di free press e diventare un giornale completo che non costa. Ieri sera, prima che si alzasse il sipario sull'atteso musical Mamma Mia, il brindisi con tartine, stuzzichini e champagne.

RENATA POLVERINI FULVIO CONTI RENATA POLVERINI LUIGI ABETE

A fare gli onori di casa, l'editore di «Leggo» Azzurra Caltagirone con il padre Francesco Gaetano Caltagirone, presidente dell'omonimo gruppo. Presenti l'amministratore delegato del Messaggero Albino Majore e l'amministratore delegato di Piemme Paola Venegoni, oltre naturalmente al direttore di «Leggo» Giancarlo Laurenzi, a cui sarà affidata la messa a punto del nuovo prodotto che esordirà il 21 novembre. Azzurra Caltagirone era accompagnata dal marito Pier Ferdinando Casini, con lei anche i fratelli Francesco e Alessandro con le rispettive mogli.

PIERFURBY CASINI

«Vi diamo tutto e non costiamo niente - così ha presentato il nuovo prodotto il direttore Laurenzi - Abbiamo pensato come sarebbe stato un giornale tra tre anni e lo abbiamo fatto subito. Eravamo un giornale gratuito, ora siamo un giornale completo come dimensioni e come capacità di affrontare argomenti con servizi, inchieste, analisi e approfondimenti». «Leggo» cambia look dopo dieci anni e raddoppia su pagine e contenuti nelle due più grandi città italiane: Roma e Milano.

RENATA POLVERINI FABRIZIO PALANZONA

A partire dal web, con un sito che valorizzerà il giornale di carta, una vera e propria vetrina virtuale nella quale si potranno leggere sia news dell'ultima ora, sia approfondimenti tematici. E i naviganti potranno scrivere direttamente le notizie. Nel sito aumenteranno le gallerie fotografiche e faranno il loro esordio i servizi video realizzati dalla redazione. Il suo target: la società, in tutte le sue espressioni.

PIERFERDINANDO CASINI RENATA POLVERINI

Ieri sera, al battesimo del nuovo quotidiano, nel foyer del teatro allestito di rosso, come rosso è il logo del giornale, hanno voluto essere presenti in tanti. I rappresentanti delle istituzioni al completo, dal sindaco Gianni Alemanno al presidente della Regione Renata Polverini, dal presidente della Provincia Nicola Zingaretti al questore Francesco Tagliente insieme al comandante del Gruppo Roma dei Carabinieri, Giuseppe La Gala.

E poi ancora il presidente della Ferrari Luca Cordero di Montezemolo, il presidente di Telecom Franco Bernabè, l'amministratore delegato dell'Enel Fulvio Conti, l'amministratore delegato di Terna Flavio Cattaneo, il presidente di Adr-Aeroporti Fabrizio Palenzona, il presidente dell'Api Ugo Brachetti Peretti, l'amministratore delegato di Atlantia Giovanni Castellucci, il presidente di Unindustria Aurelio Regina, il presidente di Acea Giancarlo Cremonesi e il consigliere Marco Staderini, l'amministratore delegato di Ferrovie dello Stato Mauro Moretti, l'ambasciatore Giovanni Castellaneta, gli imprenditori Luigi Abete e Giovanni Malagò, Chicco Testa e il direttore generale della Roma Franco Baldini con l'amministratore delegato del club Claudio Fenucci.

RENATA POLVERINI FABRIZIO PALANZONA PIERFERDINANDO CASINI

Tanti anche i nomi del mondo del giornalismo che hanno applaudito all'evoluzione di «Leggo»: l'editore Roberto Amodei, l'amministratore delegato dell'Ansa Giuseppe Cerbone, i direttori del Messaggero Mario Orfeo e del Secolo XIX Umberto La Rocca. Del cinema come Michele Placido e della televisione come Massimo Giletti.

Una platea ricca per la nascita di «Leggo», The Social Press, come moderna piattaforma sociale che punta a coinvolgere quotidianamente i lettori e i naviganti del web, rendendoli protagonisti a diversi livelli e stimolando un continuo dibattito. Una sfida importante: cambiare per realizzare un progetto unico, in grado di coinvolgere tutti, abbattendo quelle barriere che hanno spesso frenato l'evoluzione dell'informazione.

POLVERINI ABETE BERNABE ALEMANNO

Tra un bicchiere di prosecco e una stretta di mano, in attesa di godersi il famoso musical americano nella versione italiana, la serata ha riunito insieme autorità in tutti i campi in un clima gioioso e frizzante.

 

L'ECONOMISTA LIBERAL ZINGALES APPOGGIA L’OPA DI RENZI SULLA POLITICA NAZIONALE E SUL PD

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Marco Damilano per "l'Espresso"

LUIGI ZINGALES

Chiediamo a Renzi di cambiare non solo Firenze, ma tutta l'Italia". Alla vecchia stazione Leopolda, a sorpresa, è stato lui a lanciare la candidatura del sindaco di Firenze alle primarie per la leadership nazionale. Luigi Zingales, 48 anni, padovano di nascita e residente a Chicago dove insegna Imprenditoria e Finanza, editorialista del "Sole 24 Ore" e dell'"Espresso", ha conquistato la convention di Firenze con il suo intervento contro la "peggiocrazia".

"È stata una cosa fortuita. Ho conosciuto Renzi a una cena con un amico comune e mi ha invitato. Non avevo idea di come si sarebbe svolta la giornata, mi hanno solo detto: non si preoccupi, niente giacca e cravatta...". Un anno fa Sarah Palin parlò di lui in un libro come di un suo punto di riferimento, oggi al posto della capofila della destra americana a corteggiarlo per la sua squadra c'è l'incombente leader del centrosinistra italiano.

MATTEO RENZI E GIORGIO GORI

Professor Zingales, perché è andato alla Leopolda?
"Sentivo la necessità di impegnarmi non solo intervenendo nel dibattito pubblico con articoli e editoriali. È un momento in cui ognuno deve assumersi qualche responsabilità in più. Al liceo un mio insegnante mi spiegò che nell'antica Grecia quando c'era una lotta tra due fazioni chi non prendeva parte veniva punito. Lo stesso ha fatto Dante con gli ignavi, quelli che non si schierano. Ora è il momento di non restare a guardare".

Quali sono le due fazioni in lotta oggi?
"Di certo non si chiamano più destra e sinistra. La lotta vera è tra chi vuole cambiare il sistema alla base e chi in questo sistema ha trovato qualche privilegio, qualche ragione di comodità, e non vuole cambiare niente. In Italia c'è un ritardo culturale ad affrontare le sfide in modo competitivo, le resistenze al cambiamento sono molto forti. Renzi mi sembra uno di quelli che milita nella fazione che vuole cambiare. Qual è l'unico gioiello da salvare in questo disastro totale che è stata la cosiddetta Seconda Repubblica?

L'elezione diretta dei sindaci. È da quella riforma, che accanto all'elezione diretta prevede il limite di due mandati, che sono nate figure come Renzi o come Sergio Chiamparino o il sindaco di Verona Flavio Tosi nella Lega. Ed è una riforma che garantisce l'alternanza, come si è visto quando Pisapia a Milano ha vinto in una città che sembrava appartenere alla destra, e lo stesso successe anni fa a Bologna quando perse la sinistra. È un meccanismo che va esteso a livello nazionale".

SILVIO BERLUSCONI

L'elezione diretta del sindaco d'Italia? Basta eleggere una persona per cambiare i meccanismi?
"Quando i meccanismi sono corrotti uno se ne va. Quando sono strutturati in senso meritocratico, quando selezionano le energie migliori, le persone capaci si trovano".

Lei respinge le etichette destra-sinistra. Ma allora cos'è, politicamente parlando, Renzi?
"Mi ha colpito che qualcuno lo abbia definito un populista di centro. Sto finendo di scrivere un libro in cui chiedo un capitalismo per il popolo. Io vedo una forte dissociazione tra la classe intellettuale che difende l'esistente e una forte area di scontento che non ha ancora espresso un proprio progetto politico. Alle manifestazioni di New York, Occupy-Wall Street, si vede tanta gente incavolata, per usare un eufemismo. Sanno che vogliono spazzare via questa politica, la corruzione e la mancanza di trasparenza nei mercati finanziari, quando però si chiede loro un progetto in positivo non sanno esprimerlo. Prima era facile: la gente protestava sotto la bandiera della sinistra, del socialismo, oggi quelle parole sono vecchie, bisogna trovare qualcosa di nuovo".

Nella sinistra occidentale, e nel Pd, la crisi del liberismo del 2008 e l'ultima di queste settimane spingono a tornare alle ricette dell'intervento pubblico nell'economia, allo Stato. Nel Pd c'è stata polemica tra Renzi e il responsabile economico Stefano Fassina. Lei con chi si schiera?
"Sono due cose diverse. La crisi del 2008 in America è stata provocata dall'assenza di regole nei mercati finanziari. La crisi attuale dell'Europa invece nasce dalla politica. Si è reso conveniente per le banche investire nei titoli greci, almeno quanto lo era investire nei titoli tedeschi. Il mercato in questo caso ha fallito perché drogato da decisioni politiche sbagliate".

STEFANO Fassina

Cosa bisogna fare, allora, ora che siamo sull'orlo del baratro?
"L'Italia non ha mai pensato alle riforme strutturali. Da almeno quarant'anni ci sono le emergenze, la congiuntura, il ciclo... E invece la vera emergenza sono le riforme strutturali, sono le cose più urgenti da fare, anche se nell'immediato bisogna sfidare lobby e corporazioni e non danno immediato consenso. In Norvegia hanno fatto una legge che destina una parte delle estrazioni dal suolo a un fondo che sarà speso per le future generazioni. È da decenni che in Italia non si fa una legge pensando se non al dopodomani, almeno al domani".

In crisi, però, ci siamo qui e ora...
"In estate ho scritto che il tempo era scaduto. L'ultimo autobus è stato il mese di luglio, era in quel momento che si doveva fare una manovra credibile che aggredisse le vere questioni. Invece si è fatto altro e ora tutto ciò che possiamo fare non cambierà le prospettive future: non ci possiamo più salvare da soli. Serve un segnale forte di discontinuità: quello che sta distruggendo l'Italia non è la situazione presente, il problema è la mancanza di crescita, come convincere il mondo che abbiamo ancora un futuro".

E qui torniamo alle leadership politiche.
"Sì, ma non c'è soltanto il tema del cambio di governo. L'Italia fatica a crescere perché è il sistema in gran parte fondato sul clientelismo e sulla conoscenza. Siamo ancora ai tempi di Banfield e del familismo amorale. La stagione di Mani Pulite sembrò una svolta ma è rapidamente rientrata e l'Italia onesta continua a subire il sopruso del trionfo dell'illegalità.

Sergio Chiamparino

Per questo a Firenze ho proposto un premio per gli onesti e una legge che garantisca la non punibilità a chi confessa un reato patrimoniale, restituisce il maltolto, si ritira dalla vita politica ed è obbligato a non ripetere più il reato, pena il venir meno dell'amnistia. Il modello di riferimento deve essere l'Italia della ricostruzione dopo la Seconda guerra mondiale, quando il Paese si spostò dalle campagne alle industrie. Oggi il tema non sono le infrastrutture, ma come accrescere il capitale umano e il capitale civico: con la correttezza e la legalità dei comportamenti".

Quanto conta, in questa battaglia, essere anagraficamente giovani come Renzi?
"Esiste una forte correlazione tra il modo di ragionare e l'età. Attenzione, però: sarebbe sbagliato ogni estremismo generazionale. Nessuno vorrebbe rinunciare per esempio a una personalità come Giorgio Napolitano. Meglio ragionare sui limiti di mandato".

FLAVIO TOSI

Renzi ha detto che lei sarebbe un ottimo presidente del Consiglio. Lei farebbe il ministro dell'Economia in un suo governo?
"Non ho le capacità di fare politica, sono uno che crea più dissenso che consenso. Renzi divide, fa discutere, ma l'ho visto a Firenze, in azione. È intelligente, sostanziale, divertente. Non mi viene in mente un altro politico italiano così".

Neppure il primo Berlusconi, del '94?
"Forse lui. Ma a me Berlusconi ha sempre dato una reazione di fastidio a pelle. Ci sono due tipologie di venditore. Quello che ti tira il bidone e ti rifila il Colosseo e quello che crea fiducia nel cliente che il suo prodotto è effettivamente il migliore. Berlusconi ha la psicologia del primo. E io spero che Renzi sia un venditore del secondo tipo".

SARAH PALIN

 

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