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L’AUTISTA-FACTOTUM DI PROVENZANO ACCUSA SCHIFANI DI ESSERE UN PUPO NELLE MANI DI ‘COSA NOSTRA’

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Francesco Viviano e Alessandra Ziniti per "la Repubblica"

RENATO SCHIFANI

Accusa il presidente del Senato Renato Schifani di essere uno dei politici «nelle mani di Cosa nostra», così come Saverio Romano e Totò Cuffaro, indica in un «ministro sardo» di cui non conosce il nome la talpa istituzionale che nel 2003 disse a Cuffaro «che stavano cercando Provenzano» (informazione poi passata dall´allora presidente della Regione all´ingegnere Michele Aiello, braccio economico del capo di Cosa nostra), fa il nome di Marcello Dell´Utri come il politico che «dopo le stragi del 92 si mise in contatto con gli uomini di Provenzano per prendere accordi che nel ‘94 portarono il boss a ordinare di votare Forza Italia» e rivela la convinzione del capo di Cosa nostra che Vito Ciancimino fosse stato ucciso perché, così come Salvo Lima, conosceva la verità sulle stragi. «Ora siamo rimasti solo in tre a saperla: io, Riina e Andreotti».

STEFANO LO VERSO

L´ultimo pentito di mafia che, al suo debutto in aula, calca il proscenio del processo al generale Mario Mori e al colonnello Mauro Obinu, è Stefano Lo Verso, che di Provenzano fu fidatissimo autista, vivandiere, postino dal gennaio 2003 a ottobre 2004 quando Provenzano decise di tornare a Corleone dove fu arrestato un anno e mezzo dopo. Un anno e mezzo vissuto fianco a fianco con il capo di Cosa nostra di cui traccia un ritratto inedito e rivela i rapporti politici e le protezioni di cui Provenzano stesso gli disse di aver goduto. Le sue parole in aula che svelano il contenuto di verbali omissati dalla Procura scatenano un vespaio di polemiche.

Saverio Romano e Totò Cuffaro

Il presidente del Senato, sulla cui iscrizione nel registro degli indagati della Procura di Palermo circolano da tempo indiscrezioni, dà mandato ai suoi legali «di intraprendere ogni attività a tutela della propria onorabilità ed immagine» e dalle fila della maggioranza si leva il sospetto di accuse ad orologeria. «Si parla sui giornali di un governo Schifani ed ecco pronta una chiamata, si rifà vivo Andreotti ed ecco un retroscena stragista», attacca il ministro Gianfranco Rotondi. «E´ una barbarie», dice Sandro Bondi mentre Gasparri e Quagliariello parlano di «assurda mascalzonata di un pentito che parla ad orologeria».

Marcello Dell'Utri

A fare il nome di Schifani a Lo Verso sarebbe stato nel 2003 Nicola Mandalà, il giovane boss di Villabate che portò Provenzano a Marsiglia per l´operazione alla prostata. «Mi disse che non avevamo problemi né con i politici locali né con i nazionali. "Abbiamo Renatino Schifani, l´amico e socio di mio padre (Nino Mandalà, da poco condannato per mafia, ndr), Dell´Utri, Cuffaro e Romano"».

Bernardo Provenzano

Dei suoi rapporti e degli accordi con i politici invece fu lo stesso Provenzano a parlargli nel 2003 quando Lo Verso scoprì chi era quell´anziano che gli avevano detto di ospitare a casa: «Quando seppi chi era - ha detto il pentito rispondendo alle domande del pm Nino Di Matteo - mi preoccupai, ma Provenzano mi disse di non aver paura perché non lo cercava nessuno, era protetto da politici e forze dell´ordine, in passato da un potente dell´Arma e ora da Cuffaro che, dopo l´arresto dell´ingegnere Aiello, manteneva gli accordi».

Toto Riina

 


BISIGNANI PATTEGGIA E I PROCESSI SI SEPARANO: SU DI LUI DECIDE IL GIP, PAPA AVRÀ UN NUOVO COLLEGIO

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1. PM WOODCOCK, BISIGNANI INTENDE PATTEGGIARE...
(ANSA)
- Luigi Bisignani, l'uomo d'affari coinvolto nell'inchiesta sulla P4, intende patteggiare per tutte le accuse che gli sono mosse dai magistrati della procura di Napoli. Lo ha reso noto in aula, dove ha preso il via il processo, il pm Henry John Woodcock.

ALFONSO PAPA

Woodcock ha precisato che Bisignani intende ricorrere al patteggiamento sia per quanto riguarda le imputazioni di favoreggiamento contestate nel dibattimento che si è aperto oggi, sia tutte le altre ipotesi avanzate dalla procura nell'indagine ancora in corso sulla presunta associazione per delinquere. Il pm ha anche chiesto che il procedimento relativo a Bisignani "regredisca e sia trasmesso di nuovo al gip che dovrebbe emettere un provvedimento unico su tutte le accuse".

2. UDIENZA RINVIATA, PROCESSO PROSEGUE SOLO PER PAPA...
(ANSA)
- E' stata rinviata al prossimo 8 novembre l'udienza del processo sulla presunta associazione segreta P4 che vede coinvolti a Napoli il parlamentare del Pdl Alfonso Papa e l'uomo d' affari Luigi Bisignani. Il collegio ha accolto la richiesta di inviare gli atti relativi a Bisignani al gip separando così la posizione dei due imputati. Pertanto, il prossimo 8 novembre il processo riprenderà solo per Papa. Sarà lo stesso gip a decidere sulla richiesta di patteggiamento avanzata da Bisignani.

3. IN AULA IL PARLAMENTARE. POLLICE ALTO E BACI A MOGLIE E GENITORI. ASSENTE L'UOMO D'AFFARI...
(ANSA)
- Alfonso Papa è stato fatto sedere accanto ai suoi avvocati e non nella gabbia solitamente riservata ai detenuti. Dimagrito, e con una folta barba, ha mandato baci a moglie e genitori alzando il pollice. Bisignani, invece, ha rinunciato a comparire in aula.

BISIGNANI

Alfonso Papa indossa i pantaloni di una tuta da ginnastica, camicia azzurra e pullover azzurro. Il parlamentare-magistrato del Pdl appare sorridente e cerca spesso con lo sguardo la moglie e i genitori, seduti a circa 3-4 metri di distanza da lui, ai quali continua a mandare baci e segni di saluto. La moglie di Papa, a inizio udienza, si è girata verso la suocera e, stringendole la mano, le ha augurato in bocca al lupo.

Accanto all'imputato ci sono due agenti di polizia penitenziaria che evitano contatti tra il parlamentare e il pubblico. Papa è seduto accanto ai suoi avvocati Carlo di Casola e Giuseppe D'Alise.

4. GIUDICHERA' UN NUOVO COLLEGIO: PER TRASFERIMENTO PRESIDENTE E RAPPORTI FREQUENTAZIONE CON PAPA...
(ANSA)
- Sarà un nuovo collegio della prima sezione del tribunale di Napoli, il collegio B, ad occuparsi del processo P4. Lo ha reso noto il presidente Vincenzo Lomonte in apertura di udienza, che ha letto un decreto del presidente del tribunale Carlo Alemi. La decisione di Alemi è legata soprattutto ai problemi di organico che creano difficoltà nella composizione del collegio. Lomonte, infatti, dovrà tra poco prendere servizio al tribunale del Riesame. Un'altra ragione è costituita dal fatto che ci sono stati "pregressi rapporti di frequentazione" tra alcuni magistrati del collegio C e l'imputato Alfonso Papa, che fu uditore giudiziario di Lomonte.

WOODCOCK E FRANCESCO CURCIO

5. A FINE UDIENZA PAPA ABBRACCIA LA MOGLIE E LA MADRE...
(ANSA)
- Al termine dell'udienza di oggi del processo alla P4, il tribunale ha autorizzato Alfonso Papa, che é detenuto in carcere, a salutare con un abbraccio la moglie Tiziana e la madre Rosita. Nel corso del breve incontro, la moglie del parlamentare del Pdl ha comunicato a Papa che il loro figlio 13 enne è stato selezionato per i campionati giovanili di pallanuoto

 

LA PERNACCHIA DI FERRARA AL “BULLO SARKOZY” DAVANTI ALL’AMBASCIATA DI FRANCIA

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Dal "Corriere della Sera"
Foto di Umberto Pizzi da Zagarolo

UN ANTI MANIFESTANTE

La colonna sonora è Charles Trenet e risate registrate, i partner cartonati sono Louis de Funès e Nicolas Sarkozy, la location piazza Farnese. Protagonista dell'iniziativa è Giuliano Ferrara, che lancia la sua risata liberatoria contro «quel bullo» del presidente francese e arringa un drappello di duecento «indignados» «foglianti». Il direttore del Foglio sale su un vecchio camion, si fa tribuno e chansonnier, agitatore e comico.

TROMBADORI MARCENARO DEL BUFALO

Esordisce oscillando come uomo-sandwich, indossando un cartellone con il volto di Sarkozy, e termina improvvisando una danza con Daniela Santanché, sulle note della canzone «Que reste-t-il de nos amours». Il «laugh-in» fogliesco vuole essere un modo per dire a Silvio Berlusconi di «tenere duro, anzi durissimo» e nel contempo per bacchettare «il gallo cupo e ipercinetico»: «Con quel deficit, cosa avrà da ridere?». In un'oretta di comizio solitario, Ferrara ne ha davvero per tutti.

Per «la condiscendenza e il sussiego» di Sarkozy; per i francesi, «che hanno buttato nel cesso la Costituzione europea e fanno i bulli sul podio di Bruxelles»; per l'opposizione nostrana, che «ride di Silvio Berlusconi, lo spia, gli lancia uova e sassi». E parlando di pm, Ferrara spiega: «Se in Francia avessero una madame Boccassini, Sarkozy saprebbe dove metterla». Ma si dichiara indignato anche l'ex capo di Stato maggiore dell'Aeronautica, Leonardo Tricarico, che per protesta restituisce una delle più prestigiose onorificenze francesi, la «legione d'onore».

MARCELLINO RADOGNA JOSHUA KALMAN

2- VIDEO: SARKOZY SEMBRA ALTICCIO AL G8 IN GERMANIA (2007)
http://www.youtube.com/watch?v=rWjSVpIPowg&feature=player_embedded


3- DIECI MOTIVI PER RIDERE DEL BURLONE SARKÒ
Tommaso Montesano per "Libero"

MANIFESTANTI

All'estero ride degli altri. Ma in Francia è lui a far ridere. Per le innumerevoli gaffe da quando, nel 2007, occupa l'Eliseo. In quattro anni e mezzo di presidenza, Nicolas Sarkozy non si è fatto mancare niente. Le raccomandazioni al figlio Jean, l'intera famiglia (suocera compresa) portata in aereo in visita di Stato, la conferenza stampa presenziata dopo aver alzato un po' il gomito, gli insulti a fotografi e giornalisti e la riunione di condominio frequentata per difendere gli affari della solita suocera.

Un campionario di errori e figuracce che giorno dopo giorno sta annullando le chance di Sarkozy di restare all'Eliseo. Mentre il presidente ride di Silvio Berlusconi e dell'Italia, i sondaggi per lui sono impietosi: votassero per le Presidenziali oggi, i francesi sceglierebbero con il 62% lo sfidante socialista, François Hollande, lasciando il presidente uscente al 38%. Ecco i dieci motivi per ridere di Sarkò.

MAGLIE E FAMIGLIA

1. IL FIGLIO RACCOMANDATO.
Nel 2009 Jean Sarkozy, avuto nel 1987 dalla prima moglie, ha ottenuto il diploma di "figlio di papà"dal comitato "Sauvons les riches", salviamo i ricchi. Nessuno è più figlio di papà di lui: dal 16 marzo 2008 per l'Ump - il partito del padre - è consigliere generale dell'Hauts-de- Seine per il cantone di Neuilly-sur-Seine- Sud. Dall'anno successivo è diventato consigliere d'amministrazione dell'Epad, l'en - te pubblico che gestisce il quartiere d'affari della Defense. Non contento, Sarkozy padre lo voleva alla presidenza del Cda. Solo la sollevazione popolare ha costretto il presidente a fare marcia indietro.

MANIFESTANTE

2. LA CORTE DEI BRUNI ALL'ELISEO.
Non c'è solo la moglie Carla a rappresentare la Francia. Come rivelato dal settimanale satirico Le Canard enchaîné, anche Marisa Borini in Bruni Tedeschi, suocera del presidente, è di casa all'Eliseo. Talmente di casa che Sarkozy, in una visita di Stato in Romania, se l'è portata appresso insieme a Maurizio Remmert, l'amore di gioventù di Marisa che ha dichiarato di essere il vero padre di Carlà. È stata la stessa suocera a confidare di ispirare il presidente: «Ho preso l'abitudine di mandargli un sms con il mio punto di vista politico in momenti di particolare rilevanza».

3. L'ASSEMBLEA DI CONDOMINIO.
Nicolas ci tiene tanto, alla suocera. Al punto che, quando si è trattato di difendere la costruzione di una fogna voluta da lei per la villa di famiglia di Cap Negrè, in costa Azzurra, il presidente si è precipitato alla riunione di condominio. Secondo i media francesi, per amore dei Bruni Tedeschi Sarkò si è anche improvvisato mediatore immobiliare: è stato lui, infatti, a mettere in contatto la famiglia della moglie con un emiro arabo per la vendita di una villa in Piemonte.

LARRIVO DI GIULIANO FERRARA

4. QUELLA CONFERENZA IMBARAZZANTE.
Anno 2007. In Germania c'è il G8. Sarkozy è atteso in conferenza stampa, ma è in ritardo. E quando si presenta, lascia di sasso i giornalisti: è sudato, ha il respiro affannoso e la voce gli trema. In più, trattiene il riso a stento. «A quanto dice, non aveva bevuto che acqua», commenta in studio il giornalista che lancia il servizio. Non ci crede nessuno.

5. LA PEDANA SOTTO I PIEDI.
La moglie Carla è stata costretta a indossare le ballerine invece dei tacchi a spillo. Il presidente non ne vuole sapere di apparire basso. Così ai vertici internazionali Sarkozy esige una pedana da mettere sotto i piedi. È andata così perfino in Normandia, alle celebrazioni per lo sbarco alleato insieme al collega Barack Obama, e all'assemblea generale dell'Onu.

LARRIVO DI GIULIANO FERRARA

6. LE GAFFE CON ANGELA MERKEL.
Oggi mostra di andare d'amore e d'accordo con la cancelliera tedesca. Ma lei pare che non lo stimi granché. Colpa, anche, di un paio di gaffe. La prima nel 2008, quando Sarkò intasca la penna stilografica del premier romeno. In conferenza stampa, Merkel gliene porge un'altra: «Lei le colleziona, vero?». Lo stesso anno, Sarkozy si rivolge al marito della cancelliera chiamandolo «monsieur Merkel». Peccato che lui si chiami Sauer e lei glielo faccia notare accusandolo di dichiarazioni «mancanti di precisione».

GIULIANO FERRARA UOMO SENDWICH

7. L'ACCUSA AI GIORNALISTI.
Due anni fa, al vertice Nato di Lisbona, Sarkozy è furioso per le insinuazioni di un giornalista su un presunto traffico militare con il Pakistan. «Oh basta! Siamo in un mondo di pazzi! E voi allora? Non ho niente contro di voi, ma mi sembra che siate un pedofilo. Chi me l'ha detto? Le fonti, i servizi, e poi ne sono convinto. Amici pedofili, a domani».

8. LA RISSA CON I FOTOGRAFI.
Sarkozy è in barca sul lago Winnipesauke, nel New Hampshire. Due fotografi americani dall'Associated press si avvicinano troppo. Quando sono di fianco al natante presidenziale, Sarkò, in costume da bagno, va all'ar - rembaggio: salta a bordo dell'imbarcazione e, urlando, sommerge i due di rimostranze.

GIULIANO FERRARA SALUTI A SARKO

9. QUEL GESTACCIO IN BRETAGNA.
In visita nella regione del nord-ovest mentre infuria la protesta dei portuali, Sarkò è fatto oggetto di contestazioni. Così mentre cammina si ferma e alza gli occhi verso chi lo attacca. «Che hai detto? Sei tu che hai detto questo? Scendi un po' a dirmelo in faccia, scendi!».

10. L'AUT AUT ALL'EDITORE.
A marzo il Journal du Dimanche pubblica la notizia del presunto tradimento reciproco di Nicolas e Carla. Il presidente non ci sta e telefona ad Arnaud Lagardère, editore nonché industriale dipendente dalle commesse pubbliche, per esigere una punizione esemplare. E così é: due giornalisti finiscono licenziati.

GUSTAVO SELVA DANIELA SANTANCHE

 

“BRUXELLES NON BOCCERÀ L’ITALIA. SE LO FACESSE, DOVREBBE VEDERSELA COI MERCATI DOVE I TASSI POTREBBERO SCHIZZARE”

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Marco Zatterin per "la Stampa"

barroso

"Nessuno dà lezioni, non ci sono sfide alla sovranità nazionale, né intenzioni d'infliggere umiliazioni a chicchessia». La questione è ben altra, assicura la Commissione Ue. E' qualcosa che «riguarda ventisette governi eletti democraticamente che si sono accordati sul rafforzamento della sorveglianza fiscale e macroeconomica fra pari». E' la nuova governance a dodici stelle a cui «bisognerà abituarsi», assicura Bruxelles. Questo prevedono le decisioni dei leader, Italia compresa: «Ha senso e la crisi ci ha insegnato che è ciò che si deve fare».

La risposta dell'esecutivo a Berlusconi è ferma, garbata. Si è evitato ogni riferimento alla nota con la quale il premier ha replicato a freddo al pressing con cui l'Ue - con Francia e Germania in testa - gli sta tirando la giacca perché metta ordine nel bilancio e rilanci l'economia. Cosa che non ha fatto il presidente della Commissione José Manuel Barroso, per il quale l'Ue aspetta una lettera del Cavaliere «con impegni specifici sulle rapide misure per la crescita che l'Italia intende adottare». Oggi. Prima del vertice che, dalle diciotto, tenterà di chiudere i conti con la crisi dell'euro.

JEAN CLAUDE JUNKER

Il caso del Bel Paese claudicante allarma l'Unione. Il numero uno dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, ha precisato che «occorre rafforzare il fondo salva-Stati (Efsf) dandogli le munizioni sufficienti a evitare che il contagio si estenda all'Italia». Domenica, il presidente francese Sarkozy aveva detto a Berlusconi che «il muro lo stiamo costruendo per voi». Poi aveva aggiunto un concetto che a Bruxelles è divenuto litania: «Non si può chiedere solidarietà senza rispettare gli impegni presi». E ieri ha ricordato che «l'Europa non è mai stata così vicina all'esplosione».

La Commissione Ue ci invita pertanto a intervenire sulla crescita in parallelo a quanto si fa per la politica fiscale, così da limitare i rischi di un effetto domino. Tre sono i cantieri principali, ha sottolineato un portavoce: le pensioni; la giustizia intesa come il miglioramento dell'ambiente in cui operano le imprese; sviluppo e lavoro. Ma ciò non toglie che Barroso esprima la convinzione che Roma ce la possa fare, perché il sistema ha due facce distinte, una delle quali è competitiva.

Stamane, a quanto rimbalza da Palazzo Chigi, Berlusconi manderà a Bruxelles una lettera in cui indicherà un ventaglio di cose che intende fare per ridare la carica alla penisola. «Sarà una lista della spesa che l'Ue non potrà bocciare in ogni caso - spiega una fonte -. Se lo facesse, dovrebbe vedersela coi mercati dove i tassi potrebbero schizzare». Un armistizio forzato, è la previsione degli addetti ai lavori, con coda di litigi e messe a punto nei giorni successivi quando, si spera, le acque si saranno un po' calmate.

merkel e sarko ridono di berlusconi

Prima occorrerà che l'Europa riesca a chiudere il cerchio anticrisi. «Lo scheletro dell'intesa è pronto», diceva in serata un diplomatico, mentre gli sherpa dei governi erano riuniti per limare le conclusioni del vertice. La presidenza polacca ha annunciato che, contrariamente a quanto atteso, il summit dei leader dell'Ue e quello dell'Eurozona saranno seguiti (domani?) da una riunione dei ministri economici che dovranno trasformare l'impulso politico in testi concreti.

C'è accordo sulla Grecia (sesta tranche da 8 miliardi e salvataggio-bis), mentre le banche vedranno probabilmente svalutati di almeno il 50% i loro bond ellenici. Ci si capisce sulla ricapitalizzazione del credito (108 miliardi e coefficiente di capitale di base oltre il 9%) e si ritiene che, in caso di intervento pubblico, gli Stati dovranno avere voce in capitolo nella gestione. Il fondo salva-Stati verrà rafforzato (1000 miliardi, si dice) e affiancato da un meccanismo speciale anticrisi nel cui capitale, conferma la Reuters, vuole entrare anche il Fmi. Se l'Italia darà ai leader una ragione per non lamentarsi troppo, il summit potrebbe pure finire prima dell'ultimo tocco. Salvo colpi di scena, ovviamente.

 

IL RITORNO DI DSK L’INFOJATO! - STRAUSS-KAHN CITATO IN INCHIESTA SU GIRO DI SQUILLO IN UN HOTEL FRANCESE

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Dagoreport da "Le Figaro" e "Francesoir.fr"
http://bit.ly/tcPbTA - http://bit.ly/u7H8qq

DOMINIQUE STRAUSS KAHN

Nuovi guai per Strauss-Kahn, e anche stavolta ci sono di mezzo le donne. L'ex capo del Fmi sarebbe coinvolto in un giro di prostituzione scoperto a Lille, la città di cui è sindaco la socialista Martine Aubry. La notizia fa da apertura al quotidiano espressione della guache "Libération" ed è già stata ripresa dai principali media francesi. Il caso è stato battezzato "Affaire Carlton", dal nome dell'hotel di lusso che sarebbe al centro degli incontri sessuali a pagamento e Dsk sarebbe stato citato da due delle prostitute in quanto cliente.

strauss-kahn

Oltre all'ex ministro socialista, sarebbero coinvolti anche un commissario di polizia, un avvocato di Lille, un noto imprenditore e un altro uomo, conosciuto con il soprannome di "Dodo la Saumure", un famoso prosseneta arrestato in Belgio.

Secondo gli inquirenti, oltre ad aver frequentato il giro di squillo a Lille, Strauss-Kahn si sarebbe fatto mandare anche alcune escort a New York, quando guidava ancora il Fmi. Si parla di prostitute inviate nella Grande Mela alla fine del 2010 e a maggio 2011, pochi giorni prima che Dsk finisse in manette accusato di tentato stupro da Nafissatou Diallo.

STRAUSS-KHAN E MOGLIE LIBERI A NEW YORK

Non solo: "Le Figaro", quotidiano vicino all'Eliseo e in prima linea ai tempi dello scandalo del Sofitel, scrive che David Roquet, che lavora per una filiale della società di costruzioni Btp, ha detto di aver incontrato l'ex capo del Fondo Monetario internazionale anche in occasione di una delle serate con ragazze organizzate a Parigi. Gli accertamenti sono in corso, ma intanto il procuratore generale di Douai ha chiesto che le indagini vengano trasferite a un'altra procura poiché "l'imparzialità della magistratura rischia di essere messa in discussione" a causa del presunto coinvolgimento di un dirigente di polizia del Nord.

TRISTANE BANON

L'ex ministro socialista ha chiesto di essere ascoltato dai giudici per porre fine a quelle che ha definito "maligne insinuazioni". Dsk, dopo aver visto cadere le accuse di tentata violenza sessuale da parte della cameriera Ophelia, era stato da poco scagionato anche nell'ambito del caso Tristane Banon, la giornalista che lo accusava a sua volta di tentato stupro.

NAFISSATOU DIALLO

 

ORMAI È UN TESTA A TESTA TRA PAOLINO BANALIS E CARLO CONTI ECCO PERCHÉ TGMIMUN SUPERA TGMINZO

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Ornella Petrucci per "Il Velino"

VIRNA LISI

In 5 milioni 897 mila telespettatori, con il 20,23 per cento di share, hanno visto ieri in prima serata su Rai1 la fiction "La donna che ritorna" con Virna Lisi. Su Rai3 il talk "Ballarò", condotto da Giovanni Floris, con tra gli ospiti il presidente della Camera Gianfranco Fini e il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini, ha interessato 5 milioni 272 mila telespettatori, con il 18,57 per cento di share. Oltre 2 milioni in meno per il resto della programmazione di prime time.

GIOVANNI FLORIS

Su Italia1 il film "L'era glaciale 3-L'alba dei dinosauri", di Carlos Saldanha, ha raccolto 2 milioni 876 mila telespettatori e il 9,61 per cento di share. Su Canale5 "Mamma mia!", commedia musicale ispirata alle canzoni degli Abba, con Meryl Streep, Pierce Brosnan e Colin Firth, ha ottenuto 2 milioni 727 mila telespettatori e il 9,82 per cento di share. Su Rai2 il telefilm "Criminal Minds" ha realizzato: nel primo episodio 2 milioni 309 mila telespettatori e il 7,37 per cento di share; nel secondo 2 milioni 627 mila telespettatori e l'8,64 per cento di share; nel terzo un milione 996 mila telespettatori e il 7,79 per cento di share.

ALESSIO VINCI

Su Rete4 la serie "The Mentalist" ha totalizzato un milione 651 mila telespettatori e il 5,58 per cento di share. Su La7 il reality "Sos Tata" ha registrato: nel primo episodio 613 mila telespettatori e l'1,97 per cento di share, nel secondo 655 mila telespettatori e il 2,41 per cento di share.

In seconda serata "Sfide", in onda dalle 23.27 su Rai3, ha ottenuto un milione 670 mila telespettatori e l'11,37 per cento di share. Su Canale5 "Matrix", dedicato al compianto campione di MotoGp Marco Simoncelli, in onda dalle 23.37, ha riportato il 19,50 per cento di share, con un milione 639 mila telespettatori. Su Rai1 "Porta a Porta", in onda dalle 23.19, ha raccolto un milione 552 mila telespettatori e il 14,29 per cento di share.

SIMONCELLI SUL PODIO

Su Italia1 il film "Hulk", di Ang Lee, in onda dalle 23.05, è stato visto da un milione 61 mila telespettatori, con il 9,96 per cento di share. Su Rai2 "La storia siamo noi", in onda dalle 23.38, ha realizzato 494 mila telespettatori e il 4,44 per cento di share. Su Rete4 il film "Holy Smoke", di Jane Campion, con Harvey Keitel e Kate Winslet, in onda dalle 23.58, ha realizzato 361 mila telespettatori e il 5,42 per cento di share. Su La7 l'ultimo appuntamento con l'approfondimento di Romano Prodi, "Il mondo che verrà", in onda dalle 23.18, ha registrato 582 mila telespettatori e il 4,14 per cento di share.

Meryl Streep

Sul fronte dei tg delle 20: il Tg1 ha raccolto 5 milioni 981 mila telespettatori e il 22,26 per cento di share; il Tg5 ha ottenuto 6 milioni 259 mila telespettatori e il 23,30 per cento di share; il TgLa7 ha realizzato 3 milioni 31 mila telespettatori e l'11,12 per cento di share. In accesss prime time "Striscia la notizia", in onda su Canale5, ha vinto con 6 milioni 303 mila telespettatori e il 20,74 per cento di share, aggiudicandosi la palma di programma più visto della giornata.

AVANTI UN ALTRO - PAOLO BONOLIS

Su Rai1 "Qui Radio Londra", in onda dalle 20.34, ha realizzato 4 milioni 562 mila telespettatori e il 15,84 per cento di share; a seguire, dalle 20.43, "Soliti Ignoti" ha ottenuto 5 milioni 221 mila telespettatori e il 17,24 per cento di share. Su La7 il talk "Otto e mezzo" ha registrato un milione 771 mila telespettatori e il 5,88 per cento di share.

clemente mimun

Nel preserale il programma di Carlo Conti, "L'eredità", in onda su Rai1, ha realizzato nella prima parte, dalle 18.48, 3 milioni 913 mila telespettatori e il 20,71 per cento di share; nella parte finale, dalle 19.46, 5 milioni 421 mila telespettatori e il 23,07 per cento di share. Su Canale5 il programma di Paolo Bonolis, "Avanti un altro!", in onda dalle 19.05, ha raccolto 4 milioni 246 mila telespettatori e il 20,58 per cento di share.

minzolini

Nel pomeriggio su Canale5 la soap "Beautiful", in onda dalle 13.40, ha raccolto 3 milioni 415 mila telespettatori e il 18,91 per cento di share; mentre a seguire sull'ammiraglia Mediaset, dalle 14.12, "Cento Vetrine" ha riportato il 19,56 per cento di share, con 3 milioni 333 mila telespettatori. Infine nelle 24 ore Rai1 si è aggiudicata lo share più alto con il 18,33 per cento.

 

IL PD È UN GIRO DI EGOCENTRISMI E CHIACCHIERE, DOVE OGNUNO COLTIVA, NELLA SUA CAMERETTA, AMBIZIONI E ALLEANZE

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Stefano Di Michele per "Il Foglio"

PIERLUIGI BERSANI

Visto che il "centralismo democratico" non esiste più, nel Pd dovrebbero attrezzarsi per qualche forma di "ricreazione democratica": si fa merenda, si gioca un po' nel cortile, volendo per i più grandicelli una breve gara di rutti, poi avanti, marsch!, tutti in silenzio e tutti di nuovo in classe - braccia conserte, studio pensoso: così, tanto per provare anche ad ascoltare gli altri, oltre al primitivo piacere di sentirsi sempre parlare.

La "ditta" al suo esordio evocata da Bersani, l'ideale "bocciofila" successivamente richiamata, con il passare degli anni si è trasformata in una sorta di asilo post montessoriano - ove ognuno strilla, ognuno prende cappello, ognuno tira il pongo negli occhi del vicino di banco.

MATTEO RENZI

E tutti s'avanzano con bieco cipiglio, chiunque dell'altro dice male, il primo che passa quale nuovo si autocertifica. Ci sono rottamatori, semirottamatori (che fanno, si limitano a smontare fari e cerchioni?), aggiustatori - manco al reparto carrozzerie della Fiat, negli anni d'oro, tanta solerzia meccanica. Chi vuole il Big Bang, chi la bomba atomica, chi Bersani ma castrato come il gatto di casa, chi s'invaghisce di Renzi, chi s'ingolosisce di Zingaretti, chi guarda languido Letta, chi sospira per la Bindi, chi ambirebbe a Chiamparino.

Rosy Bindi

Chi aspetta Jovanotti, chi vuol parlarsi con Benigni, chi accasarsi con Casini, chi si fa forza e s'imbarcherebbe con Di Pietro. Tutti sfanculano i radicali, ma neanche tutti, Bettini vuol fare partito andando oltre i partiti, i prodiani senza Prodi, i Giovani Turchi e i Giovani Curdi (le sfighe se le vanno a cercare), ex Ppi con veltroniani, veltroniani con Area Dem, dalemiani con bersaniani (ortodossi ed eterodossi, ma tutti attruppati in bocciofila: si vede che c'è chi teorizza l'accosto e chi la bocciata) ma in disdegno comunque - cazzare le vele e pure Veltroni, il quale pare leggermente renziano, ieri incensato da Kerry Kennedy, "in Renzi ritrovo le idee di mio padre Bob", pensa tu, che qualche anno fa invece si era politicamente innamorata di Walter.

ENRICO LETTA benigni

Poi i T-Party, che basta il nome per capire che lì c'è lavoro per chi ha da rottamare. Tutto un giro di egocentrismi e chiacchiere - o s'immaginano gli sfiancati militanti appassionarsi a questo insopportabile nulla mischiato col (quasi) niente? A un groviglio al cui confronto il "Codice da Vinci" pare robetta da Settimana Enigmistica? C'è persino - nello sprofondo di nomignoli - la Prossima Italia, non la mazziniana giovane, che procura un vago senso di spaesamento.

Pare di stare in stazione: "Scusi, sa quando passa?". "Prossimamente". E Civati ce l'ha con Renzi, una volta volevano fare il botto insieme e adesso ognuno s'è ripreso i suoi giocarelli e s'industria nella sua cameretta: chi alla stazione Leopolda, chi in tenda a piazza Maggiore - là dove "santi che pagano il mio pranzo non ce n'è": appunto. E' il "pischellismo" dilagante dentro il Pd, trentenni e quarantenni che fanno i coattelli - e ognuno pensa soprattutto a come suonarle agli altri.

jovanotti 0001

E il Cav. - che sul "pischellismo", si sa, niente da nessuno ha da imparare - finirà col suonarle a tutti loro. Quando lancerà il prossimo boccino, il buon Bersani, tenutario dell'incasinata bocciofila, dovrebbe mirare non solo alle palle - fosse accosto, fosse bocciata - ma pure a qualche capoccia

 

L’UE ASPETTA LA LETTERA DEL PATONZA ENTRO STASERA - DRAGHI SALUTA BANKITALIA

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1. SE...
Jena per "la Stampa"
- Se cade Berlusconi, si fa un governo tecnico. Se si fa un governo tecnico, il Pd lo sostiene. Se il Pd lo sostiene, le elezioni si allontanano. Se le elezioni si allontanano, Vendola si suicida.

MARIO DRAGHI

2. DRAGHI: 'TERMINO IL MIO MANDATO IN UNA SITUAZIONE CONFUSA E DRAMMATICA'...
Radiocor
- 'Termino il mio mandato in una situazione confusa e drammatica, a livello nazionale, internazionale, politico ed economico'. Cosi' il Governatore della Banca d'Italia Mario Draghi nel congedo a braccio davanti alla platea della Giornata Mondiale del Risparmio. 'Sei anni fa la situazione era ben diversa', afferma Draghi ricordando il suo primo intervento alla Giornata organizzata dall'Acri: 'L'apparente tranquillita', la compiacenza generale e l'ammirazione addirittura verso la finanza nascondevano i segni della catastrofe futura'.

Silvio Berlusconi

3. DRAGHI: ITALIA TRAVOLTA PER SUE DEBOLEZZE STRUTTURALI...
(ANSA)
- L'Italia che "non aveva nulla da rimproverarsi" sulle ragioni della crisi "é stata travolta per le sue debolezze strutturali al punto da trovarsi essa stessa ragione della crisi generale". Lo afferma il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi.

4. DRAGHI: LETTERA A UE PASSO IMPORTANTE, ORA RIFORME...
(ANSA)
- La lettera di intenti del governo italiano all'Ue "é un passo importante, contiene un piano di riforme organico per lo sviluppo, ora però si tratta di farle, con rapidità e concretezza. Sono misure coraggiose e per questo é necessario tutelare le fasce più deboli". Lo ha detto il governatore di Bankitalia Mario Draghi

5. UE, ASPETTIAMO LETTERA ITALIA CON LISTA MISURE E TEMPI
Radiocor
- La Commissione europea aspetta dall'Italia una lettera che contenga 'la lista delle misure concrete, molto dettagliate, e con un chiaro calendario' per fronteggiare la situazione. Lo ha indicato il portavoce dell'esecutivo Ue precisando: 'Naturalmente non ci aspettiamo che le misure siano attuate entro le 18 di oggi, aspettiamo la lettera entro stasera'.

GIANFRANCO FINI GIULIO TREMONTI ASSONNATO

6. LEGA CONTRO FINI, MAGGIORANZA URLA 'DIMISSIONI'...
(ANSA)
- Durissimo attacco del capogruppo della Lega alla Camera Marco Reguzzoni nei confronti del presidente della Camera Gianfranco Fini. "Il suo comportamento di questo giorni è inopportuno: chi presiede la Camera non può sedere in uno studio televisivo al livello di altri leader politici", ha detto l'esponente del Carroccio, mentre i deputati della Lega e molti del Pdl applaudivano e urlavano "Dimissioni, Dimissioni!".

Reguzzoni parte duro: "La Lega è una forza pacifica e responsabile, ma non tollera soprusi né ingiustizie. E' inopportuno che il presidente Fini si faccia partecipe di dibattiti con valutazioni politiche. Uno che fa politica non può sedere sul seggio più alto della Camera".

Ma la botta piu forte arriva poco dopo. Reguzzoni denuncia la "caduta di stile" di Fini "nel coinvolgere la moglie di un ministro, di un nostro ministro, offendendo tutti quelli che hanno pensioni in regola con le leggi, giuste o in giuste che siano, in vigore quando sono andati in pensione". Reguzzoni si riferisce al caso della moglie di Bossi, citata ieri da Fini a Ballarò come baby pensionata a 39 anni. "Quando vigevano quelle leggi la Lega non era in Parlamento; Fini invece sì e non ha fato nulla per eliminarle. Da Fini - dice ancora Reguzzoni - c'é stata una caduta di stile per un movimento sempre rispettoso, mai sceso nel gossip, che mai ha fatto il nome di Fini che invece nel gossip c'é scesa eccome". E infine, Reguzzoni condanna il fatto che "un movimento politico, Fli, che mai candidato alle elezioni, ha il nome di Fini nel simbolo. E questo è inaccettabile".

MARCO REGUZZONI

7. CONTRO LEGA-FLI, SEDUTA SOSPESA...
(ANSA)
- Bagarre nell'aula della Camera dove sono venuti alle mani deputati di Lega e Fli. La vicepresidente Rosy Bindi ha sospeso la seduta.

Mentre stava per intervenire Italo Bocchino di Fli, in seguito ad un durissimo attacco del capogruppo della Lega Marco Reguzzoni nei confronti del presidente Gianfranco Fini, due deputati di Fli e Lega sono venuti alle mani. I commessi si sono frapposti, ma sono comunque volate le botte, in particolare tra Claudio Barbaro di Fli e Fabio Rainieri.

ANTONELLO VENDITTI

8. RIPRENDE SEDUTA, LEGA URLA A FINI 'DIMISSIONI!'
(ANSA) -
La seduta della Camera è ripresa. Presiede Gianfranco Fini. Al suo arrivo è stato accolto dal coro "dimissioni, dimissioni!" dei deputati della Lega.

9. DEPUTATI FLI PROTETTI DA DUE FILE COMMESSI...
(ANSA)
- Due file di commessi sono stati dispiegate nell'aula della Camera per "proteggere" i deputati di Fli, oggetto di contestazione da parte dei colleghi della Lega e del Pdl.

santoro

10. FINI, RESPINGO ACCUSE PARTIGIANERIA, NON REPLICO IN AULA...
(ANSA)
- "Non è questa la sede in cui il presidente della Camera può dare risposte politiche; se lo facessi avallerei l'accusa di partigianeria nei miei confronti che ritengo insussistente. Saranno altre le sedi in cui, se lo riterrò eserciterò il diritto di replica". Lo ha detto il presidente della Camera Gianfranco Fini.

"Ho ascoltato - ha detto Fini al termine del dibattito che lo riguardava direttamente - tutti quelli che sono intervenuti. Si è trattato di osservazioni di carattere squisitamente politico che come tali meritano tutte uguale rispetto. Non è questa la sede per rispondere politicamente; finirei con il confermare quella accusa di partigianeria che mi viene mossa e che a mio avviso è insussistente. Saranno altre le sedi in cui, se lo riterrò, eserciterò il diritto di replica", ha concluso.

VIDEO DI VENDITTI E VERDONE PER "SERVIZIO PUBBLICO" DI SANTORO

11. VENDITTI: SILVIO COSA FARÒ SENZA DI TE"...
Da "Il Messaggero"
- «Silvio cosa farò senza di te. Mi riprenderò la vita, che ho vissuto insieme a te». Canta così Antonello Venditti nel videoclip di La ragazza del lunedì, brano dedicato, in queste ore di pre-crisi di governo proprio a Silvio Berlusconi e che fa parte del suo disco Unica, in uscita il 29 novembre, anticipato in radio dal singolo omonimo. Nel video, tutto girato negli studi di Venditti, al fianco del cantautore romano appare Carlo Verdone, che balla e suona la batteria. Il video è stato anticipato «senza autorizzazione» dal sito del giornalista Michele Santoro.
IL VIDEO DI VENDITTI E VERDONE PER "SERVIZIO PUBBLICO" DI SANTORO
http://www.youtube.com/watch?v=muzQ_k15AOA

 

VIDEO DI VENDITTI E VERDONE PER "SERVIZIO PUBBLICO" DI SANTORO

 


LO SGAMBETTO DI GARIMBERTI ALLA BERLINGUER? UN ASSIST AL PDL (E A MINZO) NELLA SPERANZA DI SALVARE LA POLTRONA

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DAGOREPORT

PAOLO GARIMBERTI

Solite grandi (e basse) manovre nei piani alti della Rai. La mossa del cavallo (di Viale Mazzini) di Garimba-Garimberti, che ha attaccato a freddo il Tg3 di Bianca Berlinguer nel giorno in cui la vittima predestinata era Minzo-Minzolini, viene letta così: tra sei mesi scade il Cda Rai e il presidente "di garanzia" (per mancanza di prove) punta a salvare la poltrona.

BIANCA BERLINGUER

Nominato nel 2009 come estremo atto del dimissionario Walterloo Veltroni, in duplex con il compagno di armadietto (al canottieri Aniene) Gianni Letta, Garimba ci ha preso gusto e punta alla riconferma. Come scrive Carlo Tecce sul "Fatto Quotidiano", la mossa del presidente nasconde l'ambizione "di continuare a lavorare in televisione, per un secondo mandato in viale Mazzini o per la prestigiosa Ebu", l'organizzazione internazionale dei servizi pubblici europei.

AUGUSTO MINZOLINI

Ma il rapporto tra Garimba e i berluscones non si limiterebbe alla vicinanza di spogliatoio con l'Eminenza Azzurrina. I maligni in servizio permanente nei palazzi romani notano che "il figlio di Garimberti, Federico, lavora all'Ansa come cronista politico e segue da anni proprio il Cavaliere".

GIANNI LETTA

Se il lato destro dello sgambetto alla zarina Bianca Berlinguer sarebbe questo, sul lato sinistro si allunga l'ombra proprio di Walterloo, grande sponsor di Garimba. Dopo la bastonata arrivata dalla Vigilanza, al Tg3 sono pervenute in rapida successione le solidarietà di mezza opposizione: dal dalemiano Matteo Orfini a Beppe Giulietti alfiere dell'Usigrai, dal dipietrista Pardi al consigliere Rai ex margheritino Rizzo Nervo.

Nessuna voce veltroniana, però si è levata. A partire dal collega di Rizzo Nervo, il consigliere "compagno di ombrellone" (di Veltroni) Giorgio Van Straten. Voci di corridoio da Saxa Rubra lo impallinano così: "E' troppo impegnato a brigare per far nominare Stefano Marroni a vicedirettore del Tg2...".

Marroni? L'ex Tg2 cacciato da Mauro Mazza, ripescato a Raitre e in procinto di tornare al tg di Raidue con la spinta dalemiana? Proprio lui: pare che per arrivare all'agognata poltrona abbia mollato gli sponsor coi baffi e si sia votato a San Walter...

VELTRONI

2- TG3 "SFIDA" GARIMBERTI E METTE SUL SITO EDIZIONE CRITICATA
(AGI)
- - Il Tg3 "sfida" il presidente della Rai Paolo Garimberti e mette sul sito web della testata l'edizione 'incriminata', quella andata in onda domenica sera e di cui ha parlato ieri lo stesso Garimberti in commissione di Vigilanza per dire che i lanci dei servizi "non erano obiettivi".

In una breve nota la redazione della testata diretta da Bianca Berlinguer fa sapere che "dopo le critiche al Tg3 del presidente della Rai Garimberti, che ha definito non obiettivi due lanci dei servizi dell'edizione delle 19 di domenica 23, in quanto non avrebbero rispettato la distinzione tra opinioni e notizie, il Tg3 ha deciso di mettere sul suo sito l'intero copione del telegiornale.

GIORGIO VAN STRATEN NINO RIZZO NERVO

In questo modo ognuno potra' giudicare se effettivamente i lanci del conduttore non abbiano rispettato la distinzione tra opinioni e notizie". Sempre sul sito del Tg3 "si puo' continuare a vedere il video dell'intera edizione del tg chiamata in causa dal presidente della Rai".


IL VIDEO DEL TG3 DI DOMENICA DAL SITO DELLA RAI - http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-e418d8c5-ab55-409c-967f-f4886ee0f5ca-tg3.html#p=0

pimby13 stefano marroni mo

IL PDF CON IL COPIONE DELLA TRASMISSIONE
http://hl.altervista.org/split.php?http://tg3web.altervista.org/Tg3sommario/tg3_sommario_23102011_ore19.pdf

 

“NEWS OF THE WORLD”, LA POLIZIA HA TROVATO IL CELLULARE USATO PER 1150 INTERCETTAZIONI ILLEGALI

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Dagoreport da "The Independent"
http://ind.pn/rYR7qr

news of the world

Nell'infinita saga del "News of the World", il tabloid di Rupert Murdoch chiuso dopo essere stato travolto da un enorme scandalo legato all'uso di intercettazioni illegali, mancava solo il corpo del reato. Ora non più: la polizia di Londra ha trovato il telefono cellulare utilizzato per effettuare oltre 1000 ascolti illeciti a danni di vip, vittime di rapimenti o attacchi terroristici.

Era al quartier generale della News International, la filiale britannica della News Corp a cui fanno capo anche i quotidiani "The Times" e "The Sun". Soprannominato Hub, il telefonino si trovava proprio all'interno della redazione del "News of the World" e gli investigatori sono in grado di dimostrare che esso è stato usato per circa 1150 hackeraggi tra il 2004 e il 2006.

JAMES E RUPERT MURDOCH

Nonostante l'azienda di Murdoch registrasse ogni chiamata effettuata dal terminale mobile, esso sfuggì (o fu volontariamente ignorato?) dalle inchieste interne condotte dalla News International le quali conclusero che quella delle intercettazioni illegali non fosse una pratica diffusa dentro i suoi giornali.

Ora gli inquirenti vogliono capire chi autorizzò l'uso di quel cellulare, chi lo ha tenuto nascosto e chi ne ha usufruito per le intercettazioni. Un ex giornalista del tabloid inglese al centro della vicenda conferma l'esistenza del cellulare, raccontando che dentro alla redazione del "News of the World" esso veniva gestito da un nucleo ristretto di persone che facevano lavorare i reporter "come fossero cellule dell'Ira, assegnando loro storie, dando loro precise informazioni, ma senza svelare mai la provenienza di queste informazioni."

MILLY DOWLER

I capi, insomma, hanno sempre giocato tenendo le carte molto vicine al petto. Ai noi giornalisti, prosegue l'ex reporter, "veniva detto con precisione dove e a che ora avremmo potuto trovare una data persona, in modo tale che potessimo incontrarla, fotografarla o farle domande". Il telefono, soprannominato Hub, si trovava "nel cuore della redazione" ed è stato usato per fare intercettazioni "su scala industriale".

L'uso del telefonino scoperto dalla polizia non copre l'intero arco di tempo in cui sono stati fatti gli hackeraggi, che risalgono almeno al 2002. In quell'anno venne intercettata Milly Dowler, la ragazzina di 13 anni scomparsa e poi trovata morta, da cui è partito lo scandalo che ha portato alla chiusura, il 10 luglio scorso, del "News of the World". E gli ascolti illegali sono proseguiti anche oltre il 2006, almeno fino all'anno successivo, quando il corrispondente da Buckingham Palace Clive Goodman e il detective privato al soldo del tabloid di Murdoch, Glenn Mulcaire, sono finiti in galera per aver intercettato i telefoni dei reali.

Glenn Mulcaire

La scoperta della Polizia di Londra non poteva arrivare in un momento peggiore per lo Squalo e suo figlio James, che venerdì scorso, in occasione del meeting annuale della News Corp., sono stati sfiduciati da un blocco compatto di azionisti indipendenti. Il 10 novembre James Murdoch tornerà di fronte alla Commissione parlamentare inglese per i Media la Cultura e lo Sport. È stato convocato per aver detto, durante la prima audizione, di aver creduto che le intercettazioni illegali coinvolgessero un solo reporter del giornale. Dichiarazioni poi smentite perfino da un ex legale del "News of the World".

 

ER PATONZA DÀ BUCA AL COMPLEANNO DELLA VOTINO E PREFERISCE QUELLO DELLA LORENZIN

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Da "Chi"

filippo pongiluppiNICOLE MINETTI

1. IL CONSIGLIERE NON GRADISCE...
Tra i nuovi concorrenti della dodicesima edizione del Grande Fratello c'è Filippo Pongiluppi. Di professione pierre, nato e cresciuto nelle discoteche tra Rimini e Riccione, Filippo, noto playboy, nasconde un segreto. Per sette lunghi anni ha amato il consigliere della Regione Lombardia Nicole Minetti, che non ha preso bene la partecipazione del suo ex al reality.

2. IL PREMIER PREFERISCE LA LORENZIN...
Al compleanno di Isabella Votino, portavoce del ministro dell'Interno Roberto Maroni, tutti aspettavano l'arrivo di Silvio Berlusconi. Ma quest'ultimo ha scelto di non prendere l'aereo per volare a Milano al party. Il premier è però andato alla festa romana di Beatrice Lorenzin, deputato del Pdl, che compiva gli anni lo stesso giorno della Votino.

BEATRICE LORENZIN

3. LA PEREGO NON VUOLE SAVINO...
La scorsa settimana, sempre su "Chi", avevamo raccontato l'incontro ravvicinato, dietro le quinte di Star Academy, tra Lucio Presta e Nicola Savino. Ora l'accaduto si arricchisce di un nuovo capitolo. Raidue avrebbe proposto a Paola Perego di condurre proprio con Savino la nuova edizione de L'Isola dei famosi. Richiesta rispedita al mittente. E chi condurrà il reality?

maroni-votino

4. MARIN PERDE LA TESTA...
Chi è la coreografa della trasmissione Baila! che ha fatto perdere la testa a Luca Marin? Il campione di nuoto per il nuovo amore ha lasciato Stefania, la ragazza che quest'estate era apparsa insieme con lui a Ibiza.

5. ALTRO SMACCO PER PIPPO...
Periodo nero per Pippo Baudo in Rai. Dopo avere scoperto che il suo badge era stato cancellato (come raccontato da "Chi" settimana scorsa), Pippo ha chiesto ufficialmente un incontro con il direttore generale Lorenza Lei. La segreteria della Lei è stata perentoria: «Il direttore non riceve gli artisti». Pippo ha incassato scuro in volto.

PIPPO BAUDO

6. GERRY AL POSTO DI BARBARA...
Abbattuto lo studio di Baila!. In Mediaset tutte le forze sono concentrate su Money Drop, il nuovo programma di Gerry Scotti che sarà registrato nello studio dove ballavano i concorrenti della D'Urso.

luca marin

7. NUOVE COPPIE...
Come mai nell'ultimo periodo Lapo Elkann frequenta molto Gianluca Vacchi? I due hanno un progetto esplosivo, che sarà pronto poco prima di Natale.

8. VIERI E BOMBARDINI NELLA GRANDE MELA...
Il grande cuore di Bobo Vieri lo ha portato a consolare Davide Bombardini, suo amico, fresco di separazione da Giorgia Palmas. Bobo e Davide hanno deciso di staccare per godersi una settimana di vacanza a New York.

GERRY SCOTTI

 

CHE SUCCEDERÀ QUANDO RODOLFO DE BENEDETTI PRENDERÀ SOLITARIO LE REDINI DEL GRUPPO ESPRESSO? - “GLI IMPRENDITORI NON DEVONO FARE POLITICA. ANCHE QUESTA SPASMODICA RICERCA DI UN POSSIBILE LEADER DI IPOTETICI SCHIERAMENTI TRA CHI FA IMPRESA MI SEMBRA UN'ANOMALIA” - “REPUBBLICA”? “UNA COSA È L'AZIENDA, UN'ALTRA È LA PARTE EDITORIALE. L'AZIENDA NOMINA I DIRETTORI IN BASE A UN PROGETTO EDITORIALE. I GIORNALI LI FANNO I GIORNALISTI” (MA QUANDO MAI?)…

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Daniele Manca per il "Corriere della Sera"

Rodolfo De Benedetti

Rodolfo De Benedetti, 50 anni appena compiuti, guida da amministratore delegato la holding di famiglia Cir, 4,8 miliardi di ricavi, 15 mila dipendenti; la società controlla l'editoria del gruppo Espresso-Repubblica, ma anche la sanità di Kos, l'energia di Sorgenia e le attività industriali di Sogefi. Di fronte alle difficoltà innegabili del nostro Paese negli ultimi mesi mostra un approccio molto pragmatico, lontano dalle critiche. «Mi interessano i numeri più che le parole - dice -. E se vedo che nel nostro Paese ci sono circa 6 milioni di partite Iva e che continuiamo a essere grandi esportatori, penso alle occasioni che stiamo perdendo».

EMANUELLE DE VILLEPIN COL MARITO RODOLFO DE BENEDETTI

Il governo lamenta che gli imprenditori si sono messi a fare politica...
«Le faccio una premessa: non credo agli imprenditori come categoria monolitica. E comunque per me non devono fare politica. Anche questa spasmodica ricerca di un possibile leader di ipotetici schieramenti tra chi fa impresa mi sembra un'anomalia».

Una posizione alla Marchionne...
«No, semplicemente ritengo che noi facciamo un mestiere che è importante, ma siamo una parte. È la politica che fa la sintesi tra le diverse categorie della società. Questo non significa che dobbiamo voltare la faccia dall'altra parte».

Be' assomiglia molto a «cari politici lasciateci lavorare».
«Il contrario. Se dovessi esprimere una richiesta alla politica, sarebbe quella di mettere l'impresa al centro dell'agenda economica, che oggi è cruciale, e di fare il possibile per varare provvedimenti a costo zero che possano favorire lo sviluppo delle aziende».

Rodolfo e Carlo De Benedetti

Mi scusi, ma sembra il consueto lamento degli imprenditori.
«No. Credo che raramente sia colpa solo di una parte e quindi solo della politica. Noi imprenditori dobbiamo mettere assieme capitale e lavoro per produrre maggiore ricchezza. Evidentemente se persino negli Stati Uniti qualcuno sta mettendo in discussione il sistema capitalistico (cosa mai avvenuta), anche noi imprenditori qualche domanda ce la dobbiamo porre».

E allora cosa lamenta?
«Secondo gli studi della Banca mondiale sulla facilità di fare business, su 183 Paesi siamo all'87° posto perdendo 4 posizioni rispetto all'anno scorso. Nella velocità per i permessi edilizi siamo al 96°, nell'allacciamento a reti elettriche al 109°, nell'accesso al credito al 98°. Non brilliamo per i tempi di apertura delle imprese. Siamo infine al 134° per facilità di pagare le tasse perché abbiamo sistemi così complicati che scoraggiano. Un'impresa impiega 285 ore l'anno per adempimenti fiscali».

SERGIO MARCHIONNE

Sembra di sentire il Cavaliere.
«Queste cose le imprese le dicono da anni ma non mi pare sia stato fatto molto per migliorare la situazione. Un altro tema sono i tempi della giustizia civile: servono 1245 giorni per capire tra due contendenti chi ha ragione su un contratto».

Nel caso del lodo Mondadori però la giustizia è stata molto veloce e voi avete potuto incassare oltre mezzo miliardo...
«I fatti risalgono a più di vent'anni fa, giudichi un po' lei... Su quella vicenda rimando ai magistrati e agli avvocati. Ci sono stati due gradi di giudizio. Ci hanno dato ragione. Ci sarà un ricorso da parte della Fininvest, i nostri avvocati presenteranno le loro controdeduzioni. Non abbiamo mai interferito con il lavoro della magistratura e non abbiamo intenzione di farlo adesso. In questa vicenda la Cir è stata danneggiata e ha agito a difesa di un diritto dell'azienda e dei suoi azionisti».

Ma se la situazione è questa, aziende come la sua Cir come fanno a sopravvivere in un Paese come quello da lei descritto?
«Intendiamoci, la nostra è un'economia importante. Il problema delle aziende è che potrebbero svilupparsi molto di più di quanto si riesce. Una delle eccellenze italiane è la capacità di fare impresa: 6 milioni di partite Iva che a vario titolo sono imprenditori».

DEBENEDETTI BERLUSCONI

Se è per questo l'Italia è risultata anche il primo Paese esportatore al mondo per crescita nel secondo trimestre, più di Germania e Cina...
«È la prova di una vitalità invidiabile. Per questo va creato un clima molto più favorevole alle imprese. Non possiamo accettare come Paese di essere diventati irrilevanti prima e addirittura dannosi adesso. Noi siamo il secondo Paese produttore di beni in Europa, una ricchezza che molti ci invidiano».

Mi scusi ma il quotidiano, «la Repubblica», di cui è editore non descrive una società così vitale... Anzi.
«Questo non è vero. Comunque sul tema vorrei essere chiaro, anche se lo diciamo da 20 anni. Una cosa è l'azienda, un'altra è la parte editoriale. L'azienda nomina i direttori in base a un progetto editoriale che poi viene declinato in autonomia. L'azienda è interessata alla qualità del prodotto e ai risultati, che sono la migliore garanzia di indipendenza. I giornali li fanno i giornalisti. Tutti possono criticare le opinioni e la linea editoriale, ci mancherebbe, ma mi pare che la qualità e l'autorevolezza di Repubblica e delle testate del gruppo siano indiscutibili. Quanto all'azienda, il management dell'Espresso, al pari di quello delle principali società del gruppo, sta facendo un ottimo lavoro pur in una fase difficile».

E allora dove sono i problemi?
«Le faccio un esempio. La nostra Kos che dieci anni fa non esisteva e ora fattura più di 300 milioni con 4 mila dipendenti, attiva nella sanità, ha un tax rate (utile pre imposte/tasse pagate) del 68,5%, in Francia aziende analoghe pagano tra il 31 e il 39%. Questo significa meno utili e a catena meno capitale per lo sviluppo e meno competitività. Penso invece che sarebbe opportuno spostare il carico fiscale dall'impresa e dal lavoro alle rendite improduttive».

Logo "Telecom"

È solo un problema di competitività?
«No, anche di concorrenza. Pensi alle telecomunicazioni mobili. La concorrenza ha portato o no benefici al consumatore e all'economia? Io credo di sì. Non siamo noi a dirlo ma è l'Istituto Bruno Leoni a individuare un'Italia aperta alla concorrenza solo al 49%. Le sole liberalizzazioni secondo Bankitalia nei prossimi 20 anni produrrebbero 11 punti in più di ricchezza, di Pil. Nell'energia, dove il mercato un po' è stato aperto, specie nell'elettricità, nel giro di pochi anni con Sorgenia abbiamo investito circa 2,5 miliardi in Italia, attirando capitali anche dall'estero e creando 500 posti di lavoro. Penso anche che bisognerebbe privatizzare di più».

CARLO DE BENEDETTI E FIGLIO RODOLFO

Guardi come è andata a Telecom, le cessioni di Stato non sono state una gran cosa.
«Ma perché una è stata fatta male non significa che non si debbano fare. Anche perché siamo all'assurdo che lo Stato regola e poi è attore dei settori da lui regolati. Guardi l'energia...»

Ma spesso le resistenze vengono proprio da categorie imprenditoriali e professionali...
«Per questo serve una politica che faccia sintesi. Prendiamo gli investimenti dall'estero, sembra che a noi italiani non interessino. Abbiamo il terzo debito pubblico al mondo e respingiamo chi vuole investire in Italia».

A chi si riferisce?
«Gli esempi sono tanti: Alitalia, Edison, Parmalat. L'Italia attira meno investimenti esteri rispetto ai maggiori partner europei: questo è un indice che spiega chiaramente la necessità di aprire di più il Paese al mercato e alla libera impresa. La situazione è difficile ma sono certo che se ognuno di noi fa bene il proprio mestiere, ciascuno per la sua parte, e fa le cose giuste, questo Paese non è condannato al declino.

 

GR NEL CAOS, PREZIOSI METTE IN CAMPO I VICEDIRETTORI E IL CDR S’INCAZZA (DOMANI L’ASSEMBLEA)

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Marco Castoro per "Italia Oggi"

antonio preziosi

1 - PREZIOSI AL GR ALZA GLI SCUDI: IN CAMPO I VICEDIRETTORI - Acque agitate al Giornale radio Rai. Il direttore Antonio Preziosi si trova alle prese con un cdr e una redazione in fermento che hanno indetto un'assemblea per domani. All'ordine del giorno c'è una lettera del direttore in cui vengono concesse deleghe ai vicedirettori sui programmi di punta.

il direttore di Radiodue Flavio Mucciante

Vittorio Argento per Prima di tutto, Vito Cioce per Start, Carlo Albertazzi per Baobab, Stefano Mensurati per Zapping e La notte di Radio1, Giovanni Derosas per le trasmissioni sportive. Per contrasti con la direzione il capocronista Mario Vitanza ha restituito il mandato, pertanto la responsabilità della cronaca è stata affidata ad interim al vicedirettore Paolo Corsini.

2 - RADIO 2 SI CONFERMA LA VOCE DEL FESTIVAL DEL CINEMA - Dal 27 ottobre alle 17 con il live di 610 condotto da Lillo e Greg, fino al 4 novembre, Radio2 sarà la voce del Festival del cinema di Roma con ore di dirette e tanti protagonisti della kermesse ospiti ai microfoni Rai.

LILLO e greg

3 - FRA' CHIAMBRETTI DA MEDIASET - Piero Chiambretti diventa il primo francescano della tv. Il suo nuovo Muzik Show, che partirà a gennaio su Italia 1 (ma l'11 novembre vedremo un'anteprima speciale tutta dedicata a Laura Pausini), sarà all'insegna dell'austerità. Per rispetto della crisi economica il conduttore ha voluto uno studio spoglio per dimostrare che la tv si può fare anche soltanto con le idee e i contenuti. Chissà se anche il suo ingaggio sarà un po' più spoglio.

Chiambretti

4 - PARAGONE, IL BLACK BLOC DELLA RAI - Il talk L'ultima parola, condotto da Gianluigi Paragone, sta sempre di più cavalcando l'antipolitica. Ministri, sottosegretari e leader di partito cominciano a preoccuparsi quando ricevono l'invito. Trovarsi sotto il fuoco incrociato di imprenditori e operai non è cosa gradita, tanto più se il conduttore fa il tifo per la piazza. Sembra di assistere all'Arena di Massimo Giletti.

Comunque gli ascolti della trasmissione sono positivi: nonostante l'ora tarda di programmazione si supera il 10% di share. Paragone ha intrapreso una strada nuova, ma occhio a non cercare di imitare troppo Michele Santoro, perché quando imiti qualcuno resti un imitatore. Tuttavia lo scontro tra Paragone e Giorgio Stracquadanio su a chi appartenesse la Rai è stato divertente (e deprimente) per il pubblico a casa.

ALESSIO VINCI Gianluigi Paragone

5 - A MATRIX MANCA UN VENERDÌ - La trasmissione Matrix, condotta da Alessio Vinci cambia collocazione. Le due puntate settimanali non andranno più in onda il mercoledì e il venerdì, ma il martedì e il mercoledì.

6 - PORRO E TELESE PROMOSSI - Al sabato InOnda allunga di un'ora. Dopo i buoni risultati degli ultimi due appuntamenti, il direttore de La7, Paolo Ruffini, ha deciso di prolungare fino alle 22.30 la trasmissione condotta da Luca Telese e Nicola Porro.

7 - SOMIGLIANZE - Il tecnico della Roma Luis Enrique davanti ai microfoni del dopo partita ricorda in alcune espressioni Gianni Di Marzio. Chissà se anche sotto le vesti dello spagnolo si nasconde un animo da furbacchione come quello dell'ex tecnico del Napoli, che quando stava vincendo una partita faceva sparire i palloni dal campo per perdere tempo.

8 - L'ABITO NON FA IL MONACO - Vedere in tv la sagoma di Oscar Giannino fa una certa impressione. Il suo look è alquanto particolare (se poi si vedono le foto del matrimonio...). Ascoltarlo quando parla di economia è un vero piacere. Vederlo un po' meno. Del resto l'occhio vuole la sua parte. Comunque, complimenti. Anche per il coraggio.

LUCA TELESE

 

 

IL CALIFFO FA CIAK - UN DOCUFILM PER RIVELARE TUTTO E DI PIÙ, ANCHE COME CRAXI LO AIUTO’ A USCIRE DAL CARCERE

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Gino Castaldo per "la Repubblica"

CALIFANO pm17 franco califano

«Noi di settembre siamo strani, siamo stati concepiti sotto le feste di Natale, tra gente ubriaca, con le noccioline in bocca, non siamo figli programmati, per cui escono quelli che sono un po´ strani, diversi dagli altri, un po´ artisti insomma», parole del Califfo, ed è uno dei momenti più toccanti dell´auto-elegia che Franco Califano ha costruito sulla sua vita in ‘Noi di settembre', il docufilm girato da Stefano Veneruso, che sarà presentato al festival del cinema di Roma.

Califano racconta tutto, avventure, disastri, ambizioni, poesie, ingiustizie, gli anni di galera, le accuse infamanti in un autoritratto sincero e guascone, dolente, ma non rassegnato, e rivela anche particolari scottanti sul suo secondo arresto, quello legato al caso Tortora: «Scrissi al presidente del Consiglio (Craxi, ndr) dicendo che lui e Pertini sapevano che questo processo era montato ad arte per non parlare del caso Cirillo. Finì che improvvisammo un infarto. Quando mi dissero che giù c´era il medico, io mi buttai per terra, fingendo di stare male. Mi indicavano cosa dovevo dire: mi fa male qua, mi fa male là...».

enzo tortoraCRAXI

Califano quella volta è uscito, ma le ferite sono rimaste, come quella del secondo mandato di cattura che bloccò l´occasione della vita, un film da coprotagonista con Belmondo, produzione americana, di quelle che capitano una sola volta nella vita. «Nella mia vita ho avuto tanta forza e tanto coraggio» racconta «ci sono momenti nei quali o crolli o rinasci, io sono rinato spesso e anche questo documentario è un momento di rinascita».

SANDRO PERTINI

 

LA CINA CONTRO I REALITY: NON PIÙ DI 10 L’ANNO E UN PROGRAMMA MORALMENTE EDUCATIVO A SETTIMANA

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Dagoreport da "The Guardian"
http://bit.ly/uEaFQ9

reality cina

Basta concorrenti arrivisti pronti a tutto, basta talent-show volgari e di cattivo gusto. La Cina mette un freno ai reality per fare largo a programmi educativi, di arte e astronomia e a "morality building shows", ovvero trasmissioni moralmente pedagogiche. Il provvedimento, confezionato dall'organo che controlla le tv del gigante asiatico, dovrebbe entrare in vigore con l'inizio del prossimo anno.

I canali a diffusione provinciale non potranno mandare in onda più di due programmi di intrattenimento nella fascia oraria di punta, tra le 7,30 e le 10 di sera. Particolari generi, come quelli in cui più donne si contendono un solo uomo o viceversa, poi, saranno fortemente limitati. A livello nazionale non saranno ammessi più di 10 talent show all'anno, rigorosamente diversi l'uno dall'altro.

IL TALENT-SHOW CINESE SUPER GIRL

"L'Amministrazione di Stato per la Radio i Film e la Televisione (Sarft), sollecita la trasmissione di programmi armoniosi, sani e tradizionali, basati sull'apprezzamento della cultura e dell'arte, della storia, della geografia, dell'astronomia e volti al benessere pubblico", spiega il testo del provvedimento. Ogni canale dovrà obbligatoriamente trasmettere almeno "un programma moralmente educativo a settimana."

Saranno limitati anche i format provenienti dall'estero. Proprio quei generi di show che di recente hanno riscosso un enorme successo in Cina: è il caso della versione cinese di Strictly Come Dancing, Top Gear o X Factor. Il talent show di canto Super Girl è già stato chiuso e le autorità hanno promesso che verrà rimpiazzato con programmi sui lavori di casa e la sicurezza pubblica.

UNA CONCORRENTE DI SUPER GIRL

Per alcuni si tratta di un tentativo di dare ossigeno all'emittente di Stato, la Cctv, in continua emorragia di spettatori da quando le reti provinciali si sono andate trasformando, diventando più appetibili e vivaci. Secondo il sito cinese "NeatEase" le nuove norme non verrebbero applicate al primo canale di Cctv, ma il motivo potrebbe essere la natura già di per sé piuttosto seriosa della rete. Pare che regole simili saranno imposte anche alle case di produzione cinematografiche, affinché riequilibrino i contenuti a favore di temi più tradizionali e in linea con gli organi di governo.

 


CRITICI VIL RAZZA DANNATA? - SI RISVEGLIANO I MAL DI PANCIA NEI CONFRONTI DELLA CINE-CRITICA

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Michele Anselmi per "il Riformista"

CRISTINA COMENCINI paolo sorrentino

Critici vil razza dannata? Paolo Sorrentino, ospite di Lilli Gruber su La7, ironizza sui recensori pigri e prevedibili che non gli hanno fornito alcun motivo di riflessione su "This Must Be the Place", film per lui quasi perfetto. Lo scrittore Beppe Sebaste, sul "Venerdì", sfidando la legge aurea del chi se frega, tuona: «Ho visto "Terraferma" di Crialese e l'ho trovato bellissimo. Ho visto "Carnage" di Polanski e sono stato deluso. Questa critica si rivolge però alla critica cinematografica, a volte pretestuosa e spocchiosa, che proietta sui film i propri vizi di superficialità e schematismo».

Il produttore Gianluca Arcopinto allestisce una dolente filippica di 7.000 battute sul "Fatto Quotidiano" per attaccare Alberto Crespi dell'"Unità", «simpatico interista» nonché «uno dei critici che stimo di più», perché avrebbe stroncato "Cavalli", da Arcopinto realizzato tra mille difficoltà, senza averlo visto, per di più bollandolo come «indegno di partecipare a un festival». Naturalmente le prove di cotanto misfatto non vengono esibite.

Periodicamente si risvegliano i mal di pancia nei confronti della cine-critica, intesa come categoria compatta ed esecrabile, mentre invece i critici compongono solo un minuscolo esercito di scribi scompagnati e spesso rivali. Il sottoscritto, per dire, non è neppure iscritto al sindacato. Nella mia attività giornalistica attorno al cinema ho sicuramente sbagliato giudizi e provocato qualche sofferenza, talvolta cercando di rimediare dopo una seconda visione.

ERMANNO OLMI CRIALESE

Ma è a tutti evidente che le recensioni contano poco o niente, sono opinioni personali, solo in casi eccezionali favoriscono la fortuna commerciale di un film. «Piazze piene, urne vuote» si diceva in politica. Vale anche per il cinema: «Pagine piene, sale vuote». Per dire tre casi italiani recenti: "L'ultimo terrestre" di Gipi, "Terraferma" di Crialese, soprattutto "Il villaggio di cartone" di Olmi. Eppure tutti vogliono scrivere di cinema in prima pagina, perfino i banchieri come Bazoli.

Poco più di un mese fa Pierluigi Battista, sul "Corriere della Sera", premettendo di non aver visto il film al Lido, se la prese con «la Casta dei critici» (?) per alcuni sghignazzi piovuti su "Quando la notte" di Cristina Comencini. Ne nacque un vivace scambio di idee col critico del giornale, Paolo Mereghetti, associato a un branco selvaggio che sarebbe composto di «urlatori, fischiatori, coristi di curva muniti di burocratica autorizzazione, paladini di ogni boiata pazzesca, predestinati intoccabili, addetti alla distribuzione di passaporti culturali, sacerdoti della reputazione elargita nel nome di non si sa che».

Gianni Pacinotti Gipi

Al festival di Cannes certi film francesi sono accolti anche peggio, ma nessuno lì parla di complotti e imboscate. La verità? I fischi alla proiezioni per la stampa vanno presi per quelli che sono: sfoghi cinefili, spesso umorali e maleducati, non trappole mediatiche orchestrate da misteriosi gruppi organizzati (il produttore Riccardo Tozzi tirò in ballo addirittura i saggi di Goebbels e Lenin sulla psicologia di massa).

Giovanni Bazoli

Magari, sottratto alle convulsioni festivaliere, "Quando la notte" troverà un suo pubblico, specie femminile, arrivando venerdì nei cinema normali targato Raicinema. Non che sia proprio una riuscita. Specie nella seconda parte, dove i silenzi meditabondi lasciano spazio a frammenti di dialogo non sempre calibrati e situazioni un po' sfuggite di mano. La storia, ricorderete, è quasi un corpo a corpo tra Marina e Manfred, ovvero Claudia Pandolfi e Filippo Timi.

RICCARDO TOZZI

Lei arriva a Macugnaga, pendici del Monte Rosa, insieme al figlioletto Marco di due anni, affetto da problemi respiratori. Vacanza terapeutica, con marito lontano. Ma anche triste, solitaria, angosciata. Il piccolo piange per ore, ogni notte. La donna è esasperata. Al piano di sotto, nella casa presa in affitto, abita una guida alpina, uomo chiuso e sprezzante, con un conto aperto nei confronti della moglie, che gli ha sottratto i due amatissimi figli.

«Marco un giorno sarà un uomo, deve conoscere le donne, sapersi difendere» ammonisce il montanaro. Non si fida di Marina, teme addirittura che la donna, in un raptus di rabbia, abbia tentato di uccidere il pargolo, sbattendolo per terra. Com'è andata davvero, lo sapremo verso la fine. E intanto tra i due, anime scorticate che si attraggono e respingono allo stesso tempo, nasce uno strano legame destinato a non essere vissuto, consumato. Anni dopo, nell'inverno imbiancato, Martina torna in quei luoghi per rivedere Manfred. E stavolta sarà diverso: non solo per via del sesso.

Claudia Pandolfi

Confermo quanto scritto da Venezia. Lo stile del film, che si vorrebbe stringato e nervoso, quasi da horror psicologico, si sfilaccia strada facendo su quei sentieri di montagna. La natura è potente, sovrasta le voci e ossigena i polmoni. Però intrappola anche i personaggi in una sorta di mélo subalpino, tra musiche invadenti, sottolineature eccessive, battute involontariamente risibili. Sarò uno della Casta?

filippo timi

 

PIOGGIA ASSASSINA - SALE A 9 IL NUMERO DELLE VITTIME DEL MALTEMPO TRA LIGURIA E TOSCANA (5 DISPERSI)

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(Adnkronos/Ign) - E' di 9 morti il tragico bilancio del nubifragio che ha colpito Liguria e Toscana. Tra le vittime c'è anche un volontario che è stato trovato morto a Monterosso, alle Cinque terre.

MALTEMPO IN LIGURIA

A Borghetto Vara, nello spezzino, tre persone, due anziani e una donna di 50 anni, hanno perso la vita nel crollo di un'abitazione, altri due anziani sono annegati in casa loro, travolti dall'acqua, un'altra persona ha perso la vita in circostanze non ancora accertate. Il paese di Borghetto è stato distrutto dal fiume Vara.

MALTEMPO IN LIGURIA

Proseguono le ricerche di altre due persone disperse in mare. Sono decine le località ancora isolate. Dieci bambini di un asilo nido di Rocchetta Vara, rimasti bloccati da ieri pomeriggio, sono stati portati in salvo in elicottero. Mentre turisti e residenti sono stati evacuati via mare da Monterosso e Vernazza.

Resta chiusa intanto l'autostrada A12, La Spezia e Sestri Levante in entrambe le direzioni. Anche la circolazione ferroviaria sulla linea Genova-La Spezia è interrotta per la frana che si è abbattuta sui binari tra Levanto e Corniglia, ma è stato ripristinato un servizio locale, su un binario, nelle tratte Levanto-Monterosso e La Spezia-Corniglia.

MALTEMPO IN LIGURIA

Marino Fiasella, presidente della Provincia spezzina, lancia un appello al governo: ''Il nostro è un territorio in ginocchio che ha bisogno di sentire da subito la vicinanza dello Stato".

Cgil, Cisl e Uil della Liguria chiedono stato di calamità e cassa integrazione straordinaria. In particolare, secondo i sindacati, sono più di 30 le realtà produttive del territorio spezzino che hanno subito danni gravissimi e 1.500 i posti di lavoro a rischio.

maltempo in liguria da corriere.it

In Toscana è Aulla (Massa Carrara), nel cuore della Lunigiana, il centro più colpito. Il bilancio delle esondazioni è drammatico: due morti e 300 sfollati, ospitati al palasport. La zona sud della cittadina (che conta 10.500 abitanti) è stata invasa nella notte da acqua e fango, causata dalla tracimazione del fiume Magra.

Le vittime sono una donna trovata senza vita intrappolata in un'auto rovesciata e travolta dall'acqua, in via della Resistenza, e un uomo, rinvenuto cadavere dai sommozzatori nello scantinato della sua abitazione. Una cinquantina di persone sono state tratte in salvo dai vigili del fuoco, intervenuti coi gommoni.

MALTEMPO IN LIGURIA a

Sempre in Lunigiana, dove sono caduti oltre 360 i millimetri di acqua in 24 ore, sono crollati 5 ponti e sono 7-8 le frazioni isolate, senza luce e senza acqua, con i collegamenti stradali interrotti e le linee telefoniche saltate. La forte pioggia ha causato anche alcune frane nella provincia di Massa Carrara. L'ondata di maltempo ha creato problemi alla viabilità e allagamenti diffusi anche in Versilia. L'autostrada A15 e la linea ferroviaria Parma-La Spezia sono state chiuse.

maltempo in liguria da corriere.it

Il presidente della Toscana, Enrico Rossi ha dichiarato lo stato di emergenza regionale . Inoltre, nel corso di una seduta straordinaria, la giunta regionale ha stanziato 2 milioni di euro, destinati a dare una prima e immediata risposta per le attività di soccorso.

Sotto controllo invece la situazione a Roma dove picchi di pioggia si sono registrati nella mattinata. "Siamo in una situazione completamente diversa rispetto al 20 ottobre", ha spiegato il sindaco di Roma Gianni Alemanno in riferimento al nubifragio di giovedì scorso.

maltempo in liguria da corriere.it

Il Comitato operativo del Dipartimento della protezione civile per la giornata di oggi ha emesso un ulteriore avviso di condizioni meteorologiche avverse. L'intenso sistema perturbato di origine atlantica, informa una nota, persisterà in particolare in Veneto e Friuli, estendendosi nella giornata di domani alle regioni centro-meridionali.

Il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, sarà domani nelle zone colpite dall'alluvione nello spezzino e nell'alta Toscana. ''Questo Paese sulla cultura della prevenzione e sul rispetto di sé deve ancora fare un bel tratto di strada'', ha detto Gabrielli puntando il dito contro la mancanza di prevenzione in Italia.

MALTEMPO IN LIGURIA

Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Matteoli, ha assicurato: ''Posso garantire che il governo assumerà tutti i provvedimenti del caso appena conosciuta e verificata la reale consistenza dei danni che si sono registrati''.

Per il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano le vittime del maltempo in Nord Italia ''sono tributi molto dolorosi per quelli che purtroppo sono o cambiamenti o grossi turbamenti climatici e questo non solo da noi''. ''Purtroppo - ha sottolineato il capo dello Stato al Tg di La7 - non si è riusciti a impedire che vi fossero vittime umane''.

Maltempo in liguria

BURLANDO, CHIESTO INVIO ESERCITO IN LIGURIA...
(ANSA) - "La situazione è drammatica, ho chiesto al sottosegretario alla Difesa Giuseppe Cossiga l'invio dell'esercito in provincia di La Spezia e, in particolare, a Vernazza e Monterosso". Lo dice all'ANSA il presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando, nel corso del sopralluogo alle zone alluvionate del Levante ligure.

 

INPS INPS HURRÀ! LA MOGLIE DEL NEMICO DI ROMA LADRONA, TALE BOSSI, A 39 ANNI INCASSAVA LA PENSIONE

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1- RISSA ALLA CAMERA, ROSY BINDI SI SCUSA CON LA SCOLARESCA IN VISITA...
(ANSA)
- Scontro fisico all'interno dell'aula di Montecitorio. Il capogruppo della Lega alla Camera Marco Reguzzoni ha attaccato oggi il presidente della Camera Gianfranco Fini: 'Chi presiede la Camera non puo' sedere in uno studio televisivo al livello di altri leader politici', ha detto l'esponente del Carroccio facendo riferimento al caso della moglie di Bossi, citata ieri da Fini a Ballarò come baby pensionata a 39 anni. A quel punto è scoppiata la bagarre in aula, dove sono venuti alle mani deputati di Lega e Fli.

LA RISSA TRA LEGHISTI E FINIANI FOTO ROBERTO GIACHETTI PD

La seduta è stata sospesa con le scuse del vicepresidente della Camera Rosy Bindi a una scolaresca in visita che ha assistito alla rissa. Alla ripresa dei lavori, Fini ha respinto le accuse di partigianeria.

2- FINI A BALLARÒ IERI SERA: LA MOGLIE DI BOSSI IN PENSIONE A 39 ANNI
http://www.youtube.com/watch?v=QyhJLYa70Tg


3- ASSEGNI DI ANZIANITÀ DUE TERZI IN "PADANIA"
UN MILIONE SOLO IN LOMBARDIA, MA IL RECORD SPETTA AL PIEMONTE
Roberto Giovannini per "la Stampa"

CORDONE DI PROTEZIONE ANTI RISSE DEI COMMESSI ALLA CAMERA FOTO ROBERTO GIACHETTI PD

Perché Umberto Bossi e la Lega si agitano tanto? Perché due terzi delle quasi 4 milioni di pensioni di anzianità che oggi l'Inps paga finiscono al Nord. La Lombardia da sola ne conta poco meno di un milione, anche se è il Piemonte la Regione dove i pensionati-baby sono più concentrati: ce ne sono oltre 100 per ogni 1000 abitanti. In altre parole, un piemontese su dieci ogni mese incassa l'assegno di pensione anticipata, istituita nel lontano 1965. La media italiana è di 63,2 pensionati anticipati. In fondo alla classifica c'è la Campania, dove ce ne sono solo 23,4 ogni mille abitanti.

CALUDIO BARBARO FLI CONTRO FABIO RAINIERI LEGA ALLA CAMERA FOTO ANSA

C'è una ragione, e forte, che spiega la prevalenza del Nord in questa «classifica». Al Nord, da sempre, è concentrata l'industria italiana. E anche se non mancano, e sono molti, i pensionati-baby che vengono dal mondo del lavoro autonomo - la prestazione pensionistica di anzianità è faccenda che riguarda in primo luogo il mondo del lavoro operaio. Una volta, diciamo almeno fino a tutti gli anni ‘70 e parte degli anni ‘80, la condizione normale per un giovane proletario era questa: finita la scuola dell'obbligo, si andava a lavorare in fabbrica.

CALUDIO BARBARO E GRANATA FLI DOPO LA RISSA CON RAINIERI FOTO ANSA

Cominciando a lavorare a 15 anni di età - e sappiamo quanto duro fosse il lavoro nell'industria, e quanto lo sia ancora oggi nonostante tutto - ecco che a soli 50 anni di età, dopo sette lustri alla catena di montaggio si riusciva a raggiungere i famosi 35 anni che davano diritto al pensionamento. Sempre nel decennio ‘70-80 su questa realtà si è innestata la grande ristrutturazione industriale, con l'espulsione di centinaia di migliaia di lavoratori e la chiusura di molte fabbriche.

Anche in questo caso - furono i governi di allora a volerlo deliberatamente, con l'esplicito gradimento degli imprenditori e delle loro associazioni, e certo con il favore dei sindacati e dei dipendenti interessati - a utilizzare come ammortizzatore sociale i prepensionamenti.

CALUDIO BARBARO FLI CONTRO FABIO RAINIERI LEGA ALLA CAMERA FOTO ANSA

Poi sono arrivati gli anni ‘90, e l'infinita teoria di correzioni e riforme del sistema previdenziale. Giuliano Amato nel 1992 ha bloccato i prepensionamenti (per sempre, anche se sono risorti più tardi sotto forma di «mobilità di accompagnamento alla pensione») e ha cancellato le pensioni-baby «vere», quelle che anche nel pubblico impiego consentivano di smettere di lavorare a 40 anni di età dopo soli 19 anni e mezzo di attività.

I 35 anni hanno retto al primo governo Berlusconi, fatto cadere proprio dalla Lega sulle penalizzazioni per le pensioni-baby. La riforma di Lamberto Dini del 1995 ha salvato il principio dei 35 anni, introducendo però un minimo di età di 57 anni. Oggi la pensione di anzianità si prende se si raggiunge una «quota», ovvero la somma tra un‘età anagrafica minima (60 anni o 61) e un'anzianità contributiva minima (rispettivamente, 36 o 35 anni). Oppure se si ha lavorato per 40 anni. Poi per incassare l'assegno bisogna aspettare 12 mesi, o 18 se lavoratori autonomi.

CALUDIO BARBARO FLI CONTRO FABIO RAINIERI LEGA ALLA CAMERA FOTO ANSA

Attualmente sono circa 170 mila gli italiani che maturano ogni anno i requisiti per la pensione anticipata. Circa due terzi di questi hanno raggiunto quota 40 anni di lavoro. Ovviamente, sono sempre di meno (ma ci sono, eccome se ci sono) gli operai o comunque le persone che hanno iniziato a lavorare a 15 anni; spesso e volentieri molti dei pensionati «giovani» arrivano all'anzianità contributiva «obiettivo» grazie al computo ai fini previdenziali della carriera universitaria o del periodo di leva militare (oggi abolita, c'è l'esercito di professione). Un tempo questa aggiunta era gratuita e convenientissima, adesso si paga salatamente.

Nonostante le molte leggende, le pensioni di anzianità non sono particolarmente ricche e generose, dal punto di vista quantitativo. Ancora oggi calcolate in proporzione agli ultimi dieci anni di stipendio incassato dal lavoratore, in media gli assegni di anzianità oscillano tra i 10.000 e 12.000 euro l'anno. In altre parole, si va dai 770 ai 920 euro al mese su tredici mensilità.

CALUDIO BARBARO FLI CONTRO FABIO RAINIERI LEGA ALLA CAMERA FOTO ANSA

Ovviamente si tratta di una media: come noto, in pensione anticipata non ci vanno solo gli operai. Nel 2005, a 57 anni di età, il presidente della Bce Mario Draghi andò in pensione anticipata Inpdap, con un assegno di 8.614 euro al mese. Era suo diritto: rispettò la legge. Ma anche tutti gli altri pensionati-baby meno celebri e potenti (e spesso, più affaticati) hanno rispettato la legge.


INPS INPS HURRÀ! - LA MOGLIE DEL NEMICO DI ROMA LADRONA, TALE BOSSI, CIUCCIAVA ANCORA IL BIBERON E GIÀ RISCUOTEVA IL VAGLIA DELLA PENSIONE! A 39 ANNI, IN ITALIA, SI PUÒ!
Da Dagospia del 31 marzo 2011 - Luca Telese per "il Fatto quotidiano"
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/inps-inps-hurr-la-moglie-del-nemico-di-roma-ladrona-tale-bossi-ciucciava-ancora-24171.htm

La notizia è di quelle a cui ci ha abituato questo Paese, afflitto dalla maledizione dei paradossi, degli sprechi, e delle ingiustizie sancite per decreto e controfirmate con i sigilli di ceralacca. La notizia è questa: la moglie del nemico giurato di Roma, la moglie del guerrigliero indomito che si batte contro lo Stato padrone e che fa un vanto di denunciare gli sprechi dello Stato assistenzialista, è una baby pensionata. Proprio così, avete letto bene.

MANUELA MARRONE MOGLIE DI UMBERTO BOSSI

La moglie di Umberto Bossi, Manuela Marrone, riceve un trattamento previdenziale dal lontano 1992, da quando, cioè, alla tenera età di 39 anni, decideva di ritirarsi dall'insegnamento. Liberissima di farlo, ovviamente, dal punto di vista legale: un po' meno da quello dell'opportunità politica, se è vero che suo marito tuona un giorno sì e l'altro pure contro i parassiti di Roma. E si sarebbe tentati quasi di non crederci, a questa storia, a questo ennesimo simbolo di incoerenza tra vizi privati e pubbliche virtù, se a raccontarcela non fosse un giornalista a cui tutto si può rimproverare ma non certo l'ostilità preconcetta alla Lega Nord e al suo leader.

Eppure nello scrivere il suo ultimo libro inchiesta ("Sanguisughe", Mondadori, 18 euro, in uscita martedì prossimo), Mario Giordano deve essersi fatto una discreta collezione di nemici, se è vero che l'indice dei nomi di questo libro contiene personaggi noti e ignoti, di destra e di sinistra, gran commis e piccoli furbi, una vera e propria pletora di persone che a un certo punto della loro vita, anche se molto giovani, hanno deciso di vivere alle spalle della collettività e di chi lavora, approfittando dei tanti spifferi legislativi che il Palazzo ha generosamente concesso in questi anni.

Umberto Bossi e sua moglie Manuela Marrone

Il libro di Giordano (sottotitolo: le pensioni d'oro che ci prosciugano le tasse) però ha un attacco folgorante. Ed è la riproduzione dell'estratto conto di una pensione di 78 centesimi. Una incredibile "busta paga" autentica che nasce così: "Pensione lorda 402,12 euro, trattenute Irpef 106,64 euro, saldo Irpef 272.47, addizionale regionale 23.00, arrotondamento 0.78.

MARIO DRAGHI

Totale: 0.78". Scrive Giordano: "Quando uno Stato si accanisce su una pensione minima di 402 euro (che è già una miseria) e la riduce a 0.78 centesimi (che è appunto un insulto) mentre lascia inalterati i supervitalizi dei parlamentari, il loro insindacabile diritto al cumulo, o gli assegni regalati a qualche burocrate d'oro, ebbene, noi non possiamo far finta di niente".

Allora, forse, si può leggere questo libro saltando da un assurdo all'altro. Dalla "pensione centesimale" a quella della signora Marrone in Bossi, che è - in Italia - non un caso isolato, ma una delle 495.000 persone, come racconta il direttore dell'agenzia NewsMediaset, "che ricevono da anni la pensione senza avere i capelli grigi e senza avere compiuto i sessant'anni di età". Nel 1992, quando la Marrone aveva 39 anni, Bossi attaccava "la palude romana" e chiedeva di cambiare. "Come no? - chiosa Giordano - Il cambiamento, certo. E intanto la baby pensione, però".

Adriano Celentano

Manuela Marrone, seconda moglie di Bossi, siciliana d'appartenenza attraverso il nonno Calogero "che arrivò a Varese come impiegato dell'anagrafe e finì deportato nei lager nazisti, dopo aver aiutato molti ebrei a scappare" custodì Bossi nella convalescenza dopo l'ictus e favorì l'ascesa del figlio Renzo. "Fra le attività che ha seguito con più passione - annota Giordano - la scuola elementare Bosina, da lei medesima fondata nel 1998, ‘la scuola della tua terra', che educa i bambini attraverso la scoperta delle radici culturali, anche con racconti popolari, leggende, fiabe, filastrocche legate alle tradizioni locali.

E sarà un caso che nelle pieghe della Finanziaria 2010, fra tanti tagli e sacrifici, sono stati trovati i soldi per dare un bel finanziamento, (800 mila euro) proprio alla Bosina?". Tutto sembrerebbe fuorché un caso. La signora Bossi, d'altronde, ha molto tempo libero perché riceve un vitalizio regolarmente. "Aveva diritto a prendere i suoi 766,37 euro al 12 di ogni mese, ha diritto a percepire l'assegno, che in effetti incassa regolarmente da 18 anni, da quando suo figlio Renzo, il Trota, andava in triciclo, anziché andare in carrozza al consiglio regionale" (Già, perché se tra pensione, parlamento e Regione, se non ci fosse lo Stato assistenzialista, il reddito di casa Bossi passerebbe da quasi trecentomila euro a zero).

LA FARAONA SOPHIA LOREN

Ma Manuela non è sola: il corposo capitolo sui baby pensionati si apre con la storia di Francesca Z., che si è messa a riposo nel 1983, quando aveva appena 32 anni ("L'ex collaboratrice scolastica ha già ricevuto dallo Stato 280 mila euro, cioè 261 mila euro più di quanto abbia versato in tutta la sua carriera - si fa per dire - lavorativa"). E prosegue con i casi di Carlo De Benedetti (in pensione a 58 anni), Cesare Romiti (2.500 euro a 54: ai tempi della marcia dei quarantamila, nel 1980, era pensionato da tre anni!). Ma non mancano i grandi moralisti.

Adriano Celentano è in pensione da quando aveva 50 anni. Oppure le artiste: Raffaella Carrà e Sophia Loren (in pensione da quando avevano 53 anni) e i duri come Carlo Callieri (l'ex uomo forte della Fiat) che prende la bellezza di 5 mila euro al mese da quando aveva 57 anni. Ecco perché, in mezzo a questa selva di nomi il consiglio è di non leggere i capitoli sulle pensioni onorevoli, sulle pensioni d'oro, e sulle pensioni truffa. Vi incazzereste troppo.

 

LA LEZIONE DEI GENITORI DI SIMONCELLI - DOMANI IL FUNERALE: LA BARA PORTATA DALLE MOTO, MUSICA DI VASCO

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1 - UNA FAMIGLIA SPECIALE «MARCO CI SARÀ SEMPRE...»
PAPÀ SIMONCELLI SMONTA IL CASO BARELLA: «ERA GIÀ MORTO»
Alessandro Pasini per il "Corriere della Sera"

simoncelli IL TRIBUTO DEI TIFOSI

«L'ho chiamato, gli ho preso la mano: ciao Marco... Ma lui era già morto. I soccorsi? Non c'era niente da fare, non sarebbe cambiato niente. E comunque quella è tutta gente che cerca di fare del suo meglio».

LA BARA DI SIMONCELLI VIENE TRASPORTATA DALL AEREO A FIUMICINO

Ecco perché Marco Simoncelli era come era, e perché è così amato. Perché aveva questo papà, un grande uomo pieno di dignità, di amore, di voglia di raccontare del suo figliolo «onesto e puro, un grande», di umano stupore di fronte a ciò che non si accetta («Un padre non dovrebbe mai sopravvivere ai figli, per questo eravamo d'accordo con Marco che mi avrebbe cremato e messo sul comodino. Non avremmo mai pensato che sarebbe finita all'inverso»), di disponibilità a dire una parola buona a tutti, agli amici, agli sconosciuti e anche a quei soccorritori che, secondo un filmato amatoriale spuntato ieri, hanno fatto cadere il pilota dalla barella mentre cercavano di portarlo all'ambulanza.

LA BARA DI SIMONCELLI VIENE TRASPORTATA DALL AEREO A FIUMICINO

Papà era lì, a bordo pista, come sempre il più vicino a Marco, e aveva visto subito tutto. Sa che non serve cercare il retroscena perché «è stata una coincidenza: bastavano dieci centimetri e gli prendevano la spalla. Invece lo hanno preso proprio fra il collo e la testa...».

Facciamo tutti del nostro meglio, poi ogni tanto ci chiediamo se sia abbastanza. «Gli avevo insegnato a essere un guerriero, a non mollare mai. Non so se ho fatto bene o male. Forse se avesse lasciato andare la moto... Forse è morto per quello. Gli volevo bene e lui me ne voleva. Prima di partire in gara lo abbracciavo. L'ho fatto anche domenica, si vede che qualcosa non ha funzionato...».

IL PADRE DI SIMONCELLI

Anche l'amico Valentino ha parlato ieri, rientrato in Italia sullo stesso aereo dei Simoncelli. Sfatto dal viaggio, un sorriso nervoso, l'aria quasi distante per dissimulare il dolore, sicuro nel dire ciò che direbbe anche il Sic: dalla moto non si scende mai, per nessuna ragione. «Ho tanti ricordi. Stavamo insieme quasi tutti i giorni, andavamo in palestra e in giro col motore... Paura per il futuro? Noi lo sappiamo già che può succedere, una cosa così non ci cambia tanto. Smettere? Non l'ho mai detto. È una notizia che serve solo per far vendere i giornali...».

SIMONCELLI IL PADRE MENTRE LA BARA VIENE MESSA SULL AUTO

Paolo e Valentino si sono riuniti più tardi a Coriano, dove sono arrivati gli amici e i colleghi piloti di Marco e dove papà ha incontrato finalmente mamma Rossella, forte anche lei, fedele al manifesto di vita di questa famiglia bella, asciutta, esemplare: «Noi lo abbiamo accompagnato in quello che gli piaceva fare. La vita, se non facciamo quello che ci piace, diventa un rimpianto. Lui sicuramente non ne avrà».

Le scelte e la conoscenza delle conseguenze. La vita sta tutta qua. E, per un pilota, anche la morte. «Se qualcuno si faceva male in gara Marco diceva ‘‘eh, oh, sono le corse, se non vuoi fare niente stai a casa'' - racconta la fidanzata Kate, ragazza forte e decisa anche lei -. Ora penso che vorrebbe che finissi l'intervista dicendo ‘‘eh, oh, sono le corse''».

Sono le corse in moto. Chi non le conosce non capisce, sorride oppure inorridisce della retorica dell'eroe guerriero e cinico. Chi le conosce sa che finita una corsa ne riparte un'altra. Semplice e banale come il ciclo della natura: «La vita deve andare avanti - dice mamma -. Marco ci sarà sempre». Insieme a tutta quella gente già arrivata e quella che arriverà per salutarlo. «Alla fine del funerale saremo soli - sospira papà - ma adesso ho voi». Che non si andrebbe mai più via, se servisse a farti soffrire di meno.

IL SALUTO DI PETRUCCI ALLA BARA DI SIMONCELLI


2 - L'ULTIMA POLEMICA SUI SOCCORRITORI IMPREPARATI "SE LUI FOSSE STATO VIVO, SI SAREBBE AGGRAVATO"
Valentina Arcovio per "La Stampa"

La caduta Uno dei barellieri inciampa facendo cadere Simoncelli appena soccorso in pista Secondo il padre però il pilota a quel punto era già privo di vita
La barella Ci va qualche minuto prima che la barella arrivi in pista per soccorrere Simoncelli Nel frattempo, in basso a sinistra, il padre del pilota ha raggiunto il figlio

Simoncelli

«Se Simoncelli non fosse morto sul colpo, quel tipo di soccorso avrebbe probabilmente contribuito ad aggravare la sua situazione clinica». È duro il commento di Luigi Fuggiano, anestesista rianimatore, membro della commissione Sportiva Automobilistica Italiana. «Dalle immagini - dice - è evidente che non sono state rispettate le regole elementari del primo soccorso. Prima fra tutte quella di immobilizzare il pilota». La caduta della barella con i soccorritori che inciampano è tragica e grottesca.

«È antiquata - sottolinea Fuggiano - l'idea stessa di usare la barella. Nel settore automobilistico ci sono da anni le fast car, grazie alle quali si arriva a soccorrere il pilota in 30 secondi. In incidenti simili la rianimazione sul campo è tutto». Poi solo dopo aver immobilizzato il paziente, con collare cervicale, si può procedere con il trasporto. «Un soccorso come quello effettuato su Simoncelli - sottolinea il medico - anziché aiutare il pilota può addirittura danneggiarlo».

MARCO SIMONCELLI

In moto GP non è la prima volta che i soccorritori fanno confusione. «Nell'incidente in cui ha perso la vita Daijiro Kato nel 2003 - aggiunge Fuggiano - i soccorritori sono stati maldestri. Il pilota in quell'occasione è stato preso in braccio». Secondo il medico, il problema riguarda un po' tutto motociclismo: «È uno sport a rischio, per questo è necessario migliorare il primo soccorso e soprattutto addestrare bene gli operatori».

3 - LA FIDANZATA: SPERO MI SUCCEDA COME IN GHOST...
Da "Il Messaggero"

«Dimenticare non si può, posso solo conviverci con questo dolore. All'inizio credevo di non farcela ma in queste ore ho pensato di non poterci convivere con questo dolore, per me, per i genitori di Marco, ora sono quasi convinta di potercela fare». Così Kate Fretti, la fidanzata di Marco Simoncelli intervistata stasera a Matrix.

IL PADRE DI SIMONCELLI A FIUMICINO

La fidanzata di «Sic» ha raccontato: «oggi sono andata nella nostra casa, ho provato a dirgli che mi aveva detto che non ci saremmo mai lasciati, e invece si è sbagliato. Ci ho provato a dirglielo, e ho pensato che magari mi succede come in Ghost, lo avete visto il film? Penso che magari quando sarai pronto fai così...che mi dia un segnale per continuare...tutti dicono che sono giovane, ma non sono fortunata: ho ancora settant'anni davanti prima di raggiungerlo, è lunga».

A proposito dell'incidente di domenica Kate ha aggiunto: «quando ho visto che non aveva il casco ho capito che non c'era niente da fare, ho pregato, e mi sono venute in mente le parole del suo capotecnico che gli aveva detto di non mollare mai. Speravo che anche in quel momento lo stesse ascoltando ma invece non era così». Kate ha concluso: «lui in ogni gara diceva, se qualcuno si faceva male, diceva e oh sono le corse, se non vuoi farti niente stai a casa. E ora penso che vorrebbe che finissi quest'intervista dicendo e oh sono le corse».

4 - CORIANO SI SCOPRE TROPPO PICCOLA...
Dal "Corriere della sera"

SIMONCELLI LA FIDANZATA KATE

Non potranno esserci tutti. Coriano è troppo piccola per ospitare le decine di migliaia di persone che vorrebbero partecipare al funerale di Marco domani alle 15 (diretta su Raidue, Italia1, SkyTg, SkySport24). Nella chiesa di Santa Maria Assunta entreranno al massimo 500 persone tra parenti e amici di Sic. La bara del pilota, che sarà cremato, sarà collocata fra due moto (una portata da Valentino Rossi, l'altra da Mattia Pasini) e all'uscita del feretro sarà suonata «Siamo solo noi» di Vasco Rossi, che potrebbe anche essere presente.

SIMONCELLI PETRUCCI E KATE

Il centro del paese è interdetto al traffico da ieri sera e già oggi, giorno della veglia alla camera ardente (dalle 9 alle 22) nel teatro comunale, il centro storico è raggiungibile solo a piedi. L'ufficio stampa del Comune ha fissato in 10 mila il numero massimo di persone ospitabili in paese. Il pubblico potrà seguire la funzione attraverso due maxischermi in piazza don Minzoni e davanti al Comune in piazza Mazzini.

Intanto il team Honda Gresini San Carlo per il quale correva Marco ha deciso di essere presente al prossimo Gp di Valencia del 6 novembre per onorare la memoria del pilota ricostruendo il suo box con la Honda RC212V numero 58. Resta comunque difficile che il compagno di Sic, Hiroshi Aoyama, e i due piloti del team Gresini di Moto2, Michele Pirro e Yuki Takahashi, partecipino alla gara.

SIMONCELLI IL TRIBUTO DI CORIANO

 

GUERRA AI FURBETTI DI WALL STREET! - EX GOLDMAN SACHS ACCUSATO DI INSIDER TRADING SI CONSEGNA ALL’FBI

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Dagoreport da "The Wall Street Journal"
http://on.wsj.com/v1IKB9

RAJAT GUPTA

Come anticipato dai quotidiani americani di questa mattina, l'ex direttore di Goldman Sachs Rajat Gupta, uno degli uomini d'affari più importanti del mondo, si è consegnato all'Fbi. Gupta è accusato di insider trading nell'ambito delle inchieste che hanno coinvolto il fondo Galleon. In particolare le autorità federali contestano al businessman di aver dato informazioni riservate, abusando della propria posizione privilegiata nella banca d'affari, all'ex proprietario e fondatore dell'hedge-fund Raj Rajaratnam, condannato il 13 ottobre scorso a 11 anni di prigione per insider trading.

Logo " Goldman Sachs "

L'incriminazione di Gupta, che per molti anni ha lavorato anche nella società di consulenza McKinsey & Co., è solo l'ultimo capitolo della stretta inaugurata dagli Stati Uniti sui furbetti di Wall Street. Dal 2009 a oggi l'Fbi ha incriminato per insider trading 55 persone che in 51 casi sono state condannate o dichiarate colpevoli.

L'avvocato di Gupta, Gary Naftalis, ha detto che il suo assistito è innocente e che "ogni accusa di una sua condotta contro la legge è totalmente priva di fondamento. I fatti dimostrano che il signor Gupta ha sempre agito con onestà ed integrità". Il legale ha affermato che c'è mai stato mai stato alcun passaggio di informazioni a Raj Rajaratnam e che Gupta "non ha goduto di alcun profitto nell'ambito di un accordo di scambio".

 

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