1- RISSA ALLA CAMERA, ROSY BINDI SI SCUSA CON LA SCOLARESCA IN VISITA...
(ANSA) - Scontro fisico all'interno dell'aula di Montecitorio. Il capogruppo della Lega alla Camera Marco Reguzzoni ha attaccato oggi il presidente della Camera Gianfranco Fini: 'Chi presiede la Camera non puo' sedere in uno studio televisivo al livello di altri leader politici', ha detto l'esponente del Carroccio facendo riferimento al caso della moglie di Bossi, citata ieri da Fini a Ballarò come baby pensionata a 39 anni. A quel punto è scoppiata la bagarre in aula, dove sono venuti alle mani deputati di Lega e Fli.
LA RISSA TRA LEGHISTI E FINIANI FOTO ROBERTO GIACHETTI PD
La seduta è stata sospesa con le scuse del vicepresidente della Camera Rosy Bindi a una scolaresca in visita che ha assistito alla rissa. Alla ripresa dei lavori, Fini ha respinto le accuse di partigianeria.
2- FINI A BALLARÒ IERI SERA: LA MOGLIE DI BOSSI IN PENSIONE A 39 ANNI
http://www.youtube.com/watch?v=QyhJLYa70Tg
3- ASSEGNI DI ANZIANITÀ DUE TERZI IN "PADANIA"
UN MILIONE SOLO IN LOMBARDIA, MA IL RECORD SPETTA AL PIEMONTE
Roberto Giovannini per "la Stampa"
CORDONE DI PROTEZIONE ANTI RISSE DEI COMMESSI ALLA CAMERA FOTO ROBERTO GIACHETTI PD Perché Umberto Bossi e la Lega si agitano tanto? Perché due terzi delle quasi 4 milioni di pensioni di anzianità che oggi l'Inps paga finiscono al Nord. La Lombardia da sola ne conta poco meno di un milione, anche se è il Piemonte la Regione dove i pensionati-baby sono più concentrati: ce ne sono oltre 100 per ogni 1000 abitanti. In altre parole, un piemontese su dieci ogni mese incassa l'assegno di pensione anticipata, istituita nel lontano 1965. La media italiana è di 63,2 pensionati anticipati. In fondo alla classifica c'è la Campania, dove ce ne sono solo 23,4 ogni mille abitanti.
CALUDIO BARBARO FLI CONTRO FABIO RAINIERI LEGA ALLA CAMERA FOTO ANSA C'è una ragione, e forte, che spiega la prevalenza del Nord in questa «classifica». Al Nord, da sempre, è concentrata l'industria italiana. E anche se non mancano, e sono molti, i pensionati-baby che vengono dal mondo del lavoro autonomo - la prestazione pensionistica di anzianità è faccenda che riguarda in primo luogo il mondo del lavoro operaio. Una volta, diciamo almeno fino a tutti gli anni 70 e parte degli anni 80, la condizione normale per un giovane proletario era questa: finita la scuola dell'obbligo, si andava a lavorare in fabbrica.
CALUDIO BARBARO E GRANATA FLI DOPO LA RISSA CON RAINIERI FOTO ANSA
Cominciando a lavorare a 15 anni di età - e sappiamo quanto duro fosse il lavoro nell'industria, e quanto lo sia ancora oggi nonostante tutto - ecco che a soli 50 anni di età, dopo sette lustri alla catena di montaggio si riusciva a raggiungere i famosi 35 anni che davano diritto al pensionamento. Sempre nel decennio 70-80 su questa realtà si è innestata la grande ristrutturazione industriale, con l'espulsione di centinaia di migliaia di lavoratori e la chiusura di molte fabbriche.
Anche in questo caso - furono i governi di allora a volerlo deliberatamente, con l'esplicito gradimento degli imprenditori e delle loro associazioni, e certo con il favore dei sindacati e dei dipendenti interessati - a utilizzare come ammortizzatore sociale i prepensionamenti.
CALUDIO BARBARO FLI CONTRO FABIO RAINIERI LEGA ALLA CAMERA FOTO ANSA
Poi sono arrivati gli anni 90, e l'infinita teoria di correzioni e riforme del sistema previdenziale. Giuliano Amato nel 1992 ha bloccato i prepensionamenti (per sempre, anche se sono risorti più tardi sotto forma di «mobilità di accompagnamento alla pensione») e ha cancellato le pensioni-baby «vere», quelle che anche nel pubblico impiego consentivano di smettere di lavorare a 40 anni di età dopo soli 19 anni e mezzo di attività.
I 35 anni hanno retto al primo governo Berlusconi, fatto cadere proprio dalla Lega sulle penalizzazioni per le pensioni-baby. La riforma di Lamberto Dini del 1995 ha salvato il principio dei 35 anni, introducendo però un minimo di età di 57 anni. Oggi la pensione di anzianità si prende se si raggiunge una «quota», ovvero la somma tra unetà anagrafica minima (60 anni o 61) e un'anzianità contributiva minima (rispettivamente, 36 o 35 anni). Oppure se si ha lavorato per 40 anni. Poi per incassare l'assegno bisogna aspettare 12 mesi, o 18 se lavoratori autonomi.
CALUDIO BARBARO FLI CONTRO FABIO RAINIERI LEGA ALLA CAMERA FOTO ANSA
Attualmente sono circa 170 mila gli italiani che maturano ogni anno i requisiti per la pensione anticipata. Circa due terzi di questi hanno raggiunto quota 40 anni di lavoro. Ovviamente, sono sempre di meno (ma ci sono, eccome se ci sono) gli operai o comunque le persone che hanno iniziato a lavorare a 15 anni; spesso e volentieri molti dei pensionati «giovani» arrivano all'anzianità contributiva «obiettivo» grazie al computo ai fini previdenziali della carriera universitaria o del periodo di leva militare (oggi abolita, c'è l'esercito di professione). Un tempo questa aggiunta era gratuita e convenientissima, adesso si paga salatamente.
Nonostante le molte leggende, le pensioni di anzianità non sono particolarmente ricche e generose, dal punto di vista quantitativo. Ancora oggi calcolate in proporzione agli ultimi dieci anni di stipendio incassato dal lavoratore, in media gli assegni di anzianità oscillano tra i 10.000 e 12.000 euro l'anno. In altre parole, si va dai 770 ai 920 euro al mese su tredici mensilità.
CALUDIO BARBARO FLI CONTRO FABIO RAINIERI LEGA ALLA CAMERA FOTO ANSA
Ovviamente si tratta di una media: come noto, in pensione anticipata non ci vanno solo gli operai. Nel 2005, a 57 anni di età, il presidente della Bce Mario Draghi andò in pensione anticipata Inpdap, con un assegno di 8.614 euro al mese. Era suo diritto: rispettò la legge. Ma anche tutti gli altri pensionati-baby meno celebri e potenti (e spesso, più affaticati) hanno rispettato la legge.
INPS INPS HURRÀ! - LA MOGLIE DEL NEMICO DI ROMA LADRONA, TALE BOSSI, CIUCCIAVA ANCORA IL BIBERON E GIÀ RISCUOTEVA IL VAGLIA DELLA PENSIONE! A 39 ANNI, IN ITALIA, SI PUÒ!
Da Dagospia del 31 marzo 2011 - Luca Telese per "il Fatto quotidiano"
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/inps-inps-hurr-la-moglie-del-nemico-di-roma-ladrona-tale-bossi-ciucciava-ancora-24171.htm
La notizia è di quelle a cui ci ha abituato questo Paese, afflitto dalla maledizione dei paradossi, degli sprechi, e delle ingiustizie sancite per decreto e controfirmate con i sigilli di ceralacca. La notizia è questa: la moglie del nemico giurato di Roma, la moglie del guerrigliero indomito che si batte contro lo Stato padrone e che fa un vanto di denunciare gli sprechi dello Stato assistenzialista, è una baby pensionata. Proprio così, avete letto bene.
MANUELA MARRONE MOGLIE DI UMBERTO BOSSI
La moglie di Umberto Bossi, Manuela Marrone, riceve un trattamento previdenziale dal lontano 1992, da quando, cioè, alla tenera età di 39 anni, decideva di ritirarsi dall'insegnamento. Liberissima di farlo, ovviamente, dal punto di vista legale: un po' meno da quello dell'opportunità politica, se è vero che suo marito tuona un giorno sì e l'altro pure contro i parassiti di Roma. E si sarebbe tentati quasi di non crederci, a questa storia, a questo ennesimo simbolo di incoerenza tra vizi privati e pubbliche virtù, se a raccontarcela non fosse un giornalista a cui tutto si può rimproverare ma non certo l'ostilità preconcetta alla Lega Nord e al suo leader.
Eppure nello scrivere il suo ultimo libro inchiesta ("Sanguisughe", Mondadori, 18 euro, in uscita martedì prossimo), Mario Giordano deve essersi fatto una discreta collezione di nemici, se è vero che l'indice dei nomi di questo libro contiene personaggi noti e ignoti, di destra e di sinistra, gran commis e piccoli furbi, una vera e propria pletora di persone che a un certo punto della loro vita, anche se molto giovani, hanno deciso di vivere alle spalle della collettività e di chi lavora, approfittando dei tanti spifferi legislativi che il Palazzo ha generosamente concesso in questi anni.
Umberto Bossi e sua moglie Manuela Marrone
Il libro di Giordano (sottotitolo: le pensioni d'oro che ci prosciugano le tasse) però ha un attacco folgorante. Ed è la riproduzione dell'estratto conto di una pensione di 78 centesimi. Una incredibile "busta paga" autentica che nasce così: "Pensione lorda 402,12 euro, trattenute Irpef 106,64 euro, saldo Irpef 272.47, addizionale regionale 23.00, arrotondamento 0.78.
MARIO DRAGHI
Totale: 0.78". Scrive Giordano: "Quando uno Stato si accanisce su una pensione minima di 402 euro (che è già una miseria) e la riduce a 0.78 centesimi (che è appunto un insulto) mentre lascia inalterati i supervitalizi dei parlamentari, il loro insindacabile diritto al cumulo, o gli assegni regalati a qualche burocrate d'oro, ebbene, noi non possiamo far finta di niente".
Allora, forse, si può leggere questo libro saltando da un assurdo all'altro. Dalla "pensione centesimale" a quella della signora Marrone in Bossi, che è - in Italia - non un caso isolato, ma una delle 495.000 persone, come racconta il direttore dell'agenzia NewsMediaset, "che ricevono da anni la pensione senza avere i capelli grigi e senza avere compiuto i sessant'anni di età". Nel 1992, quando la Marrone aveva 39 anni, Bossi attaccava "la palude romana" e chiedeva di cambiare. "Come no? - chiosa Giordano - Il cambiamento, certo. E intanto la baby pensione, però".
Adriano Celentano
Manuela Marrone, seconda moglie di Bossi, siciliana d'appartenenza attraverso il nonno Calogero "che arrivò a Varese come impiegato dell'anagrafe e finì deportato nei lager nazisti, dopo aver aiutato molti ebrei a scappare" custodì Bossi nella convalescenza dopo l'ictus e favorì l'ascesa del figlio Renzo. "Fra le attività che ha seguito con più passione - annota Giordano - la scuola elementare Bosina, da lei medesima fondata nel 1998, la scuola della tua terra', che educa i bambini attraverso la scoperta delle radici culturali, anche con racconti popolari, leggende, fiabe, filastrocche legate alle tradizioni locali.
E sarà un caso che nelle pieghe della Finanziaria 2010, fra tanti tagli e sacrifici, sono stati trovati i soldi per dare un bel finanziamento, (800 mila euro) proprio alla Bosina?". Tutto sembrerebbe fuorché un caso. La signora Bossi, d'altronde, ha molto tempo libero perché riceve un vitalizio regolarmente. "Aveva diritto a prendere i suoi 766,37 euro al 12 di ogni mese, ha diritto a percepire l'assegno, che in effetti incassa regolarmente da 18 anni, da quando suo figlio Renzo, il Trota, andava in triciclo, anziché andare in carrozza al consiglio regionale" (Già, perché se tra pensione, parlamento e Regione, se non ci fosse lo Stato assistenzialista, il reddito di casa Bossi passerebbe da quasi trecentomila euro a zero).
LA FARAONA SOPHIA LOREN
Ma Manuela non è sola: il corposo capitolo sui baby pensionati si apre con la storia di Francesca Z., che si è messa a riposo nel 1983, quando aveva appena 32 anni ("L'ex collaboratrice scolastica ha già ricevuto dallo Stato 280 mila euro, cioè 261 mila euro più di quanto abbia versato in tutta la sua carriera - si fa per dire - lavorativa"). E prosegue con i casi di Carlo De Benedetti (in pensione a 58 anni), Cesare Romiti (2.500 euro a 54: ai tempi della marcia dei quarantamila, nel 1980, era pensionato da tre anni!). Ma non mancano i grandi moralisti.
Adriano Celentano è in pensione da quando aveva 50 anni. Oppure le artiste: Raffaella Carrà e Sophia Loren (in pensione da quando avevano 53 anni) e i duri come Carlo Callieri (l'ex uomo forte della Fiat) che prende la bellezza di 5 mila euro al mese da quando aveva 57 anni. Ecco perché, in mezzo a questa selva di nomi il consiglio è di non leggere i capitoli sulle pensioni onorevoli, sulle pensioni d'oro, e sulle pensioni truffa. Vi incazzereste troppo.