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L’INVITO FANTOZZIANO DI MICROSOFT PER ANNUNCIARE L’APERTURA DELLA NUOVA PALESTRA AZIENDALE

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Gianluca Nicoletti per "La Stampa"

mettiti-alla-prova

E' solo un innocente totem che vorrebbe comunicare, forse in maniera informale, ai dipendenti della sede della Microsoft di Roma che è stata per loro aperta una fantastica palestra aziendale.

Sarà in generale il cupo clima di crisi che sta attraversando il paese, sarà più in particolare lo straripante effetto agiografico esploso con la morte di Steve Jobs, leader del più acceso competitor del regno di Bill Gates, che quel candido cartello ha assunto un imbarazzante doppio senso, nemmeno troppo subliminale.

BILL GATES E STEVE BALLMER (MICROSOFT)

Ambiguità esplosiva che evidentemente non è sfuggita ai primi uomini (e donne) Microsoft che se lo è visti davanti, entrando in ufficio venerdì mattina. Qualcuno ha pensato bene di fotografarlo con il proprio cellulare e mandare l'immagine in copia agli amici, ogni volta aggiungendo commenti sin troppo comprensibili a fronte di quella richiesta, sicuramente mirata al benessere fisico, ma troppo facilmente interpretabile come invito alla pronazione coatta.

E fu così che lo sforzo encomiabile dei responsabili delle risorse umane per rendere piacevole e stimolante il soggiorno aziendale dei propri dipendenti, è stato letto come un turpe invito alla sottomissione impiegatizia di Fantozziana tradizione.

MICROSOFT

Come non comprendere l'agitazione che serpeggia via mms tra coloro che si sono sentiti spinti all'estrema intima dazione dalla frase: "Mettiti alla prova!!! ...e tu fin dove riesci ad abbassarti?", che già in sé non è proprio la metafora di un invito alla valorizzazione della creatività, ma potrebbe anche essere fraintesa per una una richiesta che sfiora la molestia sessuale, se abbinata alla siluette senza volto che, palme a terra, espone i propri lombi indifesi.

 


LA FINE DEI CANTAUTORI - ANCHE IL PREMIO TENCO STA MORENDO - 10 NUOVE LEVE PER GLI ANNI ZERO

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1 - CANTAUTORI
Andrea Scanzi
per "il Fatto Quotidiano"

tenco353


"Tu sei forte/ tu sei bello/ tu sei imbattibile/ tu sei incorruttibile/ tu sei un cantautore/ tu sei saggio/ tu porti la verità/ tu non sei un comune mortale". Così cantava Edoardo Bennato a fine Settanta. Ce l'aveva con i cantautori, (presunte) anime elette. Quelli che avevano "lingue allenate a battere il tamburo" e "voci potenti adatte per il vaffanculo", come avrebbe sintetizzato Fabrizio De André, ma che già al tramontare degli "anni affollati" - così li chiamava Giorgio Gaber - stavano diventando altro.

Un po' tromboni e un po' tengofamiglia. Invecchiavano anzitempo. E adesso non ci sono più. Chi è scomparso e chi ha incontrato una morte un po' peggiore, come gli avventori delle osterie di fuori porta di Francesco Guccini.
Giovedì sono state ufficializzate le Targhe del Premio Tenco (12 e 13 novembre). La rassegna cantautorale sanremese agonizza sempre più. Peccato. Fondi tagliati, ostracismi politici. E scelte artistiche scellerate degli organizzatori, ancora convinti che le canzoni son di sinistra - e quindi "colte" - soltanto se annoiano. I soldi scarseggiano al punto che la Targa straniera sarà una sola, al cèco Jahomir Nohavica (chi?).

Fabrizio De Andre

Premi speciali a Mauro Pagani (come operatore culturale) e a Luciano Ligabue per la versione acustica di Arrivederci mostro. Ci sta: rileggendo la sua opera, onesta ma bruttina nella versione originale, Ligabue ha ribadito talento istintivo e dimestichezza con il folk. Se smettesse di essere permaloso e, già che c'è, provasse a inseguire strade diverse dalla mera reiterazione furbastra di se stesso, avrebbe ancora cose da dire. Peraltro ben dicendole.
Il Premio Tenco muore, non solo per mancanza di fondi. Scompare perché premia un simulacro, un caro estinto: una categoria che non esiste quasi più. Evaporata per sua stessa mano. Il profeta armato di voce e chitarra aveva senso nei Sessanta e Settanta: oggi, molto meno.

Tutto è cambiato e chi ha saputo resistere lo ha fatto in virtù della capacità di rivoluzionarsi. Se De Andrè si fosse fermato a La canzone di Marinella, sarebbe ricordato come un Venditti di talento: invece non ha mai smesso di mettersi in discussione. Mai: i tour con la Pfm, Creuza de mà, Le nuvole. Faber è rimasto artisticamente vivo grazie al genio e alla volontà ostinata e contraria di allontanarsi dagli stereotipi. L'esatto contrario di Roberto Vecchioni, di per sé mai un capofila, definitivamente cristallizzato (e disinnescato) con la vittoria a Sanremo 2011. Tra un peana di Massimo Giletti e un miserere dell'aquila di Ligonchio.
La Targa Tenco per il miglior disco è andata di nuovo a Vinicio Capossela, per il suo Marinai profeti e balene.

Guccini

Non è in discussione il talento schizoide di Capossela, che partendo da exempla manifesti (Tom Waits e Paolo Conte) ha trovato una sua cifra. Ovunque proteggi, uscito cinque anni fa, resta un capolavoro autentico. A furia di dribblare e dribblarsi, Capossela sembra però giunto alla saturazione: al troppo riempire, alla esondazione sterile di contenuti e citazioni. Allo stordimento soporifero (dell'ascoltatore). Anche Ivano Fossati, cantautore sui generis e per questo anima salva, aveva provato a saturare la forma-canzone con Macramè e La disciplina della terra.

Era la fine dei Novanta. Edmondo Berselli e Gianni Mura lo impallinarono, accusandolo di eccesso di cerebralità, ma a risentirli adesso - e a dire il vero pure al tempo - quei brani erano preziosi. Già, Fossati: il suo ritiro, che ha infastidito Aldo Grasso perché in pensione ci si va (se ci si può andare) in silenzio e senza Fabio Fazio come megafono commerciale, pare espressione di lodevole onestà intellettuale: l'artista che avverte la propria consunzione e si chiama fuori. Come i Rem, come (più o meno) Guccini e come promette (ma non mantiene) Vasco.
Come sta il cantautorato? Male, grazie. E' in pensione ma finge di non accorgersene. Oppure è un giovane vecchio con un meraviglioso avvenire alle spalle. C'è chi è fiero di un'adesione filologica ai modelli, come Mauro Ermanno Giovanardi.

De Gregori

Chi guarda ai percorsi punk-bolscevici di CCCP e CSI. Chi si spinge così avanti da ritrovarsi in fuorigioco. E c'è chi canta i padri: Cristiano De Andrè, Alberto Bertoli e soprattutto Filippo Graziani, figlio di Ivan, grande sottovalutato d'Italia. Forse perché, come Rino Gaetano, aveva un'idea non polverosa e addirittura rock di cantautorato: troppo eclettico per piacere ai dogmatici, grande iattura della canzone d'autore. Che belli i dischi dei figli di cotanti padri: ma - anche - che paura di ammettere come la moda delle cover certifichi la superiorità dell'idea vecchia. Del passato.

Uno dei più dotati alfieri del "nuovo" cantautorato, Paolo Benvegnu, in una intervista a Blow Up ha esortato i giovani a osare: ispirarsi di meno a Ennio Flaiano e di più a Italo Calvino. Lui, nel suo piccolo, lo fa. E come lui Daniele Silvestri e Samuele Bersani, Caparezza e Paola Turci, Giulio Casale e Afterhours, Nada e Carmen Consoli, Marco Parente e Marlene Kuntz. La leva cantautorale degli Anni Zero tarda però ad arrivare. I trenta/quarantenni soffrono.

Hanno spunti, ma non sanno sedimentarli. O forse è cambiato tutto, a partire dalla fruizione della musica. Chissà, forse i veri cantautori di oggi sono i rapper e un Fabri Fibra vale più di qualsiasi Bugo. 
Il miglior cantautorato italiano, per quanto - pure lui - derivativo da chansonnier francesi e folksinger angloamericani, è stato straordinario. Da Tenco a Ciampi, da Gaber a Jannacci, da De André a De Gregori, da Conte a Fossati. Bei tempi. Ora però è tutto cambiato. La vecchia ricetta non funziona più e quelle nuove non mordono (o mordono a caso). Anche per oggi non si vola.

venditti


DIECI NOMI VALIDI DELLA LEVA CANTAUTORALE DEGLI ANNI ZERO
Andrea Scanzi
per "il Fatto Quotidiano"

1) Pan Del Diavolo. Duo siciliano. L'esordio di un anno fa, Sono all'osso, è di follia e bellezza rare.

2) Luci della Centrale Elettrica. Ovvero Vasco Brondi, amatissimo e odiatissimo. Il suo Canzoni da spiaggia deturpata (2008) era notevole, con tanto di slogan esistenziale ("E cosa racconteremo ai figli che non avremo/di questi cazzo di Anni Zero"). In seguito ha però dimostrato di conoscere giusto due accordi, di amare testi più "ad minchiam" che onirici e di vantare l'eclettismo di una mietibatti.

ligabue

3) Bugo. Aka Cristian Bugatti. Stupì con Sentimento Westernato (2001). Ha mantenuto un buon livello. Alfiere del "cantautorato strano", in Nuovi rimedi per la miopia ha virato su temi intimisti.

4) Offlaga Disco Pax. "Collettivo neosensibilista contrario alla democrazia nei sentimenti", capitanato da Max Collini. La partenza (Socialismo tascabile) era davvero di pregio.

5) Dente. Cioè Giuseppe Peveri. Tra i più incensati dalla critica. Nel recente Io tra di noi si rifà a Charles Aznavour. Genere alternativo-depresso.

6) Mannarino. Eternato da ospitate televisive, è bravino. E originale, se solo prima di lui non fossero già esistiti Stefano Rosso e Capossela. Ha già atteggiamenti da divo. E non è il caso.

Vinicio Capossela

7) Samuel Katarro. Si chiama Alberto Mariotti e a dispetto del nome d'arte è bravo. Non distante da Syd Barrett, ha pochissimo di italiano.

8) Io sono un Cane. Vero nome Jacopo Incani. Pubblica per Trovarobato, come Katarro. Punkeggiante, folle, arruffone ma con doti. Per chi ama la new dog wave, si segnalano anche I Cani.

9) Luigi Mariano. Derivativo (Gaber anzitutto), ma il suo Asincrono ha perle inattese. Non è "protetto" dal Tenco, a differenza degli Zibba, Brunori Sas e Patrizia Laquidara, ma non gli è inferiore.

10) Baustelle. Il leader è Francesco Bianconi.Se nella musica contassero unicamente i testi, e saper cantare fosse un optional, qualche plauso lo meriterebbero pure.

DANIELE SILVESTRI

 

GOODBYE BUCKINGHAM PALACE! - CON CARLO RE LA CORTE TRASLOCHEREBBE NEL CASTELLO DI WINDSOR

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Enrico Franceschini per "la Repubblica"

londra buckingham palace

Bye-bye Buckingham Palace. Se e quando diventerà re, il principe Carlo trasformerà in museo il palazzo in cui hanno risieduto i suoi predecessori, e trasferirà la sua corte fuori dalla capitale, nel castello di Windsor. Sarebbe una delle clamorose riforme che l´erede al trono ha in programma per il giorno in cui diventerà re Carlo III, secondo le indiscrezioni raccolte dal più famoso giornalista della Bbc, Andrew Marr, per un libro ("Diamond Queen") e un documentario in coincidenza con il giubileo di Elisabetta II, sessant´anni sul trono, che saranno celebrati nel giugno 2012.

castello di windsor

Un appuntamento a cui la sovrana si avvicina in preda ad ansie da austerità: il Financial Times ha scoperto che ha fatto mettere i contatori in tutte le sue sontuose residenze, per risparmiare sul consumo di elettricità e riscaldamento, oltre a cartelli con l´avviso, «spegnere la luce quando uscite dalla stanza». Forse anche per questo suo figlio vorrebbe andare a fare il "re di campagna" a Windsor?

ROYAL - WINDSOR

«Da molto tempo il principe Carlo si è distanziato fisicamente ed emotivamente dalla corte della madre», scrive Marr nel libro, di cui il Sunday Times anticipa un estratto. «La sua ascesa al trono sarebbe seguita da un licenziamento di massa dell´attuale staff di Buckingham Palace. E una delle idee più rivoluzionarie di Carlo sarebbe abbandonare del tutto il palazzo reale nel cuore di Londra, per farne un museo e un centro per eventi ufficiali, scegliendo come base della famiglia reale non Londra, bensì il castello di Windsor», a pochi chilometri dalla capitale.

ROYAL -WILLIAM ED HENRY

A livello ufficiale, naturalmente, nessuno conferma, ma è inevitabile che lo facciano. Le fonti di Marr, che per scrivere la biografia ha seguito dappertutto la regina per due anni, sono buone, pur restando anonime. E conoscendo l´amore di Carlo per il "countryside", il suo anticonformismo, la sua voglia di cambiare, è lecito credere al progetto di un trasloco da un palazzo reale all´altro, da Londra a Windsor.

ROYAL - WILLIAM E KATE

Il punto è se Carlo potrà attuarlo, ovvero se diventerà re. Un´altra rivelazione del libro di Marr è che il principe talvolta confida ai suoi collaboratori: «Non so se sopravviverò a mia madre». Lei ha 85 anni e in questi giorni sta visitando l´Australia (per la sedicesima volta del suo lungo regno). Lui ne ha 62, ed è l´erede al trono che ha atteso più a lungo di salirci nell´intera storia della Gran Bretagna. Considerato che la madre di Elisabetta morì a 101 anni, non è impossibile immaginare che la regina viva ancora a lungo; o addirittura più a lungo di Carlo.

ROYAL - CARLO E CAMILLA

La biografia di Marr rivela che la famiglia reale ha perlomeno discusso piani di una possibile abdicazione di Elisabetta a favore del figlio, per esempio se lei si ammalasse gravemente, o di una sua "reggenza": lei resterebbe sul trono, lui ne farebbe di fatto le veci. Sulla successione, tuttavia, pesa ancora di più anche l´incognita di William, che da quando ha sposato Kate è diventato, insieme alla sua sposa, la vera stella della monarchia: saltare un turno e dare il trono a lui (e a Kate), anziché a Carlo (e a Camilla), sarebbe un colpo perfetto dal punto di vista del marketing della casa reale, e non è escluso che la stessa Elisabetta ci pensi. Convincere Carlo ad abdicare in favore del figlio non sarebbe facile, ma i suoi programmi di riforme radicali potrebbero indispettire la madre, spingendola a lasciare il trono a un nipote per il quale sembra provare più affetto che per Carlo.

REGINA ELISABETTA

Come che sia, Elisabetta ha però un problema più urgente: le bollette della luce e del gas dei suoi cinque castelli. Un conto salito a 2 milioni e 200 mila sterline (circa 2 milioni e mezzo di euro) nel 2011, con un aumento del 12 per cento rispetto all´anno precedente, che la regina sostiene di far fatica a pagare con il budget di 32 milioni di sterline messole a disposizione dallo stato (60 pence, circa 1 euro, a contribuente - una spesa non eccessiva in cambio della pubblicità che la monarchia fa alla Gran Bretagna, con tutto il turismo e business che attira).

regina madre

Così il Financial Times racconta che Sua Maestà ha fatto mettere nei suoi cinque castelli dei contatori speciali, che permettono di consumare energia nelle ore a basso costo e risparmiare qualche soldo. Inoltre la regina ha fatto appendere ovunque cartelli che ordinano perentoriamente alla servitù: "Spegnere le luci ogni volta che uscite da una stanza".

L´austerity è dunque arrivata anche a Buckingham Palace. Beninteso, se Elisabetta usasse la sua notevole fortuna privata (400 milioni di sterline tra immobili e investimenti), non avrebbe problemi a pagare la bolletta, aumenti o meno. Ma è una donna all´antica, considera la parsimonia un dovere e preferisce dare l´esempio ai suoi sudditi, risparmiando come una massaia qualunque che spegne la luce quando esce da una stanza. Chissà se la regina è informata che quest´inverno moriranno 200 cittadini britannici al giorno (la stima è dell´Observer) perché non hanno i soldi per il riscaldamento.

 

BISI CHI? - ROVATI REPLICA A LERNER CHE LO AVEVA “PIZZICATO” AL TELEFONO CON BISIGNANI

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Da www.gadlerner.it

Ho ricevuto questa lettera di Angelo Rovati dopo la pubblicazione su "Il Fatto" della sua telefonata con Luigi Bisignani, assai spiacevole nei miei riguardi. Segue rispostina.

GAD LERNER

Caro Gad,
spero di poterti dare ancora del tu, dopo che in ritardo, perchè sono tecnologicamente imbranato, ho letto il tuo commento sulla telefonata che mi hai fatto chiedendomi semplicemente se Bisignani avesse un ufficio a Palazzo Chigi pubblicata dal Fatto Quotidiano, che ritengo stia svolgendo opera meritoria nella pubblicazione delle intercettazioni che offrono uno spaccato significativo del fariseismo che sta permeando i rapporti nel nostro paese.

Angelo Rovati

Non sono abituato per mia forma mentale a rinnegare trent'anni di conoscenza con una persona che attualmente si trova in una posizione difficile. Se tutto questo ti fa pensare che io sia "pappa e ciccia" con Bisignani non mi pare sia ne disdicevole ne denigratorio.

Per altro mi sembra di essere in buona compagnia in quanto "pappa e ciccia" con Bisignani vi sono numerosi giornalisti, direttori di televisione, grandi manager pubblici e privati, ministri e sottosegretari della Repubblica, generali e marescialli, alti burocrati e lascio a te completare la lista. Ma ciò non fa fatto, è solo per dirti che quello che mi da più fastidio sono quelli "del Bisignani chi???????" .

La frase che mi ha ferito di più, comunque, è che tu non ti sei mai fidato e non ti fidi di me. Al contrario, io ho sempre avuto molta fiducia in te, nelle tue capacità professionali di giornalista di vaglia e di libero pensatore, qualità, ne sono certo, che ti permetteranno magari di invitare Bisignani una volta libero a "L'Infedele" per un serrato e sereno confronto.

BISIGNANI

Spero solo che il buon Dio mi dia ancora un po' di vita per tentare di recuperare un po' della tua fiducia che, solo per mia colpa, non sono riuscito mai a conquistare.

Forse sarò stato anche un pessimo collaboratore di persone politicamente ben più importanti, ma almeno mi rimane la soddisfazione di aver fatto parte di uno staff che ha vinto le elezioni e che non avesse avuto qualche "ostacolo amichevole " forse sarebbe ancora al governo di questo paese
Con stima,
Angelo Rovati

RISPOSTA DI GAD LERNER
Caro Angelo,
la solerzia con cui ti sei precipitato ad avvertire Bisignani del servizio che avevo deciso di realizzare su di lui, non contribuisce a rinsaldare la mia fiducia nei tuoi confronti. Quanto alla fiducia che dici di avere sempre riposto in me, trovo più veritiero quanto ti sei premurato di comunicare a Bisignani, e cioè che i nostri rapporti sono sempre stati ridotti al minimo. Ci siamo rivisti per caso dopo la vittoria elettorale di Pisapia. Nella circostanza, tu avevi appoggiato pubblicamente la Moratti. Ecco, diciamo che le differenze c'erano e permangono. Sei molto simpatico, ma la simpatia non basta a costruire la fiducia.

 

IL GOVERNO IMPUGNA IL PIANO CASA DI SDE-RENATA POLVERINI E I SUOI ASSESSORI SI DIMETTONO IN BLOCCO

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Da "ilMessaggero.it"

STEFANIA PRESTIGIACOMO RENATA POLVERINI

Gli assessori Pdl della Regione Lazio hanno rimesso il loro mandato per protestare contro la decisione del Consiglio dei ministri di impugnare il piano casa approvato dal consiglio regionale. Gli assessori definiscono «incomprensibile una scelta che mette in discussione uno dei punti qualificanti del programma elettorale, come più volte ribadito dallo stesso presidente Berlusconi, e ritengono inaccettabile che la scelta sia maturata senza un confronto di merito».

In una comunicazione alla presidente Renata Polverini gli assessori valutano «pertanto, che agire contro le aspettative legittime dei cittadini laziali rende impossibile trasmettere ai territori quei valori da tutti noi condivisi ostacolando l'impegno amministrativo costante e ampiamente riconosciuto per lo sviluppo economico e sociale della nostra Regione». Per queste ragioni gli assessori hanno «rassegnato le dimissioni dalla carica assessorile rimettendo le deleghe nelle mani di Renata Polverini». La presidente Polverini ha convocato una conferenza stampa alle 15,00.

Francesco Lollobrigida Giancarlo Galan

Il piano casa del Lazio «si muove nel solco indicato dal Governo per rilanciare l'attività edilizia e promuovere il rinnovamento, anche in chiave di risparmio energetico e sostenibilità ambientale del patrimonio abitativo - dice il ministro per l'Ambiente Stefania Prestigiacomo - L'impugnativa disposta dal Consiglio dei Ministri non rappresenta affatto uno stop al piano nella sua globalità e nella sua logica, ma evidenzia solo tre profili specifici di problematicità, sollevati in due casi dal Ministero della Cultura ed in uno dal Ministero dell'Ambiente. In particolare per quel che concerne i rilievi mossi dal Ministero dell'Ambiente, e che riguardano le aree protette, si tratta di problemi che sono stati colti anche dalla Presidente Polverini, perché, per fare un esempio, non si può certo edificare nel Circeo».

stefano zappala lap

«Con la Polverini esiste piena sintonia, e questi problemi potrebbero essere superati operando una modifica legislativa regionale che farebbe venir meno le ragioni dell'impugnativa da parte del Ministero dell'Ambiente. Per ciò che concerne le questioni eccepite dal Ministero della Cultura, che condivido, ed in particolare riguardo allo sviluppo del Terminillo, si tratta di problemi prevalentemente di metodo e sono certa che il Presidente Polverini ed il collega Galan potranno trovare un punto d'incontro ed una soluzione positiva. Il Terminillo può diventare un polo sciistico regionale nel pieno rispetto del paesaggio e del territorio. Si tratta solo di seguire procedure che assicurino tale obiettivo».

regione lazio

Il Pd: «Finalmente il governo ne ha fatta una giusta. Il Consiglio dei Ministri, che ha deciso di impugnare una parte del Piano casa varato dalla Regione Lazio, ha dato ascolto agli allarmi lanciati dal ministro Galan e dalle opposizioni di centrosinistra. Si tratta di un provvedimento che, qualora fosse attuato, si rivelerebbe devastante per il territorio del Lazio - dice il vice presidente del Senato Vannino Chiti e commissario del Pd Lazio - La presidente Polverini e la sua giunta, incapaci di garantire ai cittadini i servizi minimi, hanno approvato un piano che colpirebbe le aree naturali protette, i parchi e le coste senza dare, peraltro, vere risposte all'emergenza abitativa. Adesso questa decisione blocca il percorso di un disastro senza ritorno e scredita una amministrazione regionale che dimostra di essere inadeguata rispetto al compito che le è stato assegnato dai cittadini».

FABIANA SANTINI

I Verdi annunciano un sit-in davanti alla sede della Giunta regionale per «chiedere le dimissioni della presidente Polverini in seguito alla bocciatura del Piano Casa. Alle 15 in punto saremo davanti alla Regione Lazio per chiedere le dimissioni della Polverini - annuncia Angelo Bonelli - perchè oltre all'indecenza del piano casa si pone una questione di igiene politica ed istituzionale. In 18 mesi il centro destra è riuscito a produrre solo nove leggi, delle quali quattro non hanno passato il vaglio di un Consiglio dei Ministri amico».

 

IL CINEMA DEI GIUSTI - LA PEGGIOR SETTIMANA DELLA MIA VITA’’ È COSTRUITO CON UNA CERTA GRAZIA

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Marco Giusti per Dagospia

9cit10 marco giusti

La peggior settimana della mia vita di Alessandro Genovesi.

La Peggior Settimana Della Mia Vita CAST

Chi ha apprezzato ‘'Happy Family'', bizzarra commedia milanese diretta da Gabriele Salvatores, apprezzerà anche ‘'La peggior settimana della mia vita'', opera prima di Alessandro Genovesi, che di ‘'Happy Family'' era soggettista e sceneggiatore (e regista nella versione teatrale), che vede ancora protagonista Fabio De Luigi e che ci riporta allo stesso tipo di humour tra il grottesco e il teatrale nonché alla stessa ambientazione, la ricca borghesia lombarda.

Paolo, cioè De Luigi, uno strampalato impiegato milanese e Margherita, una Cristiana Capotondi deliziosa e ancora spendibile come fidanzatina ideale alla Brizzi (mostra anche un bel sedere), si devono sposare. Ma i rapporti con la famiglia di lei, snob e upperclass, il padre Antonio Catania, la mamma Monica Guerritore, la sorella Nadir Caselli (notevole...), la nonna Gisella Sofio, il cane Ettore, si riveleranno un disastro.

MONICA GUERRITORE E MAURIZIO CATANIA NE LA PEGGIOR SETTIMANA DELLA MIA VITA

Ci si metteranno di mezzo anche il miglior amico di lui Ivano, un Alessandro Siani molto divertente, una sua vecchia fiamma fuori di testa, Chiara Francini, che lo perseguita, il padre musicista vagabondo, Andrea Mingardi, con giovane fidanzata, Arisa. Il film segue appunto la settimana di fuoco dei due promessi sposi divisi tra Milano e la grande villa della famiglia di lei sul Lago di Como. E ogni giornata si chiude con un nuovo disastro. Assolutamente gradevole, pieno di buoni attori e privo di volgarità, è il tipo di commedia in cui De Luigi, che è anche sceneggiatore del film assieme al regista, sembra riconoscersi meglio.

NADIR CASELLI MONICA GUERRITORE CRISTIANA CAPOTONDI

Magari nuoce al film una certa meccanicità di gag, un po' da sitcom, per cui diventano un po' ripetitive le situazioni che l'imbranato De Luigi provoca di continuo. O già viste. Come la brutta fine che farà il cane Ettore o il volo della nonna, incredibilmente presenti anche nel film di Natale di Boldi (dove ritroviamo la Sofio nel ruolo della vecchia ottantenne che vola...).

LA PEGGIOR SETTIMANA DELLA MIA VITA

Curiosamente proprio queste due gag sono prese di sana pianta dalla prima stagione della serie originale inglese, "The Worst Week Of My Life", scritta da Mark Bussell e Justin Sbresni nel 2004, da cui è tratto il film (titolo compreso), che segue alla lettera la storia e la costruzione a capitoli.

FABIO DE LUIGI NE LA PEGGIOR SETTIMANA DELLA MIA VITA

Non so se la lunga gag del gulasch offerto a cena che De Luigi non rifiuta per cortesia, ma sputa nella tasca e provoca poi una serie di buffe situazioni imbarazzanti sia ripreso dalla serie. Dove sicuramente il film di Genovesi e De Luigi si differenzia è nell'impostazione dei personaggi, anche perché si adattano a attori che il nostro pubblico ben conosce. Così Siani è un napoletano scatenato e scopatore che se la fa subito con la sorella della Capotondi, la Guerritore, senza un filo di lifting (brava) si ritrova ancora in una situazione da commedia sexy che ci riportano ai suoi celebri hit, Scandalosa Gilda, Sensi, Catania si costruisce un padre surreale alla Boris, Mingardi e Arisa cantano "Ma l'amore no", riportandoci all'origine della commedia italiana.

ALESSANDRO SIANI E FABIO DE LUIGI

Alla fine, è vero che siamo dalle parti del remake alla ‘Benvenuti al Sud', vero che si respira un tipo di slapstick surreale alla Funeral Party o da sitcom Mediaset, ma è vero pure che tutto è costruito con una certa grazia, le inquadrature non sono mai banali, gli attori ci fanno ridere tutti, è un sollievo non vedere Michelle Hunzinker accanto a De Luigi e non troviamo neanche una Isabelle Adriani o una Raffaella Fico (e qui magari è un bene...).

ALESSANDRO GENOVESI CON FABIO DE LUIGI E CRISTIANA CAPOTONDI

Certo, e questa è una preghiera rivolta agli sceneggiatori, smettetela con cani e vecchie presi a calci o uccisi per effetti comici. Non fanno più ridere. Ovviamente vorremmo anche capire perché in Italia nessuno sappia più scrivere una commedia originale, ma questo è un altro discorso. In uscita il 28 ottobre.

 

RUFFINI: “LAVORO PER PORTARE LA DANDINI A LA7 - ME NE SONO ANDATO DA RAI3 PERCHÉ NON MI LEGO ALLA SEDIA”

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Alessandra Comazzi per "la Stampa"

Paolo Ruffini

Dal 10 ottobre Paolo Ruffini, 55 anni, dirige La7, dov'è approdato dopo un'altra sofferta quanto proficua direzione, quella di Raitre. Questo intellettuale siciliano di poche parole era riuscito a mantenere l'identità della rete ereditata da Guglielmi, attraverso le tempeste politiche e aziendali: rimosso, e rimesso al posto di prima per decisione del giudice del lavoro.

«Non potevo stare lì a vita, imporre la mia presenza? Non volevo si pensasse a me come a uno imbullonato alla sedia. E allora quando ho ricevuto la proposta di La7, ho accettato». Ruffini ha presentato ieri a Torino il suo Scegliete! , Add Editore, un piccolo libro di meditazione, sottotitolo: «Discorso sulla buona e la cattiva televisione». Il librino sembra quasi profetico: «Cambiare vuol dire costruire le condizioni per una alternativa». E lui evidentemente se le era costruite.

serena dandini

Che cosa vuole fare adesso?
«La sfida è entusiasmante. Sono in una rete dove si ha l'ambizione di affrontare i grandi, Davide e Golia, davvero. D'altronde le sfide si vincono anche, venerdì Crozza ha battuto, con uno spettacolo praticamente teatrale, costruito in tv, Canale 5, Raidue, Raitre. Anche Formigli con Piazzapulita va benissimo. Sono successi di cui mi posso vantare perché i palinsesti in onda adesso non li ho decisi io».

Aveva però deciso quelli di Raitre: che cosa le dà soddisfazione sulla rete ora diretta da Di Bella?
«Il programma di Bollani, per esempio. Si dice che dovrebbe andare in prima serata. Sbagliato. Non si butta allo sbaraglio una trasmissione gradita, ma delicata. Quando credi in un personaggio, in un progetto, lo devi riparare, proteggere».

Fazio e Saviano

Il riparo della nicchia: e la Dandini?
«La Rai ha commesso l'errore di chiudere uno dei migliori programmi in onda, il suo, e lei è sul mercato: certo, ci stiamo parlando. E lavoriamo a un progetto diverso rispetto a Parla con me ».

Altre novità?
«Ci saranno sorprese, che non voglio rovinare. Tornerà Paolini, torneranno Fazio e Saviano con Vieni via con me : su Raitre fu il programma più visto della stagione, dopo il Gran Premio di Abu Dabi. Magari non faremo tutti quei milioni di spettatori o magari sì, chissà».

MENTANA

Ma per lei quantità non è sinonimo di cattiva qualità?
«Assolutamente no. Anzi, sono convinto che si debba puntare alla somma delle due».

Quando Fazio cominciò «Che tempo che fa», non andava bene: ma lei gli diede fiducia, non lo chiuse. Non badava alla quantità?
«Ci badavo, e sentivo che sarebbe arrivata. Fare televisione prevede talvolta qualcosa di impalpabile».

Quanto è libero di decidere a La7?
«Liberissimo. E devo pensare solo a La7, non ad un insieme di canali, come alla Rai. La mia visione è la stessa: una rete con una fisionomia precisa, che va dal mattino di Omnibus , di Myrta Merlino, di Benedetta Parodi, al pomeriggio di Atlantide , al tg di Mentana, e poi Gruber, Lerner. All stars ma anche quotidianità: una rete che il pubblico sceglie perché la sceglie, non perché la subisce».

Stella

A proposito: subiva tante pressioni alla Rai?
«Tutti i guai politici si sono sempre consumati alla luce del sole. Niente di più».

Molte raccomandazioni?
«Io ne ricevo pochissime. Anche perché sono solitario, taciturno, e non rispondo al telefono. Forse è per quello che volevano farmi fuori».

 

OCCUPY WALL ST.: L’APP ‘MI STANNO ARRESTANDO’ - LESBO LONGORIA CENSURATA IN SPAGNA - LOHAN NUDA SU PLAYBOY

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Vittoria Cecchi Gori per "Dagospia"

1 - SIMPATIZZANTE DI "OCCUPY WALL STREET" CREA L'APP ‘MI STANNO ARRESTANDO' CHE AIUTA I MANIFESTANTI AD EVITARE LA POLIZIA...

APP "MI STANNO ARRESTANDO"

http://bit.ly/u1r7Pw
The Blaze -
Un simpatizzante di "Occupy Wall Street" ha creato l'app per android "Mi Stanno Arrestando" (I'm getting Arrested). L'idea gli è venuta dopo l'arresto della fidanzata di un suo amico durante le recenti manifestazioni. In due giorni, Jason Van Anden ha creato questa App (presto disponibile anche per iPhone) che permetterà ad un individuo che sta per essere arrestato, con il semplice tocco di un tasto, di avvisare del pericolo i suoi amici ed evitare così ulteriori arresti e scontri con la polizia.

2 - SPAGNA OMOFOBA: CENSURA LE SCENE LESBO DI EVA LONGORIA...

EVA LONGORIA

 

http://bit.ly/vdAO9s
The InQuisitr -
Il distributore spagnolo del film "Without Men" ha censurate le scene lesbiche di Eva Longoria causando indignazione nella comunita' gay e lesbica spagnola. "Siamo molto arrabbiati che un distributore possa cambiare il contenuto di un film... E' scioccante nell'anno 2011", racconta Xavier Daniel, direttore del Barcelona International Gay and Lesbian Film Festival.


3 - LINDSAY LOHAN POSERA' NUDA PER "PLAYBOY" (PER 1 MLN DI $)...

LINDSAY LOHAN

http://bit.ly/uSFQdd
TMZ -
Secondo "TMZ", Lindsay Lohan avrebbe accettato di posare nuda per la rivista "Playboy". Il compenso per posare senza veli sarebbe di (quasi) 1 milione di dollari! Vi sembra poco?

 

4 - LEONARDO DI CAPRIO BECCATO CON UNA MORA MISTERIOSA...

LEO DI CAPRIO E MORA

http://bit.ly/ueEBXu
Celebuzz -
Leonardo Di Caprio non sembra troppo sconvolto che Blake Lively lo abbia rimpiazzato cosi' velocemente (e con il bellissimo Ryan Reynolds): l'attore si sta divertendo parecchio in Australia dove sta girando il suo nuovo film. I paparazzi l'hanno beccato in compagnia di una misteriosa mora nella sua casa di Sydney.
Guarda le foto nella gallery...


5 - SIR PAUL MACCARTNEY SCRIVE UN LIBRO DI RICETTE...

LIBRO PAUL MCCARTNEY

http://bit.ly/txkZRz
Fit Perez -
Il primo libro di Sir Paul McCartney e' una collezione di ricette che incentiva il mondo a mangiare meno carne. Nel libro, intitolato "Meat Free Monday Cookbook", il Beatle spiega che se ognuno di noi evitasse di mangiare carne un giorno alla settimana farebbe una grande differenza e parteciperebbe alla salvaguardia del nostro straordinario pianeta.


6 - LA FIRST LADY MICHELLE OBAMA SCRIVE UN LIBRO SU COME UNA BUONA ALIMENTAZIONE CAMBI LA VITA...

LIBRO MICHELLE OBAMA

http://bit.ly/uListO
Radar Online -
Michelle Obama ha scritto un libro sull'importanza di una buona alimentazione e su come una cucina ben controllata e pulita possa cambiare e soprattutto salvare molte vite. La First Lady racconta nel libro, intitolato "American Grown", l'importanza dell'uso quotidiano di alimenti non processati, specialmente durante la fase di crescita dei bambini.


7 - 72 MILA $ PER IL BUSTIER DI MADONNA...

BUSTIER DI MADONNA

http://bit.ly/vY6Q9g
Coco Perez -
Lo storico bustier di Madonna, indossato durante il tour "Who's that Girl" 24 anni fa, e' stato venduto all'asta per 72.000 dollari.


8 - ECCO LA PICCOLA DELILAH, FIGLIA DI BENICIO DEL TORO E KIMBERLY STEWART...

COPERTINA HELLO!

http://bit.ly/uJcjo0
Celebitchy -
Kimberly Stewart, figlia di Rod Stewart, ha posato sulla copertina della rivista "Hello!" con la sua piccola Delilah, avuta dall'attore Benicio Del Toro. Nonostante la coppia non stia insieme, la Stewart ha dichiarato che l'attore e' coinvolto nella vita della bambina. Sulla stessa copertina c'era Kristin Davis (Sex and the City) che ha posato con Gemma Rose, la bambina che ha da poco adottato.


9 - CHRISTINA AGUILERA: NEANCHE L'IPNOSI RIESCE A FARLA SMETTERE DI MANGIARE...

CHRISTINA AGUILERA

http://bit.ly/w3E7bV
Fit Perez -
Christina Aguilera e' molto depressa perche' non riesce a dimagrire o smettere di mangiare: dalla dieta, allo sport, dal trainer, all'ipnosi, la 30enne le ha provate tutte senza successo.


10 - L’ANORESSIA SESSUALE CAUSATA DA YOUPORN UCCIDE LA LIBIDO DEGLI UOMINI...

PORNO ONLINE

http://bit.ly/tJ5YPs
The Blaze -
Secondo uno studio condotto in Italia sugli effetti della pornografia, guardare abitualmente film porno ha un effetto negativo sulla performance sessuale degli uomini. Dopo aver analizzato 28.000 individui, i ricercatori sono arrivati alla conclusione che la pornografia crea ‘anoressia sessuale': gli uomini diventano cosi' abituati a guardare immagini sessuali surreali (anche violente) che non riescono piu' ad avere erezioni.


11 - DEMI MOORE DIGIUNA PER IL DOLORE...

DEMI MOORE

http://bit.ly/unUDpV
The Sun -
Demi Moore ha deciso di restare con suo marito Ashton Kutcher (per ora), nonostante il dolore causatole dal suo tradimento. Ma la sua sofferenza e' piu' che evidente: l'attrice 48enne sembra stanca, pallida e molto dimagrita. Troppo triste per mangiare? La coppia e' stata fotografata mentre usciva insieme da casa e saliva in auto.


12 - LE CELEBRITA' ELEGANTISSIME DEL HOLLYWOOD FILM FESTIVAL...

HOLLYWOOD FILM FESTIVAL: GEORGE CLOONEY E STACY KEIBLER

www.justjared.com
Just Jared -
Personaggi elegantissimi e famosi hanno sfilato sul red carpet del Hollywood Film Festival 2011, al Beverly Hilton Hotel di Los Angeles. Fra gli invitati c'era George Clooney, che si e' presentato a braccetto con la bellissima e altissima Stacy Keibler. Le star vestite meglio erano Michelle Williams, Carey Mulligan e Rosie Huntington-Whiteley.
Guarda tutte le foto nella gallery...


13 - KEIRA KNIGHTLEY: ‘NON MI TOCCARE' NELLE SCENE DI SESSO...

KEIRA KNIGHTLEY

http://bit.ly/rpCTKW
The Mirror -
Keira Knightley non e' stata sculacciata veramente mentre girava le scene di sesso per "A Dangerous Method". Infatti l'attrice aveva contrattualmente preteso una clausola che proibiva che fosse toccata durante le scene ose'. La Knightley ha indossato un vestito di Roksanda Ilincic e scarpe di Ferragamo alla premiere londinese del film.
Guarda le foto nella gallery...


14 - MATT DAMON E BEN AFFLECK TORNANO A LAVORARE INSIEME...

BEN AFFLECK E MATT DAMON

http://bit.ly/v4J1qS
The InQuisitr -
Matt Damon e Ben Affleck torneranno a lavorare insieme nel film ispirato alla vicenda di Whitey Bulger, il boss mafioso di Boston responsabile della morte di 19 persone. Affleck sara' il regista mentre Damon interpretera' il ruolo di Bulger.


15 - ELISABETTA CANALIS: RODEO DRIVE WALK OF STYLE AWARDS...

ELISABETTA CANALIS

http://bit.ly/tzaykr
Just Jared -
Elisabetta Canalis ha partecipato alla serata dei Rodeo Drive Walk of Style Awards, a Beverly Hills. Per l'evento, ha scelto un vestito elegantissimo di Missoni.
Guarda le foto nella gallery...


16 - INCREDIBILE: STACY KEIBLER GUADAGNA DI PIU’ ORA CHE STA CON CLOONEY..

STACY KEIBLER E GEORGE CLOONEY

http://bit.ly/vIm2YR
Celebitchy -
Mentre prima Stacy Keibler chiedeva 10.000 dollari per partecipare a eventi privati, ora che e' la nuova girlfriend di George Clooney ha aumentato il suo prezzo a 25.000 dollari. Che ragazza furbetta!


17 - HALLOWEEN A QUATTRO ZAMPE...

HALLOWEEN A 4 ZAMPE

http://bit.ly/tzyEK2
Teddy Hilton -
Al Thompkins Park di New York, i nostri amici a quattro zampe hanno festeggiato in maschera Halloween. Veramente adorabili!
Guarda le foto dei cagnolini in maschera nella gallery...

HALLOWEEN A 4 ZAMPE

 

 


IMPRESSIONANTE CARRELLATA DI PIAGGERIE, MANOVRE MESCHINE E VOLGARITÀ VARIE NELLA NUOVA PUNTATA DI “C’È BISI AL TELEFONO”

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1- "C'È UN GOVERNO DRAGHI DEL CAZZO"
Malcom Pagani per "il Fatto quotidiano"

MAURO MASI

L'otto ottobre 2010 alle 18.10, la consueta conversazione tra l'ex dg della Rai, oggi amministratore delegato alla Consap, Mauro Masi e Gigi Bisignani illumina sugli affari collaterali del due. Qui si parla di orologi. (...) Bisignani: "Ecco, volevo dirti, mercoledì quella cosa che dicevamo cha da mesi, la rinviavamo, fai trovare qualcuno a casa, lì ho tre orologi"

Masi: "E non c'è dubbio, eh, è ovvio" Bisignani: "Mercoledì, mercoledì, va bene, organizzati"
Masi: "(...) ah, non avevo capito un cazzo, io (...) ora sono talmente preso perché mercoledì io ho il Cda, siccome sto a lavorare...(ride) (...) e siccome col consiglio sono connessi anche (...) anche i tre orologi perché dobbiamo mettere (...)".

BISIGNANI

L'INTERVISTONA DI MASI
Il 28 ottobre del 2010, ancora Masi e Bisignani a colloquio. L'ex direttore generale della Rai lo informa di un'intervista concessa a Enrico Paoli di Libero: "Vedila (...) io l'ho rivista, l'abbiamo corretta (...)". Il linguaggio come sempre è in bilico tra Oxford e l'Accademia della Crusca.
(...) Masi: "Ho fatto un'intervistona a Libero (...) oh, mi sono stufato di prendere schiaffi sempre, fammi reagire pure a me qualche volta, porca di quella troia (...)".
Bisignani: "Va bene, ma in questo casino, ma cazzo".

(...) Masi: "Ed è un'altra cosa che mi sono rotto i coglioni che tutti mi chiedono la raccomandazione e cose, e poi destra, sinistra, centro e poi la frase è sempre quella: direttore, mi raccomando, resti tra noi (...) no, basta, mi sono rotto il cazzo anche perché qui (...) cioè stiamo come stiamo, non si sposta niente".
Bisignani: "Ma non c'è dubbio".
Masi: "Eh, bunga-bunga sopra e sotto (...)".
Bisignani: "Bunga bunga è una roba proprio, sai, guarda" (...)

PAOLO CIRINO POMICINO

SCOPATE E OTTAVE MISURE
Il regista Paolo Sorrentino, ne "Il Divo", dipinse meglio di chiunque altro la controversa figura di Paolo Cirino Pomicino. Battutista fenomenale, uomo di intelligenza e spregiudicatezza, giocatore d'azzardo passato indenne o quasi tra Repubbliche in decomposizione, by pass, feste danzanti e stanze del potere. ‘O ministro, come odiava essere chiamato, è vivo e lotta insieme a Bisi. Nella conversazione del 30 luglio 2010, i due discutono della guerra che vede contrapposti Gianfranco Fini e Berlusconi.

MARIO DRAGHI

(...) Bisignani: "Lui è caduto nella trappola di Ignazio, di Gasparri e di Matteoli che hanno fatto fare a Berlusconi quello che loro non sono mai riusciti a fare e che avrebbero voluto fare contro Fini". Pomicino: " Sì, ma ti devo dire che il contributo che ha dato il Giornale...".
Bisignani: "Ma pazzesco, ma sono matti!".
(...) Pomicino: "Ora si incomincia la guerra (...) la casa di Montecarlo là (...) e quella che tu ti sei scopata, quello, questo, quell'altro (...)".
Bisignani: "Finirà con un governo del cazzo di Draghi" (...).
(...) Pomicino: "Ma poi ti devo dire la verità, il vero nemico è l'altro, è il ministro" (Tremonti ndr).

Bisignani: "(...) che ha soltanto da guadagnarci in questa situazione".
Pomicino: "(...) Devi sapere che io avevo fatto un pezzo su Libero, alcuni giorni fa sono stato chiamato a prima mattina da Marco Milanese (...) poi da Grazia Volo".
(...) Bisignani: "(...) non c'è nessun collante, che lo stesso povero Letta non ha nessun tipo di ascendente in questo momento è in balia proprio (...) sai chi fa le trattative riservate in questo momento?(...) tale Silvia Rossi" (presumibilmente è la deputata Mariarosaria Rossi del Pdl ndr)
Pomicino: "E chi è?"
Bisignani: "Una che ha l'ottava misura" (ride) (...)

VITTORIO FELTRI MAURIZIO BELPIETRO resize

È LA STAMPA SCHIFEZZA
Il 3 settembre 2010 Pomicino e Bisignani commentano la battaglia di carta innescata da Feltri e Belpietro contro Fini e Fli. I toni che seguono, non lasciano spazio alle mediazioni. (...) Bisignani: "Ma dai, questi due cretini di Feltri e Belpietro fanno a gara a chi ce l'ha più duro, in mano a degli editori assurdi". Pomicino: "Ecco bravo, esatto, esatto, ridicoli, inesistenti". Bisignani: "Inesistenti, è una banda di pazzi che li aizza, senza... Berlusconi veramente se ne va finiscono tutti nel cesso" (...) . Per la cronaca Pomicino, sotto lo pseudonimo di Geronimo, collabora con Libero dopo aver scritto per il Giornale.

LAVITOLA, ANZI RAVITOLA
Il 24 settembre, Bisignani e Pomicino parlano di Lavatola. Il maresciallo in ascolto trascrive Ravitola, con prevedibili effetti comici (...) Bisignani: "È vero o finto questo documento? Ma questo cazzo di "Ravitola" chi è?" Pomicino: "Ravitola è un vecchio socialista che era poi insieme... era compagno di merenda di De Gregorio..." (...).

FINI TULLIANI

MONTEZEMOLO E L'AMICA
Inesausto frequentatore delle linee telefoniche di casa Bisignani è Luca Cordero di Montezemolo. Il figlio di Bisi lavora alla Ferrari. I due dialogano spesso, non senza utilità reciproche. Il 15 dicembre 2010, a pochi giorni dal Santo Natale, Montezemolo chiede un regalo. L'imprenditore che sogna il Terzo polo è alle prese con la più classica tra le richieste di raccomandazione. Rivolgersi a Bisignani gli pare normale. Montezemolo: "Ciao, come va?".

Bisignani: "Bene e tu?". Montezemolo: "Abbastanza bene, abbastanza bene". Bisignani: "Dove sei? Io..tu stai a Roma oggi?". Montezemolo: "No, sono a Maranello perché?". Bisignani: "No, no, perché così facciamo il punto, perché io adesso". Montezemolo: "No (...) no, ti volevo dire, io sono a Roma venerdì, tu ci sei?". Bisignani: "Eh, venerdì, così ci vediamo". Montezemolo: "Sì e senti, mi dovresti fare una cortesia".

Bisignani: "Sì certo" Montezemolo: "Dovresti chiamare quella persona per la televisione....". Bisignani: "Sì, sì, sì, sì". Montezemolo: "Che io ti ho segnalato, la puoi chiamare?". Bisignani: "La chiamo subito (...) la chiamo oggi stesso". Montezemolo: "Venerdì ci vediamo a voce dieci minuti...ciao". Bisignani: "Sull'Rcs sei stato bravissimo". Montezemolo: "Sì, oh, mi raccomando che il nostro amico banchiere non molli perché... (...) lui mi è venuto dietro" (...).

LAVITOLA

ITALO E LE BUONE MANIERE
Il parlamentare di Futuro e libertà Italo Bocchino è buon amico di Luigi Bisignani. Qui, il 16 settembre 2010, discutono di finanza, millanterie e rapporti con l'Eni. Bisignani: "Senti, volevo dirti due cose, a proposito di ragazza, l'altra ragazza, quella di tanto in tanto parliamo, Luca De Sio è una persona sua?" Bocchino: "Ah..., è stato compagno d'infanzia, che...". Bisignani: "Allora digli...perché lui sta facendo una serie di telefonate a delle persone abbastanza autorevoli a nome suo". Bocchino: "Uhm".

Bisignani: "Allora è una roba". Bocchino: "Però lui ha un margine di pericolosità. Io gliel'ho detto". Bisignani: "Eh..allora tu diglielo da parte mia (...) Ha chiamato una serie di persone (...) e poi tra l'altro senza avvertire un cazzo di nessuno, la gente rimane abbastanza...". Bocchino: "Ma dove? In che ambienti. Bancari, politici (...) imprenditoriali". Bisignani: "È l'ente più grosso amico mio" (...).

ARPISELLA FOREVER
Già nella storia minima dell'Italia recente per essere stato involontario protagonista dell'affaire Emma Marcegaglia-Nicola Porro, Rinaldo Arpisella, direttore della comunicazione della Presidente di Confindustria, si intrattiene al telefono con Luigi Bisignani. Accade il 17 settembre 2010, di pomeriggio, un mese prima che deflagri il caso delle minacciose telefonate di Porro (vicedirettore del Giornale) allo stesso Arpisella. Il profilo di Emma Marcegaglia si intravede anche dietro il velo di questa conversazione. Arpisella: "Gigi, caro, come stai?"

LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO

Bisignani: "Bene, tu?"
Arpisella: "Eccoci qua, scusami, ieri sera ho visto la tua telefonata tardi, ho provato a richiamarti". (...).
Bisignani: "Dunque il problema è questo, che la nostra assieme a quello di Siena ha fatto una ‘cacata' pazzesca, perché ha scritto direttamente lei al capo di Londra di questa organizzazione, raccomandando il nostro amico di cui lei...".
Arpisella: "Certo".

Bisignani: "E per quel tipo di autorità, un intervento del genere di un'associazione e di una banca, è di quanto di peggio ci potesse stare al mondo (...) l'hanno preso praticamente a schiaffi, gli ha chiesto: ma che ‘cazzo' è questi che scrivono, perchè vengono presi come un'ingerenza pazzesca, diceva: mi avesse scritto il mio presidente della Consob italiana dicendomi... era un conto, ma due signori a noi totalmente sconosciuti. (...) sai fosse stato la Banca d'Italia (...) un organo isti...il Ministro del Tesoro, ma non un'associazione privata di industriali che mi raccomanda uno, per cui si è messa malissimo (...)".

Arpisella: "Si, ma guarda (...) Emma mi ha detto: ma sì, tu eri venuto chiedermelo, eccetera, eccetera, no, lei ci tiene tanto, io lì per Iì non volevo farmi vedere cosi, a me - inc,- anche questa cosa (...)".
Bisignani: "Sì,ma voglio dire, ma pure se lei, scusa, ma come ‘cazzo' Ie viene in mente di scrivere (...) Cioè sono senza parole, perché probabilmente gliel'avrà suggerito quello, assieme al banchiere" .
Arpisella: "Sicuramente gliel'ha suggerita lui, sicuramente gliel'ha suggerita lui, guarda, ti dire, purtroppo Confindustria è fatta cosi, no, cioè capisci? Arrivano Iì e dice: bah, tanto... al limite, no, sai come si dice tra noi giornalisti, cinque righe non si negano a nessuno, no, ecco, no..." (...).

Italo Bocchino

LA GIORNALISTA È FIGA, MA...
Intrattengono stretti rapporti anche Aurelio Regina, presidente degli industriali di Roma e del Lazio e Bisignani. In questa telefonata del 16 settembre 2010 alle ore 19,03, Bisignani gli rimprovera il tono di un'intervista concessa a Repubblica. Nel giorno della nomina a presidente della Camera di Commercio di Roma di Giancarlo Cremonesi lui si ritaglia un ruolo pubblico di "grande manovratore". Ma Bisi non è d'accordo, perché, chiosa è nel "livello di cose importanti che si fanno e che, soprattutto quando si fanno, non si dicono". Regina si difende addossando la colpa alla giornalista.

arpisella jpeg

Regina: (...) "Alle otto e mezza tornando, ma poi ha sbagliato l'intervista proprio, non ho detto quelle cose, infatti oggi mi sono preso ...(...) È una brava ragazza, va bene, anche figa, però è scema come una cucuzza, non c'è... (...) Ma l'ho fatto perché: il mio ufficio stampa mi ha premuto... dice: sai, non rilasciamo mai un'intervista, dai, facciamola, questi ce la chiedono tutti i giorni... allora gliel'ho fatta anche perchè capisco che loro hanno bisogno di dare qualcosa per avere qualcosa (...)".


3 - CISNETTO "QUEL SARMI È PROPRIO UN PEZZO DI MERDA"
Da "il Fatto quotidiano"

Il 13 agosto 2010, il giornalista Enrico Cisnetto e Luigi Bisignani parlano tra loro esprimendo duri giudizi su quello che nei tabulati viene chiamato "Sarni". Potrebbe trattarsi dell'Ad di Poste Italiane, Massimo Sarmi, tenutario del ruolo dall'estate 2002.
(...) Cisnetto: "Questo Sarni è proprio un pezzo di merda, cazzo".

Bisignani: "Dai, su, sarà, ma agli altri non gliene frega (...) assolutamente niente, eh, consideralo".
Cisnetto: "No, no, no, io adesso lo cercavo io, io... io comunque ho capito qual è stato il meccanismo (...) secondo me ha visto (...) mi ha fatto un'intervista al Tg1 Alatri di quella cosa che abbiamo fatto lì su tangentopoli, in cui io ho parlato di Terza Repubblica, siccome ieri è uscita poi la cosa di Montezemolo, lui ha fatto due piu due".

AURELIO REGINA

Bisignani: "Ah, ma certo, mi ha detto che...". Cisnetto: "Ha fatto due più due e ha detto: ah, questi qua allora (...) con Montezemolo, cioè senza capire che io con Montezemolo ho rotto i miei rapporti nel 2006 (...) È una perfetta cazzata, solo che... solo che poi bisogna che in milanese glielo spieghi un po' tu, perchè...". Bisignani: "Sì, sì, sì, hai fatto bene a dirmi questo, ma adesso spero di dirglielo io stesso, adesso l'ho cercato, mi ha detto che mi richiamava fra un'ora".

Cisnetto: "E digli che, .. tra l'altro, Gianni gli ha parlato a lungo stamattina, perché gli ha detto: ah, io sono ospite di Cisnetto (...) il concetto e che se io parlo di Terza Repubblica (...) a parte che ne parlo da dieci anni, quindi non c'e un... (...) Ma poi... poi gli fa solo che... che gioco a lui perché il ragionamento che post Berlusconi, in che direzione va, cazzo, dal suo punto di vista".

GIANCARLO CREMONESI

Bisignani: "Ma poi che c'entrate voi? Sì, ma poi non è che non si può parlare di niente". Cisnetto: "Eh, appunto, eh, capisci? Cioè.. (...) Anche perchè bisogna dirgli che stia attento perchè poi a me... guarda che se mi girano i coglioni io salgo sui palco, racconto queste cose qua e quindi poi dopo alla fine (...)".

 

LA DUCIONA ALLA FARNESINA! LA MUSSOLINI CONTRO SARKÒ E LA MERKEL: LUI UN UBRIACONE, LEI UNA VAJASSA

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"Una scena pietosa. Sembravano Gianni e Pinotto. Una gag di terz'ordine." Così Alessandra Mussolini, deputata del Pdl alla Zanzara su Radio 24 commenta le risate del Presidente francese e del Cancelliere tedesco. "Sarkozy? Ma chi, quello che sta con chi suona la chitarrina? E ci siamo dimenticati che è andato a fare una conferenza stampa da ubriaco? E la Merkel? "Una vajassa, porta delle giacche terrificanti, è rimasta alla Germania comunista. Il muro per lei non è ancora caduto".

merkel e sarko ridono di berlusconi ALESSANDRA MUSSOLINI

Sul nome della figlia di Carla Bruni, la Mussolini prosegue alla Zanzara su Radio 24: "Il nome italiano della figlia? Una paraculata di Carla Bruni, che vuole tenere il piede in due staffe. Se lui la caccia, lei torna in Italia. E poi suona canzoni orribili, sono un purgante. Ha una voce patetica"

 

CARLA BRUNI

LA PRESTIGIOSA “ART REVIEW” PIAZZA BEN 7 ITALIANI NELLA CLASSIFICA DELLE 100 PERSONE CHE CONTANO IN QUESTO SETTORE

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R. Mol. per "la Stampa"

MIUCCIA PRADA

Mentre temute agenzie di rating come Standard & Poor's e Moody's declassano gli indici relativi all'economia del nostro Paese, c'è almeno un settore che va in controtendenza, ed è quello dell'arte. Art Review, prestigiosa rivista internazionale che ogni anno redige una classifica delle 100 persone al mondo che più contano in questo campo, per il 2011 ci premia. Tra i top 100 guidati dal cinese Ai Wei Wei mette sette italiani (o meglio realtà italiane), uno in più del 2010.

Cattelan

E se si pensa che nel 2007 di italiani non ce n'erano, si tratta del riconoscimento che in qualche modo siamo in crescita. Ma vediamo in dettaglio la pattuglia tricolore. La prima è al 14˚ posto Carolyn Christov-Bagargiev (nata in America ma italiana d'adozione), già direttrice del Castello di Rivoli e ora curatrice di Documenta 2012, la più importante kermesse d'arte contemporanea, che si celebra ogni 5 anni a Kassel. E basti dire che la svizzera Bice Curiger, curatrice della Biennale 2011, è al 26˚ posto.

Per trovare un altro italiano bisogna scendere a quota 63 dove è assiso Germano Celant, padre padrone dell'Arte Povera. Per lui è una soddisfazione constatare che precede Damien Hirst (64˚), campione dell'arte spettacolo, agli antipodi dell'Arte Povera. Al 78˚ posto c'è Massimo De Carlo, il gallerista milanese «scocciato» da Cattelan (che quest'anno esce dalla classifica di Art Review , dov'era una presenza costante degli ultimi anni, ma c'è da credere che nel 2012 ritornerà, vista la prossima mega personale a New York) su una parete in una celebre installazione.

VITTORIO SGARBI

Dopo di lui al 79˚ posto il trio Cristiani, Fiaschi e Rigillo della Galleria Continua di San Gimignano, che ormai tra la Toscana, la Francia e la Cina ha una forte presenza internazionale (nonostante gli infortuni tecnici con le mostre di Anish Kapoor). All'80ª piazza troviamo Massimiliano Gioni, curatore tra l'altro di una biennale in Sud Corea e del New Museum di New York. Ottantacinquesima la collezionista Miuccia Prada. Al 98˚ posto una new entry torinese: i galleristi Franco Noero e Pierpaolo Falone. Tra curatori, galleristi e collezionisti mancano gli artisti, evidentemente anche per quelli di Art Review i 276 scelti da Sgarbi a rappresentarci a Venezia nel mondo dell'arte internazionale non sono classificabili.

Carlolyn Christov Bakargiev

 

PERFINO MAURO MASI SI ARRENDE DI FRONTE ALLE ‘PROPOSTE INDECENTI’ DEL BANANA ASSALTATORE DEI PALAZZI DI GIUSTIZIA

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1 - L'AUDIO DELLE INTERCETTAZIONI MASI-LAVITOLA
http://tv.repubblica.it/politica/masi-berlusconi-e-poco-lucido-certe-cose-non-si-possono-fare/79112?video


2 - "PREMIER POCO LUCIDO, SI ARRABBIA MA CERTE COSE NON SI POSSONO FARE"
Giuseppe Caporale e Liana Milella per "la Repubblica"

"Ci sò cose che si possono fa', altre che non si possono fa'". Perfino Mauro Masi si arrende di fronte alle richieste "estreme" di Berlusconi. Il direttore generale della Rai dice spaventato a Lavitola: "Questi so' reati, io abbasso il telefono, non le voglio nemmeno sentì 'ste cose". 21 ottobre 2009, lunga telefonata tra Lavitola e "Maurino". Che "riscontra" quella del giorno prima tra lo stesso premier e Lavitola, agli atti dell'inchiesta Spadaccini a Pescara, scoperta da Repubblica e pubblicata il 17 ottobre.

Mauro Masi

Lì c'è Berlusconi che dice "portiamo in piazza milioni di persone, facciamo fuori il palazzo di giustizia, assediamo Repubblica, non c'è alternativa". Lo sfogo diventa però progetto ossessivo se ripetuto a ogni interlocutore, come il caso di Masi dimostra. Il direttore della Rai ne parla esterrefatto con Lavitola dicendo del premier che "non sta lucido". Lavitola ipotizza che lui possa lasciare la rai per fare in ministro in alternativa a Tremonti.

CHIEDE COSE IMPOSSIBILI
(21 ottobre)

È una lunga conversazione quella tra Masi e Lavitola. I due esprimono grande preoccupazione per la condizione psicologica di Berlusconi. E soprattutto Masi mostra insofferenza per le sue richieste, che egli stesso non può assolvere. Tante che afferma: "Ma io lo so che vuole, però insomma sai... cioè ci sono delle cose che si possono fa', altre non si possono fa, Walter".

Masi "Walter, Mauro".
Lavitola "Un momento solo (dice a un altro interlocutore al telefono, ndr.), sto parlando col mio capo, ti richiamo Enzo".
M. "Adesso vediamo quello che posso fare...".
L. "Non dire quello che puoi fare, tu puoi fare tutto".
M. "E vabbè...".

L. "Allora vuoi sapere una cosa, il tuo amico F. F. l'altro giorno mi ha detto testuali parole: "Io se acchiappo il tuo amico Masi gli meno... perché se n'è andato e ci ha lasciato nella merda, finché ci stava lui, per quanto poteva avere un carattere del cazzo, per quanto qua, per quanto là, qua funzionava tutto, adesso non funziona più un cazzo...".
M. "Lo so, perché il nostro amico, mio e tuo, è completamente... sto periodo è...".

Valter Lavitola

L. "Mauro, io difatti ti dico la verità, io è da settimane che ti vorrei parlare, io ho parlato con lui cinquanta volte di queste cose, te ne vorrei parlare... insomma non ci riesco".
M. "Ma io c'ho parlato, ci parlo tutti i giorni, non sta lucido, non sta lucido".
L. "Me lo dici a me, ieri mi ha detto che lui voleva assaltare il palazzo di giustizia... testuali parole.. al telefono eh!".

M. "E pure a me, sono reati, infatti io abbasso il telefono, non le voglio nemmeno sentì queste cose...".
L. "Ho capito, però voglio dirti, secondo me non faremmo male a vederci ogni tanto".
M. "Sì, ma tu sei tornato da tre giorni eh, ora dammi pure la colpa del fatto che sei stato quindici giorni in Brasile, ma sarai curioso".
L. "E vabbè, ma saranno due mesi che non ci vediamo o forse pure tre.. che ne so... mo', al di là di questo, io scherzo adesso, tu fatti il consiglio, però ti voglio dire delle cose di lui pure rispetto alla Rai, ti vorrei informare perché quello magari mi dice delle cose pensando che io poi te le dico".

M. "Ma io lo so che vuole, però insomma sai... cioè ci sono delle cose che si possono fa', altre non si possono fa, Walter".
L. "Di fatti è proprio questo il problema".
M. "Non lo capisce, si incazza, ma in qualche modo io devo pure vivere".
L. "Io non lo so chi te lo fa fare a stare là... io non lo riesco a capire".
M. "Beh a questo punto...".

SILVIO BERLUSCONI

L. "A sto punto, secondo me, tu qualunque cazzo gli chiedi quello te lo fa, adesso si fa sto rimpasto di governo alle Regionali, ci lavoriamo, lasci quel merdaio dove ti sei ficcato e vai a fare il ministro".
M. "Ma tu dici che me lo fa fare?".
L. "Ma come non te lo fa fare, anzi secondo me visto che Tremonti salta, se facciamo una bella operazione, te lo fa fare sì. Se tu eri rimasto a Palazzo Chigi, oggi Tremonti non c'era più è per questo che sono un po' incazzato".
M. "Per questo?".

L. "Sono incazzato per questo, sono incazzato pure con te perché se tu eri rimasto a palazzo Chigi a quest'ora non c'era più il problema di Tremonti col governo, c'era uno che sapeva leggere e scrivere e fare il ministro dell'Economia con un rapporto privilegiato col presidente, con una conoscenza della realtà italiana anche dal punto di vista dall'esterno del salotto dorato, si rafforzava il governo e si dava una mano al Paese, tu sei andato a giocare alla Rai a fare l'impiegato e buonanotte... e vabbé io sono avvelenato, guarda, mi devi credere...".

GIGI VA E VIENE DAL NORD
(18 novembre)

Ancora al telefono Lavitola e Masi. Il rapporto tra i due è continuo. Lavitola s'informa con molta circospezione, anche abbassando la voce, se tal Gigi "va spesso a Milano". Masi gli risponde di sì, ma Lavitola a questo punto cerca in tutti i modi di chiudere la conversazione, come se si trattasse di una questione che non è opportuno trattare per telefono, ma soltanto a voce. Il sospetto è che i due stiano parlando di Luigi Bisignani, detto Gigi, l'uomo della tessera P2, ma anche della P3, la nuova loggia decapitata dall'intervento dei magistrati di Napoli. Proprio a Napoli, il 20 giugno, in un verbale di 48 pagine, Bisignani ha dichiarato di "aver parlato con Berlusconi una sola volta". Questa telefonata dimostrerebbe il contrario.

GIULIO TREMONTI

Lavitola "Maurino?".
Masi "Eccomi".
L. "Allora dicevamo, anzitutto vediamo come sei messo per vederci".
M. "Mò vediamo, magari nel pomeriggio ci vediamo".
L. "Senti, ma ti risulta che Gigi va e viene dal nord, lì, tutti i weekend va a casa del capo?".
M. "Spesso ci va, sì, ci è andato molto spesso in 'sto periodo".
L. "Vabbe', ci sentiamo dopo va".
M. "C'è andato molto spesso 'sto periodo sì".
L. "Allora poi ci vediamo va".
M. "Ciao".
L. "Ciao".

 

MUOIO GP - TRENT’ANNI FA I DECESSI IN PISTA ERANO INNUMEREVOLI E ADESSO RARISSIMI (MA NEANCHE TANTO: DUE IN UN ANNO)

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Andrea Scanzi per "Il Fatto Quotidiano"

IL PADRE DI SIMONCELLI

Ecco come muore un motociclista. In diretta tivù, travolto e calpestato, col 35 percento di share. L'autopsia ha ribadito l'evidenza manifesta: traumi fatali a torace, collo e cranio. Se non altro la gara è stata annullata: un anno fa, a Misano, Shoya Tomizawa non ebbe analogo trattamento.

SIMONCELLI VALENTINO ROSSI TORNA DALLA MALESIA

La scomparsa di Marco Simoncelli è stata una sorpresa attesa. L'ossimoro, tipico di ogni atleta aduso al rischio, è qui acuito dal personaggio. Stile, carattere e conformazione fisica (troppo alto per la MotoGP) lo avevano trasformato nel Grande Spericolato. Il suo idolo era Kevin Schwantz, genio sciagurato e amatissimo.

Anche "Sic" era abituato a mixare coraggio e istinto. Jorge Lorenzo lo aveva definito un pericolo pubblico e Dani Pedrosa si era giocato il titolo perché in uno scontro con Sic ci aveva rimesso la spalla. In sala stampa, che gli voleva bene perché non potevi fare altrimenti, qualcuno lo chiamava affettuosamente "Zappatore" o "Spanocchiatore": Marco un po' se la prendeva e molto lasciava stare. Consapevole di non poter essere un mostro di eleganza.

SIMONCELLI LA FIDANZATA KATE

Al tempo stesso, la sua morte ha i connotati della brutalità incomprensibile. Al netto di ogni retorica, Simoncelli era come sembrava: buffo, schietto, pulito. Bamboccione fragile e "patacca" adorabile. Era bello parlarci, a volte litigarci. Il più accessibile degli eroi masochisti. E il più apparentemente invincibile, in virtù di quella vitalissima propensione al martirio didascalico.

SIMONCELLI PETRUCCI E KATE

Il paddock del Motomondiale è uno strano microcosmo. Una famiglia allargata dove i divi sono ancora raggiungibili e gli uffici stampa non fanno danni. Tutti si conoscono, tutti si frequentano. Soltanto da dentro si può comprendere quell'atteggiamento di fatale accettazione della morte. Una volta Marco Pantani disse: "Perché scatto in salita? Per abbreviare l'agonia". Per i piloti è lo stesso: accelerano per seminare la morte. Inchiodati come siamo tra il banale "fa parte del gioco" e il commosso "perché proprio lui?", è lecito chiedersi se la morte del 24enne Simoncelli poteva essere evitata. L'ambiente ha elevato oltremodo il concetto di sicurezza.

SIMONCELLI IL TRIBUTO DI CORIANO

Trent'anni fa i decessi erano innumerevoli e adesso rarissimi (ma neanche tanto: due in un anno). La dittatura dell'elettronica - e non solo - ha consentito il raggiungimento di una protezione impensabile. Di pari passo, a conferma della follia legalizzata dell'ambiente, c'è chi imputa all'elettronica un grado minore di spettacolarità. Moto più "facili". Meno sorpassi, meno derapate. Ma la sciarada mortale rimane. La stampa italiana, noiosamente rossocentrica, parlò di "miracolo" quando Valentino tornò in pista dopo poche settimane dalla frattura di tibia e perone al Mugello 2010.

SIMONCELLI IL PADRE MENTRE LA BARA VIENE MESSA SULL AUTO

Era la norma: per il centauro è consuetudine correre con femori malmessi, spalle disgregate e falangi mancanti. Quando morì Tomizawa, in sala stampa i mammasantissima esortavano a farla poco lunga: niente moralismi. L'esatto approccio dell'organizzatrice spagnola Dorna, Spectre delle due ruote, che neanche un mese fa ha imposto a tutti di gareggiare a due passi da Fukushima.

SIMONCELLI LA BARA ARRIVA A CORIANO

La MotoGp non ha nulla di razionale e convive con verità non dette. Come quella su Daijiro Kato, che nel 2003 si sfracellò a Suzuka per fatalità (versione ufficiale) o perché la Honda si bloccò sull'acceleratore (accadde anche ad Ayrton Senna, tradito dal piantone dello sterzo della Williams). Legge del paddock vuole che ogni morte sia evitabile, tranne quella per investimento: quella di Shoya e Sic. Simoncelli era già caduto più volte a inizio gara: per la sua ruvidezza ancestrale, per lo stile così distante da Agostini e Rossi. E per quella iattura sottovalutata che sono le gomme fredde: pneumatici supersonici, che permettono traiettorie inaudite ma che hanno bisogno di scaldarsi.

LA BARA DI SIMONCELLI

Altrimenti disarcionano. Simoncelli è caduto in Malesia quando non poteva, perché a tutta velocità stavano arrivando Colin Edwards (polsi fratturati e spalla lussata) e Valentino. Amico e fratello maggiore. E' saltato il casco (perché?) e il collo è la parte meno protetta: niente salvezza. Forse lo ha tradito anche l'elettronica: invece di andare verso l'esterno, Marco ha cercato l'interno. Non ha lasciato la moto, il traction control è stato portato al "fraintendimento" e la Honda si è gettata a centro pista.

LA BARA DI SIMONCELLI VIENE TRASPORTATA DALL AEREO A FIUMICINO

Marco Simoncelli è morto e con lui la MotoGp. Di sicuro in Italia. Era l'erede (parola che detestava) di Rossi, altri papabili non ci sono e lo stesso Valentino dovrà convivere con un peso indicibile. E' sceso il sipario più impietoso nel brutto mezzo di una gara inutile. E' morto un ragazzo, bello e incolpevole. Un uomo coi capelli da fumetto che amava il nichilismo impavido di Gilles Villeneuve. E' morto "il Sic" e con lui un mondo non più romantico né spettacolare, ma solo cinicamente gladiatorio. A dispetto delle tante belle persone che lo popolano.

IL PADRE DI SIMONCELLI A FIUMICINO

 

ER PATONZA, TREMONTI E LETTA CHIUSI A PALAZZO GRAZIOLI PER TROVARE LA SOLUZIONE

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1. G.LETTA E TREMONTI A P. GRAZIOLI DA BERLUSCONI...
(ANSA)
- Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta sono a Palazzo Grazioli dal premier Silvio Berlusconi. Sia il titolare dell'Economia che il sottosegretario avevano preso parte nella mattinata ad un vertice, sempre a via del Plebiscito, per trovare un accordo con la Lega nord sulla riforma delle pensioni. Intesa che al momento non c'é.

Silvio Berlusconi

2. DOMANI BERLUSCONI A BRUXELLES, LIMA LETTERA PER UE...
(ANSA)
- Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, si conferma in ambienti dell'Esecutivo, andrà domani a Bruxelles per illustrare le iniziative che il governo intende prendere per combattere la crisi economica. Intanto, sta limando la lettera che sarà recapitata ai vertici comunitari.

GIULIO TREMONTI CON BODYGUARD

3. MOFFA, CON LEGA SI TRATTA ANZIANITA' E DONNE...
(ANSA)
- "Si sta ragionando con la Lega anche sulle pensioni di anzianità e su quella delle donne nel settore privato". Lo afferma Silvano Moffa, capogruppo di Popolo e Territorio lasciando Palazzo Grazioli e sottolineando che da parte del Carroccio c'é "disponibilità" a ragionare.

Il capogruppo di Popolo e Territorio a Montecitorio ha sottolineato che da parte del Carroccio ci sono aperture anche sul tema delle pensioni di anzianità: "Su questo non ci sono chiusure", ha affermato, sottolineando però che al momento si sta ancora "ragionando".

4. COLLOQUIO IN TRANSATLANTICO BERSANI-MARONI...
(ANSA)
- Il ministro dell'Interno Roberto Maroni e il segretario del Pd Pier Luigi Bersani hanno avuto un colloquio, di una decina di minuti, in Transatlantico in una pausa dei lavori parlamentari. Al termine del faccia a faccia, alla domanda dei giornalisti se Lega e Pdl hanno trovato un'intesa sulle pensioni, Bersani ha risposto: "Dice che non lo sa ancora".

La vignetta su Berlusconi su FT Deutschland

5. FT, BERLUSCONI RISCHIA 'SUPREMO DECLASSAMENTO SOVRANO'...
(ANSA)
- Silvio Berlusconi rischia di essere "commissariato" da Bruxelles: una "perdita di sovranità" che per uno dei paesi fondatori dell'Ue e della moneta unica rappresenta il "massimo declassamento di un premier impantanato in scandali sessuali" e processi. Il Financial Times torna così sulla situazione italiana, alla luce anche dell'ultimatum di Bruxelles e della difficile situazione del governo italiano, titolando oggi "Berlusconi di fronte al supremo declassamento sovrano". Dalla Germania, il Financial Times Deutche sceglie una vignetta satirica: un 'salvadanaio-maialina', al posto del tradizionale porcellino di terracotta, per convincere Silvio Berlusconi a risparmiare. (La battuta recita: "Non guardare così allibita. È l'unica possibilità che rimane di spingere Berlusconi al risparmio" Nota di Dago)

GIANNI LETTA


E da oltralpe sul caso Italia interviene anche Le Monde sottolineando che "Silvio Berlusconi tarda a presentare le riforme strutturali richieste dai suoi partner europei". "Il Cavaliere non è riuscito a convincere la sua coalizione a modificare il sistema delle pensioni" scrive il quotidiano francese ricordando che "l'Europa intera aveva gli occhi puntati su Roma, ma nulla è arrivato".

"Il consiglio dei ministri di ieri sera - aggiunge - non ha portato ad alcun annuncio, nessun progresso verso una riforma delle pensioni, che sembra la sola carta ancora a disposizione del presidente del Consiglio". "Il pericolo da una mancanza di decisioni da Roma è che - si legge nell'Ft - per l'Italia potrebbe essere necessario un formale salvataggio. E con esso - conclude - si realizzerebbe una interferenza senza precedenti nel processo decisionale italiano".

UMBERTO BOSSI

6. PANORAMA.IT INCONTRA ALFONSO PAPA IN CARCERE: "MI VOGLIONO MORTO"...
«Visibilmente depresso, barba incolta, venti chili in meno. Quello, che ci troviamo di fronte, è un uomo molto diverso dalle immagini diffuse sui media. Un uomo provato». Alla vigilia del processo che lo vede imputato, Annalisa Chirico ha accompagnato il deputato PDL Luigi Vitali nel carcere di Poggioreale, dove Alfonso Papa è detenuto. Papa è il primo parlamentare nella storia repubblicana ad essere stato arrestato con l'autorizzazione della Camera per reati non di sangue.

Silvano Moffa

Papa riposa su una brandina, sono cinque in poco più di 15 metri quadri. Nonostante tutto, mantiene un contegno che lo distacca dal resto. Alla giornalista, Papa ha detto: «Qua mi vogliono morto». Papa ha già denunciato le pressioni indotte in forma diretta e indiretta nei suoi confronti. L'ultimo episodio risale a tre giorni fa, nella sala avvocati, con i pm che gli avrebbero chiesto perché lui si ostini a voler parlare soltanto con il capo della Procura Giovandomenico Lepore.

PIERLUIGI BERSANI

 

FERMI TUTTI! IL VIDEO PIÙ CLICCATO E SCARICATO DEL WEB, È UN VIDEO PERICOLOSO: BELEN ERA MINORENNE

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C.Gu. per Il Messaggero

BELEN RODRIGUEZ

In pochi giorni è diventato uno dei video più cliccati e scaricati del web. Per poi comparire sulle bancarelle abusive a Napoli e alla stazione Centrale di Milano, in vendita a 20 euro. Ma non si tratta di immagini qualunque: la ragazza immortalata è infatti minorenne.

Per questo che la Procura di Milano ha aperto un fascicolo sul filmato a luci rosse che mostra scene di sesso tra una giovanissima Belen Rodriguez e il suo ex fidanzato argentino. L'ipotesi di reato è diffusione di materiale pedopornografico, perché la stessa Belen - già sentita dagli inquirenti che indagano anche per tentata estorsione ai suoi danni, dato che le sarebbero stati chiesti soldi in cambio della cancellazione delle immagini - ha sempre spiegato che quello era un video privato girato quando la showgirl aveva solo 17 anni.

belen

Nei prossimi giorni il pm Luigi Luzi formalizzerà l'accusa nel registro degli indagati e, nel frattempo, la squadra mobile sta cercando di ricostruire le modalità con cui il filmato, di una ventina di minuti in totale, sia finito sul web. Per delineare i passaggi e individuare i responsabili.

Su questo video era già stato aperto un fascicolo per tentata estorsione, dopo che Belen aveva denunciato che nel maggio 2010 le erano stati chiesti 500 mila euro affinché le immagini non finissero in rete. Il fidanzato di Belen, Fabrizio Corona, aveva anche organizzato un incontro con l'ex compagno argentino della showgirl, Martinez Pardo, fingendosi interessato all'acquisto del video, appuntamento sfociato poi in una furibonda lite al ristorante. Stando a quanto ha raccontato Belen agli inquirenti, l'ex fidanzato le aveva riconsegnato una chiavetta usb contenente le immagini che sarebbero state distrutte in seguito dalla stessa soubrette.

 

 


BUSI E ALTRI ABUSI: “PERCHÉ UNA GIUNTA COMUNALE SPENDE € 292.600 PER UNA SCULTURA DI POMODORO?

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1- PASSATA DI POMODORO
Aldo Busi per Dagospia

aldo busi

Se fossi stato il sindaco di Belluno, non avrei mai messo a una base d'asta di € 400.000 la statua di Arnaldo Pomodoro "Novecento", costata alla comunità, ridente, € 292.600 nel 2005, e non perché i beni artistici dovrebbero essere inalienabili per statuto: nessuna meraviglia che l'asta sia andata deserta, lo resterebbe anche con una base di € 300.000 e, temo, anche di € 200.000.

La statua - ormai né in vendita né in svendita, solo indesiderata al momento, il che non è un handicap da poco anche alle lunghe - si ispira alla flora dell'incantato paesaggio dove anch'io vorrei andare da vecchio a vivere, si fa per dire, e sarebbe un gran bell'alberello di Natale bell'e pronto e tutto, ma è difficile astrarsi dalla serialità di mestiere che, più che la forma conifera, evoca l'esecuzione stessa della tipica, asettica spirale scavata come a rivelare una città sotterranea, e Pomodoro, in quelle misure e peso di fusione già di per sé costosissima, è uno scultore da luoghi istituzionali dotati di fondi tanto pubblici quanto misteriosi - nella loro canalizzazione - più che da interni o da giardino privato di uno che sborsa di tasca sua; ne ricordo una, gigantesca, in Piazza della Repubblica a Milano e, con sgomento, ne ho sorvolato con lo sguardo una anche al Trinity College di Dublino, che spero abbia fatto all'artista l'omaggio di accettarla in dono, visto che gliel'ha collocata a cento metri in linea d'aria da una di Henry Moore.

belluno-scultura-arnaldo-pomodoro

Sarebbe interessante sapere perché in un dato momento storico una giunta comunale spende € 295.000 per una data opera di un dato artista e non di un altro (fosse stato un albero con pietra incastrata di Penone, nessun problema all'incasso immediato) e chi si incarica di decretarne la necessità estetica prioritaria nel bilancio comunale all'etica fondativa di un asilo, di una scuola, di un consultorio, di una casa di accoglienza per mogli picchiate e raccoglitrici di funghi colte da dietro alla sprovvista malgrado avessero il patentino, di corsi di aggiornamento per insegnanti, massaie, boscaioli contro il bullismo omofobico e, soprattutto, con quale leggerezza una giunta si espone alla figuraccia di valutare una simile opera € 400.000 quale base d'asta al giorno d'oggi, vale a dire, con il 20% di diritti, € 480.000 di partenza.

Arnaldo Pomodoro (1926) molto ha vissuto e prodotto e parimenti si è inflazionato, le sue statue te le trovi davanti ovunque, perché se due sono quelle che ricordo, non meno di dieci sono quelle che, con crescente stizza, ho visto disseminate qui e là per il mondo, un po' come quelle di Botero: entrambi o devono essere coadiuvati da eccellenti portaparola-portaborsa o possedere la graminacea virtù del prezzemolo che, anche se non ce lo metti tu, ci si mette dappertutto da solo.

Sindaco, lasci perdere e lasci la statua dov'è a imperitura memoria di una salatissima gaffe: con € 480.000 oggi si compra una statua storica, unica e irripetibile, di Arturo Martini o di Lucio Fontana e, in certe situazioni sempre meno rare, entrambe.

L'ARTE NON FA CASSA PER SANARE I BILANCI
Da "Il Sole 24 Ore"

Arnaldo Pomodoro

Un'opera di Pomodoro come il Colosseo. Il paragone non appaia esagerato. Così come la gara per restaurare l'anfiteatro della capitale è andata deserta - salvo poi farsi avanti Diego Della Valle, che ha messo sul piatto 25 milioni - anche la recente asta che il comune di Belluno ha bandito per vendere una statua di Arnaldo Pomodoro, pagata cinque anni fa 292.600 euro dalla precedente amministrazione di centro-sinistra, è caduta nel vuoto.

Qualche casa d'asta si era dimostrata interessata, ma poi non si è fatta vedere. Il comune sperava di incassare 400mila euro, ovvero la somma, comprensiva di interessi, che finirà per pagare alla Cassa depositi e prestiti una volta estinto il mutuo di quindici anni acceso per acquistare l'opera.

ANTONIO PRADE SINDACO DI BELLUNO

Ora la giunta di centro-destra di Belluno sta studiando il da farsi per non lasciarsi sfuggire l'opportunità di incamerare quel gruzzoletto così utile per le asfittiche casse comunali. Disfandosi, allo stesso tempo, di un "simbolo" dell'amministrazione precedente. Fallita l'asta pubblica, tutte le strade sono buone. Compresa la trattativa privata. Com'è andata, appunto, per il Colosseo. Chissà se a mister Tod's interessa anche l'arte contemporanea.

 

CONFRONTARE LE RIFORME PENSIONISTICHE DEGLI ALTRI PAESI E SCOPRIRE CHE LE CICALE NON SIAMO NOI

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Giovanni Stringa per il "Corriere della Sera"

UMBERTO BOSSI


In pensione a 67 anni per fare come il resto d'Europa? Non proprio, visto che in alcuni Paesi del vecchio Continente, anche nella stessa Francia che ci chiede sacrifici, l'età media di pensionamento viaggia addirittura sotto i 60 anni. Lo raccontano gli ultimi dati dell'Ocse, riferiti al periodo 2004-2009: gli uomini italiani vanno in pensione in media a 61,1 anni, i francesi a 59,1. Sotto quota 60 anche le donne d'Oltralpe, con il primo assegno previdenziale che arriva in media a 59,7 anni. Questa volta, però, le italiane se la cavano meglio: per loro l'addio definitivo a uffici e stabilimenti arriva a 58,7 anni.

NICOLAS SARKOZY

RIFORME A CONFRONTO
Ma - tra messieurs e signori - a ridere continuano a essere i primi più dei secondi, anche quando in conto si mettono le riforme degli ultimi mesi di Parigi e Roma. Oltralpe l'aumento progressivo dell'età pensionabile, per gli assegni a tasso pieno di uomini e donne, porterà l'agognato passaggio dalle scrivanie all'orto in giardino da 65 anni (oggi) a 67 anni nel 2023. In quell'anno, però, gli uomini italiani dovranno avere tre mesi in più dei cugini francesi (67 e 3 mesi, quindi), per andare in pensione, complici le nuove «finestre mobili» e l'adeguamento alla speranza di vita. Quei 67 anni e tre mesi diventano poi 67 anni e nove mesi per gli autonomi, il cui tempo d'attesa della «finestra» è più lungo di sei mesi.

Stesso discorso e stessi numeri (67 anni e tre mesi) per le dipendenti del settore pubblico, mentre le assunte nel privato potranno fermarsi a 65 anni e sei mesi. Senza contare, però, l'ultima stretta italiana attesa in questi giorni, che dovrebbe spostare ulteriormente più in là l'asticella tra Otranto e Ventimiglia.

Ma i francesi hanno dalla loro parte un debito ben più contenuto del nostro, e non si concedono le pensioni di anzianità all'italiana con il primo assegno a 60 anni per 36 annualità contributive (più un anno di «finestra»). Oggi possono comunque lasciare il lavoro, per le pensioni che non sono a «tasso pieno», a 60 anni con 40 di contributi. Da sessanta si passerà a sessantadue nel 2018.

ANGELA MERKEL

FORMICHE E CICALE?
L'Italia non fa la figura della cicala neanche nel confronto con la formica per eccellenza, la Germania. Incrociando i dati dell'Inps con quelli della Commissione europea si scopre che, mettendo in conto le riforme già approvate a Roma e Berlino, nel 2020 i tedeschi - uomini e donne - incasseranno il primo assegno previdenziale a 65 anni e nove mesi: vale a dire 14 mesi prima dei maschi italiani (e delle statali), che invece dovranno aspettare i 66 anni e undici mesi.

Anche questa volta, poi, gli autonomi d'Italia devono mettere in conto sei mesi in più. Le dipendenti d'azienda, invece, potranno lasciare il lavoro a 63 anni e otto mesi, nell'attesa di un completa parità uomini-donne e pubblico-privato che dovrebbe arrivare intorno al 2030.

GIULIO TREMONTI CON BODYGUARD

HERR SCHMIDT E IL SIGNOR ROSSI
Tornando in Germania, Herr e Frau Schmidt dovranno aspettare i 67 anni solo a partire dal 2029, contro il ben più vicino 2023 per i Signori e le Signore Rossi (le statali) e il 2027 delle Signore Bianchi (nel settore privato). Insomma, a quota 67 arriveremo prima noi. E soprattutto i nostri autonomi, che - complice il solito «sovrapprezzo» di una finestra più lunga di sei mesi - arriveranno a quota 67 già nel 2017. Il confronto si capovolge, ma non di tanto, sulle pensioni di anzianità: noi siamo oggi a una sorta di quota 97 (60 anni d'età, 36 di contributi e un anno di «finestra»), loro a quota 98 (63 anni d'età e 35 di contributi, ma con un assegno previdenziale «ridotto»).

Silvio Berlusconi

D'altra parte, però, rispetto a noi i tedeschi vantano conti pubblici decisamente più in salute, un «brand» di affidabilità granitica e, last but not least, non hanno mai regalato baby pensioni a pioggia. È difficile, infatti, trovare in Germania delle impiegate pubbliche andate in pensione dopo 14 anni, sei mesi e un giorno di contributi. Come invece è successo a tante italiane tra il 1973 e il 1992.

LA CLASSIFICA IN EUROPA
La stretta previdenziale in Europa, poi, cambierà faccia in questo decennio. Se oggi, infatti, l'Italia è nella parte più «spensierata» della classifica, nel 2020 sarà - giocoforza - nel podio dell'Austherity. Succederà per le pensioni di vecchiaia degli uomini dipendenti (e delle statali): oggi sono solo sei i Paesi dell'Unione Europea dove i lavoratori incassano in media l'assegno previdenziale prima degli italiani; nel 2020 solo finlandesi e svedesi - e in determinati casi - andranno in pensione dopo di noi. Sarà ancora più «rigida», in Italia, la situazione per gli autonomi. Mentre sarà più «generoso» lo scenario, se ci saranno ancora, per le pensioni di anzianità e - se il livellamento non sarà anticipato - per le dipendenti del settore privato.

IL CASO SCANDINAVO
Anche qui, come sempre, vale la postilla della possibile nuova riforma: se il governo deciderà in questi giorni un'altra stretta, allora magari «quota 67» si avvicinerà ancora. E, almeno per gli uomini - e pensioni di anzianità a parte - potremmo smettere di lavorare più tardi non solo di tedeschi e francesi, ma anche degli scandinavi. Altro che livellamento.

 

LA PERIZIA CHE RITENEVA CONGRUO IL PREZZO DELLE AZIONI SERRAVALLE FU FATTA AD AFFARE CONCLUSO

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Enrico Lagattolla per "il Giornale"

PENATI

Quel giorno, l'advisor di manica larga disse che sì, il prezzo era giusto. Disse che i 238 milioni di euro pagati dalla Provincia di Milano - allora guidata da Filippo Penati - per acquistare le azioni di Serravalle in mano al costruttore Marcellino Gavio ci stavano tutti. Disse che, in fondo, valutare ogni azione della società autostradale tra i 7,1 e i 9,69 euro poteva considerarsi «ragionevolmente congruo». E così fu. Palazzo Isimbardi le pagò 8,831 euro l'una. Alla faccia di altre sei perizie, che abbassavano - e non poco - l'asticella dell'esborso pubblico.

Eppure, Palazzo Isimbardi rivendicò la correttezza dell'operazione anche sulla base di questa consulenza. Chi la firmò? Guido Roberto Vitale, il banchiere dei Democratici, il «finanziere rosso» che seguì anche un'altro affare che ha fatto storia (giudiziaria), ossia il tentativo di scalata di Unipol a Bnl.

Autostrada Serravalle

E quando la firmò? E qui nascono i dubbi. Dalle carte consegnate alla commissione garanzia e controllo di via Vivaio da Bruno Dapei (vicepresidente del Consiglio provinciale), sembra che lo studio Vitale&Associati abbia redatto il documento ad affare concluso. Insomma, un'enorme toppa per rappezzare il buco creato da Penati. Il quale, peraltro, ricambiò con due generose determine dirigenziali, firmate dall'allora direttore responsabile Antonino Princiotta, sotto inchiesta dalla procura di Monza che indaga sul cosiddetto «sistema Sesto».

La data chiave è il 29 luglio 2005. Quel giorno, la Provincia di Milano acquista il 15% della Serravalle dal gruppo Gavio. Palazzo Isimbardi acquisisce la maggioranza assoluta della società, e Gavio incamera una plusvalenza da 170 milioni. Lo stesso giorno, Princiotta sigla la «ricevuta» della consulenza dello studio Vitale&Associati. Ma a leggerlo, quel documento, qualcosa non torna.

PIERO DI CATERINA

L'advisor, infatti, spiega di aver redatto la perizia anche sulla base del «contratto di compravendita di azioni della Serravalle tra Asam (il veicolo societario di via Vivaio, ndr) e Gavio sottoscritto il 29 luglio 2005», e il «contratto di finanziamento della Serravalle tra Asam e Banca Intesa sottoscritto il 29 luglio 2005». Insomma, nel giro di 12 ore vengono firmati i due contratti e completata la consulenza. Ma c'è dell'altro. E sta nelle parole usate dagli esperti di Vitale.

Nelle 16 pagine di documento, infatti, si parla al passato. «Facciamo riferimento agli accordi raggiunti tra la Provincia di Milano e le società facenti capo all'imprenditore Marcellino Gavio in merito all'acquisto da Gavio, da parte di Asma spa, di complessive 27 milioni di azioni ordinarie rappresentative del 15% del capitale della società Milano-Serravalle».

Giuseppe Pasini

Ancora, è «essenziale che la Provincia, forte della nuova qualità di azionista di maggioranza assoluta, assuma un ruolo attivo nell'indirizzare la società». Insomma, l'affare viene dato per concluso. E allora perché un parere «a babbo morto»? Ad ogni modo, nelle carte si specifica che «il documento è indirizzato al presidente della Provincia per uso esclusivo suo e degli altri organi competenti della Provincia, ha contenuto strettamente riservato» e non può «essere riportato in pubblico o in alcun documento accessibile al pubblico».

Marcellino Gavio

Non sono le uniche anomalie di quei giorni. Lo studio Vitale&Associati, infatti, avrà due incarichi dalla Provincia, entrambi poco chiari. Il 21 luglio del 2005 - solo 8 giorni prima del passaggio azionario - Princiotta dispone il pagamento di 80mila euro per un «incarico professionale per l'assistenza sulle linee di indirizzo sul progetto di quotazione in Borsa della Milano-Serravalle spa». Ancora più strano è l'atto dell'8 agosto successivo.

BRUNO BINASCO BRACCIO DESTRO DI GAVIO

Centoventimila euro per stabilire quale fosse il prezzo congruo per acquistare le azioni della società autostradale. Peccato che l'affare sia già andato in porto. «È la pistola fumante delle irregolarità e delle insensatezze commesse», attacca Dapei. Che su tutta questa storia ha in mente di scrivere un libro. E un titolo gli frulla in testa. «Abbiamo un'autostrada». Ogni riferimento («Abbiamo una banca», esultava Fassino al telefono con Consorte) non è per niente casuale.

 

LE MISURE DEL BANANA PER L’ITALIA: 90-60-90 - OBAMA OTTUSO - I SITI CON BATTUTACCE SU SIMONCELLI

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Riceviamo e pubblichiamo:

Barack Obama

Lettera 1
Caro Dago, sono lieto di informarti che Il premio Ottuso dell'anno è andato, all'unanimità, al presidente statunitense B. Hussein Obama, per aver egli alimentato la più drammatica eterogenesi dei fini: la "sua" decantata primavera araba, infatti, si sta inverando, anche a colpi di caccia all'ebreo ed al cristiano, come l'eversione dei governi laici e amici dell'Occidente, per far posto a regimi integralisti islamici.
Giancarlo Lehner, P.T.

Lettera 2
Sono certo che Berlusconi scriverà all'Europa le sue misure contro la crisi: 90-60-90
Luca Cassano

Lettera 3
D'accordo, Berlusconi non è De Gasperi, ma la Merkel non è certo Adenauer.
Enrico

La vignetta su Berlusconi su FT Deutschland

Lettera 4
Caro Dago, Bossi è proprio annebbiato, si è fatto portare nell'angolo come il mio porcellino d'india in giardino, ora lo prenderanno a mani nude e lo metteranno nella sua gabbietta ai giardinetti...La cosa più comica di ieri è stata la minaccia della Rosy Mauro... "Scenderemo in piazza!!!". Sì ma con chi? E a fare che? La festa della terza età?

A lei, a Reguzzoni genero di Speroni ( unica vera voce importante a curriculum, dallo sguardo sembra un genio tanto quanto lo sembra Gasparri ), al Salvini ora rabbioso ( "Bell'addormentato", lo chiamano qui ) vorrei ricordare che a Varese per prima, ma non solo, si è già alle mani...Alla famosa rotonda di Buguggiate, quella con l'opera di arte moderna dei leghisti ciclisti, il Bossi è da una settimana che guida la fuga con un secchio in testa... in altri tempi quel secchio sarebbe sparito in 10 minuti...

Oppure alla Schiranna, sul lago, dove si legge una grossa scritta verde ( mandanti quindi poco occulti ) : "Berlusconi in GALERA!!!" . Anche quella sarebbe sparita in poche ore, qualche tempo fa. Ovunque parleranno, i reduci verdi di questo parlamento, prenderanno schiaffoni. Maroni non ha preso la palla al balzo quando doveva, e ora la Lega non c'è più. Puff. Una buona notizia per i diplomati.
PotereAiPiccoli

Lettera 5
L'Europa dà i 3 giorni a Berlusconi - Almeno alle Cameriere si danno i 7giorni, prima di licenziarle.

MARCO REGUZZONI

Lettera 6
Caro Dago, ti mando questa e-mail appena ricevuta... che non è del tutto sbagliata... semplice, ma disarmante... che ne dici ?
"il ministro dell'economia giulio tremonti chiede di aumentare l'eta' delle pensioni perche' in europa tutti lo fanno. noi chiediamo, invece, di arrestare tutti i politici corrotti perche in europa tutti lo fanno, e di dimezzare gli stipendi e i privilegi a parlamentari e senatori, perche' in europa nessuno guadagna come loro. se approvi, fai girare questo messaggio"
Recondite Armonie

Lettera 7
Leggendo gli stralci della lettera di Gheddafi... ma se l'Italia non è credibile, come tutti ma-tutti-proprio dicono, dipende solo dalla inconsistenza del nostro amato Berlusconi, o viene forse dalla assoluta incapacità di mantenere la parola data, dalla maledetta vocazione a tradire tutti, sempre?
Piero

merkel e sarko ridono di berlusconi

Lettera 8
Caro Roberto, nel mettere in rete la notizia di Maroni che sbarca ad Anacapri con DIECI vetture di scorta, hai reso l'idea di quanti soldi Nostri si buttano al vento.Non essendo Tu, un nemico acerrimo della Lega, non sei accusabile di faziosità, ma apprezzabile per buon senso ed intelligenza. Quest'ultima, grave pecca secondo gli stolti. Per bontà d'animo, hai evitato di quantificare per grandi linee i costi di questa cafonata, degna di paese sudamercano degli anni 50.

Dieci vetture, vuol dire 30 uomini, i biglietti di andata e ritorno, la diaria, il costo dell'elicottero - quantificabile come costo d'esercizio e carburante - Insomma un mare di soldi, a fronte di poco carburante per le Volanti, con le officine piene di vetture in riparazione che non vengono ritirate per mancanza di fondi, con la Questura di Bologna che ha emesso un comunicato per informare che non verrà erogato carburante a vetture in transito appartenenti ad altre Questure d'Italia.

SARKOZY MERKEL

In più, con diversi Commissariati di Ps sui quali pende richiesta di sfratto per morosità. Per esempio: Commissariato Vescovio di Roma. .A fronte di questo quadro tragico, c' è un genio di lettore che ti chiede chi paga la campagna di Fini. Anziché lodarti perché Ti occupi dei nostri soldi, fa domande delle quali NON ce ne frega nulla. Fini faccia quel che vuole, purchè non spenda i nostri soldi. Con stima.
vittorio pietrosanti

Lettera 9
EMOGLOBINA (a Silvio Berlusconi)
Divinità simbolica dell'indistruttibile.Avvicina tutto ció che vede.Un grido di desiderio azzurro acciaio.altezza del volto.Posa ieratica.Teso in un gesto.Ho visto.I cedri e l'oro.Rifiorisce coagulando.

Lettera 10
Beh, non ci vuole un particolare acume per capire che il sorrisetto di Sarkozy e Merkel fosse legato alla parola "Berlusconi" più che alla parola "Italia". La parola "Italia" ha ancora una sua dignità, la parola "Berlusconi" ormai non ne ha più nessuna da un pezzo.
Aldo Petrocchi

Lettera 11
Caro DAGO, sai cosa mi viene in mente a sentire l'ultimatum delle 24 ore inflittoci dal duo merkel-sarkozy? quello che si leggeva sui muri nei mesi tragici di "Roma città aperta", affisso dalla premiata stamperia Kesslring. Quando impareremo noi Italiani a fare muro? Right or wrong, my country. Con rabbia
BLUE NOTE

merkel sarkozy

Lettera 12
Caro Dago, un Grande Mancini, Roberto, ha umiliato Sir Ferguson e ha stravinto il derby di Manchester, espugnando Old Trafford. E, in una domenica molto triste per lo sport italiano, Mancio, finalmente supportato, in campo da Marione Balotelli, ci ha regalato una bella soddisfazione. Sarei curioso di conoscere il parere sull'impresa sportiva dei due connazionali - esaltati persino dalla stampa britannica, che notoriamente non ci ama- del dottor Moratti,

Si', mi riferisco a uno dei più competenti Presidenti di società italiane,che licenziò il giovane attaccante e il tecnico marchigiano, non sopportandone i rispettivi, tutt'altro che docili, caratterini....Eppure Moratti senior, il grande cavalier Angelone, non amava affatto Herrera,spigoloso e irascibile non meno di Robi, ma se ne separò solo dopo aver tutto, in Italia e in Europa...Purtroppo, per i tifosi dell'Inter, l'attuale numero 1 nerazzurro ricorda di più donna Letizia, ex modesta Sindaca di Milano, battuta da Pisapia, che lo storico Presidente della Beneamata. Un cordiale saluto.
Pietro Mancini

SARKOZY E MERKEL

Lettera 13
Gli "indignados" -duri e puri- che si scagliano contro Nonciclopedia, ma non hanno dato un'occhiata nel sito http://www.umoremaligno.it/ dove le battute sul povero Sic si sprecano. Ma mi raccomando, non c'è proprio un cazzo da ridere!!
honeybump

Lettera 14
Ciao Dago, premetto che soffro d'insonnia, vorrei permettermi di dare un consiglio a quelli che soffrono dello stesso mio problema. Ieri mi è capitato di vedere in tv, un ampio resoconto sul comizio dei terzopolisti a Lecce. Mi hanno subito colpito i profondi sbadigli dell'On. Roberto Menia (posizionato sul palco alle spalle dell'oratore di turno), ad ogni intervento dei leader che si susseguivano sul palco. Alla vista di cotanta abbondanza di sproloquio ho perciò deciso di registrare il tutto per testarne anch'io gli effetti soporiferi. Miracolo, FUNZIONA! Finalmente riesco ad addormentarmi all'istante!
Fabrizio.

roberto maroni

Lettera 15
" abbiamo fiducia nelle Istituzioni Italiane" A chi si riferivano? Berlusconi, non credo. Napolitano? Suona un po' come l'uscita di della Valle a Bondi : Non trattiamo con i ragazzi di bottega.

Lettera 16
d'altronde B. è un traditore, dopo aver tradito le persone che lo hanno aiutato all'inizio, la sua famiglia più volte, le sue amanti anche quelle a pagamento, il suo intero Paese, i suoi alleati, ha tradito i suoi amici. e le persone che avevano creduto in lui.

Ora in lui non crede più nessuno. forse gli è rimasto qualche scilipoti di turno. che verrà tradito in seguito. lui non si può vergognare, perché la vergogna non sa cosa sia. al limite si farà un lifting. ma gli qualcuno ha portato il conto. e ora tocca pagarlo. già si può immaginare come andrà a finire. si darà alla fuga.saluti,
carlo alibrandi

Lettera 17
Caro Roberto, puoi informare il tuo lettore che la madre che ha ucciso il suo bimbo si chiama Laura Pettenello in Cassinis come riportato da molti quotidiani ? grazie mille Margherita - Venezia

GHEDDAFi

Lettera 18
Sembra tutto un grande bluff da parte di stati quasi fallimentari come USA, UK, Francia e Germania. Per cercare di essere credibili dopo i fallimenti delle loro banche, del cuore pulsante delle loro economie, questi stati cercano il capro espiatorio in quanto loro devono essere visti come puri, come dei salvatori.E per questo lanciano crociate, vedi la facile guerra di Libia, certo non contro il loro alleato medioevale Arabia Saudita. E per questo se la prendono con Grecia e con quelli stati che sono deboli e divisi al loro interno come il nostro Paese. La lotta politica in italia sembra una guerra di religione ma non aiuta gli italiani, serve solo a dividerli e a non affrontare gli ipocriti con una sola voce. Ciao Dago
Salvatore

Lettera 19
Caro Dago, in queste ore in cui i pochi patrioti italiani stanno rompendo il grugno a Sarkozy - poi ci si chiede come possa esistere la Lega - Le Monde e le Figaro fanno finta di nulla e cercano di non far sapere ai francesi che gli italiani - quei pochissimi che si sentono tali - ce l'hanno col loro presidente greco-zigano. Anzi, i due maggiori giornali francesi insitono e sostengo che: "Si prevede l'attivazione di un piano d'aiuti all'Italia attraverso l'acquisto di titoli del debito italiano da parte del Fondo Europeo di Stabilità".
Forse per distogliere l'attenzione dalla carta straccia che hanno in mano le maggiori banche francesi che si sono, tutte, fidate della Grecia.
Cyber

Lettera 20
Gentile D'Agostino, considero il tuo sito uno dei migliori, debbo tuttavia rilevare che negli ultimi tempi il ricorso a dicerie ed indiscrezioni ( es. Dubbi su paternità Sarko espressi dal premier) quasi mai sorretti dal minimo riscontro, finiscono per qualificare dagospia nella velina della comare di paese invidiosa delle rette grandi della giovane vicina.
Giuseppe da calasetta

ROBERTO MANCINI mario balotelli

Lettera 21
Dago darling, se mettesse una tassa sugli orgasmi maschili ottenuti fuori dal santo matrimonio, il governo potrebbe prendere due piccioni con una fava. Far felici i Sacri Palazzi d'Oltretevere, anche in vista di futuri Family Day (un vecchio adagio predicava "Non lo fo' per piacer mio, ma per dare un figlio a Dio"). Incassare un mare di soldi dai milioni di maschi italiani che starnazzano a dritta e a manca, usando anche sedi improprie, per dar pace ai loro gonfiabili arnesi.
Natalie Paav.

 

CHI HA IL CORAGGIO DI STACCARE LA SPINA? È SOLO AMMUINA DI BOSSI PER RIACCHIAPPARE I LEGHISTI PERDUTI

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Bigador per Dagospia

1- Mario Pescante e Valentina Aprea, deputati Pdl, incrociano Cicchitto che non li degna di un saluto. "Almeno potresti salutarci. Sei il mio capogruppo", dice Valentina. E Cicchitto sbotta: "Che cazzo vuoi salutare? Stasera c'è la crisi di governo..."

cicchitto foto mezzelani gmt

2- Spiazzati, quasi preoccupati. Tutti coloro i quali hanno incontrato nitro-La Russa hanno capito la gravità della situazione: anche lui è giù di tono. E ha ammesso: "Abbiamo provato in tutti i modi a portare avanti una crisi pilotata con Letta premier. Niente da fare, quello rompe su tutto"...

3- Il "Quello" si chiama Umberto Bossi. Il celodurista si è ringalluzzito. Ha schiacciato all'angolo Maroni, sbeffeggiato i Tosi di turno. Fatto sudare il Banana. Mandato affanculo i La Russa. Indicato in Draghi il mandante ("Ha fucilato Berlusconi"). Fino alla sentenza: "Nessun governo tecnico". Letta a casa...

rm08 mario pescante

4- Stessa sorte per Renatino Schifani. Ci aveva creduto, Voleva annusare l'aria di Palazzo Chigi, qualcuno gli aveva prospettato la possibilità. Immediatamente stoppata dal Colle. Come far diventare primo ministro uno indagato per mafia? Biechi istinti morali...

5- Eppure qualcuno aveva già stilato la lista del governo-Viagra. Eminenti personalità, nomi inattaccabili. Gloria eterna. Tra questi Umberto Veronesi.

GIANNI LETTA

6- Nel frattempo, però, una cosa (almeno una) la Lega l'ha portata a casa: non vengono toccate le pensioni di anzianità "altrimenti come ci presentiamo ai nostri elettori? Rischiamo i calci nel sedere", ha sibilato Calderoli (in realtà ha detto "culo" non sedere, ma preferiscono offrire la versione soft)

7- Sedere arrossato anche per Renata Polverini. In questo caso il calcione è arrivato dal ministro Galan, uno dei primi a bollarla come "una burina di prima grandezza: sa solo urlare e non conosce neanche l'italiano", sin dalla nomina di Alfano a segretario del Pdl. Per Renata si sono dimessi gli assessori dopo la bocciatura del piano casa nel Lazio.

BOSSI UMBERTO

8- Governo schierato, chiamato all'ordine: "Non deve mancare nessuno!" il richiamo di Lupi. E così è. Così, tra un Cdm e l'altro, sono corsi in Aula per votare "la salvaguardia delle Alpi". Assenti solo Bossi, Tremonti e Berlusconi. Subito dopo, anche Maroni è scappato via. Che stress...

9- Walterino ha del sangue nelle vene! A scoprirlo è stato l'ex segretario di Rifondazione Franco Giordano. I due si sono incontrati in Transatlantico. Walterino provoca: "Cosa dice la sinistra della sinistra?". La replica: "Che neanche questa volta riuscirai ad andare al governo, con un pastrocchio". Il prode Veltroni ha girato le spalle e se ne è andato sdegnato.

10- Quante chiacchiere tra Casini e Bersani! Si chiamano neanche fossero amanti! Incomprensioni a volte, pucci-pucci altre, qualche confidenza in rari casi. La questione è sempre la solita: elezioni subito o governissimo? Casini lo attacca: "La colpa è vostra, non sapete cosa fare! Come al solito siete spaccati in correnti e correntine, e ognuno tenta di portarti dalla sua parte". Bersani incassa. Poi intercetta Maroni in Transatlantico e prova a risollevarsi con chi è messo peggio di lui.

RENATO SCHIFANI

11 - C'è chi è certo che la crisi non ci sarà: solo ammuina di Uno-due-ictus Bossi per riacchiappare i leghisti perduti. Nessuno stacca la spina. E poi, con una crisi letale, Napolitano se ne va a Bruges, in Belgio? Comunque, il bordello della riforma delle pensione, un risultato l'ha ottenuto: pensionare Bossi e Berlusconi.

 

UMBERTO VERONESI
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