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LE FEMMINISTE INGLESI SCATENATE CONTRO IL GRUPPO FACEBOOK (POI CENSURATO) “DONNE CHE MANGIANO IN METRҔ

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Fabio Cavalera per il "Corriere della Sera"

DONNE CHE MANGIANO NELLA METRO

La signora che divora la focaccia. E l'amica che si dedica a una semplice macedonia. La studentessa che gusta il suo kebab. E la nonna che assapora la merenda della nipotina. Donne, belle e no, simpatiche e no, giovani e meno giovani, che mangiano di buona lena, a tutte le ore. Nei vagoni della metropolitana londinese, sedute o in piedi, comode o stritolate dalla ressa. Verrebbe da chiedersi: e allora?

Il fatto è che per tre anni signore e signorine, a loro totale insaputa, sono state pescate in «flagrante» da anonimi cecchini della fotografia i quali, poi, hanno provveduto a postare su Facebook lo scatto rubato. È dal 2011 che Tony Burke, professione regista, ha fondato un gruppo dal titolo: «Women who eat on tubes», ovvero donne che mangiano in metropolitana.

DONNE CHE MANGIANO NELLA METRO

E ha raccolto una galleria di istantanee, accessibili fino a ieri ai milioni di iscritti al social network, che obiettivamente stimola il sorriso ma che pone qualche problema serio perché un affare privato si trasforma in affare pubblico. Una donna non può addentare uno spuntino in santa pace?

Per tanto tempo la storiella è andata avanti senza provocare scandalo. Fino a che Caitlin Moran, dissacrante e famosa giornalista del Times , qualche giorno fa su un altro social network, Twitter , ha cinguettato ai suoi 490 mila seguaci: «Nessuno è pronto a scatenare la tempesta? Questa pagina di Facebook fa accapponare la pelle...». Ed è stata proprio la tempesta.

Tony Burke, intervistato dalla Bbc , si è giustificato. «È arte, l'arte di rappresentare il comportamento umano». Ma è chiaro che non tutti e non tutte la pensano così. La privacy non è qualcosa con cui si può scherzare. Se un cittadino rischia di trovarsi la foto su internet, mentre dà l'assalto allo spuntino, allora salta ogni diritto alla protezione del privato. E poi: come spiegare che a destare tanta attenzione siano solo le donne?

DONNE CHE MANGIANO NELLA METRO

Voyeurismo metropolitano. Voyeurismo culinario. La moda londinese del clic accende le associazioni femminili. «Una prepotenza del genere serve ad accrescere l'insicurezza di cui molte di noi soffrono». E per lunedì hanno convocato un'assemblea sulle banchine della Circle Line, la linea gialla.

Che un signore, Tony Burke, abbia invitato a scattare istantanee e a «imbucarle» su Facebook è «una provocazione» mal sopportata e digerita. E lo è ancora meno la circostanza che 4.500 affezionati fotografi improvvisati si siano divertiti a riprendere le malcapitate signore.

DONNE CHE MANGIANO NELLA METRO

Arte, scherzo o sopruso? Se ne sono anche occupati giornali serissimi (dal Daily Telegraph al Guardian ). E, chi più chi meno, ha sentenziato che occorre stare attenti a non valicare certi confini. Dal coro però si è staccata una voce, la voce di una donna, di una femminista, Nathalie Gordon, che dall'Huffington Post (edizione britannica) se l'è presa con i parrucconi e le parruccone urlanti di rabbia.

«Lo ammetto sono una frequentatrice del gruppo. E non sono l'unica donna. Sono foto innocenti di signore che mangiano. La privacy? E allora che cosa diciamo delle tante che riprendono di nascosto gli uomini seduti di fronte? Pessimo, pessimo femminismo».
Nathalie Gordon ha difeso Tony Burke. Ma la bufera non si è placata. Così Facebook, ieri ha chiuso il gruppo «Women who eat on tubes». Che però è immediatamente rinato come comunità «WWEOT» (acronimo di Women who eat on tubes) e con la foto di un orribile maschio che ruba patatine alla fidanzata, amica o moglie che sia. Tocca anche agli uomini?

DONNE CHE MANGIANO NELLA METRO

 

DONNE CHE MANGIANO NELLA METRO

 

DONNE CHE MANGIANO NELLA METRO

NON BISOGNA FARE IL PREZIOSI - COSA FARÀ ORA L’EX DIRETTORE DI RADIOUNO, ULTIMO MOHICANO BERLUSCONE?

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DAGOREPORT
Ha resistito un mese, asserragliato nella sua stanza di Saxa Rubra, dopo essere stato cacciato dalla Direzione di Radiouno ma alla fine lo sfratto e' diventato esecutivo: Antonio Preziosi ha preso i suoi scatoloni e si è incamminato lungo la via Flaminia con al fianco la sua fedelissima Laura De Pasquale, compagna del cameraman di Berlusconi, Roberto Gasparotti.

Antonio Preziosi

Che cosa farà ora? L'ex Cavaliere sembra averlo dimenticato, i consiglieri di amministrazione gli hanno voltato le spalle, i numeri della sua gestione si sono rivelati un fallimento.

E Gubitosi ha stroncato sul nascere il suo tentativo di alzare la posta, chiedendo una vice direzione generale per non creare problemi dopo la sua rimozione. Cosi l'ex direttore berluscone, rimasto senza incarichi, non sa più che pesci prendere e per prendere tempo avrebbe chiesto e ottenuto, in coppia con l'inseparabile "Gasparotta", la stanza che il suo successore, Flavio Mucciante, ha lasciato libera in via Asiago, all'interno della redazione di Radiodue.

 

flavio mucciante

WESTMINSTER PEGGIO DI ARCORE: SBRONZE, SESSO, MOLESTIE E VIZIETTI OMOSEX

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Enrico Franceschini per "la Repubblica"

SESSO IN UFFICIO

Alcol, politica e molestie sessuali. È il cocktail che agita le folli notti del palazzo di Westminster. Nel Parlamento più antico del mondo, quando cala la sera, i deputati si scatenano: bevono, si sbronzano e poi provano a mettere le mani addosso a portavoce, assistenti e commessi di ambo i sessi. Era noto che la cultura del "Westminster village", come lo chiamano i giornali inglesi, fosse dominata dall'etilismo.

Ma un documentario di Channel Four rivela un clima di promiscuità, omo ed eterosessuale, che va ben oltre le storielle piccanti raccontate nelle aule del gotico edificio. La rete privata britannica ha interrogato 70 persone che lavorano alla Camera dei Comuni, di ogni partito e ogni orientamento sessuale: un terzo degli interpellati, tra cui il 40 per cento degli uomini, ammette di avere subito avance.

SESSO IN UFFICIO

Spesso si tratta soltanto di parole, inviti, buffetti, ma in ogni caso di azioni definibili come abusi di potere. Il segretario di un deputato conservatore racconta che il suo boss, all'una di notte, dopo avere bevuto troppo, gli ha chiesto con insistenza di seguirlo alla toilette. Lui ha rifiutato, ma due ore più tardi ha visto il rappresentante del popolo andarsene alticcio con un altro ragazzo.

Al centro dello scandalo sembrano esserci soprattutto membri dei Tory. Come è dei Tory il deputato gay Nigel Evans, assolto giovedì dall'accusa di stupro e violenze sessuali ai danni di sette giovani uomini. Un'assoluzione che ora spinge alcuni commentatori a mettere sotto processo la magistratura: per un anno Evans è stato il bersaglio di denunce infamanti, si è dimesso da vicepresidente del parlamento e ora viene riconosciuto innocente. Alla lettura della sentenza, ha singhiozzato per il sollievo. Più tardi ha detto: «Dopo quello che ho vissuto negli ultimi 11 mesi, niente sarà più come prima».

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Cosa non sarà più come prima? Forse Evans allude proprio all'esplosiva miscela di booze and sex, alcol e promiscuità, su cui fa luce l'inchiesta di Channel Four, ripresa ieri in prima pagina da Independente Daily Mail. Assolvendolo, il giudice ha accolto la tesi della difesa secondo cui il suo atteggiamento nei riguardi delle presunte vittime rifletteva «il comportamento inappropriato, eccessivamente amichevole, di un uomo ubriaco» ma non era reato.

Ciononostante, costituiva qualcosa di eticamente reprensibile che lui, avendo mantenuto il seggio di deputato, non vorrà più ripetere. Dello stesso avviso appare la leadership del partito conservatore, che ha chiesto a tutti i suoi deputati di sottoscrivere un nuovo codice di condotta, inclusi doveri e responsabilità nei confronti dei collaboratori. E ci sarà più vigilanza anche allo Strangers Bar, il bar di Westminster con una terrazza sul Tamigi, rifugio prediletto dei parlamentari per fare le ore piccole. D'ora in poi, quando l'orologio del Big Ben scocca la mezzanotte, nei corridoi del palazzo potrebbe aggirarsi la ronda del piacere.

NIGEL EVANS E DAVID CAMERON NIGEL EVANS

 

LA VERITÀ SU DELL’UTRI DEL PIÙ VICINO COMPAGNO D’ARME DEL CAV., FIDEL CONFALONIERI

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TELEFONATA DELL'UTRI BERLUSCONI CONFALONIERI 1986 INTEGRALE
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confalonieri berlusconi letta

Salvatore Merlo per "il Foglio"

"Mangano, dicono... Ma quella di Mangano è una storia così cretina che io, davvero...". E Fedele Confalonieri recita pacato, pulito, rotondo: "Berlusconi aveva comprato Arcore, che c'ha un giardino di un milione di metri quadrati, con dei contadini, dei campi, degli alberi. Ci voleva un soprastante, una specie di contadino capo. E Marcello, che ad Arcore si occupava di tutto, persino delle tende del salotto, e che è siciliano, finì col chiamare un altro siciliano: Mangano appunto.

DELLUTRI E BERLU images

Ecco, se Marcello fosse stato bergamasco, Mangano si sarebbe chiamato Pesenti e forse non sarebbe stato mafioso. Ma noi che ne sapevamo? La mafia... Mi vien da ridere, se non fosse una tragedia. Vede, la verità è sempre quella di Pirandello, che era siciliano pure lui. La verità è una donna velata che dice: sono quella che voi credete che io sia.
Una categoria relativa. E da qui il conflitto, il dramma, la lotta di ciascuno per imporre agli altri la propria verità".

E la verità di Confalonieri su Marcello Dell'Utri è che "adesso una brava persona, un uomo colto, il più simpatico che io conosca, è diventato una vittima sacrificale, colui che deve pagare assieme a Berlusconi per essergli stato il più vicino di tutti nelle sue maggiori realizzazioni. Marcello era Publitalia, e poi è stato la politica del Cavaliere, l'uomo che addestrava le truppe, i quadri, i manager di quello che sarebbe stato chiamato, con fatuo disprezzo, il partito azienda".

iPREVITI DELLUTRI BERLU mages SILVIO BERLUSCONI E FEDELE CONFALONIERI NEGLI ANNI OTTANTA

E nelle parole di Confalonieri si specchiano gradatamente la sorpresa, l'offesa, un'angosciata protesta, l'impeto d'una ribellione: "Oggi potevo esserci io al posto suo. E se non se la sono presa con me è soltanto perché non sono entrato in politica. E l'ho scampata.

Con Berlusconi era così in quegli anni, stavi con lui attorno al tavolo, e lui improvvisamente ti dava un incarico, ti traeva con un gesto imperioso dal tuo stato, come un sovrano magico e irresistibile: ‘Adesso vai a fare il proconsole in Gallia', ‘adesso tu mi organizzi un partito'. A Marcello è andata così. Lui ha sempre avuto un rapporto fideistico con Berlusconi, molto più di quanto non lo abbia io, che Silvio lo conosco da quando eravamo bambini. Marcello arrivò nel nostro gruppo nel 1973, ed era l'assistente di Silvio, si erano conosciuti all'università.

PRIMI ANNI BERLUSCONI MARCELLO DELLUTRI E MIRANDA RATTI A MILANO jpeg

Stava sempre nella casa di Arcore, c'era tanto da fare allora: l'ha arredata lui quella casa, ha riempito la biblioteca, ha curato i restauri, comprava persino i quadri, con quel suo gusto eclettico. Poi arrivarono gli anni di Publitalia. E se Berlusconi era il Gesù della pubblicità, Marcello era il suo san Paolo. Il realizzatore, l'organizzatore, il motivatore. Quei due s'inventarono delle convention chiamate ‘professione amicizia'. Oggi si direbbe ‘costumer care'.

Silvio Berlusconi con Marcello DellUtri Foto di Alberto Roveri

Marcello organizzava incontri, cene, pranzi, feste. Usava la villa di Arcore per avvolgere i clienti, portava le stelle della nostra televisione, come Enrico Beruschi ed Ezio Greggio. Li faceva divertire. Poi la stessa cosa, il costumer care, lo ha applicato in politica. Così quando Silvio ha inventato Forza Italia lui l'ha seguito subito. Io storcevo il naso, lui ci credeva". Martedì, forse, la sentenza definitiva in Corte di cassazione. E sono giorni di ansia, di cattivi auspici, di recriminazioni e di incubi.

Berlusconi Confalonieri Crociera - Nonleggerlo

"Mi ricordo che una volta quel Mariotto Segni disse che Fininvest, la televisione, Publitalia e tutto il gruppo eravamo il braccio armato di Berlusconi, che eravamo come i nazisti. Quando Berlusconi dice che hanno tentato in tutti i modi di farlo fuori, guardi che ha ragione. Perché è proprio così. Abbiamo avuto poteri fortissimi contro, per vent'anni. E una parte della magistratura è andata dietro ai nostri nemici. Ma una colpa Marcello ce l'ha", dice Confalonieri.

"E' stato d'una ingenua superficialità. E ha avuto un avvocato così così. A Palermo è stato interrogato per ore su incontri, pranzi, conoscenze che risalivano a moltissimi anni prima. Non si ricordava bene, si è contraddetto, ha sbagliato date e nomi. Come era ovvio che accadesse. Mentre i magistrati gli offrivano i pasticcini, e intanto prendevano appunti. Si è messo nei guai perché era sicuro di non aver fatto nulla di male.

DELLUTRI, BERLUSCONI, MANGANO

Anche io ho subìto questo genere di interrogatori. Mi sequestrarono un'agenda vecchissima e mi chiedevano cose di vent'anni prima, su Squillante, sui giorni in cui l'avevo visto. Questi interrogatori sono dei labirinti, cosparsi di specchi deformanti e trabocchetti nei quali si rischia di cadere a ogni passo. Ecco, Marcello ce l'hanno fatto cadere dentro".

BERLUSCONI E CONFALONIERI

E da quel momento in poi, racconta Confalonieri, la vita, che pure gli scorreva facile e vittoriosa, per Dell'Utri è diventata un alimento crudo e grossolano da cercare faticosamente. Da strappare con fatica. "Ha affrontato tutta questa storia con stoicismo. Una forza bestiale. Certo, poteva evitare di dire che Mangano era un eroe. Ma io lo capisco cosa voleva dire. Voleva dire che Mangano l'avrebbe potuto distruggere, se soltanto avesse mentito.

DELLUTRI, BERLUSCONI

E non lo fece. La verità su Mangano è che appena capimmo chi era lo mandammo via da Arcore. Si ricorda la famosa intercettazione telefonica mandata in onda da Santoro, dove parliamo dell'esplosione ad Arcore, del tentativo di estorsione di Mangano, e ridiamo? Mica siamo degli idioti. Ridevamo perché non lo consideravamo pericoloso, perché ci sembrava un patetico tentativo d'estorsione.

Per me la storia è semplice: Marcello è palermitano, ha conosciuto tante persone, e se ha stretto la mano di qualche mafioso non se n'è accorto. Lui allenava quella squadra di calcio a Palermo, la Bagicalupo. Fu lì che conobbe Mangano, ma conobbe anche Pietro Grasso, il presidente del Senato, l'ex procuratore nazionale antimafia". Poi c'è l'amicizia con Cinà, l'altro mafioso.

BERLU DELLUTRI

"Erano compagni di scuola. Io raccomandai persino il figlio di questo Cinà, che voleva fare il calciatore. Lo feci prendere al Varese da mio cugino, che era il presidente della squadra. Sono tutte sciocchezze. Guardi, io Marcello lo conosco da quarant'anni. La mafia ha la faccia bestiale, gli occhi iniettati di Totò Riina, non il viso dolce e spiritoso di Marcello Dell'Utri.

DellUtri e Berlusconi

Mi ricordo ancora il giorno in cui Berlusconi ci mostrò la sua tessera della P2. Era in una di quelle sue improvvise meraviglie, che gli hanno fatto attorno al capo un'aureola di accattivante follia. Ridevamo di quella tessera. Non contavamo niente, eravamo dei bambini. Marcello rideva di Berlusconi, lo prendeva in giro, lui che si dava arie di grande immobiliarista: ‘Ma c'è scritto apprendista. Non sei nemmeno un muratore vero'".

 

MARINO AFFONDA. SOLO UN ROMANO SU TRE È SODDISFATTO – E MARCHINI COMPIE UN BALZO: 25,7%

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1. A PICCO IL GRADIMENTO DI MARINO. MARCHINI COMPIE UN BALZO: 25,7%
Simone Canettieri per Ilmessaggero.it

marino marchini de vito alemanno

I timori che serpeggiano nel Pd in vista delle Europee ora sono accompagnati dai freddi numeri. A fronte di un effetto Renzi su Roma dato al 36,7 per cento, c'è un sindaco, Ignazio Marino, in caduta libera. Solo un romano su tre è soddisfatto dell'operato del chirurgo dem, la maggioranza dunque lo boccia.

IGNAZIO MARINO GIANNI ALEMANNO ALFIO MARCHINI A DOMENICA LIVE

Ma c'è di più: Alfio Marchini dopo undici mesi di opposizione quasi triplica l'appeal con gli elettori (dal 9,5 per cento delle urne al 25,7 attuale) rosicchiando consensi a destra e a sinistra, a partire dai grillini. La fotografia arriva da un sondaggio di Euromedia Research. E apre scenari duplici: sia locali che nazionali perché "il laboratorio Roma" da sempre anticipa i trend.

ALFIO MARCHINI PREMIATO A UN TORNEO DI POLO DALLA REGINA ELISABETTA

UN ANNO DOPO
Dopo undici mesi di luna di miele con l'Urbe, il 60,6 per cento del campione interpellato non è soddisfatto dell'operato del sindaco. Con due gradazioni che quasi si equivalgono: «poco» 37,3 e «per nulla» 23,3. Un giudizio che cresce rispetto alla rivelazione precedente effettuata a dicembre. Promemoria: Veltroni-sindaco dopo un anno riuscì a mantenere, sondaggi alla mano, una connessione emotiva con i romani intorno al 60 per cento. Commenta Marchini: «Marino sterilizza l'effetto Renzi».

ALEMANNO MARINO INCONTRO SU SKYTG

La rilevazione di Euromedia fa poi la domanda dalle cento pistole: se si ritornasse a votare per il sindaco chi sceglierebbe tra Marino, Alemanno, il grillino De Vito e Marchini? In questo caso si intendono i candidati sostenuti dalle coalizioni e quindi le liste in campo l'anno scorso.

DUELLO MARINO E ALEMANNO SU SKYTG

LA SORPRESA
Ed ecco la novità: Marchini triplica i potenziali consensi, rosicchiando punti a destra e a sinistra. E' l'unico che sale. E lo fa a discapito soprattutto del M5S, segno che non esiste solo un "gentismo" fatto di urla e di «no». Anzi, l'imprenditore intercetta il grillino che vuole andare oltre la protesta nel segno nel civismo gentile. La coalizione di Marino regge, ma perché, secondo gli analisti, alle spalle del sindaco c'è una coalizione strutturata (l'asse Pd-Sel). Scende anche Alemanno, ex sindaco, di quattro punti rispetto alle elezioni del 2013 (dal 30,3 per cento al 26,6).

ALEMANNO MARINO

2. I BILANCI FALSI DI ALEMANNO "UN BUCO DA 500 MILIONI" MA MARINO NON SI SALVA
Giovanna Vitale per La Repubblica

Quando, appena eletto, il sindaco Ignazio Marino chiese agli ispettori della Ragioneria generale dello Stato di calcolare l'esatta entità del buco lasciato dal suo predecessore, tutto si aspettava tranne che la due diligence sui conti del Campidoglio gli si sarebbe ritorta contro.

E invece la "Relazione sulla verifica amministrativo-contabile a Roma Capitale", 326 pagine che Repubblica è in grado di anticipare, non solo alza il velo sul Sistema Alemanno - che, a colpi di bilanci aggiustati e spese folli, ha trasformato l'amministrazione comunale in una gigantesca vacca da mungere - ma denunciano come la giunta di centrosinistra abbia finora operato in assoluta continuità con quella di centrodestra.

marchini de vito alemanno marino

«Anche a seguito dell'insediamento dell'attuale consiliatura», scrivono infatti gli ispettori nelle conclusioni finali, «la situazione non appare migliorata, essendosi ripetuti i medesimi comportamenti registrati negli anni precedenti».
Un atto di accusa durissimo che, oltre a interessare la magistratura contabile, rischia di finire dritta alla procura della Repubblica.

Basta aprire la relazione a pagina 317: «I documenti contabili» relativi al periodo 2009-2012 «espongono dati che non rappresentano in maniera veritiera la condizione in cui versa l'ente. La presenza di debiti fuori bilancio, la conservazione di resi-dui attivi non supportati da titolo giuridico e l'inadeguato accantonamento di somme dal fondo di svalutazione crediti» ha creato «un effettivo disavanzo di amministrazione di quasi 500 milioni di euro».

ALEMANNO MARINO

Il dato che balza subito agli occhi degli ispettori è l'incoerenza dissipatrice di Alemanno che, una volta eletto, con una mano chiede aiuto al governo Berlusconi per coprire il buco ereditato da Veltroni (9 miliardi e rotti), con l'altra spende e spande oltre le sue possibilità, arrivando a triplicare i trasferimenti alle municipalizzate. Dove, nel frattempo, aveva piazzato i fedelissimi a furia di assunzioni facili e commesse sospette.

«L'esame dei dati di bilancio», osservano gli ispettori «ha dimostrato come l'ente, nonostante le difficoltà finanziarie che hanno indotto nell'anno 2008 lo Stato ad accollarsi il debito pregresso del Comune di Roma, abbia continuato ad aumentare progressivamente la spesa corrente».

Schizzata dai 3,2 miliardi del 2007 ai 4,1 del 2012 e perennemente superiore alle entrate. Fra le voci «che più hanno inciso sull'incremento» si cita «il costo del contratto di servizio di trasporto», ovvero i soldi dati all'Atac, l'azienda di Parentopoli, «passato dai 198 milioni del 2007 ai 576 del 2009 (271 milioni al netto del trasferimento regionale), per poi crescere ulteriormente sino a raggiungere nel 2012 l'importo di 668 milioni (480 milioni al netto del trasferimento regionale)».

ALEMANNO MARINO INCONTRO SU SKYTG

Ma c'è dell'altro. «Evidenti irregolarità» sono state rilevate «nelle procedure di affi-
damento degli appalti di servizi e nella corresponsione del trattamento accessorio al personale dipendente, in palese violazione del contesto normativo e contrattuale vigente ».

ALEMANNO MARCHINI MARINO IN TV DA BARBARA DURSO jpeg

Significa centinaia di milioni elargiti a pioggia per incentivi e premi. Mentre «criticità molto significative » presentano «le procedure di reclutamento del personale », fisso e a termine. Tra i beneficiari, «un gran numero di soggetti privi dei requisiti», spesso titolari di stipendi «doppi rispetto al trattamento tabellare». Un vizio contagioso, dal momento che «le medesime irregolarità » sono state rilevate sui «contratti sottoscritti
nella seconda parte del 2013» da Marino.

Non l'unico: «Anche le procedure di affidamento degli appalti dei servizi relativi al sociale e al global service nelle scuole si sono mantenuti fuori dal perimetro della legalità ». E a riprova che la differenza con Alemanno è sottile, gli ispettori concludono: «L'attuale amministrazione, in linea con i comportamenti precedenti, ha dimostrato una notevole celerità nell'avanzare richieste di supporto finanziario allo Stato, mentre ben poco ha fatto per attivare entrate proprie».

 

 

 

BUM SU RETE4 DI “QUARTO GRADO” BY NUZZI (9.5%) CHE SUPERO LO SHARE DI CROZZA (9.41%) SU LA7

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http://www.davidemaggio.it

GIANLUIGI NUZZI

Ascolti tv prime time
Su Rai1 La Pista ha conquistato 3.244.000 spettatori pari al 14.04%. Su Canale 5 Le mani dentro la città ha raccolto davanti al video 3.472.000 spettatori pari al 14.51% di share. Su Rai2 Virus - Il contagio delle idee ha registrato 1.125.000 spettatori (4.38%) mentre su Italia1 Colorado ha raccolto 2.205.000 spettatori con il 10.47% (Colorado Cafè al 6.19% con 1.665 spettatori)). Su Rai3 The Iron Lady ha raccolto davanti al video 1.132.000 spettatori (4.38%) mentre su Rete4 Quarto grado totalizza 2.036.000 spettatori (9.5%). Su La7 Crozza nel paese delle meraviglie è stato visto da 2.485.000 spettatori (9.41%).

GIANLUIGI NUZZI CLAWNESCO

Access prime time
Quasi pareggio tra le ammiraglie

Su Rai1 Affari tuoi è stato seguito da 5.125.000 spettatori e il 19.5% di share mentre su Canale 5 Striscia la notizia ha fatto segnare 5.017.000 spettatori (19.02%). Su Italia1 CSI ha registrato il 5.9% di share con 1.479.000 spettatori mentre Lol :-) su Rai2 il 3.22% con 865.000. Su Rete4 Tempesta d'amore ha siglato il 5.05% con 1.312.000 individui all'ascolto. Su Rai3 Un Posto al sole ha fatto segnare il 7.45% e 1.891.000 spettatori, mentre Otto e Mezzo su La7 1.820.000 e il 7.03%.

SANREMO LESIBIZIONE DI MAURIZIO CROZZA jpeg

Preserale
La replica de il Segreto oltre il 6%, bene anche il telefilm di Rai 2
Nella fascia preserale La sfida dei 6 ha ottenuto un ascolto medio di 2.594.000 spettatori (19.32%) mentre L'eredità 4.142000 (23.5%). Su Canale 5 Avanti un altro! ha raccolto 3.254.000 spettatori con il 19.13% (Avanti il primo! al 19.27%). Su Italia1 CSI ha totalizzato 882.000 spettatori (4.53%). Su Rai2 Squadra speciale Cobra 11 ha convinto 1.253.000 ascoltatori (5.97%). Il Segreto su Rete4 è stata vista da 1.313.000 telespettatori con il 6.09% e su Rai3 Blob si porta al 4.9% con 1.042.000 spettatori e Sconosciuti al 3.82% con 871.000.

Bruno-Volpe-vs-Crozza-è-sua-la-colpa-degli-incendi-in-Liguria

Daytime Mattina
Leggermente in salita le repliche di Italia 1

Su Rai1 Uno Mattina dà il buongiorno a 854.000 telespettatori con il 17.37% nella prima parte e 759.000 spettatori con il 18.44% nella seconda parte. Uno Mattina Storie Vere segna il 16.29% con 653.000 spettatori mentre Uno Mattina Verde registra il 13.21% con 566.000 spettatori. Su Canale5 Federico Novella e Federica Panicucci al timone di Mattino Cinque hanno convinto 544.000 spettatori (11.75%), nella prima parte, e 527.000 spettatori (13.17%) nella seconda parte.

kgr 14 gruber mentana

Desperate Housewives su Rai2 ha ottenuto 158.000 e 185.000 con il 3.15% e il 4.35% nei due rispettivi episodi di messa in onda. Su Italia1 la replica di Vecchi Bastardi segna 171.000 spettatori con il 2.87% mentre Urban Wild è stato visto da 190.000 spettatori con il 4.02%. La riproposizione di Come Mi Vorrei ha interessato 160.000 spettatori con il 3.94%. Su Rai3 Buongiorno Regione segna 880.000 spettatori con il 14.61% mentre Agorà convince 401.000 spettatori con l'8.17%. Su La7 Omnibus conquista il 4.03% di share (212.000) e Coffee Break il 6.01% (241.000).

Il selfie da Oscar secondo i Simpsons

Daytime Mezzogiorno
Uno Mattina Magazine torna al 12.22%

Su Rai1 Uno Mattina Magazine porta a casa 691.000 spettatori con il 12.22%. A seguire Antonella Clerici con La Prova del Cuoco si aggiudica 2.158.000 ascoltatori (18.21%). Su Canale 5 il nuovo Forum di Barbara Palombelli arriva al 14.18% con 1.105.000 telespettatori. Su Rai2 I Fatti vostri ottiene 762.000 spettatori col 9.83%. Su Italia1 la serie Dr House ha interessato 293.000 spettatori (5.42%) c.

Subito dopo Studio Aperto, Sport Mediaset ha ottenuto 1.442.000 con il 9.01%. Su Rai3 Elisir ha ottenuto 314.000 spettatori (5.72%). Su Rete4 il telefilm Un detective in corsia si porta al 6.44% con 677.000 spettatori mentre La Signora in Giallo al 6.78% con 1.072.000. Su La7 L'Aria che Tira ha raccolto 289.000 spettatori con il 5.66%, nella prima parte, e 377.000 spettatori con il 3.17%.

Leo piange per la mancata statutina nei Simpsons

Daytime Pomeriggio
Calano ancora i Simpson

Su Rai1 il court show Verdetto Finale ottiene l'11.22% con 1.652.000 telespettatori. A seguire l'anteprima di Vid Italia in diretta ha interessato 1.497.000 spettatori con l'14.51%. La Vita in Diretta ha convinto 1.531.000 spettatori (16.19%) nella prima parte, e 1.665.000 spettatori (15.81%) nella seconda parte.

Su Canale5 Beautiful ha raccolto 3.401.000 telespettatori con il 20.04%, la soap CentoVetrine ha conquistato il 18% con 2.854.000 spettatori. Uomini e Donne ha convinto 2.987.000 spettatori con il 23.3%. Il segreto ha convinto 3.141.000 spettatori con il 32.09%. Pomeriggio Cinque ottiene 2.406.000 spettatori (25.39%) nella prima parte e 1.882.000 spettatori (18.54%) nella seconda parte. Detto Fatto ha raccolto su Rai2 802.000 spettatori e il 4.92% di share nel primo segmento e 843.000 spettatori e il 6.64% nel secondo.

manuela arcuri opinionista del grande fratello

Su Italia1 Grande Fratello ha siglato il 6.34% con 1.078.000 appassionati e I Simpson arrivano all'8.57% con 1.400.000; Dragon Ball ottiene 946.000 telespettatori con il 6.19%. Vecchi Bastardi segna 462.000 spettatori con il 4.07% mentre Urban Wild è stato visto da 378.000 spettatori con il 3.87%. Il makeover show di Belen Rodriguez Come Mi Vorrei ha interessato 274.000 spettatori con il 2.90% mentre la nuova stagione de I Simpson ha raccolto 328.000 spettatori con il 3.25%.

Su Rai3 Geo ha ottenuto 560.000 spettatori con il 5.51%. Su Rete4 Lo Sportello di Forum è stato seguito da 1.013.000 spettatori con il 6.81%. Su La7 TgLa7 cronache ha informato 409.000 spettatori con il 2.50%. Su Real Time/+1 Amici ha ottenuto 525.000 spettatori (3.2%), al primo passaggio, e 223.000 spettatori (2.2%), al secondo passaggio

Grande Fratello alessia marcuzzi

Seconda Serata
Il Grande Fratello Live all'8%

Su Rai1 Tv7 totalizza 654.000 spettatori per uno share dell'8.31%. The Voice of Italy Speciale Blind Audition porta Rai2 al 5.05% con 388.000 spettatori. In 650.000 si sono sintonizzati su Canale 5 per la diretta del Grande Fratello (share dell'8%). Su Italia 1 Oktagon ha interessato 440.000 spettatori con il 7.56%. Su Rete 4 Basic Instinct 2 ha intrattenuto 492.000 spettatori (9.10%). In 600.000 (3.55%) hanno scelto I dieci comandamenti di Rai 3 e in 1.099.000 (6.84%) Bersaglio mobile di La7.

Telegiornali
(edizioni meridiana e della sera in migliaia):

TG1: 3.886 (23.19%) / 5.107 (23.04%)
TG2: 2.685 (17.75%) / 1.756 (7.12%)
TG3: 1.963 (12.62%) / 1.654 (10.70%)
TG5: 2.959 (19.32%) / 4.363 (19.59%)
STUDIO APERTO: 2.022 (16.93%) /651 (4.51%)
TG4: 428 (7.37%) /730 (4.78%)
TGLA7: 708 (4.22%) / 1.487 (6.64%)

Ascolti per Fasce Auditel
RAI 1 15.86 18.53 15.2 16.24 14.2 21.01 15.77 12.15
RAI 2 5.47 2.51 5.47 9.56 5.88 4.85 4.92 3.48
RAI 3 6.23 10.9 6.83 8.24 4.53 8.01 5.1 3.93
RAI SPEC 5.73 9.05 6.17 4.23 6.16 5.53 5.65 5.93
RAI 33.3 40.98 33.66 38.27 30.76 39.39 31.44 25.5

ARCURI AL GRANDE FRATELLO LA GRANDE MANUELEZZA

CANALE 5 17.17 17.3 13.34 17.74 26.28 18.92 15.42 11.9
ITALIA 1 7.04 3.13 4.64 8.99 3.8 4.58 8.26 10.44
RETE 4 6.62 3.57 6.14 6.35 4.84 5.39 7.52 9.83
MED SPEC 6.11 5.1 5.25 5.22 5.98 5.62 6.66 7.27
MEDIASET 36.95 29.1 29.37 38.3 40.9 34.5 37.87 39.43
LA7 5.5 4.01 5.99 3.13 2.8 4.47 9.04 6.84
SATELLITE 17.56 18.53 22.54 14.93 19.96 16.7 14.9 19.56
TERRESTRI 6.7 7.38 8.43 5.37 5.57 4.93 6.75 8.67
ALTRE RETI 24.26 25.91 30.98 20.3 25.53 21.63 21.65 28.23

 

LA GOCCIA CHE HA FATTO TRABOCCARE IL VASINO DI BONAIUTI - L'UFFICIO OCCUPATO DA TOTI.

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Forzaitaliota anonino:
"L'unica cosa che so di Bonaiuti e' quello che diceva un parlamentare in transatlantico a meta' settimana e cioe' che lui si era molto arrabbiato quando ha saputo che nel cortile di palazzo Grazioli c'erano gli scatoloni dell'ufficio suo dove c'era "Il Mattinale". Gli era stato chiesto di liberare l'ufficio credendo dovessero spostarsi per affitto, in realta' l'ufficio di Bonaiuti e' stato occupato da Toti.

Berlusconi con il suo entourage Alle sue spalle il sottosegretario Bonaiuti Omnimi PAOLO BONAIUTI

Ma la cosa piu' strana e' che quando lui ha mandato una persona a ritirare gli scatoloni mollati in cortile del Grazioli e' che qualcuno avrebbe impedito di prenderli. Tutto questo in un contesto in cui l'ultima chiamata con Berlusconi risaliva agli auguri di natale 2013"

 

ROMA, GUERRIGLIA URBANA. UNA DECINA DI MANIFESTANTI FERITI. UNO È GRAVE, UN PETARDO GLI È ESPLOSO IN MANO

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Ansa.it

Roma, guerriglia urbana

Pomeriggio di guerriglia nel centro della Capitale. Il corteo degli antagonisti (indetto dai 'Movimenti Sociali contro la Precarietà e L'Austerity') era cominciato in modo pacifico, ma poi dopo un lancio di oggetti, bottiglie e petardi contro i blindati sono iniziati gli scontri e infine le cariche. Gli incidenti più gravi sono avvenuti in via Veneto, nei pressi del ministero del Welfare, e in via del Tritone. Si contano una decina di manifestanti feriti. Uno è grave, un petardo gli è esploso in mano. Feriti anche venti agenti, tra cui un funzionario di polizia. Sei le persone fermate per gli scontri.

Roma, guerriglia urbana

Non più black bloc ma forse blu-bloc. Le azioni nel corso del corteo a Roma sono stati portate avanti da un gruppo di manifestanti che non indossavano la "classica" felpa nera con cappuccio ma dei k-way e giacche a vento blu. Finite le azioni i manifestanti si sono tolti le giacche a vento lasciando in terra un tappetto di kway blu, soprattutto lungo via del Tritone.

Roma, guerriglia urbana

Le parole d'ordine degli attivisti durante il corteo: "No al jobs-act", "Più reddito per tutti" e una mobilitazione contro il governo Renzi e il piano-casa approvato da palazzo Chigi.

Slogan duri contro l'esecutivo e la precarietà del lavoro e book-bloc - scudi di gommapiuma con i titoli di libri, tra Omero e Shakespeare -, quando il corteo dei movimento antagonisti era a piazza Barberini. Sugli striscioni si leggono frasi come 'Casa reddito dignità' o 'Dalle metropoli alle Università assediamo austerity e precarietà'. Affissi sui muri manifestini che dicono 'Potete chiamarci Neet (acronimo inglese che indica chi non studia, non lavora e non fa formazione, ndr), rimaniamo precari incazzati'.

Roma, guerriglia urbana

Lancio di uova e arance contro il ministero dell'economia da parte di un gruppo di manifestanti del corteo "12a per dire no al piano casa e al jobs act del governo Renzi". Tra i manifestanti che lanciavano oggetti c'era anche un ragazzino. Alcuni fotografi e reporter che stavano riprendendo la scena sono stati allontanati dai manifestanti con un lancio di bottiglie.

Roma, guerriglia urbana

"Ribaltiamo il governo Renzi. Cancelliamo il decreto Lupi e Jobs act". Dietro questo striscione migliaia di persone sono partite a Roma per aderire alla manifestazione dei movimenti antagonisti contro il governo e il decreto casa. Alla manifestazione, tra le bandiere, ci sono anche quelle di No-tav e No-Muos.

 


DOPO UNO SCAMBIO DI EMBRIONI TRA DUE COPPIE, UNA DONNA SI RITROVA IN PANZA DUE GEMELLI FIGLI DI ALTRE PERSONE

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Paolo Festuccia per "la Stampa"

Al «Sandro Pertini» di Roma le cicogne hanno smesso di volare. E forse resteranno ferme per un bel po'. Da un paio di settimane, infatti, l'unità di fisiopatologia per la riproduzione e la sterilità ha chiuso i battenti. Non si prendono né si danno appuntamenti. Apparirà strano a quanti in queste settimane hanno chiamato, ma è così. E stavolta lo stop non è per le lunghe liste d'attesa o per la cronica scarsezza di risorse finanziarie che non soddisfanno reparti e prestazioni. Stavolta il servizio del Pertini è sospeso perché sono accaduti fatti gravi. Così gravi che proprio la Regione Lazio ne ha bloccato l'attività.

L'errore
Tutto accade la mattina del 4 dicembre dello scorso anno, quando dopo tanti controlli medici, e una serie sterminati di test, alcune coppie (quattro) si sottopongono al trattamento di fecondazione assistita. Una procedura super collaudata anche nel nosocomio romano.

fecondazione assistita

Ma proprio quella mattina, che è destinata a segnare il futuro del centro sanitario e quello di alcune famiglie, qualcosa va storto. E si verifica l'irreparabile: uno scambio di embrioni tra coppie. Con il risultato che, dal dicembre scorso, c'è una delle quattro mamme che porta in grembo da quattro mesi addirittura due gemelli che non sono suoi, o che per meglio dire - secondo i riscontri - non sono compatibili con i profili genetici dei genitori.

L'intervento della Regione
La vicenda con tutte le cautele possibili, e non solo per ragioni di privacy, è sul tavolo del governatore della Regione Lazio, Nicola Zingaretti che ha istituito tempestivamente di concerto con il direttore generale del centro Vitaliano De Salazar (quando sono avvenuti i fatti De Salazar non era ancora direttore generale del Pertini) una commissione d'indagine presieduta dal rettore di Tor Vergata, il genetista Giuseppe Novelli.

FECONDAZIONE ASSISTITA

Domani alle 17 la commissione si riunirà ed esaminerà il caso. E spetterà a Novelli capire le cause dell'errore sanitario. Certo è che quella mattina, visti i primi risultati, gli errori commessi potrebbero essere molti, così come potrebbero essere anche tanti gli strascichi giudiziari.

I fatti
Il 4 dicembre al centro del Pertini si sottopongono a fecondazione assistita le quattro coppie. Una mattina come tante altre. Gli interventi confermeranno esiti favorevoli per tre donne su quattro. Passano alcune settimane e una delle tre donne scopre addirittura di essere incinta di due gemelli. Una gioia per la coppia che si sottopone costantemente al monitoraggio della gravidanza.

I risultati sono più che incoraggianti: tutto procede per il verso giusto. E nulla, quindi, lascia presupporre che la gioia si trasformerà a breve in angoscia e rabbia. La donna, infatti, più o meno al terzo mese, si rivolge al Sant'Anna di Roma, (centro di eccellenza per la fecondazione assistita e la diagnosi prenatale), per un test genetico. Trascorrono quindici giorni, ed ecco le risposte: la gravidanza va bene, i due bimbi crescono in salute, ma i «profili genetici dei due feti non sono compatibili con quelli dei genitori».

FECONDAZIONE ETEROLOGA AL CENTRO DEXEUS

In buona sostanza, al momento del trattamento, la donna avrebbe ricevuto nell'utero due embrioni di un'altra coppia. Una risposta lineare, più volte verificata, che getta nell'angoscia la coppia e rischia di angosciare anche le altre coppie che in quella mattinata si sono sottoposte allo stesso processo di fecondazione in ospedale.

La commissione
Al Pertini scatta l'allarme. Il direttore generale De Salazar blocca l'unità di fisiopatologia, aumenta i protocolli di controllo e rafforza le procedure di intervento. Si cerca, quindi, di risalire alle altre coppie nel tentativo di individuare come, dove e perché siano stati scambiati gli embrioni. Immediatamente viene scartata la coppia per la quale il tentativo di fecondazione non ha avuto esito (anche se nulla può essere escluso e sarà la commissione presieduta da Novelli a doverlo accertare). Restano i dubbi per altre due coppie e per altre due potenziali mamme.

Embrione

Allo stato, attuale, infatti, ci sono almeno due potenziali coppie di genitori (anche se non sono da escludere altri casi) che potrebbero avere figli che geneticamente non sono loro. Due coppie, e due o più potenziali madri, quindi, che portano in grembo figli di altri e che (almeno un'altra coppia non è stata ancora avvertita), dovranno decidere, una volta chiarito l'errore, se portare avanti o meno e con che modalità la futura gravidanza.

Ora spetterà alla commissione presieduta dal professor Giuseppe Novelli fare pienamente luce su quanto accaduto quella mattina di dicembre dello scorso anno. Si stanno già contattando le coppie che non erano state avvertite per raccontare cosa è successo e confessare l'incredibile concentrazione di errori. L'équipe di periti guidata da Novelli dovrà anche stabilire se i due gemelli sono parzialmente o meno compatibili tra loro. Un bel rompicapo, insomma, che la scienza comunque definirà. Al resto dovranno pensarci i periti legali e probabilmente la magistratura.

embrione

Per ora il rettore di Tor Vergata, Giuseppe Novelli non si pronuncia ma si limita a dire che «aspetta di visionare gli atti, lunedì alle 17, poi si vedrà....».
È chiaro che per un illustre genetista come Novelli la sostanza è nelle carte, ma il governatore del Lazio Zingaretti, che ha attivato l'indagine, ha fatto capire ai suoi «che se ci sono errori, chi ha sbagliato dovrà pagare molto duramente». Già, gli errori. Che in tema di fecondazione assistita si abbattono sistematicamente sulla sanità laziale. Perché prima del Pertini è toccato al San Filippo Neri quando per un guasto, nel marzo 2012, si scongelarono 94 embrioni e 130 ovociti. La tragica esperienza di allora pare, però, non aver insegnato nulla.

 

CON LA DECISIONE DI ETIHAD DI RILANCIARE LINATE E FIUMICINO, VIENE CERTIFICATO IL FALLIMENTO DI MALPENSA

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1 - ALITALIA: RUTELLI, FINALMENTE LA VERITÀ SUL DISASTRO MALPENSA/ FIUMICINO
Comunicato stampa

AEROPORTO MILANO MALPENSA

"Finalmente si ammette l'errore enorme Malpensa/Fiumicino. Chi mi accusava di "campanilismo" era in mala fede: quelle scelte hanno affossato Alitalia e aeroporti". Lo dichiara in una nota Francesco Rutelli.

"Dopo qualche decina di miliardi e vent'anni buttati, tutti i commentatori - nell'ambito della trattativa Alitalia-Etihad - ammettono il fallimento strategico di Malpensa come 'hub' nazionale. Io ho sempre difeso - spiega Rutelli - non solo come Sindaco di Roma, una linea infrastrutturale e industriale giusta:

1. Fiumicino e' baricentrico, legato alla Capitale e ai grandi flussi turistici, potendo facilmente espandersi a 50 milioni di passeggeri/anno.

FRANCESCO RUTELLI AL FUNERALE LAICO DI ARNOLDO FOA FOTO LAPRESSE

2. Si poteva puntare su Malpensa (con un maggiore traffico business) solo fermando la concorrenza locale. Ma, naturalmente, Milano ha voluto mantenere e accrescere i collegamenti di Linate, e la Lombardia ha sviluppato anche Bergamo-Orio, causa scomodità e scarsa accessibilità di Malpensa. Risultato: Malpensa e' rimasta una costosa cattedrale nel deserto, mentre crescevano Verona e Venezia; resistevano Torino, Bologna, Genova; nasceva Brescia-cargo (!). I lombardi dell'est volavano da Bergamo, e Linate restava city airport E ANCHE aeroporto internazionale.

3. L'hub italiano non doveva essere geograficamente troppo sbilanciato (nelle Prealpi varesine) salvo assestare un colpo mortale all'accessibilità dell'Italia centromeridionale.

4. Era evidente la crescita futura dell'impatto dell'industria turistica. E anche la concorrenzialità del partner Air France sui segmenti 'alti' del traffico dai paesi emergenti (indirizzati invece su Parigi).

ROBERTO MARONI

5. Il costo di trasferire da Fiumicino a Malpensa piloti, equipaggi, logistica, manutenzioni etc. ha dato ad Alitalia la mazzata decisiva. Conclusione retrospettiva: i fatti mi hanno dato ragione. Conclusione in positivo: la Regione Lombardia, anche in vista dell'Expo, deve programmare le priorità del trasporto aereo e porre fine al cannibalismo fratricida. Roma e Lazio debbono programmare con Aeroporti e la nuova Alitalia l'urgente modernizzazione di Fiumicino: autostrada, collegamenti ferroviari, people mover, alberghi sono oggi gli stessi voluti e realizzati dalla mia Amministrazione 20 anni fa!!", conclude Rutelli.

2 - ALITALIA, L'IRA DI MARONI: "LIBERALIZZARE I VOLI SU LINATE CONDANNERÀ MALPENSA"
Giu. Bot. Per "la Stampa"

Mentre la trattativa tra Alitalia ed Etihad procede a grandi passi, la lettera di intendi della compagnia araba dovrebbe essere imminente, le anticipazioni sul piano fanno riesplodere il braccio di ferro tra Milano e Roma. In particolare, al governatore della Lombardia Maroni non va giù il sostanziale via libera che, secondo quanto ricostruito, sarebbe arrivato da parte del governo alla liberalizzazione degli slot su Linate, considerati fondamentali da James Hogan.

«È chiaro che, se venissero liberalizzati i voli su Linate, questo significherebbe la fine di Malpensa e, ovviamente, non posso essere d'accordo e questo il ministro delle Infrastrutture lo sa» ha detto Maroni, in visita a Pavia. «Adesso aspetto di capire quale sarà la soluzione va bene che Etihad entri in Alitalia, ma non può farlo a spese di Malpensa, perché vorrebbe dire che salta per aria il sistema aeroportuale lombardo. Non è accettabile - ha detto - lo scambio per cui, per salvare il carrozzone Alitalia, si condanna Malpensa: se così fosse, sarebbe una dichiarazione di guerra verso la Lombardia».

Etihad si aspetta inoltre il collegamento dell'aeroporto di Fiumicino con l'alta velocità e una liberalizzazione degli slot di Linate. Sistemato il capitolo dei servizi, restano il nodo del debito e il capitolo più spinoso, quello legato al costo del lavoro. Sul primo punto le banche saranno decisive solo nel momento in cui sarà partita la lettera.

AEROPORTO ROMA FIUMICINO

Certo, gli istituti azionisti - Intesa SanPaolo e Unicredit - guardano con particolare interesse la partita e non farebbero barricate alla richiesta di ristrutturazione di parte del debito della compagnia di bandiera, che al momento, si attesta a 900 milioni. Nel facilitare gli incontri e lo sviluppo di una trattativa importante per il futuro del Paese ha avuto un ruolo Luca Montezemolo. E non si esclude che, una volta trovato l'accordo, al numero uno della Ferrari arrivi la richiesta di presiedere Alitalia.

Sul secondo punto - il costo del lavoro - James Hogan, ripartito ieri alla volta di Londra dopo tre giorni a Roma - si aspetta un risparmio consistente: l'ipotesi è agire sulla cig a rotazione che, per 1500 posizioni, potrebbe essere trasformata in cassa a zero ore. Sarebbero coinvolti anche i circa 900 dipendenti che, da quattro anni, stanno facendo la cig volontaria. Sul fronte dei tagli al costo del lavoro potrebbe arrivare anche una richiesta di riduzione degli stipendi.

Se tutti i nodi venissero sciolti Etihad potrebbe investire in Alitalia una somma superiore a quanto finora ipotizzato, fino a 500 milioni. Più probabile che si inneschi una trattativa che faccia scendere l'impegno finanziario: una compagnia con un costo del lavoro più alto sarebbe per forza di cose meno appetibile. Ieri Lupi ha rassicurato: «Tutto quello che ho letto non è vero. Confermo che c'è un progetto di sviluppo molto positivo come avevamo impostato con i sindacati. Adesso dobbiamo convocare i sindacati e lavorare insieme una volta che arriverà il piano industriale».

I temp restano un rebus. Il cda di Alitalia, in programma lunedì prossimo, secondo quanto si apprende, è stato rinviato in attesa della lettera di intenti di Etihad che potrebbe arrivare forse già proprio lunedì. Non c'è ancora una nuova data per la riunione del board che dovrebbe essere comunque convocata nei prossimi giorni per esaminare la lettera di intenti della compagnia di Abu Dhabi.

 

IL DIVORZIO TRA I VELENI DELLA SUPERCOPPIA LOBBISTA, TONY E HEATHER PODESTA, FA TREMARE I POTENTI DI WASHINGTON

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Paolo Mastrolilli per "la Stampa"

HEATHER E TONY PODESTA

Quando finisce un amore è un conto, ma quando finisce il matrimonio tra i due lobbisti più potenti di Washington, il potere americano trema. Soprattutto se litigano, usano l'abilità nelle relazioni pubbliche per combattersi, e fanno girare carte che rischiano di imbarazzare chiunque li abbia frequentati.

I protagonisti di questa «War of the Roses» sono Tony e Heather Podesta, fino a pochi mesi fa i più grandi manovratori di Washington. Lui è nato a Chicago settant'anni fa, ha studiato al Mit e condotto campagne elettorali da Eugene McCarthy e Ted Kennedy, prima di fondare la compagnia di lobby più nota nella capitale. Suo fratello John è stato capo dello staff nella Casa Bianca di Bill Clinton, ed è appena tornato a fare il consigliere di Obama. Quando si sono incontrati, Heather era una bella ragazza trentenne appena uscita dal suo secondo matrimonio fallito.

HEATHER E TONY PODESTA

Durante il primo appuntamento Tony l'aveva portata all'opera, e lungo la strada si erano fermati a casa sua, dove lui le aveva mostrato la straordinaria collezione d'arte: «Non so perché, ma ho solo quadri dove le donne non hanno la testa». Il giorno dopo lei aveva mandato un biglietto di ringraziamento, firmato così: «Una donna con la testa». Si erano innamorati e sposati, davanti a testimoni come la speaker della Camera Nancy Pelosi, con pranzo cucinato dai due celebrity chef Roberto Donna e Kaz Okuchi.

Avevano messo insieme le forze, facendo del Podesta Group la lobby più in voga nell'era Obama. «Chi vuole fare qualcosa a Washington - diceva lo slogan - deve venire da noi». Avevano comprato una casa da 6 milioni di dollari sopra Massachusetts Avenue, che si sommava a quelle in Virginia, Australia e Venezia. Nel 2013 lui ha guadagnato 13 milioni di dollari e lei 4, facendo lobby per aziende come Lockheed Martin o Wells Fargo.

Il rapporto si è incrinato nel 2012, e un mese prima della rielezione di Obama si sono separati. Ora lei vuole metà dei beni, ha bloccato le opere d'arte e cambiato i lucchetti alla casa di Venezia, mentre lui sostiene che dovrebbe sparire senza pretese. Le ha pure pagato metà di una nuova casa, senza sapere che Heather aveva già una relazione col produttore cinematografico Stephen Kessler.

HEATHER E TONY PODESTA

Lei sta cercando di rovinargli anche il business, facendogli concorrenza: «Ci vuole un Podesta - dice - per abbattere Podesta». Tony ha deciso di difendersi usando le relazioni pubbliche, ma questo ha comportato il passaggio delle carte del divorzio ai giornali: «Prima di conoscermi - si legge - guadagnava 55.000 dollari l'anno ed era niente». Per il terrore dei potenti di Washington, che così rischiano di passare dalla pagina degli editoriali del Post, a quelle dei pettegolezzi.

 

MA DELL’UTRI QUANDO TORNERÀ IN ITALIA? SULL’ESTRADIZIONE SARÀ BATTAGLIA LEGALE

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1 - LA STRANA FUGA DI DELL'UTRI/1
Maurizio Belpietro per "Libero quotidiano"

DELLUTRI, BERLUSCONI

Ma se da mesi la magistratura sapeva che Dell'Utri voleva prendere il volo e se gli uomini della Dia non lo hanno mai perso di vista, tanto che da giorni si trovavano a Beirut, non è che si aspettasse proprio la sua fuga disperata per legittimare la condanna e buttare la chiave?

travaglio e belpietro x

2 - ORLANDO: TORNI IN ITALIA MA SULL'ESTRADIZIONE SARÀ BATTAGLIA LEGALE
Liana Milella per la Repubblica

Ma Dell'Utri quando tornerà in Italia? È questo il problema su cui, già da ieri, sta lavorando il Guardasigilli Andrea Orlando. Rientrato a Roma a precipizio per firmare subito la richiesta di arresto provvisorio ai fini dell'estradizione, il ministro ha assicurato «che sono già state avviate tutte le procedure necessarie per garantirla».

MIRANDA RATTI MOGLIE DI MARCELLO DELLUTRI jpeg

Il primo passo è attendere la sentenza della Cassazione. Conferma della pena e quindi condanna definitiva: in questo caso scatterà entro 30 giorni la richiesta di estradizione vera e propria, che dovrà tenere conto di una nuova e definitiva richiesta di arresto della procura generale di Palermo per eseguire la condanna. Qualora la Cassazione annullasse la sentenza, Dell'Utri sarebbe libero. Se annullasse con rinvio a nuovo appello toccherà sempre a Palermo decidere se confermare o meno la richiesta di arresto per pericolo di fuga.

trova dell utri

Tempi e possibili ostacoli, che appaiono minimi, nel caso dell'estradizione. Italia e Libano sono legati da un trattato di assistenza giudiziaria siglato nel 1970, ratificato nel ‘74 e in vigore dal ‘75. Lì è scritto con nettezza, all'articolo 16, che l'estradizione è possibile in tutti i casi di imputati che rischiano una pena di «almeno un anno per crimini o delitti puniti dalle leggi delle parti contraenti» e di condannati «per crimini o delitti puniti dalla legge dello Stato richiesto con pena restrittiva di almeno di almeno sei mesi».

MARCELLO DELLUTRI E IL PADRINO

La pena di Dell'Utri rientra ampiamente nella casistica. Non solo: la formulazione del trattato dovrebbe escludere le preoccupazioni di chi teme che il reato contestato, il concorso esterno in associazione mafiosa, non possa essere oggetto di estradizione in quanto non ha un omologo delitto nel codice libanese. Ma, a leggere bene, il trattato parla, nel caso dei condannati, di legge dello Stato richiedente, quindi l'Italia. In ogni caso, anche in Libano esiste il delitto di "associazione dei malfattori", la nostra associazione a delinquere, rispetto alla quale il concorso esterno è un crimine di rango inferiore per gravità. È facile prevedere una battaglia legale, ma l'Italia dovrebbe spuntarla e ottenere l'estradizione di Dell'Utri.

DELL'UTRI NEL SELFIE DEGLI OSCAR

3. LA STRANA LATITANZA IN HOTEL CON CARTA DI CREDITO E CELLULARE
Mariateresa Conti per "il Giornale"

Questa è la storia di una finta «cattura », se per cattura si intende quella di un latitante che si è dato alla macchia e viene scovato. La finta cattura di un latitante, Marcello Dell'Utri, che tale non sembra davvero, visto che gli inquirenti sapevano benissimo che era in Libano («dal 3 aprile», è scritto nell'ordine d'arresto).

Un latitante a dir poco sui generis , e che da latitante non si è comportato, considerato che stava in uno degli alberghi più noti di Beirut, e usava telefonino cellulare e carta di credito, cioè i mezzi più tracciabili al mondo. Uno che vuol nascondersi e si comporta così, non ha chance : o è stupido, e tutto si può dire dell'ex senatore Pdl tranne che sia uno sciocco; o ha una voglia matta di essere catturato, e fa di tutto per essere rintracciato; oppure ancora, semplicemente, non è un latitante, e quindi non prende precauzioni perché non si nasconde.

DELLUTRI E BERLU images DELLUTRI

Ci sono troppe incongruenze e aspetti che non tornano nella latitanza di un Marcello Dell'Utri che sino all'ordine d'arresto chiesto dai giudici palermitani lo scor¬so 7 aprile e che ha avuto il via libera il giorno dopo, l'8 aprile,era un normale cittadi¬no, condannato,sì,in tre processi-quello di primo grado e i due d'appello-ma ancora un presunto innocente, se l'articolo 27 della Costituzione non è solo un'opinio¬ne, in attesa di sentenza definitiva. Esaminiamo i fatti.

Il caso esplode due giorni fa, quando lo scoop del cronista Riccardo Arena, sulla Stampa e sul Giornale di Sicilia , rivela la notizia: la corte d'appello di Palermo ha emesso un ordine di arresto di Dell'Utri, ma non è stato possibile eseguirlo perché l'ex senatore Pdl non è stato trovato. Può essere in Guinea Bissau, a Santo Domingo, oppure in Libano. Da Beirut arriva una smentita: l' Ansa cita «fonti ben informate a Beirut» che escludono che il ricercato sia nella capitale libanese.

Marco dellutri e darina pavlova

Ma che Dell'Utri si trovi a Beirut, o che almeno a Beirut si trovasse il 3 aprile,dunque pochi giorni prima dell'ordine di arresto che porta la data del 7 aprile, lo dicono i giudici.Guardate cosa scrive il pg nella richiesta d'arresto: «La Dia, grazie a particolari indagini tecniche effettuate, ha localizzato in data 3 aprile un'utenza mobile sicuramente riferibile a Dell'Utri proprio nei dintorni della città libanese di Beirut ».

ALBERTO DELLUTRI images

E dove sta Dell'Utri?È ospite di qual¬che amico compiacente? È in qualche casa isolata, cellulare disattivato (anche i bambini sanno che il telefonino, se non togli la batteria, dice dove sei anche da spento) e pile di libri a fargli compagnia? Ma no,Dell'Utri sta nel centro di Beirut,in un notissimo hotel a cinque stelle, il Phoenicia, panorama mozzafiato sul Mediterraneo, piscina da mille e una notte e altre amenità.

E che fa Dell'Utri,oltre ad accen¬dere il telefonino e a far sapere, appena appreso di essere diventato un latitante, che non intende sottrarsi alla sentenza? Usa pure la carta di credito. Anche se ha con sé,dicono da Beirut,«alcune decine di migliaia di euro» in contanti. Decisamente più pratici se non devi lasciare tracce. Proprio un dilettante, come latitante.

berlu dellutri

Che accadrà ora? Tutto dipende dall'udienza di convalida del fermo, fissata per domani. Dell'Utri potrebbe essere trattenuto sino all'estradizione. Oppure potrebbe essere rimesso in libertà. Di certo difficilmente, come vorrebbero i giudi¬ci, sarà in Italia per il verdetto di martedì della Cassazione.

 

DOPO RUBY NIPOTE DI MUBARAK, ECCO L’ULTIMA GAG DEL BANANA-PINOCCHIO: “HO MANDATO IO DELL’UTRI A BEIRUT

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Emanuele Lauria e Carmelo Lopapa per "la Repubblica"

DELLUTRI, BERLUSCONI

«Marcello è in Libano e l'ho mandato io». Silvio Berlusconi lo confida ad Arcore a pochissimi forzisti della prima ora che lo vanno a trovare a metà settimana. Dell'ex senatore Dell'Utri si sono perse già le tracce ma non è stata ancora conclamata la latitanza, né è stato firmato l'ordine di cattura internazionale. Avverrà da lì a poche ore. Il leader non è al corrente, ma mostra di conoscere bene dove si trovi, e per quale motivo, il suo sodale di sempre. «L'ho spedito a Beirut qualche giorno fa perché Vladimir Putin mi ha chiesto di sostenere la campagna elettorale di Amin Gemayel».

I dirigenti andati a Villa San Martino per discutere di candidature per le Europee strabuzzano gli occhi e ascoltano in silenzio. L'ex Cavaliere continua a spiegare di averlo inviato in missione per verificare la possibilità di un sostegno finanziario all'ex presidente della Repubblica libanese in procinto di ricandidarsi alle elezioni di novembre. Mission puramente politica, dunque.

Silvio Berlusconi con Marcello DellUtri Foto di Alberto Roveri

Berlusconi lascia intendere ai suoi interlocutori di avere avuto garanzie da "Marcello" di un suo rientro a breve in Italia, comunque «prima della sentenza » prevista per martedì 15 aprile. Ma quella conversazione tra le quattro mura di Arcore dimostra che il rapporto tra i due non si è certo deteriorato con la mancata candidatura di Dell'Utri alle politiche 2013. E lascia aperta una serie di interrogativi. L'ex senatore intanto, stando agli atti della magistratura, era a conoscenza già dai primi di marzo della richiesta di divieto di espatrio avanzata dalla Procura di Palermo (anche se poi rigettata).

Era dunque consapevole del rischio di possibili misure restrittive che ne avrebbero impedito la circolazione. Ne avrà parlato con Berlusconi? Il leader di Forza Italia ne era al corrente? E quindi la versione che rimanda a Putin è reale o è stata da lui imbastita per convincere gli interlocutori del partito?

berlusconi previti dellutri

Una cosa è certa. L'ex manager Publitalia è stato notato in business class sul volo Parigi- Beirut già il 24 marzo, anche se il suo cellulare lascerà traccia di una presenza in Libano (registrata dalla Dia) solo il 3 aprile. Tutto lascia intendere insomma che l'ex senatore si fosse stabilito lì con l'intenzione di restare a lungo, quanto meno fino alla sentenza.

Gli stessi magistrati, nell'ordine di cattura internazionale, non hanno «dubbi sui propositi di Dell'Utri di fuggire in Libano». Emerge dall'intercettazione del novembre scorso in cui il gemello Alberto, parlando con Vincenzo Mancuso, titolare del ristorante Assunta Madre, racconta di una cena avuta da Marcello dieci giorni prima con «un importante politico del Libano che è stato anche presidente e che si candida alle prossime elezioni».

È il profilo di Gemayel, appunto. Giovanni Toti, consigliere politico di Berlusconi, interpellato sulla ricostruzione, nega qualsiasi coinvolgimento del leader: «Pura fantasia, non abbiamo i soldi per finanziare la campagna di Forza Italia, figuriamoci se il presidente si mette ad aiutare un partito libanese».

berlusconi dellutri

Ma chi è Gemayel? «Un amico di Forza Italia, una nostra vecchia conoscenza» conferma un altro dirigente di alto rango nel partito, che altro però non aggiunge. Bisogna ricorrere agli archivi recenti per trovare riscontri. E allora si scopre che a metà marzo 2012 il presidente del partito Kata'eb, ex presidente libanese Amine Gemayel, proprio lui, era stato ricevuto tra gli altri da Silvio Berlusconi a Palazzo Grazioli, accompagnato dall'ex ministro Scajola. Il leader forzista non era più al governo dal novembre 2011, ma manteneva ancora la sua rete di contatti internazionali, come fa tuttora del resto. E di questa rete avrebbe approfittato anche l'amico Marcello.

BERLUSCONI DELL UTRI

 

L’AMORE TRA FLAVIA PENNETTA E FOGNINI HA FATTO BENE AGLI ORMONI E AL RANKING: PIÙ TUBANO, PIÙ VINCONO

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Gaia Piccardi per il "Corriere della Sera"

PENNETTA FOGNINI

Il primo bacio a Barcellona, residenza di entrambi, due mesi fa. L'ultima follia ieri: quando lei, atterrata a Nizza, ha trovato lui, e un elicottero con le pale roteanti, pronto a volare a Montecarlo.

Adesso che le conseguenze dell'amore sono sotto gli occhi di tutti - Flavia radiosa regina di Indian Wells a 32 anni e Fabio, 27 il 24 maggio, dominatore assoluto in Coppa Davis a Napoli - stanare Flavia Pennetta e Fabio Fognini mano nella mano, cinguettanti e sospirosi e stupiti loro stessi per primi di questo sentimento che cresce insieme alle rispettive classifiche mondiali, non è difficile.

PENNETTA FOGNINI

Più complicato andare oltre la ritrosia che li accomuna, un misto di naturale discrezione e sana paura di guastare l'alchimia; Flavia è morbidamente reticente, Fabio irruente in campo ma guardingo nelle faccende di cuore, alla fine dell'anno scorso è uscito da una lunga relazione e se fosse per lui la tiritera della Pennetta-amica-speciale-con-cui-scambiarsi-energia andrebbe avanti chissà per quanto, ma poiché sulle ginocchia ha la gatta di Brindisi che lo coccola, e in circolo endorfine e buonumore, prima sbuffa, poi ride e poi, finalmente, sta al gioco. Fognini, l'Italia vuole sapere. Deve sapere.

PENNETTA FOGNINI

Il gramelot che segue, raccontato dalla camera con vista sull'Atp del Principato che introduce alla stagione sul rosso (Montecarlo, Madrid, Roma, Parigi) che potrebbe cambiargli definitivamente la vita («Dopo aver battuto Murray in Davis tutti si aspettano che io strapazzi Nadal, Federer, Djokovic e che entri subito nei top-10: la verità è che sono maturato ma, in fondo, resto sempre il solito cazzone...»), è un'ammissione di colpevolezza che sa di liberazione e gioia, perché innamorarsi in corso d'opera, avventurandosi oltre il perimetro di un'amicizia pluriennale, mette i brividi ma anche una certa voglia di raccontare (a proposito: grazie della fiducia).

Flavia, come si fa a mettersi con uno che in giro si fa chiamare Fogna?
«La verità è che ogni tanto ci guardiamo in faccia e ce lo chiediamo anche noi: come è potuto succedere?» sorride lei, stuzzicando la barbetta incolta di lui.

FLAVIA PENNETTA IN TRIBUNA PER FOGNINI

E cosa vi rispondete?
«Che abbiamo sempre avuto un bellissimo rapporto, fatto di risate, consigli, confronti aperti sul tennis e sul privato. Molte decisioni sulla nostra carriera le abbiamo prese dopo esserci consultati. Usciti dalle delusioni delle ultime rispettive relazioni, ci siamo ritrovati ancora una volta seduti a parlare, parlare, parlare...».

E?
«Ed è successo. Successo e basta. Senza strategie o ragionamenti».

Quando vi siete accorti di essere diventati una coppia ?
«Ce ne stiamo rendendo conto solo ora, forse...».

Di indizi, come i templari di una setta, ne hanno seminati ai quattro angoli del mondo. Quella sigla, «BN», disegnata con la racchetta da Fabio sulla terra rossa di Vina del Mar, terzo titolo Atp annesso da Fognini ai suoi possedimenti lo scorso febbraio, è diventata parte integrante dell'autografo della Pennetta, mentre al collo spuntava un ciondolo nuovo: «NMM», non mollare mai, il motto del numero 13 del mondo.

Cosa significa?
«Macché marketing, macché marchio da lanciare - sghignazza Fabio -. BN sono le iniziali dei soprannomi in spagnolo con cui ci chiamiamo nel privato. N sono io, lei è B. Non chiedermi di più perché questo particolare lo voglio tenere per noi...».

Concesso.
Cosa ti piace di Flavia, Fogna?
«La complicità, il capirsi con uno sguardo».

Lei: «Ci siamo sempre detti le cose in faccia. È stato Fabio a darmi la notizia più brutta della mia vita: la morte del nostro amico Federico Luzzi nel 2008. E fu lui a dirmi che il mio ex, Carlos Moya, aspettava un figlio dalla compagna. La fine di tutte le illusioni!». «Beh ma in quel caso ti ho fatto un favore!». «Sì, però, poi io non ti ho parlato per un mese».

Si procede così, tra amorevoli sfottò, sottili carezze e garbate prese in giro, con il cuore in tumulto e un futuro tutto da scrivere. A Barcellona, dove si allenano, fanno vita casalinga, Flavia cucina e Fabio lava i piatti, quando non si avventura nella sua specialità. Rullo di tamburi: pasta con il tonno.

«Ah, come apre la scatoletta lui, nessuno...» gli ributta la palla lei. Fare lo stesso mestiere, il tennis di altissimo livello, fluidifica conversazione, sintonia e giornate. Fognini, l'uomo più hot del momento sui courts, non lo ammetterebbe mai, però i successi di Pennetta e compagne sono stati uno stimolo non indifferente nella sua rincorsa ai piani alti del circuito.

«Uuuuu come ci avete rotto le scatole a noi maschi di Davis... Scherzi a parte, non è mai stata una gara con le femmine, loro sono bravissime, vere campionesse, quattro Fed Cup non si vincono per sbaglio...». Piccola pausa. «Peccato che il vostro sia un altro sport!». Flavia (scandalizzata): «Ma che dici?!». E giù risate. Capita, l'antifona?

Navigare a vista tra curiosità e paparazzi, da qui in poi, ora che il coming out è cosa fatta e la coppia più bella del tennis italiano è notizia e non più gossip, sarà avventura da veri innamorati. Meno noiosi di Connors-Evert (ai tempi), più caserecci di Sharapova-Dimitrov (oggi). Tennis, amore e fantasia. Se i risultati sul campo sono questi, prosit. Di cuore.

 

TWITTER, AVRÒ IL TUO SCALPO - ERDOGAN VUOLE A TUTTI I COSTI UCCIDERE I SOCIAL NETWORK

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Da "la Stampa"

supporter turchi di erdogan a berlino

Recep Erdogan non ferma la sua battaglia contro i social network. Dopo aver perso davanti alla Corte Costituzionale, che ha obbligato il governo turco a rimuovere il blocco dei "cinguettii" ordinato dal primo ministro, ora il `sultano´ di Ankara attacca su un altro fronte, accusando Twitter di evasione fiscale.

Nel mirino del premier c'è sempre la rete, finita nelle ire di Erdogan per aver fatto da "amplificatore" alla tangentopoli turca, diffondendo intercettazioni e indiscrezioni che hanno coinvolto l'entourage più stretto - figlio compreso - del primo ministro nello scandalo corruzione.

«Twitter, YouTube e Facebook sono aziende internazionali create per realizzare un profitto», ha esordito oggi Erdogan in un discorso alla televisione, sottolineando che «Twitter è anche un evasore fiscale: ci occuperemo di questo», ha minacciato senza nascondere nuove possibili ritorsioni contro il sito di microblogging.

PROTESTE ANTI ERDOGAN A BERLINO

Una campagna, quella contro i social network, che va avanti da settimane. Erdogan aveva ordinato all'autorità per le telecomunicazioni di `spegnere´ l'accesso ai siti il 20 marzo scorso dopo che in rete erano state diffuse intercettazioni di telefonate con il figlio che lo `incastravano´ nel pieno coinvolgimento nello scandalo corruzione.

Un ordine che aveva scatenato una valanga di polemiche interne ma anche internazionali, con prese di posizione anche degli alleati della Nato e delle organizzazioni a difesa dei diritti umani che non avevano tardato a segnalare il caso come un intralcio al già complicato percorso di avvicinamento della Turchia all'Ue.

PROTESTE ANTI ERDOGAN A BERLINO

Il divieto di Erdogan era stato poi sconfessato dalla Corte Costituzionale di Ankara che, il 3 aprile, ha stabilito che lo stop ai social rappresentava una violazione del diritto alla libertà di espressione, imponendo la rimozione del divieto.

Erdogan, nonostante gli scandali, le accuse di corruzione e prese di posizione da molti bollate come autoritarie, sembra comunque puntare con decisione alla presidenza. E dopo aver trionfato alle amministrative del 30 marzo scorso, si prepara a scalare il colle più alto della politica turca, quello di Cankaya ad Ankara, che ospita il palazzo presidenziale.

PROTESTE ANTI ERDOGAN A BERLINO

L'elezione del nuovo capo dello stato, per la prima volta a suffragio universale diretto, si terrà ad agosto. E nessuno dubita in Turchia che Erdogan sarà candidato alla successione del compagno di partito Abdullah Gul mentre i sondaggi e soprattutto le urne dimostrano che scandali, accuse di autoritarismo e corruzione, le telefonate con il figlio Bilal per `fare sparire´ da casa milioni di euro uscite su internet, il blocco di Twitter e YouTube, non hanno avuto alcun effetto sul suo elettorato.

 

Sumeyye Erdoganproteste in turchia contro il governo erdogan

DAI CLANDESTINI AL FISCO, DAI SOLDI PUBBLICI AL “PARLAMENTO PULITO”, GRILLO HA FATTO SUOI SLOGAN DI ALTRI PARTITI

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BEPPE GRILLO AGLI SCAVI DI POMPEI

Paolo Bracalini per "il Giornale"

Anche nelle biografie tutto è partito da un «furto»: il vero Grillo a Genova era un altro, Orlando Portento, (ex) grande amico quando lui e gli altri scioperati del quartiere San Fruttuoso provavano ad inventarsi una carriera di artisti.

Le battute, il personaggio, lo stile futuro di Grillo, erano di Portento, che se lo ricorda bene: «Giuse ha sempre saputo prendere il meglio dagli altri, e riproporlo come suo. Un genio assoluto. Anche la battuta sui socialisti in Cina era copiata». Stessa tecnica applicata in politica, con altrettanto genio. Grillo fiuta, si avventa e prende. Lo ha fatto con tutti, ha raso al suolo l'(ex) amico Di Pietro, risucchiandogli la bandiera della pulizia (e i voti), da Mani pulite al Parlamento pulito (facendo arrabbiare Tonino: «Grillo fa quello che facevo io 10 anni fa!»).

L'abolizione dei soldi pubblici ai partiti e gli appalti di Camera e Senato sono antiche battaglie dei Radicali: anche su quelle Grillo ha piazzato il suo cappello. Dalla destra radicale, invece, arrivano il tema della sovranità monetaria e del «no euro». Da sinistra poi - Pd e galassia radicale, post-comunista e verde - Grillo ha preso a piene mani slogan e programmi: energie alternative, sussidi di disoccupazione, trasporto pubblico, lotta ai contratti precari, abolizione della riforma Gelmini, no Tav...

BEPPE GRILLO AGLI SCAVI DI POMPEI PARLA CON UNA PROSTITUTA ITALIANA

Da lì, da sinistra (soprattutto Pd, a cui ha scippato anche Piazza San Giovanni a Roma, storico luogo delle manifestazioni già Pci...) è arrivato infatti il grosso dei voti al M5S alle Politiche 2013, secondo l'analisi dell'Istituto Cattaneo. Ma è nell'area «delusi di centrodestra» che Grillo vede un terreno di conquista ed è lì che vuole espandersi. Soprattutto tra gli ex elettori della Lega Nord, secondo partito di provenienza dei voti M5S alle ultime elezioni (caso simbolico a Padova: quasi la metà degli elettori a 5 Stelle era ex Lega).

Già nello Tsunami tour, la campagna elettorale dell'anno scorso, Grillo aveva colpito per i comizi nel Nord-Est: attacchi all'oppressione fiscale («aboliremo l'Irap!», all'Agenzia delle Entrate («Befera, inserisci nel redditometro anche i maxi rotoli di carta igenica»), a Equitalia che «pignora la dignità» e che «va chiusa».

IL RITORNO DI GRILLO A TEATRO

«Sono uno di voi! Ricordo bene mio padre al tornio con i suoi operai!» urlò Grillo al popolo di piccoli imprenditori, partite Iva e artigiani riuniti sotto il suo palco a Treviso, profondo nord leghista. «Chi paga le tasse in Italia, oltre che onesto, è un martire» aveva scritto ancora prima, nel 2010, sul blog, rielaborando un concetto (pagare troppe tasse è ingiusto) che costò durissime critiche a Berlusconi premier qualche tempo prima.

E quale sia l'elettore a cui punta Grillo si è capito senza fatica quando nel 2013 ha eletto l'uomo dell'anno, simulando una copertina del Time: «Un po' martire, un po' eroe, testardo, cocciuto, indipendente, orgoglioso. Qualche volta suicida. Talvolta in fuga oltreconfine per salvare la sua azienda e i suoi dipendenti. Il piccolo e medio imprenditore italiano è l'uomo dell'anno».

IL RITORNO DI GRILLO A TEATRO

E poi: Grillo o Miglio? «Per far funzionare l'Italia è necessario decentralizzare poteri e funzioni a livello di macroregioni, recuperando l'identità di Stati millenari, come la Repubblica di Venezia o il Regno delle due Sicilie. E se domani fosse troppo tardi?» ha scritto il comico sul suo blog recentemente. Ai secessionisti veneti (moltissimi sono ex leghisti delusi, quindi elettori potenziali...) dice: «Se fate un referendum sono con voi». Ex elettori della Lega, delusi dalla politica, abbonati dell'astensionismo: le nuove prede del comico-leader, incantatore di piazze.

Anche sui Forconi ha provato a mettere il cappello, rivolgendosi ai poliziotti che si erano tolti il casco davanti ai manifestanti: «Vi chiedo di non proteggere più questa classe politica che ha portato l'Italia allo sfacelo». Vanno conquistati tutti per realizzare l'obiettivo che Grillo si è fissato: «Alle prossime elezioni, non sappiamo quando, saremo la maggioranza assoluta del Paese»

 

IL RITORNO DI GRILLO A TEATRO Beppe Grillo al termine dellincontro con Matteo Renzi b f b fc f ac b e c ac grillo

E IL PRETE CELEBRO’ IL MATRIMONIO CANTANDO “L'HALLELUJAH’’ DI LEONARD COHEN (VIDEO) – UNO DEI BRANI PIU’ STRUGGENTI

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1. E IL PRETE CELEBRO' IL MATRIMONIO CANTANDO "L'HALLELUJAH'' DI LEONARD COHEN

VIDEO - http://www.youtube.com/watch?v=XYKwqj5QViQ

http://www.nostalgia.it/multimedia/home/lstp/10949/

IL PRETE CELEBRO’ IL MATRIMONIO CANTANDO “L'HALLELUJAH’’ DI LEONARD COHEN

Se i matrimoni possono emozionare, quello che è stato celebrato in Irlanda ha aggiunto la ciliegina sulla torta. Lea e Chris sono all'altare per promettersi eterno amore e il prete fa loro una sorpresa: avvicinatosi al microfono, invece celebrare il rito, inizia a cantare. Con un'interpretazione davvero ragguardevole il sacerdote si esibisce con l'Hallelujah di Leonard Cohen. Alla fine scatta spontaneo l'applauso, per un regalo che Lea e Chris non dimenticheranno mai.

2. TRADUZIONE DEL BRANO E LA VERSIONE DI COHEN E DI JEFF BUCKLEY
http://significatocanzoni.altervista.org/blog/hallelujah-leonard-cohen/
INTERPRETAZIONE #1

La versione iniziale del brano contiene molti riferimenti ai testi biblici dell'Antico Testamento. Una seconda versione della canzone fu incisa dal vivo nel 1988 e in seguito pubblicata nell'album Cohen Live del 1994. I versi utilizzati in questa occasione furono privati della maggior parte dei rimandi al testo sacro, dando origine così ad una versione con un finale molto più oscuro rispetto a quello della precedente.

leonard cohen

Il tema religioso non è però l'argomento attorno al quale ruota il brano, che tratta invece di una storia d'amore finita male, utilizzando i sentimenti religiosi per alludere in realtà alla resa nella relazione.

Secondo Alan Connor della BBC, le due diverse versioni di Hallelujah realizzate da Cohen, «una biblica e una secolare, ci portano attraverso un immenso spettro di luoghi emozionali, con le diverse alleluia ad esprimere disperazione, estasi sessuale e devozione religiosa». Dorian Lynskey del Guardian scrisse che i versi del brano «abbracciano in modo criptico i temi dell'amore, del sesso, della violenza, della religione e dell'atto stesso di scrivere canzoni».

Cercando di spiegare il significato del brano, Cohen dichiarò che: « La canzone spiega che diversi tipi di alleluia esistono, e tutte le alleluia perfette e infrante hanno lo stesso valore. È un desiderio di affermazione della vita, non in un qualche significato religioso formale, ma con entusiasmo, con emozione. So che c'è un occhio che ci sta guardando tutti. C'è un giudizio che valuta ogni cosa che facciamo. »

Leonard Cohen by Massarini

Il tema del sesso assume un ruolo fondamentale nel brano, ulteriormente accentuato nella versione del 1988. Anche l'interpretazione di Buckley fa leva soprattutto su questo aspetto, omettendo le due strofe della versione originale che si riferiscono invece al tema della redenzione. Lo stesso Buckley dichiarò in un'intervista che «chiunque ascolti chiaramente Hallelujah scoprirà che è una canzone che parla di sesso, di amore, della vita sulla terra. L'alleluia non è un omaggio a una persona adorata, a un idolo o a Dio, ma è l'alleluia dell'orgasmo. È un ode alla vita e all'amore».

CURIOSITA'
Il brano fu pubblicato come singolo, insieme al lato B The Law, ma inizialmente non ebbe alcun successo commerciale. Nonostante questo, nel corso degli anni si susseguirono molte reinterpretazioni di Hallelujah, ad opera sia dello stesso Cohen, che ne modificò ripetutamente il testo, sia di molti altri artisti. La prima cover della canzone risale al 1991 e fu incisa da John Cale. Da allora sono state incise oltre 180 reinterpretazioni del brano, e molti altri sono gli artisti che hanno ripetutamente eseguito il brano dal vivo nel corso dei loro concerti. L'interpretazione più famosa rimane quella di Jeff Buckley che riportiamo qua sotto

JEFF BUCKLEY


TESTO E TRADUZIONE
TESTO

I heard there was a secret chord
that David played and it pleased the Lord
But you don't really care for music, do you?
Well it goes like this:
The fourth, the fifth, the minor fall and the major lift
The baffled king composing Hallelujah
Hallelujah, Hallelujah, Hallelujah, Hallelujah


Well your faith was strong but you needed proof
You saw her bathing on the roof
Her beauty and the moonlight overthrough ya
She tied you to her kitchen chair
She broke your throne and she cut your hair
And from your lips she drew the Hallelujah
Hallelujah, Hallelujah, Hallelujah, Hallelujah
Well, maybe I've been here before
I've seen this room and I've walked this floor
I used to live with Leonard before I knew ya
I've seen your flag on the marble arch
But love is not a victory march
It's a cold and it's a broken Hallelujah
Hallelujah, Hallelujah, Hallelujah, Hallelujah
There was a time when you let me know
What's really going on below
But now you never show that to me do ya
But remember when I moved in you
And the holy dove was moving too
And every breath you drew was Hallelujah
Hallelujah, Hallelujah, Hallelujah, Hallelujah
And maybe there's a God above
But all I've ever learned from love
Was how to shoot somebody who outdrew ya
Well it's not a cry that you hear at night
It's not somebody who's seen the light
It's a cold and it's a broken Hallelujah
Hallelujah, Hallelujah, Hallelujah, Hallelujah
Hallelujah, Hallelujah, Hallelujah, Halle...
It's not what you're told
It's not her face
It's not his touch
In the room you both share
Where he's gone when he loved
When your time and your memory fills your dreams
When you're honest and together
Together no more
No more
Hallelujah, until you're nothing
Hallelujah, baby, until she's everywhere
Hallelujah, until together you are somewhere I'd lost
Hallelujah, Hallelujah.
Bonne nuit, bonne nuit, I love you, I love you, We love you, Thank you

TRADUZIONE
Ho sentito che c'era un accordo musicale segreto
che Davide suonò e che piacque al Signore
ma non ti importa molto della musica, vero?
beh, funziona così: il quarto, la quinta,
il minore abbassa, il maggiore alza
il re confuso compose l'Hallelujah
Hallelujah, hallelujah, hallelujah, hallelujah
beh la tua fede era forte,
ma avevi bisogno di una dimostrazione
l'hai vista fare il bagno sul tetto
la sua bellezza e la luce
della luna ti abbattevano
lei ti ha legato alla
sua sedia della cucina
lei ha rotto il tuo trono
e ti ha tagliato i capelli
e ti ha cavato dalle labbra l'Hallelujah
Hallelujah, hallelujah, hallelujah, hallelujah
baby sono già stato qui
ho visto questa stanza e
ho camminato su questo pavimento
ero solito vivere da solo prima di conoscerti
ho visto la tua bandiera sull'arco di marmo
ma l'amore non è una marcia di vittoria
è un freddo e un grave Hallelujah
Hallelujah, hallelujah, hallelujah, hallelujah
beh c'è stato un tempo
in cui mi hai fatto sapere
cosa succede veramente sotto
ma adesso non me lo mostri mai, vero?
ma ricorda quando sono venuto a stare con te
anche la Santa Colomba si stava spostando
e ogni nostro respiro era un Hallelujah
beh forse c'è un Dio lassù
ma tutto quello che ho imparato dall'amore
è come colpire qualcuno che ha
sguainato la spada prima di te
non è un pianto quello che senti di notte
non è qualcuno che ha visto la luce
è un freddo e un grave Hallelujah
Hallelujah, hallelujah, hallelujah, hallelujah

 

MARINO NEL PALLONE - IL SINDACO-CICLISTA SFIDUCIA IL SUO ASSESSORE AL BILANCIO DANIELA MORGANTE

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Giovanna Vitale per "la Repubblica"

IGNAZIO MARINO

Stavolta è davvero finita, giochi chiusi, game over. Dopo mesi di discussioni e riconciliazioni, improvvise rotture e finte intese, il sindaco Marino ha deciso di dire basta. Alle nove della sera. «Basta, non ne posso più» ha urlato nel telefono a Daniela Morgante. Basta coi capricci, le alzate di testa, la gestione autoritaria del bilancio comunale che lei pretende di scrivere senza ascoltare nessuno: né la maggioranza né i colleghi e nemmeno lui, che pure l'ha nominata.

Basta, soprattutto, subire la tirannia di un assessore che - magistrato contabile per professione e pupilla del presidente della Corte - ritiene di essere intoccabile e perciò si permette libertà a nessun altro consentite: alimentare tensioni e seminare zizzania, come se le grane di inizio mandato non fossero già abbastanza. A cominciare dall'ultima: la due diligencede-gli ispettori del Tesoro sui conti comunali che ha prodotto un durissimo
atto di accusa nei confronti della giunta di centrosinistra, non solo di Alemanno.

DANIELA MORGANTE

È furibondo l'inquilino del Campidoglio quando alza la cornetta per ammonire il giocatore più importante della squadra. In spregio a ogni fair play, alla vigilia di una partita annunciata dallo stesso Marino come decisiva per stabilire le scelte politiche dell'amministrazione sul bilancio, la Morgante ha pensato bene di anticipare le misure che l'indomani avrebbe portato in giunta, dandone per scontata l'approvazione.

Una manovra da 6,7 miliardi, con quasi 400 milioni di tagli ed un "tesoretto" da 130 milioni utili a scongiurare l'aumento della Tasi e ad abbassare dello 0,25 l'Irpef, «quantomeno sulle categorie con maggiore difficoltà». Esternazioni che però non sono piaciute al chirurgo dem. Prima ha diramato un comunicato di sfiducia totale: «Le cifre e le scelte rese note preventivamente dall'assessore al Bilancio devono essere ancora sottoposte al sindaco, alla giunta e all'assemblea capitolina.

Ignazio Marino

Quanto dichiarato, evidentemente, è solo una sua ipotesi di lavoro». Poi l'ha chiamata per chiedere, sostanzialmente, il divorzio. «Così proprio non va, Daniela, stavolta hai passato il segno », ha alzato la voce Marino. «Così non si può continuare. In questo momento servono persone affidabili, con i nervi a posto, e tu non lo sei.

Tu cambi opinione in continuazione, anziché aumentare le tasse su caldarrostai e camion bar preferisci affamare la città, bloccare il sociale e azzerare gli investimenti, io non ne posso più». E quando lei ha provato ad obbiettare, lui l'ha zittita: «Ci sono i soldi del Salva Roma, utilizziamoli». Ricevendo un secco «no: il decreto deve ancora essere convertito, quelle somme non sono certe e io non faccio bilanci con somme che non sono certe», ha protestato Morgante.

Al che il sindaco non ci ha visto più: «Tu non hai rispetto di niente e di nessuno», ha urlato, «ma se pensi di prendermi in giro portando in giunta una bozza che io ti ho già bocciato due settimane fa, è meglio che non vieni». Mancava solo che dicesse: quella è la porta.

Daniela Morgante

Uno sfogo alimentato anche dal sospetto che l'assessore al Bilancio, incaricata di tenere i rapporti con il ministero del Tesoro, sapesse in anticipo della devastante relazione degli ispettori, ma abbia preferito non dire niente. Così da costringere Marino, una volta ricevuta, a scegliere la linea ragionieristica da lei sempre sponsorizzata.

Una tattica subito demolita dal primo cittadino, che ha invece pubblicamente apprezzato il lavoro degli ispettori: «Era quello che avevo chiesto fin dal giorno del mio insediamento per capire come si è creato il disavanzo. Perché, al di là delle ideologie, a Roma dobbiamo correggere la rotta: spendere solo il denaro che c'è, disboscare le società inutili e individuare somme che possano permettere di riavviare l'economia, a cominciare dalla manutenzione straordinaria delle strade e delle scuole che desidero parta il più presto possibile».

E pazienza per le contestazioni: serviranno semmai per far meglio in futuro. «Sento l'urgenza, anche con la forza straordinaria che ci dà il documento del Mef, di chiudere in tempi brevi il nostro bilancio», aveva infatti rilanciato, annunciando la giunta domenicale. Destinata ora a trasformarsi nella resa dei conti finale.

 

Ignazio Marino

 

CI VORRANO UNA QUINDICINA DI MILIONI SOLO PER “LIQUIDARE” SCARONI E CONTI

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Sergio Rizzo per il "Corriere della Sera"

Paolo Scaroni and Vladimir Putin April jpeg

Quando si tratta di nomine pubbliche, soprattutto in aziende quotate come Eni, Enel, Terna e Finmeccanica, le procedure sono importanti. Decisive, anzi. Ma spesso anche le procedure e le regole, per quanto rigide possano risultare, lasciano il tempo che trovano. Guardate quello che è successo l'anno scorso, in occasione dei rinnovi decisi dal governo di Enrico Letta. Le nomine in Finmeccanica e nelle altre aziende pubbliche vennero sospese in attesa che il Tesoro emanasse un prontuario ferreo con i nuovi criteri di professionalità e onorabilità: ma questo non impedì che tutti, ma proprio tutti i vecchi manager venissero riconfermati. Soltanto, con qualche settimana di ritardo.

scaroni e renzi spl

Di sicuro Matteo Renzi ha fatto capire che, pur nel rispetto delle procedure, le procedure medesime non possono rappresentare una gabbia tale da condizionare le decisioni. Scelte evidentemente complesse, anche per i paletti che il premier ha voluto piantare.

Dice il toto nomine che per il posto di Fulvio Conti all'Enel sarebbe in atto una ballottaggio fra l'amministratore della controllata Green Power Francesco Starace e il capo di Gdf Suez Italia Aldo Chiarini, sul ponte di comando dell'Eni è probabile lo sbarco del direttore generale Descalzi, per le Poste c'è la candidatura di Francesco Caio e alla Finmeccanica si prevede la promozione di Antonio Perfetti con Alessandro Pansa dirottato a Fintecna. Non scordiamo poi gli outsider, citati sempre dalla stampa: come gli attuali amministratori delegati di Invitalia Domenico Arcuri e delle Ferrovie, Mauro Moretti.

Fulvio Conti e Paolo Scaroniimage

Difficile dire quante di queste ipotesi troveranno conferma nella lista ufficiale che conosceremo domani: non sono affatto da escludere novità rilevanti. Per esempio, si sa che sono molto alte presso il governo Renzi le quotazioni del giovane direttore generale della Cassa depositi e prestiti, Matteo Del Fante.

Unico elemento certo, nei contatti informali che hanno allietato il sabato pomeriggio di qualche ministro nel tentativo di mettere a posto alcune caselle, l'uscita di scena dei vecchi amministratori delegati. Un esito auspicato dalla commissione Attività produttive del Senato presieduta da Massimo Mucchetti e confermato dal governo davanti allo stesso organismo parlamentare.

Fulvio Conti

E poi le donne. Renzi vorrebbe una consistente presenza femminile ai vertici delle imprese pubbliche: non soltanto nei consigli di amministrazione ma anche alle presidenze, se non proprio alla guida delle aziende. Una pratica che in queste proporzioni non potrebbe certo dirsi risolta con la sola nomina dell'amministratore del gruppo editoriale L'Espresso Repubblica Monica Mondardini, di cui si è parlato tanto in questi giorni. O magari della ex presidente della Confindustria Emma Marcegaglia.

E poi c'è la questione decisamente più prosaica. Vale a dire, i soldi. L'indicazione che il governo dovrebbe dare è quella di limitare le retribuzioni degli amministratori a 400 mila euro: meno di un tredicesimo del compenso toccato all'attuale capo dell'Eni Paolo Scaroni. Una questione mica da ridere, a proposito della quale va detto che non mancano perplessità.

Anche perché la faccenda delle retribuzioni dei manager si lega strettamente alla valutazione dei risultati: tema a proposito di cui la stessa commissione Attività produttive del Senato ha proposto un rafforzamento degli uffici del Tesoro dedicati alla gestione delle partecipate.

Fulvio Conti

Ma di soldi, statene pur certi, se ne parlerà soprattutto a proposito delle buonuscite milionarie previste nei contratti degli amministratori delegati che verranno sostituiti. Sul settimanale L'Espresso Luca Piana ha calcolato in 8,3 milioni di euro la liquidazione di Scaroni e 6,4 quella di Conti.

Ma quest'ultimo ha in tasca anche una clausola di ricollocazione che gli è stata concessa in occasione dei precedenti rinnovi: prevede che in alternativa alla buonuscita il governo si impegni a garantirgli l'affidamento di un posto di livello almeno equiparabile a quello ricoperto all'Enel. E questo non potrebbe essere altro che quello oggi occupato da Scaroni...

 

AVVISATE RENZI CHE L’ITALICUM È MORTO - D’ALEMA E BERSANI TORNANO UNITI DOPO IL GRANDE GELO

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DALEMA - OCCHETTO - BERSANI - LA GIOIOSA MACCHINA DA GUERRA

1. L'ITALICUM È MORTO MA RENZI NON LO SA
Marco Palombi per Il Fatto


C'è stata una sola vera novità politica nella giornata democratica di ieri: dopo lungo guerra interna iniziata da anni e culminata nel cortocircuito sul Quirinale del dopo-elezioni, Pier Luigi Bersani e Massimo D'Alema si sono ritrovati per la prima volta insieme nella trincea anti-Renzi. Lo hanno fatto in quella sorta di riunione dei reduci e combattenti che è stato il convegno dalla minoranza Pd al teatro Ghione di Roma, svoltasi proprio mentre Matteo Renzi inaugurava la campagna per le europee a Torino.

Poco carino, per carità, ma d'altronde il premier non era stato molto carino coi due ex capi partito: Renzi, per dire, ha già spaccato la minoranza Pd prendendo con sé un bel pezzo dei quarantenni che sui giornali vengono ancora chiamati bersaniani o dalemiani. I ministri Andrea Orlando e Maurizio Martina, ad esempio, e altri come il capogruppo alla Camera Roberto Speranza o l'ex responsabile organizzazione del Pd Davide Zoggia (non a caso ieri tutti presenti a Torino).

BERSANI-DALEMA VIGNETTA

Il risultato è che l'Italicum così come lo conosciamo è morto. Alla fine verrà cambiato perché i numeri sono sempre numeri, specialmente quelli del gruppo democratico in Senato, e perché il ridimensionamento di Silvio Berlusconi porta con sé anche il ridimensionamento dell'accordo del Nazareno. "C'è una maggioranza di governo che si va allargando - spiega un dirigente del Pd - e non si può non tenerne conto mentre si fanno le riforme istituzionali".

Il duo Bersani-D'Alema, al di là dei toni duri che ora vedremo, offre a Matteo Renzi una via d'uscita politica: passi pure il Senato non elettivo, ma la legge elettorale ipermaggioritaria no. Le critiche di Bersani, in particolare, riecheggiano quelle dei "professoroni" sbertucciati dal premier (una la intervistiamo qui accanto): "Ora c'è una legge elettorale per una sola Camera con un megapremio di maggioranza per cui chi vince col 52% si può nominare il presidente della Repubblica, la Consulta e tutti gli assetti istituzionali del Paese.

PIERLUIGI BERSANI MINISTRO DELLINDUSTRIA NEL GOVERNO DALEMA

Questo da parte di un Parlamento formato essenzialmente da ‘abbastanza nominati'. Poi ci sono delle primarie non regolamentate per plebiscitare il nominante universale". Conseguenza: "Dobbiamo batterci per consentire alla gente di scegliere gli eletti". La butta sul romantico, Bersani, parla della sinistra italiana, se ne intesta la storia, la concede in ostensione ai presenti, reclama quella che Berlusconi chiamerebbe "agibilità politica" dentro il Pd per il presente e per il passato: "

RENZI E DALEMA DA FOTOMONTAGGI POLITICI

D'Alema è più pragmatico, cosa che è insieme il suo pregio e la sua dannazione. Si concentra sul partito, sull'organizzazione, sulle tessere: "Noi siamo una parte grande della militanza e questa forza deve attivarsi. Il Pd dobbiamo farlo funzionare noi, dobbiamo lavorare per il tesseramento del Pd anche se le tessere non si stampano più. Noi nelle sezioni, nei circoli ci siamo, vediamo se ci stanno anche loro".

RENZI-DALEMA

Il partito, scandisce il fu leader Maximo, appassisce, sta morendo: "Il Pd sta diventando un comitato elettorale del leader, un partito radicato nelle istituzioni e ‘servente'. Ma il partito delle primarie senza il partito che cosa è, cosa diventa?". Stilettata finale: "C'è il rischio di un mutamento qualitativo del sistema democratico". Pure sull'Italicum si riversa il veleno di Massimo D'Alema: "Nessuno toglierà al premier il merito di aver rimesso in moto questo processo riformatore, anche se la legge elettorale verrà fuori un po' meglio di come è nata.

L'ha scritta Verdini, non veniva fuori da un circolo di riformatori illuminati, e serviva a tenere la destra ancorata a Berlusconi". La cosa strana di questo attacco così duro è che nel Pd si dà per scontato che D'Alema abbia già l'accordo con Renzi sulla sua nomina a commissario Ue: "Sì, ma non si fida - spiega una fonte di minoranza - È convinto che non avrà niente se non tratta da posizioni di forza".

Matteo Renzi, dal canto suo, sembra non aver capito che la situazione sta rapidamente cambiando. Ieri a Torino per lanciare la campagna per le europee e per le regionali in Piemonte ha lavorato la folla col solito atteggiamento da velocista: "Nei prossimi mesi non perdiamo tempo a litigare tra noi, c'è tanto da fare, dobbiamo andare pancia a terra per cambiare l'Italia. La sinistra che non cambia diventa destra".

VIGNETTA BENNY DA LIBERO RENZI NAPOLITANO DALEMA LETTA

I suoi fedelissimi la buttano sull'indice di gradimento: "Ma che volete? Nei sondaggi siamo al 33,9%, un livello mai toccato", si irrita Federico Gelli. Il compito di rispondergli è toccato a Gianni Cuperlo, benedetto ieri coram populo dal duo Bersani-D'Alema leader unico della minoranza: "Una cosa di destra non diventa di sinistra perché la proponiamo noi". Chiosa di Bersani: "Calma, ci vuole lo stesso tempo a fare le cose giuste e quelle sbagliate".

2. "NON RIESCO PIÙ A SOPPORTARE IL VECCHIO MASSIMO"
g. d. m. per La Repubblica

«Non lo sopporto più». Appena D'Alema comincia a parlare Sergio Staino, l'inventore di Bobo, il fondatore di Tango che "Massimo" lo ha disegnato centinaia di volte nelle sue vignette satiriche, si alza e svicola verso l'uscita. Un gesto voluto. «Doveva essere un'assemblea di giovani, irrequieti e incazzati. Oppure, seguendo la bussola del bellissimo discorso di Cuperlo, un luogo per sviluppare il pensiero di una nuova sinistra. Invece salgono sul palco ancora loro. D'Alema, Bersani, quella della Cgil Carla Cantone, pure simpatica ma si capisce che ha imparato a prendere applausi alla scuola Pci. Così è diventato l'appuntamento dei reduci sconfitti ».

VIGNETTA STAINO

È Cuperlo ad averlo organizzato in questo modo.
«Lo so. Non riesce a lasciarli andare. Ne avessero azzeccata una. Ma non mollano.
Mettono il cappello su ogni cosa. Lo dico con affetto, gli abbiamo voluto bene. Adesso basta, però. Gianni potrebbe viaggiare solo, ha testa e idee per disegnare una nuova rotta. Eppure non resiste al richiamo dei vecchi dirigenti. Sa quanto ha preso Cuperlo a Firenze nelle primarie? L'11 per cento. Zero, una miseria».

SETTANNI FOTOGRAFA STAINOimages

Che è successo?
«Era circondato dai dalemiani, sempre gli stessi. La gente li ha visti, li ha riconosciuti. Allora, tra le solite facce e Renzi che mescola tutto, ha scelto Renzi. Almeno col rimescolamento si apre una speranza».
A Bobo non garba Renzi, ma si trova a disagio anche con la minoranza.
«Ero venuto per sentire Cuperlo. Poi arriva D'Alema e dice all'apparato che il pensiero non serve, che bisogna tornare a essere maggioranza. Ha rovinato tutto».

 

 

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