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CHI Ȓ IL MISTERIOSO INTERNAUTA MILANESE CHE INVADE LO SPAZIO FACEBOOK DI MOLTE SHOWGIRL FIRMANDOSI ‘’NAPOLI DOTATO’’

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Alberto Dandolo e Ivan Rota per Dagospia

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1. Chi è il misterioso internauta milanese che invade lo spazio Facebook di molte showgirl firmandosi Napoli Dotato e inviando foto esplicite di Rocco Siffredi? Alcune delle ragazze sono seriamente preoccupate, visto il contenuto altamente hard dei messaggi, altre se la ridono. Un piccolo aiutino: è un cantante che è stato l'amante di un'ex assessore...

2. Nonostante il periodo di crisi, per molti la vita è sempre rosa: Marinella Di Capua, per inossare un abito di colore rosa dell'amico Renato Balestra, ha deciso di intitolare la sua consueta festa di primavera "La Vie en Rose". La bionda signora, inoltre, ha sempre al suo seguito l'adorata Tiffany, una cagnetta maltese che sfoggia un collare tempestato di diamanti.

3. Ornella Vanoni avrebbe un piede più lungo dell'altro. Abitudine della cantante, che recentemente ha lasciato la sua casa milanese, è quella di portarsi sempre il suo guanciale, quando deve viaggiare. Dai piedi alle scarpe: avvistata sul Freccia Rossa, Nina Moric con scarpe spaiate: una bianca, una rossa...

4. Rosanna "sono una donna non sono una santa" Fratello, proprietaria di una pasticceria a Milano e una a Como, è disperata: George Clooney, che adora i suoi dolci, le ha portato via una pasticceria provetta e l'ha portata nella sua magione a Lallio, sul lago di Como. La signora in questione è un'esperta in cannoli.

ornella vanoni

5. Dopo lunga ricerca, pare che Cristiano Malgioglio abbia trovato qualcuno che si occuperà dei suoi occhi: per trovare il chirurgo che gli farà una bleferoplastica, "mamma" Malgi si è spostato da Milano a Monza, dal dottor Fumagalli. Tutti dicono che è bravissimo, ma indovinate cosa ha colpito il cantante? Il Fumagalli è bellissimo...

ROCCO SIFFREDI

6. Serena Autieri interpreta "La Sciantosa" al Teatro Nazionale: una spettatrice: "Ma sai che mi ricorda Jared Leto (premio Oscar per il suo ruolo da travestito) in "Dallas Buyer Club"? Stesso trucco, stessa espressione..."

7. Erano tutti al ristorante "Le Specialità": Giulia Ligresti con amici, Patrizio Bertelli, marito di Miuccia Prada, con la cara amica Emanuela Pisetti...

8. La conduttrice che ama dormire e per la quale ci vuole un agente, svegliata ogni mattina dal compagno insonne, esasperata, lo ha minacciato con un coltello. Ora lui va in ufficio senza svegliarla...

9. La showgirl ha recentemente festeggiato il suo compleanno in compagnia del suo fidanzato molto macho, come tutti i suoi ex, a parte uno. Non si capisce allora perchè lasci sempre più spesso Milano per recarsi a Miami dove l'aspetta un'altra donna di spettacolo, il cui soprannome è "liesbica", lontana da tempo dal mondo dello spettacolo, con la quale intrattiene una relazione molto intima... No donne, no party...

10. Fiammetta Cicogna, lanciata da uno spot Tim, è ormai presente a ogni evento meneghino: la "conduttrice" deve il suo nome al fatto che i genitori hanno una fabbrica di candele. Il fratello rifornisce di luci tutte le feste più chic. Fiammetta, invece, è una candela duratura: non si spegne mai... Purtroppo!

LO SHOPPING DI GIULIA LIGRESTI

11. Si sposa e diventa un poeta: in barba a chi dice che non sa nemmeno parlare, ecco Stefano Di Martino, sposo di Belen Rodriguez, postare su Twitter: "il mondo non è di chi si alza presto. Il mondo è di colui che si alza felice di alzarsi." Nudo, magari...

fiammetta-cicogna-bikini

12. Da che pulpito viene la predica: a una cena, nella casa milanese di Ricky Malher, Ines Sastre e Asia Argento avrebbero detto che Monica Bellucci è incapace di recitare. Ana Laura Ribas ha detto lo stesso di Manuela Arcuri. Sta di fatto che la Bellucci è una diva internazionali e l'Arcuri, con le sue fiction, fa il boom di telespettatori.

 


GRILLO, SEL E SINISTRA PD CHIEDONO LE DIMISSIONI DEI SOTTOSEGRETARI DEM INDAGATI

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Liana Milella per ‘La Repubblica'

La Barracciu? Non risponde nemmeno al telefono. De Filippo? «Mi viene da ridere, qui stiamo parlando di 1.200 euro di francobolli acquistati dalla mia segreteria...». Del Basso De Caro? «Se mi chiedono il passo indietro? Sono un uomo di partito». Ma si dimette? «La vicenda mi ha un po' seccato, ho anche più di 60 anni». Ma Grillo...? «Io non sono Grillo, mi chiamo in un altro modo».

FRANCESCA BARRACCIU

Antonio "Tonino" Gentile ormai è storia. Ma sugli altri quattro sottosegretari del Pd, che hanno un'indagine addosso, si scatenano Grillo in persona e i suoi parlamentari, ma anche Sel e la sinistra del Pd. Basti questa battuta del Dem Felice Casson, ex giudice istruttore, senatore intransigente: «Devono fare un passo di lato, nel governo ci entreranno la prossima volta».

L'aria che tira a sinistra del governo, con Sel di Vendola, e soprattutto con Grillo, è foriera di una discussione destinata a trasferirsi in aula, al Senato e alla Camera, dove i pentastellati hanno già cominciato a presentare singole mozioni di sfiducia per aprire singoli dibattiti e costringere la maggioranza al voto. Non solo. Per un Grillo che, come stiamo per vedere, di prima mattina chiede agli indagati di farsi da parte, c'è un Alfano
che a sera li difende.

antonio gentile jpeg

«Io non chiederò le dimissioni dei sottosegretari Pd indagati». Poi, quasi non fosse chiaro, ripete la frase e aggiunge: «Sarà il Pd a fare le sue valutazioni. Ha un po' di indagati al governo, valuti lui se devono dimettersi». Brucia ad Alfano l'aver dovuto sacrificare Gentile, lo tutela («Il suo diritto alla difesa è stato calpestato dall'onda mediatica, ora da persona libera si difenderà»), ma non affonda gli indagati del Pd che, almeno alcuni, hanno una storia un po' diversa da Gentile.

La faccenda, adesso, si gioca in casa Pd, dove una Bindi, in trasferta a Palermo con la commissione Antimafia di cui è presidente, lancia una frase pesante quando le chiedono se gli indagati Dem devono farsi da parte e se deve lasciare Maurizio Lupi, il ministro delle Infrastrutture ugualmente indagato: «Ho già detto che su tutta questa materia facciamo appello al senso di responsabilità delle persone, delle forze politiche e del governo». Considerazione non da poco, anche perché, con Grillo che attacca, il Pd
sarà costretto a difendere in aula i suoi uomini.

FELICE CASSON

Sul refrain di «quattro indagati per me posson bastare...», sul blog, Grillo scrive: «Alfano ha dato l'esempio, il pdexmenoelle di Renzie non può che seguire l'esempio e fare una figura mondiale». Passano due ore, ed ecco che il capogruppo al Senato di M5S Maurizio Santangelo annunciare la mozione di sfiducia, per «rimuovere gli indegni dagli incarichi governativi ». Non basta. Si muove anche Sel, Claudio Fava parla di sottosegretari e ministri indagati che «si dovrebbero dimettere ». Esili le difese, come quella del ministro dell'Istruzione Stefania Giannini, «sono garantista, non devono dimettersi, mi sembrano casi diversi da Gentile». «Per quel che ne so», aggiunge vaga.

BEPPEGRILLO

Ma quando la mossa di M5S è pubblica, Casson non si tiene: «Questa non è una questione di codice penale, ma di etica della politica. Renzi non deve coinvolgere nel governo gli indagati, se vuole dare un'immagine nuova del Pd e del suo stesso governo ». Ma come voterà in aula? «Ho detto quello che ho detto » risponde. Ma nel Pd, tra cuperliani e civatiani, il malumore è forte.

Rosi Bindi

E loro? Gli indagati? Vito De Filippo è già tutto preso dal suo lavoro di sottosegretario: «Sono in riunione. Sono già stato in commissione. Non posso parlare adesso. Dimissioni? Qui stiamo parlando di 1.200 euro per francobolli... lo capite? La cifra è questa, 1.200 euro. Fate pure gli accertamenti, fate un approfondimento, io non mi esprimo, ma mi viene da ridere a pensare che un presidente della Regione possa essere tirato in ballo per 1.200 euro spesi dalla sua segreteria...». Del Basso De Caro, seccatissimo: «Dal Pd non mi hanno chiesto niente, e perché poi avrebbero dovuto chiedermi qualcosa?».

maurizio lupi pennarello argento

 

THE ITALIAN JOBS - TIM COOK PREPARAVA LA SUCCESSIONE DI LUCA MAESTRI DA UN ANNO

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Massimo Gaggi per ‘Il Corriere della Sera'

Dalla Luiss, l'università privata romana che non è certo nella «hit parade» delle accademie più prestigiose del mondo, ad uno dei mestieri più ambiti e influenti che si possano immaginare: la gestione dei 160 miliardi di dollari di liquidità della Apple. Quando ha cominciato a circolare ieri mattina la notizia che sarà Luca Maestri, 50 anni, romano, il successore di Peter Oppenheimer sulla poltrona di direttore finanziario (Cfo, «Chief financial officer» nella dizione anglosassone) del gruppo fondato da Steve Jobs, la sorpresa è stata grande.

LUCA MAESTRI

Per i media americani, certo, ma anche da noi perché Maestri, improvvisamente proiettato in uno degli incarichi di maggiore importanza economica al mondo, è un personaggio sostanzialmente sconosciuto in Italia: uno di quei «cervelli d'esportazione» con una carriera molto brillante, ma tutta vissuta lontano dal nostro Paese, nei quali non è ormai infrequente imbattersi in giro per il mondo.

LUCA MAESTRI

Dopo la laurea a Roma, master a Boston. Poi, per Maestri, sono arrivati incarichi importanti in Xerox, General Motors, dove è rimasto quasi vent'anni (fu responsabile fino al 2005 della joint venture Fiat-GM da parte americana), Nokia e Siemens.

Prima di arrivare un anno fa alla Apple, ha sempre lavorato all'estero in sette diversi Paesi, dalla Cina agli Usa, passando per la Thailandia e il Brasile. Ieri il capo di Apple, Tim Cook, ha spento sul nascere la caccia dei media a retroscena più o meno succosi o cruenti.

logo apple

Nessuna congiura di palazzo: quando è stato «scelto e assunto un anno fa» ha detto Cook, «già sapevamo che Luca, che ha 25 anni di esperienza sui mercati globali e nella gestione finanziaria, sarebbe presto diventato il Cfo di Apple». Oppenheimer, ha aggiunto il capo del gruppo di Cupertino, «va via per suoi motivi personali dopo una gestione di grande successo: nei dieci anni nei quali è stato capo della nostra finanza l'azienda è passata da 8 a 171 miliardi di dollari di fatturato».

Nulla a che vedere con gli esodi precedenti, dopo la scomparsa di Jobs: Ron Johnson, che se ne andò a guidare il gruppo Target, o Scott Forstall, il capo del software iOS, che fu praticamente messo alla porta nella riorganizzazione del 2012, dopo molti scontri interni. Oppenheimer, dice Cook, è «un mio amico personale» e ha fatto benissimo non solo come Cfo ma anche in attività che vanno al di là delle sue competenze aziendali: è lui che ha scelto di andare via. Si ritira a vita privata, non passa a un'altra azienda.

Nicky Oppenheimer x

Eppure Oppenheimer ha appena 51 anni, solo uno più di Maestri. La spiegazione la dà lo stesso Oppenheimer: dopo 18 anni in Apple, 10 dei quali molti intensi, sulla poltrona di Cfo, «ho deciso di andare a vivere sulla costa della California centrale dedicandomi di più alla famiglia, a Cal Poly, l'università nella quale mi sono formato, e a viaggiare nei luoghi più interessanti del mondo. E poi c'è un'altra cosa a cui tengo: finalmente riuscirò a conseguire il brevetto di pilotaggio che inseguo da anni».

Tim Cook

Non sembra una messinscena: Luca Maestri effettivamente è stato affiancato da un anno ad Oppenheimer come vicepresidente di Apple per la finanza e «corporate controller». Ora comincerà a subentrare ad Oppenheimer a giugno con un graduale trasferimento delle competenze che andrà avanti per tutta l'estate in un anno che si delinea finanziariamente molto delicato per la Apple:

la società, a lungo incalzata da alcuni «azionisti attivisti» come Carl Icahn che chiedono una distribuzione delle riserve accumulate dal gruppo, si è impegnata ad effettuare entro fine anno un «buy back» (riacquisto di azioni proprie) di ben 30 miliardi di dollari. Il direttore finanziario uscente resterà a fianco di Maestri fino a fine settembre, poi si dedicherà alla scuola di pilotaggio. E anche Luca dovrà imparare a volare da solo.

 

CARL ICAHN

 

STEVE JOBS E IL PRIMO MACINTOSH

TUTTI CONTRO JARED LETO! GRUPPI TRANSGENDER E “TIME” NON RICONOSCONO L’OSCAR ALL’ATTORE

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da www.independent.co.uk

jared leto trans candy terry richardson

Non tutti hanno esultato per la vittoria di Jared Leto agli Oscar come migliore attore non protagonista per "Dallas Buyers Club", dove interpretava il ruolo della trans Rayon, malata di Aids.

3- Eva Robins - Playmen - gennaio 1982

Feministing.com si domanda perché sia stato scelto un uomo per quella parte e perché nel discorso di ringraziamento Leto non abbia citato esplicitamente la comunità transgender:«Il fatto che un uomo si travesta per recitare la parte di una donna trans, perpetua lo stereotipo che noi trans siamo uomini che amano travestirsi».

Steve Friess del "Time" sostiene che l'Oscar a Leto, in un futuro più liberale, sarà ritenuto indegno, come quello dato in passato alla Mamy di "Via col vento": «Gli autori del film hanno spacciato la storia per vera, quando è molto inventata. Rayon è una prostituta che flirta con tutti ed è ossessionata dai vestiti, è la versione esasperata di un uomo che tenta di diventare donna».

eva robins nuda

Katie Glover, a capo della The Gender Society e di Frock, il magazine trans più letto al mondo, spiega i punti chiave del dibattito: «Quando abbiamo saputo del film, eravamo molto felici perché Rayon sarebbe stato un transgender protagonista. E‘ un bene, più ci danno visibilità, più sembriamo normali agli occhi degli altri e più facile sarà trovare il nostro posto nel mondo.

JARED LETO

Ma Rayon rinforza lo stereotipo per cui le trans fanno le prostitute o sono tossicomani e sono gay. I transgender non sono gay. Non è questione di sessualità, ma di identità di genere e fa una bella differenza. E poi perché non prendere un vero attore transgender per quel ruolo? Ce ne sono e di bravi. Se per interpretare il ruolo di un nero, si chiamasse un attore bianco e lo si colorasse, sarebbe ritenuto molto offensivo».

Jared Leto interpreta Rayon

Mara Keisling del National Center for Transgender Equality, considera importante già il fatto che Hollywood provi a raccontare storie simili, pur se con carattere romanzato rispetto alla realtà.

Su Dailydot.com la comunità insiste: «I transgender non vogliono essere martirizzati in ogni film. Agli Oscar non hanno premiato Leto come attore, ma il fatto che un uomo abbia avuto il coraggio di trasformarsi in una donna, come in "Tootsie". E' un Oscar al trucco, alle acconciature e a qualche espressione afflitta».

JARED LETO

Su Transhollywood.tumblr.com ci si lamenta perché Leto avrebbe almeno dovuto studiare con una consulente trans: «La sua non è una rappresentazione, ma lo sfruttamento di storie altrui. Non ha frequentato il nostro ambiente e infatti sbaglia continuamente la terminologia. Nelle interviste non ha parlato della lotta di una minoranza ma ha scherzato sulla pena provata durante la depilazione, quanto è stato strano camminare sui tacchi alti e altro. Non l'ha presa seriamente e infatti Ryon non ci rappresenta».

JARED LETO

Su Indiewire.com è uscito l'elenco dei nomi che secondo la comunità transgender si sarebbero potuti convocare al posto di Jared Leto. Fra loro c'è la nostra Eva Robin's.

 

1- Eva Robins - Playmen - gennaio 1982

 

 

TRAUMI POST-OSCAR! E’ GUERRA DI DIRITTI FRA REGISTA E SCENEGGIATORE DI “12 ANNI SCHIAVO”

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da www.independent.co.uk

STEVE MCQUEEN

Eccolo là. La favola della squadra unita del film vincitore dell'Oscar "12 anni schiavo" si ossida dietro le quinte, dove si discute sui crediti del film.

Secondo il sito The Wrap, il regista Steve McQueen tempo fa ha chiesto di co-firmare la sceneggiatura di John Ridley, che ha rifiutato. E‘ scattata la faida, dove la Fox Searchlight sta dalla parte di Ridley, mentre il produttore Brad Pitt fa da paciere.

La questione è antecedente alla premiazione, perciò Ridley non ha abbracciato McQueen mentre salivano al podio, e non lo ha menzionato nei suoi ringraziamenti. Stessa omissione che ha ricambiato McQueen nel suo di discorso.

Ai Bafta McQueen aveva addirittura chiesto di sedere a due tavoli separati e aveva tentato di strappare la statuetta alla moglie dello sceneggiatore, lasciandola in lacrime. In quell'occasione Ridley non aveva citato il regista nel suo discorso.

Il regista Steve McQueen salta di gioia

I due iniziarono a lavorare al progetto nel 2008. Volevano fare un film sulla schiavitù ma poi la moglie di McQueen scoprì le memorie di Salomon Northup e insieme decisero di adattarle al grande schermo. Le frizioni sono continuate ma hanno deciso di tenere la bocca chiusa per tutelare il film. Una scelta saggia, visto che alla fine hanno vinto entrambi.

 

years a slave actor benedict cumberbatch will be presenting during the show

NEL CALCIO EUROPEO DOMINANO I TRASFERIMENTI A COSTO ZERO E GLI INGAGGI LIEVITANO

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Fabio Monti per ‘Il Corriere della Sera'

neymar

Le parole e i fatti. Anzi i numeri. L'associazione dei club europei (213 società dei 53 Paesi iscritti all'Uefa prima dell'ingresso di Gibilterra), presieduta da Karl Heinz Rummenigge (Bayern), ha chiesto a Ernesto Paolillo, già amministratore delegato dell'Inter e ora consulente dell'Eca e a Emanuele Grasso, partner di PricewaterhouseCoopers, di realizzare uno studio per capire gli orientamenti delle società nell'era del Financial Fairplay.

fred e neymar

Ne è uscita una relazione sullo stato di salute del calcio europeo, in rapporto al sistema di trasferimenti di 132 pagine, che è stata illustrata ieri a Barcellona, presente il segretario dell'Uefa, Gianni Infantino, durante la 12ª assemblea dell'Eca. Sono state prese in esame due stagioni: il 2011-2012 e il 2012-2013, quando sono stati conclusi 14.322 trasferimenti da parte dei club continentali.

juve real bale

Di questi, 9.511 sono rimasti all'interno dell'Uefa, 2.366 sono avvenuti in uscita verso Paesi non europei e 2.445 in entrata. E ancora 5.491 trasferimenti sono stati conclusi dalle società delle cinque principali Leghe europe: Inghilterra, Germania, Spagna, Francia e Italia; 2.935 sono avvenuti in uscita verso altri campionati e 1.446 in entrata, mentre 1.110 trasferimenti si sono concretizzati dentro il perimetro delle cinque grandi Leghe.

Il movimento in denaro è stato di 4.853 milioni di euro: 641 milioni di euro sono stati incassati dai club delle cinque Leghe più influenti e provenienti da quelli di altre Leghe; 1.551 sono i milioni di euro versati dai club delle cinque Leghe verso altri Paesi, mentre il movimento all'interno delle potenze calcistiche europee è stato di 2.661 milioni di euro.

Dallo studio esce l'immagine di un calcio vivo e propositivo, ma che ha dato vita a un sistema non equilibrato, con alcuni punti di criticità, che danno l'occasione per tre tipi di osservazioni. La prima: il 73% dei trasferimenti avviene su giocatori liberi da contratto, dunque a costo zero (i parametri Uefa non esistono più dall'estate 1996, come conseguenza della sentenza Bosman).

MICHEL PLATINI IN VACANZA A MYKONOS FOTO LAPRESSE

Soltanto il 13% dei trasferimenti è avvenuto per giocatori sotto contratto (tipo quello di Bale dal Tottenham al Real Madrid, per 85,3 milioni di sterline, 100 milioni di euro, anche se è un trasferimento fuori dal periodo preso in esame, come quello «caldissimo» di Neymar dal Santos al Barcellona), mentre per il 14% si è ricorso ai prestiti.

Questo ha provocato una doppia conseguenza: nel bilancio delle società, è diminuito il costo per l'acquisizione dei giocatori (dal 28% del 2007 al 22% del 2013), ma è aumentata la voce relativa agli stipendi, con un incremento dell'8,5% rispetto al 2007. Ora la voce legata agli ingaggi incide per il 65% sui bilanci delle società, mentre nel 2007 pesava per il 59%. Questa risulta essere la vera anomalia, che rende sempre difficile la vita delle società, soprattutto in tempi di fairplay finanziario, così come lo ha studiato e sta cercando di farlo applicare l'Uefa.

La seconda osservazione: in questo quadro, è sempre meno efficace il principio del contributi di solidarietà, in base al quale (art. 21 del regolamento Fifa) è necessario riconoscere una quota al club che ha cresciuto il giocatore, in caso di trasferimento entro il 23° anno di età. Negli ultimi due anni, il contributo di solidarietà versato dai club è sceso all'1,15%, con un gran numero di società che ne avrebbero diritto, ma nemmeno lo chiedono (soprattutto in Africa), mentre il passaggio dei giocatori a fine contratto non comporta questo tipo di pagamento. Il contributo di solidarietà nel biennio 2011-2013 avrebbe dovuto essere di 199 milioni di dollari, mentre ne sono stati versati solo 57,9.


La terza osservazione è legata a quello che anche durante l'assemblea di Barcellona di questi due giorni è stato giudicato come l'elemento più preoccupante da parte dei dirigenti. Nelle due stagioni prese in esame, le società hanno speso 254 milioni di dollari (184 milioni di euro) per le commissioni agli agenti (in Italia i procuratori), che riscuotono il 13% di quanto corrisposto al giocatore e che incidono per il 14,6%. C'è poi una questione legata ai prestiti.

Solo l'11% delle cessioni temporanee di contratto viene pagato dall'altra società (ma non in Germania, dove la percentuale è molto più alta). Questo significa che i club non operano con razionalità: rose troppo numerose, eccedenza di giocatori nel medesimo reparto, valutazioni affrettate. E alla fine, pur di non averli a carico o di non dover pagare l'ingaggio, le società scelgono la soluzione del prestito gratuito. Non il massimo. Anche su questo l'Eca dovrà lavorare.

 

ALDO GRASSO: “QUESTA EDIZIONE DEL ‘GRANDE FRATELLO’ NON INVOGLIA LA VISIONE”

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Aldo Grasso per ‘Il Corriere della Sera'

Grande Fratello Alessia Marcuzzi

Il mondo sembra dividersi in due: quelli che parlano bene della Grande Bellezza e quelli che parlano male del «Grande Fratello». Sono della stessa specie, attratti più dagli aggettivi che dai sostantivi, solo che coltivano interessi diversi. Dopo quasi due anni di pausa di riflessione, dopo un misterioso incendio che ha distrutto la Casa di Cinecittà, è ripresa la tredicesima edizione del GF.

Barbara Palombelli

È difficile giudicare un reality dalla prima puntata (sono i rapporti fra i reclusi che costruiscono l'andamento narrativo), ma questa edizione sembra brutta, fatta apposta per non invogliare la visione: l'inconsistenza di Alessia Marcuzzi (bisognava avere il coraggio di offrire la conduzione a Barbara Palombelli, per reinventare il programma come casa di rieducazione), il ritmo lento, Manuela Arcuri come opinionista accompagnata da un signore di cui non si conosceva né il nome né il mestiere, Samba, il ragazzo africano e la mamma adottiva, i fratelli Capone, una ragazza napoletana che sembra appena uscita da «Il Boss delle Cerimonie», le ragazze di sopra e i ragazzi di sotto, in cantina...

Aldo Grasso

In tv, ciò che si manifesta come ripetizione (praticamente quasi tutto) ed è abbandonato al flusso, appare innanzitutto come parodia. Poi, con fatica e con sottili accorgimenti, può darsi che qualcosa di nuovo appaia, magari attraverso l'involontario o il sarcasmo.
I due opinionisti, i fratelli Capone (chiamati fratelli Papillon), la telefonata tra Mia e la mamma, Angela, che è sfortunata con gli uomini, sembrano tutte citazioni di precedenti edizioni, come fosse ormai impossibile spingere all'estremo il delirio egoriferito.

ALDO GRASSO CRITICO TV

Alle 23.30 online arriva un commento di Giancarlo Leone: «Ci sono dei giorni in cui la tv invecchia di colpo, quasi senza rendersene conto. E il problema è proprio quello». In quel momento, su Rai1, andava in onda «Porta a porta».

 

UNICREDIT ARRUOLA PRODI COME PRESIDENTE DEL SUO INTERNATIONAL ADVISORY BOARD

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Da ‘Il Foglio'

Non ci sono soltanto i gasdotti europei a tremare per colpa della crisi diplomatica tra Russia e Ucraina. A Kiev, dove per settimane migliaia di cittadini sono scesi nelle piazze per denunciare l'eccessiva influenza di Mosca, fino al punto di far dimettere l'esecutivo guidato da Yanukovich, fanno affari anche molte banche europee, italiane incluse. Unicredit, seconda banca del nostro paese, è la più esposta in Ucraina tra quelle con passaporto italiano. Così alcuni osservatori maliziosi non hanno mancato, in questi giorni, di sottolineare il tempismo e le modalità con cui Unicredit sta rafforzando la sua rete diplomatica.

VLADIMIR PUTIN E ROMANO PRODI

Due settimane fa, infatti, Romano Prodi, ex presidente del Consiglio ed ex presidente della Commissione europea, è divenuto presidente dell'International Advisory Board (a titolo gratuito) della banca, succedendo a Giuliano Amato, costretto a lasciare il suo posto perché nominato nel frattempo alla Corte costituzionale. Che il cambio al vertice sia avvenuto proprio adesso sarà pure una casualità, ma gli effetti dell'avvicendamento non saranno nulli per il peso diplomatico del supercomitato di consulenti della banca italiana.

FAMIGLIA GHIZZONI

La nomina di Prodi, guarda (ancora una volta) il caso, è stata ufficializzata il 21 febbraio scorso. Nello stesso giorno in cui Prodi firmava un editoriale sull'International New York Times nel quale avallava, oltre a una soluzione diplomatica e accondiscendente nei confronti di Vladimir Putin, anche alcune tesi propagandistiche del Cremlino. Nello stesso editoriale, l'ex presidente della Commissione Ue smentiva di fatto i suoi ex colleghi di Bruxelles accorsi in piazza a sostegno dei manifestanti; tra questi ultimi, scrive Prodi, ci sarebbero molti "estremisti".

Quel che è certo, comunque, è che Prodi sia ben visto a Mosca: non a caso nel 2008, terminata prematuramente la seconda avventura come presidente del Consiglio, venne chiamato a presiedere la società del gasdotto South Stream da Gazprom, salvo poi rifiutare quella che per il governo russo è una sorta di medaglia alla legion d'onore. Il comitato di super esperti di Unicredit è tenuto a riunirsi almeno tre volte ogni due anni, ma questo non esclude ovviamente contatti più frequenti, anche di tipo informale.

Viktor Yanukovych fa l occhiolino a Vladimir Putin

L'ultima riunione formale risale al giorno stesso della nomina di Prodi: accanto al nuovo arrivato, siedevano altre personalità del calibro di Javier Solana, ex Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune dell'Unione Europea, Aleksander Kwasniewski, ex presidente della Polonia, Joschka Fischer, ex ministro degli Affari esteri della Germania e vicecancelliere. Un manipolo di europeisti doc, a giudicare dai curricula e dalle recenti prese di posizione sulla crisi ucraina.

Nell'agenda della riunione di fine febbraio, come previsto da mesi, si sono discusse le opportunità di investimento in est Europa e - per motivi di contingenza - l'esclation tra Kiev e Mosca. Possibile che in Unicredit i consigli di Prodi siano ascoltati anche in queste ore, in cui il top management della banca tiene un filo diretto dal quartier generale di Milano con i dirigenti nell'est europeo e sono stati attivati i contatti con Bruxelles e con la Farnesina per monitorare con precisione l'evoluzione della situazione.

D'altronde quella di una crisi con venti di guerra è una circostanza del tutto inedita per Unicredit che ha anche importanti interessi nevralgici in Russia. Con l'ingresso di Prodi nella pattuglia dei superconsulenti europeisti Unicredit tenta intende forse equilibrare - con diplomazia - il suo posizionamento strategico nell'area.

 

Franco Bassanini e Giuliano Amato

QUESTIONE DI CULO: SU INSTAGRAM TRA GLI SCATTI PIù SEGUITI DEL 2013 C’E’ IL BELFIE DI KIM KARDASHIAN

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da http://lightbox.time.com

Il Mardi Gras è uno dei simboli di New Orleans. I Re e le Regine del Carnevale erano e sono eletti annualmente per presiedere le celebrazioni di marzo.

"Pops" Whitesell è il fotografo della Louisiana che sin dagli anni '20 li ha immortalati nelle immagini, oltre ad aver costruito attrezzature da solo, sperimentato nuovi metodi per stampare le foto e aver ritratto l'alta società della città e personaggi come Sinclair Lewis e Tennessee Williams.

Regina Mardi Gras anni Trenta

Pops chiamava "casa" il 726 di Saint Peter Street, oggi residenza della Preservation Hall Jazz Band e luogo di culto della musica americana. Attraverso i suoi scatti si capisce il lusso di inizio ventesimo secolo e il mistero del French Quarter. Trasse ispirazione dai chiaroscuri di Rembrandt e Vermeer, lui che infatti era nato pittore e non fotografo.

Nel 1918 stabilì il suo studio nel vecchio quartiere degli schiavi a Saint Peter Street e visse una vita piuttosto eccentrica. Gran parte delle sue fotografie appartengono a collezioni private o sono conservate negli archivi della Tulane University.

 

regina del Mistero negli anni Trenta

 

Regina del Carnevale di New Orleans

LA MANNAIA DELLA COMMISSIONE EUROPEA SI ABBATTE SUL GOVERNINO LETTA-SACCOMANNI

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Da "Repubblica.it"

L'Italia è un paese con "squilibri macro-economici eccessivi". E' quanto si legge nel rapporto pubblicato oggi dalla Commissione Ue che alza il livello di allerta sull'Italia da paese con semplici squilibri macroeconomici a paese con squilibri eccessivi. Solo Croazia e Slovenia sono considerati insieme alla Penisola paesi con squilibri eccessivi, mentre non lo è più la Spagna.

SACCOMANNI E LETTA

Grecia, Portogallo, Cipro e Romania, in quanto paesi sotto programma di aiuti, non sono stati presi in considerazione da Bruxelles in questa analisi.
Bruxelles punta il dito in particolare sulla limitata produttività del lavoro, che è ritenuta una delle cause principali dell'alto debito pubblico e della scarsa competitività dell'Italia: "Entrambi derivano in ultima istanza dalla perdurante lenta crescita della produttività e richiedono urgenti interventi". Peggio, secondo la Commissione gli aggiustamenti strutturali sono insufficienti.

LETTA E SACCOMANNI images

In particolare per ridurre il debito pubblico l'Italia ha bisogno di "surplus primari molto alti, e al di sopra dei livelli storici", e "di una crescita robusta del Pil per un periodo prolungato". Bruxelles riconosce che raggiungere questi obiettivi "sarà una sfida molto difficile" per l'Italia. Anche perché la manovra 2014 "appare insufficiente", nonostante "nel 2013 l'Italia abbia fatto progressi verso il raggiungimento dell'obiettivo di medio termine". Anche per questo il Paese finirà sotto stretto monitoraggio della Commissione che farà frequenti rapporti all'Eurogruppo.

Un primo piano è atteso per aprile. 
Per Olli Rehn, commissario Ue agli Affari economici, "fronteggiare le sfide dell'economia italiana richiede azioni politiche decise e un forte impegno, incoraggiamo il nuovo governo a compiere tali azioni per rafforzare la crescita e creare posti di lavoro.

Vogliamo sostenere l'Italia in questo percorso", anche perché se il Paese non dovesse prendere "misure adeguate" e mancasse "ripetutamente" l'impegno a definire un piano di correzione "sufficiente" rischierebbe una sanzione finanziaria fino allo 0,1% del Pil (circa 1,5 miliardi di euro).

Germania.
Bruxelles ha anche bacchettato Berlino perché un surplus troppo alto nella bilancia commerciale tra import ed export è un segno di alta competitività, ma scarsa domanda interna e risorse economiche non distribuite bene. L'Ue chiede dunque a Berlino "misure per rafforzare la domanda interna e il potenziale di crescita".

OLLI REHN

Tali misure "che avranno effetti sulla domanda interna", spiega la Commissione, sono già "contenute nell'accordo di coalizione del nuovo Governo". E, infatti, immediata è arrivata la replica di Berlino che "non vede alcun segno" per sostenere che l'export della Germania "rechi danno all'eurozona".

Roberto Garofoli

Francia.
Nel mirino della Commissione è finita anche la Francia a causa della bassa competitività, persistente calo dell'export, costo del lavoro elevato e target di riduzione del deficit che non sarà rispettato. Tuttavia, secondo Bruxelles, si tratta ancora di squilibri macroeconomici non eccessivi. Per l'Esagono la raccomandazione specifica riguarda la riduzione del deficit. Come per l'Italia, anche per la Francia scatta il monitoraggio stretto della Commissione che farà rapporto all'Eurogruppo.

Gli altri.
Olli Rehn ha sottolineato come gli Stati membri abbiano "fatto dei progressi nel fronteggiare le sfide economiche ma si tratta di passi avanti che variano da paese e paese che in alcuni casi devono essere rafforzati". E' una indicazione che riguarda soprattutto i tre paesi che oggi fanno parte dei "vigilati speciali" (Italia, Croazia e Slovenia) perché i loro squilibri sono considerati "eccessivi", tali da creare un problema anche all'Eurozona di cui fanno parte. Dieci paesi hanno degli squilibri macro-economici che possono essere considerati sotto controllo per i quali sono necessarie misure specifiche: Belgio, Bulgaria, Germania, Irlanda, Spagna, Francia, Ungheria, Olanda, Svezia, Finlandia, Regno Unito. Tre non hanno squilibri: Danimarca, Lussemburgo e Malta. I paesi sotto salvataggio, come detto, non fanno parte dell'analisi.

 

saccomanni, alfano e letta

LE SANZIONI, NEGANDO ALLA RUSSIA L’ACCESSO AL SISTEMA BANCARIO GLOBALE, POSSONO BLOCCARE MOSCA

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1. CREDITI BLOCCATI E GAS MENO CARO SAREBBERO FATALI
Paolo Mastrolilli per ‘La Stampa'

Europa e Usa hanno in mano alcune leve, che potrebbero mettere in ginocchio la Russia. La Ue ha preparato sanzioni individuali contro 17 leader ucraini legati al presidente deposto Yanukovich, e altrettanto si può fare contro i loro alleati russi. Questo è il primo strumento più efficace.

Viktor Yanukovych fa l occhiolino a Vladimir Putin

L'economia di Mosca ormai è integrata con la finanza internazionale, e negarle l'accesso al sistema bancario globale la bloccherebbe. Sarebbe uno sviluppo inaccettabile per gli oligarchi, i ricchi imprenditori, e lo stesso Putin, sospettato di avere capitali all'estero.

Questo punto si lega all'economia ucraina, verso cui le banche russe sono esposte per circa 30 miliardi di dollari, secondo i calcoli pubblicati sul «Wall Street Journal» dall'ex vice segretario al Tesoro Kimmitt. Gli occidentali potrebbero impedire il recupero dei crediti, che sarebbero bruciati se Kiev finisse in default.

Il miliardo che il segretario di Stato Kerry ha portato ieri in Ucraina serve a ripararla dagli effetti immediati della crisi, incluso l'aumento del prezzo del gas da parte della Gazprom, ma è solo il primo passo di un pacchetto da circa 20 miliardi che l'Occidente prepara insieme al Fondo monetario internazionale.

Se verrà concesso, porterebbe con sé una serie di riforme che escluderebbero Mosca dal paese, e soprattutto lo spingerebbero verso una maggiore autonomia sul fronte delle fonti di energia. Questo è l'altro punto su cui fare male a Putin.

È vero che la Germania dipende dal suo gas per rimpiazzare l'energia nucleare, e la stessa Italia ne ha bisogno. Questa arma, però, negli ultimi anni si è indebolita. Nel 2006 e 2009, quando la Russia bloccò per la prima volta le esportazioni verso Kiev, l'Ucraina importava da lei il 58% del suo gas e l'Europa il 40%.

PUTIN MEDVEDEV YANUKOVICH

Ora le percentuali sono scese al 10 e il 20%, e si potrebbe andare anche oltre, se gli Usa cominciassero a esportare il loro shale gas. E se a ciò si aggiungesse il calo del prezzo del greggio sotto una certa soglia la Russia andrebbe in crisi. Mosca ieri ha risposto col consigliere economico Sergei Glazyev, che ha minacciato di cogliere l'occasione delle eventuali sanzioni per eliminare la dipendenza dal dollaro, ma poco dopo il Cremlino ha chiarito che parlava a titolo personale.

2. ARABI, CINA, IRAN: LA RETE DI ALLEATI CHE LO PROTEGGE
Maurizio Molinari per ‘La Stampa'

ohn Kerry con il presidente Barack Obama

L'entusiasmo di Hezbollah e di Assad, l'avallo di Teheran e le ambiguità di Pechino sono i tasselli di una coalizione che il Cremlino sta tentando di rafforzare, incontrando più attenzione in Medio Oriente che nelle ex repubbliche dell'Urss.

La prima e più netta presa di posizione a favore dell'intervento in Crimea arriva da al Manar, la tv di Hezbollah in Libano, che parla di «difesa della popolazione etnica russa» facendo propria in maniera netta la posizione di Mosca.

Dietro il linguaggio di Hezbollah, alleato militare di Damasco nella guerra civile in Siria, c'è la convinzione di Bashar Assad che adesso il sostegno russo è destinato a rafforzarsi, in ragione dei forti disaccordi di Putin con Usa e Ue. Hezbollah rappresenta gli interessi di Teheran e le ripetute dichiarazioni da parte dei portavoce non sarebbero potute avvenire senza il consenso iraniano.

JOHN KERRY OBAMA

A tal riguardo è diffusa fra gli analisi politici arabi la convinzione che possa essere proprio Teheran il vincitore della crisi ucraina perché il corto circuito fra Putin e Obama può spingere il Cremlino ad accelerare la normalizzazione con l'Iran, a prescindere dalle trattative di Ginevra sul nucleare. Per Putin tuttavia ciò che più conta in queste ore è il consenso di Pechino in ragione del timore che la crisi possa arrivare sul tavolo del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, dove Mosca non vuole trovarsi isolata nell'esercitare un eventuale veto a propria difesa.

ENRICO LETTA E BARROSO

Da qui il pressing di Sergei Lavrov, ministro degli Esteri russo, sul collega cinese fino al punto da attribuirgli una «coincidenza di opinioni» al termine di una lunga telefonata. In realtà il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Qin Gang, mostra ambiguità perché afferma di «mantenere il rispetto» per il principio del non intervento negli affari interni degli Stati mentre assicura di voler considerare gli «aspetti storici in Ucraina» ovvero la presenza di russi.

Più in generale l'impatto del blitz fa guadagnare credibilità a Putin in Medio Oriente come riassume il «Jerusalem Post» contrapponendo l'«audacia di Putin» alle «esitazioni di Obama». Diverso invece il clima nelle repubbliche ex Urss dove anche la Bielorussia, alleata del Cremlino, mantiene un profilo basso tradendo il timore di doversi confrontare con l'aggressività militare del potente vicino.

 

 

DIO NON HA POSTO DEI LIMITI SOLO ALLA STUPIDITÀ E STEFANO FELTRI E’ LA CONFERMA

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DAGOREPLICA

PAOLO SCARONI PADELLARO E STEFANO FELTRI ALLA FESTA DEL FATTO QUOTIDIANO

No, non sarà Dudù Feltri a farci bisticciare con gli eccellenti Padellaro&Travaglio che tengono saldamente il timone de "il Fatto".
E neppure l'ultima fesseria scritta dal nostro amabile ragazzo spazzola di Bebè Bernabè, Stefano Feltri, muterà il nostro giudizio sulla qualità di quel benvenuto quotidiano nel mondo dei media dominato dai Poteri marci.

STEFANO FELTRI jpeg

E lunga vita e tanta pubblicità, senza alcun condizionamento, anche a "il Fatto"!
Scrivere con l'inchiostro dell'infamia, come ha fatto Stefano Feltri, che Dagospia sarebbe stata "sponsorizzata a lungo dall'Eni" di Paolo Scaroni è soltanto la conferma che il buon Dio ha posto dei limiti solo all'intelligenza e non alla stupidità.

Antonio Padellaro

Perché, allora, prendersela con la testata che gli consente di esercitare al meglio tutta la sua straordinaria imbecillità?
Certo, Dudù Feltri, il cane a quattro zampe dell'ex numero uno di Eni e Telecom Franco Bernabè, ha un passato professionale che gli consente autorevolmente - dobbiamo confessarlo soprattutto ai suoi (e ai nostri) lettori -, di (stra)parlare di sponsorizzazioni a mezzo stampa.

Lui sì che sa e conosce bene dove andare a rosicchiare gli ossi (La7 dell'era Bernabè) che in passato gli sono stati generosamente offerti dai suoi mecenati-sponsor.

scaroni berlusconi interna nuova

Diceva Jean De La Bruyére che al mondo non ci sono "che due modi per fare carriera: o grazie alla propria ingegnosità o grazie all'imbecillità altrui".

Con Dudù Feltri in redazione i suoi colleghi de "il Fatto" possono sentirsi fortunati quanto a prospettive di vita professionale.

 

Paolo Scaroni and Vladimir Putin April jpeg

 

 

SESSO A 14 ANNI: ‘SE NON TI FAI STAPPARE, SEI SFIGATA’ – ‘SCOPARE? COME FUMARE UNA SIGARETTA’

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Beatrice Borromeo per ‘Il Fatto Quotidiano'

SESSO TEENAGER

La partita di pallavolo è appena cominciata e seduti per terra, in palestra, ci sono un po' di ragazzi che usano "l'ora buca" per fare un tifo svogliato. C'è anche la professoressa di educazione fisica, che annota con una bic blu le assenze sul registro. A interrompere tutti è una ragazza di quinta ginnasio, che invade il campo: "Finalmente mi hanno stappata!", urla, correndo attorno alla rete con le braccia alzate. "Sì, sì: mi hanno sturata ieri sera". È settembre 2013.

E Margherita (nome di fantasia) celebra così, davanti a compagni di scuola più e meno intimi, la perdita della sua verginità. A raccontare l'episodio è Chiara, che studia nello stesso liceo milanese e che quella mattina giocava nel ruolo di alzatrice. Reazioni? "Non molte. La prof l'ha guardata male, la maggioranza di noi l'ha ignorata e qualcuno le ha fatto i complimenti".

In fondo, Margherita ci ha messo un anno intero per riuscire nella missione. Chiara spiega come funziona: "All'inizio della quarta ginnasio si fa la conta. Di solito, solo tre o quattro ragazze arrivano al liceo già sverginate. La regola è che bisogna liberarsene entro l'anno successivo.

SESSO TEENAGER

Per questo, a fine estate, ci sono un sacco di noi che vanno col primo che passa, giusto per non sforare i tempi. Perché a settembre si fa il bilancio". Chiara, capelli biondi alle spalle, occhi castani col mascara nero sulle ciglia, stelline disegnate a penna sul polso, è una delle pochissime ragazze della sua classe a essere ancora vergine. "Se sei una persona sensibile, vivi molto male il fatto di non averla ancora data. È vero: se non sei carina, se non segui la moda, vieni un po' emarginata. Ma è il sesso l'unico argomento che tiene banco, l'unica carta d'accesso per restare nel gruppo. O sai quello di cui parli, o ti escludono per davvero. Ti trattano come una bambina, ti lasciano fuori dal gruppo, ti prendono sempre per il culo, come fossi una sfigata".

I PRELIMINARI
Le regole sono semplici e, anche se non valgono per tutti, finisce che tutti le rispettano. Ai preliminari, spiega Chiara, non si dà alcun peso: "Se esci con un ragazzo per un paio di settimane, è normale fargli almeno una sega. Sì, lo racconti in classe, ma non è una gran notizia: nessuno si stupisce". Non si diventa popolari nemmeno per il sesso orale: "Le mie amiche lo fanno spesso nei bagni delle discoteche, il sabato sera. Poi ci ridono su: ‘Tanto ero ubriaca', dicono.

Anche perché, quando si esce, si parte subito con i vodka-pesca o gli shot di rum e pera, quindi non ci vuole molto per perdere il controllo. L'altra scusa è che si erano fumate tre o quattro canne, che erano fatte. Ma nessuna si pente, e pochissime si ricordano anche solo il nome del ragazzo a cui hanno fatto un pompino". Se si incontrano il weekend dopo, spiega, i due nemmeno si salutano.

SESSO TEENAGER

E ancora, a scuola l'argomento non esalta un granché: "Una di quinta ginnasio ha avuto un rapporto orale a tre prima di perdere la verginità, per prepararsi, e il racconto non ha creato grande scalpore". Poi, i ragazzi sono gli unici a beneficiare dei preliminari: "Su di noi? Figurati, i maschi non sanno nemmeno da che parte cominciare. Non ho mai sentito parlare di sesso orale su una mia amica. Magari se esci con quelli più grandi, ma dubito".

IL SESSO
"Scopare è come fumare una sigaretta". In che senso? "È una piccola trasgressione, nulla di più. Si fa per diventare grandi. Non che gli altri ti vedano poi diversamente, ma tu stessa proietti un'immagine più matura e di conseguenza entri nel gruppo più figo".

All'inizio c'è la spinta delle amiche: "Per chi te la stai tenendo? Guarda che se non la molli ti molla lui... E poi a qualcuno la dovrai pur dare, o no?". Chiara è molto carina, ha ai piedi stivaletti di cuoio, e addosso una magliettina di Zara e una felpa blu col cappuccio. Potrebbe avere 14 anni come 18. Parla di sesso come se, appunto, l'avesse studiato meticolosamente a scuola, pur non avendolo ancora mai provato. E descrive un mondo capovolto: "I ragazzi non ci pressano mai per andare a letto. Anzi, sono terrorizzati dal fare figuracce, perché non sanno bene cosa devono fare. Anche perché noi siamo cattive, se uno se la cava male poi rischia che lo roviniamo. Sono le femmine - spiega Chiara - a sentirsi in dovere di sverginarsi in fretta. E poi gli uomini non hanno bisogno di insistere, perché le ragazze sono indemoniate".

SESSO TEENAGER

Quando decidi di farlo, lo annunci alle amiche: "Questo weekend ho deciso che scopo". Poi c'è l'immancabile resoconto del lunedì: "Di solito dicono ‘mi hanno sfondata', oppure ‘mi hanno aperta'". Da quel momento in poi perdi l'inibizione: "Una volta che l'hai data, la tua vita sessuale diventa super attiva. Se sei a casa di un'amica e c'è un tipo carino, non è che te la meni. Gliela dai senza fare troppe storie. Il ragazzo neanche se l'aspetta, così lo stupisci".

L'ORGASMO
Il sesso e il piacere non hanno proprio nulla a che spartire, nelle storie che raccontano Chiara e le sue amiche. L'obiettivo non è quello, e i ragazzi sono troppo inesperti. "A nessuna è mai piaciuto scopare. La prima volta fa stra-male, e anche le volte dopo, comunque, tutto è tranne che piacevole. Ripeto: non lo fai per venire, ma per liberarti di un peso. È una questione d'immagine, di status. Anche perché i ragazzi durano pochissimo". Per quelle che decidono di affidarsi al primo fidanzato, il momento prescelto è quello di una gita fuori città: "Stai con uno da un paio di settimane e ti invita a passare il weekend da qualche parte? Gliela dai. Matematico".

PANICO DEL LUNEDI'
Le precauzioni più usate, racconta Chiara, sono il preservativo e la pillola anticoncezionale. Chi prende quest'ultima, di solito, ha già condiviso la propria vita sessuale con i genitori. E le altre? "Non sai quanti lunedì mattina vedo le mie amiche completamente in paranoia. Il sabato erano strafatte e non riescono a ricordarsi se hanno usato il preservativo o no. In più, non sanno chi è il ragazzo con cui hanno scopato, oppure si vergognano a chiamarlo per chiedere. Quindi le più furbe vanno in consultorio e prendono la pillola del giorno dopo - succede ogni due o tre mesi - e le altre aspettano e pregano che il ciclo arrivi".

 

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DSK PIÙ POPOLARE DI HOLLANDE E SARKÒ MA IL PARISIEN CENSURA IL SONDAGGIO

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Anais Ginori per ‘La Repubblica'

Era considerato un impresentabile, un uomo politicamente finito dopo essere stato coinvolto in un sexy scandalo in mondovisione. E invece riecco Dominique Strauss-Kahn tornare a sorpresa al primo posto nelle preferenze dei francesi, molto più dell'impopolare François Hollande, cosa non difficile, ma anche davanti ad altri politici di rango. E' solo un sondaggio. Il risultato però è talmente imbarazzante che è stato chiuso in un cassetto e mai pubblicato.

DOMINIQUE STRAUSS KAHN

Tutto comincia quando Le Parisien commissiona all'istituto Bva una ricerca per immaginare chi potrebbe risollevare le sorti del paese. Un sondaggio che doveva essere la copertina del magazine del quotidiano. Come sempre in questi casi, l'istituto ha organizzato un campione, proponendo agli intervistati la scelta tra alcuni nomi. Per la prima volta, viene inserito il nome di Dsk, scomparso da quasi tre anni da tutte le rilevazioni demoscopiche.

Dopo essere stato arrestato nel maggio 2011, accusato di aver stuprato una cameriera del Sofitel di New York, l'ex direttore dell'Fmi è tuttora imputato in un processo a Lille con l'accusa di sfruttamento della prostituzione. Domandare ai francesi se Dsk è l'uomo della Provvidenza sembrava un ballon d'essai, quasi uno scherzo.

E invece il responso degli intervistati si è trasformato in un plebiscito. Strauss-Kahn è arrivato in testa con il 56% dei consensi, davanti all'ex ministro degli Esteri dell'Ump Alain Juppé (53%), all'ex presidente Nicolas Sarkozy (49%) e all'attuale ministro dell'Interno, Manuel Valls (48%). All'ultimo posto, l'attuale presidente socialista (36%) con una sorta di nemesi per l'ex direttore del Fmi che nel 2011 era il favorito alla corsa per l'Eliseo.

DOMINIQUE STRAUSS KAHN

Dopo una rapida consultazione, il giornale ha deciso di non pubblicare il sondaggio. «Strauss Kahn è arrivato in testa - ammette Frederic Allary, editore del magazine - ma mancava la domanda "vorreste il suo ritorno?", alla quale gli intervistati avrebbero risposto "no" a maggioranza schiacciante. Siccome la nostra posizione era di non fare commenti o una fiction politica, abbiamo lasciato stare».

Non è escluso che i potenti amici di Dsk abbiano architettato tutta l'operazione, con la complicità di qualche sondaggista. L'istituto Bva sostiene che il nome dell'ex direttore del Fmi è ricominciato a circolare da mesi in molte interviste a campione.

In tutti questi anni, Dsk è stato scartato a priori nelle rilevazioni anche se, fino al 2011, era un leader stimato, reputato economista. La sua caduta agli inferi ha ispirato pièce teatrali e diversi romanzi, tra cui quello della filosofa e amante Marcela Iacub, che lo ha definito «bestia», «caprone », «maiale». Il regista Abel Ferrara ha preparato un film sulla vicenda, nel quale Dsk è interpretato da Gérard Depardieu.

HOLLANDE E SARKOZY INSIEME ALLARCO DI TRIONFO PER CELEBRARE LA VITTORIA NELLA SECONDA GUERRA MONDIALE

Gli americani hanno molto ironizzato sulla tolleranza dei francesi rispetto a un leader erotomane. Una sua ridiscesa in campo sembra improbabile, anche per via dei guai giudiziari ancora aperti. Strauss-Kahn ha aperto una società di consulenza ma è tuttora assente dalla vita politica nazionale. I suoi avvocati si stanno battendo per avere una giuria popolare nel processo in cui è imputato per un giro di escort. Se il sondaggio Bva coglie davvero gli umori del paese, potrebbe essere una mossa vincente.

 

LETTA SARKOZY HOLLANDE

BENVENUTI ALLA RASSEGNA DEL DE BENEDETTI-PENSIERO SULLE BANCHE (PRE-SORGENIA)

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Francesco Bonazzi per Dagospia

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Se è vero che solo gli stupidi non cambiano mai idea, allora Carlo De Benedetti è molto, ma molto intelligente. Specie quando parla di banche e banchieri. Il padre fondatore della Cir, la finanziaria di famiglia che sta cercando di sbolognare alle banche creditrici un bubbone da due miliardi di debiti chiamato Sorgenia, ama dire la sua in pubblico, specie se lo invitano a tenere conferenze o lezioni magistrali.

Un breve campionario non può che cominciare dalla definizione più celebre affibbiata dall'Ingegnere a Cesare Geronzi e Giovanni Bazoli: "Non sono dei banchieri, sono dei ‘power broker". Era il 4 dicembre 2012, l'occasione era la presentazione milanese di "Confiteor", il libro in cui Massimo Mucchetti intervista Geronzi. E per spiegare la raffinata definizione ricorriamo umilmente all'American Heritage Dictionary.

Dicesi "power broker", "una persona che esercita una influenza politica o economica, sopra tutto grazie agli individui e ai voti che controlla. Un "power broker" è qualcuno che può riunire un certo numero di favori dovuti da gente potente e poi può utilizzare quell'agglomerato di favori per effettuare un affare".

Sempre in quella occasione, il già indebitatissimo Sor-genio statuiva: "Non credo che esistano banchieri di sistema. Esistono i banchieri e i 'power broker' e certamente Geronzi è il più abile 'power broker' che abbia conosciuto. Però almeno Geronzi è stato direttore di banca. Bazoli invece lo ha voluto Andreatta, non sa cos'è una banca anche se ha fatto un lavoro eccellente".

CARLO DE BENEDETTI E CORRADO PASSERA

Poi, un pensiero carino anche per l'allora ministro Corrado Passera, suo ex dipendente: "Di certo non è un power broker, ma un eccellente assistente". Per sua fortuna nessuno gli chiese di Peppino Mussari, l'ex capo di Monte Paschi che ha riempito Sorgenia di finanziamenti.

DEBENEDETTI GIACCA STRETTA

Sarebbe però ingeneroso guardare alle riflessioni pubbliche dell'arzillo Ingegnere come a semplici regolamenti di conti tra potentati vari e avariati. A dispetto delle gradevoli frequentazioni svizzere, guardate che disse una volta a Sondrio:
«Si pone drammaticamente una questione di giustizia sociale. Cosa c'è se non questo negli slogan gridati nei cortei contro l'ingordigia del sistema finanziario internazionale? Se a Davos prestigiosi banchieri sono tornati a rivendicare il diritto di distribuire bonus principeschi, è inevitabile che il loro mondo diventi poi il bersaglio dell'insoddisfazione e delle paure di questi giovani senza futuro».

DeBenedetti Bazoli Geronzi

Era il 18 ottobre 2011. Lui era ospite della Banca Popolare di Sondrio e neppure un mese dopo avrebbe festeggiato la sostituzione di Silvio Berlusconi con Mario Monti, vera icona internazionale di quei "giovani senza futuro".

DE BENEDETTI ipad

Passano due anni e il proprietario del gruppo Espresso-Repubblica, torna all'attacco delle banche. Questa volta, l'occasione propizia è l'ennesimo salvataggio di Alitalia e un'improvvida sortita di Corrado Passera che rivendicava la lungimiranza dell'operazione Cai del 2008. De Benedetti senior definisce "sconvolgenti ma non sorprendenti" le dichiarazioni dell'ex capo di Intesa Sanpaolo e accusa il banchiere di "aver bruciato oltre cinque miliardi sull'altare delle ambizioni personali".

Trascorre una settimana, e a De Benedetti non gli è ancora passata. Questa volta tocca a Telecom Italia, dove è in discussione il ruolo di Mediobanca, Intesa e Generali: "La più grande impresa italiana con il più grande potenziale di crescita nel mondo è stata scarnificata in vent'anni fino all'umiliazione finale di vederla passare in queste settimane agli spagnoli con un'operazione che ha dello scandaloso", accusa l'Ingegnere.

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E ancora: "Nessuna Opa, nessuna trasparenza in favore dei piccoli azionisti, solo un'intesa più o meno sotterranea con le banche che non vedevano l'ora di ridurre la propria esposizione. Uno dei momenti più bassi della Caporetto del nostro capitalismo".

Ma il 18 ottobre dello scorso anno tocca ancora al ruolo delle banche nella ex compagnia di bandiera: "In questi cinque anni, dai 'Patrioti' a oggi, è uno dei simboli del perverso scambio di interesse tra una politica che guarda solo al consenso immediato e imprese e banche che guardano solo al tornaconto altrettanto immediato".

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La platea era quella dei giovani di Confindustria a Napoli. Chissà se la conversione dei crediti in azioni, oggi allo studio per Sorgenia, fa parte di quei "tornaconti immediati", oppure è un'operazione che potremmo definire lungimirante.

Carlo De Benedetti

Ma una rassegna del De Benedetti-pensiero sulle banche non sarebbe completa senza una qualche concessione all'Apocalisse. Il 24 ottobre scorso, istruendo gli studenti dell'Università di Vercelli, li allarmava così: "Le sofferenze del sistema bancario italiano sono molto superiori a quelle che sono state contabilizzate o accantonate, ne sono certissimo. I criteri utilizzati dalla Bce, che ha annunciato nuovi stress-test per 150 banche europee, sono fatti per rassicurare. Ho l'impressione che la Bce, a parte qualche istituto che cadra' nelle maglie dei controlli, tutto voglia tranne che dimostrare la reale situazione del sistema bancario europeo".

CARLO DEBENEDETTI SILVIO BERLUSCONI CARLO DE BENEDETTI

Forse le sue certezze sulle sofferenze bancarie "molto superiori" a quanto accantonato nascevano anche da esperienze dirette e personali.
L'Italia comunque resta un Paese meravigliosamente privo di memoria. Dove ognuno, avendo soldi e platee, può fare la morale a tutti gli altri. Una perfetta prateria per scorribande di "power broker". Una piazza finanziaria e politica a lungo sputtanata nel mondo dai conflitti d'interesse di Silvio Berlusconi. Un posto dove il De Benedetti censore delle banche può sedere nel consiglio di vigilanza della filiale francese di Rothschild e dove la stessa Rothschild è impegnata in queste ore come advisor finanziario nella rinegoziazione del debito Sorgenia. Come consulente della Cir? No, come consulente delle banche creditrici. Non è fantastica questa?

2. SORGENIA
Lettera a ‘Il Foglio' di Angelo De Mattia

Al direttore - Sorgenia non è una faccenda che riguarda solo azienda e banche; essa chiama in ballo anche il governo per ciò che non deve fare. Sarebbe grave se, nonostante qualche smentita, si pensasse a forme, dirette o indirette, di sostegno pubblico per la ristrutturazione del debito della società: bisognerebbe, allora, riprendere i tanti altri casi, di gran lunga più meritevoli e con azionisti di controllo non certo dotati di ampie risorse, nei quali la mano pubblica ha deciso di non intervenire. Mai come ora lo stato deve essere terzo e rifuggire da liberalità, ché di questo si tratterebbe e di impropria commistione tra politica ed economia.

Quanto alle banche coinvolte, pure per le quali si possono richiamare numerosi precedenti che dovrebbero valere anche in questa circostanza, esse debbono avere di mira solo la sana e prudente gestione, la salvaguardia al meglio dei propri crediti, la tutela del risparmio loro affidato, l'equilibrio finanziario.

Dovrebbero pensarci mille volte prima di incamminarsi sulla eventuale trasformazione dei crediti in partecipazioni o in attività similari, considerati i vincoli cui gli istituti sono soggetti soprattutto dal lato del patrimonio. Rigore e trasparenza sono "a fortiori" necessari. O vi sono eccezioni quando si tocca il proprio "particolare"?

Del resto, non è stato lo stesso Carlo De Benedetti a pronunciare, tempo fa, una filippica contro i banchieri (presunti) "power broker"? Non è pensabile che lo dicesse - per quanto si possa pensar male - per la preferenza verso banchieri-donatori.
Angelo De Mattia

 

 


RENZI RISCHIA DI FINIRE COME FANFANI SCONFITTO DALLA CONSORTERIA DOROTEA

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Da ‘Il Foglio'

matteo renzi e angela merkel

Il tempo stringe, bisogna evitare di cadere nelle trappole dilatorie Matteo Renzi, impaludato nella grisaglia governativa, che indossa da pochi giorni, rischia di perdere quel tratto tra lo scanzonato e il dinamico su cui era stato costruito il suo personaggio, quando portava il "chiodo" alla Fonzie.

Naturalmente la funzione comporta degli obblighi e impone delle responsabilità, ma questo non significa che possa essere esercitata solo rinunciando a ogni elemento di vitalità e di spirito iconoclasta. In fondo Renzi sta cercando di emulare il tentativo compiuto sessant'anni fa da Amintore Fanfani, che intendeva congiungere il ruolo di segretario politico del partito di maggioranza relativa con quello di premier e nessuno può negare che l'aretino abbia dato prova di un carattere tutt'altro che sottomesso. Poi ha perso quella partita: la consorteria dorotea prima lo ha condizionato, e poi lo ha sconfitto.

MATTEO RENZI

Anche Renzi, seppure in condizioni diverse (ma non più di tanto, a ben vedere) ha avversari abili, soprattutto all'interno del suo partito, capaci di costruire una tela di ragno che lo imbozzoli annichilendo le sue intenzioni innovatrici e rendendole puramente illusorie. La reazione dei primi giorni, che naturalmente ha l'attenuante di tutti gli inizi, non è tale da fugare le preoccupazioni. In politica internazionale il Renzi in grisaglia si profonde in ossequi alla vulgata di una "posizione occidentale" sull'Ucraina che in realtà è solo una sceneggiata.

MATTEO RENZI NEL CANDIDATO SINDACO A FIRENZE

Forse quello col giubbotto avrebbe trovato il modo di far filtrare un fischiettìo di dissenso nei confronti di ultranazionalisti incappucciati. Nella gestione della prima delle riforme in discussione, quella elettorale, è sembrato rinculare, costretto ad accettare una delimitazione del nuovo meccanismo solo alla Camera, con conseguenze potenzialmente dilatorie, che solo la generosità di Silvio Berlusconi ha reso potabile.

DARIO NARDELLA MATTEO RENZI

Un premier, si sa, deve tener conto degli alleati, ma se finisce con il subire impostazioni che annacquano lo spirito riformista rischia di sembrare sempre di più al suo sfortunato predecessore.

MATTEO RENZI

Chissà che cosa può capitare ora sulle riforme economiche, che potrebbero finire nel tritacarne della solita concertazione, dominata dal patto dei lamentosi tra Confindustria e Cgil, sepolcro neanche tanto imbiancato della più paralizzante conservazione. Si può sperare, naturalmente, che l'impressione di questi primi giorni sia destinata a essere dissipata da una riaffermazione di vitalità innovatrice, ma il tempo stringe.

MATTEO RENZI

Se il nuovo doroteismo si rafforza ottenendo i primi successi nella tattica dilatoria, passerà poi a presentare conti sempre più salati. Il ritmo di una riforma al mese che apparteneva all'impegno di un Renzi spregiudicato sembra già in discussione, ma naturalmente speriamo di sbagliare.

 

MATTEO RENZI OSPITE DI DARIA BIGNARDI

PALOMBELLI: “IL LIVORE CONTRO LE “MIRACOLATE” DI DESTRA SI RITORCE CONTRO LE GIOVANI RENZIANE”

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Da ‘Il Foglio'

Barbara Palombelli

Nell'interesse di tutte, fermiamo il massacro. Non riesco ad assistere inerme alla distruzione quotidiana di persone, storie, curricula e professionalità. Ragazze giovani e belle sono entrate in un governo che mi convince pochissimo, ma che c'entrano i loro amori, le loro storie, il colore degli occhi o la larghezza del fianco/polpaccio?

Un anno fa, la presidente della Camera - ancor prima di salire sullo scranno parlamentare - era stata oggetto di fotomontaggi orribili che giravano il web attirando ghigni e sollazzi. Anna Finocchiaro è stata maciullata per una foto al supermercato del mobile in cui un agente cortese le portava un pacco. Ma ci siamo resi conto - davvero - che siamo diventati una massa di comari impazzite?

Maria Elena Boschi e Marianna Madia

Il giornalismo del buco della serratura mi fa abbastanza schifo da sempre (ho ritrovato un'intervista di Andrea Barbato e mia a Claudio Sabelli Fioretti, 1992, dove dicevo le stesse cose che scrivo ora, per fortuna esistono gli archivi). Che si tratti della fidanzata di Craxi, delle pupe di Berlusconi o delle femmine nominate qua e là in giro, lascio volentieri al gossip (comare, appunto) il compito di ritrarle d'estate con o senza cellulite. I grandi editorialisti dovrebbero scrivere degli intrighi internazionali fra banche, imprese finanza e potere. Invece, si scagliano contro le femmine.

La quota di aggressività che si sta scatenando contro le donne dovrebbe allarmare anche gli altri sessi. Dopo il reato di omofobia, dovremmo forse chiedere per legge di fissare un limite alla violenza contro il genere femminile? E' vero, non sappiamo fare branco, come scrisse molti anni fa il sociologo Francesco Alberoni.

LORENZIN CARFAGNA

Alcune di noi provarono a creare un "branco rosa", trasversale e senza etichette, nacquero molte amicizie, alcune vere solidarietà impensabili, ma forse dovremmo ricominciare tutto daccapo. In passato, mi sono trovata a difendere Irene Pivetti, Mara Carfagna, Mariastella Gelmini, Alessandra Mussolini e tante altre dai loro colleghi e avversari e dal fuoco amico delle parlamentari dei loro stessi partiti.

Luciano Violante e Anna Finocchiaro

Oggi la situazione è parecchio aggravata dai social network dove tutto è lecito, tutto è possibile. Illustri sconosciuti tirano pietre alle elette senza conoscerle, senza aver sentito una loro parola dal vivo, semplicemente guardando i talk-show di striscio.

NICOLE MINETTI A MIAMI

Trovo questo giochino molto pericoloso: screditare tutte le signore della politica dal divano di casa potrebbe essere anche divertente ma fa perdere potere a tutte le italiane. Anche a quelle che distillano veleno senza capire che si stanno avvelenando da sole: chi le rispetterà in ufficio, in negozio, perfino a casa se di ogni altra si pensa tutto il male possibile? Oggi a me, domani a te.

MariaStella Gelmini

E' così vero che adesso, come un boomerang, tutto il livore speso contro le presunte "miracolate" di destra si sta ritorcendo contro le giovani renziane. Vogliamo dire basta? E cominciamo dal non festeggiare, sabato, la festa dell'ipocrisia, un 8 marzo privo di significato.

 

CARLO ROSSELLA (MEDUSA): “LA GUIDA PER ‘LA GRANDE BELLEZZA SONO I CAFONAL SU DAGOSPIA”

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Renato Franco per ‘Il Corriere della Sera'

dago e pizzi

«Esiste una Dolce vita degli anni 60, quella di Fellini, e poi esiste una vita che non è dolce, che è quella della Grande bellezza, che è la vita di Roma di qualche anno fa. Conosco bene Roma. Era proprio così».

Carlo Rossella

Carlo Rossella, presidente di Medusa Film, che ha coprodotto e distribuito il film di Paolo Sorrentino premiato con l'Oscar, ne ha viste tante di feste come quelle che si vedono nelle prime sequenze del film sulle note di «A far l'amore comincia tu» della Carrà.

Quella Roma esiste?
«Di feste come quelle che aprono il film ce ne sono state tante e ne abbiamo viste di tutti i colori... Quelli travestiti da romani sono finiti nelle cronache dei giornali. La guida per questo film è rappresentata dalle immagini di Cafonal pubblicate negli anni da D'Agostino su Dagospia e dai due libri di fotografie di Umberto Pizzi. Basta aver seguito il sito di D'Agostino dalle origini per capire come si è evoluta, anzi pervertita, la società italiana negli anni scorsi».

dagoparty mlp pizzi revel cherubini

Scorsese ha detto che «La grande bellezza» è un film estremamente surreale...
«Non è affatto surreale, è realisticissimo. Quelle foto parlano chiaro, come il sito di D'Agostino, come gli articoli usciti sui giornali sulla vita mondana di Roma. Quella è la realtà. Tanti personaggi del film sono personaggi che abbiamo visto e vissuto».

A chi pensa?
«Quanti personaggi alla Buccirosso - il ricco commerciante rozzo - abbiamo conosciuto sulle terrazza e nei salotti romani. O donne in preda a una grande crisi di nervi come l'intellettuale di sinistra (Galatea Ranzi). O personaggi come la Ferilli, ex belle in preda a un processo di anomia, dovuta all'incedere dell'età».

E un Jep Gambardella l'ha incontrato?
«È un personaggio che non esiste nella realtà ma che è dentro molte persone, in molti di noi».

Libro "Cafonal"

Anche in Carlo Rossella c'è un Jep nascosto?
«Ogni tanto mi sono identificato in Gambardella, nel suo cinismo nei confronti della vita che gli stava intorno. Sono stato immerso in Roma come era immerso Gambardella, ma ho fatto un tempo dimezzato e sono tornato con le mie radici al Nord. In questo mi sono comportato un po' come Verdone».

Dice che quella Roma esisteva. Esiste ancora?
«Non esiste più la vita mondana di quella Roma, a causa della crisi economica è un po' scomparsa. Quel tipo di feste non ci sono più, ma debbo anche dire che alcune, non tutte, di quelle serate sono state divertenti: non le rinnego di certo. Chi lavora a Roma, chi lavora nel cinema o nel business prima o poi in quelle feste ci è capitato. E per chi dice di no, fa fede la raccolta di Dagospia, per smentire i mentitori»

ca b b dc b

Ieri sera Canale 5 ha trasmesso «La grande bellezza». Sembra una scelta economica difficile da capire.
«No, la prima tv darà una spinta al film, non lo danneggerà, e anzi sarà un rilancio pubblicitario che porterà dei vantaggi, spingerà la gente ad andarlo a vedere nelle sale».

SERVILLO NE "LA GRANDE BELLEZZA"

Gli esercenti non la pensano così.
«Hanno le loro ragioni e conoscono il pubblico meglio di me, ma ho la sensazione che ci sarà un rilancio di questo film soprattutto nei mondo dei giovani. I giovani lo devono andare a vedere perché La grande bellezza rappresenta La dolce vita della mia generazione: una fotografia del tempo coevo a quello della giovinezza».

Anche Servillo è da Oscar?
«È un attore fantastico, all'estero ce lo invidiano. È pure sexy, piace molto alle donne. Le amiche americane mi dicono che è "very elegant and fascinating"; la compagna di Al Pacino, l'argentina Lucila Solá, è rimasta colpita. Pure i i francesi che hanno sempre la puzza sotto il naso sono stati costretti ad ammettere che è un grandissimo attore in un grandissimo film».

la grande bellezza sulla croisette - servillo-ferilli-sorrentino-verdone

Però ai César, gli Oscar francesi, non l'hanno premiato.
«Perche sono invidiosi! In questi ultimi anni non hanno avuto un film che illustra la società francese come il film di Sorrentino illustra una certa società italiana».

 

 

MARDONA SÌ, FERILLI NO - “BEH, DI NON AVERE SFILATO SUL RED CARPET, MI DISPIACE MOLTO’’

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Azzurra Della Penna per CHI

Sabrina Ferilli Madrina del Festival di Roma

‘'Il vestito era straordinario, i gioielli pure. Non c'ero io con tutta quella roba addosso», Sabrina Ferilli, grande assente a Hollywood, come prima cosa, si fa una risata.
C'è un termine portoghese intraducibile in italiano: "saudade", non significa, come molti credono, nostalgia. È piuttosto il disagio per ciò che avrebbe dovuto essere e, invece, non è stato. «Non ho voglia e non sarebbe giusto recriminare oggi, a poche ore dalla vittoria di un Oscar, proprio no».

Domanda. Mettiamola così: il fatto che lei non ci sia stata è dispiaciuto a molti. E, quel che è peggio, a molte, sa?

Risposta. «Ma perché io credo che in questo film ci siano presenze femminili belle e ben rappresentate (oltre a presenze maschili affascinanti), c'è una "grande bellezza" non convenzionale. Non c'è la biondona, ci sono io, c'è la nervosetta colta, c'è la giunonica, c'è persino la diversità... la femminilità è rappresentata in molte sue magnifiche sfaccettature, e questo è solo uno degli aspetti del film...».

D. Sabrina, perché non è volata a Los Angeles?

R. «Ma perché sono in tournée (con lo spettacolo teatrale Signori... Le paté de la maison, ndr), sono appena tornata da Palermo e sono in partenza per la Toscana... I tempi tecnici per volare lì, praticamente, non c'erano. Comunque, ora se faccio un film in aria di Oscar, mi fermo, mi cristallizzo per un anno (ride)».

sabrina ferilli festival roma

D. D'accordo, sono 14 ore di volo, ma più che altro non c'erano i posti in teatro, giusto? Un pizzico di amarezza ci sarà signora Ferilli...

R. «Beh, di non essere stata lì, di non avere sfilato sul red carpet, mi dispiace molto. E non soltanto per me, ma anche perché l'immagine che si ricorda nel corso del tempo della Notte degli Oscar è costituita dalle foto delle attrici che solcano il tappeto rosso in abiti favolosi. Come si dice? "È la materia di cui sono fatti i sogni". È come se mancasse qualcosa.

Serena Grandi

E poi, certo, a livello personale, è proprio per l'unicità di questo premio. Ora, per quanto una possa essere ottimista, dubito che la cosa possa verificarsi nuovamente e, soprattutto, in tempi brevi a me, Sabrina Ferilli. Però, che devo dire? A me non è mai riuscita "l'incoronazione", io sono stata sempre capace di lavorare e fare tanto, ma poi, alla fine, a me la cerimonia è sempre sfuggita. Se mi sono ritrovata "regina", è perché qualcuno me l'ha riferito, mentre stavo a casa, in camerino, al bar o, persino, alla toilette, mai per via ufficiale. Credo sia un karma, si vede che doveva andare così, è andata così».

sabrina ferilli sul set di La grande bellezza

D. Insistiamo: quattro posti in teatro. All'epoca di Mediterraneo andò tutto il cast, quando vinse Benigni mancava solo la nonna di Roberto nostro...

SABRINA FERILLI VERDONE FOTO ANSA

R. «Il fatto, e io faccio un discorso generale, è che questo è un Paese di talenti, non di squadre, dove, nell'individualità sparigliamo e sbaragliamo, ma è a livello di impresa che manchiamo. Non sappiamo ottimizzare. Se lei lo vede nella prospettiva degli eventi, La grande bellezza non l'hanno amplificato, l'hanno detonato. Ed è un evento unico: erano 15 anni che non vincevamo un Oscar, è demoralizzante».

D. A proposito, lo sa che già la critica si aspetta un flop dal prossimo film di Sorrentino?

Toni Servillo e Paolo Sorrentino sul palco degli OscarSABRINA FERILLI ESCLUSA DAGLI OSCAR DA CHI

R. «Questo è un Paese curioso: se sei il primo ad andare sulla Luna, quando torni mica ti chiedono: "Com'era?". No, la prima domanda è: "Come l'ha presa sua sorella che, invece, è rimasta a casa?"».

SABRINA FERILLI ESCLUSA DAGLI OSCAR DA CHI

Sulla battuta surreale cade il silenzio. Poi Sabrina...
«Sa che le dico? Che la mia salita è un passo alla volta e io ho ancora un bel po' di anni davanti. A Hollywood, prima o poi, ci vado. Dovesse pure essere per il remake di A spasso con Daisy».

 

 

LA CORTE DI STRASBURGO DÀ RAGIONE A GABETTI/GRANDE STEVENS E PURE IL BANANA COMINCIA A SPERARE

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1. LE DIFFERENZE TRA I CASI GRANDE STEVENS/GABETTI E BERLUSCONI
DAGONOTA

FRANZO GRANDE STEVENS MICHELE BRIAMONTE EZIO MAURO ALLO STADIO FOTO LAPRESSE

Berlusconi comincia a credere davvero nella riabilitazione di Strasburgo. Ieri la Corte europea dei diritti dell'uomo ha sanzionato l'Italia per aver processato due volte per lo swap Ifil-Exor Franzo Grande Stevens e Gianluigi Gabetti: bastava la pesante sanzione della Consob, il processo penale non doveva farsi. La Corte europea ha quindi accolto la tesi dei professori Aldo Bozzi, Franco Coppi, Michele Briamonte e Natalino Irti.

Tra i due casi, però, ci sono molte differenze. La multa (con interdizione) di un'autorità indipendente come la Consob non si può equiparare ai soldi che Mediaset doveva al fisco. Solo se una sanzione inflitta dall'Agenzia delle Entrate fosse molto severa, si potrebbe avvicinare a una condanna penale. Non solo: la sanzione Consob è stata inflitta direttamente a due persone fisiche (Gabetti e Grande Stevens), e quindi si può assimilare alla responsabilità penale (che è personale).

Nel caso dei diritti comprati da Frank Agrama, era Mediaset che doveva pagare tasse, interessi ed eventuali sanzioni per il mancato versamento. Il procedimento che può scaturire nei casi più gravi di evasione, come quello per frode fiscale, è ben distinto, visto che riguarda le condotte personali di singoli amministratori.

FRANZO GRANDE STEVENS E ALAIN ELKANN - Copyright Pizzi

L'agenzia delle Entrate si è costituita parte nel processo contro Berlusconi, Agrama e gli altri, e gli stessi giudici penali hanno condannato gli imputati a pagare all'agenzia 10 milioni di euro. Quindi non sembrerebbe nemmeno esserci lo sdoppiamento dei procedimenti che è stato censurato dai giudici della Corte Europea.

GIANLUIGI GABETTI jpeg


2. BERLUSCONI - AVV. BRIAMONTE A MIX 24 SU RADIO 24: "SENTENZA MEDIASET A STRASBURGO ANCORA APERTISSIMA. DOPO RICORSO ACCOLTO A FAVORE DI GRANDE STEVENS E GABETTI AVVOCATI DEL CAVALIERE HANNO UN BUON ARGOMENTO"
Da www.radio24.it


"La partita alla Corte dei diritti dell'uomo per il caso Mediaset direi, dopo la nostra sentenza, aperta. Non sono nel collegio dei difensori del cavalier Berlusconi però sicuramente c'è un'analogia con il ricorso fatto dal prof. Coppi a Strasburgo per la sentenza Mediaset (analogia con ricorso, di Coppi e lo stesso Briamonte, accolto a Strasburgo - Corte diritti uomo - a favore di avvocato Grande Stevens e Gabetti sulla questione dello swap sulle azioni Fiat del 2002, ndr.)

GIANLUIGI GABETTI ALLA MESSA PER AGNELLI FOTO ANSA

Penso che il principio sanzionato sia il medesimo e devo dire che sono sicuro che i difensori del cavaliere quando leggeranno il paragrafo 29 della sentenza avranno secondo me un buon argomento dove si dice che l'Italia, come qualsiasi paese dell'Unione Europea, qui chi parla è la Corte Europea dei diritti dell'uomo, quindi una Corte che abbraccia tutte le epifanie territoriali, non può sanzionare fiscalmente un illecito e poi pretendere di sanzionarlo anche penalmente, perché se la sanzione fiscale è aldilà di essere qualificata come solo amministrativa e non penale nell'ordinamento e una sanzione afflittiva questa elimina, consuma il potere di sanzione. "

MICHELE BRIAMONTE FOTO LAPRESSE

Lo dice l'avvocato Michele Briamonte, partner dello studio Grande Stevens (l'avvocato della famiglia Agnelli) a Mix24 di Giovanni Minoli su Radio 24.


3. IFIL: CORTE STRASBURGO,ITALIA VIOLÒ CONVENZIONE DIRITTI UOMO
(ANSA) - Istruendo il processo penale a Franzo Grande Stevens e Gianluigi Gabetti per l'equity swap di Ifil-Exor, l'Italia viola l'articolo 4 del protocollo 7 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, che sancisce che non si può essere giudicati e puniti due volte per lo stesso reato. Questo il senso di una sentenza, emessa a Strasburgo, dalla Corte europea dei diritti umani.

ASSEMBLEA GENERALI DI BANCA DITALIA SERGIO MARCHIONNE E JOHN ELKANN FOTO LA PRESSE

I giudici rilevano che l'addebito mosso contro Grande Stevens e Gabetti è, in sostanza, il medesimo per il quale i due furono condannati in via amministrativa dopo una procedura promossa dalla Consob nel 2005. La giustizia italiana, dunque, dovrebbe mettere fine al processo penale «nel più breve tempo possibile»: processo penale che, comunque, si è concluso lo scorso novembre quando la Cassazione ha dichiarato la prescrizione del reato.

I giudici di Strasburgo hanno invece stabilito che le sanzioni imposte a Gianluigi Gabetti, Franzo Grande Stevens - oltre che a Virgilio Marrone, alla Exor Spa e alla Giovanni Agnelli & C. Sapa - nella procedura avviata dalla Consob e poi finita davanti alla Corte d'appello di Torino e davanti alla Cassazione, sono state «legali» e che quindi non c'è stata alcuna violazione dei diritti dei ricorrenti per quanto concerne la protezione dei loro beni.

È stata quindi rigettata la richiesta di 16 milioni di risarcimento presentata dalle società e dai tre ricorrenti, mentre è stato stabilito che agli stessi dovranno essere versati 10 mila euro per danni morali per la violazione dell'articolo del protocollo 7 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo e perché durante il processo davanti alla Corte d'appello di Torino non c'è stata un'udienza pubblica.

SERGIO MARCHIONNE E JOHN ELKANN FOTO ANSA


4. NO AL CUMULO DI PROCESSI PER LO STESSO REATO
Marina Castellaneta per Il Sole 24 Ore

Se la sanzione qualificata come amministrativa sul piano interno è di una severità tale da essere equiparabile a una penale non è possibile avviare un nuovo procedimento giurisdizionale penale dopo quello di natura amministrativa.

Di conseguenza, se la Consob decide una sanzione pecuniaria elevata a cui si aggiunge una misura interdittiva, per manipolazione del mercato, è precluso lo svolgimento di un processo penale per gli stessi fatti nei confronti delle stesse persone. Lo ha deciso la Corte europea dei diritti dell'uomo in una sentenza fiume depositata ieri con la quale ha condannato l'Italia per violazione del diritto a non essere giudicati due volte per lo stesso reato stabilito dall'articolo 4 del Protocollo n. 7 (ricorso Grande Stevens e altri contro Italia), riconoscendo un indennizzo ai ricorreneti. Non solo. La Corte di Strasurgo ha anche imposto, per la prima volta, l'immediata chiusura del procedimento penale in corso, senza pregiudizio per i ricorrenti.

VIDEO MESSAGGIO DI BERLUSCONI DOPO LA CONDANNA DELLA CASSAZIONE

L'intricata vicenda arrivata sul tavolo dei giudici di Strasburgo ha preso il via da un comunicato stampa emesso dai vertici delle società Exor e "Giovanni Agnelli" nel quale non era stato menzionato un progetto di rinegoziazione di un contratto di equity swap.

L'Ufficio insider trading della Consob aveva contestato la commissione di atti di manipolazione del mercato: erano state decise sanzioni pecuniarie e l'interdizione. La Corte di appello (pronuncia confermata dalla Corte di Cassazione), pur con una diminuzione dell'entità delle misure, aveva confermato il verdetto della Consob.

Intanto, in base a quanto previsto dal Dlgs n. 58/1998, si era aperto anche il procedimento penale. I ricorrenti, che già dinanzi ai giudici nazionali, avevano invocato la violazione del principio del ne bis in idem, si sono rivolti a Strasburgo che, almeno sotto questo profilo, ha dato ragione ai ricorrenti. La norma della Convenzione europea dei diritti dell'Uomo - ha precisato la Corte - preclude l'esercizio di un nuovo procedimento dal momento in cui è stata resa la decisione della Consob.

Franco Coppi

Poco importa che il procedimento e la sanzione sul piano interno siano qualificati come amministrativi, se la loro natura ha carattere penale proprio in ragione della severità.

Sul punto la Corte, che ha dichiarato invalida la riserva italiana, non si è limitata a constatare la violazione ma ha chiesto l'immediata applicazione di una misura individuale, ossia la chiusura del procedimento interno (intanto il procedimento si è chiuso comunque per prescrizione).

Nessuna violazione invece del diritto di difesa e del diritto di proprietà per le misure decise dalla Consob. Le sanzioni - precisa la Corte - sono state pesanti, ma l'integrità dei mercati finanziari e la necessità di assicurare la fiducia della collettività nella sicurezza delle transazioni finanziarie costituiscono un obiettivo di interesse generale da tutelare.

COPPI franco

Per quanto riguarda il diritto a un processo equo, Strasburgo ha evidenziato alcune lacune del procedimento che non ha assicurato un confronto tra accusa e difesa e non ha garantito il principio dell'equità delle parti in mancanza della fase orale. Dubbi anche sull'imparzialità dell'organo competente interno alla Consob per l'applicazione delle infrazioni, perché l'organo inquirente e quello giudicante si trovano sotto la supervisione dello stesso presidente. Lacune che, tuttavia, sono "sanate" dalla possibilità di ricorrere a un organo giurisdizionale di appello che, però, non doveva svolgere il procedimento in camera di consiglio.


I CASI DI ILLECITI AMMINISTRATIVI INTERESSATI CHE BLOCCHEREBBERO IL SECONDO PROCESSO:
ABUSO DI INFORMAZIONI PRIVILEGIATE

(articolo 187 bis del Tuif) Prevede una sanzione da euro 20mila a tre milioni per chi fa operazioni su strumenti finanziari abusando delle informazioni conosciute grazie al suo ruolo professionale

MANIPOLAZIONE DEL MERCATO

(articolo 187-ter del Tuif)

La sanzione prevista varia da euro 20 mila a 5 milioni per chi attraverso la stampa, internet o in qualunque modo diffonde notizie false o fuorvianti su strumenti finanziari

SANZIONI AMMINISTRATIVE ACCESSORIE

(articolo 187-quater del Tuif) Insieme alla sanzioni di cui sopra è prevista

CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL UOMO

l'incapacità temporanea ad assumere incarichi di amministrazione, direzione e controllo nell'ambito di società quotate. La durata della sanzione va da un minimo di due mesi al massimodi tre anni

RESPONSABILITÀ DELL'ENTE

(articolo 187-quinquies del Tuif)

L'ente è responsabile per una somma pari all'importo irrogato per gli illeciti commessi nel suo interesse o per suo vantaggio

CONFISCA

(articolo 187-sexies del Tuif)

L'applicazione delle sanzioni amminsitrative pecuniarie comporta sempre la confisca del prodotto o del profitto dell'illecito e dei beni utilizzati per commetterlo


5. IL SISTEMA ITALIANO DIFETTA DI GARANTISMO
Marcello Clarich per Il Sole 24 Ore

Il sistema delle sanzioni amministrative e penali in materia finanziaria è tutto da rivedere perché viola i principi della Convenzione europea dei diritti dell'uomo. È questa la conseguenza principale della sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo in un caso di irrogazione di sanzioni amministrative plurimilionarie inflitte dalla Consob (sentenza 4 marzo 2014 nel caso Grande Stevens e altri contro Repubblica italiana).

La questione riguarda in primo luogo le garanzie del contraddittorio nei procedimenti sanzionatori gestiti dalla Consob e dalle altre Authority di settore. Infatti, quanto più ampi e incisivi sono i poteri da esse esercitati nei confronti delle imprese regolate e dei loro amministratori, tanto più deve essere garantita la possibilità di difendersi per iscritto e oralmente nell'ambito del procedimento.

Di questa esigenza si era peraltro già fatta carico in anni recenti sia la giurisprudenza amministrativa sia la legge sul risparmio (n. 262/2005).

Il Consiglio di Stato, infatti, ha stabilito il principio secondo il quale le garanzie procedimentali devono essere tanto più elevate, quanto più la legge attribuisce poteri quasi "in bianco" alle autorità indipendenti. La perdita della legalità sostanziale, dovuta al fatto che in molti casi le Autorità di settore dettano le regole di comportamento degli operatori, le applicano e irrogano le sanzioni, va conpensata con un rafforzamento della legalità procedurale.

Sulla stessa lunghezza d'onda, la legge sul risparmio ha introdotto garanzie del contraddittorio superiori a quelle stabilite in via generale dalla legge sul procedimento amministrativo (legge 7 agosto 1990, n. 241) che, per esempio, non rende obbligatorio il contraddittorio orale. La legge sul risparmio ha previsto una regola inedita in Italia, ripresa da modelli anglosassoni, e cioè una separazione netta tra uffici istruttori e organo decisionale, in modo tale da garantire una maggior terzietà di quest'ultimo. Dopo questa riforma le authority finanziarie hanno adeguato i loro regolamenti.

Tutto questo però non è sembrato sufficiente ai giudici di Strasburgo. Infatti, per quanto la Consob possa essere considerata un'autorità imparziale e sottoposta a controlli giurisdizionali efficaci, il procedimento sanzionatorio non è garantista. E ciò sia perché non prevede un'udienza pubblica orale, sia perché l'istruttoria e la decisione finale avvengono comunque all'interno dello stesso apparato.

Ma ancor più iniqua è la possibilità prevista dal Testo unico della finanza di comminare sanzioni amministrative e sanzioni penali in relazione allo stesso fatto illecito. Nella visione dei giudici di Strasburgo il primo tipo di sanzioni (specie quelle milionarie) ha carattere afflittivo analogo a quello delle sanzioni penali.

Se così è al legislatore italiano non resta altro che rimboccarsi le maniche rimettendo mano a una riforma che superi le censure dei giudici di Strasburgo. Un altro punto si aggiunge così all'agenda del nuovo governo.

 

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