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IL MILIARDARIO CINESE NON SI ARRENDE ALLA FIGLIA LESBICA E RADDOPPIA L’OFFERTA: “10 MILIONI A L’UOMO CHE SE LA SPOSA”

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Ilaria Maria Sala per "La Stampa"

CECIL E GIGI CHAO jpeg

«Papà, ritira la proposta: i soldi non possono comprare il mio amore». Gigi Chao, la figlia 33enne di Cecil Chao è stanca delle trovate del padre per trovarle un marito. Soprattutto perché lei ha già trovato l'amore che la rende felice. Il problema è che si tratta di una donna, e il padre, l'irreprimibile play-boy Cecil Chao, non può rassegnarsi all'idea che la figlia sia gay. Così, dopo aver lanciato due anni fa la sfida di offrire 5 milioni di euro a qualunque uomo fosse riuscito a portare la figlia all'altare, ora rincara la dose e raddoppia il premio in palio: «Sposate mia figlia, avrete 10 milioni».

Cecil Gigi Chao HONG KONG

La sparata è avvenuta sul «Nanyang Siang Pau», un quotidiano in lingua cinese malesiano, nel corso di un'intervista sui suoi affari, sulla sua vita ricca di amori e sulla figlia omosessuale.
Ieri Gigi ha risposto al padre di nuovo tramite un quotidiano - il «South China Morning Post» di Hong Kong - dicendo di smettere con queste iniziative, che non le causano altro che seccature:

«Due anni fa, quando mio padre si mise in testa di offrire una dote per la mia mano, venni importunata da più di 20.000 spasimanti, il che ha reso la vita dura tanto a me quanto alla mia compagna, Sean Eav. Adesso che ha di nuovo tirato fuori la questione sono inquieta: intanto, per il tipo di linguaggio. Se ci guardiamo intorno, ci sono ancora molti abusi che vengono fatti in nome della dote, in particolare in India. Trovo irresponsabile la sua scelta. E poi, non importa quanti altri soldi vorrà offrire, non sono interessata».

gigi chao con la compagna

Nei due anni trascorsi dalla prima offerta milionaria, Gigi Chao è stata bombardata di proposte, e sono stati fondati alcuni siti web, dove centinaia di aspiranti mariti vantano le loro doti - tra quelli che si spacciano per «veri uomini» e quelli che si dicono «sicuri di essere la persona giusta per Gigi». Frattanto, Gigi e Sean continuano a essere viste insieme, e l'unico risultato ottenuto dal miliardario hongkonghese è stato di far diventare la figlia un'attivista per i diritti gay.

 


PER LA DIRETTRICE DEL “NEW YORK TIMES” IL GOVERNO DI BARACK È “IL PIÙ RETICENTE DEGLI ULTIMI DECENNI”

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Paolo Mastrolilli per "La Stampa"

Jill Abramson del New York Times Andrea Ceccherini e Gerard Baker del Wall St Journaljill abramson DEAN BAQUET BILL KELLER

«La Casa Bianca di Barack Obama è la più riservata e reticente con cui io abbia mai lavorato». Non è poco, considerando che l'accusa viene da Jill Abramson, prima direttrice del New York Times. L'attacco, per di più, è stato lanciato durante un'intervista con la televisione Al Jazeera, che naturalmente farà rumore nel mondo arabo. Abramson dettaglia la sua posizione con i fatti, sostenendo che l'attuale amministrazione ha condotto più inchieste penali su giornalisti ritenuti responsabili di rivelazioni illegali, di tutte le altre sommate insieme.

Jill parla dall'alto di una straordinaria carriera, che prima di vederla alla guida del New York Times, l'ha portata per un lungo periodo nella capitale. «Ho passato 22 anni in quella città, e ho seguito tutti i presidenti, da Regan in poi. Durante il primo mandato di George W. Bush ero capo della redazione di Washington del Times, e quindi trattavo direttamente con la Casa Bianca per qualunque articolo loro ritenessero troppo delicato per la pubblicazione». Il risultato del confronto non è lusinghiero, per Obama: «La sua è la Casa Bianca più segreta, di tutte quelle che ho seguito».

Bush figlio era noto per l'avversione alle soffiate, dopo gli attentati dell'11 settembre, e proprio una giornalista del Times, Judith Miller, era stata protagonista di una vicenda che l'aveva portata in prigione, per non rivelare le sue fonti. Nel suo caso, però, la strategia in Iraq dell'amministrazione era stata aiutata dagli articoli. «Avevo spesso a che fare - ha detto la direttrice - con gli uomini di Bush, ma non cercavano di lanciare inchieste criminali sulle soffiate. L'amministrazione Obama ne ha condotte già sette, che è più del doppio di tutte le altre amministrazioni della nostra storia sommate».

Abramson pensa che le decisioni di seguire le vie legali vengano direttamente dal presidente: «Credo che debba esserne al corrente. Non lo so, ma certamente su questo tema è stata messa così tanta attenzione, che se fosse stato contrario alla linea politica del governo, a questo punto ce ne saremmo accorti».

Il problema, secondo il Times, non sta nel fatto che la Casa Bianca cerchi di non rivelare le questioni giudicate riservate, ma che facendolo attraverso le inchieste penali intimidisce i giornalisti, e minaccia la libertà di espressione garantita dalla costituzione.

 

bush-obamaGEORGE W BUSH E BARACK OBAMA ALL'INAUGURAZIONE DELLA GEORGE W BUSH LIBRARYRONALD REAGAN

 

GLI IMMOBILI FRANCESI DI RISANAMENTO VANNO AGLI INGLESI DI CHEESFIELD - SCONFITTI ZUNINO/BARRACK

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(ANSA) - Il cda di Risanamento ha deliberato di cedere a Cheelsfeld/the Olayan Group i suoi immobili parigini per 1,225 miliardi di euro. Lo comunica la società in una nota. L'offerta del fondo inglese ha dunque battuto la proposta di Luigi Zunino in tandem con l'ex proprietario della Costa Smeralda, Tom Barrack.

RISANAMENTO

Il Cda, si legge nella nota, ha esaminato le offerte sul patrimonio francese, rappresentato da 9 immobili di pregio posizionati nel 'Triangolo d'oro' di Parigi, e ha deliberato di accettare quella del fondo partecipato da investitori arabi. ''Tale proposta - spiega il comunicato - prevede un prezzo per il Gruppo Risanamento pari ad euro 1.225 milioni, al netto delle tasse relative al trasferimento''.

L'incasso previsto da Risanamento, dopo il rimborso del debito relativo agli immobili, è pari a oltre 230 milioni, con una plusvalenza civilistica di oltre 100 milioni e una consolidata di oltre 280 milioni. Il closing è subordinato allo ''svolgimento di una due diligence confirmatoria da parte dell'acquirente limitata alla documentazione tecnico/ legale/ notarile relativa agli immobili da effettuarsi entro il mese di febbraio 2014, all'esito della quale verranno sottoscritti gli atti relativi al trasferimento degli immobili''.

Luigi zunino

Andrà inoltre verificata ''l'assenza di ipoteche sugli immobili diverse da quelle a garanzia dei finanziamenti esistenti'' nonché ''la rinuncia o il mancato esercizio della prelazione da parte del Comune di Parigi''.

 

 

 

Tom Barrack con la moglie Laurel

IL “NEW YORK TIMES” SI SPARA UNA COPERTINA CON “PLANET HILLARY” E SUBITO DIVENTATA UN TORMENTONE SU TWITTER

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Massimo Vincenzi per "la Repubblica"

la cover del new york times magazine PLANET HILLARY

Hillary Clinton non ha ancora acceso i motori per la corsa alla Casa Bianca e già la sua discesa in campo si preannuncia come la più lunga, sovraesposta e incredibile "non campagna" elettorale della storia americana. Mancava solo il capitolo dadaista e a colmare la lacuna ci pensa il New York Times che dedica all'ex segretario di stato la copertina del suo prossimo magazine.

Il titolo è Planet Hillary, l'immagine raffigura la faccia della "non ancora" candidata come una sorta di luna, con attorno appunto tutti i pianeti del suo universo. L'autore dell'articolo, il notista politico Amy Chozick dice alla Cnn: «Non decido io le illustrazioni, ma quando me l'hanno fatta vedere ho pensato: questa farà molto discutere».

PLANET HILLARY DIVENTA UN TORMENTONE

E così è stato, su Twitter soprattutto e poi di rimbalzo sui vari siti è partito il dibattito, con gli uomini vicini ai Clinton veloci a gridare al sacrilegio: «Questa donna è da quasi vent'anni votata in tutti i sondaggi come la più popolare politica d'America, è irrispettoso raffigurarla in quel modo», si lamenta con la Cnn uno dei suoi collaboratori più fidati, Paul Begala.

PLANET HILLARY DIVENTA UN TORMENTONE PLANET HILLARY DIVENTA UN TORMENTONE

Tanto che il New York Times deve correre ai ripari e come fa spesso in queste occasioni (l'ultima con il commento su Snowden) racconta nel suo blog come è nata l'idea. «Avevamo questo articolo che racconta tutte le connessioni, le relazioni, gli amici, i sostenitori della famiglia Clinton e dunque volevamo un disegno inerente. Ci è venuto in mente il lavoro di Jesse Lenz, che ci aveva stupito qualche tempo fa con un faccia di Trump su un campo da golf e abbiamo chiesto a lui».

La prima bozza raffigurava una Hillary tipo Terra, ma non ha convinto l'art director del Magazine che invece ha apprezzato il secondo tentativo: appunto questa faccia di luna stilizzata, che - come scrive il New York Times - ricorda anche la locandina del film muto francese, il Viaggio nella luna di Georges Melies.

I pro e i contro si azzuffano sulla Rete, anche se forse ha ragione il Washington Post che commenta: «In totale assenza di notizie reali sulla ormai più che certa candidatura della Clinton alla Casa Bianca i media si interrogano su come loro stessi rappresentano Hillary».

PLANET HILLARY DIVENTA UN TORMENTONE

Nell'attesa che lei sciolga le ultime riserve, dunque bisogna prepararsi ad una diretta non stop con decine di articoli sul nulla o quasi perché, come spiega un'analista a The Politico, «mettere la Clinton in copertina dà la certezza di vendere più copie e di assecondare i gusti dei lettori».

 

PLANET HILLARY DIVENTA UN TORMENTONE

GRANDI MANOVRE INTORNO ALLA RAI. NEI GIORNI SCORSI GUBITOSI AVREBBE INCONTRATO RENZI SUL TRENO ROMA-FIRENZE

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DAGOREPORT

GUBITOSI E TARANTOLA jpeg

Weekend di grandi manovre intorno alla Rai. Nei giorni scorsi, il direttore generale avrebbe incontrato Matteo Renzi sul treno Roma-Firenze, e discusso il tema delle testate giornalistiche. I due direttori in ballo sono Mario Orfeo (Tg1) e Bianca Berlinguer (Tg3), entrambi rappresentativi di uno scenario politico sepolto dall'arrivo del sindaco alla guida del Pd.

Matteo Renzi in treno

Gubitosi avrebbe tenuto il punto su entrambi, facendo capire a Matteo che l'unico davvero in partenza è Preziosi, direttore di Radio1 e dei giornali radio. Ma la partita non è affatto chiusa, tanto che lo stesso Orfeo è stato visto aggirarsi ieri pomeriggi nei corridoi di Viale Mazzini, dove ha incontrato i consiglieri di amministrazione in vista del pre-consiglio di lunedì e del cda ufficiale che si terrà mercoledì.

mario orfeo foto mezzelani gmt

Proprio il pre-consiglio con i 5 membri di maggioranza ha messo in agitazione la presidente Anna Maria Tarantola, che ha finora sempre mantenuto un profilo molto basso. Secondo fonti interne, l'ex vice-direttore generale di Bankitalia è intenzionata a partecipare alla riunione di lunedì, dove metterà in chiaro le "regole di ingaggio" sulle testate giornalistiche: o si trova un accordo per un ricambio generale, o resterà tutto com'è. Concentrarsi su singole pedine sarebbe visto come un blitz mirato inaccettabile, mentre un'operazione più ampia sarebbe in linea con la consuetudine aziendale che ha sempre visto i direttori cambiare a ogni cambio di governo.

Bianca Berlinguer e Mario Orfeo

Se il cda lunedì deciderà di non toccare l'assetto attuale, non vuol dire che le cose resteranno ferme a lungo. Non solo dal fronte politico-elettorale, gli scossoni potrebbero arrivare dalla stanza di Gubitosi. Se il manager entrerà nel giro di poltrone che si liberano nell'arco di due-tre mesi (Poste, Eni, Enel, Terna, Finmeccanica), allora arriverebbe un nuovo dg che potrebbe cambiare tutto. Se invece "Giggino" dovesse promettere al cda di non voler lasciare l'azienda che guida dal 2011, avrà più autonomia sia dalla politica che dall'attivismo dei consiglieri.

Antonio Preziosi

Renzi ha sempre detto di non voler entrare (direttamente) nel ginepraio di Viale Mazzini, che fa tanto "Prima Repubblica". Ma ci stanno pensando i dirigenti, giornalisti e consiglieri Rai a "renzizzarsi" da soli, con l'aiuto di qualche piddino che non teme di entrare a gamba tesa nelle nomine nella tv pubblica.

Andrea Vianello Luigi Gubitosi Angelo Teodoli Giancarlo Leone

 

FERRO E FISCO - LA COMMISSIONE TRIBUTARIA CONFERMA: TIZIANO FERRO HA EVASO 3 MILIONI DI EURO

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Da www.corriere.it

Tiziano Ferro

Confermata l'evasione fiscale del cantante Tiziano Ferro per circa 3 milioni di euro. La commissione Tributaria regionale ha respinto il ricorso di Ferro e confermato le sentenze di primo grado che stabilivano la fittizietà della residenza all'estero del cantante negli anni 2006, 2007 e 2008 condannandolo a pagare le spese processuali

TIZIANO FERRO

ACCERTAMENTI A LATINA - Il cantautore è accusato di di aver evaso le tasse nel periodo in cui risultava residente in Gran Bretagna. Gli accertamenti partirono dall'Agenzia delle Entrate di Latina che, dopo aver raccolto dati e numeri relativi al patrimonio di Ferro, inviò un dettagliato dossier alla Procura della Repubblica per una valutazione sulle implicazioni penali. Ferro, assistuito da Giulia Bongiorno, si è sempre difeso dicendo che il cambio di residenza era reale e che lui passava molto tempo all'estero anche per i suoi impegni con i concerti dal vivo che lo trattenevo a lungo lontano dall'Italia.

 

CHE CI FACEVA TENERAMENTE ABBRACCIATO ALLA MOGLIE, A SPASSO PER VIA CONDOTTI IL MINISTRO DELL'ECONOMIA SACCODANNI?N

TREMATE, LE CAMPAGNE DI TONINO SON TORNATE! - DI PIETRO IN VERSIONE BARMAN PER LE REGIONALI (VIDEO)

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1. VIDEO - LO SPOT ELETTORALE DELL'ITALIA DEI VALORI-SARDEGNA, CON ANTONIO DI PIETRO IN VERSIONE BARISTA

 

2. L'ITALIA DEI VALORI IN SARDEGNA SI ALLEA CON I VERDI
Da "La Nuova Sardegna"

Una spaccatura dolorosa con la Sardegna pulita di Salvatore Lai. E un'alleanza con i Verdi che fa ben sperare. «Ma soprattutto una lista pulita, che è quello che volevamo, anche a costo di sacrificare qualche grosso nome».

ANTONIO DI PIETRO - VIDEO PER LE ELEZIONI IN SARDEGNA

Si dice felice il coordinatore provinciale dell'Italia dei Valori, ed ex dirigente provinciale Cgil, Andrea Idda, per la lista presentata per le Regionali. «Avevamo, richieste da vari esponenti di altri partiti, anche amministratori di un certo rilievo. Che magari non avevano trovato spazio a casa loro. Abbiamo detto no a tutti. E ne siamo contenti. Abbiamo preferito dare fiducia alla gente nostra, niente "prenditori", nessuna banderuola. Gente conosciuta, non per la politica ma per il proprio lavoro e la propria vita quotidiana».

Primo in lista lo stesso Idda, lo segue l'assessore alla Mobilità del Comune di Sassari Michele Azara. Poi la sassarese Anna Marta Brozzu, che lavora nel campo dell'assistenza domiciliare, e Giovanni Battista Careddu, libraio sassarese responsabile della librerie Paoline, in quota Verdi. Dopo di loro Francesco Dore, operatore sanitario nell'ospedale Segni di Ozieri, originario di Nule, l'insegnante Maria Rosa Lella, il coordinatore cittadino di Porto Torres Giuseppe Mannoni, direttore del museo archeologico turruitano. Ancora l'usinese Andrea Piana, impiegato consulente del lavoro, e l'esperto in sicurezza sul lavoro Giusy Piredda.

ANTONIO DI PIETRO - VIDEO PER LE ELEZIONI IN SARDEGNA

In quota dei Verdi Elena Riva, ex assessore all'ambiente di Alghero nella giunta Lubrano (fece scalpore la sua proposta di ritirare l'immondizia nel centro storico della cittadina catalana usando gli asinelli), il libero professionista di Sorso Graziano Attilio Simula, anche lui dei Verdi, e Franco Zazzu sassarese storico dirigente d'industria a Porto Torres. (g.bua)

 


I FURBETTI DELLE TASSE HANNO VINTO: LA GUARDIA DI FINANZA BECCA OGNI ANNO 8MILA SOGGETTI SCONOSCIUTI AL FISCO

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Francesco De Dominicis per "Libero"

La Guardia di finanza ne becca più di 8mila l'anno. Ma gli evasori fiscali italiani possono dormire sonni tranquilli. O giù di lì. I dati delle Fiamme gialle relativi al 2013, diffusi ieri, alzano il velo su un quadro sostanzialmente noto: i furbetti delle tasse non hanno paura dell'amministrazione finanziaria. Perché alla fine della giostra, basta far passare un po' di tempo e lo Stato alza bandiera bianca.

evasori fisco Attilio Befera con la moglie Anna Rita

Mister fisco, Attilio Befera, mercoledì, parlando in Parlamento, ha ammesso il clamoroso flop: su 545 miliardi di euro di imposte accertate e iscritte a ruolo nell'arco degli ultimi 15 anni, circa 515 non verranno mai recuperati. Agenzia delle Entrate ed Equitalia, vuoi per meccanismi complessi, vuoi per un'architettura normativa farraginosa, più di tanto non riescono a recuperare. È un dato di fatto. Così, nelle casse dello Stato arriveranno le briciole: appena 30 miliardi e chi s'è visto s'è visto.

Numeri da brividi. Che, dunque, fanno esultare i furbetti e infuriare ancora di più quelli che non mancano mai un appuntamento col modello F24, nome da caccia bombardiere che sgancia bombe fiscali in continuazione. Nel 2013 - e qui veniamo ai dati freschi della Gdf - gli italiani non hanno pagato le tasse su 51,9 miliardi.

Non solo. L'evasione riguarda anche l'Iva e, per quanto riguarda la tassa sui consumi, la montagna di quattrini sottratti all'Erario vale poco meno di 5 miliardi. Poi ci sono gli scontrini: nella migliore delle ipotesi, un negozio su tre non usa regolarmente il registratore di cassa o ha emesso ricevute fiscali «fuori legge», oppure non le ha emesse proprio. Insomma, un fenomeno gigantesco che non si riesce ad arginare.

Evasione Fiscale

Con tutti i dubbi del caso su quei «fragorosi» blitz coordinati dall'agenzia delle Entrate ed eseguiti dagli uomini della Guardia di finanza nei mesi scorsi. Blitz che avranno pure fatto rumore sul piano mediatico, ma non sembrano aver ottenuto risultati significativi sul versante della riduzione dell'evasione.

Evasione Fiscale

Che resta a livelli record nonostante le ispezioni a Cortina d'Ampezzo, nei locali notturni di Roma o nei bar di Napoli. Chi non li ricorda? Chi non ha visto un servizio nei telegiornali? Tuttavia, il piano di comunicazione anti furbetti non ha avuto gli effetti sperati.

A leggere le statistiche delle Fiamme gialle, pare essere sostanzialmente irrisorio quel fenomeno di «emersione» di fatturato e quindi di base imponibile fiscale che veniva considerato obiettivo strategico dagli stessi funzionari delle Entrate. Niente da fare. I negozianti continuano a fare gli scontrini a singhiozzo.

ATTILIO BEFERA

Controlli a tappeto e verifiche incrociate, database coi dati bancari e miliardi di informazioni a disposizione degli 007 del fisco, non bastano: esistono ancora più di 8mila soggetti completamente sconosciuti all'amministrazione finanziaria (stesso numero di quelli del 2012 che tradotto vuol dire: fenomeno in crescita). Per capirci: si tratta di persone che per anni, forse da sempre, non hanno mai versato il becco di un quattrino nelle casse pubbliche.

Una «abitudine» a tenersi alla larga da bollettini tributari, dai modelli F24 e dalle dichiarazioni dei redditi (Unico o 730 fa lo stesso) che porta a quota 52 miliardi la fetta di denaro sottratta al fisco. Cifra che è data dalla somma di redditi e ricavi non dichiarati e da costi non deducibili scoperti, appunto, dalla Gdf. Che ha scovato furbetti dell'evasione internazionale, dell'evasione totale e di fenomeni evasivi come le frodi carosello, i reati tributari e la piccola evasione. Ce n'è per tutti i gusti.

Il problema è la riscossione. Il motore del fisco, a un certo punto, si inceppa. E se si utilizzano le percentuali fornite da Befera (solo il 5-6% delle cartelle esattoriali viene effettivamente incassato), è verosimile immaginare che di quei 52 miliardi scovati dalla Guardia di finanza l'anno scorso, 48 miliardi resteranno nelle tasche dei furbetti e appena 4 miliardi andranno all'erario. Con buona pace di chi «lascia» allo Stato più della metà del suo stipendio o del suo fatturato.

 

JONELLA IN LOVE! - LA LIGRESTI PALPITA PER ALESSANDRO SPINGOLA, CLASSE ’88, CAGLIARITANO

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Alberto Dandolo per Dagospia

ALESSANDRO SPINGOLA ABBRACCIATO A JONELLA LIGRESTI

Jonella "Cancellieri" Ligresti ha sempre avuto un grande amore per la vita. E per i piaceri veri. Come biasimarla! Chi non amerebbe curare puledri purosangue e passare le sue giornate tra una boutique di Hermes e una di Bulgari? Ma i "puledri" di Jonella non appartengono solo al mondo equino. Perché doversi limitare alla sola razza "animale" tout court? Non sarebbe giusto.

ALESSANDRO SPINGOLA

Jonella il suo vero "puledrino" se lo è scelto in un campo di basket. Il suo nome è Alessandro Spingola, classe '88, professione non pervenuta (si sa solo che una decina di anni fa era un discreto cestista).

L'animalista Jonella per questo ragazzo della Cagliari bene dicono abbia perso la testa. Lo amerebbe alla follia, senza riserve e senza pudori. Ale, come lo chiamano gli amici di Villasimius, è un ragazzo vivace. E Jonella palpita.

ALESSANDRO SPINGOLA CON AMICI

Ale non è uno qualunque: è il figlio di un importante primario cagliaritano ed è pure un surfista modello. A Cagliari si dice che per lui rinuncerebbe anche ai suoi amati puledri, lui, il suo Ale che su FB scrive: "amo la mia tigre" (eccesso di autostima?).

PS: i due "piccioncini" su fb hanno la stessa foto del profilo: la tigre.

 

MASTRAPASQUA INDAGATO PER CARTELLE CLINICHE TAROCCATE E FATTURE GONFIATE ALL’OSPEDALE ISRAELITICO, DI CUI È DG

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Fabio Tonacci e Francesco Viviano per "la Repubblica"

Antonio Mastrapasqua è indagato dalla procura di Roma. Il presidente dell'Inps, uno degli uomini più potenti d'Italia, è sotto inchiesta per migliaia di cartelle cliniche taroccate e fatture gonfiate all'Ospedale Israelitico, di cui è direttore generale. In tutto 85 milioni di euro: 14 milioni sarebbero rimborsi «non dovuti» ma richiesti lo stesso alla Regione Lazio. Gli altri 71 sono un presunto «ingiusto vantaggio» conseguito dalla clinica romana dal 2011 al 2013.

Antonio Mastrapasqua

E al vaglio dei magistrati c'è pure la cessione all'Inps di una parte di questo credito «non esigibile », servita a sanare i conti della struttura romana. Manovra, questa, pensata, avviata e autorizzata da Mastrapasqua, nella doppia veste di debitore e creditore.

L'indagine è delicatissima. Si basa sulla denuncia del Nas di Roma, datata 16 settembre 2013 e consegnata in procura, nella quale si ricostruisce la maxi truffa ai danni dello Stato. E dunque, migliaia di semplici interventi svolti negli ambulatori del reparto di odontoiatria dell'Ospedale Israelitico tra il 2006 e il 2009 si sono trasformati in «operazioni invasive e con notevole carico assistenziale effettuate in ortopedia». In totale sono state contate 12.164 schede di dimissione falsificate.

Antonio Mastrapasqua

Ad esempio le estrazioni dei denti sono state classificate in qualche caso come costosissime plastiche gengivali con innesto di osso. In che modo? «Raggirando il sistema di controllo informatico - scrivono gli investigatori - inserendo codici diversi da quelli riportati nelle cartelle cliniche». C'è un "movente", naturalmente. La clinica non risulta accreditata col Servizio sanitario per odontoiatria, quindi non può esigere il rimborso delle prestazioni ambulatoriali erogate in quel reparto. Lo può fare invece per ortopedia. Con questo trucco, ha chiesto alla Regione Lazio 13,8 milioni di euro.

Nel luglio dello scorso anno sulla scrivania del governatore Nicola Zingaretti è arrivato il rapporto dell'Agenzia di controllo della sanità sull'Israelitico che certificava un 94 per cento di ricoveri incongrui e inappropriati. Subito è stato firmato il decreto per bloccare il pagamento degli arretrati. «Non dovuti». Intanto le indagini andavano avanti. Il primo filone si è chiuso con il rinvio a giudizio, lo scorso ottobre, di dieci tra medici e dirigenti richiesto dai pm Maria Cristina Palaia e Sabina Calabretta: il nome di Mastrapasqua non è mai citato. Poi però sono intervenuti i carabinieri del Nas.

Hanno sequestrato tutte le cartelle cliniche di odontoiatria, hanno letto centinaia di incartamenti, hanno parlato con i responsabili di sala e con i direttori nella sede di piazza San Bartolomeo all'Isola. E a settembre hanno depositato un'informativa molto circostanziata, con allegata la denuncia a carico di Mastrapasqua (truffa, falso ideologico e abuso d'ufficio i reati ipotizzati), del direttore sanitario Giovanni Spinelli e di Ferdinando Romano, ex direttore regionale "programmazione e risorse della sanità".

ospedale israelitico sull isola Tiberina

Spinelli perché, in quanto «responsabile delle cartelle cliniche», avrebbe «falsamente attestato l'avvenuta esecuzione di prestazioni diverse da quelle rese». Romano perché, anziché sospendere l'accreditamento provvisorio dell'Ospedale Israelitico, «sottoscriveva con Mastrapasqua un protocollo d'intesa dove si accordavano sulle modalità di espletamento dei controlli, in violazione alla normativa regionale». Favorendo così, annotano i militari, un «ingiusto vantaggio patrimoniale all'ospedale pari a 71,3 milioni di euro» negli anni 2011-2013.

A piazzale Clodio il dossier del Nas viene trattato con la massima cautela e riservatezza, considerato il calibro del personaggio che, alla poltrona di presidente del-l'Inps, ne aggiunge almeno un'altra ventina, tra incarichi di vertice (è anche vicepresidente di Equitalia e presidente della società di fondi di investimenti immobiliari Idea Fimit Sgr) e posti nei collegi sindacali di Eur spa, Coni Servizi spa, Autostrade per l'Italia. Solo per citarne alcune. Tant'è che nelle settimane scorse è stato convocato e sentito dai magistrati coordinati dal procuratore Giuseppe Pignatone. Interrogatorio top secret, nel corso del quale ha respinto tutte le accuse.

INPS ISTITUTO NAZIONALE DI PREVIDENZA SOCIALE jpeg

Mastrapasqua è arrivato alla direzione generale dell'Ospedale Israelitico nel 2001, ha ristrutturato e riorganizzato l'azienda che era in grossa crisi: in quattro anni i ricavi sono passati da 17 a 40 milioni di euro, nel 2011 diventano 54. Struttura privata ma convenzionata, oggi ha 96 posti letto per la degenza ordinaria e 22 in day hospital.

Sul suo doppio ruolo di dg e capo dell'Inps si avvita l'ultima delle contestazioni rivoltegli dal Nas: quella di aver «accettato e fatto accettare crediti non certi in favore dell'Istituto di previdenza ovvero dell'ospedale di cui è rappresentante legale».

REGIONE LAZIO

In altri termini, per saldare un debito che la clinica aveva con l'Inps per dei contributi previdenziali del personale non versati, ha ceduto all'ente il credito «non esigibile» vantato con la Regione Lazio fino al saldo di quanto dovuto. Mettendo così a posto i conti dell'Israelitico. Un'operazione che, se riscontrata, renderà difficile per Mastrapasqua sostenere di essere stato all'oscuro di tutto.

 

 

DIETRO L’ARRESTO DI JUSTIN BIEBER C’È IL PADRE-FALLITO JEREMY, CHE LO ABBANDONÒ E ORA È TORNATO A GODERSI I MILIONI

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http://www.bambini.eu/

justin bieber arrestato

Dopo il rilascio di Justin Bieber dalla prigione, in cui è rimasto in stato di fermo per diverse ore nella giornata di giovedì, ora l'attenzione dei media si sposta su chi ha più influenza nella vita del cantante. Vale a dire sua mamma Pattie Mallette, il papà Jeremy Bieber e il manager Scooter Braun. Finora, gli unici che hanno rilasciato una dichiarazione in merito sono Jeremy e Scooter, mentre mamma Pattie, che proprio oggi doveva inaugurare il suo nuovo blog, non ha ancora commentato la vicenda che vede il figlio ventenne arrestato per diversi capi d'accusa, tra i quali ricordiamo guida sotto l'effetto di sostanze alcoliche e/o stupefacenti e resistenza a pubblico ufficiale.

JEREMY BIEBER, PADRE DI JUSTIN

Diverse fonti hanno riportato la presenza di papà Jeremy Bieber sul luogo dell'arresto del figlio. Secondo varie testimonianze, papà Jeremy sarebbe stato insieme a Justin per tutta la giornata del 22 gennaio a Miami, ha passeggiato lungo la spiaggia col Segway, ha festeggiato insieme al figlio nel locale notturno SET di Miami Beach e lo avrebbe seguito durante la gara clandestina con le due Lamborghini, che sappiamo essersi conclusa con l'arresto di Justin.

Qui però si aggiunge un particolare che lascia esterrefatti. Sembra che papà Jeremy fosse a bordo di uno dei SUV che hanno bloccato la strada di Miami nel tratto tra Pine Tree Drive e la West 26th Street, per permettere alle due Lamborghini di darsi gara senza l'intromissione di altri veicoli.

Udienza di Bieber a Miami

Questo significa che papà Jeremy era perfettamente al corrente di quello che stava accadendo e pur sapendo che Justin stesse commettendo un reato, non ha in alcun modo impedito al figlio di compierlo, mettendo così in pericolo la sua vita e la sua carriera.

Non contento, Jeremy ha condiviso su Twitter il suo pensiero sull'accaduto, e quanto contenuto nel messaggio non fa certo intendere un possibile ripensamento del padre circa la sua condotta nei confronti del figlio. Infatti, dopo aver scritto un generale "Love @justinbieber @JazmynBieber @JaxonBieber #reallife", Jeremy ha pubblicato "Posso proteggere i miei figli, ma non posso proteggerli da voi e dalle vostre bugie. Credete nella verità e non alle bugie del nemico. #reallife".

Sul Suv dopo aver pagato la cauzione La popstar sulla sua Lamborghini

 

 

la scena del crimine La Ferrari e la Lamborgini sono state sequestrate Justin con la modella Chantel Jeremy Bieber incontra i legali del figlio I due prima della corsa

SCONTRI VIOLENTISSIMI IN EGITTO (21 MORTI, 600 ARRESTATI) E A KIEV (CHIAMATA ALLE ARMI DELL'EX MINISTRO)

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1. SCONTRI VIOLENTISSIMI IN EGITTO: 21 MORTI, 300 ARRESTATI
Ansa.it

SCONTRI E PROTESTE IN EGITTO

IL CAIRO - Sale drammaticamente il bilancio dei morti ad Alf-masqan, a Giza - nella parte orientale del Cairo -: lo riferiscono all'ANSA fonti della sicurezza. Gli scontri proseguono durissimi. Il numero complessivo delle vittime delle violenze nel Paese sale così a 21.
Almeno 300 persone sono state arrestate nel corso degli scontri odierni in Egitto: lo riferiscono fonti della sicurezza. In 48 ore i dimostranti finiti in manette sono quasi 600.

Il Cairo blindata nel terzo anniversario dell'inizio della rivolta contro Hosni Mubarak, all'indomani dell'ondata di attentati e scontri che hanno causato almeno 22 morti. I sostenitori del deposto presidente Mohamed Morsi e la variegata galassie di formazioni alleate hanno fatto appello a manifestare subito dopo la preghiera di mezzogiorno (le 13 in Italia), invitando i dimostranti a issare i propri vessilli, il 4 di Rabaa su sfondo giallo, e le immagini degli uccisi lo scorso agosto.

SCONTRI E PROTESTE IN EGITTO

Il movimento 6 aprile e altre formazioni collegate dell'opposizione laica, si tratta dei giovani protagonisti della rivolta anti-Mubarak i cui leader sono in carcere dallo scorso dicembre per aver organizzato cortei non autorizzati, si sono invece dati appuntamento a partire dalle 13. Intendono marciare verso piazza Tahrir, che però è chiusa sin da ieri, presidiata dai carri armati M113, con checkpoint e filo spinato lungo le strade d'accesso.

Bloccate anche Rabaa (Nasr City) e Nahda (Giza), dove i sit-in dei pro-Morsi sono stati sgomberati al costo di oltre 1.000 morti la scorsa estate, mentre sono massicce le misure di sicurezza lungo le principali arterie e ponti della capitale.

SCONTRI E PROTESTE IN EGITTO

Tank anche a Heliopolis, dove sorge il palazzo presidenziale: è qui che hanno fatto appello a manifestare i ribelli di Tamarod, protagonisti della 'Rivoluzione del 30 giugno" dello scorso anno, che ha portato alla destituzione manu militari di Morsi, ora sostenitori del generale Abdel Fatah Sisi e del governo ad interim.

Violenti scontri sono scoppiati in varie zone di Alessandria, a est del Cairo, tra pro-Morsi e forze dell'ordine, che sparano in aria con armi da fuoco e lanciano lacrimogeni per disperdere la folla. Lo affermano fonti della sicurezza.

2. KIEV, SCONTRI E VIOLENZE
Ansa.it

KIEV PROTESTE

Un poliziotto ucraino di 27 anni è stato ucciso nella notte a Kiev mentre tornava in un dormitorio delle forze speciali 'Berkut' dopo aver finito il suo turno di lavoro. Lo sostiene il ministero dell'Interno ucraino. Il giovane è stato ucciso a colpi d'arma da fuoco in testa. E' morto in ospedale uno dei feriti nei violenti scontri tra polizia e manifestanti esplosi domenica a Kiev. Lo sostiene il partito ultranazionalista 'Svoboda', precisando che l'uomo, Roman Senik, di 45 anni e originario della regione di Leopoli, era rimasto ferito il 22 gennaio.

Kiev ancora come un campo di battaglia nella notte a causa dei nuovi scontri tra manifestanti antigovernativi e poliziotti. Si è rotta la fragile tregua iniziata due giorni fa e non è servita la timida apertura del presidente Ianukovich che ieri aveva annunciato un rimpasto di governo e la modifica di quelle leggi considerate dalla protesta 'liberticide'. I dimostranti hanno alzato barricate e lanciato contro gli agenti molotov e fuochi d'artificio. La polizia ha replicato con cannoni ad acqua e, secondo alcuni manifestanti, sparando proiettili di gomma.

KIVE PROTESTE MOLOTOV

"Gli sforzi per risolvere la crisi ucraina in modo pacifico sono vani". Lo sottolinea il ministero degli Interni di Kiev, accusando i manifestanti di fare scorta di armi.
Il ministero dell'Interno ucraino accusa gli insorti di aver "ferito e rapito" tre poliziotti a Kiev. Secondo il ministero, uno dei tre è ricoverato dopo essere stato accoltellato, mentre degli altri due non si hanno notizie. La Resistenza del partito 'Patria' "nega categoricamente": è una "provocazione" del governo per far salire la tensione.

Almeno cinque piani dell'edificio che ospita il ministero dell'Energia, a Kiev, sono stati occupati dai manifestanti del gruppo civico 'Spilna Sprava'. Il palazzo si trova in viale Khreshatik 30, non lontano da piazza Maidan, cuore della protesta 'europeista' ormai fondamentalmente antigovernativa.

MOLOTOV E PROTESTE A KIEV IN UCRAINA

Il presidente ucraino Viktor Ianukovich incontra oggi i tre principali leader dell'opposizione parlamentare in un vertice che punta a trovare un compromesso per la fine della grave crisi politica che sta investendo il Paese. Lo fa sapere la presidenza in una nota.

MOLOTOV E PROTESTE A KIEV IN UCRAINA

Ex ministro Difesa chiama i manifestanti alle armi - L'ex ministro della Difesa Anatoli Gritsenko ha chiesto ai dimostranti antigovernativi che hanno armi regolarmente registrate di portarle con sé per difendere piazza Maidan, cuore della protesta a Kiev. "Dato che le autorità non proteggono le vite delle persone - ha detto Gritsenko - chiedo a coloro che detengono armi legalmente di venire a difendere Maidan e di pattugliare le strade del centro con le armi. Io - ha aggiunto - sarò il primo. Ho una pistola con me adesso".

MOLOTOV E PROTESTE A KIEV IN UCRAINA

 

A MATTE’, ROTTAMA ‘STA PROCURA - LE TOGHE ANTI-CAV BOCCASSINI E SPATARO CANDIDATI COME PROCURATORI FIRENZE

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Paolo Bracalini per "il Giornale"

ILDA BOCCASSINI

La commissione per gli incarichi direttivi del Csm ha cominciato in questi giorni a vagliare i curricula per ricoprire il posto di procuratore capo a Firenze, carica vacante dopo il pensionamento di Giuseppe Quattrocchi, il magistrato che l'ha guidata dal 2008 (gli anni di Renzi presidente della Provincia e poi sindaco).

I candidati a guidare la procura fiorentina sono molti, una quarantina di pm di grande esperienza, ma la rosa dei papabili si sarebbe ristretta - dicono i rumors fiorentini - ad una triade. Ha ripreso quota il nome di Ilda Boccassini, procuratore aggiunto di Milano, mentre rimangono stabili gli altri due candidati in pole. Uno è Armando Spataro, anche lui procuratore milanese, e anche lui, come la Boccassini - titolare del fascicolo «Ruby» - una vecchia conoscenza per il Berlusconi nuovo alleato di Renzi (fu Spataro a ordinare una visita fiscale al Cav per accertare le lesioni dopo l'aggressione di Tartaglia in piazza Duomo).

spataro

Il terzo nome in corsa è quello di Alfredo Morvillo, procuratore di Termini Imerese, cognato di Giovanni Falcone, magistrato antimafia di lungo corso e pm insieme a Ingroia nel processo Contrada. Tre nomi di peso, per prendere le redini di una Procura che in questi anni non ha mai sfiorato il sindaco Renzi («l'han trattato coi guanti» chiosano i maligni). Che come sottosegretario tecnico all'Interno, in quota Pd renziano, aveva indicato Domenico Manzione, vice del procuratore fiorentino Quattrocchi, mentre la sorella del magistrato Manzione è stata scelta da Renzi come direttore generale del Comune e capo dei vigili. Buoni rapporti di vicinato, tra Palazzo Vecchio e Procura, che potrebbero cambiare piega con la nuova reggenza.

RIUNIONE DELLO STAFF DI RENZI A FIRENZE

Anche perché tra le riforme «indispensabili» secondo Renzi c'è proprio la giustizia: «Serve la responsabilità civile dei magistrati - ha scandito alla Leopolda - se uno sbaglia per dolo deve essere chiamato a rispondere. Silvio Scaglia (ex ad di Fastweb, ndr) è stato assolto nel processo che lo vedeva accusato di maxifrode fiscale. Peccato che nel frattempo abbia scontato un anno di carcerazione preventiva. E succede a tantissime persone. Serve una gigantesca riforma della giustizia!».

RENZI IL MOSTRO DI FIRENZE

La riforma della giustizia, specie se tocca il tasto della responsabilità dei giudici, è materia esplosiva in Italia. Quando il centrodestra ne ha parlato sono scoppiate delle guerre, ma non solo col centrodestra. Marco Boato (ex deputato con Verdi e Ulivo), ha ricordato in un recente convegno organizzato da Panorama cosa successe con la Bicamerale del '94 quando si abbozzò una riforma della giustizia: «Arrivò in piena commissione e fu distribuito a tutti noi membri un fax intestato all'Anm e sottoscritto da decine di magistrati, che ci intimava di non affrontare la riforma della giustizia in bicamerale. E il tema "giustizia" sparì dai lavori».

Claudio Velardi

Un osservatore politico come Claudio Velardi, ex spin doctor di D'Alema a Palazzo Chigi, lancia un avvertimento al sindaco-segretario: «Occhio, Renzi, il sistema non si lascerà cambiare senza aver combattuto e come al solito si servirà della magistratura per fare a pezzi chi lo minaccia - dice intervistato da La Nazione - Negli ultimi vent'anni la magistratura si è abituata a primeggiare sulla politica e non intende rinunciare al proprio primato. E infatti a Firenze è in corso da tempo un lavorìo per trovare un qualche ossicino nascosto nei suoi armadi». Pensiero che sembra condividere Berlusconi, che ai suoi avrebbe confidato: «A questo punto è bene che anche Matteo Renzi si guardi le spalle».

I timori in zona Forza Italia puntano più su secondo fronte della nuova «bicameralina» Renzi-Berlusconi. Si teme cioè che una Procura ostile possa puntare, più che direttamente su Renzi, sul suo interlocutore in Forza Italia, il fiorentino Denis Verdini. Già nel mirino dei magistrati di Firenze, insieme ad altri fedelissimi ai vertici del partito in Toscana.

Guido Calvi

Un affondo giudiziario su quell'anello metterebbe in difficoltà Renzi con l'ala del partito pronta a rinfacciagli l'intesa con Forza Italia. Intanto, la quinta Commissione del Csm è al lavoro, la nomina potrebbe per marzo. A presiedere la commissione c'è il magistrato Roberto Rossi, mentre il relatore è l'avvocato Guido Calvi, ex senatore Pd.

 

È UFFICIALE, TRA HOLLANDE E VALERIE “RIEN NE VA PLUS”: “HO MESSO FINE AL RAPPORTO CON VALERIE TRIERWEILER”

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1. HOLLANDE ANNUNCIA «LA FINE DELLA VITA IN COMUNE» CON VALÉRIE TRIERWEILER
Da www.ilsole24ore.com

Valerie si dice pronta a perdonare il compagno

È ufficiale: il presidente francese, Francois Hollande, ha informato l'agenzia France Presse della «fine della sua vita in comune» con la sua compagna, Valérie Trierweiler. L'annuncio, che era stato ampiamente preannunciato dalla stampa francese, era sembrato sfumare nelle ultime ore, dopo che l'Eliseo aveva fatto sapere che non ci sarebbe stata alcuna dichiarazione ufficiale, almeno per oggi.

L'annuncio è stato dato due settimane dopo le rivelazioni del settimanale "Closer" sulla sua relazione segreta con l'attrice quarantunenne Julie Gayet. «Rendo noto di aver messo fine al rapporto con Valérie Trierweiler» ha spiegato Hollande, precisando di esprimersi a titolo personale, perché si tratta della sua «vita privata».

Domani l'ex compagna giornalista partirà per una missione di due giorni di beneficenza in India a titolo privato; e in tal modo la Trierweiler non potrà effettuarla nelle vesti di "premiere dame".

VALERIE IN BIKINI


2. LE SANTERELLINE
Fabiana Giacomotti per "Il Foglio"

La santerellina ha la pelle diafana, lo sguardo dolce e distante, la bocca leggermente socchiusa di Elizabeth Siddal, musa preraffaellita così perfetta che vollero ritrarla tutti e John Everett Millais ne fece la sua Ofelia mentre il marito di lei, Dante Gabriel Rossetti, si struggeva di gelosia e anche di spese mediche, perché dopo essere stata ferma per ore nella vasca piena d'acqua per calarsi degnamente nelle vesti zuppe della fidanzata di Amleto, la rossa Lizzie contrasse una polmonite da cui non si riprese più.

FRANCOIS HOLLANDE E LA SUA COMPAGNA VALERIE TRIERWEILER jpeg

Anche se non finge di suicidarsi nello stagno tenendo le palpebre spalancate, la santerellina non fissa però mai l'interlocutore dritto negli occhi. Che sostenga le proprie idee su lavoro e occupazione con il ministro dello Sviluppo economico perché ha sbagliato palazzo, o che debba assicurarsi l'assiduità amorosa del presidente di Francia, la santerellina adotta in ogni caso la postura timida e interlocutoria di un Bambi che osservi le evoluzioni acrobatiche di Tippete sul ghiaccio: inclina la testa di lato, spaurita. Lei non potrebbe mai compiere un gesto tanto ardito da sola, senza un sostegno.

Valerie Trierweiler Hollande

Le santerelline, in francese "Sainte-nitouche" da un'operetta di fine Ottocento che ebbe tanto successo da dar vita al filone cinematografico, anche nazionale, delle studentesse orfane genere Maria Mercader, guardano sempre così, di sbieco e preferibilmente da sotto in su. E' lo sguardo tipico di chi chiede protezione: bambini piccoli, cuccioli di cocker, madonnine infilzate appunto. Per guardare un ritratto di Julie Gayet dritto bisogna ruotare lo schermo, o il giornale, di 35 gradi. Lei è sempre lì con il suo mezzo sorriso arrendevole e smarrito, anche quando è in topless.

JULIE GAYET

Se mai vi cogliesse vaghezza di andare a rivedere la famosa confessione di Lady Diana alla Bbc, momento rilevante per la storia della corona d'Inghilterra e viatico ufficiale per tutte le negligenze successive, vi accorgerete subito che anche lei, come l'amante di Hollande, tiene sempre la testolina di tre quarti e lo sguardo puntato verso il basso, quasi si vergognasse di offendere il pudore di quella brava gente che la sta ascoltando con la narrazione del suo matrimonio tanto affollato. Era una posa costruita dai suoi publicist e futuri biografi, come denunciava il contrasto con la piega perfetta e laccatissima, e infatti, finita la messinscena, Lady D tornò l'instabile, deliziosa pasticciona di sempre, e fece la fine che le santerelline vere invece non fanno mai.

GAYET

La santerellina, infatti, è molto più furba di qualunque publicist, e sul dettaglio della messimpiega rigida come un casco non cadrebbe mai, anche perché i capelli le servono. Sono uno strumento di lavoro. Ci gioca, li arrotola, li scuote, li mette diligentemente dietro le orecchie come una brava scolaretta, li arrotola a chignon mentre parla evidenziando così la nuca fragile. La santerellina non conosce neanche l'esistenza della lacca, figurarsi delle extension e di tutti quegli artifizi che l'altro estremo della scala estetico-sentimentale femminile, le tigri del materasso di chiara fama e abbigliamento conseguente, altresì dette puttanoni, invece ostentano; convinte, sbagliando, di aumentare le proprie chance. Ne conosciamo tutti a decine, di madame Gayet col ciuffo naturale, sono-cometu- mi-vedi, e l'occhione sgranato.

julie gayet

La differenza è che le donne le squadrano lontano un miglio (in francese il verbo è dévisager, in caso servisse, e anche in termini figurativi è più preciso dell'italiano). Gli uomini non capiscono con chi hanno a che fare neanche quando se le trovano la mattina dopo sedute sul bordo del letto, mentre scrutano il loro risveglio col capino sempre sulle ventitré, la spallina della camicia da notte scivolata come le amanti del Foscolo, il volto soffuso dal leggero rossore di chi non avrebbe voluto cedere e invece. Invece di riderci sopra, i maschi trovano tutto quel languore sexy da morire, convinti nella loro infinita vanità di esserne la causa.

Tutto nella santerellina è infatti tremulo, tiepido, trepidante, anche se poi mostra la tempra di madame de Maintenon che cresce i figli della Montespan fra un miserere e un'estrema unzione e poi la scaccia di casa, cioè dal castello di Versailles, per prenderne il posto. Vincono loro, sempre. Talvolta, come la Maintenon, stravincono e sposano il re (d'accordo, matrimonio morganatico, ma di Fabiana Giacomotti se si pensa che l'ultima consorte di Luigi XIV aveva trascorso la giovinezza a pulire le piaghe e ad asciugare il fiato del poeta Scarron, brutto come il peccato, vecchio come Matusalemme e cattivo come l'aglio, si tratta comunque di un'ascesa stellare).

FRANCOIS HOLLANDE E VALERIE TRIERWEILER jpeg

Le santerelline, così timide, così posate, vincono appunto perché suscitano nell'uomo quell'istinto di protezione che mai potrebbe essere esercitato su un'erinni, ma vincono innanzitutto sulle erinni stesse, che attaccandole incorrono immancabilmente nella riprovazione generale. Guai a toccare Bambi. Il cerbiatto è buono per definizione e per genetica, anche se sono in parecchi a trovare che il lupo abbia le sue ragioni, se vuole mangiarsi lui e la mamma nel gelido inverno.

francois hollande valerie trierweiler segolene royal abaca

Passata appena una decina di giorni dalla pubblicazione su Closer delle foto che testimoniavano la relazione fra Hollande e Gayet, la lupa ufficiale dell'Eliseo, Valérie Trierweiler, da anni ai livelli più bassi del gradimento in Francia e anche altrove, ha intascato infatti la solidarietà di una vera grande dame come Bernadette Chirac, e da quel momento anche i suoi più fieri oppositori, quelli che all'uscita delle foto del presidente che si intrufolava nell'appartamento della Gayet avevano twittato felici come "se lo fosse ben meritato", sono stati ridotti al silenzio.

HOLLANDE E VALERIE TRIERWEILER SEGUONO CON LO SGUARDO L'ADDIO DI SARKOZY E CARLA BRUNI ALL'ELISEO

Era il coup de théâtre che gli amanti della letteratura ottocentesca aspettavano (nei romanzi non manca mai la gran signora dalla reputazione inattaccabile che interviene per riabilitare l'immagine un po' offuscata dell'eroina, vedi lady Steyne con Becky Sharp nella "Fiera della vanità") e che, c'è da giurarlo, aiuterà la famelica Trierweiler ben più di quell'implausibile ricovero in clinica, consigliato con assoluta certezza da un uomo in quanto mossa da santerellina.

Una fuga genere Louise de la Vallière, nell'equivalente contemporaneo del convento e col rischio di rimanerci a vita proprio come lei, a un'altra donna non sarebbe venuto in mente; soprattutto non come mossa di difesa per una femmina come lei, una che bacia vistosamente Hollande nel giorno dell'elezione mentre lui si ritrae con le labbra serrate.

julie gayet

Le donne tendono sempre a riconoscere a una combattente valorosa l'onore delle armi, anche perché sanno che la possibilità di batterla sul suo stesso terreno è piuttosto alta; trovano di solito divertenti anche i puttanoni, di cui segretamente invidiano il coraggio di infilarsi vestiti e osare pettinature da drag queen; in compenso passerebbero le santerelline sotto le ruote. Le santerelline sono infatti non solo intoccabili, ma anche ingestibili. Credi di averle messe all'angolo e invece te le ritrovi davanti col loro sguardo trionfante di mitezza, gli occhi scintillanti di pianto trattenuto, mezzi che le erinni e i puttanoni non si sognerebbero mai di praticare, le prime per furia irreprimibile e le seconde per non rovinarsi il trucco.

HOLLANDE E JULIE GAYET

La Trierweiler è il tipo che spacca i piatti e urla cose che nessuno dimenticherà più tranne lei. La Gayet fa parte della genia che si ritrae in un silenzio sdegnato, assumendo un colorito appena più pallido; può tacere per settimane intere, mentre il malcapitato cerca di riconquistarne la benevolenza colmandola di doni e dolcetti come farebbe con una divinità dell'olimpo hindu.

LA PRIMA PAGINA DI CLOSER CON LE FOTO DI HOLLANDE E JULIE GAYET

Certo, per ottenere simili risultati bisogna avere il physique du rôle, e se perfino il presidente di Abn Amro, Gerrit Zalm, è perfettamente credibile, centrato e divertente quando invita i ventitremila dipendenti del gruppo bancario a prendere esempio da certe virtù del meretricio vestendosi lui per primo in satin blu elettrico, parrucca e rossetto, è chiaro che per calarsi nei panni della santerellina, le guance rosse di eccitazione e la battuta pronta giochino a sfavore.

Un esempio pescato davvero indietro nella storia, ma carico di belle memorie, perché se hai abitato gli anni della tua giovinezza in un palazzo intitolato a un puttanone continui a ricordartene con piacere, è Nell Gwyn, l'attrice con gli occhi color nocciola e il nasino impertinente che sir Peter Lely fece una gran fatica a ritrarre in quanto re Carlo II di Inghilterra, di cui era la favorita insieme con diverse altre (dei ventisei duchi inglesi attualmente esistenti, cinque discendono dai suoi figli illegittimi), continuava a entrare nella stanza per dare un'occhiatina a quelle carni sode.

hollande segolene royal trierweiler julie gayet

Nell, figlia di un'ubriacona e di un soldato morto in prigione per debiti, era sboccata, diretta e divertente abbastanza da essersi ingraziata la regina Catherine, che come ogni donna assennata non percepiva quell'allegra baldracca come una minaccia, ma anche i cittadini di Londra per aver loro tenuto testa il giorno in cui, nel pieno della crisi istituzionale del 1681, avevano cercato di trascinarla fuori dalla carrozza convinti fosse "la femmina cattolica del re". Senza tentare di forzare la situazione, Nell era apparsa sul predellino trillando di lasciarla passare perché lei "era la puttana protestante", e quelli le avevano fatto ala fra gli applausi e gli evviva.

Insomma, una donna in gamba, anche se la "femmina cattolica", che come ovvio era una santerellina, Louise de Keroualle, nobile, altezzosa e sempre un po' indisposta, riuscì a piazzarsi dieci volte meglio di Nell, e non solo per via dei quarti di nobiltà: le registrazioni contabili del 1676 documentano che Louise ebbe quasi trentasettemila sterline; Nell meno di ottomila. Per farsi regalare una casa dovette ricordare a Carlo che lei il suo cuore gliel'aveva donato, mica dato in affitto come la residenza con cui lui avrebbe voluto liquidarla, e peggio ancora andò al momento della morte del re: mentre lei preparava i drappi neri che la famiglia reale non le avrebbe concesso di sfoggiare, lui, negli ultimi rantoli del colpo apoplettico di cui era caduto vittima, raccomandò a un cortigiano di "non far morire di fame la povera Nell".

Interviu Julie Gayet

Diciassette anni di vita comune sanciti da un "poor Nell" che, se non finì i propri giorni in miseria fu solo perché, annientata davvero dal dolore, sopravvisse a Carlo II di due anni. Louise de Keroualle con i suoi rossori, nel frattempo, era stata sostituita da Ortensia Mancini, una delle nipoti di Mazarino passate alla storia per le prodezze sessuali, la smania di divertirsi e la stupidità, ma al momento dell'addio aveva accumulato talmente tanto denaro, prebende e terreni per sé e per la sua famiglia da ritenere giusto passare la mano a un'altra, che naturalmente non era Nell.

Il problema unico, vero e serio dei puttanoni è la sfacciataggine della loro apparenza, il fatto non di essere disegnate, ma di disegnarsi da sole in quel modo, scelta che le rende prede sessuali ambite ma compagne sgraditissime in società, fatte le debite eccezioni, a Milano tutte rappresentate da un unico industriale, immarcescibile nel circondarsi di donne vistose oltre il consentito, che lui stesso agghinda e fa truccare come travestiti, mandando ai pazzi le santerelline di cui la città pullula e che inutilmente si adoperano per ghermire quell'uomo ricco, bello e ancora relativamente giovane. In tutti gli altri casi, bisogna ribadirlo, scettro e primo premio vanno alla santerellina.

HOLLANDE-GAYET

Il cui unico, vero e serio segreto è invece l'abbandono; fingere di affidarsi alla volontà dell'altro nascondendo le redini ben salde fra le mani. A difenderla e a magnificarne le doti di moglie (sic) e di madre, Julie Gayet ha mandato non a caso in televisione l'ex marito, Santiago Amigorena, un produttore argentino dinoccolato come un hidalgo che ogni anno le dà ancora il braccio per la montée des marches al festival di Cannes, e che tutti i cronisti conoscono per l'attivismo con cui la piazza ovunque gli riesca. Agli uomini piace la parte dei salvatori, dei san Giorgio. Al prossimo selfie, meglio puntare la testolina a ore due. E' una strategia che paga.

 


IL TG DA 15 SECONDI - LA BBC LANCIA “INSTAFAX”, MICRO-VIDEO DI NOTIZIE SU INSTAGRAM

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Piero Vietti per "Il Foglio"

bbc instafax

Se è vero che i lettori di notizie e articoli online lo fanno sempre più volentieri dal proprio smartphone e senza farsi spaventare dal numero di parole da leggere, il modo con cui soprattutto i più giovani frequentano il web e raccolgono informazioni, in particolare su mobile, è ancora quello della toccata e fuga. Come raggiungere giovani mobile-obsessed che non guardano la tv e difficilmente navigano via pc se sei il canale di news più famoso del mondo? Questa la domanda che si sono posti alla Bbc qualche giorno fa. La risposta, o almento un tentativo di, è stata #Instafax.

bbc instafax

Sul proprio profilo Instagram l'emittente britannica ha cominciato a caricare video di circa 15 secondi con immagini e piccoli filmati accompagnati da musica e testi scritti in sovraimpressione. Nessuno speaker che racconta la notizia, solo brevi frasi che contestualizzano le foto. Un esempio? Mentre scorrono le istantanee del muso di uno strano delfino e si sente uno scorrere d'acqua, l'utente legge: "Una nuova specie di delfino di fiume è stata scoperta in Brasile". Pausa. "E' la prima scoperta di questo tipo da circa 100 anni". Pausa. "Circa 1.000 esemplari vivono nel bacino del fiume Araguaia". Fine.

NOWTHIS NEWS

Il responsabile delle news online della Bbc ha spiegato che la redazione era ansiosa "di provare nuovi modi di far conoscere i nostri contenuti video a un nuovo pubblico", e che #Instafax è un tentativo innovativo di portare il giornalismo di qualità della Bbc a nuovi spettatori che non hanno tempo di stare seduti mezz'ora al giorno davanti a un'edizione del telegiornale.

NOWTHIS NEWS

Stesso esperimento portato avanti da NowThis News (start-up americana che produce notizie video apposta per i social network), che ai suoi 76.000 follower su Instagram offre brevi filmati speakerati di 15 secondi con le notizie del giorno, e su Vine propone interventi "vecchio stile" con il giornalista inquadrato che in appena sei secondi riporta una notizia.

NOWTHIS NEWS

Ci vuole grande capacità di sintesi, velocità di parola e bella presenza in video, ma superati questi tre ostacoli il servizio sembra funzionare: l'utente che - anche distrattamente - apre Instagram o Vine per guardare se gli amici hanno caricato qualche nuova foto o video divertenti si trova immediatamente aggiornato, verrebbe da dire suo malgrado, sugli ultimi avvenimenti in tempo reale.

E soprattutto può immediatamente far girare la notizia condividendola con i propri follower e amici. La scorsa settimana il colosso mediatico Nbc Universal ha acquistato azioni di NowThis News diventando socio di minoranza.

bbc instafax

 

ATTENTI A DERIDERE DUDU’ TOTI: CON IL SUO AMICO ALFANO SI PRENDERA' FORZA ITALIA

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Carlo Tecce per Fattoquotidiano.it

Prima di ricevere dal Cavaliere la nomina che i duri e puri di Forza Italia definiscono supercazzola - consigliere politico del presidente e responsabile del programma - Giovanni Toti è andato a San Pietro con i colleghi di Mediaset per l'udienza con Papa Francesco. E non indossava la tuta bianca. Quel segnale visivo, mostrato al balcone di un centro benessere, per sancire il passaggio dall'azienda al padrone.

MEDIASET DAL PAPA - CONFALONIERI E ADREANI. MEDIASET DAL PAPA - PIERSILVIO, MIMUN E SALEM

Il commento più affilato l'ha donato Vittorio Feltri: "Toti doveva essere il numero uno, ora è già il quattro o il cinque. Fa un po' ridere, diciamo. Io - spiega alla Zanzara di Radio 24 - ho molta tenerezza nei suoi confronti". E sono servite due note ufficiali per capire il ruolo di Toti.

Smaltite le polemiche interne, fra scissioni minacciate o simulate, Silvio Berlusconi ha conferito a "Giovanni" un incarico che lo statuto di Forza Italia (per quanto possa valere) non prevede. Dagli uffici di San Lorenzo in Lucina a Roma, i parlamentari fanno notare che il presidente può istituire una consulta formata da sei persone di fiducia, ma l'investitura privata non esiste. E i funzionari di partito, che gestiscono la sede, non riservano neanche una stanzetta al presunto delfino di Berlusconi.

MEDIASET DAL PAPA - CONFALONIERI ADREANI PIERSILVIO, CRIPPA E GINA NIERI

L'ex direttore di Studio Aperto e Tg4 spera di guadagnare potere e consensi dentro Forza Italia. Per il momento, Toti è riuscito a silenziare i vari Capezzone, Santanchè e Brunetta: non un parola di benvenuto, non un augurio, neanche freddo. Nulla. Silenzio. I complimenti più calorosi, suo malgrado, li riceve in diretta su Canale 5 dal figliol (ancora) non prodigo, Angelino Alfano: "Non voglio esagerare sennò gli potrei creare problemi in Forza Italia".

MEDIASET DAL PAPA - PIER SILVIO BERLUSCONI DE FILIPPI MIMUN TOTI

Per un ricordo da conservare, Toti si può appuntare il saluto ossequioso di Giorgio Lainati, deputato: "Esprimo le mie congratulazioni. Sono certo che le sue qualità professionali e umane saranno un valore aggiunto per il nostro partito". Toti sarà contento, però, di aver risolto le questioni materiali: chi gli paga lo stipendio?

Concluso il ventennio a Mediaset, il consigliere e responsabile avrà una cospicua buonuscita dal Biscione prima di incassare il bonifico da Strasburgo. Fra mille dubbi, l'unica sicurezza è proprio la candidatura per le Europee da capolista.

Un riconoscimento che non soddisfa l'ex stagista di Studio Aperto, piombato a Cologno Monzese, per sua stessa ammissione, grazie a una raccomandazione di un dirigente. Oltre a trovare moglie, la giornalista Siria Magri, Toti stringe una forte amicizia con Mauro Crippa, l'uomo che orienta l'informazione Mediaset.

MEDIASET DAL PAPA - MIMUN DE FILIPPI BUONAMICI

Spesso vanno in vacanza insieme, destinazione gradita Saint-Tropez. Dopo le buone esibizioni in editoriali per il Cavaliere e lo speciale la Guerra dei vent'anni contro i magistrati, il viareggino Giovanni Toti ottiene l'accesso a palazzo Grazioli di Roma e pure a villa San Martino di Arcore.

BERLUSCONI E GIOVANNI TOTI ALLA BEAUTY FARM

Il Cavaliere promette sempre di più e poi sempre di meno: segretario unico, portavoce unico; segretario non unico e portatore di più voci; coordinatore assoluto e poi coordinatore affiancato.

Affrontata una rapidissima cura dimagrante sul Lago di Garda, che non ha riscontri positivi, Giovanni Toti s'è scoperto consigliere politico del presidente e responsabile del programma. Se avesse aspettato ancora un mesetto, il Cavaliere lo avrebbe costretto a uno stage.

 

DETECTIVE FAI DA TE - L'ITALIA PAESE DI POETI SANTI NAVIGATORI E INTERCETTATORI

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1 - SPIA TU CHE 
SPIO ANCH'IO
Giovanni Tizian per "L'Espresso"

Persino un innocente cadeau natalizio, gentile omaggio di palazzo Chigi, può celare l'inganno. E quel Blackberry di ultima generazione donato a cardinali, politici e giornalisti, non era un semplice cellulare ma conteneva una microspia capace di intercettare ogni conversazione.

baby spie

La mutazione dello smartphone in cimice è stata scoperta per caso, quando uno dei proprietari ha dovuto far riparare il regalo e i tecnici hanno individuato il congegno. Una vicenda surreale, quasi leggendaria, che risale al 2008 con Silvio Berlusconi premier. Da allora però lo spionaggio fai-da-te è diventato un fenomeno di massa.

Dirigenti che registrano le conversazioni con i superiori, imprenditori che sorvegliano i dipendenti, preti che piazzano telecamere in parrocchia, mogli che pedinano i mariti con il gps, genitori che televigilano sui figli. C'è chi lo fa per gelosia, chi per interesse e chi per potere. Le cronache infatti offrono un panorama impressionante di detective improvvisati.

Dai casi boccacceschi fino al Sanniogate, con i nastri dei colloqui tra un dirigente dell'Asl e il ministro Nunzia De Girolamo che hanno fatto vacillare il governo Letta. E ci sono anche maestri delle trame che si costruiscono centrali casalinghe d'intercettazione, come il faccendiere Luigi Bisignani o il commercialista Paolo Oliviero.

giovane spia

Fino alla microspia artigianale infilata nella poltrona del governatore laziale Nicola Zingaretti. «Lo spionaggio di tipo politico in Italia è molto evidente», spiega a "l'Espresso" Antonio Mutti, sociologo dell'università di Pavia e autore per Il Mulino di "Spionaggio, il lato oscuro della società": «L'utilizzo di informazioni sugli avversari a fini di lotta politica è diventato, purtroppo, un fatto normale. I dati riservati raccolti vengono poi utilizzati per ricattare».

È un fenomeno di massa, l'evoluzione hi-tech del pettegolezzo. Dal gossip si è passati all'intelligence, nelle grandi trame e nei piccoli intrallazzi: l'istantanea di una società dove tanti si fanno 007 per impossessarsi dei segreti altrui. «Sono segnali inquietanti di una sorta di spionaggio collettivo, ognuno si difende spiando gli altri, ciascuno vede nell'altro un potenziale nemico», analizza l'antropologo Marino Niola:«La frantumazione dei confini tra sfera privata e pubblica ci ha assuefatti all'essere spiati, perché spiamo anche noi. È una società che ha perso la bussola, che non capisce più dove finiscono i diritti e comincia la prepotenza e l'inganno».

SUPERMARKET 007.
A testimoniare la frenesia spiona è il proliferare di negozi dove è possibile acquistare kit da James Bond casalingo. «Già negli anni '90 avevamo molte richieste, però il vero boom c'è stato con l'arrivo degli smartphone», ricostruisce Francesco Polimeni, un passato nella polizia di Stato e da vent'anni a capo della Polinet e di Spiare.com, società leader nella vendita di strumenti di sorveglianza.

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Difficile fare una stima del valore di questo mercato. «Aziende serie che operano in questo settore ce ne saranno quattro in Italia e il nostro fatturato è di circa 500 mila euro l'anno. Poi ci sono le centinaia di piccole ditte individuali nate come funghi che offrono materiale scadente, ma che globalmente hanno un giro d'affari di parecchi milioni».

Negli scaffali, reali o online, ci sono gadget per tutte le tasche. Una penna-spia made in China costa pochi euro, mentre nei negozi specializzati il prezzo supera i 200. I clienti sono soprattutto privati: mariti e mogli gelosi, vicini di casa diffidenti, manager e funzionari. Entrare nelle vite degli altri è sempre più facile. Il catalogo è infinito. C'è la penna stilografica, elegante con i bordi dorati, che registra audio e video: la vende pure Amazon. O il classico orologio da parete con telecamera incorporata da 400 euro, perfetto per filmare le riunioni. E altri gadget incorporati in accendini, occhiali da sole, chiavette usb, telecomandi per auto, portachiavi.

Una delle chicche più richieste è il microfono incastonato nella scarpa con tacco dieci o nella classica Oxford da uomo. «Da un lato abbiamo una tecnologia sempre più sofisticata e dall'altra una debolezza sempre maggiore dei legami sociali, del rispetto, della solidarietà», ragiona Niola, «viviamo in una società che perde in solidarietà e acquista in connessione, è la fine della privacy e il trionfo dell'individualismo».

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TRADITI DAL CELLULARE.
La trappola principe oggi sono gli onnipresenti smartphone. Ci si possono infilare i Trojan (vedi box a pag. 37) che però richiedono competenze superiori. Oppure regalare un telefonino con cimice incorporata. «La legge vieta l'istallazione», avverte Polimeni, «noi possiamo solo vendere la tecnologia, il software, il nostro ruolo finisce qui. Ma ci sono altri negozi, anche online, che offrono il pacchetto completo, aggirando i rari controlli».

AUTODIFESA DIGITALE.
Sempre più spesso però ci si improvvisa Sherlock Holmes perché non si crede più nella giustizia. «Se in un negozio c'è qualcuno che ruba dalla cassa, è più probabile che il proprietario si attrezzi per cercare il colpevole per poi risolvere la questione nel suo ufficio», sottolinea Polimeni.

Lo stesso accade per tutelarsi nel caso di furti domestici, sorvegliando con microtelecamere colf e baby sitter. Con una sfiducia che non conosce più santuari. Don Antonio Tigli della chiesa di Don Bosco ha potenziato la videosorveglianza per catturare i fotogrammi degli spacciatori che con lo scotch attaccano la droga sotto gli inginocchiatoi della parrocchia. «Con i miei collaboratori abbiamo collegato le telecamere ai pc per tentare di cogliere un gesto che potesse confermare il nostro sospetto», ha dichiarato. Non è un'eccezione.

L'autodifesa digitale dei parroci contro ladri o vandali è diffusa ovunque. Da San Giorgio a Chions (Pordenone) a Bibione, dove don Andrea Vena ha stanato il predone notturno di offerte con le riprese video. Persino a Sotto il Monte, il paese del "papa buono", monsignor Claudio Dolcini si è improvvisato detective per smascherare l'uomo che svuotava sistematicamente le casse della canonica, senza ricorrere alle forze dell'ordine.

GRANDE FRATELLO CASALINGO.
Il dilagare delle vigilanze più o meno lecite talvolta si trasforma in stalking, con raffiche di denunce per violazione della privacy contro vicini sospettati di essere diventati guardoni tecnologici. Basta orientare gli impianti antifurto per mettere sotto controllo le camere del palazzo di fronte.

Facebook spia

Nel vicentino per esempio un anziano signore è finito in procura per aver piazzato tre telecamere fisse sul giardino confinante. A Firenze un inquilino stufo di atti vandalici contro la sua porta è ricorso a una doppia microcamera: con enorme sorpresa dai filmati è emerso che i danni erano opera di un rispettabile magistrato, in lite per questioni di condomio. Il giudice aveva scoperto il primo apparecchio, coprendolo con la giacca, ma è stato incastrato dal secondo.

Invece per intercettazione abusiva è finito nei guai un amante troppo geloso di Perugia. Dalle cuffie ha sentito una frase minacciosa «Posa la pistola» e ha chiamato il 113. Ma era un falso allarme, la donna stava solo guardando un film poliziesco ad alto volume: in compenso gli agenti hanno trovato le cimici illegali nascoste in camera da letto. Nella relazioni sentimentali le irruzioni nella privacy non conoscono più confini. Una ricerca commissionata da Google racconta una realtà di coppie spione, terrorizzate da possibili tradimenti: un terzo degli italiani ha spiato nella posta elettronica del partner.

LAVORO SOTTO CONTROLLO.
Sul posto di lavoro ormai si scatenano vere guerre di intelligence. Per identificare i fannulloni, per evitare di venire scavalcati nella carriera o per conquistare poltrone ricattando. Ma la legislazione è confusa. Ad esempio la Cassazione un anno fa ha sancito che i dipendenti in permesso termale possono essere spiati.

SPIARE I DIPENDENTI

Mentre da luglio scorso il pm Raffaele Guariniello indaga sulla società del trasporto pubblico torinese per violazione della privacy: avrebbe utilizzato il sistema Sis che monitora gli spostamenti dei bus di linea per valutare le prestazioni degli autisti. Anche in ufficio però c'è chi segue interessi di basso profilo.

In Veneto una segretaria ha denunciato il capo che la spiava con un arsenale di penne, chiavette usb, orologi e sveglie infarcite di microcamere: nel computer del suo superiore è stata ritrovata una raccolta di immagini delle sue gambe e del suo décolleté. Sempre la Suprema Corte il 21 novembre scorso ha confermato il licenziamento di un chirurgo plastico del policlinico di Torino colpevole di avere intercettato le conversazioni dei colleghi.

Voleva utilizzarle contro il primario in una causa penale. Ospedali, nomine e registrazioni: quasi una fotocopia dell'affaire De Girolamo, con i nastri che descrivevano gli affari di bassa lega della Asl sannita. «Il caso che ha riguardato il ministro De Girolamo dimostra la mancanza di fiducia tra le persone e verso le istituzioni», osserva il sociologo Mutti.

SCUSI, È SUA QUESTA CIMICE?
«Tra i nostri clienti ci sono anche multinazionali», racconta Polimeni, «ci chiedono di bonificare gli uffici: vogliono essere certi che nessuno li spii. Con gli strumenti che abbiamo a disposizione riusciamo a captare anche apparecchi che non trasmettono. Se la De Girolamo ne avesse avuto uno, si sarebbe accorta che la stavano registrando».

Lunedì 20 gennaio, a pochi giorni di distanza dal Sanniogate, il presidente della Regione Lazio Zingaretti ha scovato una cimice artigianale in una poltrona della sala dove si discutono nomine e altre questioni riservate. Prima di lui, Renata Polverini aveva scoperto ben tre microspie negli uffici chiave della Regione dove si arbitrano appalti milionari. Ormai se ne trovano talmente tante da rendere difficile capire chi le ha messe.

SPIA

Gli atti dell'inchiesta sul re delle discariche Manlio Cerroni hanno svelato un retroscena sugli ascolti elettronici ai danni della Polverini. Luca Fegatelli, dirigente della Regione, telefona a Claudio Lotito, patron della Lazio ma soprattutto presidente della società che gestisce il servizio di vigilanza nel palazzo della Regione, per chiedergli se erano stati i suoi uomini a piazzare le cimici. Lotito taglia corto: «Sono state le forze dell'ordine».

E così scatta una reprimenda dell'autorità giudiziaria che ricorda ai vigilantes di Lotito l'obbligo del segreto. I magistrati però erano mandanti di solo due degli apparecchi: sul terzo resta il mistero. Uno dei tanti, in una Repubblica che appare sempre più fondata sul ricatto, grande o piccolo che sia.

Virus Worms Trojan Horse Spyware

2 - E IO MI SCARICO IL TROJAN
Stefania Maurizi per "L'Espresso"


Programmi software che infettano telefonini e computer , capaci di rubare le nostre informazioni più intime. I contenuti delle nostre telefonate, gli sms, le email, le conversazioni via Skype, le chat, qualsiasi documento, foto, video, che conserviamo nei nostri cellulari e tablet, qualsiasi tasto che battiamo sulla tastiera del nostro computer.

Capaci di tracciare i nostri spostamenti, di attivare il microfono, la fotocamera o la telecamera e di fotografarci, riprenderci e registrarci in qualsiasi momento. In ufficio, a casa, in auto, durante le riunioni di lavoro o nei momenti privati. E in grado di trasferire queste informazioni a chi le sta cercando per i motivi più diversi, senza che noi ci accorgiamo che qualcuno ci sta braccando.

Sono tecnologie come i trojan, gli spycell, gli spyphone. Un tempo riservati agli 007, oggi alla portata di tutti, almeno quelli nelle versioni meno sofisticate.«Si può grossolanamente distinguere le tecnologie per la sorveglianza in tre categorie», spiega a "l'Espresso" l'esperto tedesco, Andy Mueller-Maguhn, figura storica della più importante organizzazione di hacker d'Europa, il "Chaos Computer Club".

TELEFONI SPIATI

«Ci sono le tecnologie usate dalle agenzie di intelligence, quelle dalle security aziendali
e infine quelle usate dalle persone comuni». Mueller-Maguhn sostiene che gli strumenti più comuni per le persone ordinarie - spesso alla ricerca di informazioni sul partner sospettato di tradimento - stanno diventando proprio i trojan, per controllare la posta elettronica e la navigazione sul Web del "sospetto" e gli SpyPhone, software che danno accesso a telefonate, sms e servizi Internet per cellulari.

trojan virus

«C'è anche una tecnologia nota come "silent sms" che può essere usato per localizzare un telefonino senza alcun software speciale», racconta, «mentre i trojan possono essere installati o attraverso l'accesso fisico al telefono o infettandolo a distanza, nascondendo il trojan in un'email o in un sito da scaricare, in modo che la vittima lo installi senza rendersene conto».

Ma quanto è davvero facile per una persona comune, senza alcuna formazione tecnica, usare strumenti come un trojan? «Assistiamo sempre di più alla diffusione di kit da scaffale che stanno eliminando ogni barriera tecnica», dichiara a "l'Espresso" Matthew Rice dell'organizzazione "Privacy International" con sede a Londra e specializzata nella difesa della privacy, «alcuni di questi strumenti possono essere scaricati dal Web anche in modo completamente gratuito, ma la maggior parte costa dai duecento a migliaia di euro.

SPIARE VIA WEBCAM spia

Si tratta di uno sviluppo tecnico preoccupante: quello che dieci anni fa poteva essere fatto solo da professionisti, oggi può essere fatto da chiunque abbia mezzi e deteminazione». Uno scenario che Andy Mueller-Maguhn conferma: «La tecnologia dei Trojan è diventata così abbordabile e facile da installare che può farlo qualsiasi moglie gelosa, non serve alcun esperto», racconta. E così per gli SpyCell, «prodotti che si possono acquistare via Internet per meno di 100 euro, semplicemente scaricandoli».

 

YASMINA REZA: “MOLTI GIOVANI HANNO DELLE OPINIONI POLITICHE O CULTURALI, MA NON HANNO UNA VISIONE''

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Francesco Rigatelli per Tutto Libri - La Stampa

Una frase dal suo ultimo libro di racconti sulle coppie, Felici i felici: «Ho perso un amico che aveva una visione dell'esistenza. Una cosa piuttosto rara. La gente non ha una visione dell'esistenza. Ha solo delle opinioni».

JASMINE REZA

A Yasmina Reza, 54 anni, su un divano del Palazzo delle stelline di Milano, a due passi dalla sua casa editrice italiana Adelphi, domandiamo quali esperienze l'abbiano portata a capire che serve questa visione. I suoi tratti d'origine persiana ridono nel tailleur nero da viaggio prima di spiegare: «Molti giovani hanno delle opinioni politiche o culturali, amano questo, detestano quello, ma non hanno una visione».

E senza questa non possono essere engagé, impegnati, come dite voi parigini?
«Per nulla. La visione dell'esistenza non è necessariamente politica o ideologica, ma intima, quasi metafisica, e riguarda la condizione dell'esistenza».
Nei suoi racconti i personaggi appaiono davanti al lettore senza bisogno del giudizio della scrittrice. Un po' come agli spettatori di un teatro dei nervi. Forse perché prima lei ha scritto diverse commedie, ultima «Il dio del massacro».

carnage cast

Che ne pensa?
«Scrivere per il teatro, per un libro o per il cinema è diverso. In tutti e tre i casi ci sono dei personaggi da animare, ma nella prima situazione di fatto non hanno viso. In teatro bisogna valorizzare tutto il potenziale espressivo di un attore. In letteratura paradossalmente il viso c'è e ogni altro dettaglio va raccontato. Nel cinema pure, anche se in modo diverso. Ciò a cui tengo sempre sono i dialoghi. E' tramite quelli che vengono fuori i personaggi, senza bisogno di giudizi».
Il suo libro trae spunto da una frase di Borges: «Felici gli amati e gli amanti e coloro che possono fare a meno dell'amore. Felici i felici».

Qual è la sua ricetta per la felicità?
«Se l'avessi non avrei bisogno di scrivere».
Lei sostiene sia un talento, in che senso?
«Quella per la felicità è una disposizione, come per l'amore, per il lavoro, è quasi genetica. Quasi. Felici i felici dunque».

philip roth

Questo libro poteva essere una serie per la tv americana Hbo, tra i maggiori produttori di questa cultura contemporanea, ma lei ha detto di no: una resistenza della letteratura tradizionale?
«No, amo le serie americane perché sono più realistiche del cinema. Prima di scrivere Felici i felici mi contattò il direttore di Hbo proponendomi di rifare Scene da un matrimonio di Ingmar Bergman. Ho risposto di no perché si tratta di un capolavoro impareggiabile. Ma quell'offerta mi ha ispirato la scrittura dei miei racconti, che non sono strettamente sulla vita coniugale ma sui rapporti umani».

SCENE DA CARNAGE DI POLANSKI

Esclude di scrivere serie insomma.
«Sì, le serie mi interessano solo come spettatrice, ma il direttore di Hbo ha chiesto di leggere questo libro per valutare se farne qualcosa».
Lei viene da genitori ebrei, papà ingegnere russo-iraniano, mamma musicista ungherese; cos'ha tratto da queste culture?
«Forse proprio la visione dell'esistenza. Non sono una scrittrice che crede nelle radici. Sono nata e cresciuta a Parigi da una famiglia internazionale, ma non faccio grandi descrizioni di paesaggi, l'importanza dei luoghi è limitata a ciò che riguarda le emozioni. Lo spirito cosmopolita e giudaico della mia famiglia mi ha dato poi un modo di scrivere rapido, dritto sui fatti, ellittico».

LOCANDINA DI CARNAGE DI POLANSKI

Per provare questa cultura che letture suggerisce?
«Tra i contemporanei Patrimonio e Everyman di Philip Roth. E pure Pastorale americana, anche se i primi due sono più di spirito giudaico. Tra i classici, i racconti americani di Isaac Bashevis Singer, meno quelli europei proprio perché le radici non m'interessano».
Ha cominciato recitando a teatro classici come Molière e Marivaux e poi è arrivata a scrivere pièce contemporanee.

CHRISTOPH WALZ E KATE WINSLET DA CARNAGE DI POLANSKI

Qual è la sua base letteraria e l'ha ritenuta necessaria per costruirci sopra?
«Ho letto molto il teatro greco, Shakespeare, i classici settecenteschi francesi, ma penso mi abbiano influenzato meno di tanti spettacoli contemporanei. Ritengo che uno scrittore non debba leggere per forza ciò che venga prima, ma possa essere una generazione spontanea. Prendendo la questione al contrario: uno può leggere tutti i libri del mondo e non essere uno scrittore. Infine niente mi annoia quanto uno scrittore nei cui testi affiorino troppo le sue letture».

Quali classici ricorda con amore?
«Cime tempestose di Emily Brontë perché è tutto straordinario: la narrazione, la forza della giovane scrittrice, la creazione dei personaggi e il romanticismo. Poi L'eterno marito di Fedor Dostoevskij, in cui si trova al massimo uno dei più grandi osservatori umani della storia della letteratura. E Le opere teatrali di Anton Cechov, soprattutto Zio Vanja, quintessenza della solitudine».
E sul suo comodino ora cosa c'è?
«Molte delusioni. Di entusiasmante ho letto poco ultimamente».

FËDOR DOSTOEVSKIJ

Uno dei suoi libri più famosi è «L'alba, la sera o la notte» (Bompiani), sulla prima campagna presidenziale del 2007 di Nicolas Sarkozy. Col senno di poi cosa pensa di lui?
«Rileggendolo ora si capisce ancora di più che il mio intento fu quello di ritrarre un personaggio più che di realizzare un libro politico. In questo senso si inserisce perfettamente nella mia opera e non lo cambierei affatto».
Farebbe un ritratto anche dell'attuale presidente Hollande?
«Nient'affatto, lui è il tipico funzionario, è meno interessante».

POLANSKI CON IL CAST DI CARNAGE

Solo i cattivi sono interessanti?
«No e se vuole il mio parere Hollande è molto più cattivo di Sarkozy».
Per il film «Carnage» ha lavorato a stretto contatto col regista Roman Polanski?
«Solo sulla sceneggiatura. Poi ho visitato il set, ma niente di più. E' venuto un bel film, anche se forse troppo simile alla versione teatrale».
Nella pièce come nel film e nel libro c'è la famosa frase dell'avvocato protagonista: «Io credo nel dio del massacro. E' il solo che ci governa, in modo assoluto, fin dalla notte dei tempi». Cosa c'è dietro?
«Bisogna domandarlo alla gente che studia la mia opera, non a me. Io l'ho solo scritta».

 

 

DA FIRENZE A DAVOS, ESCORT PER SOLLAZZARE I POTENTI AL WORLD ECONOMIC FORUM

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Franco Zantonelli per Repubblica

Da Firenze a Davos, per allietare le notti dei partecipanti al World Economic Forum. Monica, 25 anni, lunghi capelli neri, una croce d'argento al collo e degli studi interrotti in letteratura, si divide tra il lavoro presso una società di catering, nel capoluogo toscano, e quello ben più remunerato di accompagnatrice di uomini facoltosi, che le vengono proposti dalla Mostindien-escort, un'agenzia di Zurigo.

MASSAGGI A DAVOS

A quanto pare una delle più rinomate della Confederazione elvetica, in grado di procurare giovani donne poliglotte a manager e imprenditori, personaggi dello spettacolo, diplomatici e politici.

gli ospiti di davos duemilaquattordici

Monica, non a caso, parla un inglese impeccabile. A Davos la ragazza fiorentina, intervistata dal quotidiano elvetico Blick, si sposta su un grosso Suv Audi di colore scuro, identico a quelli che, in occasione del Wef, scorrazzano per la località grigionese. Con la differenza che alla guida non c'è un autista aitante, bensì un'avvenente 45 enne, accento tedesco, voce profonda e nome evocativo: Marlene Diederich, quasi come l'attrice che interpretava la femme fatale del mitico "Angelo Azzurro".

La signora Dietrich è la maitresse della Mostindien-escort, che coccola le sue ragazze, accompagnandole negli alberghi dove sono stati combinati gli incontri galanti a pagamento. «Ogni giorno - svela la sua pupilla fiorentina - mi intrattengo con due o tre uomini, facendomi pagare dai 700 ai 900 franchi per volta». Ovvero, facendo il cambio in moneta unica, dai 600 a 700 euro.

world economic forum davos

«Di solito - aggiunge - con i miei clienti mi fermo due ore anche se mi è capitato, a Sankt Moritz, di passare l'intera notte con un uomo che ha preteso, unicamente, che lo accompagnassi per una lunga passeggiata sotto le stelle e che giocassi, con lui, a tirare palle di neve. Un altro, invece, dopo aver fatto l'amore ha voluto parlare con me, per due ore, di arte fiorentina».

ESCORT AL BAR

Ma questi ricchi e potenti sono perversi come vorrebbe la leggenda? La escort di Firenze giura che, in tre anni, le sarà capitato in tutto una decina di volte di trovarsi di fronte a richieste strane. Piuttosto capita che i ricchi, talvolta, abbiano il braccino corto. «Una volta ho avuto dei problemi con un tizio che non voleva pagarmi», spiega ancora Monica. Che poi, senza alcun problema, giura: «So che molti non lo capiscono, ma amo il mio lavoro, mi dà potere sugli uomini». E quando sono ricchi e potenti la soddisfazione deve essere doppia.

azzurra escort

 

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