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BORIONI ASPETTA DI SPOSARE ROSALINDA CELENTANO: LE SCUSE DELLA MORI? MEGLIO TARDI CHE MAI

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Laura Rio per "Il Giornale"

Simona Borioni

Sullo schermo è una governante alle prese con i mille intrighi di una dimora padronale tra ricchi industriali, famiglie di operai e omicidi. Nella vita reale è attrice, madre e fidanzata di un'altra donna. Simona Borioni, presente in molte fiction (da Distretto di polizia a Le tre rose di Eva, di recente ha avuto grande visibilità mediatica per la scelta di raccontare pubblicamente (su Vanity Fair e alle Iene) il suo amore omosessuale, il rapporto che da tre anni (ma in realtà da molto di più) la lega a Rosalinda Celentano, la figlia minore del Molleggiato.

simona borioni e rosalinda celentano foto de blasio per vanity fair

Simona dal 22­gennaio su Canale 5 sarà una delle protagoniste de I segreti di Borgo Larici, fiction ambientata nel Torinese nel primo dopoguerra: una specie di
Downton Abbey in salsa italiana, in cui invece di nobili casate e domestici d'élite, si confrontano industriali del tessile con più «normali» camerieri. Il tutto arricchito dall'amore tra un rampollo della famiglia e una «maestrina» e da inserti da thriller.

Simona, cos'è cambiato dopo che è diventata ufficiale la relazione con Rosalinda?
«Tra noi due nulla. Siamo contente di averlo fatto: volevamo dare una testimonianza dopo quel terribile episodio del ragazzo gay di Roma che, non trovando comprensione, si è ucciso. Certo, dobbiamo sopportare alcuni disgustosi commenti che sentiamo per strada. Ma, perlopiù, ci sono stati attestati di solidarietà e ammirazione, anche nel mio mondo professionale».

rosalinda celentano e simona borioni insieme

Hanno suscitato scalpore soprattutto le scuse arrivate dopo tanti anni dalla madre di Rosalinda, Claudia Mori, alla figlia per non «averle detto prima che per noi non cambiava nulla». La Celentano aveva raccontato delle forti difficoltà incontrate in famiglia a far accettare la propria sessualità...
«Un tempo era più difficile comprendere queste cose per genitori cresciuti con un'educazione completamente diversa. Comunque, preferisco guardare gli aspetti positivi: ci sono persone che non superano questi scogli, che non arrivano mai ad accettare i propri figli».

simona borioni e rosalinda celentano foto de blasio per vanity fair

Dalla settimana prossima, su Canale 5, farà la parte di una governante un po' bisbetica che raccoglie le confidenze della grande casa padronale, mentre in questi momenti è lei al centro del gossip...
«È il mio lavoro. Tra l'altro questa fiction ha uno standard alto, nonostante non abbiamo avuto a disposizione mezzi e tempi come quelli usati per Downton Abbey. Il cast è stato scelto non in base a nomi noti (il più conosciuto è Giulio Berruti), ma alle capacità. E io ho cercato di dare al mio personaggio un profilo più ambiguo, più sfaccettato di quanto scritto sul copione. Magari ho fatto irritare un po' il regista (Alessandro Capone), ma così mi è parso più incisivo».

Lei è abbonata a ruoli nelle fiction più popolari.
«Sì, peccato che questo in Italia ti precluda la possibilità di lavorare nel cinema. C'è ancora tanto pregiudizio verso chi fa televisione da parte dei registi, in America invece ormai c'è un flusso continuo tra i due sistemi».

simona borioni e rosalinda celentano foto de blasio per vanity fair

Il problema che è tra la fiction italiana e quella Usa c'è un abisso...
«Non c'è dubbio, però ci sono alcune serie di buona qualità. E, comunque, i registi dovrebbero avere più coraggio di cimentarsi nella tv o, almeno, di non escludere gli attori che provengono dal piccolo schermo».

Anche Rosalinda sta ricominciando a lavorare, dopo molte crisi e un riuscito percorso di disintossicazione dall'alcol...
«L'abbiamo affrontato insieme: è già passato un anno di astinenza. Ora vive con me e mio figlio Samuele di 12 anni. E speriamo che sul lavoro capiti qualcosa di bello. Io ora sono impegnata sul set di un'altra fiction per Canale 5, intitolata Solo per amore , poi farò Ava Gardner a teatro».

u pap23 simona borioni

Non dev'essere stato facile per suo figlio con i compagni di scuola.
«Invece no, sono stati tutti molto carini, non è cambiato nulla, del resto lo avevamo molto preparato. A chi gli chiede se è vero che sua madre è lesbica lui risponde che è una donna che ama e che è riamata e che tutti e tre insieme viviamo nell'amore».

Lei e Rosalinda vi eravate conosciute vent'anni fa, vi siete frequentate solo per qualche giorno, poi non vi siete più riviste. Dopo tutto que­sto­tempo un incontro casuale in un ristorante vi ha portato a stare insieme: lei non aveva mai avuto prima esperienze omosessuali.
«Esatto. Ma il legame tra me e Rosalinda va oltre l'identità sessuale, non c'entra il genere donna o uomo, per me lei è una creatura unica, quasi angelica, che ho sempre amato anche se non l'ho più vista per vent'anni, che amerò per sempre e che non sarà mai sostituibile. Non ho avuto crisi sessuali o turbamenti. Ho semplicemente reincontrato la persona di cui avevo conservato di fianco al letto il cappellino e il walkman che mi aveva regalato vent'anni fa. E che ora spero stia con me per sempre. Anzi, che spero un giorno di sposare».

b&w46 simona borioni

 

oct16 enrico mutti simona borioni miriam fecchi

A ROMA C’È UNA CORTE CHE FA I MIRACOLI. SI CHIAMA TRIBUNALE FALLIMENTARE

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tribunale fallimentare di roma

Lirio Abbate per "l'Espresso"

Più che un tribunale sembra il discount delle grandi occasioni. Una fiera dove la crisi fa arrivare di tutto: dagli hotel alle fabbriche, a prezzi scontatissimi. Ma all'asta sarebbero finiti anche incarichi professionali milionari, assegnati al miglior offerente. O preziosi paracadute per imprenditori spericolati dalla mazzetta facile. L'intrallazzo romano è sempre una miniera di cronache incredibili, ma il racconto del tribunale fallimentare capitolino fatto da uno dei suoi stessi magistrati supera ogni fantasia: è un circo, dove vanno in scena politici e mannequin, boss e cantanti.

chiara schettini

L'ex ministro Franco Frattini telefonava al giudice per "raccomandare" un suo amico architetto che doveva far fallire "dolcemente" una società che gestiva miniere di oro e diamanti in Africa. La cantante e presentatrice tv Stefania La Fauci apriva la strada a suoi conoscenti per acquistare aziende e alberghi. L'attrice e modella cinese Dong Mei sarebbe stata utilizzata dal marito, Federico Di Lauro, commercialista attivo nei fallimenti, per dirottare in Asia grosse somme di denaro che provenivano illegalmente dalle procedure giudiziarie.

E poi magistrati corrotti che aggiustavano sentenze, curatori infedeli, avvocati che falsificavano carte e testimoni. Alcuni erano già stati arrestati quasi vent'anni fa nell'inchiesta Toghe Sporche su Cesare Previti e poi prosciolti, altri sono figli di magistrati citati in quell'istruttoria. Un bazar dove tutto era possibile, descritto nei lunghi verbali di Chiara Schettini, fino al 2009 giudice della stessa Fallimentare. Una dama ben introdotta nei salotti romani, che ha vissuto tra l'attico capitolino, l'appartamento di Madonna di Campiglio, quello di Parigi e l'altro di Miami, proprietà che sostiene di avere ereditato dalla madre.

FRANCO FRATTINI

Poi nello scorso giugno è stata arrestata, con l'accusa di corruzione e peculato, e dopo mesi di cella ha deciso di confessare davanti al procuratore aggiunto Nello Rossi e al sostituto Stefano Fava. Ha chiamato in causa giudici, legali, commercialisti e pure il padre di suo figlio, l'avvocato Piercarlo Rossi.

«Mi rendo conto di aver sbagliato e l'esperienza del carcere che ho vissuto, ingiustamente, mi ha fatto crescere molto, mi ha migliorata, ho preso coscienza di gravi mie leggerezze, perché mi sono fidata di Piercarlo Rossi di cui ero innamorata». Anche lui è finito agli arresti. E anche lui ha riconosciuto parzialmente le sue responsabilità, completando questo affresco di malaffare su cui ora indagano le procure di Roma e Perugia.

FALLIMENTO

Ora su molti punti Chiara e Piercarlo si accusano reciprocamente, ma l'intreccio delle loro rivelazioni offre una ricostruzione grottesca della sezione fallimentare: gli amici più spregiudicati vengono protetti o fatti arricchire, gli imprenditori senza coperture e i loro dipendenti finiscono invece in rovina. La Schettini non ha dubbi nell'indicare il responsabile di questo sistema: Tommaso Marvasi, da settembre 2012 presidente del tribunale delle imprese di Roma, arbitro di tutte le controversie in materia di proprietà industriale, diritti d'autore, diritto della concorrenza e societario e dei grandi contratti pubblici.

Adesso Marvasi deve decidere se obbligare Google a versare al gruppo Fininvest un risarcimento di circa 500 milioni di euro per la violazione dei diritti sui video messi in Rete. Una singolare coincidenza generazionale. Marvasi, insieme al defunto padre Mario, anche lui magistrato romano, è citato negli atti del processo sul Lodo Mondadori come amico di famiglia di Cesare Previti. E oggi il figlio di Previti, Stefano, difende Mediaset in questa causa contro la multinazionale.

FALLIMENTO

I verbali della Schettini sono spietati: «L'ambiente alla Fallimentare mi è sempre stato molto ostile perché è durissimo, è atavico. Non ci sono soltanto spartizioni di denaro ma anche viaggi e regali: di tutto di più. Una nomina a commissario giudiziale vale 150 mila euro, pagati al magistrato dal professionista incaricato. Tutti sanno tutto, e nessuno fa niente. Mi sono scontrata in modo violento con Tommaso Marvasi che era il dominus, era di fatto il capo della Fallimentare; l'ha sempre governata, c'è stato dieci anni ma è come se ci fosse stato venti.

Un giorno piangendo per quello che mi faceva ho telefonato a Luigi Scotti (ex presidente del tribunale di Roma, ndr.) e mi ha detto: "Marvasi è il capo della cupola"». E prosegue: «Entravo in camera di consiglio e mi diceva "questo si fa fallire e questo non si fa fallire". Venivo messa in minoranza dai colleghi che si erano già accordati su cosa fare. Cercavo di puntare i piedi ma era inutile...

negozio fallito

C'erano curatori come Federico Di Lauro a cui sono stati liquidati in un procedimento 850 mila euro di compensi, perché era protetto da Marvasi che veniva in udienza a imporre le somme per i suoi amici. Mi opponevo ma ero sempre messa in minoranza». Il pm chiede chi erano gli altri due componenti del collegio: «Pannullo e Deodato o Pannullo e Severini, erano sempre loro. Poi arrivava Marvasi e diceva: "Si deve fare così", e la sua decisione veniva approvata a maggioranza».

Ci sono luoghi che ritornano, come i bar di via Ferrari a pochi passi da piazza Mazzini: lì avvenne l'intercettazione del giudice Renato Squillante che nel 1996 fece nascere l'inchiesta Toghe Sporche. E lì continuano a girare le mazzette. «Si sapeva che Deodato per una nomina a commissario giudiziale andava con la valigetta e prendeva 150 mila euro da Staffa (commercialista con studio nella stessa via, ndr.). Il presidente Deodato per ogni nomina si faceva pagare e siccome lui ha dato tre quarti delle nomine allo studio Staffa, lo scambio avveniva nel bar di via Ferrari.

negozi chiusi per fallimento

Lo sapevano tutti. Lo dicevano chiaramente. La persona che veniva nominata consegnava la valigetta con i soldi al giudice». Antonio Staffa fu arrestato nel 1996 dal pool milanese assieme ad alcuni professionisti vicini a Cesare Previti con l'accusa di avere falsificato una perizia: l'inchiesta fu poi trasferita dalla Cassazione a Perugia e il commercialista prosciolto.

Come spesso accade a Roma, ogni storia porta alla luce ragnatele di interessi e relazioni. «Un giorno mi telefona Franco Frattini dicendomi che un suo amico, Maurizio Bonifati, aveva bisogno di consigli perché aveva la società Mining che stava per fallire. Lo feci venire a casa mia e gli dissi di fare un concordato.

Dopo alcuni giorni ero in montagna a sciare e mi chiama il collega Fausto Severini: mi comunica che ero stata sorteggiata come giudice delegato del fallimento della Mining e mi era stato assegnato come curatore l'avvocato Andrea Trecapelli che fa affari con Piercarlo. Sono rimasta impietrita, non so come hanno fatto a fare questo sorteggio... Hanno organizzato il fallimento della Mining a tavolino con creditori fittizi e prestazioni gonfiate. E secondo me mi hanno fatto dare il fallimento perché ero la più cogliona».

fallimento chiusura

Diversa la ricostruzione di Piercarlo Rossi davanti ai pm di Perugia: «Nei primi mesi del 2007, la Schettini mi presentò a casa sua l'architetto Maurizio Bonifati, fratello del noto costruttore romano, Enzo Bonifati, che gli era stato presentato da una sua cara amica Stefania La Fauci. Maurizio Bonifati si trovava in una situazione di forte indebitamento dovuta alla crisi intervenuta nel suo gruppo che fa capo alla Mining Italiana, caduta in "pre-fallimentare".

L'accordo che raggiunse Bonifati con la Schettini fu quello di impegnarsi a corrispondere una somma di 800 mila euro, attraverso l'insinuazione al passivo di poste creditorie inesistenti, create ad hoc, da iscrivere con un grado privilegiato di primo ordine (ex lavoratori dipendenti), in modo da precedere tutti gli altri creditori. Il mio ruolo sarebbe stato quello di aiutare Schettini e Bonifati proprio nel creare queste pratiche. La società, nel mese di maggio del 2007 fu dichiarata fallita con la nomina di Chiara Schettini a giudice delegato».

In pratica, la coppia inventa una serie di ex dipendenti in attesa di stipendio in modo da permettere all'imprenditore di portare via 800 mila euro. E questo in un fallimento - come spiega Rossi - che «riguardava una società che aveva goduto per molti anni di finanziamenti pubblici (ministero dello Sviluppo economico) di quasi 50 milioni, per la ricerca e l'estrazione di oro in diverse miniere all'estero (Africa, Canada, Cuba)».

tribunale civile roma

Ogni favore ha un prezzo, in un do ut des che sembra unire tutti i potentati capitolini. Pure Stefania La Fauci, esordio da cantante a Castrocaro, per tre volte a Sanremo senza sfondare, poi conduttrice della "Banda dello Zecchino" su RaiUno e a lungo inviata di "UnoMattina", sarebbe stata premiata per la sua mediazione. Secondo Schettini la cantante è amica di Frattini.

Dichiara Rossi: «La Fauci ottenne come sua ricompensa, almeno per quanto mi è noto, l'assunzione quale dipendente di "Risorse per Roma" (società del Comune di Roma, dove Maurizio Bonifati era stato nominato dal sindaco Alemanno amministratore delegato, ndr.): questione poi divenuta di pubblico dominio con lo scandalo delle "50 nuove assunzioni" eseguite dai vertici nominati da Alemanno, tra cui Bonifati».

E la Schettini? Nel 2009 è stata accusata di falso e sospesa dal Csm. Ma non avrebbe rinunciato al suo tornaconto, di grande pregio. «Non essendo più giudice delegato in quanto sospesa, chiese a Bonifati un favore. Bonifati doveva dare un benestare, nella sua qualità di amministratore delegato di "Risorse per Roma", a cedere a un prezzo agevolato un appartamento di proprietà del Comune».

Una casa da sogno in piazza Margana, uno degli angoli più suggestivi di Roma a pochi passi dal Campidoglio: 160 metri quadrati all'ultimo piano, con una terrazza a 360 gradi che domina tutto il centro storico «di un valore molto superiore a quello pagato». Riesce infatti a comprarla per 600 mila euro: un affare unico, che gli ha garantito una vista eccezionale per le sue cene mondane.

tribunale fallimentare di roma

Pure sulla Mining sono state avviate indagini: Maurizio Bonifati è finito sotto processo per truffa aggravata e bancarotta fraudolenta. Ma dallo scorso aprile l'architetto amico di Frattini e Alemanno si è trasferito in Calabria: l'hanno nominato assessore comunale ai Lavori pubblici a Cirò Marina, il cui sindaco è stato eletto con il sostegno del centrosinistra.
La vera miniera d'oro però sembrano essere gli uffici del tribunale.

La Schettini ricostruisce i flussi di denaro esportati dal suo ex compagno: «Ha un'enorme ricchezza all'estero non soltanto in Svizzera, perché usava Lussemburgo, Cipro, Montecarlo e pure la Cina dove Piercarlo Rossi mi disse che anche Tommaso Marvasi aveva mandato un sacco di soldi». Il canale asiatico sarebbe stato aperto da Di Lauro grazie alla moglie, l'ex modella cinese Dong Mei, condannata lo scorso anno per riciclaggio.

la guardia di finanza ispeziona la sezione fallimentare del tribunale civile

Nei verbali non poteva mancare l'ombra della criminalità organizzata. L'ex giudice dichiara che Piercarlo Rossi e i suoi complici «avevano un'associazione con Federico Di Lauro che lavorava anche con la Banda della Magliana», mentre Rossi era «molto agganciato a bande di romeni di Ostia». «Volevo denunciare Di Lauro ma Tommaso Marvasi mi ha bloccata dicendo: "Vuoi che tuo figlio venga gambizzato?", e poi ha aggiunto: "Il padre ha lavorato per Nicoletti. Ma stai scherzando?"».

La donna è terrorizzata: «Mi hanno messa alle strette con questa storia della Banda della Magliana, piangevo ogni giorno, avevo paura per mio figlio. Quando sapranno di questo interrogatorio mi metteranno una bomba». Paure che rievocano un terrore antico: nel 1979 le Brigate Rosse uccisero davanti ai suoi occhi il padre, consigliere provinciale Dc molto discusso per l'attività di avvocato fallimentare ed esecutore di sfratti.

La commistione tra piani alti e bassifondi, tra professionisti e banditi è surreale. La Schettini accusa Rossi di avere partecipato persino a una rapina, messa a segno dal muratore Augusto Alfieri, un pregiudicato di Ostia che sarebbe stato inserito come falso consulente in molte liquidazioni, incassando migliaia di euro. «Piercarlo con Augusto era amico e si vantava ogni tanto di fare qualche rapina insieme. Mi disse:"Sì, una volta ho fatto il palo mentre lui rapinava"».

Cesare e Silvana Previti

Millanterie da Romanzo Criminale? Rossi non sembrava temere le procure. Secondo l'ex compagna, agli inizi dello scandalo fallimenti «quando gli ho detto di andare a confessare tutto al pm, lui mi ha risposto ridendo: "Ma figurati, mentre i magistrati stanno fino a tarda notte a cercare indizi su di me, io me la spasso a champagne e caviale a Montecarlo"». Ora però il vento potrebbe cambiare. Da Roma a Perugia l'indagine sulle toghe sporche può portare molto in alto.

 

 

CHICCO MACINA TOTI: “DOVEVA ALMENO SOSPENDERSI DALLA DIREZIONE DI TG4 E STUDIO APERTO”

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Post di Enrico Mentana su Facebook

BERSANI E MINEO ALLA FESTA DEL PD DA YOUDEMGiovanni Toti

Sulla questione giornalisti/politica. Ho sempre considerato il mio mestiere il più bello di tutti, e quindi continuo a non capire i miei colleghi che, a ogni elezione, si candidano nelle file dei vari partiti. A volte ritornano, e nessuno di loro parla con nostalgia del periodo in cui veniva chiamato "onorevole". Ovviamente ognuno è libero di fare come crede, e tra le "pagine gialle" del parlamento è inevitabile che figuri anche la voce "giornalisti".

Anche nel febbraio scorso avevo chiesto ai Mucchetti, Ruotolo, Minzolini, Mineo chi glielo faceva fare. Del resto gli ultimi due erano stati direttori di telegiornali Rai, e nessuno dubitava su quale fosse la loro inclinazione politica: cosa legittima, ma certo non la massima garanzia sull'autonomia del servizio pubblico. Ecco, secondo me chi dirige un giornale indipendente, o un telegiornale, non ha solo il dovere personale di un'autonomia professionale, ma ce l'ha anche in quanto primo rappresentante di una testata e di tutti quelli che ci lavorano.

GIOVANNI TOTI

Naturalmente ciascun giornale o tg può avere - ci mancherebbe - un suo orientamento, perchè la concorrenza è il sale anche del nostro mestiere e la si fa tra prodotti diversi. Ma mai vedremo un Padellaro o un Belpietro candidarsi nelle liste di un partito. Ora un direttore di ben due telegiornali, Toti, è quotidianamente nelle cronache politiche perchè in predicato di assumere un ruolo nel partito di Forza Italia.

Enrico Mentana

E non passa giorno senza che se ne segnalino le partecipazioni a riunioni e incontri, o presenze nella sede del movimento. Ma contemporaneamente dovrebbe svolgere il suo ruolo di direttore di tg4 e Studio aperto: come, di grazia? Come fa fisicamente? Come può garantire l'indipendenza delle testate? Non sarebbe stato doveroso almeno sospendersi dalla guida dei due tg in attesa di finalizzare la trattativa?

h mat45 gruber santoro

Per rispondere a queste mie osservazioni Toti cita a sproposito gli esempi di Santoro e Gruber: nessuno dei due era direttore di un telegionale, Santoro era addirittura stato messo nell'impossibilità di lavorare (Toti è giovane, ma chieda al suo leader perchè), e la Gruber ovviamente lasciò il suo lavoro di conduttrice appena fu annunciata la sua candidatura. L'anomalia per il direttore di tg4 e Studio aperto è quella di adesso: e beninteso, sarebbe tale anche se stesse finalizzando il suo passaggio nei piani alti di un altro partito, e non quello fondato e guidato dal proprietario dell'azienda che edita i tg da lui diretti.

minzolini consiglio nazionale forza italia foto lapresse

 

BRUSH HOUR! - LA SINISTRA PD SPARA A RENZI PER IMPEDIRE L’ACCORDO CON SILVIO

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Francesco Bonazzi per Dagospia

Matteo Renzi presenta il libro di Vespa

Oggi tocca fare ammenda: non è vero che lo sport preferito dentro al Pd è pugnalare alla schiena il segretario di turno. Oggi l'hanno proprio colpito alle gambe di fronte a tutti, nel disperato tentativo di impedirgli di fare gli ultimi metri che lo separano dalla meta: uno storico accordo con Silvio Berlusconi sulla legge elettorale. Ma Renzie non molla e tira dritto, nonostante arrivino minacce anche dal resto della maggioranza di governo. E ha in mente anche un'arma segreta, che finora non ha mai voluto usare.

DENIS VERDINI MICHELA BIANCOFIORE MUNZIA DE GIROLAMO resize

Dunque a 24 ore dall'incontro con Berlusconi, che si terrà per il semplice fatto che con il Cavaliere il pd ha fatto due governi e quindi le polemiche interne suonano un po' pretestuose, i bersaniani attaccano frontalmente nel merito come mai avevano fatto. Dice il compagno Francesco D'Attorre - un vasto seguito nel Paese - : "Se si chiude il patto tra Renzi e Berlusconi la maggioranza finisce domani". E la sinistra del pd si proclama contraria al sistema spagnolo, che caso strano è proprio quello intorno al quale hanno lavorato in questi giorni il professor Roberto D'Alimonte e Denis Verdini.

ROBERTO DALIMONTE

Le proposte del segretario sono sul tavolo dal 2 gennaio, ma questo bel "contribbuto" delle minoranze interne arriva nelle ore cruciali, dopo aver inutilmente tentato di far saltare l'incontro di domani e allo scopo di indebolire il più possibile il trionfatore delle primarie. Berlusconi ringrazia: domani avrà di fronte un interlocutore meno forte. Al quale dirà chiaramente che di Mattarellum rivisitato non se ne parla neanche, perché con i collegi uninominali gli toccherebbe allearsi con Angelino il "traditore".

Mario Monti Angelino Alfano

La tenaglia di bersaniani e dalemiani sul Rottam'attore si completa con la nota congiunta di Alfanoidi, Sciolta Civica e Ppi. I tre cespugli del governo di Mezze Intese, vittime quasi scontate di un ritorno al maggioritario, chiedono la convocazione immediata di un vertice di maggioranza e minacciano la crisi di governo.

E nella convinzione che dietro a tutte queste levate di scudi della vigilia ci sia ormai anche un ruolo attivo di Aspenio Letta, Renzie ha cominciato a rivalutare una strada che ha sempre escluso: quella di fare il premier anche senza passare dal voto. Gli fa orrore, e anche un po' paura, ripercorrere le orme di un certo Massimo D'Alema che andò a Palazzo Chigi senza vincere le elezioni. Ma se devono ricattarlo con la crisi di governo, questo il ragionamento del sindaco di Firenze, allora che il governo cada pure e questa volta al Quirinale per le consultazioni ci va lui.

napolitano renzi letta

Infine, per la serie "Le grandi pagine inutili del Parlamento della Repubblica", oggi è andata in scena l'autodifesa di Annunziatina De Girolamo. Non esattamente un'orazione di Matteotti o Turati, va detto. Non c'era Letta, non c'era mezzo governo, non c'era quasi nessuno. Il marito piddino Boccia però l'ha ascoltata con vivo interesse parlare di "gomblotto".

FRANCESCO BOCCIA E NUNZIA DE GIROLAMO

 

NOTTE IN GARAGE A FUMARE PER MARCHIONNE – E B. BERLUSCONI SI AGGIUDICA IL MARCHIO MILAN

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MARCHIONNE, ELKANN E LA NOTTATA IN GARAGE
Da "il Giornale" - Siparietto alla conferenza stampa, lunedì scorso alle 8 del mattino, di John Elkann e Sergio Marchionne al Salone di Detroit. Sbarcati a notte fonda nel Michigan, Marchionne ed Elkann hanno deciso di fare quattro chiacchiere nel garage della villa che l'ad di Fiat ha acqui­stato nei dintorni di Detroit. «È l'unico posto dove posso fumare in pace; qui non si può fumare da nessuna parte», ha puntualizzato. E il salutista Elkann? «Ho fumato solo due sigarette...», ha risposto Marchionne.

John Elkann con MArchionne

PRADA E TOD'S VANNO ALLA GUERRA DELL'OUTLET
L. For. per la ‘La Stampa' - La guerra della moda tra Prada e Tod's si trasferisce dalle passerelle agli outlet. La maison guidata da Patrizio Bertelli e dalla moglie Miuccia Prada, ha presentato una richiesta di risarcimento danni da circa 30 milioni di euro contro il Comune di Sant'Elpidio a Mare (Fermo).

Al centro della disputa modaiola e giudiziaria c'è l'outlet il Castagno a Casette d'Ete, dove Prada gestisce un proprio spazio a pochi metri dall'outlet della rivale Tod's. Nei mesi scorsi prima il Tar poi il Consiglio di Stato avevano accolto il ricorso della Tod's di Diego Della Valle sull'illegittimità delle licenze commerciali rilasciate all'interno del village, e Prada ora chiede i danni all'amministrazione comunale: una somma enorme per le casse di un Comune di appena 17 mila abitanti.

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La giunta ha deliberato la copertura finanziaria per l'assistenza legale susulla costituzione in giudizio per opporsi all'istanza di risarcimento, mentre le licenze sono al centro di un altro ricorso in Cassazione presentato da 19 soggetti tra proprietari e locatari, tra cui anche Prada. E non è finita qui: un altro ricorso di Tod's davanti al Tar Marche verrà discusso la prossima settimana. L'istanza, contro il Comune di Sant'Elpidio , riguarda l'accesso ai documenti per una lottizzazione dell'azienda nell'area industriale.

McKim Patrizio Bertelli Miuccia Prada

FERRERO, PER GLI AZIONISTI 400 MILIONI DI DIVIDENDO
Da ‘La Stampa' - L'utile scende ma il dividendo della Ferrero International resta molto sostanzioso anche per il 2013. La holding lussemburghese del gruppo di Alba ha chiuso l'esercizio concluso ad agosto con un profitto netto di 357,5 milioni di euro, contro i 443 milioni dell'anno precedente e ha deciso la distribuzione di un dividendo di 400 milioni, come nel 2012. Fondata nel 1997, la Ferrero International ha asset per 4,35 miliardi.

La holding lussemburghese, cui fanno capo 35 società sparse in tutto il mondo, ha realizzato un giro d'affari netto di 117,7 milioni, in crescita dai 99,8 milioni del precedente esercizio. I documenti consultati da Radiocor precisano che con l'avvio del nuovo esercizio «è stato deciso di concentrare nella sede centrale in Lussemburgo tutte le funzioni e i processi decisionali strategici come pure i rischi di business collegati».

Michele Ferrero

Intanto oltreoceano arriva l'ennesimo tentativo di imitazione della Nutella. Harshey's, il gigante della cioccolata americana, lancerà una crema da spalmare che ricorda, anche nella confezione, la Nutella. Il prodotto verrà presentato in tre versioni: una con cioccolata e nocciola, praticamente identica al prodotto della Ferrero.

BARBARA BERLUSCONI E IL RIASSETTO DEL MILAN
Mar. Man. per il "Sole 24 Ore" - Barbara Berlusconi scala i vertici della società rossonera. La figlia di Silvio Berlusconi, come anticipato da Radiocor, ha messo le mani su Milanello e sul marchio "Milan" - valutato oltre 100 milioni di euro - diventando amministratore delegato delle controllate Milan Real Estate e Milan Entertainment. Le due aziende gestiscono rispettivamente il patrimonio immobiliare del club rossonero (valutato a bilancio oltre 20 milioni) e un ventaglio di attività che muovono un giro d'affari di 50 milioni.

barbara berlusconi sexy nerd per il milan su instagram

La svolta risale allo scorso 19 dicembre, lo stesso giorno in cui il consiglio del Milan ha sancito la tregua tra Barbara e Adriano Galliani, dividendo la gestione della società calcistica tra i due amministratori delegati: allo storico a.d. l'area tecnico sportiva e i diritti tv, alla giovane manager il marketing, la finanza e i progetti speciali. In realtà, anche nelle aree di propria competenza esclusiva, i poteri di Galliani appaiono ridimensionati. Come dire: Barbara, si sa, gioca in casa e sembrerebbe decisa a riconquistare sempre più autonomia nella società rossonera.

ERMOTTI E LA VIA ELVETICA SUI REQUISITI PATRIMONIALI
L.Te. per il "Sole 24 Ore" - Sergio Ermotti, chief executive officer di Ubs, è tornato a criticare il Governo elvetico e le autorità di vigilanza svizzere sulla questione dei maggiori mezzi propri delle grandi banche. Requisiti ancor più severi, ha detto al settimanale Weltwoche, reggerebbero solo se introdotti a livello mondiale. «Se la Svizzera dovesse pretendere molto di più, sarebbe quasi impossibile avere in Svizzera banche concorrenziali a livello globale», ha affermato il ceo della maggior banca elvetica.

Sergio Ermotti

Oltre che sui maggiori capitali richiesti, Ermotti si è pronunciato anche sulle dimensioni dell'ampio sistema bancario rossocrociato: tra 5-10 anni vi sarà in Svizzera un numero di banche "notevolmente" inferiore all'attuale, ha detto. E ciò non sarà necessariamente una cattiva cosa, ha aggiunto Ermotti, perché la Svizzera ha sempre dimostrato di sapersi sviluppare in modo diverso. Per quel che riguarda la crisi di Ubs degli anni passati, «la probabilità che qualcosa di simile si ripeta è bassa, quasi zero». Fiducia nel rilancio ulteriore di Ubs, polemica contro le norme troppo rigide di Berna.

L'AMERICANA VF SUPERA ROSSO SU STONE ISLAND
C.Fe. per il "Sole 24 Ore" - Un altro marchio del Made in Italy potrebbe cambiare casacca e diventare, questa volta, americano. La Sportswear company, la società a cui fa capo il brand Stone Island, sembra infatti molto vicina a finire tra i marchi della multinazionale americana Vf corporation. Quest'ultima secondo le indiscrezioni avrebbe avuto la meglio sull'altro contendente in gara, cioè la Otb di Renzo Rosso. È ormai da qualche mese che Sportswear company sta cercando un nuovo socio, dopo che il patron Carlo Ribetti ha affidato un incarico all'advisor Rothschild.

RENZO ROSSO

Oggi il marchio Stone Island è presente soprattutto in Italia e in Europa, ma è quasi assente nei mercati emergenti e negli Stati Uniti. L'azienda negli ultimi cinque anni ha progressivamente aumentato il fatturato, che anche a fine 2013 dovrebbe essere cresciuto di oltre il 10 per cento a circa 71 milioni di euro. Vf corporation, dal canto suo, è uno dei colossi Usa dell'abbigliamento con marchi come Wrangler e Timberland.

QUEGLI 8 MILIARDI CONTESI TRA ATENE E LE BANCHE
V.D.R. per il "Sole 24 Ore" - Le banche greche «forse avranno bisogno di nuovi capitali» dopo la pubblicazione dei risultati degli stress test che verranno ultimati da BlackRock a fine mese. È quanto ha ammesso il governatore della Banca centrale greca, George Provopoulos, parlando in Parlamento ad Atene. Eventuali esigenze di ricapitalizzazione, ha spiegato il governtore, potrebbero essere coperte attraverso le riserve rimaste nel fondo di salvataggio per le banche elleniche, (Hfsf) pari a oltre 8 miliardi di euro.

ANTONIS SAMARAS

Cifra questa che il governatore centrale ha giudicato sufficiente ma che il Governo Samaras vorrebbe usare per ridurre il disavanzo nei conti pubblici nel 2015-16 che l'Fmi stima a 11 miliardi. Le quattro maggiori banche greche (National Bank, Piraeus Bank, Eurobank e Alpha Bank) sono possedute a maggioranza dall'Hfsf, che è stato finanziato dal piano di salvataggio Ue e ha coperto la maggior parte dei 28 miliardi di euro di ricapitalizzazione avvenuta l'anno scorso in cambio di azioni della banche.

 

 

PRESTA-MI UN CIAK - LUCIO PRESTA INDAGATO PER CORRUZIONE NELL’INCHIESTA SULLE MAZZETTE RAI

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Da www.panorama.it

lucio presta foto mezzelani gmt

Il re dei press-agent Lucio Presta è finito a sorpresa nella bufera giudiziaria legata alle presunte mazzette e favori che alcuni dirigenti Rai avrebbero chiesto per fare lavorare la Ldm di Piero Di Lorenzo, produttrice di programmi come «Ciak si canta» e «I Raccomandati ». Presta, rivela Panorama.it, è stato appena iscritto nel registro degli indagati dal pm Alberto Galanti che gli contesta il reato di corruzione. Il fatto che sia indagato è emerso con la proroga alle indagini appena concessa dal Gip.

La procura di Roma si era messa al lavoro alla fine del 2012 dopo la denuncia di Di Lorenzo contro Gian Piero Raveggi ex capostruttura di Raiuno (ora in pensione), sua moglie Chiara Calvagni (ancora al suo posto di capostruttura all'ufficio risorse) e Chicco Agnese (all'epoca dei fatti responsabile dei palinsesti di Raiuno, ora in pensione).

Giampiero Raveggi

Nella sua denuncia in cui non risparmiava nessuno (i dirigenti Rai hanno sempre parlato di «accuse campate in aria») Di Lorenzo non aveva però coinvolto Presta. L'agente dei divi sarebbe quindi finito nel registro degli indagati, accanto ai tre dirigenti Rai, a seguito dell'inchiesta del pm. A Panorama.it Presta racconta di aver saputo di essere indagato 2 giorni fa: «Sono tranquillissimo, possono indagare anche per anni».

 

QUANDO NON CI SI VUOLE PIU' FARE PRENDERE IN CASTAGNA - PER LE LUNGHE LE TRATTATIVE CON BPM

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Carlotta Scozzari per Dagospia

Giuseppe Castagna

"Stavolta mica mi faccio più fregare". Deve avere ragionato così il quasi neo consigliere delegato di Bpm, il cinquantaquattrenne Giuseppe Castagna, quando ha avviato la trattativa che a strettissimo giro dovrebbe portarlo ai vertici della Popolare di Milano. L'intenzione è in primo luogo quella di strappare non soltanto la poltrona di consigliere delegato, ma anche quella di direttore generale. In seconda battuta, però, il manager ex Intesa Sanpaolo punta a portare a casa un contratto che sia il più blindato e ricco di paracadute possibile.

Sì, perché è ancora troppo fresca nella memoria di Castagna l'esperienza nel gruppo di Ca' de Sass. Il riferimento è a quanto accaduto lo scorso giugno, quando il consigliere delegato Enrico Tomaso Cucchiani, insediatosi da pochi mesi al posto di Corrado Passera, silurò il direttore generale e numero uno della Banca dei territori, a cui soltanto qualche giorno prima era anche stata sbarrata la strada per l'ingresso nel consiglio di gestione. Alla fine di settembre, poi, è stato Cucchiani stesso a essere messo alla porta, dopo le tensioni emerse soprattutto con il presidente del consiglio di sorveglianza Giovanni Bazoli.

LA SEDE DELLA BPM - BANCA POPOLARE DI MILANO - A PIAZZA MEDA A MILANO

Sta di fatto che per Castagna, in Intesa da oltre 30 anni e per un certo periodo anche alle redini del Banco di Napoli, quello che si è consumato a giugno è stato uno strappo difficile da mandare giù. Per fortuna, però, che poco dopo ad addolcire la pillola sono arrivati gli incarichi in Muzinich (società di gestione patrimoniale specializzata nel credito alle imprese che ha diffuso un comunicato per fargli le congratulazioni per la nomina in Bpm ancora prima che fosse ufficializzata), e, addirittura, in Mediobanca, storica avversaria di Intesa Sanpaolo, cosa che ha sancito quasi un passaggio al nemico per il manager.

Enrico Cucchiani Giovanni Bazoli Banca Intesa

Ma adesso, finalmente, ai vertici di Bpm, Castagna potrà mostrare di che pasta è fatto. Del resto, è da tempo che la Popolare milanese lo corteggia. Già due anni fa era stato chiamato per prendere il posto che poi fu affidato a Piero Montani, ma aveva rifiutato per restare in Intesa, quando nemmeno era nell'aria l'arrivo di Cucchiani. Tanto più che per andare in Bpm lo stesso Castagna, che sul profilo di Linkedin si definisce "banker", banchiere, ha rifiutato la poltrona di amministratore delegato di Carige, gruppo dove forse per lui sarebbe stato più complesso farsi notare nel grande mondo della finanza italiana. Ironia della sorte (o speranza sua?), in Carige alla fine è andato Montani, che gli ha lasciato libero il posto in Bpm.

piero Montani

 

“QUARTO GRADO” SU RETE4 (7,35%) SCHIANTA “LE INVASIONI BARBARICHE” DELLA BIGNARDI CON RENZI OSPITE (5,59%)

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Da www.tvblog.it

MATTEO RENZI OSPITE DI DARIA BIGNARDI

PRIME TIME
Raiuno - Il film Scialla, con Fabrizio Bentivoglio, ha registrato 3.057.000 telespettatori per uno share dell'11,39%.
Raidue - L'appuntamento con Virus, Il contagio delle idee ha registrato 1.044.000 telespettatori, 4,08% di share.
Raitre - Le prime due puntate trasmesse di Scandal hanno ottenuto rispettivamente 757.000 telespettatori per uno share del 2,62% e 868.000, 3,16%.
Canale5 - Il film Benvenuti al Sud, con Alessandro Siani e Claudio Bisio, ha registrato un netto di 6.571.000 telespettatori, per uno share del 25,25%.
Italia1 - La serie Arrow in prima tv ha registrato 2.621.000 telespettatori, per uno share del 9,08%. A seguire The Tomorrow People 2.003.000, 7,6%.
Rete4 - La puntata di Quarto Grado, con Gianluigi Nuzzi e Alessandra Viero, ha registrato 1.726.000 telespettatori per uno share del 7,35%.
La7 - La prima puntata de Le Invasioni Barbariche ha registrato 1268.000 telespettatori, per uno share del 5,59%.

nuzzi resizer jsp jpeg BENVENUTI AL NORD LODOVINI SIANI

ACCESS PRIME TIME
Raiuno - L'appuntamento con Affari Tuoi, con Flavio Insinna, ha registrato 5.805.000 telespettatori, per uno share del 20,59%.
Raitre - Blob ha registrato 1.270.000 telespettatori, per uno share del 5,2%;Sconosciuti 995.000, 3,88%; Un Posto al sole 1.880.000, 6,84%.
Canale5 - Striscia la notizia, con Ezio Greggio e Enzo Iacchetti, è stata seguita da 5.667.000 telespettatori, per uno share del 20,09%.
Italia1 - La serie in replica CSI: Miami ha registrato 1.452.000 telespettatori in valore assoluto per uno share del 5,3%.
Rete4 - L'appuntamento con Tempesta d'amore ha registrato 1.428.000 telespettatori per uno share del 5,11%.
La7 - La puntata di Otto e mezzo, con Lilli Gruber, ha registrato 1416.000 telespettatori e il 5,07% di share.

scialla

PRESERALE
Raiuno - Il game show condotto da Carlo Conti, è stato seguito ne La sfida dei 6 (Anteprima) da 3.778.000 telespettatori, share del 20,53%, e ne L'Eredità da un netto di 4.955.000, 22,63%.
Raidue - L'appuntamento con NCIS in replica ha registrato 1.041.000 e 5,19% e 1.591.000 telespettatori per uno share del 6,42% nelle due puntate trasmesse.
Canale5 - Il game show Avanti un altro!, con Paolo Bonolis, ha registrato nel segmento Avanti il primo! 2961.000 telespettatori, per uno share del 16,66%, e nel game un netto di 4.303.000, 20,12%.
Italia1 - La serie in replica CSI: Miami ha registrato 755.000 telespettatori in valore assoluto per uno share del 3,24%.
Rete4 - La soap opera Il Segreto è stata seguita da 1.335.000 telespettatori in valore assoluto per uno share del 5,35%.

tg28 greggio iacchetti

SECONDA SERATA
Raiuno - L'appuntamento settimanale con Tv7 è stato seguito da 788.000 telespettatori per uno share del 5,51%.
Raidue - La seconda puntata di Obiettivo Pianeta, di Roberto Giacobbo, ha ottenuto 333.000 telespettatori, per uno share del 3,54%.
Raitre - Le altre due puntate trasmesse di Scandal in prima tv hanno registrato 831.000 telespettatori, per uno share del 3,56%, e 885.000, 5,30%.
Canale5 - Il talk show Matrix, con Luca Telese, ha registrato un netto di 1293.000 telespettatori, per uno share dell'11,92%.
Italia1 - Le due puntate della serie tv Revolution hanno registrato rispettivamente 1379.000 telespettatori, per uno share del 6,97% e 1112.000, 9,56. Il netto è di 1255.000, 7,85%.
Rete4 - Il film Arlington Road ha registrato un netto di 326.000 telespettatori per uno share del 4,99%.
La7 - La puntata di Tg La7 Night Desk ha registrato 171.000 telespettatori in valore assoluto, per uno share del 2,27%.

TG
Tg1 - ore 13:30 3.826.000, 21,07% ore 20:00 5.533.000, 21,77%.
Tg2 - ore 13:00 2.760.000, 16,90% ore 20:30 1.960.000, 7,21%.
Tg3 - ore 14:30 2.285.000, 13,19% ore 19:00 2.217.000, 11,13%.
Tg5 - ore 13:00 3.496.000, 21,05% ore 20:00 5.439.000, 21,36%.
Studio Aperto - ore 12:25 .2217.000, 16,77% ore 18:30 1.154.000, 6,79%.
Tg4 - ore 11.30 452.000, 6,03% ore 18:55 858.000, 4,31%.
Tg La7 - ore 13:30 748.000, 4,11% ore 20:00 1.584.000, 6,18%.

 


L’INCONTRO DI OGGI TRA MATTEUCCIO E IL BANANA PUÒ ESSERE IL COLPO DI GRAZIA AL GOVERNO

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Goffredo De Marchis per "la Repubblica"

MATTEO RENZI E LA BOMBA A ENRICO LETTA

Matteo Renzi vedrà oggi Silvio Berlusconi nella sede del Pd per un patto sulla riforma elettorale. Contro l'iniziativa monta la fronda interna dei bersaniani che avvertono: se c'è l'accordo con il Cavaliere, rompiamo. Ad avvertire Renzi è anche il premier Enrico Letta infastidito dall'attivismo del leader democratico. E l'iniziativa di una riforma condivisa con Forza Italia scatena l'ira di centristi e Nuovo centrodestra. Ma Renzi ribadisce: vado avanti.

UNA minaccia non tattica, se è vero che negli incontri avuti al Quirinale, Giorgio Napolitano ha cominciato ad appuntare le opinioni di chi paventa la crisi. Succederà tutto oggi pomeriggio, quando alle 4 il segretario del Pd incontrerà il leader di Forza Italia Berlusconi nella sede del Partito democratico a Largo del Nazareno. Nel corso della giornata di ieri si è cercata una mediazione che potesse salvare l'esecutivo, la maggioranza e un accordo più ampio intorno alla riforma elettorale.

RENZI E LETTA

Ma il punto di non ritorno sembra già superato, perlomeno nei rapporti personali. È stato chiaro, lampante giovedì notte nella stanza del premier al primo piano di Palazzo Chigi. I testimoni Angelino Alfano e Dario Franceschini hanno assistito quasi a bocca aperta alla rivelazione di una guerra, di un odio che si sta radicando. Il sindaco di Firenze ha cominciato aggredendo: «Ho già in tasca un
accordo con Berlusconi sul sistema spagnolo. Voi che volete fare?». «Fattelo da solo», gli ha risposto Letta furibondo.

«Pensavo di essere io nel mirino. Ma mi sbagliavo - ha raccontato il capo del Nuovo centrodestra ai colleghi di partito - . La sfida è stata solo tra Matteo e Enrico». Una sfida che si trasferisce dentro al Pd. Con i bersaniani sul piede di guerra: «Renzi sta facendo un regalo gigante a Berlusconi. Tira via il doppio turno e le preferenze, quello che non vuole il Cavaliere. È un suicidio», attacca Alfredo D'Attore, l'uomo più vicino all'ex segretario. Poi, le coincidenze della politica portano faccia a faccia gli amici di sempre, gli alleati Letta e Bersani, nella stanza dell'ospedale di Parma, dove proprio ieri i medici hanno dato il via libera alle visite. Siccome "Pierluigi" sta molto meglio, il colloquio è durato un'ora e mezza. Non solo auguri e scherzi, dunque.

LETTA ALFANO FRANCESCHINI

Suicidio è una parola risuonata anche nell'intervista del segretario alle Invasioni Barbariche e nella stanza di Letta. «Ti rendi conto Matteo che se salta tutto, vai a votare con il proporzionale e non fai il governo», è stato il ragionamento dei tre governisti. «E voi vi rendete conto che se non si fa la legge elettorale io vi sputtano davanti al Paese? Siete voi a suicidarvi non io».

Quell'incontro a quattro è stato tanto violento e teso che nella mattina di ieri gli ambasciatori hanno dovuto riprendere il filo. Dal sindaco sono sfilati prima Franceschini, poi Maurizio Lupi, numero due dell'Ncd. Per ricucire, per trovare un compromesso. «Tanto lo so - dice Renzi nel suo stile - che quelli sono attaccati alle poltrone. E se faccio l'accordo con Forza Italia, si accodano tutti, compresi gli alfaniani. A loro basta resistere al governo ».

LETTA E ALFANO FESTEGGIANO IN SENATO

I toni alti rientrano forse nella logica della fase finale. Tutti giocano all in, ovvero l'intera posta come al Texas Holdem, il poker televisivo. Ma Alfano ha le idee chiare e non esclude affatto la rottura. «Il mio obiettivo è che questo governo duri un anno. Ma se Matteo mantiene le liste bloccate, lo sbarramento alto, è chiaro che vuole buttare giù il governo ». L'affondo contro i "partitini" ha come bersaglio soprattutto il vicepremier.

«Matteo non mi può mettere nelle condizioni di tornare con Berlusconi - spiegava Alfano ai suoi colleghi - . Perché io con Berlusconi non voglio tornare, chiaro?». Dunque, l'Ncd, sacrificando Letta per salvare se stesso, ha la tentazione di far saltare il banco. Andrebbe a votare con una legge proporzionale, con una soglia di sbarramento minima. È l'istinto di sopravvivenza. Del resto, un bersaniano di ferro come Miguel Gotor ammette: «La sentenza della Corte costituzionale ha creato una legge fatta su misura per Alfano. Non si capisce perché non dovrebbe sfruttarla».

VIA COL VENTO RENZI E BERLUSCONI

Cresce così il fronte dei proporzionalisti. Paradossalmente composto dai filo governativi che però hanno bisogno di far cadere l'esecutivo per cogliere al volo il treno di un ritorno alla Prima repubblica. Cancellando qualsiasi ipotesi di riforma. Lupi ha provato ieri a trovare una mediazione. Lavorando con Renzi a un sistema spagnolo con soglia di sbarramento bassa. Nell'originale è intorno al 12-14 per cento, cifra irraggiungibile per Ncd, Scelta civica, Popolari di Casini, Sel. Nel testo di compromesso verrebbe abbassata al 5 per cento alla Camera e all'8 per cento al Senato.

«Ma resta il punto chiave delle liste bloccate - ragiona Alfano - . Noi vogliamo le preferenze. Le liste bloccate fanno comodo solo a Berlusconi e a Renzi». Il sindaco però non sembra fare dietrofront. È tornato ad attaccare i partiti piccoli in televisione, i loro veti, l'impossibilità di governare con i ricatti quotidiani. Non li vuole tra i piedi. Tra i piedi però ora c'è un fronte ampio del Pd. «Mai vista tanta rabbia in un gruppo dirigente», è la sfida che il segretario lancia contro bersaniani e dalemiani. Lunedì comunque si vota il modello elettorale e «in direzione non hanno i numeri, non vanno da nessuna parte». Ma la rottura nel Pd sta diventando reale. E la scissione non è più da escludere.

RENZI E BERLUSCONI

Ecco la partita. Renzi non può perderla. Ormai ha un folto gruppo di nemici, gliela farebbero pagare. «Solo un miracolo può salvare la legislatura», diceva ieri un ministro. Se il sindaco fa l'accordo con Berlusconi, il governo muore. Se lo fa solo con la maggioranza, muore lui il segretario e accetta un sistema che non gli piace, il doppio turno. Se trova un modello che tiene dentro Forza Italia, la maggioranza e Sel, fa il «miracolo», il capolavoro e ne esce vincitore. La vera medaglia sarebbe costruire in tre settimane un'intesa mai raggiunta in otto anni.

«Sarebbe il segno di novità della politica, di credibilità, la vera risposta alla speranza delle primarie - spiega Renzi - . Lo so bene. Ma so anche che non voglio perdere tempo». Se si troverà contro Letta e una parte del Pd, è pronto a denunciare il loro "ostruzionismo" dappertutto, a metterli all'indice. Con la forza mediatica del suo personaggio.

VIGNETTA VINCINO DAL FOGLIO RENZI E BERLUSCONI

È possibile che la resa dei conti sia legata allo sprint finale, al momento di massimo conflitto prima di una pace e di una mediazione. Ma certamente sembra difficilissimo recuperare un rapporto anche di semplice convivenza tra Letta e Renzi. Per questo, secondo alcuni, oggi la crisi è più vicina e il colloquio di Largo del Nazareno, alle 4 del pomeriggio, sarebbe solo il colpo di grazia.

 

OGGI LA CALIFORNIA, DOMANI GLI USA - GLI ISPANICI HANNO SUPERATO LA POPOLAZIONE BIANCA IN CALIFORNIA

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Paolo Mastrolilli per "la Stampa"

LATINOS NEGLI STATI UNITI

Marzo 2014, la California torna ad essere ispanica. Non proprio messicana, come era a metà dell'Ottocento, ma dominata da una maggioranza di abitanti di radice latina.

La svolta, attesa da tempo ma ormai imminente, è annunciata nei documenti che accompagnano le proposte per il bilancio dello stato avanzate dal governatore Jerry Brown. A marzo i cittadini di origine ispanica diventeranno il 39% del totale, scavalcando i bianchi che scenderanno al 38,8%. Se si pensa che 25 anni fa i bianchi erano il 57% del totale e i latini il 26%, si capisce meglio la trasformazione continua e inarrestabile, che è destinata a proseguire nel futuro.

Il mutamento demografico dipende da due fattori: l'immigrazione, che però negli anni della crisi economica ha un po' rallentato, e il tasso di riproduzione, che nelle famiglie ispaniche è parechcio più alto. Questa tendenza forse frenerà, mano a mano che i latini verranno integrati e saliranno sulla scala sociale. Al momento, però, la differenza tra ispanici e bianchi è così ampia, che il sorpasso verrà consolidato e probabilmente si ripeterà in altri stati grandi e importanti, come il Texas e la Florida.

Questa "reconquista" demografica ha almeno due effetti immediati: uno culturale, l'altro politico. Sul primo piano, basta guardare alla lingua. In certe regioni degli Stati Uniti ormai lo spagnolo si parla più dell'inglese, e questo è solo un indicatore degli altri cambiamenti sociali in corso. Naturalmente i conservatori più contrari all'immigrazione vedono in questa tendenza la decadenza del paese, ma altri ci leggono una ricchezza che lo rafforzerà, senza far perdere i punti di forza dell'America.

Il secondo effetto è politico, perché gli ultimi arrivati in genere tendono a votare per il Partito democratico, che difende di più i loro interessi e sta cercando di far passare la riforma dell'immigrazione. In California il risultato è già evidente, perché almeno nelle elezioni presidenziali sono decenni ormai che un repubblican non conquista lo stato. Se la stessa evoluzione avvenisse in Texas, regione saldamente nelle mani del Gop, o in Florida, più contesa e in bilico, i democratici potrebbero conservare la presa sulla Casa Bianca per almeno un'altra generazione.

LATINOS NEGLI STATI UNITI Latinos in USA

 

A LONDRA È PARTITA LA CACCIA ALL’UOMO PER TROVARE IL LADRO DI UNA PREZIOSA NINFEA BIANCA

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Monica Perosino per "la Stampa"

I ladri hanno colpito in pieno giorno, incuranti della folla che li circondava, con determinazione e senza esitazioni. «È stato un delitto premeditato, sicuramente un furto su commissione», ha detto la polizia di Londra, che ha creato un numero d'emergenza per eventuali testimoni e ha diffuso una foto del «gioiello» scomparso a tutti i quotidiani.
Lo scatto «ritrae» una piccola ninfea bianca al centro di un letto verde. È lei la causa di questa caccia all'uomo, una rara specie di Thermarum ninfei, rubata da una delle serre dei Kew Gardens di Londra.

NINFEA BIANCA RUBATA A LONDRA

L'appello della polizia è di collaborare per «salvare la biodiversità», che da queste parti viene presa seriamente: «Il valore di questa pianta è inestimabile - hanno spiegato i funzionari di Scotland Yard -. Chiunque si trovasse giovedì ai giardini tra le 8 e le 15 è pregato di farsi avanti».

La Thermarum non è una semplice pianta rubata in un giardino, come i gerani che spariscono da balconi troppo bassi, o i fiori che leste pensionate fanno svanire dalle aiuole pubbliche. Il fatto è che la micro ninfea in natura non esiste più: è estinta da sette anni, da quando il fiore, sopravvissuto per milioni di anni in una piccola pozza calda in Rwanda - un tempo un enorme lago vulcanico - è rimasta senz'acqua e fatalmente è morta. Colpevole dello sterminio una lavanderia a Mashyuza, che ha deviato la sorgente lasciando a secco tutta l'area.

Il botanico Eberhard Fischer

Il fiore era stato scoperto nel 1985 da Eberhard Fischer. Il botanico tedesco ne aveva conservato alcuni campioni e dopo anni di tentativi, quest'anno era fiorita a Londra. «È un duro colpo per tutti - ha commentato Richard Barley dei Kew Gardens -, innanzitutto per i nostri botanici, impegnati attivamente nella conservazione delle piante rare accolte nel giardino. Si tratta di un furto che prendiamo estremamente sul serio perché la ninfea apparteneva a una preziosa collezione».

Ma oltre la rabbia per il danno scientifico - i Kew Gardens ospitano la più grande collezione al mondo di esemplari rari o estinti - la preoccupazione della polizia è un'altra: «Temiamo che i furti di piante rare siano un nuovo business in ascesa».

Finora il mercato illegale si era concentrato sul contrabbando di legname pregiato, soprattutto alcuni tipi di palissandro, e prodotti di origine animale, come zanne di elefante e corna di rinoceronte. Ma il fattaccio dei Kew Gardens suggerisce che qualcosa sta cambiando: «Il furto ha fatto accendere i riflettori sul mercato illegale delle piante, finora trascurato perché più contenuto di quelli degli animali e del legname - spiega John Scanlon, segretario della Conferenza sul mercato internazionale delle specie a rischio di estinzione -. Ma la tendenza ora è un'altra, e trafficanti senza scrupoli hanno messo gli occhi anche sulle piante».

In Inghilterra il business ha le sue stelle: le specie più ricercate sono le Cycadaceae, gimnosperme comparse sulla terra 280 milioni di anni fa che assomigliano a palme tropicali e possono valere 15 mila euro. Tra i fiori più economici vanno forte le orchidee (la rarissima Lady's Slipper è conservata in un luogo segreto nel Nord del Paese e protetta da bodyguard) che arrivano a valere diecimila euro e i più economici Snowdrops, Fiori di latte (mille euro ciascuno).

Tre mesi fa sono state intercettate quattro tonnellate di Dendrobium nobile, un orchidea usata dai body builder per produrre integratori: «I criminali si stanno accorgendo che fiori e piante hanno un alto valore economico, e che i furti vengono puniti con sanzioni leggere». Nevil Hunter, capo della National Wildlife Crime Unit, ammonisce: «Il fatto di Kew Gardens suggerisce l'esistenza di organizzazioni specializziate. Noi siamo pronti».

 

LA CRISI TRA BARACK E MICHELLE È SAREBBE PIÙ SERIA DI QUELLO CHE I TABLOID IPOTIZZANO

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Dagotraduzione dal "Daily Mail"

FUNERALI DI NELSON MANDELA IL SELFIE TRA BARACK OBAMA DAVID CAMERON E HELLE THORNING SCHMIDT

Con l'avvertimento per gli invitati di "mangiare prima di venire" e i rumors sulla presenza di stelle come Beyonce e suo marito, il rapper Jay Z, non sarà il solito party alla Casa Bianca.
Ieri Michelle Obama ha compiuto 50 anni e il presidente Barack Obama festeggerà la sua First Lady stasera con una festa che darà loro la possibilità di lasciarsi andare e dimenticare per un po' i loro problemi.

L'email di invito recapitata agli ospiti consigliava di indossare scarpe comode e di esercitarsi esseri pronti a ballre. Anche se gli esperti di galateo non hanno approvato l'eccesso di informalità, gli Obama sono sempre stati attenti a sembra "easy" e non ingessati.

FUNERALI DI NELSON MANDELA IL SELFIE TRA BARACK OBAMA DAVID CAMERON E HELLE THORNING SCHMIDT

Gli Obama sono la coppia più osservata del mondo.
Dopo tutto, l'ultima volta che sono stati immortalati insieme - al funerale di Nelson Mandela - la First Lady guardava in cagnesco suo marito per il 'selfie' con una biondona dalle gambe lunghe, il primo ministro danese, Helle Thorning-Schmidt.

E se tocca prendere per buono ciò che scrivono i tabloid americani, il rapporto della coppia d'oro di Washington si trova ad affrontare problemi che vanno ben al di là delle semplici occhiatacce di gelosia.

COPERTINA DEL NATIONAL ENQUIRER SULLA CRISI TRA OBAMA E MICHELLE

Il "National Enquirer" sostiene che il loro matrimonio, dopo 21 anni, sia arrivato al capolinea dopo una serie di brutti litigi seguiti allo spiacevole episodio al funerale di Mandela. E, cosa ancora più eclatante, che Michelle abbia scoperto che le guardie del corpo e i servizi segreti hanno coperto le infedeltà del marito.

Sono state affermazioni che la Casa Bianca ha rifiutato di commentare, anche se dopo gli scandali legati ai tradimenti di Bill Clinton, gli americani sarebbero un po' meno disinvolti su qualsiasi attività extra-coniugale del presidente, rispetto a come appaiono i francesi dopo la scoperta della tresca di Francois Hollande.

La signora Obama, secondo l'Enquirer, intende restare al fianco del marito fino alla fine del mandato presidenziale, finito il quale Barack si sposterà di nuovo alle Hawaii, dove è cresciuto, e lei resterà a Washington con i loro figli.

Michelle Obama non intende partecipare

Per il momento, i due dormirebbero in camere separate dopo l'inutile tentativo di Obama di 'ricucire' durante una recente vacanza di Natale alle Hawaii. Il presidente è tornato a Washington con i loro due figlie in anticipo, lasciando la moglie ancora lì per qualche giorno.

Il National Enquirer, va detto, ha citato solo addetti ai lavori coperti dall'anonimato come fonte a sostegno del proprio "scoop". Anche se i consiglieri di Obama non si comportano né parlano come se ci fosse qualche scandalo in vista.

I media di Washington hanno ignorato la vicenda.
Ma tutti ricordano come il famoso "Enquirer" aveva ragione quando sosteneva che il candidato democratico alla presidenza John Edwards era padre di un bambino nato da una relazione con l'amante.

FUNERALI DI NELSON MANDELA BARACK OBAMA E HELLE THORNING E MICHELLE

Sulla permanenza della signora Obama alle Hawaii, la Casa Bianca ha offerto rapidamente una spiegazione, dicendo che il soggiorno prolungato era stato un regalo di compleanno dal marito. "Se avete bambini, saprete che permettere al vostro coniuge di trascorrere una settimana lontano da casa è in realtà un grande regalo", ha detto il suo portavoce.

Prima di tornare a casa il mercoledì, la signora Obama s'è rintanata per più di una settimana nella spettacolare casa della star televisiva Oprah Winfrey: una tenuta con 12 camere da letto a Maui, la seconda più grande delle isole Hawaii.

michelle obama rend visite a nelson mandela

Ma se le voci sono vere, c'erano ragioni più dolorose per la riluttanza di Michelle a ricongiungersi al marito a Washington. E questa non è la prima volta che tali indiscrezioni vengono alla luce.

Da quando è stato eletto presidente, due libri hanno sostenuto che Obama era vicino alla separazione da Michelle che avrebbe iniziato a pensare al divorzio dopo aver capito che l'ardente ambizione politica del marito stava rovinando la loro serenità famigliare.

Nel 2009, il reporter di Washington Richard Wolffe ha sostenuto che il matrimonio in realtà era crollato quasi nove anni prima a causa dei problemi finanziari della famiglia, dovuti alla carriera politica di Obama.

IL CANE BO CON MICHELLE SASHA E MALIA OBAMA

"C'era poca conversazione e ancora meno romanticismo. Lei era arrabbiato con lui per il suo egoismo e arrivismo, mentre lui pensava che lei fosse fredda e ingrata", ha scritto Wolffe. All'epoca, la signora Obama era da poco diventata mamma - le figlie Malia e Sasha ora hanno 15 e 12 anni. Suo marito, conosciuto mentre erano entrambi a lavorare per uno studio legale di Chicago nel 1989, era un semplice senatore dello Stato dell'Illinois, che era stato appena battuto in una battaglia per un seggio al Congresso.
"Obama era in crisi per la sconfitta e il loro matrimonio era in crisi da tempo quando la loro figlia minore, Sasha, è nata" scrisse Wolffe.

Nel 2012, lo scrittore Edward Klein ha affermato Obama era così in depressione per il suo matrimonio in crisi nel 2000, che gli amici temevano che stesse contemplando il suicidio.
La signora Obama era infuriata perché lei lo aveva avvertito di non intraprendere la disastrosa battaglia elettorale per Congresso, poi conclusasi con la sconfitta, ha detto Klein.

OBAMA E MICHELLE IN GERMANIA FOTO LAPRESSE

"Durante i giorni bui che seguirono alla sua sconfitta, Barack si rivolse a Michelle per trovare un po' di sostegno. Ma lei non era dell'umore giusto per stargli vicino" scrive Klein, che ha rivelato che gli amici di Michelle gli dissero che lei stava preparando i documenti per il divorzio.

"Barack aveva intaccato le speranze di Michelle di creare un futuro stabile e sicuro,' ha scritto. 'Di conseguenza il loro matrimonio era in disgrazia, e Obama ha confidato agli amici che lui e Michelle stavano parlando di divorzio".

Potrebbe la coppia è di nuovo in crisi?
In un'intervista pubblicata in concomitanza con il suo compleanno, la signora Obama ha fornito frammenti di una donna che - dopo aver dedicato anni alla carriera del marito e a crescere i loro figli - si sente pronta a dedicarsi a se stessa.

 

MICHELLE OBAMA E LE FIGLIE A BERLINO peng liyuan e michelle obama jpegMICHELLE OBAMA E LE FIGLIE A BERLINO I LOOK DI MICHELLE OBAMA MICHELLE OBAMA BERLINO

 

MICHELLE OBAMA CONTRO LATTIVISTA GAYarticle A C E E DC x MICHELLE OBAMA NEGLI ANNI OTTANTA MICHELLE OBAMA E I SUOI COMPAGNI DI SCUOLA DI CHICAGO michelle obama su vogue facea fb bc bd b a ee MICHELLE OBAMA CULONA MICHELLE OBAMA CULONA MICHELLE OBAMA CON LE FIGLIE SASHA E MALIA MICHELLE OBAMA michelle e barack obamaOBAMA E MICHELLE obama E MICHELLEMICHELLE OBAMA michelle obama OBAMA E MICHELLE DOPO IL BACIO ALLA KISS CAM MICHELLE E BARACK OBAMAMICHELLE OBAMA E OPRAH WINFREY jpegMICHELLE OBAMA PREMIA TAYLOR SWIFT

FORZA CULATELLO! - I MEDICI HANNO SCIOLTO LA PROGNOSI: BERSANI STA MEGLIO, IL PD NO

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Da "ansa.it"

I medici dell'ospedale Maggiore di Parma hanno sciolto la prognosi per Pier Luigi Bersani "viste le buone condizioni del paziente". Lo si legge nel bollettino diffuso nel pomeriggio dalla direzione generale dell'Azienda Ospedaliero-Universitara. "Il decorso dell'onorevole Pier Luigi Bersani - si legge nel breve bollettino medico - prosegue regolarmente. La Tac di controllo effettuata questa mattina conferma la normale evoluzione dell'iter post operatorio. Viste, quindi, le buone condizioni del paziente i medici hanno ritenuto, in data odierna, di sciogliere la prognosi".

BERSANI LETTA DALEMA FRANCESCHINI

Il premier Letta si è recato venerdì in ospedale a trovare Bersani. La visita del premier è coincisa con il primo giorno in cui a Bersani era stato concesso di avere incontri, in Ospedale, al di fuori dei familiari. Con Letta, nel reparto di neurochirurgia, a trovare Bersani c'era anche il presidente della Provincia di Parma, Vincenzo Bernazzoli, amico da tempo dell'ex segretario del Pd e in questi giorni sempre vicino ai suoi familiari al Maggiore di Parma. Dopo la visita, Letta ha scritto su Twitter: "All'ospedale di Parma a trovare Bersani. A dirgli che lo aspettiamo prestissimo di nuovo in forze!".

 

ie11 bersani letta

VITTORIO FELTRI: "ALFANO NON CONTA PIÙ UN TUBO, TORNERÀ DA SILVIO PER NON SPARIRE"

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Da "Libero quotidiano"

VITTORIO FELTRI

Un "coniglione mannaro", "impaziente e presuntuoso", che non ha "neanche la malizia necessaria per essere un traditore costruttivo". Alla vigilia della possibile intesa sulla legge elettorale tra il Cav e il segretario Pd Matteo Renzi, Vittorio Feltri traccia un ritratto politico impietoso del vicepremier Angelino Alfano. A due mesi dalla rottura con il Cav e dalla nascita del Nuovo Centrodestra, l'ex delfino "non conta più un tubo, ammesso che abbia mai contato qualcosa", argomenta il direttore editoriale de Il Giornale.

Angelino Alfano

E si trova costretta alla più umiliante delle mosse: "Angelino e la sua orchestrina del piffero avranno una sola possibilità di sopravvivere - sono le parole del direttore editoriale -: bussare alla porta del Cavaliere e chiedergli scusa. Lo faranno. E lui, accanto a quella di Dudù - punge -, aggiungerà qualche ciotola anche per loro, che agiteranno la coda felici e contenti, ma anche un po' scornati".

Storia di un fallimento - Alfano è uno che avrebbe dovuto ringraziare Berlusconi per le opportunità che gli aveva offerto (pur marchiandolo con la battuta "non ha il quid"), ragiona Feltri, ma che invece ha provato a fare il furbo. "Si è allontanato lentamente da Arcore - scrive - e si è avvicinato alla sinistra indomita. La frequentazione di certi ambienti lo ha convinto - aggiunge - che il Cavaliere fosse alla frutta, e gli è venuta l'ideona: quella di lasciarlo al suo infausto destino".

Ma Angelino ha fatto i conti senza l'oste, perché Silvio è uno dalla tempra dura: "Mentre chiunque nei suoi panni sarebbe in clinica con gli aghi delle flebo infilati nelle vene - sostiene Feltri - lui è uno che non l'ammazzano neppure dieci Boccassini, è lì che lotta". Di fronte a questo sfidante Alfano, "bravino, ma senza quid", non ha più chances di vittoria. E gli rimane solo il posto vicino a Dudù.

Angelino Alfano

 

ALESSANDRA MAMMÌ: “CHI CRITICA IL FILM DI SORRENTINO NON È UN ROSICONE E NON LO FA PER FARSI NOTARE"

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Da http://mammi.blogautore.espresso.repubblica.it/2014/01/17/la-grande-bellezza-dellesercizio-critico/

SORRENTINO AI GOLDEN GLOBE

Offro il petto al plotone d'esecuzione e ammetto che la prima volta che ho visto "la Grande Bellezza" ne sono uscita proprio irritata. E allora sono andata al cinema una seconda volta, pensando che magari fossi io ad aver visto storto. E invece sono uscita irritata lo stesso.

Quel disprezzo della contemporaneità. Quella Marina Abramovic finta che prende a testate i muri classici. Quella bambina che impastrocchia dripping giocando al piccolo Pollock. Quei collezionisti cafoni e quegli pseudo galleristi internazionali scemi che assistono al tristo spettacolino dell'enfant prodige. Quelle feste cafonal coi romani vestiti davvero male. E quei cliché che esaltano invece la Bellezza con un B monumentale, sublimandola nella Fornarina che non è neanche la cosa più importante di Raffaello.

sorrentino e servillo COVER

Se posso essere sincera anche il titolo "Grande Bellezza" mi ha irritato. Sarà perché alla scuola di Giulio Carlo Argan ci insegnarono a diffidare della bellezza, l'ultima cosa a cui dovevamo pensare. Altrimenti perché preferire le picassiane storture delle Demoiselles d'Avignon alla perfezione accademica di un bel quadro pompier?

La storia dell'arte è fatta di quadri giusti e non di quadri belli (ci dissero). E per dare corpo a quel giusto bisognava sudare e intrecciare moltissime cose: storia, iconografia. iconologia, estetica ,biografia dell'artista, tecniche....Capire, imparare a guardare con la testa e non solo con gli occhi o peggio col Gusto. Insomma per questo sono uscita irritata vedendo per l'ennesima volta l'arte (che è materia complessa) usata al cinema come elemento d'arredo.

la grande bellezza sulla croisette - servillo-ferilli-sorrentino-verdone

Eppure l'idea che un film italiano fosse apprezzato e riconosciuto oltre Oceano ( magari proprio per quelli che io individuo come limiti), l'ipotesi di un Oscar e la soddisfazione di vederlo in cinquina mi aveva molto rallegrato. Finchè non è arrivato l'ostracismo e la messa al bando di chiunque osasse un "se" o un "ma" alla parola capolavoro.E di conseguenza le minacciose accuse di disfattismo, invidia, vilipendio della bandiera, ignoranza

prima foto la grande bellezza

E allora no. Persino nel paese di Coppi/Bartali e Callas /Tebaldi, il film di Sorrentino può non piacere, può irritare ,può lasciare perplessi. E dall'altra parte può commuovore ed entusiasmare. Ma non è un testo sacro. Non è vero che se Cannes non l'ha premiato è per puro sciovinismo.

Se un critico lo ha stroncato è rosicone o lo fa per farsi notare.
Incrociamo le dita e speriamo che vinca. Tifiamo con la maglia della nazionale, e con tutti gli amuleti che abbiamo ma non per questo si può rinunciare a pensare. E lei, signor Servillo che sicuramente è il più grande attore che abbiamo, " vaffanculo" a un giornalista che fa una domanda ci prometta che non lo dice più.

sabrina ferilli sul set di La grande bellezza

 


SECONDO L’ASSOCIATED PRESS RATZINGER, NEL BIENNIO 2011-2012, HA FATTO FUORI DALLA CHIESA 400 PRETI PEDOFILI

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Da "repubblica.it"

PAPA RATZINGER E DOMENICO GIANI

Un documento del Vaticano relativo agli anni 2011-12 contiene dei numeri impressionanti e finora sconosciuti: Benedetto XVI, ha riportato allo stato laicale circa 400 preti accusati di molestie a bambini. Questa la notizia diffusa oggi dall'Associated Press, in parte smentita dalla Santa Sede: "Si tratta di dati errati", dice padre Federico Lombardi, portavoce della Sala stampa vaticana.

Le statistiche del biennio - scrive l'agenzia - rivelano la massiccia crescita dei casi di preti rimossi rispetto ai 170 religiosi ridotti allo stato laico nel biennio 2008-2009, quando il Vaticano per la prima volta ha diffuso quel genere di informazioni. Prima di allora, la Santa Sede aveva rivelato solo il numero di casi delle segnalazioni di presunti abusi sessuali ricevuti.

RATZINGER E BERGOGLIO jpeg

Il documento, ottenuto oggi dall'Ap che ne dà notizia sul suo sito, è stato elaborato con dati che il Vaticano ha messo insieme per difendere la Santa Sede a Ginevra davanti a una commissione delle Nazioni Unite per i diritti umani, riunitasi questa settimana proprio per verificare l'applicazione della Convenzione per i diritti del fanciullo da parte del Vaticano. Statistiche tratte dalle attività dei suoi vari uffici, inclusa la Congregazione per la Dotrrina della Fede, che valuta le sagnalazioni sugli abusi sessuali.

Rispondendo alle domande della Commissione, l'arcivescovo Silvano Tomasi, ambasciatore vaticano in Svizzera, avrebbe utilizzato solo alcune delle statistiche riportate nel documento di cui scrive l'Ap. E una fonte della stessa Commissione nega che l'organismo Onu abbia mai ricevuto il documento.

ratzinger chi

Sebbene pubblici, quei documenti non sono disponibili o venduti fuori Roma e normalmente si trovano in Vaticano o nelle biblioteche dell'Università Cattolica. L'analisi fatta dalla Ap spiega che le fonti utilizzate per redigere il documento mostrano la notevole evoluzione nelle procedure della Santa Sede in merito ai casi di preti pedofili a partire dal 2001, quando il vaticano ordinò ai vescovi di segnalare i casi in cui le accuse fossero credibili.

PAPA RATZINGER LASCIA IL VATICANO IN ELICOTTERO

In base alle norme adottate dal 2001 con l'azione di Ratzinger, la Congregazione nper la Dottrina della Fede analizza ogni caso arrivato alla Santa Sede e istruisce i vescovi su come procedere. E in ogni passaggio della procedura al prete è concesso di difendersi. La Congregazione ha iniziato a produrre le cifre solo a partire dal 2005.

La precisazione della Santa Sede. Il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, dichiara che la notizia diffusa dalla Ap appare fondata su una lettura sbagliata dei dati pubblicati nel volume 'Attività della Santa Sede 2012', dove si riferisce sull'attività dell'Ufficio disciplinare della Congregazione per la Dottrina della Fede".

RATZINGER E PADRE GEORG

Nel volume - spiega il portavoce vaticano - si parla delle 612 nuove pratiche aperte nel 2012, provenienti da tutto il mondo, riguardanti, tra l'altro 418 casi di abusi di minori". Tali pratiche si riferiscono ordinariamente a casi avvenuti in anni precedenti. Inoltre i dati citati non si riferiscono all'esito della discussione dei casi, quindi non si tratta qui del numero delle dimissioni di sacerdoti".

 

BENEDETTO XVI RATZINGER DI SPALLE

CHI E’ LA FAMME FATALE CHE HA MANDATO ALL’ARIA IL MATRIMONIO DI ANDREA PIRLO?

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Maria Luisa Agnese per "Corriere.it"

Anche noi, nel nostro piccolo, abbiamo un caso Hollande. Meno potente ma più popolare, più giovane e sicuramente più desiderabile del Presidente francese, Andrea Pirlo manda all'aria una famiglia modello per un nuovo amore.

Andrea Pirlo e Deborah Roversi

E dopo dodici anni di matrimonio e due figli, Niccolò (10 anni) e Angela (7), il centrocampista talentuoso che tutto il mondo ci invidia lascia la moglie Deborah Roversi, bella bresciana di buona famiglia, per una sempre bionda coetanea di più incerto status, un lavoro nel mondo immobiliare e una passione per il fitness: nota finora nella Torino di alta gamma per essere stata avvistata come la fidanzata di un figlio illustre, Riccardo (Ricki) Grande Stevens, rampollo quasi attempato, 56 anni, dell'avvocato dell'Avvocato, insomma uno degli uomini tradizionalmente molto vicini a Gianni Agnelli, alla famiglia e alla Fiat, e noto in proprio per essere di buona compagnia e amico dei calciatori che transitano in città.

Grande scompiglio nelle case e nei club sotto la Mole per quella che fino a qualche tempo fa era una chiacchiera sussurrata a Torino e che adesso sta diventando di interesse nazionale e non solo per i tifosi. È molto difficile in questi casi non farsi gli affari degli altri, con buona pace di François Hollande. Anche perché la bella Deborah incassa con fatica, anche se con più dignità della povera Valérie Trierweiler, e si sfoga con le amiche anche al bar sotto casa: non pensava davvero che sarebbe andata a finire così malamente la sua finora felice cavalcata in un matrimonio quasi esemplare.

Andrea Pirlo e Deborah Roversi

Dopo i primi rumors di dissapori in famiglia, resocontati da Dagospia nel gennaio scorso, Deborah si era illusa di avercela quasi fatta a riprendersi il suo Andrea, la cui unica trasgressione sembrava quell'indomita chioma al vento, un uomo solido che, per quanto tormentato dalle insicurezze di mezza vita (compie 35 anni il 19 maggio), pensava alle finanze di famiglia con una certa accortezza, si affidava al padre Luigi per mandare avanti l'azienda siderurgica e si assicurava un impegno futuro fondando una società agricola che produce vini di pregio nella zona vicino a Brescia dove è nato, comprando a Coler di Flero un terreno con annessa casa medievale destinata a diventare agriturismo di qualità.

Andrea Pirlo e Deborah Roversi

Tanto che quest'estate la famiglia al completo era stata fotografata dal Daily Mail fra gli spruzzi di Formentera, con lui in boxer ultrafioriti e lei in forma perfetta con farfallina simil Belen che occhieggiava sopra la mutandina scarlatta del bikini, a farsi le coccole e a coccolare e far giocare i bambini fra le onde. Replay poco dopo a Forte dei Marmi, ma questa volta in solitaria, da fidanzatini, ai Bagni Piero che tradizionalmente frequentano.

Andrea Pirlo e Deborah Roversi

Ma ora con un articolo di Chi che parla di separazione e le indiscrezioni sulla nuova fiamma fatte trapelare da Torino e pubblicate con testo maliziosamente allusivo dal Giornale, pare che l'unico contratto che Andrea confermerà sarà quello con la Juventus, rimanendo a Torino (biennale da 4 milioni). Il patto matrimoniale sottoscritto 12 anni fa, invece, sembra destinato a non rinnovarsi.

 

Andrea Pirlo e Deborah RoversiAndrea Pirlo e Deborah RoversiAndrea Pirlo e Deborah RoversiAndrea Pirlo e Deborah RoversiAndrea Pirlo e Deborah RoversiAndrea Pirlo e Deborah RoversiAndrea Pirlo e Deborah RoversiAndrea Pirlo e Deborah RoversiAndrea Pirlo e Deborah RoversiAndrea Pirlo e Deborah Roversi

MONICA BELLUCCI: “NON HO MAI PROVATO ATTRAZIONE PER LE DONNE, SE NON PER GIOCO”

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Da "Libero quotidiano"

Rosalinda Celentano Monica Bellucci

"Se fossi stata omosessuale la mia vita sarebbe stata più semplice". Monica Bellucci si racconta a trecentosessanta gradi e, in un'intervista al Corriere della sera, si è fatta scucire qualche dettaglio piccante sulla sua vita sessuale. Alla soglia dei suoi primi cinquant'anni, l'attrice ha ricordato i suoi amori passati e ha parlato del suo rapporto con la metà femminile dell'universo: "Mi piacciono le italiane. No, non ho mai provato attrazione per le donne, se non per gioco".

monica bellucci

Cosa avrà voluto dire? I più maliziosi; non esitano a leggere una velata confessione nelle sue parole. Lei preferisce non aggiungere altro e, maestra di seduzione, lascia ai suoi ammiratori la possibilità di fantasticare. Poi, prosegue nel racconto della sua sfera più intimi e rivela come la maturità l'abbia resa più cinica in materia di sentimenti: "Ora so che il sesso può essere bellissimo con una persona che non ami, mentre può essere meno bello con la persona che ami".

Il giornalista Aldo Cazzullo, approfittando della sua ironia, prova a stuzzicarla e le ricorda una dichiarazione di qualche anno fa: "Lei ha detto che ogni donna ha un lato da prostituta". Monica, questa volta, si sottrae al gioco della provocazione e preferisce sfoderare il suo lato più cinico: "Lo avrò detto per promuovere un film in cui facevo la prostituta. Non è così. Stavolta non ho nulla da promuovere".

 

MONICA BELLUCCIMONICA BELLUCCI

IL SINDACATO VARA L’INTESA SULLA RAPPRESENTANZA. LA FIOM: LA VIOLEREMO

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Salvatore Cannavò per il "Fatto quotidiano"

LANDINI

Che fai mi cacci? Le parole di Maurizio Landini, intervenendo ieri al direttivo nazionale della Cgil, non sono queste ma il concetto sì. Lo scontro tra il segretario della Fiom e la leader della Cgil, Susanna Camusso, è tornato a livelli altissimi con il capo dei metalmeccanici intenzionato a non rispettare l'accordo sulla rappresentanza siglato dalla Cgil con Cisl, Uil e Confindustria e che il direttivo del principale sindacato ha approvato ieri con 95 voti a favore, 13 contrari e 2 astenuti.

GINO STRADA LANDINI E COFFERATI AL CORTEO FIOM

Maggioranza ampia per Camusso, quindi, circa l'85%, anche se una quindicina di delegati dell'area Lavoro e Società di Nicolosi e dell'opposizione di Cremaschi non ha partecipato al voto. Il segretario generale è del tutto tranquilla e soddisfatta per il lavoro svolto. E non si è scomposta quando Landini, con cui pure sta svolgendo unitariamente il congresso Cgil (che si concluderà a inizio maggio), è salito sul palco e le ha rivolto, in un intervento duro, tutta la propria ira.

GIUSEPPE MUSSARI E SUSANNA CAMUSSO

La FIOM contesta alla Cgil di aver fatto un accordo che, di fatto, si ispira al modello Marchionne con le sanzioni per chi non rispetta gli accordi e con la possibilità di un comitato arbitrale composto dalle confederazioni e dagli industriali per sanare i contenziosi.

Il segretario delle tute blu contesta il merito e la forma dell'intesa della scorsa settimana: "Con che faccia andrete a Pomigliano a spiegarlo?". Poi l'avvertimento più importante: "Se pensate di limitare l'autonomia della Fiom tramite la Cisl, la Uil e la Confindustria, noi non ve lo faremo fare, chiaro? Per noi, ha aggiunto, quel testo non è vincolante e non lo rispetteremo".

Gelo della sala e della stessa Camusso che non ha fatto una piega e ha messo ai voti un testo in cui si conferma tutto il lavoro svolto dalla segreteria puntando sugli elementi positivi dell'intesa: la "continuità con gli accordi" precedenti; la rappresentanza finalmente "trasparente" con la certificazione di iscritti e voti; la possibilità di validare gli accordi solo se firmano delegati o sindacati che rappresentino il 50% più 1; l'abolizione della quota garantita del 33% a Cgil, Cisl e Uil nelle Rsu.

SUSANNA CAMUSSO

Quanto al punto dolente, le sanzioni per chi non rispetta i contratti firmati, la Cgil invita a considerare due aspetti: "Per la prima volta si applicano le sanzioni anche alle aziende" dicono gli uomini della Ca-musso e "si dà la possibilità a chi è rimasto fuori dagli accordi, come la stessa Fiom tra i metalmeccanici, di rientrare ai tavoli". Camusso non sembra badare all'avvertimento di Landini: "Chi non rispetta le nostre decisioni si mette fuori dallo Statuto".

Lo scontro ha anche un aspetto politico. Chi ha assistito alla contesa con uno sguardo più distaccato, come gli uomini di Cremaschi - unico a presentare un documento alternativo al congresso - pensa che al leader Fiom sia stata fatta pagare anche l'alleanza improvvisa con Matteo Renzi.

Susanna Camusso

Il grosso della Cgil ha sostenuto Gianni Cuperlo alle recenti primarie e una che in quella contesa ci ha messo la faccia, come Carla Cantone dei Pensionati, in passato riavvicinatasi a Landini, ieri si è schierata con Camusso. Di Renzi, in particolare, la Cgil teme la promessa fatta a Landini di realizzare una legge sulla rappresentanza fatta al di fuori dal confronto con i sindacati.

"Con questa intesa ci siamo ripresi una materia che è nostra" si è sentito dire negli interventi. Anche per questo, in asse con Bonanni e Angeletti, Camusso ritiene che se una legge vuole essere elaborata - la Cgil ricorda che la sua richiesta di applicare l'articolo 39 della Costituzione risale al 1989 - dovrà basarsi sul testo dell'intesa approvata ieri dal direttivo.

CUPERLO E RENZI

Landini ha assicurato che non intende lasciare la Cgil e che non si sente affatto isolato. Il voto del direttivo non lo sorprende e viene dato per scontato. Anche perché ha registrato un avvicinamento con l'area di Nicolosi, formalmente in maggioranza ma che parla apertamente di "un problema di democrazia" interno alla Cgil. Stesse parole utilizzate da Gianni Rinaldini, ex segretario Fiom.

Alla sua sinistra, però, si muove l'area di Giorgio Cremaschi che spera di essere premiata nella partita congressuale. Anche perché il testo approvato ieri sarà "diffuso e condiviso" in tutte le assemblee congressuali ma non sarà messo ai voti. Il suo documento potrebbe beneficiarne.

Per Landini si riapre comunque la strada dello scontro interno. Che potrebbe precipitare quando si verificherà il primo "incidente", cioè un accordo contestato dalla Fiom. "Se non rispetta le decisioni" dicono in segreteria, "Landini si mette fuori dallo Statuto". Appunto, che fai mi cacci?

 

CHISSÀ COSA PENSA THOHIR DI MAURO ICARDI, DISTRUTTO DALLE COCCOLE DI WANDA NARA?

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Malcom Pagani per il "Fatto quotidiano"

WANDA NARA E ICARDI IN BRASILE

Il pesce di nome Wanda è finito nella rete. E dalla rete, quartier generale del suo sentimento, comunica ogni giorno. Era sposata con l'attaccante argentino Maxi Lopez, detto gallina d'oro e adesso, nello zoo del pallone, ha scelto altro pollame. Da tre mesi, quando con poetico volo alla Cortázar: "Hasta acá llegó mi amor" la signora Nara travestì da cervo l'attaccante del Catania per consegnarsi all'interista Mauro Icardi (informando in tempo reale un milione e mezzo di seguaci) Wandita ha fatto strada.

Al twittare criptico degli inizi, è seguito un Truman Show di rivelazioni quotidiane su numero degli amplessi, figli contesi, intensità delle risse con la madre di Maxi accusata di furto, gioielli ricevuti dal bel Maurito e baci appassionati con lo stesso nella depressa cornice di San Siro.

WANDA NARA E ICARDI IN BRASILE

La squadra del fumetto indonesiano Thohir è nel caos, si parla di austerity e dell'acquisto estivo di Icardi (per tacere dell'omologo Belfodil) rimane solo la cifra a corredo di un matrimonio di rara infelicità. 12 milioni pagati (come tutto il resto fino ad ora) da Massimo Moratti. Un anno fa Icardi segnava doppiette alla Juventus. Un inverno dopo si annoia in tribuna, combatte con la pubalgia (per qualche specialista strettamente correlata alle edonistiche Olimpiadi in atto con Wanda) e a tempo perso, dedica all'amata messaggi in bilico tra Harmony e Playboy consegnandoli ai guardoni da tastiera: "Bocca sensuale, la sua lingua è la mia debolezza".

LUI E WANDA debordano ovunque. In via Montenapoleone in Lamborghini, sulle spiagge sudamericane durante le rapidissime vacanze natalizie, sotto le luci del tatuatore che incide nella carne i nomi di una passione adolescenziale che il duo sente l'insopprimibile bisogno di far conoscere. I puri di cuore inneggiano al laissez-faire (Sò ggggiovani). I censori del moralismo invitano a non giudicare. I tifosi smoccolano. I compagni di Icardi imprecano.

WANDA NARA E ICARDI IN BRASILE

Gli avvocati di Wandita, lavorando di calcolatrice fanno sapere che Maxi Lopez è il papà cattivo dei tre figli avuti con la presentatrice e Diego Maradona (da improbabile difensore del nucleo familiare e possibile attore secondo i maligni di una liaison con la stessa Wanda) attacca Icardi a modo suo: "È un traditore, ha giocato a fare l'amico e poi ha rubato la donna a un compagno, ai miei tempi l'avremmo picchiato a turno".

Mentre dal loggione si affaccia anche Zaira Nara, la sorella minore di Wandita (già promessa sposa di un altro calciatore passato a Milano, Forlan) sul "passato" tutto "calcio, sputi e colpi di testa" evocato da Maradona i più anziani potrebbero raccontare una storia vecchia come il mondo. Iniziando dalla fuga di Annamaria Galli che salutò il povero Barison per Altafini e continuando con tutti gli altri scandali che oggi, agli esegeti dell'eroe pallonaro 2.0, abituati ai dissidi sul Dna di Balotelli e alle alcove madrilene divise da Cristiano Ronaldo e Nicole Minetti non fanno né caldo né freddo.

WANDA NARA E ICARDI IN BRASILE

SE STUPIRSI è difficile, a Maxi Lopez (che a sua volta vede il campo con parsimonia, dicono si sia altrimenti consolato ed è in attesa di trasferirsi a Livorno) viene risparmiata la gogna dal vivo in una arena italiana che pure, nel ventennio non ancora dominato dai social network, quando lo stadio era un teatro di strada, prendeva forma di striscione, arma non convenzionale, insulto brutale gridato ai quattro venti per tutti e 90 i minuti.

Ne pagò il fio Gigi Lentini, quasi ammazzato dal ruotino della sua Porsche lanciata a velocità incongrua nella notte autostradale e raggiunto al capezzale dall'ex moglie di Totò Schillaci, Rita, con tanto di preghiera: "Se si salva sono pronto a lasciarlo".

La storia tra Lentini e la signora Bonaccorso in Schillaci si fermò all'incidente, i cori personalizzati per l'incolpevole faccia spiritata di Italia 90 e per il supposto erede di Gigi Meroni durarono più a lungo. Ogni tanto i tifosi si incattivivano e lasciavano scivolare dagli spalti leggende metropolitane rielaborate e declinate secondo un rito tribale. Franco Baresi, di fronte alle insinuazioni che piovvero in un pomeriggio del '96 a Piacenza sulle abitudini di sua moglie, perse la testa e rispose con un gesto comunque meno violento del canto collettivo.

TATUAGGIO ICARDI WANDA

Christian Lell invece, davanti alla certezza di esser stato fatto "becco" da Ballack tentò di recuperare il rapporto con la consorte dichiarando laconicamente : "Ballack mi ha semplicemente rovinato la vita".

E se in Germania contiguità e triangoli intrappolarono anche l'ex moglie di Thomas Strunz, Claudia, planata nel cuore di Effenberg, i palazzetti dello sport dove si davano battaglia i migliori cestisti degli '80, furono spesso profanati dai cori contro Renato Villalta, campione di basket emiliano che un giorno, si disse, risolse alla sua maniera un qui pro quo sentimentale con il portiere del Bologna Zinetti incontrato (forse non per caso) sulle scale di casa sua.

Di questo panorama Mauro Icardi ignora volti e storie. E se il cornuto è sempre l'ultimo a sapere, ma il dubbio accompagna comunque chi ne ha sfiorato le ambiguità, al netto dei giuramenti di eterna fedeltà di Maurito, fossimo in Wanda, saremmo sul chi vive. La sua filosofia ricorda quella di un antico profumo e Icardi vuole somigliare all'uomo a cui non si deve chiedere mai.

IL TWEET HOT DI ICARDI PER WANDA NARAIL TWEET HOT DI ICARDI PER WANDA NARA

Mutuando Elbert Hubbard, ai tempi in cui negava ogni addebito e attraversava la relazione clandestina con lo stupore dei giovani amanti, si espresse chiaramente: "Non dare mai spiegazioni. I tuoi amici non ne hanno bisogno e i tuoi nemici non ti crederanno comunque". Era ancora Twitter, adesso è solo Moulin Rouge.

 

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