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IL DELIRIO TRANS-MENEGHINO PER “IL FALLO MASCHERATO DA DUE TETTE AL SILICONE”

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Alberto Dandolo per Dagospia

Fior fior di sociologi e psichiatri si affannano a spiegare la ragione per la quale tranquilli (all'apparenza) signori della borghesia italica si lancino ogni santo giorno tra le braccia e tra le gambe di statuarie transessuali. Tante le spiegazioni e le discettazioni scientifiche a riguardo. Ma noi le ragioni di questo fenomeno non le vogliamo spiegare, eviscerate, comprendere. Noi ci limitiamo ad osservare. Senza morale e senza scienza.

SUPERTRANS

Un uomo che va con una trans è con ogni probabilità solo un uomo che ama un altro uomo in un corpo "ipoteticamente" femminile. Se amasse una donna vera andrebbe con la segretaria di turno o la prostituta di "bakeka.it". Se vai con una trans, forse, ti piace quello "stato limbico", quella "terra di nessuno", quella "difformità anatomica" che non ti classifica e non ti omologa. In fondo molti pensano che se un uomo va con una trans è solo per un unico motivo: "il fallo mascherato da due tette al silicone". Un modo un po' ipocrita per non dirsi: "mi piace il maschio! Ma non me lo voglio dire!".

Ma al di là di queste "masturbazioni sociologiche" (per mancanza di prove) noi vogliamo raccontarvi il trans power meneghino. Ormai nella città del Pisapia a farla da padrone nel mercato della prostituzione e, in quel che resta, nel mondo della notte, sono loro: le trans!

SUPERTRANS

Secondo una recente analisi a Milano "operano" più transessuali che prostitute donne. Il fatturato (in nero, ovvio) del mercato della prostituzione trans è stimato intorno ai 15 milioni di euro l'anno nella sola Lombardia. E c'è da dire che le trans attivano anche il fiorente mercato del consumo di cocaina e droghe sintetiche (mdma, extasy e g.). Non c'è trans a Milano che non sappia come "assecondare" le voglie "drogherecce" dei suoi clienti. E la notte in sta città è tutto un trionfo di piatti caldi e polvere bianca nei locali e nelle "dimore" delle trans che contano.

SUPERTRANS

Ma c'é un locale che rappresenta il Regno delle trans a Milano: "La Nuova Idea". Un locale storico. Fu aperto a Milano nel 1977 ed è il primo locale "transgender" nato in Europa. Da qualche tempo si è trasferito dal centro della città nel più defilato viale Corsica. Ma continua a macinare migliaia di clienti ogni fine settimana. Qualche giorno fa "La nuova idea", che ha come proprietario il mitologico Rosario Zanoni, ha aperto la prima "dark trans room" d'Italia. 650 mq in cui le trans milanesi (e non) possono liberamente accoppiarsi con i clienti del locale.

La serata top è al sabato, dalle 23.00 al mattino inoltrato. L'ingresso varia dai 10 ai 20 euro (a seconda dell'orario di entrata). C'è la crisi e Rosario ha preferito tenere i prezzi contenuti.

Qui c'é di tutto: dall'avvocatone pippato all'imprenditore tessile, al ragazzo di Quarto Oggiaro. Tutti con due voglie: la trans da possedere (o da cui essere posseduti) e un po' di sballo. Che sia alcol o qualcos'altro. La dark room è da paura! Sono 4 sale, tutte buie, in cui si alternano divani damascati e fiorati a letti e tavoloni rivestiti di pelle nera. Qua dopo una certa ora e dopo che si sono esauriti gli spettacoli di rito (l'ultimo l'elezione di Miss Trans Milano) tutti si sollazzano.

SUPERTRANS

Nella maggior parte dei casi ci dicono che sono le trans ad avere un rapporto attivo. La trans Gigela che arriva da Rio ci ha detto che c'è un noto imprenditore che arriva a notte fonda. Si mette su un divano della dark room, si posiziona di spalle. Non va via fino a quando almeno 4 o 5 trans non lo hanno posseduto. E a fine serata, come se nulla fosse, torna a casa dalla sua ignara (?) e famosissima fidanzata.

 

SUPERTRANS

MARA CONTRO NUNZIA: “UNA MANCANZA DI STILE, VALUTEREMO LA SFIDUCIA”

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20140110_nunzia e mara

Ilmattino.it

«Non conosco i dettagli della vicenda, da quello che leggo denota uno stile che non posso assolutamente condividere». Così Mara Carfagna, parlamentare di Forza Italia, commenta il caso di Nunzia De Girolamo, ministro per l'agricoltura: si tratta della vicenda della asl di Benevento e delle intercettazioni abusive ambientali di riunioni fra dirigenti della sanità ed il futuro membro del governo. Intercettazioni che, dice Carfagna, denotano uno stile a suo modo di vedere "assolutamente non condivisibile".

Di Girolamo Liuzzo Carfagna e Saltamartini

Carfagna, inoltre, aggiunge: "Nel caso in cui il movimento Cinque Stelle dovesse avanzare una mozione di sfiducia nei suoi confronti, il gruppo di Forza Italia si riserva di elaborare una propria posizione".

Il caso del ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, con la questione di Giulia Ligresti e quello della De Girolamo, a suo avviso, «sono assolutamente diversi e si sono verificati in contesti diversi». «Non mi sembra corretto - conclude - pensare a una equiparazione tra i due casi».

 

 

NUNZIA DE GIROLAMO MARA CARFAGNA Consolo Carfagna Lupi Lorenzin De Girolamo

L’ICONA GLOBALE TOPOLINO ISPIRA UN DIPINTO DI DAMIEN HIRST

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Dario Fertilio per il "Corriere della Sera"

«Nei film di Charlie Chaplin c'è il paradiso perduto, in quelli di Walt Disney il paradiso ritrovato», disse una volta ammirato il regista Sergej Ejzenštejn. Alludeva a quella stessa «felicità e gioia dell'essere bambini» che ora ispira l'artista inglese Damien Hirst nel suo ritratto di Topolino: le orecchie riconoscibili, il muso umido e arrotondato, i calzoncini rossi della sua prima incarnazione disneyana, le scarpe gialle e rotonde sulle quali i bambini di tante generazioni lo hanno visto correre incontro alle avventure.

topolino

Il ritratto di Hirst, concepito dopo essere stato contattato dalla Disney ma visibilmente realizzato secondo i crismi dell'ispirazione, ora fa mostra di sé nella vernice su tela, da 1829 x 1054 millimetri, destinata all'asta di lunedì prossimo da Christie's, a Londra. Immagine positiva, senz'ombra di satira o supponenza, rispettosa non solo della personalità topolinesca ma a suo modo omaggio alla potenza del simbolo.

L OPERA DI DAMIEN HIRST A ILFRACOMBE IN DEVON

Hirst non poteva permettersi di scherzarci troppo, se è vero il detto che colloca Topolino nella trinità delle icone globali, insieme alla Croce e alla Coca-Cola. E infatti gli altri grandi artisti che vi si sono dedicati (Roy Lichtenstein con «Look Mickey» che aprì la sua stagione Pop; Andy Warhol che ne fece un multiplo alla pari di Marilyn; Claes Oldenberg che lo trasformò in maschera orecchiuta) a suo tempo gli hanno reso omaggio sincero. Ora, ultimo dell'illustre compagnia, viene Damien Hirst.

OPERA DI DAMIEN HIRST ESPOSTA IN QATAR

 

Damien Hirst

PRADA: INFORMARE IL PM È UN ATTO DOVUTO, NON CI SONO ALTRE VERIFICHE FISCALI IN CORSO

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MIUCCIA PRADA E AFEF JNIFEN SERATA CALENDARIO PIRELLI

1. PRADA: COMUNICAZIONE A PM E' ATTO DOVUTO ANCHE CON VOLUNTARY DISCLOSURE
(ANSA) - Il gruppo Prada ha pagato tutte le imposte dovute in base ad un atto volontario, non sono in corso ulteriori verifiche, anche se la normativa prevede l'obbligo di comunicazione all'autorita' giudiziaria. E' quanto afferma all'ANSA il direttore centrale dell'accertamento dell'Agenzia delle Entrate Salvatore Lampone.

Lampone risponde cosi' ad alcune ricostruzioni giornalistiche relative ad una presunta indagine in corso nei confronti del Gruppo Prada - il Gruppo controllato da Prada S.p.A. quotata alla Borsa di Hong Kong.

CATHERINE WHITTY AUSTRALIANA CHE HA DENUNCIATO PRADA PER UNA MACCHIA SULLA GONNA

''Le procedure di accertamento relative ai soci di controllo del gruppo Prada - afferma Lampone - iniziate a seguito di una voluntary disclosure attivata dagli stessi azionisti di controllo del gruppo, si sono positivamente concluse con il pagamento di tutti i debiti tributari, compresi sanzioni e interessi, e non vi sono altre verifiche fiscali in corso da parte dell'Agenzia''. Nonostante questo, spiega il responsabile degli Accertamenti dell'Agenzia delle Entrate, ''la comunicazione all'Autorita' Giudiziaria competente conseguente agli atti di accertamento e' un atto dovuto in base alla normativa vigente''. In pratica si attiva automaticamente una procedura giudiziaria penale, che ha il suo corso e avra' le sue valutazioni, anche se e' stato il contribuente ad autodenunciare e a pagare tutto il dovuto.


2. BEMPORAD È IL NUOVO DIRETTORE COMUNICAZIONE E RELAZIONI ESTERNE DI GENERALI
(TMNEWS) Simone Bemporad è stato nominato direttore comunicazione e relazioni esterne del gruppo Generali a partire dal 14 gennaio. Lo ha reso noto la compagnia. A Bemporad faranno capo le attività di rapporti istituzionali, rapporti con i media e comunicazione esterna, comunicazione interna, immagine ed eventi e Corporate Social Responsability.

"Sono felice - ha dichiarato il group Ceo di Generali, Mario Greco - di dare il benvenuto a Simone in un ruolo importante nel nostro progetto di fare del gruppo uno standard di eccellenza nel mercato assicurativo mondiale. Grazie all'esperienza maturata in ambito internazionale, sia in ruoli manageriali sia di comunicazione, e più recentemente con l'attività imprenditoriale svolta negli Stati Uniti, Simone potrà sostenere significativamente il processo di trasformazione in atto nel gruppo attraverso la gestione di un piano integrato di comunicazione a livello globale".

MIUCCIA PRADA E PATRIZIO BERTELLI ARRIVANO A CA CORNER

Bemporad, nato a Roma nel 1970, proviene da Washington, dove nell'ultimo anno ha fondato una società di strategic advisory per assistere aziende italiane ed europee ad espandere la propria presenza sul mercato americano.

Ricopre attualmente la carica di Senior Associate presso il Center for Strategic and International Studies (CSIS), think tank americano con base a Washington.
In precedenza, è stato per cinque anni a capo di Finmeccanica North America. Prima di trasferirsi negli Usa, dal 2003 al 2007, Bemporad ha ricoperto, sempre per Finmeccanica, la carica di Senior Vice President Media Relations and International Affairs.

In precedenza, era stato Chief of Staff del presidente dell'Enel e capo Ufficio stampa e assistente del presidente e amministratore delegato dell`Iri. Dal 1995 al 1996, durante il governo presieduto da Lamberto Dini, ha lavorato come capo Ufficio stampa del ministero dell`Industria e del commercio con l`estero.

Bemporad ha iniziato la carriera nel 1991 come giornalista presso l`Agenzia Giornalistica Italia (Agi), seguita da periodi professionali al quotidiano Il Tempo, il Foglio e al settimanale Liberal


3. PARTERRE
Da ‘Il Sole 24 Ore'

ANDREA BONOMI

- PARMALAT, IL 2014 PARTE CON LA MULTA
L'affaire Lag è una tegola continua per Parmalat. Non è bastata l'«assoluzione» del Tribunale di Parma. Perché la tormentata, e controversa, acquisizione della società americana da parte di Collecchio (in odore di conflitto di interesse visto che l'azionista Lactalis era contemporanemente venditore e compratore), continua a dare grattacapi all'ex impero del latte di Calisto Tanzi.

Ieri è stata la volta dei sindaci: Consob, gli sceriffi di Borsa, ha comminato una multa da 180mila euro ai ex "controllori" (Mario Stella Richter, Roberto Cravero e Alfredo Malguzzi). Motivo? L'annosa vicenda Lag, appunto. E pensare che a novembre i giudici hanno sostanzialmente riconosciuto una correttezza di fondo dell'operazione (ma condannando alcuni singoli individui). Si vede che non c'è proprio pace per Parmalat. (S.Fi.)

- RIPRESA SENZA CONSUMI DA TESCO E M&S
La ripresa c'è, ma non si vede. La Gran Bretagna è uscita dalla recessione e l'economia è tornata a crescere, ma gli inglesi stanno ancora tirando la cinghia. Ieri alla Borsa di Londra il listino è stato trainato al ribasso dai titoli di supermercati e grandi magazzini che si attendevano un Natale di grandi acquisti ma sono rimasti delusi.

Tesco, la maggiore catena di supermercati britannica e la numero tre al mondo, ha registrato un calo delle vendite del 2,4%, mentre il gruppo rivale Morrisons del 5,6%. Marks & Spencer, numero uno dell'abbigliamento, ha subìto una flessione del 2,1% inanellando dieci trimestri consecutivi di calo. Nell'Inghilterra che uno sprezzante Napoleone definí "una nazione di negozianti", ora i negozianti sono in crisi. (N.D.I)

Una delle Aston Martin Vanquish Volante

- DROGBA, DOPO IL CALCIO UNA MINIERA D'ORO
Il calcio non basta a Didier Drogba, giocatore ivoriano ora in forza al Galatasaray. Il calciatore infatti ha acquistato il 5% di una società che sfrutta una miniera d'oro in Costa d'Avorio.

L'accordo per la cessione che consacra il trasferimento di 60mila azioni al gruppo che porta il nome del centravanti del Galatasaray è stata firmata alla presenza del primo ministro ivoriano Kablan Duncan: «Lui è prima di tutto un modello per la maggior parte degli ivoriani e in particolare tra i giovani», ha commentato salutando «l'importante investimento».

«Sono felice di avere firmato con lo Stato, è un gesto forte - ha dichiarato il calciatore 35enne -. Bisogna indicare la strada agli ivoriani». Insomma, oltre a titoli e fama, Drogba è punta anche dare una mano al suo Paese , e forse anche a garantirsi una pensione. (B.Ce.)

DIDIER DROGBA DURANTE CHELSEA BARCELLONA SEMIFINALE DI CHAMPIONS


4. BONOMI PENSA AD UN ESTERNO
Da ‘Il Giornale'
Possibili novità nelle prossime settimane sul fronte Aston Martin, la prestigiosa casa automobilistica britannica rilevata dall'imprenditore italiano Andrea Bonomi (Investindustrial). Sul tavolo di Bonomi, dopo la conclusione dell'accordo sulla partnership tecnica con Mercedes Amg (contestuale all'ingresso dei tedeschi con il 5% in Aston Martin), è ora aperto il dossier sul profilo del nuovo amministratore delegato.

Ignazio Visco

La riserva dovrebbe essere sciolta a breve e, secondo indiscrezioni, il nome prescelto potrebbe arrivare anche fuori dal settore automobilistico. Nel frattempo, Aston Martin ha archiviato il 2013 con 4mila supercar vendute e un margine operativo lordo in crescita del 30 per cento.


5. VISCO TIENE VIOLA AL MONTE PASCHI
Da ‘Il Giornale'
Bankitalia vuole tenere Fabrizio Viola al Monte Paschi. Il presidente di Bpm, Piero Giarda, sposorizzava il ritorno del banchiere in Piazza Meda. Mercoledì, giunto in Bankitalia, Giarda si sarebbe però sentito rimarcare dagli uomini di Visco come non fosse opportuno «scomodare» Viola dal Monte che, in effetti, è bisognoso di ancora maggiori cure di Bpm.

A questo punto, a meno di soprese, Giarda ripescherà dal mazzo come capo azienda l'ex dg di Intesa Giuseppe Castagna, cui già Andrea Bonomi aveva pensato prima di passare la mano all'ex ministro. La presidenza della gestione dovrebbe andare a Mario Anolli che, come Giarda, docente in Cattolica. Il Cds in agenda il 14 potrebbe slittare.

FABRIZIO VIOLA MONTEPASCHI

 

 

MARKS AND SPENCER

L’AYATOLLAH HOLLANDE DISPONE, LA STAMPA UBBIDISCE - “CLOSER” TOGLIE LE FOTO

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LA PRIMA PAGINA DI CLOSER CON LE FOTO DI HOLLANDE E JULIE GAYET

Da www.blitzquotidiano.it

La rivista Closer ha annunciato che toglierà le informazioni relative alla presunta love story del presidente Francois Hollande su richiesta dell'attrice coinvolta, Julie Gayet.
Laurence Pieau, direttrice di Closer, ha confermato che toglierà "probabilmente stasera" dal sito internet della rivista, su richiesta dell'avvocato dell'attrice, le informazioni sulla presunta love story fra Hollande e la Gayet.

LO SCOOP DI CLOSER SU FRANCOIS HOLLANDE E JULIE GAYET

"L'avvocato di Julie Gayet - ha detto la Pieau - ci ha contattato per chiederci di ritirare dal sito qualsiasi riferimento a questa relazione e di vigilare sulle ricadute su Google". Nulla sembra sia stato chiesto dai legali dell'attrice riguardo alla versione cartacea della rivista (vedi le foto qui di seguito).

Anche Hollande, scrive l'Ansa, starebbe ora valutando con i suoi legali se intraprendere un'azione legale contro la rivista

julie gayet Francois Hollande et Julie Gayet la rumeur de liaison portee en justice JULIE GAYET

 

IL LUPO DI CAPRIO - A LEO PIACCIONO I PERSONAGGI STRONZI, COME “THE WOLF OF WALL STREET”

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Paola Jacobbi per "Vanity Fair"

Wolf Of Wall Street dicaprio scorsese video

Se fossi un divo del cinema, vorrei essere Leonardo DiCaprio. Perché è uno che sa come si fa. Conosce tutti i trucchi, le pause giuste da infilare nella conversazione per dire abbastanza ma sempre evitando di scoprirsi troppo. Sa «vendere» i suoi film, soprattutto se sono diretti da Martin Scorsese come quest'ultimo, il quinto che girano insieme, The Wolf Of Wall Street (Il lupo di Wall Street) che esce negli Stati Uniti a Natale e in Italia il 23 gennaio.

Il film - un po' forzatamente infilato nella categoria Best Comedy - e l'interpretazione di DiCaprio sono già candidati al primo dei premi cinematografici che verranno consegnati nel 2014: i Golden Globes.

Potrebbe essere la volta buona anche per l'Oscar, ma non è il caso di farsi troppe illusioni, e non tanto e non solo perché quest'anno la concorrenza (vedi Matthew McConaughey) è forte: all'Academy, si sa, DiCaprio non piace.

the wolf of wall street

Non è la bandiera di una di quelle vite private esemplari che tanto si portano a Hollywood: non è il pater familias di un mulinobianco tipo Ben Affleck, per intenderci, ma nemmeno il giulivo scapolone con fidanzata decorativa al seguito come George Clooney. Sfugge ai cliché: colleziona ragazze sempre più belle. L'ultima in carica si chiama Toni Garrn, ma potrebbe anche essere già stata sostituita, per quanto ne sappiamo. Il fatto è che queste ragazze non lo accompagnano quasi mai sui tappeti rossi dove, di preferenza, lui arriva con la mamma o con il padre e la sua seconda moglie.

Inoltre, dicono gli insider, Leo è poco diplomatico e troppo indipendente dal punto di vista professionale. Rifiuta i ruoli da americano perbene, a favore di personaggi difficili. L'anno scorso è stato un disgustoso schiavista per Quentin Tarantino (Django Unchained), adesso è - appunto - il lupo di Wall Street. Storia vera di Jordan Belfort, speculatore di Borsa mascalzonissimo e ignaro di ogni tipo di scrupolo che furoreggiò negli anni Ottanta. Dopo la galera si è redento (ovvio, senza redenzione che Scorsese sarebbe?) ma il film è un tripudio di sesso, droga e soldi. Tanti soldi. La gioia dei soldi facili. Il potere divinizzato dei soldi.

wolf of wall street

La sceneggiatura, tratta dall'autobiografia di Belfort stesso, girava da un po'. Nel 2007 DiCaprio vinse l'asta dei diritti contro Brad Pitt, anche lui interessato. Nessuna major ha voluto produrlo - questo al cinema è il tempo dei vampiri di fantasia, c'è poco spazio per quelli veri - ma, a un certo punto, è entrata in scena una piccola impresa indipendente che, alla fine, ha trovato i 100 mila dollari necessari.

Se saranno stati bene o male investiti lo sapremo tra un mese. Quel che è certo è che, Oscar o non Oscar, DiCaprio ha un'aura di leggenda che pochi possiedono
e, dettaglio non da poco, è una vera star che manda la gente al cinema, come dimostrano gli incassi del Grande Gatsby: critiche avverse che salvavano solo la sua performance, risultati economici che hanno ossigenato il box office dell'ultima primavera.

the wolf of wall street leonardo dicaprio martin scorsese

Lo scrittore Tom Wolfe, nel suo ultimo romanzo Le ragioni del sangue, quando vuole citare una star del cinema per antonomasia cita proprio lui: lo fa in parodia, chiamandolo Leon DeCapito, infilandolo in una scena di ricchi e famosi che vagano tra una mostra e l'altra di Art Basel Miami.

Del resto, non ci sarebbe niente di strano. Come molti colleghi danarosi e affamati di riconoscimenti culturali, Leonardo è un collezionista, ma di recente è anche entrato nel board del Lacma, il Museo di arte contemporanea di Los Angeles. Quando fa una cosa, DiCaprio la fa bene. L'ambientalismo, per esempio, è la sua causa del cuore e si impegna moltissimo. Anzi, vi capitasse di trovarvelo di fianco a una cena, mi raccomando: mostratevi ferrate su impatto zero e biocombustioni. Potrebbe essere il vostro asso nella manica, in caso siate prive di un corpo da modella di lingerie.

wolf

Al nostro incontro a Los Angeles si presenta in jeans, camicia a scacchi e un'orrenda giacca, di taglia sbagliata. Al collo porta una catenina con un ciondolo che per tutto il tempo cerca di nascondere spingendola verso la clavicola, tanto che alla fine me ne andrò con questo quesito irrisolto. Un talismano? Una medaglietta religiosa? Chissà. Leonardo è così, sfuggente e misterioso: prendere o lasciare.

Come definirebbe il film?
«Ha presente Quei bravi ragazzi di Scorsese? Ecco, forse, questo è il film che gli somiglia di più. È una dark comedy su un Caligola dei giorni nostri. La storia di uno che ha un'insaziabile voglia di denaro e che non intende rispettare le regole per ottenerlo. Una specie di versione distorta dell'American Dream».

JORDAN BELFORT wolf

Ha conosciuto Jordan Belfort per prepararsi?
«Sì, ci siamo frequentati per mesi. Adesso è pentito e tiene seminari per insegnare alla gente a non farsi fregare e a gestire al meglio i risparmi. Un'identità che si è rovesciata, se si pensa a quello che è stato: un uomo che non era in grado di considerare le conseguenze delle sue azioni, che si sentiva una specie di dio in terra, venerato come una rockstar. Oggi ha ritrovato il senno».

Un simile cambiamento è credibile?
«Sì, la gente cambia, impara dai propri errori. Credo succeda a molte persone, per fortuna».

È pronto per quel tipo di rituali polemiche genere «ma qui si fa un eroe di un delinquente»?
«Non si può mai sapere che reazioni avrà il pubblico di fronte a un film. Ho conosciuto broker che mi hanno raccontato di aver scelto quel lavoro negli anni Ottanta perché avevano visto Wall Street di Oliver Stone e mitizzavano il Gordon Gekko di Michael Douglas. Ma oggi i tempi sono cambiati. Non credo che gli affaristi di Borsa siano figure popolari, anzi (ride, ndr)».

JORDAN BELFORT wolf

Anche lei vive in un mondo in cui girano tanti soldi. In una scala da uno a dieci, quanto misura la sua voglia di denaro?
«C'è uno scambio di battute nel Grande Gatsby che fa "Noi non ci preoccupiamo di questioni di denaro", e la risposta è "Perché ne avete!" (ride di nuovo, ndr)».

Rido anch'io, ma non mi ha ancora risposto.
«Credo che l'avidità sia un istinto naturale dell'uomo, uno dei nostri strumenti di sopravvivenza, una cosa che sta dentro di noi. Obiettivo dell'intelligenza della nostra specie dovrebbe essere cercare di superarne i limiti. O almeno viverla con equilibrio. Una cosa è certa: se sei ossessionato dai soldi, e quindi dal potere, è segno che non stai bene. Hai solo quell'idea lì a cui attaccarti e, a certi livelli, la smania di denaro è una dipendenza altamente distruttiva, non molto diversa da quella dalla droga».

The wolf of Wall Street index

È alla sua quinta collaborazione con Scorsese. Ricorda come vi siete conosciuti?
«Un sacco, davvero un sacco di tempo fa. Ero a New York, avevo 18 anni e avevo girato solo un paio di film, Voglia di ricominciare e Buon compleanno Mr. Grape. Eravamo a un party, l'ho visto e mi sono avvicinato con l'idea di presentarmi. Ma lui mi ha preceduto: "Ehi, ragazzo, ho visto il tuo film. Ottimo lavoro, continua così". Non sono riuscito a dire una parola, ero paralizzato. Scorsese sapeva chi fossi. Wow».

The wolf of Wall Street images

Se ripensa al Leonardo diciottenne e si vede come è diventato oggi, si dice che sta vivendo la vita dei suoi sogni?
«In un certo senso, sì. Ho avuto molta fortuna, però - me lo lasci dire - io prendo questo lavoro molto seriamente. Il successo non è sprecato addosso a me. Anche perché è il risultato di una lunga storia di passione e di disciplina. Mia e dei miei genitori. Mio padre che mi ha incoraggiato sempre, mia madre che ci ha creduto e che mi portava a fare i provini, quando avevo dieci anni, perché ero io a chiederglielo».

leonardo dicaprio wolf of wall street set with martin scorsese

Un bambino con le idee chiare.
«Di recente ho incontrato un mio amico d'infanzia che adesso fa il pittore. Ci siamo ricordati che, da piccoli, lui disegnava fumetti e io li interpretavo, facendo le voci di tutti i personaggi. È andata bene a entrambi».

È merito dei suoi genitori se lei non si è perso per strada, come capita a molti attori che iniziano da bambini?
«Si riferisce a Hollywood e alle sue tentazioni?» (e qui fa uno di quei suoi tipici sguardi obliqui, con gli occhi stretti e l'aria di sfida, ndr).

Mettiamola così.
«Se io fossi stato portato per i disastri, ci sarei arrivato anche prima di essere un attore. Vivevamo in un quartiere molto poco sicuro, di fronte a casa nostra c'era un viavai di tossici che Hollywood e i suoi vizi al confronto fanno ridere».

Va bene. Detto questo?
«Detto questo, il sostegno dei miei è stato fondamentale perché in effetti la fama, la troppa attenzione, il potere e la disperazione indotta dalla paura di perdere tutto da un momento all'altro sono un rischio reale. Lo ammetto».

the wolf of wall street prima clip e nuove foto del film di martin scorsese

Certo, lei ha un'idea molto precisa degli stati d'animo che accompagnano la vita di una star.
«Onestamente, io so chi sono. So quando è il tempo di divertirsi e quando quello di essere serio. E so che cosa sono capace di fare e che cosa no».

DJANGO UNCHAINED

Pensa che saprà fare anche il regista, un giorno?
«Dirigere un film è una cosa che possono fare molti, ma diventare un regista davvero bravo è molto difficile. Sono necessarie doti che, appunto, non sono sicuro di avere. Quindi, per ora, la risposta è no. Non sono pronto».

E al compimento dei quaranta, cui manca meno di un anno, è pronto?
«Non ci penso, non ho schemi né progetti. Anche perché dire che entro una certa età bisognerebbe fare questo o quest'altro è una sicura ricetta per la catastrofe. Aspetto tranquillo il mio compleanno, mentre voi giornalisti me ne parlate in continuazione».

DJANGO UNCHAINED

C'è un collegamento tra questa serenità personale e il suo desiderio di investire denaro in cose utili, come i progetti per l'ambiente?
«Siamo in tanti, nel mondo dello spettacolo, ad avere una causa che ci sta a cuore. Da fuori, molti pensano che sia un modo come un altro per far parlare di noi, o fingere di essere persone migliori di quello che siamo. Io non le chiedo di credere alla mia sincerità, ma le dico che chiunque porti attenzione a certi temi, per qualunque ragione lo faccia, va ascoltato».

django

A me sembra che i media diano parecchio spazio a questi temi.
«Sarà, ma sta di fatto che gli anni passano e qui si va indietro anziché avanti. Forum internazionali si susseguono e nessuno decide niente. Le politiche dei governi non cambiano e le multinazionali continuano a dettare legge. In Canada stanno scavando un buco grande quattro volte la Florida in cerca di petrolio e non c'è verso di fermarli. Non so lei, io personalmente sono piuttosto preoccupato».

E poi si alza, ci salutiamo e se ne va, il viso un po' corrucciato e immerso nella sua nuvola di fumo. Elettronico, si capisce.

 

 

RENZI NON HA NESSUNA VOGLIA DI PARTECIPARE AL RIMPASTO, RITO DA PRIMA REPUBBLICA

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Francesco Bonazzi per Dagospia

LETTA-RENZI

L'unica parola che ha faticato a filtrare dalla stanza di Palazzo Chigi dove Enrico Letta e Matteo Renzi si sono incontrati all'ora del caffè è quella che conta davvero: "rimpasto". Dopo giorni di bombardamento sul governo, il premier, rigido come una fetta biscottata, ha ammesso che c'è stato qualche sfilacciamento nell'azione dei suoi ministri, ma ha fatto presente al segretario di quello che sarebbe anche il suo partito che la squadra va in qualche modo rinforzata.

Sull'altro fronte, anche Silvio Berlusconi ha talmente bisogno di rinforzare la propria squadra che ha annunciato di volersi candidare come capolista in tutte le circoscrizioni alle prossime Europee. Non sarebbe candidabile, ma non si può certo negare qualche spot a chi gli spot li ha inventati.

BERLU E RENZI

Intanto è un fatto che ci sono da sostituire almeno un paio di viceministri, dopo le dimissioni di Bruno Archi e "Fassina-chi?". E poi, il vicepremier Alfano lascerebbe volentieri il Viminale perché ha da mettere su un intero partito entro maggio. Renzi ha in sostanza risposto che lui non fa problemi, purché sia una matassa che si sbroglia da solo - e bene - lo stesso Letta.

Insomma, non ha nessuna voglia di partecipare a riti da Prima Repubblica. Non solo, ma è pronto a dare il via libera a nomine che non siano neppure lontanamente riferibili al proprio giro. La partita del rimpasto dovrebbe chiudersi entro gennaio come l'ormai stucchevole nuovo "contratto di governo", che Letta vuole addirittura portare in Parlamento secondo le forme che concorderà con Giorgio Napolitano.

Il premier ha ascoltato dalla viva voce di Renzi anche le proposte che usciranno dalla prossima direzione del partito, prevista per giovedì prossimo, e ha toccato con mano che il neo segretario non ha alcuna intenzione di abbassare i ritmi.

ANGELINO ALFANO ENRICO LETTA GREAT GATSBY

Del resto il Rottamatore gli ha ripetuto che anche lui punta a elezioni nel 2015, ma non può certo stare con le mani in mano fino ad allora. Ci sono le Europee da vincere, dove la faccia per il pd ce la mette tutta Renzi, e allora bisogna presentarsi in campagna elettorale con l'addio al Porcellum in carniere, con una forte proposta sulla disoccupazione e una risposta tangibile alla cosiddetta antipolitica come l'approvazione in prima lettura di una riforma del Senato che ne azzeri i costi.

dalla pagina facebook forza dudu francesca pascale e berlusconi

Chi invece spera ancora nell'Election day il 25 maggio è Silvio Berlusconi. Il leader di Forza Italia ha dimenticato che non è candidabile per almeno due anni e ha annunciato ai quadri del suo partito che intende presentarsi come capolista in tutte le circoscrizioni. "Vinceremo!" ha detto il Cavaliere, nella speranza che Renzi faccia uno scherzetto al premier e convinca tutti a votare subito anche per le politiche.

 

ARRIVA “IL SALVATORI 2014”, DODICIMILA CANZONI RACCONTATE, SVISCERATE, MAGNIFICATE, SPUTTANATE E GOSSIPPATE

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DAGOREPORT

Arriva "Il Salvatori 2014", dodicimila canzoni raccontate, sviscerate, magnificate, sputtanate e gossippate da Dario Salvatori, che stavolta ha dato fondo al suo storico archivio privato. Canzoni internazionali di tutti i tempi, dai trovatori a Lady Gaga, attraverso il repertorio americano, inglese, francese, latino, italiano e napoletano, con spazi di curiosità per tutto quel mondo che ruota intorno alle canzoni di Eurovision.

DARIO SALVATORI Dario Salvatori e Barbara Bacci

Di più. Canzoni sovietiche e boliviane, bengalesi, giapponesi, somale, ecc. Sembra incredibile ma per ogni canzone Dario Salvatori riesce a trovare un aneddoto, ad intercettare una storia, uno scandalo, un plagio, qualche puttanata di troppo. Da "Happy birthday to you" a "Perché è un bravo ragazzo", le quali pur non essendo propriamente canzoni maturano milioni di diritti d'autore e da anni sono al centro di diatribe di eredità, a "Yesterday", brano per il quale Paul Mc Cartney, armato di chitarra, rincorreva chiunque chiedendo che canzone fosse, visto che non era convinto che fosse farina del suo sacco.

C'è l'incredibile storia di "Candle in the wind" (45 milioni di dischi venduti) che il volpino Elton John riuscì a dedicare prima a Marilyn Monroe, poi a Lady Diana (e non è detto che finisca qui). Fra tanti dati, record, curiosità e citazioni arriva anche l'(a)morale, cioè che alla fine hanno vinto le canzoni.

Abbiamo trascorso anni di cambiamenti tecnologici, rivoluzioni mediatiche, cambi di supporti, pirateria, disaffezione, tracotanza della radiofonia, ma alla fine le canzoni, che c'erano già prima dei dischi, sopravvivranno agli stessi. Diciamo pure che i discografici (e anche gli appassionati di musica) se la sono cercata.

GIANNI BONCOMPAGNI DARIO SALVATORI DARIO SALVATORI CON BARBARA BACCI FOTO ANDREA ARRIGA

Per anni ci hanno appioppato dischi zeppi di riempitivi, raccogliticci, carichi di brani che nemmeno meritavano la pubblicazione, forzando meccanismi produttivi e distributivi e mettendo a dura prova la pazienza (e le tasche) dei sostenitori della musica registrata. Il risultato è stato che il pubblico è tornato a vivere le proprie scelte selezionando le canzoni preferite molto più liberamente.

A pensarci bene con un meccanismo non troppo dissimile da quello del juke-box: si sceglie una canzone alla volta, non esistono pacchi e confezioni e si rischia di meno.

 


LOBBY ALLA MATRICIANA - BOCCIA HA PROPOSTO LA GOOGLE TAX E ALLORA CHE FA GOOGLE? INVITA SUA MOGLIE

IL BUDINO DELL’ELISEO FREQUENTÒ LA SUA AMANTE VALERIE TRIERWEILER CONTEMPORANEAMENTE A UN MINISTRO DI SARKOZY,

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Il Messaggero

Francois Hollande frequentò la sua amante Valerie Trierweiler contemporaneamente a un ministro di Nicolas Sarkozy. Lo scrive il Telegraph. La Trierweiler, 47 anni, oggi compagna ufficiale del Presidente francese, secondo l'indiscrezione, avrebbe deciso di troncare la storia con l'ex ministro Patrick Devedjian, 68 anni, perché quest'ultimo non voleva impegnarsi in una relazione seria. Avrebbe quindi puntato tutto su Hollande.

VALERIE IN BIKINI

Ma secondo quanto dichiarato da Christophe Jakubyszyn, amico della Premiere Dame, i tre avrebbero vissuto un periodo di triangolo amoroso come nel film Jules e Jim di François Truffaut. «Quello che è successo è che Valerie a poco a poco lasciò spegnere la relazione con Devedjian per impegnarsi di più con Hollande - ha spiegato Devedjian - come nel film, i due uomini si rispettavano reciprocamente»

FRANCOIS HOLLANDE E VALERIE TRIERWEILER jpeg

 

CHI FA DA SÉ, FA DIEUDONNÉ - DOPO IL TERZO STOP, IL COMICO TORNA A PARIGI CON UN NUOVO SHOW

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1. FRANCIA, TERZO STOP A DIEUDONNÈ. COMICO SU FB: "NUOVO SPETTACOLO"
Da www.repubblica.it

DIEUDONNE MBALA MBALA

Prosegue senza sosta il braccio di ferro a oltranza tra il governo francese e il comico antisemita Dieudonnè. Il tribunale di Orleans ha annunciato stamane il terzo divieto allo show 'Le Mur' dell'attore, dopo quelli di Nantes e Tours, che chiuderà i battenti anche dello spettacolo di questa sera al teatro della cittadina francese per cui sono già stati venduti 2.500 biglietti. Ma il comico non si arrende e su Facebook annuncia un nuovo spettacolo, 'Asu zoa', in programma oggi alle 14 e per tre spettacoli consecutivi, alle 16, alle 19.30 e alle 22, al teatro de la Main d'Or di Parigi, nell'11esimo arrondissement.

I FAN DI DIEUDONNE PROTESTANO E FANNO LA QUENELLE GESTO SIMBOLO E VAGAMENTE NAZI

Nel messaggi sul social network Dieudonnè aveva già annunciato di aver ideato un nuovo show in soli tre giorni per prendersi gioco dei divieti. "Asu zoa" è un'opera ispirata a "miti ancestrali e credenze primitive", ha spiegato Dieudonnè, un "concentrato di danza, musica, mimi e alcuni movimenti di tai chi". Intanto l'ultimo spettacolo dell'attore pubblicato ieri sera su Youtube è stato visto più di 600mila volte. "Vogliono sterminarmi totalmente e sistematicamente" ha dichiarato l'attore dicendosi vittima di "una guerra economica".

FAN IN PROTESTA.
Un folto gruppo di fan del comico antisemita ha dato vita a rumorosa protesta davanti al teatro della Main d'Or. Sorvegliati da un impressionante dispositivo di agenti di polizia in tenuta antisommossa, i fan di Dieudonnè hanno protestato davanti al teatro, intonando la Marsigliese, ma anche scandendo slogan come 'Hollande dimissioni, libertà di espressione, libertà per Dieudonnè'. Il teatro della Main d'Or si trova non lontano dalla Piazza della Bastiglia, uno dei punti nevralgici della capitale francese.


2. IL TEATRO DI DIEUDONNÉ: 10 COSE DA SAPERE
Martino De Mori per www.panorama.it

quenelle di gruppo ispirata a dieudonne

Il caso Dieudonné ha superato i confini francesi per diventare una querelle che mescola ordine pubblico, confini della satira, libertà d'espressione, politica, crisi economica. Gli spettacoli del comico francese, che secondo molti incitano all'odio razziale, sono stati fermati dalle autorità francesi: prima Tours, poi Bordeaux e ora Nantes hanno negato il permesso di esibirsi a Dieudonné. È stato il presidente della repubblica Francois Hollande a invitare all'applicazione di una circolare del Ministro dell'Interno Manuel Valls, che mira a vietare le esibizioni del comico.

In questo bailamme mediatico è facile perdersi. Cerchiamo quindi di capirne di più.

quenelle dieudonne

Chi è
Cresciuto nella banlieue parigina, Dieudonné M'bala M'bala ha 47 anni, è di origini franco-camerunesi, ha sette figli, fa spettacoli comici e ha la sua base in un locale della capitale chiamato La Main d'Or.

Gli inizi
I primi spettacoli di Dieudonné si scagliavano contro il partito del Front National e la sua politica razzista portata avanti da Jean Marie Le Pen. Negli anni '80 recitava con l'amico d'infanzia Elie Semoun, ebreo con origini marocchine, portando in scena due personaggi archetipo e antitetici e utili a smascherare i luoghi comuni del razzismo: Bokassa, un nero ignorante, e Cohen, ebreo un po' arrogante. Amato dalla gauche, Dieudonné si candida in politica nelle liste dei Verdi.

lista antisionista dieudonne

La svolta
Nel 1997 i due amici si separano per divergenze economiche e dal 2000 Dieudonné cambia completamente registro, incominciando a introdurre feroci tirate antisemite, falsi storici, satira, e a ospitare negazionisti come lo storico Robert Faurisson nel suo film L'Antisémite. La sua parabola lo vede quindi avvicinarsi al Fronte Nazionale e presentare alle elezioni politiche europee del 2009 una sua lista "antisionista". L'ultimo spettacolo, quello dello scandalo, ha per titolo Le Mur.

dieudonne quenelle con militari

La quenelle
Dieudonné deve la sua fama anche a un gesto molto provocatorio, ribattezzato quenelle (che significa "polpetta"), che consiste in un saluto nazista invertito: braccio teso rivolto all'ingiù e l'altra mano appoggiata alla spalla. È una sorta di "vaffa" al sistema. Diffusosi inizialmente tra i militari - come documentato dalla foto con due guardie in posa davanti a una sinagoga - ha poi spopolato fra i gruppi francesi antisemiti e non solo: è diventato una moda, utilizzato spesso senza nemmeno conoscerne il significato. Il gesto è stato fatto in pubblico anche dall'ex campione di tennis Yannick Noah, dal calciatore Nicholas Anelka e dal cestista Tony Parker.

LE PEN FA LA QUENELLE SALUTO ANTISIONISTA DEL COMICO DIEUDONNE

Il tour e i fan
Finora sono saltate otto date della tournée. A Nantes erano stati già venduti 6mila biglietti per lo spettacolo (al costo di 43 euro l'uno). I legali di Dieudonné hanno annunciato ricorsi per violazione della privacy e diffamazione e i suoi fan si sono radunati davanti al teatro Zenith per invocarlo. Lui li ha invitati a tornarsene a casa. Marine Le Pen, guida del Fronte Nazionale, ha dichiarato: "Non si può stravolgere la legge francese per fermare il signor Dieudonné".

Le cause
Dieudonné è stato condannato varie volte al pagamento di multe per migliaia di euro per istigazione all'odio razziale e diffamazione. Si dice che abbia spostato 400mila euro in Camerun per impedire che gli venissero prelevati per pagarle; per questo è indagato per riciclaggio.

I fan
Nonostante la maggior parte dei media francesi stiano ostracizzando Dieudonné non invitandolo più in tv, il comico e la sua satira continuano ad avere un largo seguito di pubblico, sia ai suoi spettacoli che sui social network. I suoi video su Youtube hanno superato i 20 milioni di visualizzazioni.

LA DIFESA DI ANELKA DOPO AVER FATTO LA QUENELLE SALUTO ANTISIONISTA DEL COMICO DIEUDONNE

I nemici
Contro di lui si muovono cortei e prendono posizione intellettuali come Bernard Henry-Levy e Pascal Bruckner. Dato che nei suoi spettacoli espone la tesi della superiorità dei neri sugli "ebrei negrieri oppressori e neocolonialisti", lo showman è anche accusato di portare avanti un razzismo verso i bianchi.

Curiosità
Dieudonné ha composto Shoananas, una canzone che associa l'Olocausto all'ananas. L'ananas è diventato un simbolo dei suoi sostenitori.
Al bar Hezbollah Club, interno al suo teatro parigino, si serve il cocktail Mahmud, dedicato ad Ahmadinejad, l'ex presidente iraniano nemico di Israele.

DIEUDONNE SE NE VA DAL TEATRO DI NANTES DOPO IL DIVIETO A ESIBIRSI

Frasi celebri
"Non ho da scegliere fra ebrei e nazisti. Sono piuttosto neutrale sulla questione. Sono nato nel '66, non c'ero a quell'epoca. Che cos'è successo? Chi ha cominciato? Una piccola idea ce l'ho..."
"Io piscio sul Muro del Pianto."
"Sono felice di aver trascinato la quenelle nel culo del sionismo."
"Le camere a gas non hanno funzionato."

I FAN DI DIEUDONNE PROTESTANO FUORI DAL TEATRO DI NANTES

 

I FAN DI DIEUDONNE PROTESTANO E FANNO LA QUENELLE GESTO SIMBOLO E VAGAMENTE NAZI

1. TORNA LA HORROR-FICTION “IL PECCATO E LA VERGOGNA”, E IL PRODUTTORE DIFENDE LA ARCURI: “È DAVVERO BRAVA E MATURATA ARTISTICAMENTE. MA LA CRITICA ELOGIA ATTRICI COME ISABELLA FERRARI, CHE HA 2 ESPRESSIONI”. GIULIANA DE SIO STRONCA MANUELONA 2. LUXURIA AD ALFANO: “L’UNICO MATRIMONIO CONTRONATURA È QUELLO TRA LEI E LETTA” 3. SELVAGGIA: “BALOTELLI FA IL TEST DEL DNA. A MAGGIO SAPRÀ SE È IL PADRE DI PIA, FIGLIA DI RAFFAELLA FICO. A MAGGIO? NON HO CAPITO, STA IN CODA CON GLI ALTRI PAPABILI?” 4. BECHIS: LA BOSCHI RICEVE QUESTUANTI. NARDELLA FA AUDIZIONI. IL PALAZZO S’È ADEGUATO” 5. FIORELLO E IL SUPERMERCATO “SUCAMELI”, MICHELLE BONEV CHE FA LA BEFANA DELLA POLIZIA, I VATICINI DI FLAVIA VENTO, E TWITTER IMPAZZISCE PER IL CASCO DEL BANANA

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DAGOSELECTION

isabella ferrari DITO MEDIO

 

 

• ALBERTO TARALLO VS ISABELLA FERRARI


DA TVBLOG:
Il peccato e la vergogna 2, conferenza stampa, il produttore Tarallo:
Tarallo ci tiene a precisare che la seconda serie è "più light della prima" e che Manuela Arcuri "è davvero brava, è maturata artisticamente". Tarallo insiste elogiando la Arcuri che è "sottovalutata dalla critica". Poi l'accusa inaspettata: "Ci sono attrici che hanno solo due espressioni, tipo Isabella Ferrari".

MANUELA ARCURI E GABRIEL GARKO

• GIULIANA DE SIO VS MANUELA ARCURI

DAL PROFILO FACEBOOK DI GIULIANA DE SIO:
https://www.facebook.com/pages/Giuliana-De-Sio-vera/213150368864661?fref=ts

Sara Anto
mi piace quando la arcuri fa solo dei camei.....

Giuliana De Sio vera
mi piace di più quando non fa niente

MANUELA ARCURI GABRIEL GARKO


DA TVBLOG: INTERVISTA MANUELA ARCURI
http://www.tvblog.it/post/481875/il-peccato-e-la-vergogna-2-manuela-arcuri-a-tvblog-carmen-fontamara-e-un-personaggio-strepitoso-a-360-gradi-video

Qualche volta però le critiche arrivano da colleghi, come nel caso di Giuliana De Sio, con la quale hai anche lavorato, che su Facebook ha detto di preferirti "quando non fa niente".
Credo che ogni donna, ogni attrice, abbia le proprie idee. A me per fortuna non mi toccano proprio i commenti delle colleghe. L'importante è quello che mi dà il mio pubblico, quello che dimostra lo share e quello che ricevo da Mediaset. Continuano a propormi copioni, questa è la mia soddisfazione.

ISABELLA FERRARI CON NANNI MORETTI CAOS CALMO

 


DA TWITTER:

QuiMediaset ‏@QuiMediaset_it
Tra poco in studio al #Tg5 Manuela Arcuri e Gabriel Garko. #IlPeccatoELaVergogna2, questa sera alle 21.10 su #Canale5 pic.twitter.com/Z85bhgk0sp


lorenzo crespi ‏@lorenzocrespi2
@QuiMediaset_it che belle...sembrano sorelle :-)

 

Gad Lerner ‏@gadlernertweet
La furibonda lite tra Bruno Vespa e Pippo Baudo mi convince ulteriormente: la pensione è un traguardo salutare

manuela arcuri gabriel garko


Giancarlo Leone ‏@giankaleone
Sbagliato litigare per una presenza o un'assenza in un programma. Per tutto l'anno in tutti i programmi si festeggeranno i 60 anni Rai.


lasoncini ‏@lasoncini
La cosa più creativamente interessante stasera su Rai 1 è lo spot dei divani con la trasformazione della Ferilli in donna-gatto.


Alfonso Signorini ‏@alfosignorini
A Lecce Gerard Depardieu denuncia il gestore di un pub:' Fate troppo casino'. Ma è lo stesso che faceva i bisogni in aereo davanti a tutti?

Angelino Alfano ‏@angealfa
Se al governo non ci fossimo noi, sinistra riterrebbe normale legalizzare la canna, i matrimoni gay e spalancherebbe frontiere. ST

VLADIMIR LUXURIA A VENEZIA


vladimir luxuria ‏@vladiluxuria
@angealfa l'unico matrimonio contro natura è quello per interesse (proprio) tra Lei e Letta, l'unico suo divorzio (poltronista) è con Berlu


Fabio Canino ‏@fabiocaninoreal
Alfano contro i matrimoni gay. Stia tranquillo. I gay hanno tanti difetti ma un gran buon gusto. Quel cesso non lo sposerebbe nessuno


Selvaggia Lucarelli ‏@stanzaselvaggia
Alfano è esilarante. Sono nove mesi che divide il talamo con Letta e si dichiara pronto alla guerra se il pd vuole le nozze gay.


Selvaggia Lucarelli ‏@stanzaselvaggia
Minzolini che difende il percorso politico della Pascale fa venir voglia di difendere il percorso musicale di Gigi D'Alessio. #lariachetira

balotelli fico sportweek

Selvaggia Lucarelli ‏@stanzaselvaggia
Balotelli fa il test del dna. A maggio saprà se è il Padre di Pia. A maggio? Non ho capito, sta in coda con gli altri papabili?


Cristiano Malgioglio ‏@InfoMalgioglio
Non ho mai amato i Film Musicarelli. Ieri sera ne ho visto uno con Caterina Caselli. Cosa dire? Meglio non dire. Adoravo lei come cantante

Cristiano Malgioglio ‏@InfoMalgioglio
La prima volta che ho incontrato Tom Cruise....ho esclamato: finalmente uno piu' basso di me. Guardavo la sua altezza e non lui.

Flavia vento ‏@Flaviaventosole
Un giorno tutti si ritroveranno davanti ad uno specchio e li' capiranno chi sono stati. Il potere e' effimero il potere della Natura sarà.

Flavia vento ‏@Flaviaventosole
Voi o popolo di Twitter se non capire i miei messaggi siete o voi degli imbecilli senza cervello. Svegliatevi ed andate al tesoro

GIORGIO GORI LANCIA LA CANDIDATURA A BERGAMO FOTO CRISTINA PARODI

Flavia vento ‏@Flaviaventosole
Tuoni fulmini saette terremoti ghiaccio tutto questo accadrà abbiate paura o voi che credete nelle cose inutili la natura vi spazzerà

Flavia vento ‏@Flaviaventosole
Ho appena visto il fantasma dell'opera stava cercando di entrare al castello

Flavia vento ‏@Flaviaventosole
Io mi sposerò solo @LeoDiCaprio

Cristina Parodi ‏@cristina_parodi
Oggi Giorgio annuncia la sua candidatura a sindaco di Bergamo . Sono fiera e felice del suo impegno per questa sfida difficile.

Cristina Parodi ‏@cristina_parodi
Forza Giorgio !!! pic.twitter.com/HvDP2q5xBc


Mara Carfagna ‏@mara_carfagna
@matteorenzi, per interposta persona, ha licenziato Saccomanni. E' buona notizia. Come in 'Dieci piccoli indiani', non ne resterà nessuno


gaia tortora ‏@gaiatortora
Saccomanni chi?

Maria Elena Boschi davanti a Palazzo Ruspoli a Firenze resize


Oscar Giannino ‏@OGiannino
@matteorenzi:se volete+gettito da #renditefinanziarie,dopo stangata #bolloconti,alzate aliquota titolipubblici:#Statoladro dia lui l'esempio

Matteo Renzi ‏@matteorenzi
@OGiannino Faccio questo ragionamento Oscar. Senza alzare le tasse se abbasso irap con aumento rendite finanziarie dov'è problema?

Oscar Giannino ‏@OGiannino
@matteorenzi:meno #IRAP obiettivo "sacro",attenti solo a come proporre aumento che non sia ulteriore misura contro risparmio,che è prezioso


Vittorio Zucconi ‏@vittoriozucconi
Temo che per vedere realizzato l'Act di Renzi ci vorrà la pazienza di Job.

Maria Elena Boschi e Marianna Madia

Matteo Renzi ‏@matteorenzi
@vittoriozucconi sono meno pessimista Vittorio! Ma buona la battuta...

Vittorio Zucconi ‏@vittoriozucconi
@matteorenzi All'Italia servirebbero anche molti Jobs oltre che jobs.Good luck and good night


Roberto Formigoni ‏@r_formigoni
Come ho detto a "L'aria che tira",le tasse che si pagheranno sulla prima casa nel 2014 saranno inferiori a quelle del 2012,governo ha deciso

Maurizio Gasparri ‏@gasparripdl
@r_formigoni non è vero, e lo sai

RENZI, BOSCHI,

Roberto Formigoni ‏@r_formigoni
@gasparripdl Gasparri abbiamo dei ministri #Ncd che finalmente ci hanno messo la faccia. Se non sarà vero gliela taglieremo insieme.

Maurizio Gasparri ‏@gasparripdl
@r_formigoni e allora prerara il coltello ma usalo tu. Io per prIncipio no

Roberto Formigoni ‏@r_formigoni
@gasparripdl Mi fa piacere che accetti la sfida! Ovviamente i cittadini sperano che vinca io.

Maurizio Gasparri ‏@gasparripdl
@r_formigoni pure io vorrei che tu avessi ragione e che le tasse calassero, purtroppo non è cosi #casamassacrata

gasparri foto mezzelani gmt


Porta a Porta ‏@RaiPortaaPorta
@Maurizio_Lupi :"obiettivo governo è stato di dire che ai pagherà di meno del 2012 su tasse casa"#portaaporta pic.twitter.com/Re3QmkJiHq


Maurizio Gasparri ‏@gasparripdl
@RaiPortaaPorta @Maurizio_Lupi e no maurì, hai detto troppe cose non vere. Lo sai e si vede. Avete massacrato la casa @BrunoVespa


Maurizio Gasparri ‏@gasparripdl
@Maurizio_Lupi da Vespa a @RaiPortaaPorta ti arrampichi sugli specchi. Avete massacrato la casa. Ammetti e chiedi scusa. @forza_italia


Maurizio Gasparri ‏@gasparripdl
Inizieremo una campagna sul disastro di @ignaziomarino , il cui fallimento supera qualsiasi errore di ogni suo predecessore @forza_italia


Ivan Zazzaroni ‏@Zazzaroni
Il decasco. pic.twitter.com/5XGhnn2Gpf

IL CASCO DI BERLUSCONI BY LUPE


Laura Ravetto ‏@lauraravetto
Se la Camusso fa i complimenti a Renzi x il "jobact" e' lecito iniziare a preoccuparsi?

anna paola concia ‏@annapaolaconcia
Qui si troverà pure un'altra soluz ma descrivere #cameron e #obama degli estremisti su #matrimonigay fa ridere. #ariachetira @lauraravetto

Laura Ravetto ‏@lauraravetto
@annapaolaconcia E infatti io ho dato degli estremisti agli altri (e magari vatti a vedere la proposta mia e di Galan sulle unioni civili)

anna paola concia ‏@annapaolaconcia
@lauraravetto laurè ero alla conferenza stampa ;-)) tu hai letto bene il mio tw si?;-)

anna paola concia ‏@annapaolaconcia
@lauraravetto in generale consiglio sommessamente di non giudicare "estremismo" quella posizione ;-) tutto qui

ravetto consiglio nazionale forza italia foto lapresse


Franco Bechis ‏@FrancoBechis
Da 2 ore alla Camera la Boschi riceve questuanti in Transatlantico. Nardella fa audizioni in un corridoio. Il palazzo ormai si è adeguato

Franco Bechis ‏@FrancoBechis
Ora baci, abbracci e chiacchiere fitte fra la renziana Boschi e Sestino Giacomoni, assistente di Silvio Berlusconi..

Franco Bechis ‏@FrancoBechis
Dopo l'assistente di Berlusconi la Boschi svolta a sinistra: pranzo in buvette con Migliore (Sel) Lei parla, parla..Lui guarda, guarda...

Franco Bechis ‏@FrancoBechis
Cottarelli mani di forbice dalla Boldrini. Pare che lei irritata gli abbia consigliato di tagliarsi la lingua, che sarebbe bel risparmio


Mariastella Gelmini ‏@msgelmini
Litigi quotidiani fra ministri,pasticci su casa, scuola e salvaRoma.Ricordo male o senza Berlusconi la maggioranza doveva essere più solida?
Maurizio Gasparri ‏@gasparripdl
@msgelmini sono ridicoli, governo finito

ASSEMBLEA NAZIONALE PD RENZI LETTA MADIA EPIFANI KYENGE FASSINO


Antonio Padellaro ‏@a_padellaro
"Sarei molto cauto ad affermare che la #crisi è sconfitta".Non ditelo al governo di ottimisti, in fondo al tunnel non c'è luce: solo #Draghi


mario giordano ‏@mariogiordano5
Dunque se ho capito bene: noi paghiamo più tasse sulla casa ma i Comuni incassano di meno. Ma chi c'è al governo? Il Mago Silvan?


Maurizio Belpietro ‏@BelpietroTweet
Letta: "Ora un cambio di passo". Il che, detto da uno sull'orlo del baratro, apre a scenari interessanti

TG REGIONALE CAMPANIA FOTO DI SELVAGGIA LUCARELLI


Gianluigi Paragone ‏@gparagone
Come mai Mastella fu indagato e la De Girolamo, per pressioni politicamente indebite, no? Mastella si dimise. Lei, coperta da Letta, no

Selvaggia Lucarelli ‏@stanzaselvaggia
L'eleganza della conduttrice del tg3 Campania con rosa di tessuto, fibia e medaglione hippy e' impagabile. pic.twitter.com/g5ZU4pBYTS


Rosario Fiorello ‏@Fiorello
Vogliamo parlare di questo supermercato? pic.twitter.com/hre9KYrtr4



Fabio Canino ‏@fabiocaninoreal
@Fiorello ah ecco dove venivano comprati i famosi fagiolini a 80 euro al kg...

SUPERMERCATO SUCAMELI FIORELLO TWEET


Michelle Bonev ‏@michellebonev
All'@Oasipark per la Befana del Poliziotto, con il @sindacatoconsap della @poliziadistato, @QuesturaDiRoma pic.twitter.com/v3ybaSMUJn

 

 

 

MICHELLE BONEV FA LA BEFANA DELLA POLIZIA

CSI:VOMERO - DE MAGISTRIS SPENDERÀ MILIONI PER IL TEST DEL DNA SULLA MERDA DEI CANI

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Antonio Di Costanzo per "la Repubblica"

de magistris

Il Dna dagli escrementi dei cani. Il Comune di Napoli vuole stanare chi sporca strade e marciapiedi. I proprietari dei quattro zampe sono avvertiti: da oggi dovranno estrarre il codice genetico del proprio "fido" presentandosi alla Asl. Così l'animale potrà essere identificato. Se non lo faranno, saranno puniti con una multa che va dai 25 ai 154 euro.
Lo prescrive l'ordinanza "prevenzione della fecalizzazione sul territorio metropolitano" varata dal sindaco Luigi de Magistris e limitata per ora ai quartieri collinari Vomero-Arenella.

CACCA DI CANE SUL MARCIAPIEDI

La lotta a chi imbratta le strade con gli escrementi del proprio cane prevede il coinvolgimento attivo di una squadra di vigili urbani e di personale Asl che, fa sapere il vicesindaco Tommaso Sodano, «ha già seguito e superato un corso di formazione».
Gli agenti dovranno raccogliere un campione delle feci abbandonate sui marciapiedi, portarlo al laboratorio dell'Asl per far estrarre il Dna e risalire così al "colpevole" che, se residente nella zona, deve aver già registrato il codice genetico del proprio animale. In città è dibattito.

CACCA DI CANE SUL MARCIAPIEDI

Tra chi è favorevole «a una norma di civiltà». E chi sommessamente si chiede se sia proprio questo il primo problema da affrontare a Napoli. Soprattutto, con quali possibilità di successo se in molte zone non si riesce a pulire nemmeno le strade.

Il primo risultato, intanto, è stato quello di scatenare la protesta della polizia municipale, che non ha alcuna intenzione di trascorrere le già difficili giornate tra smog e traffico raccogliendo anche campioni di feci animali: «Siamo indignati - si legge in un comunicato sindacale dei vigili - non prenderemo mai la cacca dei cani. Forse parlando di queste cose si pensa di distrarre i napoletani dai problemi di una città intrisa di insicurezza e illegalità, che impegna le poche risorse della polizia municipale in compiti non istituzionali».

CACCA DI CANE SUL MARCIAPIEDI

Il vicesindaco Sodano difende il piano: «Il progetto mira a migliorare il decoro urbano, ma allo stesso tempo a prevenire rischi per la salute pubblica e anche a ridurre il fenomeno dell'abbandono dei cani. Consentirà di costituire una banca dati del Dna canino». Sulla stessa linea Mario Coppeto, presidente della municipalità, 120 mila abitanti e almeno 10 mila cani, solo la metà dei quali censiti: «Il provvedimento ha solo un carattere sanitario. Non è un problema estetico né di decoro. Le deiezioni possono portare parassiti pericolosi soprattutto per i bambini».

LUIGI DE MAGISTRIS INDOSSA I VESTITI DI UN IMMIGRATO SENEGALESE NEL CALENDARIO DIVERSAMENTE UGUALI

L'esame del Dna potrà essere effettuato gratuitamente all'ospedale veterinario dell'Asl di via Rocco di Torre Padula. L'estrazione del codice genetico dell'animale però - fanno sapere dai laboratori di analisi - ha un costo per la collettività che si aggira intorno ai 300 euro. Altrettanto quello delle feci per l'esame comparativo.

LUIGI DE MAGISTRIS CON GLI ORECCHINI ROSSI PER IL GAY PRIDE DI GIUGNO

Se moltiplicata per il numero dei cani, la cifra che potrebbe essere spesa per la caccia agli sporcaccioni sarebbe molto alta, in teoria nell'ordine di milioni. Chi paga? Il Comune in predissesto? Le Asl che non riescono nemmeno a togliere le barelle dalle corsie degli ospedali?

«Il progetto - spiega Giuseppina Amispergh, direttore dipartimento prevenzione Asl - costituisce un deterrente per i padroni dei cani e vuole anche essere un atto per sensibilizzare al vivere civile e di protezione della salute pubblica». Il garante per i diritti degli animali, la giornalista Stella Cervasio, figura istituita dal sindaco "arancione", invita i proprietari «a essere responsabili sia dal punto di vista sanitario che dal punto di vista etico».

Tommaso Sodano

Un provvedimento simile è stato preso a maggio a Capri, ben altra realtà. «Ogni giorno - dice il teologo Gennaro Matino, parroco al Vomero - ci occupiamo di famiglie senza sostegno, mense per poveri che stanno chiudendo. Questi provvedimenti danno la sensazione di essere uno spot».

terra dei fuochi x

Per il gesuita Domenico Pizzuti, impegnato da sempre nella difficile realtà di Scampia, «si vogliono bonificare le strade dalla cacca dei cani, quando non si bonifica Bagnoli dall'amianto e non si spengono i roghi tossici di rifiuti nelle periferie».

 

 

 

ITALIA, “SIRENA STANCA, SEDUTA SULLO SCOGLIO”. PAROLA DEL BOSS DELLA PUBBLICITÀ SORRELL

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Paolo Valentino per il "Corriere della Sera"

ALFANO, LETTA, BONINO TRIS

L'Italia ha «un enorme potenziale sul piano economico, culturale, tecnologico e noi siamo determinati a metterlo alla prova nei prossimi anni. La vostra presenza qui è un segnale di fiducia nel nostro Paese», ha detto Emma Bonino a più di 50 top manager di grandi multinazionali e fondi sovrani riuniti alla Farnesina.

EMMA BONINO E MARTIN SORRELL

Si è dato appuntamento ieri a Roma il gotha dell'Ibac, l'International Business Advisory Committee, l'organismo che suggerisce «best practices» per attrarre investimenti e migliorare il contesto economico, infrastrutturale e tecnologico di un territorio, in modo da aumentarne la competitività internazionale. Ed è stata la prima volta che un incontro del comitato abbia avuto per oggetto non una città ma un intero sistema Paese, in collaborazione col governo nazionale.

C'erano, fra gli altri, personaggi del calibro di Obaid Almansouri e Hussain Al Nowais, capi dei fondi d'investimento degli Emirati EAIG e Senaat, oltre a una parata di amministratori delegati, da General Electric a Allianz, da Gazprom alla Export Import Bank of China. Fra gli italiani, Fulvio Conti di Enel, Alessandro Profumo di Monte dei Paschi, Mauro Moretti di Ferrovie dello Stato e Vincenzo Petrone di Fincantieri, che nel suo intervento ha parlato della imminente privatizzazione di una nuova quota di proprietà dello Stato, «che farà la società più forte e meglio attrezzata per accelerare il processo di crescita», aprendo la strada a nuovi azionisti.

EMMA BONINO ENRICO LETTA E MARTIN SORRELL

È stata, con le parole di Bonino, una «discussione franca» dove la parte italiana ha cercato di offrire un «quadro sincero» del Paese, senza nasconderne criticità e problemi, burocrazia, fisco, certezza del diritto. Il ministro degli Esteri ha illustrato il progetto Destinazione Italia, lanciato dall'esecutivo Letta sei mesi fa, che punta a rendere più facile la vita agli investitori stranieri, aprendo il Paese al mondo, semplificando le procedure e in generale migliorandone il «business environment». Sette delle 10 criticità prioritarie individuate dal piano sono già state affrontate nel decreto approvato a dicembre.

Profumo Alessandro

I problemi restano. Come ha ricordato nel suo intervento a porte chiuse Sir Martin Sorrell, presidente dell'Ibac, l'immagine dell'Italia nelle economie in rapida crescita è appannata da oltre un decennio di mancate riforme e stallo, mentre è lì, nei Brics ma non soltanto da loro, che deve puntare, aggredendo i mercati asiatici, mediorientali e sudamericani. L'immagine usata da Sorrell è stata quella della «sirena stanca, seduta sullo scoglio ad aspettare», cui Emma Bonino ha risposto con la metafora del «delfino», animale «robusto, agile, intelligente e gioioso», che invece dovrà ispirarci nei prossimi anni.

Ma il manager inglese, capo di Wpp, gigante della pubblicità con 170 mila dipendenti, presenza in 110 Paesi e 10 miliardi di sterline di ricavi ha anche riconosciuto la profondità della visione strategica di Destinazione Italia, dicendo che i membri dell'Ibac ne sono stati «impressionati». Resta tuttavia da coordinare meglio il brand Italia, che in questa fase accusa un difetto di comunicazione e di immagine all'estero, soprattutto per le sue piccole industrie manifatturiere del Nord che invece stanno andando bene e tengono testa alle aziende del Mittelstand tedesco.

MAURO MORETTI CON UN CANE

In conferenza stampa, Sorrell ha detto che si è discusso anche dell'instabilità politica italiana, sicuramente motivo di «preoccupazione» per ogni potenziale investitore. Decisivo però, secondo il presidente dell'Ibac, è che l'Italia «ristabilisca la fiducia in se stessa». I lavori della conferenza sono stati chiusi da un intervento del premier Enrico Letta.

 

 

VENEZIA CHIEDE I DANNI A CALATRAVA: “CI RISARCISCA PER IL PONTE DEI DISASTRI”

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Da www.corriere.it

Santiago Calatrava

Giorgio Orsoni sfida Santiago Calatrava, il sindaco di Venezia contro l'archistar spagnola: il Comune ieri ha infatti deciso di chiedere i danni al progettista e a chi ha validato il Ponte della Costituzione. Inaugurato nel settembre 2008, il quarto ponte sul Canal Grande è stato oggetto di una serie infinita di denunce, carte bollate e incidenti (dovuti al fondo scivoloso). Ieri l'ultimo atto: l'ente pubblico ha dovuto spendere soldi dei cittadini per «rimediare» agli errori progettuali dell'opera, è la tesi del Comune, che chiede quindi un equo risarcimento.

venezia manifestanti davanti al ponte calatrava

È il passaggio inevitabile di una vicenda iniziata alcuni anni fa, quando il Comune si rivolse al Tribunale civile per un accertamento tecnico preventivo. La consulenza fu affidata a due docenti del Politecnico di Torino, gli ingegneri Renato Lancellotta e Giuseppe Mancini. I quali lo scorso anno a maggio presentarono il risultato del loro lavoro: il Comune di Venezia ha dovuto spendere 463 mila e 912 euro «per sopperire alle carenze presenti nel progetto esecutivo redatto dall'architetto Calatrava». Forse non era la cifra che ipotizzava e sperava l'amministrazione comunale, ma il principio era fissato nero su bianco: non tutto era stato previsto correttamente, lo spettacolare ponte sul Canal Grande aveva troppe pecche, che dovevano essere previste.

il ponte di calatrava a Venezia

Un'opera tormentata sin dall'inizio: prima i costi lievitati, poi un'indagine conoscitiva della magistratura conclusa con l'archiviazione. Anche se il procuratore aggiunto Carlo Nordio sottolineò comunque «i gravissimi errori caratterizzanti sia la fase progettuale sia quella esecutiva, sia quella relativa allo stesso bando di gara... errori ripetutisi in una sorta di clonazione esponenziale, che hanno dilatato i tempi di realizzazione e i costi dell'opera».

Nel febbraio dello scorso anno è un dossier della Procura generale della Corte dei Conti a criticare «lo scivoloso» ponte stimando un danno all'Erario di quasi tre milioni e mezzo di euro e riscontrando «comportamenti colpevoli del progettista e del direttore dei lavori».

GIORGIO ORSONI

Il procuratore Carmine Scarano, facendo riferimento ai costi continui di manutenzione, chiuse la relazione in modo amaro: «Il quarto ponte sul Canal Grande in futuro comporterà un costante e spropositato esborso economico... costituisce per la collettività un danno durevole a fecondità ripetuta».

 


“BREAKING BAD” ALLA FILIPPINA - SI DIFFONDE IN ITALIA LA METANFETAMINA ‘SHABOO’

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Franco Giubilei per "La Stampa"

shaboo la metanfetamina dei filippini

Fino a pochi anni fa veniva considerata «la droga dei filippini», perché il suo uso era limitato alla cerchia ristretta della comunità orientale. Poi le caratteristiche dello shaboo, una metanfetamina purissima, capace di tenere svegli e iperattivi per tutta la notte, l'hanno spinta anche negli ambienti delle discoteche più estreme.

Nel 2010 un ragazzo di 19 anni di Carpi, Enrico Rumolo, è morto fuori da un locale bolognese per aver ingoiato un mix micidiale di shaboo e ketamina. Ma secondo un investigatore che negli ultimi dieci anni ha seguito le crescenti fortune internazionali della sostanza, la metanfetamina potrebbe diffondersi ancora di più:

shaboo la metanfetamina dei filippini

«Dall'analisi dei dati mondiali, la produzione appare in crescita, e così il consumo. All'inizio veniva prodotta solo nelle Filippine e in Indonesia e veniva consumata esclusivamente dagli orientali. Negli ultimi dieci anni sono sorti laboratori in Repubblica Ceca, il consumo si è allargato a paesi come l'Iran e ci sono stati diversi sequestri anche in Italia, nell'ordine di centinaia di grammi-mezzo chilo ogni volta».

Il segnale più preoccupante però è il progressivo abbassamento dei prezzi, indice della penetrazione del prodotto sul mercato delle droghe: in un primo tempo lo shaboo costava fra i 300 e i 400 euro al grammo, dopodiché, a quanto risulta al nostro investigatore, la tariffa è scesa a 200 e, in certi casi, fino a cento euro al grammo.

shaboo la metanfetamina dei filippini

Se la quantità aumenta, con acquisti all'ingrosso, il prezzo cala ulteriormente. Se poi si pensa che da un grammo si possono ricavare più di dieci dosi, si capisce che i prezzi diventano veramente popolari. A fare il successo della metanfetamina è anche la circostanza che può essere prodotta «in pochissimo tempo e in ambiente domestico: i laboratori possono essere realizzati ovunque».

Ieri intanto i carabinieri della compagnia di Borgo Panigale hanno reso noti i dettagli di un'operazione che ha smantellato un'organizzazione che trafficava in shaboo nelle province di Bologna e Modena: sei persone, tutte di nazionalità filippina e tutte incensurate, sono finite in carcere, mentre per una settima la misura cautelare firmata dal gip Bruno Perla non è stata eseguita perché il destinatario, con ogni probabilità, è tornato nel paese d'origine.

shaboo la metanfetamina dei filippini

Per tre degli indagati le accuse sono anche rapina e sequestro di persona: avrebbero costretto un cliente che si era indebitato per 20mila euro con la banda, sempre per la droga, a prelevare denaro con il bancomat della fidanzata. E proprio dalla denuncia di quest'ultimo, un 27enne di origine siciliana residente a Casalecchio, alla fine del 2012 è partita l'indagine coordinata dal pm Massimiliano Rossi.

Un'attività investigativa costellata da undici arresti in flagranza (sette dei quali sono poi stati convalidati dal Gip) che ha portato alla luce una gang di insospettabili: tutti gli arrestati lavoravano come badanti o colf nelle case di persone anziane, e lo spaccio avveniva nelle immediate vicinanze delle abitazioni, dove venivano organizzati gli appuntamenti con la clientela a caccia di metanfetamina. Mentre gli spacciatori erano filippini, gli acquirenti erano molto spesso italiani, di età compresa fra i venti e i trent'anni.

I trafficanti si rifornivano a Roma e a Milano, perché qui si trovano gli aeroporti con voli diretti per le Filippine, dove lo shaboo veniva sintetizzato. I quantitativi sequestrati durante le indagini non sono ingenti, circa 25 grammi.

narcotrafficante filippino arrestato

Meno del mezz'etto sequestrato a Modena lo scorso maggio, e molto meno dei 330 grammi su cui le forze dell'ordine hanno messo le mani a Milano nel 2012, o dei due chili rinvenuti nel Modenese lo stesso anno. A seconda dell'etnia dei consumatori, mutano le modalità di assunzione: mentre i filippini ne inalano i vapori dopo averla scaldata, con effetti devastanti per la pelle, gli italiani preferiscono scioglierla in acqua.

 

IL NECROLOGIO DEI GIUSTI - SE NE VA ARNOLDO FOÀ, UNO DEI GRANDI DELLA TV DEL DOPOGUERRA

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Marco Giusti per Dagospia

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Più di cento film, non sappiamo quanti spettacoli teatrali, quanti doppiaggi e, soprattutto, quanta televisione avesse fatto nella sua lunghissima carriera Arnoldo Foà, che si è spento a 98 anni dopo una vita piena vissuta pienamente che gli ha dato tante soddisfazioni. Per chi è cresciuto nel dopoguerra Foà è stato uno dei più grandi volti della prima televisione grazie agli sceneggiati che hanno fatto la storia della Rai: "L'isola del tesoro", "David Copperfield", "Capitan Fracassa", "Piccole donne", "Le mie prigioni", "La freccia d'oro", "Marcovaldo".

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Ma è stato anche la grande voce che ci ha accompagnato in decine di kolossal, il narratore di "La Bibbia" di John Huston, la voce di Peter Ustinov in "Quo vadis?", quella di Anthony Quinn nel capolavoro di Federico Fellini "La strada" e in "Barabba" di Richard Fleischer, ma anche la voce di Broderick Crawford in "Il bidone" di fellini, oltre che di Jean Gabin, Louis Jouvet, Lionel Barrymore, Ward Bond, Kirk Douglas e decine di altri attori americani.

Doppiò anche il Lupo Cattivo nel cartoon di Walt Disney "I tre porcellini". Ma è stato anche grande attore a teatro per Luchino Visconti, Giorgio Strehler, Luca Ronconi, Luigi Squarzina, lavorando per le grandi compagnie italiani del '900, grande attore italiano per il cinema internazionale, che molto lo ha valorizzato anche rispetto al nostro, se pensiamo alle sue apparizioni nei film di Orson Welles, "Il processo", Joseph Losey, "Fuga a mezzanotte", Daniel Mann, "Judith", Jacques Deray, "Borsalino", Michael Anderson, "L'uomo del Kremlino", Nunnally Johnson, "La sposa bella", Tony Richardson, "Il marinaio di Gibilterra", Vincente Minnelli, "Nina", ma anche con Maurice Labro e André Hunnebelle in Francia.

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Nato nel 1916 a Ferrara, figlio di Valentino e Dirce Levi, dopo gli studi di economia a Firenze, si trasferì a Roma al Centro Sperimentale di Cinematografia per studiare recitazione diplomandosi nel 1938, anno in cui lo troviamo in due film, "Crispino e la comare" di Vincenzo Sorelli e nel meraviglioso "Ettore Fieramosca" di Alessandro Blasetti. Sempre nel 1938 debutta a teatro in "La dodicesima notte" di Shakespeare con la regia di Anton Giulio Bragaglia, che lo porta a lavorare nelle più grandi compagnie del tempo, la Capodaglio-Di Luca, la Cervi-Pagnani-Morelli-Stoppa, la Ninchi-Barnabò, la Adani-Cimara.

Incappò presto nelle leggi razziali. Ebreo, dovette non solo cambiar nome, diventando "Puccio Gamma", ma subì l'umiliazione di ottenere ruoli a teatro solo come sostituto degli attori malati. Da subito notato per la sua bellissima voce, lo troviamo a Napoli come voce della Radio degli Alleati al tempo della Liberazione.

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Nel dopoguerra ottiene immediatamente la giusta considerazione sia dal teatro che dal cinema. Lavorò nelle compagnie Ferrati-Cortese-Scelzo, alla Compagnia del Teatro Nazionale di Guido Salvini, al Piccolo di Milano, fino a mettere in piedi la sua stessa compagnia con Andreina Pagnani, Olga Villi e Gabriele Ferzetti nella stagione 1956-57.

Nel cinema lo ritroviamo nel 1945 nel rarissimo "O sole mio" di Giacomo Gentilomo, una specie di "Roma città aperta" napoletana, ma lavorò con tanti registi, con Pietro Germi in "Il testimone", con Raffaello Matarazzo in "La fumeria d'oppio", con Duilio Coletti in "Il grido della terra", uno dei pochi film italiani sul problema ebraico dopo la guerra. Fece molti film con Totò, da "Yvonne la nuit" a "Totò sceicco" al censuratissimo "Totò e Carolina" di Mario Monicelli, dove intrepreta il commissario che l'agente Totò venera al punto di farne una statua di mollichella di pane.

ARNOLDO FOA

Ma lo troviamo anche in "Adamo ed Eva" e in "I cadetti di Guascogna" di Mario Mattoli, in "Un giorno nella vita" e "Altri tempi" di Alessandro Blasetti, in "Il tradimento" di Riccard Freda. Ebbe un bellissimo rapporto di lavoro con Vittorio Cottafavi che lo volle in "Avanzi di galera", "I cento cavalieri" e nella sua serie tv "I racconti di padre Brown" nel 1971.

Con l'arrivo dei peplum e dei kolossal ebbe molte opportunità in film come "Cartagine in fiamme" di Carmine Gallonem "Salambò" di Sergio Grieco, "I tartari" di Ferdinando Baldi, oltre a ottenere molti ruoli in film americani e inglesi girati in Italia, come "Il processo" di Orson Welles. Negli anni '60 fu una delle colonne del nostro teatro e della nostra tv in tanti sceneggiati popolari che ne fecero uno degli attori più amati dal nostro pubblico.

ARNOLDO FOA

Negli ultimi vent'anni fu salutato come un sopravvissuto di un mondo culturale ormai lontano. Ebbe modo di lavorare in film del tutto diversi, da "La puttana del re" di Axel Corti a "Ardena" di Luca Barbareschi, dal comico "Il 7 e l'8" con Ficarra e Picone a "Gente di Roma" di Ettore Scola a "Le ombre rosse" di Citto Maselli. Fu anche molto attivo in politica, schierandosi con il Partito Radicale negli anni '80 e scrisse un'autobiografia, "Recitare".

 

ARNOLDO FOA

LO SCANDALO DELLA SANITÀ BENEVENTANA SI ALLARGA AGLI ALTRI GIORNALI - DE GIROLAMO VERSO L'ADDIO?

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MICHELA VITTORIA BRAMBILLA BEATRICE LORENZIN NUNZIA DE GIROLAMO FOTO LAPRESSE

Conchita Sannino per "La Repubblica"

«Mi disse chiaramente che sui nostri tre nominativi non c'era nessun gradimento politico. Eravamo la vecchia guardia». Due pagine, cariche di accuse. Un superteste racconta alla Procura come e perché il manager della sanità pubblica Michele Rossi, il dg inviato dall'allora deputata, ed oggi ministro, Nunzia De Girolamo al vertice della Asl di Benevento, sia diventato portatore di presunti «favoritismi» ad «imprese vicine al Partito della Libertà» e strumento di epurazione ed «esautoramento» di dirigenti. Ecco cosa raccontano le carte dell'affaire De Girolamo, il caso politico e giudiziario che rischia di esplodere, martedì, dinanzi al Riesame di Napoli.

CONTRATTO ALLO ZIO DE NUNZIA DI GIROLAMO

Sia Rossi, sia l'attuale ministro De Girolamo, com'è noto, non sono indagati. Lui continua a fare il manager della Asl, lei rivendica di poter «parlare in libertà», cioè chiedere a dirigenti pubblici di far «capire chi comanda», definire «stronzi» e «tirchi» chi non si piega alle sue indicazioni.

LA CONDANNA DI BERLUSCONI PELLEGRINAGGIO A PALAZZO GRAZIOLI NUNZIA DI GIROLAMO

Eppure questo spaccato di potere e provincia italiana, ai tempi della Terza Repubblica, offre pagine di incontestabile rilevanza pubblica. Oltre che ansie comprensibili ai protagonisti della storia. Al punto che la De Girolamo rischia ora di essere querelata per un sms inviato sei giorni fa a Clemente Mastella. «Sei un m...! Ti querelo», gli scrive lei.

E solo perché l'ex leader dell'Udeur aveva osservato la differenza di valutazioni che, per analoghe presunte ingerenze sulla Sanità, avevano portato nel gennaio 2008 agli arresti domiciliari di lady Mastella (con dimissioni dell'allora Guardasigilli e caduta del governo Prodi). Ora Mastella mostra il messaggio aRepubblica, lo legge d'un fiato. «Eccolo: "Sei un m...! Ti querelo. Mi stupisce che uno che è padre e che ha avuto così tanti problemi con il figlio possa dire quelle cose ad una dell'età del figlio. Esiste Dio e con te non sarà clemente!!!».

L'ex re di Ceppaloni spiega: «Ho dato a un notaio la documentazione, sto valutando la querela per ingiuria e minacce. Vorrei chiedere se questo è lo stile difeso dal premier Letta, e se il Capo dello Stato approva che i ministri della Repubblica mostrino atteggiamenti di arroganza e minaccia, peraltro verso parlamentari che esprimono opinioni non offensive, che sono frutto di autentiche prove e sofferenze personali».

20140110_nunzia e mara

A Benevento, non si parla d'altro. Perfino il Pd sapeva ma era silente. Ma da qualche giorno il votatissimo deputato dei democrat, Umberto Del Basso de Caro, noto penalista del Sannio, dice senza mezzi termini: «Se ci sarà la mozione di sfiducia, non ho dubbi, la voterò. Certo, con dispiacere perché il premier Letta è stato qui capolista in Campania 2, gli ho fatto la campagna elettorale. Ma questa vicenda presenta punti oscuri». È vero che le sono stati riferiti adirati commenti del suo collega pd Francesco Boccia, marito della De Girolamo? «Lasciamo stare».

TWEET DI NUNZIA DE GIROLAMO

Un greve intreccio italianospunta tra gli atti. Una sequenza di presunti abusi, pressioni, indebite intrusioni nella gestione di nomine e appalti. La storia comincia nell'autunno 2011, quando su indicazione di SuaSanità De Girolamo arriva al vertice della Asl, il manager Rossi. Continua con le intercettazioni a tradimento fatte dall'ex direttore amministrativo Felice Pisapia (ben 27 ore), dirigente epura-to, ora accusato di truffa e sottosposto ad obbligo di dimora a Salerno.

NUNZIA DE GIROLAMO FRANCESCO BOCCIA E NUNZIA DE GIROLAMO DA CHI

Ma in quelle registrazioni, alcune consegnate alla Procura, altre ancora top secret, c'è la voce di Nunzia a suggerire di inviare controlli contro un titolare di un bar dell'ospedale Fatebenefratelli che poi sarà casualmente chiuso da un accesso dei Nas, e sostituito dallo zio della De Girolamo. In altra registrazione il ministro, si scopre ora, riunita col suo cerchio magico, con manager come Rossi, e i fedelissimi Luigi Barone e Giacomo Papa, dice: «Ma chi è questa stronza?», riferito, stando alla ricostruzione, alla donna che ha osato fare una multa ad un imprenditore di mozzarelle, Giovanni Perfetto, amico della De Girolamo.

Intrecci che tornano ora nelle dichiarazioni di un superteste. Lui è Arnaldo Falato, tre lauree, attualmente in viaggio in Argentina. Interrogato un anno fa, il 14 gennaio 2013, dal pm Giovanni Tartaglia Polcini, Falato, dirigente responsabile del Servizio organizzazione aziendale e budgenting della Asl, dice: «Il dottor Rossi mi disse chiaramente che sui nostri tre nominativi (io, Giovanni De Masi, caposervizio Provveditorato e Felice Pisapia, capo del Servizio bilancio) non c'era nessun gradimento politico. Perché? Eravamo la vecchia guardia Udeur. Mi chiese addirittura di dargli una mano per esautorare Pisapia e De Masi. Io gli risposi che non era possibile, la rotazione degli incarichi doveva avere una motivazione ».

FRANCESCO BOCCIA E NUNZIA DE GIROLAMO DA CHI NUNZIA DE GIROLAMO

Ma per conto di chi agirebbe, Rossi? Ammesso che faccia fede la sua stessa voce, è proprio il manager a dire alla De Girolamo, nel 2012, in uno dei tanti incontri intercettati da Pisapia: «Nunzia io non resterei un secondo di più qui alla Asl, se non per te e con te, perché la nomina l'ho chiesta a te, tu me l'hai data ed è giusto che ci sia un riscontro (...)». Ma continuiamo ad ascoltare Falato. «Il manager mi disse anche che una volta andato via De Masi aveva intenzione di sospendere tutte le gare d'appalto(...) Feci presente a Rossi che di tutte le gare, quella relativa al 118 era urgente e doveva essere portata avanti anche per evitare di esporre la Asl a risarcimenti (...).

NUNZIA DE GIROLAMO

Ma lui mi rispose che si trattava proprio della gara che doveva bloccare assolutamente». E c'è dell'altro. Sempre Falato: «Per quanto a mia conoscenza vi sono atti amministrativi non in linea con l'attuale legislazione adottati dall'attuale direttore generale», tra cui «provvedimenti peggiorativi della posizione dei cosiddetti avversari politici ». Perché Rossi, a detta di Falato - che non risulta indagato per calunnia - parlava molto chiaro sulle "preferenze" della pubblica amministrazione. «Il direttore generale mi ha più volte espressamente rappresentato di voler favorire le imprese vicine al Partito della Libertà mentre simile sorte non doveva essere più assicurata ad altre imprese come ad esempio la Sanit o la Pulitecnica, ree di essere troppo vicine ad altro partito politico».

NUNZIA DE GIROLAMO CONTRO MASTELLA

Sanit e Pulitecnica risultano effettivamente estromesse o danneggiate. Sarà un caso.
L'affaire di Sua Sanità resta carico di spine. Non solo per la De Girolamo, ma anche per il governatore Caldoro e per Rossi. Possibile che il manager resti al suo posto? Nuovamente interpellato, come il 18 dicembre quando Repubblica aprì il caso, il manager ribatte: «Qualunque cosa io dica viene strumentalizzata, non posso parlare, lei capirà».

 

GLI SQUALI DI NEW YORK SCRUTANO PASSO PASSO LE MOSSE DEL SEGRETARIO PD - LE GRANDI BANCHE D'AFFARI SI DIVIDONO

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Francesco De Dominicis per "Libero"

Wall Street scruta Matteo Renzi. Ma il nuovo segretario del Partito democratico divide i giganti della finanza. Da una parte Morgan Stanley, che fa «accomodare in casa» possibili nuovi ministri del leader Democrat. Dall'altra Merrill Lynch, convinta che lo stesso Renzi perda tempo a vantaggio del Movimento 5 Stelle.

Il numero uno dei democratici è un osservato speciale degli «squali» di New York: da settimane, ormai, ha gli occhi addosso dei big Usa. Programmi, dichiarazioni e posizoni del sindaco di Firenze sono sistematicamente passati ai raggi X dagli analisti. Non è una novità: rischi e scenari politici, del resto, spostano gli equilibri nelle scelte d'investimento.

renzi in collegamento da otto e mezzo con dietro la foto di mandela e napolitano

Tuttavia, due tra le più grandi banche d'affari mondiali, come accennato, sembrano avere opinioni diametralmente opposte sulle prospettive politiche del sindaco di Firenze, da poche settimane alla guida del Pd. Morgan Stanley pare guardare con un certo favore al leader Democrat. Il numero uno in Italia della major statunitense, Domenico Siniscalco, è in stretto rapporto con Piero Fassino.

E con il sindaco di Torino, che ha sostenuto Renzi nelle primarie del Pd, l'ex presidente di Assogestioni non condivide solo le origini piemontesi. Proprio Siniscalco ha appena spalancato le porte dell'advisory board di Morgan Stanley a Lorenzo Bini Smaghi. L'ex «consigliere» della Banca centrale europea è considerato uno dei possibili candidati alla poltrona di ministro dell'Economia qualora il segretario Pd riuscisse a conquistare Palazzo Chigi.

matteo renzi a otto e mezzo da lilli gruber

Non solo. Il nome dello stesso Bini Smaghi e quello di Siniscalco circolano da alcuni giorni come eventuali sostituti (in «quota Renzi») nell'ipotesi in cui l'attuale inquilino di via Venti Settembre, Fabrizio Saccomanni, dovesse rassegnare le dimissioni.

Maria Elena Boschi davanti a Palazzo Ruspoli a Firenze resize DAVIDE SERRA ALLA LEOPOLDA MORGAN STANLEY

Insomma, Morgan Stanley sta «allevando» uno dei possibili candidati a diventare ministro dell'Economia nel caso in cui Renzi dovesse vincere le prossime elezioni politiche e diventare presidente del consiglio. Nella banca americana guidata nei nostri confini da Siniscalco, peraltro, si è fatto le ossa Davide Serra (poi diventato fondatore e partner del fondo d'investimento Algebris), il finanziere italiano che vive a Londra e che, durante le primarie del Pd, organizzò a Milano una cena di finanziamento per Renzi. Intrecci e legami che ricorrono, anche se, va detto, da parte del colosso Usa non esiste, agli atti, alcun endorsment esplicito nei confronti del segretario Pd.

Un altro player mondiale, invece, ha più di una perplessità rispetto al cammino di Renzi. Merrill Lynch ha messo nero su bianco, in un documento riservato che circola fra gli operatori finanziari, tutti i dubbi sul numero uno dei democratici. Il rapporto «Italy economic viewpoint, Renzi versus the economy» sostiene che il sindaco di Firenze dia priorità alle riforme istituzionali e non a quelle economiche: un atteggiamento che potrebbe spingere l'elettorato verso movimenti «percepiti come più attivi nel rispondere al malessere» delle persone.

Nell'analisi, si fa riferimento alla Lega Nord e Forza Italia, ma è il Movimento 5 Stelle del «famoso comico» Beppe Grillo ad avere le carte in regola, secondo Merrill Lynch, per scippare voti a Renzi e superare il 30% dei consensi.

 

HOLLANDE TRA LE LENZUOLA NON SI VEDE NÉ SI TOCCA. ALLA FRANCIA PIACE LA CENSURA

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1. LA PRIVACY, INNANZITUTTO» IMBARAZZI FRANCESI SU HOLLANDE
Stefano Montefiori per il Corriere della Sera

Ci sono occasioni in cui la Francia appare un'isola separata dal resto del mondo: durante l'elezione presidenziale, quando tutti consultano i siti svizzeri o belgi per sapere chi dei due candidati è in testa (in Francia i sondaggi sono proibiti); e in questi giorni, quando la relazione (non confermata né smentita) del presidente François Hollande con l'attrice Julie Gayet trova largo spazio nei giornali di tutto il mondo, ma non in quelli francesi.

HOLLANDE-GAYET: "LIBERATION"

Faceva un certo effetto, ieri, mettere a confronto per esempio la prima pagina del britannico Financial Times, la testata delle élite europee difficilmente sospettabile di cedimenti al puro gossip, e la copertina di Libération, il quotidiano della sinistra francese: una grande foto di Julie Gayet sull'Ft, e un fotogramma dall'ultimo cartone animato di Miyazaki su Libé . Omaggio al grande regista giapponese più che legittimo ma forse un po' fuori tema, vista la giornata.

Valerie Trierweiler Hollande

Al di là del rilievo, colpisce anche il taglio degli articoli. All'estero, la notizia è soprattutto che il presidente della Repubblica francese, uomo con molte responsabilità tra le quali quella dell'arsenale atomico, potrebbe avere eluso ogni ragionevole misura di sicurezza per andare in motorino a incontrare l'amante, con la guardia del corpo ridotta a portare i croissant; in Francia, il punto sembra invece essere che il settimanale Closer ha infranto la privacy del presidente.

FRANCOIS HOLLANDE E LA SUA COMPAGNA VALERIE TRIERWEILER jpeg HOLLANDE-GAYET: "LE MONDE"

La tradizionale protezione francese della vita privata dei personaggi pubblici sembra anacronistica, specie quando essi stessi, per primi, danno alle loro vicende personali una dimensione politica: il 6 maggio 2012 François Hollande ha salito i gradini dell'Eliseo facendosi accompagnare da Valérie Trierweiler, che solo in virtù della storia d'amore con il presidente - un fatto sicuramente privato - ha diritto all'«Ala Est» del Palazzo, con uffici e consiglieri personali pagati dai contribuenti.

L'11 febbraio François Hollande e Valérie Trierweiler sono attesi a da Barack e Michelle Obama a Washington, per una visita ufficiale. I cittadini potrebbero forse avere il diritto di conoscere la verità sullo stato della relazione tra il loro presidente e la sua compagna, dotata evidentemente di un ruolo pubblico.

HOLLANDE-GAYET: "FINANCIAL TIMES"

Eppure i media francesi sembrano tornare, anche se a proposito di circostanze molto diverse, all'atteggiamento tenuto con Dominique Strauss-Kahn prima che scoppiasse lo scandalo del Sofitel: tutti conoscevano le sue abitudini poco compatibili con l'esercizio del potere, si è scoperto poi, ma nessuno si è sentito in dovere di informarne i francesi. La privacy, o quel che ne resta, innanzitutto.

HOLLANDE-GAYET: "TIMES"

2. IL LETTO DI HOLLANDE NON SI TOCCA. ALLA FRANCIA PIACE LA CENSURA
CORO UNANIME A DIFESA DELLA PRIVACY DEL CAPO DELL'ELISEO. LA STAMPA CONTRO AL RIVISTA "CLOSER": UNA DERIVA INEDITA
Gaia Cesare per Il Giornale.it

La quiete dopo la tempesta. Mentre Internet e i social network ribollono per lo scoop sulla presunta relazione tra François Hollande, 59 anni, e l'attrice Julie Gayet, 41 - con gli impertinenti del web che ironizzano: «Ségolène, Valérie, Julie. Di questo passo la prossima è Angelina Jolie» - tutto tace in zona Eliseo e dintorni.

HOLLANDE-GAYET

Il presidente approfitta del week-end per studiare una strategia che gli consenta di dribblare le domande sullo scandalo alla conferenza stampa di martedì, che nelle intenzioni del capo dello Stato francese dovrebbe segnare il suo rilancio politico. Nessuna traccia nemmeno di Valérie Trierweiler, la compagna ufficiale del capo dello Stato, la cui ultima apparizione al fianco di Hollande risale a martedì scorso.

Non pervenuta nemmeno Julie, per molti ormai solo la maîtresse, l'amante, che pure venerdì tramite il suo avvocato è riuscita a far rimuovere le immagini dello scandalo dal sito del magazine. All'indomani del Gayet-gate - com'è stata ormai ribattezzata la presunta storia clandestina insinuata dalle foto del settimanale Closer, che immortalano il presidente casco in testa, dopo la traversata in scooter, mentre entra nel pied-à-terre dell'attrice per uscirne il giorno dopo - da Parigi è soprattutto silenzio assordante.

HOLLANDE-GAYETJULIE GAYET IMBARAZZATA PER DOMANDE SU HOLLANDE E IL SUO AMICO E COLLEGA RIDE

A raccontare invece, in maniera parecchio eloquente, anche con molti non detto, il clima che si respira nei palazzi della politica e del potere, e forse anche nella libertina società francese, sono gli organi di stampa. Quasi un coro unanime che si stringe attorno al presidente per stigmatizzare l'attacco alla sua vita privata.

HOLLANDE-GAYET

Il più feroce contro lo sgambetto al presidente è Le Parisien, quotidiano nazionale più diffuso a Parigi secondo cui la decisione di pubblicare le «foto rubate del capo dello Stato» «segna una deriva inedita e rimette fortemente in discussione la frontiera fra vita pubblica e privata»: due sfere, spiega, che dovrebbero essere separate «da un cordone sanitario».

hollande

Da Le Monde al Figaro a Libération i toni non cambiano ed evidenziano più un'urgenza a difendere il privato dell'Eliseo che a cogliere le contraddizioni o le eventuali ripercussioni pubbliche dello scandalo. Lo spazio dedicato alla reazione del presidente, cioè alla richiesta di rispettare la sua vita privata, è nettamente superiore a quello dato alla notizia, con Le Figaro che titola «Hollande chiede il rispetto della sua vita privata» e lo esorta a fare un discorso pubblico talmente forte da rimuovere le tentazioni di voyerismo, Le Monde che insiste «Monsieur Hollande costretto a difendere la sua vita privata», Libération che si chiede, dopo aver relegato la notizia in un angolo della prima pagina: «Esiste una vita privata durante l'Eliseo?».

LO SCOOP DI CLOSER SU HOLLANDE E JULIE GAYET

Di certo nulla a che vedere con la crudeltà degli inglesi, che dal caso del ministro John Profumo a quello vicepremier di Blair, John Prescott, non perdono occasione per inchiodare i loro politici ai Sexgate. Niente a che fare neanche con gli americani e non solo dopo lo scandalo Clinton-Lewinsky.

Inimmaginabile negli States che il capo dello Stato possa lasciare il palazzo presidenziale in scooter e passare la notte altrove. Dopo l'assassinio di Kennedy, l'associazione della stampa presidenziale ha ottenuto che un pool di giornalisti segua praticamente ovunque il presidente fuori dalla Casa Bianca.

HOLLANDE-GAYET

E che dire dell'Italia, dove la stampa non ha risparmiato alcun dettaglio né giudizi - legittimi quanto feroci - sulle serate dell'ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi? In Francia, invece, da destra a sinistra, la stampa si stringe attorno al presidente, come hanno già fatto i politici di ogni colore.

LA PRIMA PAGINA DI CLOSER CON LE FOTO DI HOLLANDE E JULIE GAYET

Snobismo? Sintonia con i costumi francesi? Eccesso di connivenza col potere? Pura voglia di difendere il sacrosanto principio della privacy o - come lascia intendere la direttrice di Closer - forse un pizzico di invidia per lo scoop mancato? «Se la storia vi ripugna tanto - chiede piccata Laurence Pieau - non sarebbe stato più semplice non farci la prima pagina?».

 

HOLLANDE-GAYET: LA DIRETTRICE DI "CLOSER"

 

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