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RE GIORGIO ROTTAMATORE: IMBALSAMATO BERSANI, RIUSCIRA’ RENZI A SALVARE IL PD?

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Wanda Marra per Il Fatto Quotidiano

RENZI E BERSANI

Pier Luigi Bersani ieri pomeriggio ancora aspettava una telefonata definitiva di Napolitano che gli comunicasse ufficialmente come interpretare la sua posizione. Prima pre - incaricato, poi congelato. Poi forse dimissionato in diretta tv. Oppure congelato fino all'elezione del nuovo Presidente della Repubblica. E poi chissà, come ieri almanaccava qualche bersaniano. Il segretario democratico era partito per Piacenza perché Napolitano gliel'aveva detto, che non se ne faceva nulla.

RENZI E BERSANI PD

Quanto meno nell'immediato. E lui Pier Luigi era ancora appeso a un filo. Un filo che immediatamente dopo le comunicazioni mattutine del Colle alcuni vicinissimi interpretavano come l'approdo delle due commissioni descritte da Napolitano. Ovvero, Bersani sarebbe stato il premier da incaricare "dopo". Tant'è vero che lui, passate un paio d'ore rilasciava una dichiarazione gelida: "Siamo pronti ad accompagnare il percorso indicato dal Presidente. Governo di cambiamento e convenzione per le riforme restano l' asse".

Come dire: ribadisco il mio progetto. Certo, quando escono i nomi sostenere una cosa del genere sembra sempre più arduo. E non è un caso che non ci sia nessuna convocazione per la direzione che molti si aspettano la prossima settimana: in questa fase, fallita la linea di Bersani, potrebbe succedere di tutto.

NAPOLITANO E RENZI A FIRENZE jpeg

Il Pd cammina in ordine sparso. Con Bersani è rimasto il "tortellino magico", i fedelissimi, che fino all'ultimo l'hanno consigliato di rimanere sulle sue posizioni. Ma anche moltissimi dirigenti locali, con i quali il segretario si è blindato. Sarà guerra, con tutti gli altri. I nomi fatti da Napolitano sono una doccia fredda anche per chi - come i renziani - il governo del Presidente lo voleva dall'inizio.

"Un pasticcio", lo definiscono uomini vicini al sindaco di Firenze. L'interpretazione è che si aspetteranno altre due settimane, e sarà il nuovo Presidente a dare l'incarico. Il tema del Colle torna. Per loro, il preludio non è certo a un governo del cambiamento, ma col Pdl che farà due o tre cose e poi andrà al voto a ottobre.

Come diceva Matteo Richetti venerdì "è finita la questione o Bersani o elezioni". Graziano Delrio, sindaco di Reggio Emilia, ieri si limitava a commentare: "Le decisioni del Capo dello Stato possono essere le condizioni che ci aiutano a uscire dall'empasse. Speriamo facciano presto". I malumori dei renziani aumentano: hanno sbagliato completamente strategia a rincorrere Grillo fino all'umiliazione, dicono.

E tra l'altro, Bersani se voleva davvero farlo doveva mettersi subito da parte. Dunque, è solo questione di tempo e toccherà a Renzi. E il partito alla fine, dicono, lo accoglierà come il salvatore: perché lui corre per la premiership e del Pd non gli importa nulla. Per cui va benissimo che sia guidato da una figura più a sinistra, come Fabrizio Barca. Il congresso sarebbe a ottobre, difficile pensare che ci si arrivi.

Matteo Orfini e Massimo DAlema

Sul fallimento della linea politica di Bersani sono d'accordo anche gli uomini di area Dem, quelli di Franceschini. Spiega Antonello Giacomelli: "Quando la politica legittima lo stallo perpetua una nuova fase di commissariamento". Su Twitter era stato un po' più deciso: "Larghe intese per via istituzionale... Vorrei chiedere a chi le ha impedite per via politica se è soddisfatto". Adesso si dovrà fare in modo di eleggere il nuovo Presidente della repubblica, non come si è fatto col governo, spiegano.

NAPOLITANO BARCA jpeg

Il riferimento non è casuale. Infatti, il centrosinistra ha quasi i numeri per scegliere da solo il nuovo inquilino del Quirinale (501 grandi elettori dei 504 necessari). Dovrà aprire un dialogo esplicito con altre forze o no? Non si è ancora consumato lo scontro sul "piano b" di Napolitano, e già se ne apre un altro. Sì perché a questo punto i Democratici sanno che sarà lui a determinare con le sue scelte anche la loro sorte. Il Pd reggerà? "La parole di Napolitano - scrive Salvatore Margiotta, sempre su Twitter, anch'egli franceschiniano - aprono oggettivamente una nuova fase. Il Pd deve saperla interpretare. Se possibile unitariamente. Altrimenti, meglio chiarezza".

Se Verini e Gentiloni plaudono a Napolitano, alle larghe intese, alle urne scongiurate , i Giovani Turchi provano a leggerla in un altro modo. "Abbiamo impedito governissimi e annessi. Il Presidente ha indicato una strada condivisa da tutti, anche dall'M5S. E questo è un bene. Ascolteremo i suggerimenti di questi saggi ma naturalmente il Parlamento è sovrano". Parola di Matteo Orfini. Oggi è Pasqua, ma la Resurrezione sembra lontana.

 


LA SAGGEZZA E’ FEMMINA MA I “SAGGI” SONO TUTTI MASCHI

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Mariella Gramaglia per La Stampa

A un certo punto era invalsa la moda, per fare un po' gli americani, di chiamare «padri costituenti» i parlamentari che hanno redatto la nostra Costituzione. Errore grave. Le «madri costituenti» erano ventuno, pochissime su 556 eletti, ma era il lontano 1946. Nella vicina incerta primavera del 2013 scopriamo, invece, che le «sagge» non esistono. I saggi, specie rara e preziosa, appartengono a un unico genere, quello maschile.

NAPOLITANOGIANMNI LETTA EMMA BONINO GIULIANO AMATO

Solo un manipolo di uomini coraggiosi può essere chiamato a una missione impossibile: stendere, nella minuscola manciata di giorni che ci separa dalla conclusione del mandato del Presidente Napolitano, un microprogramma di breve fase, ma sufficientemente dignitoso e preciso da poter vestire come un guanto la mano di colui (su colei nutriamo poche speranze, date le premesse) che potrebbe succedere a Mario Monti. Insomma un miracolo, cui dar corpo prima che cali il quindicesimo sole. Un miracolo da veri uomini.

Eppure Giorgio Napolitano non ha mai mancato di lodare il talento femminile in politica, ha dichiarato che sarebbe tempo che fosse una donna a succedergli, ha più volte aggiustato la barra del timone quando governava un presidente del Consiglio convinto che la locuzione «dignità femminile» appartenesse a una lingua strana, o addirittura morta, il gaelico, l'ostrogoto, o chissà...

Dunque perché il Presidente ha fatto una simile scelta? La fretta, l'ansia, l'assillo di rendersi utile al Paese con la massima rapidità non spiegano tutto.

Nel leggere i nomi viene in mente un'altra possibile soluzione dell'enigma. Il fatidico secondo livello: per poter esercitare una mediazione di questo tipo devi avere potere da molti anni. Avere delle truppe su cui contare nel caso dei politici. Essere saldamente al vertice di enti e istituzioni nel caso dei tecnici. Insomma, essere in quella cerchia che gli inglesi chiamano «old boys network».

E se fossero proprio gli «old boys», e le loro reti, ad averci fatti colare a picco? Questo Parlamento sarà pure poggiato sulla faglia di un terremoto, tuttavia, senza particolari costrizioni regolamentari, ci ha regalato un'assemblea ringiovanita di dieci anni e una percentuale di donne mai vista prima. Almeno da questo punto di vista gli italiani e le italiane - che hanno lasciato pencolare senza maggioranza il Senato della repubblica - si sono espressi con molto chiarezza. Vogliono più donne e più persone giovani a rappresentarli. E' un messaggio culturale, oltre che politico.

Invece siamo tutti qui, in attesa del verdetto di dieci autorevolissimi e attempati signori.
Bisogna ammettere che, nelle stesse condizioni, i cardinali non se la sono cavata troppo male. Noi laici, però, abbiamo il vantaggio della libertà di scelta e lo svantaggio che ci fa difetto l'assistenza dello Spirito Santo.

EMMA BONINO

 

LA MALEDIZIONE DI OSAMA: MUORE UN ALTRO DEI SUOI GIUSTIZIERI

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Da Corriere.it

Erano 25 i membri del «Team Six» dei Navy Seal che nel maggio 2011, vicino a Islamabad, entrarono nel bunker dello sceicco del terrore Osama Bin Laden e lo uccisero. Adesso in vita ce ne sarebbero soltanto due. Dopo il tragico incidente di elicottero che uccise 22 membri di quella squadra, nell'agosto dello stesso anno, infatti, un altro marine del «Team Six» è morto durante un'esercitazione.

L'elicottero Usa abbandonato per un problema tecnico nei pressi del complesso in cui era nascosto Osama Bin Laden ad Abbottabad (Epa)elicottero osama resize

IL PARACADUTE
Si chiamava Brett D. Shadle, aveva 31 anni e giovedì pomeriggio con il suo paracadute si è schiantato al suolo nel deserto dell'Arizona dopo una collisione con un commilitone. Stavano esercitandosi nei lanci a bassa quota. Shadle è stato dichiarato morto all'ospedale di Tucson, poco lontano. Il collega è ricoverato in condizioni definite stabili e le sue generalità non sono state rivelate. Sull'incidente le autorità militari hanno aperto un'inchiesta.

BISSONETTE INTERVISTA

IL LIBRO
A queste morti - anche se non è mai ufficialmente confermato che i 22 a bordo dell'elicottero fossero ad Abbottabad o se facessero parte del team logistico - va aggiunta la storia di Matt Bissonnette, che sotto lo pseudonimo di Mark Owen aveva scritto un libro, No easy day, in cui raccontava il dettaglio della missione, e che è poi diventato la base del film Zero dark thirty. Bissonette/Owen è stato minacciato di morte, e non avendo chiesto ai suoi superiori il permesso di divulgare informazioni, seppur camuffate.

bissonette x osama resize

LO SPARATORE INDIGENTE
E l'uomo che ha materialmente ucciso Bin Laden («Devo colpirlo alla testa così non ha la possibilità di farsi saltare per aria. In quel attimo gli sparo, due volte alla fronte. Bam. Bam. La seconda mentre sta scivolando sul pavimento») un mese e mezzo fa aveva raccontato all'Esquire di essere rimasto senza alcuna assistenza dopo essersi congedato. Per l'emozione o lo stress legato alla vicenda, ha lasciato il Team Six dopo soli 16 anni, contro i 20 previsti.

 

LADY FINOCCHIA - DIANA TRAVESTITA DA OMO NEL BAR GAY CON FREDDY MERCURY…

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Da LaStampa.it

LA VITA DI DIANAFreddie Mercury

Freddy Mercury vestì la principessa Diana da uomo con una giacca militare e con lei e una coppia di amici andarono in un bar gay di Londra dove nessuno la riconobbe. Lo scrive l'attrice Cleo Rocos nelle sue memorie, pubblicate oggi dal Sunday Times online.

All'ingresso nella Royal Vauxhall Tavern, racconta l'attrice nel «Il potere della bevuta positiva», «ci sembrava ovvio (...) che avrebbero scoperto chi era». Ma l'attenzione di tutti si concentrò su Mercury, su di lei e sull'altro amico, il dj Kenny Everett, mentre la principessa, in divisa, cappello e occhiali di sole fu assolutamente ignorata.

freddie mercury the king

Tanto che poté anche ordinare da bere senza che il cameriere sospettasse nulla. «Le piacque tantissimo, era come se fosse scomparsa», ricorda l'attrice che aggiunge: «Appariva proprio come un magnifico giovane uomo». Dopo una ventina di minuti nel locale i quattro se ne andarono.

Diana, ex moglie del principe Carlo, fu per tutta la vita inseguita dai flash dei fotografi e perse la vita in un incidente di auto a Parigi nel 1997 mentre la sua auto era seguita dai paparazzi.

incidente diana mercedes distrutta

 

UNA ANGELA MERKEL GIOVANE E COMPLETAMENTE NUDA. ‘’LE CANARD ENCHAINɒ’ INCARTA UN BEL PESCIOLONE D’APRILE

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Liberoquotidiano.it - http://www.liberoquotidiano.it/gallery/1215132/Angela-Merkel-giovane-e-nuda--foto-vera-o-falsa-.html

MERKEL NUDA - PESCE D'APRILE

Una Angela Merkel giovane e completamente nuda. E' lei o non è lei? La bibbia satirica francese Le canard enchainé e, a ruota, i social network, hanno iniziato a far girare questa foto in bianco e nero, a occhio e croce risalente agli anni Settanta, in cui tre nudiste nordiche camminano placide e sorridenti su un pontile, mostrando le proprie grazie all'obiettivo.

MERKEL NUDA - PESCE D'APRILE

Ebbene, l'identità delle tre ragazze è sconosciuta, ma la biondina a sinistra, sguardo timido e caschetto spettinato, sarebbe proprio l'attuale cancelliera tedesca, 59 anni. Si attende la smentita della Merkel, che sta passando la Pasqua in Italia, nella sua amata Ischia, concedendosi anche un bel bagno termale. Niente paura, però: negli scatti LaPresse, indossa il suo tradizionale costume integrale scuro...

 

MILIBAND: NO A UN FASCISTA SULLA PANCHINA DEL SUNDERLAND

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Ansa.it

lazio dicanio

L'arrivo di Paolo Di Canio sulla panchina del Sunderland ha provocato un terremoto nel club inglese: il dirigente della squadra, David Miliband, che e' anche ex ministro e fratello dell'attuale leader del partito laburista britannico, si e' dimesso dall'incarico in polemica, visto 'il passato del nuovo allenatore' che confesso' la propria ammirazione per Mussolini.

Di Canio, ex attaccante e capitano della Lazio, ma anche autore di un libro sul Duce, era stato squalificato piu' volte per i suoi ripetuti saluti fascisti verso i suoi sostenitori. 'Io sono fascista, ma non sono un razzista' si era difeso il giocatore nel 2006.

Miliband, ministro degli Esteri nel governo laburista di Gordon Brown dal 2007 al 2010, ha lasciato la politica a marzo per assumere la guida della Ong americana International Rescue Committee (IRC). Di Canio, 44 anni, è stato nominato allenatore del Sunderland ieri dopo il licenziamento di Martin O'Neill, in carica dal dicembre 2011, in seguito alla sconfitta di sabato contro il Manchester United (1-0).

 

 

lazio dicanio 05

UN CORSO DI PORNO-CULTURA ALL’UNIVERSITÀ. IN AMERICA ESPLODE LA POLEMICA

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Stampa.it

Lindsay Lohan James Deen photographed by Gavin Doyle SUL SET DI THE CANYONS JAMES DEEN E LINDSAY LOHAN LINDSAY LOHAN E JAMES DEEN IN THE CANYONS lindsay lohan james deen the canyons trailer

Un corso di pornografia all'università. L'iniziativa del Pasadena City College fa discutere, soprattutto dopo che il professore che tiene il corso, Hugo Schwyzer, ha invitato una porno star a intervenire a lezione.

«Il corso punta a offrire agli studenti gli strumenti per capire la pornografia come uno strumento storico e contemporaneo. Gli studenti vivono in una cultura saturata dalla pornografia e raramente hanno la possibilità di imparare qualcosa sul tema in modo sicuro e intellettuale», spiega Schwyzer, sottolineando che a lezione non si guardano film porno, questa è un'attività riservata agli studenti come compito a casa.

Ma la spiegazione non soddisfa neanche gli altri professori del college, che si dicono stupiti dal corso e affermano come all'interno dello stesso istituto ci siano tensioni al riguardo. E la `lecture´ della pornostar James Deen, laureatosi al Pasadena College con il nome di Bryan Mathew Sevilla, ha acceso ancor di più il dibattito, costringendo il preside ad annullarla. «Appoggiamo la libertà accademica del professore. La preoccupazione del college è però quella di assicurare che gli eventi pubblici seguano procedure in grado di assicurare la sicurezza pubblica», afferma l'ufficio del preside del Pasadena College.

JAMES DEEN JAMES DEEN

 

 

LA FUFFA FATTA COMMISSIONE: I “SAGGI” SI RIUNISCONO AL COLLE

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Da "Ansa.it"

giorgio napolitano

E' da poco iniziata, al Quirinale, la riunione del gruppo dei sei saggi incaricati di occuparsi delle tematiche economico sociali. Il gruppo è composto da Enrico Giovannini, Giovanni Pietruzzella, Salvatore Rossi, Enrico Moavero Milanese, Giancarlo Giorgetti e Filippo Bubbico. A seguire, la riunione del gruppo dei saggi che si occupano delle tematiche istituzionali composto da Valerio Onida, Mario Mauro, Gaetano Quagliariello e Luciano Violante.

MARIO MONTI E ENZO MOAVERO

"Io credo che quando si è titolari della fiducia di milioni di italiani si debba ragionare non più con gli slogan o gli atteggiamenti oltraggiosi. Si ha il dovere di dire cosa, come e quando per risolvere i problemi". Così il senatore Pd Filippo Bubbico, uno dei dieci 'saggi' designati da Napolitano, ha ribattuto questa mattina ai microfoni di Radio Città Futura, all'accusa lanciata dal leader del M5S sul suo blog di essere 'badanti della democrazia'.

Giancarlo Giorgetti - Copyright Pizzi

Mentre a chi ha parlato di un 'commissariamento della politica' Bubbico ha assicurato: "Dalle parole del Presidente Napolitano non deduco questo, tantomeno a questi gruppi vengono affidati compiti di natura politica. Il nostro compito è quello di verificare le possibili convergenze su priorità fondamentali sulle problematiche sociali ed economiche, e sugli assetti istituzionali, a partire dalla legge elettorale che non può che essere modificata nei tempi più veloci possibili ha specificato il senatore Pd".

Quanto alla durata del lavoro dei saggi, Bubbico dice: "Io credo che non possa che essere limitato nel tempo questo nostro lavoro: il tempo giusto verrà definito intanto dal mandato che il Presidente vorrà conferirci in maniera più puntuale dall'altro dall'evolversi delle situazioni politico istituzionali che mi auguro possano portarci in una condizione di ordinarietà, nella quale possa agire un Governo legittimato da una base parlamentare solida".

SILVIO BERLUSCONI

SIR, 'SAGGI' RIMETTANO INSIEME I COCCI - "Rimettete insieme i cocci". E' l'appello della Chiesa ai "saggi" incaricati da Napolitano. "Dieci italiani di buona volontà, politici e tecnici, da oggi e per 10 giorni almeno, proveranno a rimettere insieme i cocci della nostra Italia. Cocci politici, ma anche economici e sociali", dice il Sir, agenzia dei vescovi: "pochi giorni a disposizione delle tre minoranze partorite dalle elezioni (Pd, Pdl, M5S) per mettere in campo scelte di comune responsabilità" necessarie "per mettere in sicurezza il Paese".

BRUNETTA, COALIZIONE LARGA O VOTO - "Non voglio parlare dei dieci saggi ma del governo che dopo quaranta giorni l'Italia non ha, questa é una melina insopportabile. La sinistra ha detto mai e poi mai, se ci fosse una crisi come quella di Cipro troverebbe il paese senza un governo: l'Italia deve avere un governo, chi si mette di traverso su questo si prende una responsabilità enorme".

Lo dice il capogruppo del Pdl alla Camera Renato Brunetta, ospite di "Radio anch'io", sottolineando che "o si fa un governo di larga coalizione da subito o si torna a votare, qualunque altra strada è irresponsabile". "Faccio appello alle anime responsabili del Pd che nei dialoghi informali sono molte - dice Brunetta - perché facciano un atto di coraggio, riconoscano il risultato delle elezioni e vedano la necessità di fare la larga coalizione con il Pdl".

ie11 bersani letta

ALLE 16 CONFERENZA STAMPA BERSANI-LETTA - Oggi pomeriggio, alle ore 16, nella sede del Partito Democratico in via Sant'Andrea delle Fratte 16, il segretario nazionale del Pd, Pier Luigi Bersani, e il vicesegretario del partito, Enrico Letta, terranno una conferenza stampa sulla situazione politica. L'incontro con i giornalisti verrà trasmesso in diretta streaming sul sito www.youdem.tv.

CACCIARI, NAPOLITANO HA RAGIONE, BERSANI RESTI FUORI - "La misura è colma e Napolitano ha perfettamente ragione. Quando ha varato il governo Monti sperava che i partiti avrebbero fatto una nuova legge elettorale e varato qualche riforma, solo che non hanno fatto nulla anche se protetti da Monti. La campagna elettorale poi ha ripetuto tutti i peggiori temi dell'ultimo ventennio e il risultato è questo che vediamo. Ci sono inoltre partiti prigionieri della loro identità, incapaci di mettersi in contatto l'uno con l'altro".

E' il parere espresso a Tgcom24 dal filosofo Massimo Cacciari analizzando il quadro politico. Sulle responsabilità del Pd e del M5S, Cacciari ha aggiunto: "Il Pd dice che non vuole fare un partito con il Pdl e con il M5S non può. Allora cosa fa? Chiede un monocolore avendo preso meno del 30%? Il Pd, a patto che non sia impazzito, alle prossime elezioni non si presenterà ancora con Bersani. Non c'è un italiano inoltre che crede al monocolore grillino e Grillo sbaglia a insistere. Anche Bersani sbaglia, avrebbe dovuto chiedere a Napolitano una personalità esterna al Partito, ma allo stesso tempo di garanzia per il partito stesso".

 


LA METEORA ZICHICHI: “I RAGGI COSMICI? IDEA FORMIDABILE”

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Malcom Pagani per il "Fatto quotidiano"

CROCETTA - ZICHICHI - BATTIATO

Di costellazioni e meteore, il professor Antonio Zichichi, 83 anni, collezionista seriale di lauree, croci al merito, scoperte scientifiche, imitazioni e Nobel da notte di San Lorenzo, è sommo esperto. L'ultima stella cadente, la carica di assessore nella giunta di Rosario Crocetta, ha attraversato il cielo di Sicilia per 90 giorni. Una scia cancellata dal governatore con licenziamento coatto: "Parlava solo di raggi cosmici, non se ne poteva più".

PROFESSOR ZICHICHI

Zichichi ringrazia: "Mi ha liberato da un equivoco" e lascia ai posteri la sentenza: "In 3 mesi, non in 3 anni o in 3 secoli, il sottoscritto ha lasciato sul tavolo 12 progetti. Vogliono cambiare la storia? Li mettano in pratica. Avevo proposto di fare della Regione l'avamposto della via italiana al nucleare. Sembravano capire. Mi illudevo".

ZICHICHI AD ATREJU

Non l'hanno applaudita per il nucleare?
Si sono fatti spaventare. Io non credo negli individui, ma nella rigorosa natura scientifica. E la vita di tutti i giorni in un consesso partitico non è mai una scienza esatta. L'energia nucleare è la più sicura del mondo, ma non si può demandare, come avvenne a Chernobyl, la gestione ambiti così delicati a volgari raccomandati di origine politica. I disastri accadono così. E l'Italia, dalle raccomandazioni è sepolta. È una Hiroshima culturale.

CROCETTA ALL ASSEMBLEA REGIONALE SICILIANA Crocetta

Ma con Crocetta è finita per i raggi cosmici?
I raggi cosmici sono un progetto formidabile. Dobbiamo capire come si formano le nuvole. Niente nuvole, niente pioggia, niente acqua. Discutere di raggi cosmici o di elettrodinamica quantistica, non è inutile. Chi lo sostiene ignora che è grazie allo stesso principio che si possono usare i telefonini. Se io parlo troppo di raggi cosmici, Crocetta dovrebbe smettere di telefonare. Ma non ci smarriamo nelle miserie. Il tema è più ampio.

NUCLEARE

Quale tema, professore?
La base della civiltà. Come si conciliano meritocrazia e democrazia. Dopo un processo secolare ci è riuscita solo la Chiesa che ha alle sue spalle quella cosetta chiamata trascendente. Da noi è più complicato, l'Italia è aggredita dai cialtroni.

NUCLEARE

Come uscirne?
Con la creazione di due organismi. Una Camera di natura democratica dove gli eletti dal popolo possano discutere liberamente e un'altra, formata da sapienti, dove si progetti senza perdere tempo.

NUCLEARE giallo big

Se ne perde nelle assemblee istituzionali?
Amico mio carissimo, non ha idea di quanto. E chi dice si fa così, chi dice di qua, chi dice di là, chi dice di su, chi dice di giù. Sa come lo chiamo questo falso movimento?

Come professore?
Chiacchiere. Io sono abituato a inventare. Avevo prestato il mio cervello e il mio tempo. Crocetta voleva voltare pagina, al telefono si era dimostrato colto, sapeva tutto di me.

È deluso?
Preferisco non pensarci. Ora ho da fare. Sarà contento il mio editore. Gli ho promesso tre libri e non ne ho consegnato nessuno. L'avventura con Crocetta l'avevo presa seriamente. Ma non ci ho litigato e se lo afferma dice il falso. Magari talvolta gli accade.

Ora tornerà al suo "Super-mondo".
Non l'ho mai abbandonato. Sono uno scienziato, non un burocrate. E non posso vivere sepolto dai fogli e dal politichese. È la storia della mia vita, dei miei innumerevoli successi, della malcelata invidia di tanti pseudocolleghi. Se avverto l'insalubre arietta dell'inazione, taglio la corda.

CENTRALE NUCLEARE

Le imputano un'eccessiva autostima.
Se ci fosse Fermi le risponderebbe a dovere. Sa cosa disse sua moglie? "Se solo Enrico fosse vivo, avrebbe Zichichi come pupillo". Così disse. Fermi era lucido: "Quando si tratta di difendere il proprio lavoro, bisogna dire basta a ogni falsa modestia".

Allora basta con la falsa modestia.
Sì, basta. Faccio battaglie culturali, io. Cose da scienziato vero. Io, qualcosa, con immensa immodestia, ho fatto. E non vedo ragioni per nasconderlo.

Dunque non nascondiamo.
Sa perché ho quasi sempre battuto i miei colleghi scienziati? Perché penso meglio di tanti altri. D'altronde senza di me la scoperta dell'antimateria o dell'universo subnucleare, assolutamente ignoto fino al 1950, sarebbe ancora nel libro dei sogni.

CENTRALE NUCLEARE

Invece no. Zichichi parlò.
Non esisteva niente, come del resto sulla risonanza magnetica nucleare che permette lo studio del cervello e delle sue infinite potenzialità. Scoperta fondamentale di cui ho parlato per primo. Le faccio un esempio. Lei come se lo spiega il talento di Mozart nel comporre musica a soli 4 anni?

Non saprei professore.
Nel cervello esistono parti diverse e crescite differenti. La porzione del cervello di Mozart con inclinazione musicale era sviluppata come quella di un adulto. Ognuno ha la proprie. Lei avrà quella giornalistica, il numerologo quella matematica. Di tutto questo, senza la risonanza magnetica nucleare e la mia insistenza, nulla sapremmo.

Detto così sembra semplice.
In chiarezza non difetto. Avrei potuto fare il conferenziere. Potrei farle mille altri esempi. Parlarle della terapia protonica, accolta tra i lazzi e ora riportata grazie a me, all'attenzione della scienza o dell'oblìo toccato ad Archimede, un genio assoluto oggi dimenticato. Capisce l'abiezione? Il nostro patrimonio culturale è razziato, prestato o disperso in mezza Europa. Il satiro di qua, il coso di là, ma questa è roba nostra e a noi deve tornare.

 

 

 

LONDON BIG SOCIETY IS FALLING DOWN, (WEL)FAIR LADY - LA CRISI COLPISCE DI BRUTTO ANCHE I SUDDITI DI ELISABETTA

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Claudio Gallo per "La Stampa"

Il coltello dell'austerity di Cameron ha cominciato da ieri ad affondare nella carne viva della società. Il mitico welfare inglese non ha più nulla di mitico, è un vecchio aristocratico che per scaldarsi brucia i mobili di casa. Nel frattempo il modello di Big Society (i privati dove lo stato si è ritirato), presentato dal primo ministro come la magica soluzione per assicurare i servizi decimati, non sembra decollare.

CAMERON DAVID

Da oggi le famiglie assistite con un letto in più rispetto alle necessità perderanno il 14% dei contributi per la casa, con un costo medio per famiglia di 14 sterline a settimana. E' la controversa "Bedroom Tax". Tagli al sistema degli affitti, ai fondi per i disabili e aumenti delle tasse comunali incideranno fino a 25 sterline la settimana. Entra in vigore anche il tetto di 500 sterline al mese per i sussidi famigliari. Il "Child Poverty Action Group" ha calcolato che la stangata costerà alle famiglie 93 sterline la settimana.

ed miliband

Per avere l'assistenza legale gratuita, d'ora in poi bisognerà avere un reddito famigliare non superiore alle 32 mila sterline l'anno. Chi guadagna tra 14 e 32 mila dovrà sottoporsi a un test di idoneità. I benefici sulle tasse locali saranno trasferiti ai consigli comunali, con una riduzione nei finanziamenti del 10%. Brutta storia per i 5,6 milioni di britannici a basso reddito che li chiedono: gli enti locali stanno agonizzando, non potranno che tagliare ancora.

REGINA ELISABETTA CON DAVID CAMERON

Rivoluzione anche per l'invalidità che sarà calcolata in modo diverso: non più una valutazione delle condizioni, ma la percezione soggettiva delle condizioni. Ora sarà richiesto un esame diretto e non più una domanda scritta. Il nuovo metodo inevitabilmente restringerà la porta d'ingresso.

Dal prossimo lunedì per la prima volta benefici assistenziali e crediti fiscali non seguiranno l'inflazione, ma aumenteranno per i prossimi tre anni solo dell'1%. I redditi più alti (da 150 mila sterline l'anno) avranno invece ridotta a 45p la tassa dei 50p, 50 centesimi ogni sterlina oltre il tetto. Il mancato gettito dovrà essere recuperato da un aumento della tassa sugli immobili di lusso.

REGINA ELISABETTA II

Da metà aprile entrerà progressivamente in vigore la riforma più acclamata, il "Welfare benefit cap", un tetto all'assistenza ai disoccupati, affinché l'indennità non superi il guadagno medio annuo di una famiglia al netto di tasse e contributi. Una cifra intorno alle 26 mila sterline. Da aprile, ma più lentamente, partirà un sistema di crediti per incentivare al lavoro i disoccupati.

Hanno scritto ieri sul Daily Telegraph il titolare dell'Economia Osborne e quello del Lavoro Smith: "Il welfare va urgentemente riformato per il bene della società". Per i due ministri di Cameron si tratta di un ritorno alle origini: aiutare chi è veramente in difficoltà, gli altri hanno il dovere di cavarsela. Il governo conta di tagliare la spesa pubblica di 50 miliardi di sterline entro il 2015, nello sforzo di ridurre il crescente deficit e favorire la ripresa economica.

GEORGE OSBORNE

In tempi di penosi sacrifici, la figura del disoccupato che non fa nulla per cambiare il suo stato, perché con l'assistenza guadagna più di un manovale, è diventata un bersaglio polemico molto popolare, e come tutti i cliché contiene una parte di verità. Così come lo stereotipo della famiglia assistita che vive in un casone a spese del contribuente. Ma la realtà non è quasi mai così topica. Le famiglie con figli handicappati, ad esempio, spesso hanno bisogno di una stanza in più per gestire la loro vita complicata.

Londra spera che i 660 mila colpiti dalla misura si spostino in case più piccole, liberando abitazioni con un risparmio per il contribuente di 500 milioni. La "Bedroom Tax" è ovviamente razionale, ma una razionalità astratta rischia di diventare disumana, dicono i critici.

londra pioggia x

Un'inchiesta tra 37 autorità locali nel Regno Unito ha messo in luce come 96 mila famiglie potrebbero perdere la casa "troppo spaziosa", di fronte alla disponibilità di 3688 abitazioni più piccole. "Famiglie che stanno già lottano per sopravvivere subiranno un altro duro colpo.

Il governo sta lasciandosi alle spalle il peggior record di povertà infantile di qualsiasi altro governo nel corso di una generazione", ha detto Alison Garnham della Ong Child Poverty Action Group. Quasi le stesse parole usate nei giorni scorsi dall'arcivescovo di Canterbury Justin Welby, accusato ieri da alcuni esponenti "tories" di "retorica della povertà".

Cameron non ha mai fatto mistero di voler smontare il welfare, secondo lui pachiderma novecentesco inadatto nella società globale. Ma la sua ricetta per sostituirlo è per ora soltanto uno slogan fortunato, la Big Society: la solidarietà privata al posto di quella pubblica.

londra pioggia

La scure del Cancelliere Osborne si infatti è indirettamente abbattuta anche sulle società caritatevoli private che dipendevano dai fondi comunali, tagliati di un terzo. Un recente studio della Charity Aid Foundation prevede che quest'anno chiuderà una sigla ogni sei.

Metà delle associazioni consultate sta vivendo con i fondi di emergenza. Nonostante l'Ufficio del premier, basandosi su una ricerca privata, sostenga che le cifre del volontariato siano in aumento, Sir Stephen Bubb, direttore dell'Associazione dei direttori delle organizzazioni volontarie, ha da poco scritto al primo ministro per avvertirlo che l'etichetta Grande Società "è di fatto morta".

Nonostante i 600 milioni della banca pubblica per la Big Society, gli obiettivi sono lontani perché i privati non hanno sufficienti risorse. Dice Jane Kavana di Redcar, che ha perso il lavoro all'inizio di marzo, quando la sua Ong Nightstop ha chiuso: "La Big Society la facevamo ben prima che Cameron ci saltasse sopra. Ora sembra che il governo chieda soltanto che si faccia lo stesso lavoro a un costo più basso".

 

1. DOLAN AI GAY: “DIO AMA ANCHE VOI”

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1. DOLAN AI GAY: "DIO AMA ANCHE VOI"
Da "La Stampa"

TIMOTHY DOLAN ARCIVESCOVO DI NEW YORK jpeg

Il cardinale di New York, Timothy Dolan, ha scelto la Pasqua per lanciare un appello alla Chiesa Cattolica, affinché si dimostri non pregiudizialmente ostile a gay e lesbiche. Resta però fermamente contrario alle loro nozze, tema ora al vaglio della Corte Suprema a Washington. Per lui, il matrimonio resterà sempre «l'unione di un uomo e una donna per generare una vita». Quanto ai gay, «Dio ama anche loro».

cardinale dolan

2. IN VATICANO SI PARLA SPAGNOLO: LADARIA "TEOLOGO" DEL PAPA
Giacomo Galeazzi per La Stampa


"I gesuiti non cantano e non sono amanti delle rubriche liturgiche". È un vecchio detto che padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede e assistente generale della Compagnia di Gesù, rispolvera per rispondere a domande sul fatto che Francesco preferisce uno stile molto austero nelle liturgie e finora non lo si è sentito cantare. Ma di teologia i seguaci di Sant'Ignazio di Loyola sono maestri e non a caso Francesco, nel suo primo Angelus, ha parlato proprio della Pontificia Università Gregoriana.

TIM DOLAN LANCIA PER I NEW YORK METS

È tra i suoi confratelli docenti dell'ateneo di piazza della Pilotta che il gesuita Bergoglio ha individuato il suo principale consulente teologico: l'arcivescovo Luis Francisco Ladaria Ferrer, segretario dell'ex Sant'Uffizio. Finora l'inizio di pontificato si è caratterizzato più per i gesti che per le parole. Il Papa si scrive le omelie da solo e parla sempre in italiano, spesso a braccio. Francesco è carismatico e comunicativo quanto Giovanni Paolo II, ma proprio come il predecessore polacco potrà contare su un robusto supporto dottrinario.

ARCIVESCOVO TIMOTHY DOLAN

Dopo il magistero di Ratzinger (che è stato l'ispiratore teologico anche di Wojtyla) la predicazione di Francesco è più da maestro di vita che da custode dell'ortodossia e la discreta collaborazione del gesuita Ladaria è preziosa per rafforzare nei discorsi il profilo della dottrina. «Ladaria è in grado di diventare il Ratzinger di Bergoglio», osservano in Segreteria di Stato, dove l'arcivescovo conta solidi legami. Anche nella catechesi alla prima udienza generale, il Pontefice ha confermato il suo stile informale e l'andare all'essenziale.

IL CARDINALE DOLAN ARCIVESCOVO DI NEW YORK

La predicazione è efficace, mai banale, attenta alla spiritualità e alle venature umane dei personaggi . Di San Pietro , per esempio, ha evidenziato che «appena Gesù parla di dono di sé, scappa». A supportare il Papa è la «rete dei gesuiti», il «think tank» dell'ufficio dottrinario. Ladaria può contare sulla comunanza di lingua (lo spagnolo) e di impostazione teologica (aperta alla modernità senza cedimenti alla filo-marxista teologia della liberazione). «Prof» apprezzato da generazioni di seminaristi era anche tra i candidati alla successione a Madrid del 77enne Rouco Varela.

papa francesco bergoglio prende in braccio un bimbo disabile a pasqua

Con l'elezione di Bergoglio, però, diventa strategica la sua permanenza al dicastero per la Dottrina della fede. A chiamarlo nel 2008 in Curia (nel delicato ruolo occupato per 7 anni da Bertone) è stato Benedetto XVI. Ad illustrare la direzione verso cui Francesco intende condurre la Chiesa è la rivista della Compagnia di Gesù,«Popoli». E cioè «una Chiesa fatta di povertà, purezza di cuore, misericordia, mitezza, umiltà». Più universale in quanto «non identificabile con un'entità europea od occidentale né con un'istituzione romanocentrica».

LUIS FRANCESCO LADARIA

Spiega Lombardi: «Lo stile di semplicità e austerità si vede anche nelle celebrazioni, incluso il momento della comunione». Una linea, sperimentata a Buenos Aires, che «non concentra tutto sul celebrante». Sarà Ladaria a fornire il «software» teologico ad un pontificato in dialogo col mondo contemporaneo, innovativo nella orma e nei contenuti. Non abitare nell'Appartamento conferisce al Papa una grande libertà di movimento: gli consente di organizzarsi e muoversi in modo indipendente dalla burocrazia. Può guardarsi intorno e farsi un'idea delle situazioni, fare esperienza di prima mano. Dietro ogni «strappo» il direttorio teologico della sua Compagnia.

LUIS FRANCESCO LADARIA

 

“ARIANI” CHE MENANO LE MANI: UCCISI DUE GIUDICI ANTI-RAZZISTI

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Paolo Mastrolilli per "La Stampa"

Chi sta ammazzando i procuratori del Texas? Anche l'Fbi adesso è impegnata nella caccia all'uomo per risolvere questa angosciosa domanda, che secondo molti esperti avrebbe già una risposta: i gruppi razzisti bianchi hanno giurato di vendicarsi contro i giudici che hanno condannato i loro capi, e ora stanno andando a cercarli uno per uno.

MIKE MCLELLAND

Nel 2012 diverse procure del Texas, aiutate dalle Agenzie federali, avevano lanciato una grande inchiesta sulle attività dell'Aryan Brotherhood, considerato uno dei gruppi di supermacisti bianchi più pericolosi. Le accuse non riguardavano sono gli episodi di violenza razziale, ma anche altre attività criminali, come il racket, lo spaccio della droga e il riciclaggio.

Alla fine dell'operazione, nel novembre scorso, un Grand Jury convocato a Houston aveva incriminato 34 membri dell'organizzazione, inclusi almeno quattro dei leader più potenti. All'epoca il vice ministro della Giustizia federale, Lanny Breuer, aveva celebrato l'inchiesta come «un colpo devastante per l'Aryan Brotherhood, che usa minacce e violenze, incluso l'omicidio, contro coloro che violano le sue regole o minacciano i suoi interessi».

MARK HASSE

Sembrava un caso chiuso, e per qualche tempo è stato così. Il 31 gennaio scorso, però, il vice procuratore della contea di Kaufman, Mark Hasse, era stato ucciso in una sparatoria. I motivi non erano chiari, ma da qualche tempo Hasse temeva per la sua vita, girava armato e ogni giorno cambiava il percorso per entrare e uscire dall'ufficio.

ARYAN BROTHERHOOD

Subito dopo l'omicidio il suo capo, Mike McLelland, aveva fatto dichiarazioni di fuoco. Aveva definito Mark «un investigatore stellare» e lanciato la sfida ai suoi assassini: «Qualunque sia il buco dove vi siete nascosti, verremo a cacciarvi fuori. Vi porteremo davanti alla giustizia, e il popolo della nostra contea potrà giudicarvi con tutta la forza consentita dalla legge».

McLelland aveva aggiunto che Hasse non aveva partecipato direttamente all'inchiesta sull'Aryan Brotherhood, ma aveva detto che quella poteva essere la motivazione dell'attacco: «Qui abbiamo lasciato davvero il marchio nelle organizzazioni supremaciste». Due mesi dopo, alla vigilia di Pasqua, qualcuno si è presentato a casa del procuratore. McLelland era là con la moglie Cynthia, ed entrambi sono stati crivellati dalle pallottole calibro .223.

AFFILIATO ALLA FRATELLANZA ARIANA jpegARYAN BROTHERHOOD

Da allora il Texas vive in stato d'allerta. Adrian Garcia, lo sceriffo della Harris County che include la città di Houston, ha messo il procuratore Mike Anderson e la sua famiglia sotto scorta 24 ore al giorno.

L'Fbi ha inviato diversi agenti per aiutare l'indagine, che ha già un profilo nazionale,e potrebbe essere collegata anche all'uccisione avvenuta il 19 marzo scorso di Tom Clemens, capo del sistema carcerario del Colorado. Il suo assassino infatti si chiamava Evan Ebel, apparteneva a un gruppo supremacista ed è stato ucciso nei giorni scorsi durante una sparatoria con i poliziotti nel Nord del Texas.

Gli inquirenti ancora non hanno preso posizione, anche perché stanno raccogliendo le prove. La gente locale, però, non ha dubbi: i razzisti bianchi, in un modo o nell'altro, si stanno vendicando dei procuratori che avevano provato a sbarrare la strada alle loro attività criminali.

 

SALDI DI PRIMAVERA: IL WALL STREET JOURNAL PUNTA I FARI SULL’OUTLET ITALIA

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Paolo Mastrolilli per "la Stampa"

italia crisi

Investite in Italia ora, perché conviene. Evitate di farvi condizionare dalle cronache politiche, perché tanto il paese è stato sempre un macello, e cercate i titoli in forte ribasso che sono destinati a risalire. Questo consiglio, decisamente controcorrente, viene dall'autorevole Wall Street Journal.

italia crisi

L'Italia non riesce a formare un governo, la Casa Bianca esprime preoccupazione, Moody's si prepara a declassarla, e la riapertura dei mercati dopo l'inconcludente giro di consultazioni pre pasquali viene vista come un incubo. Eppure il principale quotidiano finanziario del mondo invita i lettori a chiudere un occhio sui tradizionali limiti della nostra classe politica, concentrandosi invece sulle virtù di un popolo e di un'economia sempre piena di risorse.

Dopo la dichiarazioni di ieri pomeriggio del presidente Napolitano, il Wall Street Journal ha aperto il suo sito con la notizia della creazione dei due comitati di saggi, nella speranza che riescano a sbloccare lo stallo. Prima ancora, però, aveva pubblicato un articolo di Brett Arends dal titolo molto chiaro: "Why Italy Looks Cheap", perché l'Italia sembra conveniente.

Wall Street Journal

Il pezzo naturalmente parte dai problemi politici, la crisi, il debito, la recessione, che hanno spinto anche la Casa Bianca a sollecitare la messa in ordine della nostra casa: Washington teme che il collasso di Roma travolga l'euro, provocando effetti molto negativi per la stessa economia americana in lenta ripresa. «Sarebbe da pazzi investire nel mercato italiano, giusto?», si chiede in maniera retorica il Wall Street Journal.

CASA BIANCA

Nonostante tutti i guai, però, la risposta è sorprendente. L'analisi tecnica della situazione, infatti, spinge proprio a puntare sui titoli del Belpaese, perché i soldi veri si fanno quando si compra a prezzi bassi, che vengono offerti quando c'è instabilità e crisi. Infatti l'indice Mib è giù dell'8% dall'inizio dell'anno, in netta controtendenza rispetto agli altri mercati europei, che invece sono saliti del 2%.

L'Italia ha completamente mancato il rialzo delle borse mondiali cominciato nel marzo del 2009, e anche le analisi di Credit Suisse la giudicano di gran lunga il mercato più conveniente. Il Wall Street Journal quindi suggerisce di puntare sui fondi, tipo «iShares MSCI Italy Capped Exchange-Traded Fund», ma anche sui singoli titoli. Eni, ad esempio, «è la versione italiana di Exxon Mobil», e le sue azioni costano meno solo per la sede geografica, non per la qualità del suo business: «Se la borsa si riprende, gli investitori ne trarranno subito un beneficio».

CREDIT SUISSE

Già, ma quando? E in quali condizioni politiche? La risposta viene da Holger Schmieding, chief economist della Berenberg Bank di Amburgo, che gestisce un portafoglio da 30 miliardi: «L'Italia non andrà a gambe all'aria, e l'economia comincerà a riprendersi durante l'estate. La situazione politica è un macello, ma si tratta del solito macello, e il paese saprà conviverci».

Naturalmente speriamo che abbia ragione il Wall Street Journal, anche se il suo articolo non giustifica la nostra abituale compiacenza, secondo cui tanto siamo più furbi di tutti e con la creatività ce la caviamo sempre.

«La situazione è realmente complicata», conclude il giornale. Infatti chi esce davvero distrutto dall'analisi del Journal è proprio la classe politica italiana, a cui restano in sostanza due soli profili possibili: un gruppo di irresponsabili, che da anni sta facendo del suo meglio per distruggere il paese; oppure un gruppo di irresponsabili che sta diventando irrilevante, perché il paese galleggia nonostante loro. Tertium - ossia un gruppo di persone responsabili che lavorano per il futuro dell'Italia aldilà dei loro interessi personali - non datur.

 

HILLARY-TÀ: LA CLINTON PARLA E INCASSA L’ex segretario di Stato Usa, per tirare avanti scrive e tiene discorsi

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Giorgio C. Morelli per "Il Giornale"

HILLARY CLINTON ESCE DALL'OSPEDALE CON CHELSEA E BILL

Dopo aver lasciato l'amministrazione Obama, Hillary Clinton farà il suo debutto ufficiale come conferenziera a pagamento il prossimo 24 aprile a Dallas nello Stato del Texas, dove due elettori su tre sono repubblicani.

L'ex first lady ed ex instancabile segretario di Stato di Obama (ha visitato in 4 anni ben 112 Paesi diversi e percorso in aereo più di un milione e mezzo di chilometri) terrà il suo primo discorso di fronte alla platea del National Multi Housing Council, una potente associazione che raggruppa i più importanti e facoltosi agenti immobiliari degli States. Non si conosce ancora quale sarà il compenso, ma la cifra dovrebbe aggirarsi intorno al mezzo milione di dollari.

Hillary Clinton

Lo scorso anno fu l'ex presidente George W. Bush ad essere invitato dalla lobby degli agenti immobiliari per la conferenza annuale e il suo compenso fu di «appena» 350 mila dollari. Negli anni addietro ricevettero lo stesso invito l'ex vicepresidente Al Gore, l'ex primo ministro inglese Tony Blair e l'ex segretario di Stato Colin Powell, ma il loro compenso fu inferiore ai 300 mila dollari.

HILLARY CLINTON CON IL PRESIDENTE EGIZIANO MURSI

Non a caso Hillary è molto più popolare e ambita dell'ex presidente repubblicano Bush e di qualsiasi politico americano oggi in pensione, sia repubblicano che democratico. Non a caso il cachet per una sua conferenza all'estero, scrivono i giornali americani, si aggira sul milione di dollari.

HILLARY CLINTON ARRIVA IN MONGOLIA

Inoltre Hillary sta già lavorando a un nuovo libro e avrebbe firmato un contratto da 6 milioni di dollari per quello che si preannuncia come un nuovo best-seller. Con il suo ultimo libro, uscito nel 1998, «It takes a village to raise a child», tra contratto e royalties per le oltre dieci milioni di copie vendute in tutto il mondo Hillary incassò circa 8 milioni di dollari.

HILLARY CLINTON

Ma a tenere banco sui media americani è il futuro di Hillary e la sua possibile candidatura alle elezioni presidenziali del 2016. Attualmente è l'indiscutibile front-runner tra i democratici e sconfiggerebbe facilmente ogni repubblicano che aspiri alla nomination.

Ma l'ex first lady ha sempre detto, per non bruciarsi in anticipo, che si sarebbe presa una pausa di riflessione prima di decidere se puntare o meno alla Casa Bianca. A suo discapito ci sarebbe l'età: ha 66 anni e se fosse eletta presidente guiderebbe la Casa Bianca a 70 anni. E poi Hillary ha una salute un po' cagionevole, è in politica assieme a suo marito Bill da più di 30 anni e non si è mai risparmiata.

HILLARY CLINTON

È una superattiva, stakanovista e perfezionista. Come è noto, lo scorso dicembre riportò una trombosi tra il cervello e la parete del cranio, dietro l'orecchio destro, ma per sua fortuna non ebbe né un ictus né danni neurologici.

Era un coagulo che ora cura con delle comuni pillole di Coumadin, conseguenza di una rovinosa caduta avvenuta, quando aveva sbattuto la testa nel suo appartamento di Manhattan, pochi giorni prima di Natale, per uno svenimento dovuto a disidratazione e fatica, perché colpita da un virus intestinale.

HILLARY CLINTON E BARACK OBAMA

 

40 ANNI E SENTIRLI TUTTI: BUON COMPLEANNO, TELEFONINO!

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Paolo Mastrolilli per LaStampa.it

martin cooper

«Joel, sono Marty. Ti sto chiamando da un telefono cellulare, un vero cellulare portatile». Era la mattina del 3 aprile 1973, e questa semplice chiamata avrebbe rivoluzionato il mondo. Il Marty in questione era Martin Cooper, capo della squadra della Motorola incaricata di sviluppare la telefonia mobile. Joel, per sua disgrazia, era Joel Engel, capo dei Bell Labs e principale competitore. Martin era in mezzo alla Sesta Avenue di Manhattan, davanti all'Hotel Hilton, e stava facendo la prima chiamata della storia con un cellulare. Per rispetto, o per colmo di crudeltà, aveva deciso di comporre proprio il numero del suo avversario più accanito.

L'apparecchio usato era un DynaTAC 8000X, ossia DYNamic Adaptive Total Area Coverage. Pesava quasi un chilo, era lungo circa venticinque centimetri, e i tecnici lo avevano soprannominato con due nomignoli affettuosi: «il mattone», o «la scarpa». Dopo quella chiamata, però, il mondo non sarebbe più stato lo stesso.

Cooper era nato da immigrati ucraini a Chicago, in Illinois, nel dicembre del 1928. Era fissato con l'elettronica e nel 1950 si era laureato all'Illinois Institute of Technology (IIT). Subito dopo si era arruolato nella U.S. Naval Reserves, e durante la guerra di Corea aveva servito come ufficiale sui sottomarini. Al rientro in patria, sano e salvo, era tornato a studiare, prendendo il master in Electrical Engineering sempre dall'IIT.

Motorola

La Teledyne Corporation di Chicago lo aveva subito assunto, ma nel 1954 aveva ricevuto un'offerta di quelle che non si possono rifiutare: la Motorola lo voleva come capo del gruppo incaricato di sviluppare la telefonia mobile. Si era messo subito al lavoro, ottenendo in fretta risultati importanti. Ad esempio, nel 1967 aveva creato il primo sistema di radio portatili simili ai cellulari, per la Polizia di Chicago.

La sua idea fissa, però, era un'altra: «La Bell aveva cominciato a lavorare ai telefoni cellulari dagli Anni Quaranta, però si era limitata a installarli nelle auto. Un errore. La vera libertà era quella che veniva con la possibilità di chiamare in ogni momento, e da ogni luogo. Non bisognava assegnare il numero a una casa, una scrivania o un'auto, ma a una persona che avrebbe potuto portarselo ovunque». La Motorola gli diede fiducia, e accettò di investire fino a 100 milioni di dollari prima di vendere un centesimo di ritorno.

motorola

I problemi da superare erano enormi: «Ad esempio - ci racconta Martin - il nostro primo telefono mobile, costruito in 90 giorni, aveva meno di cento transistor, ma dovevamo costantemente cercare di ridurli perché ci costavano mezzo dollaro l'uno, una enormità a quei tempi». Il 3 aprile del 1973, però, arrivò quella telefonata a Joel Engel. Ci sarebbe voluta un'altra decina di anni prima che «la scarpa» potesse diventare un oggetto commerciabile, ma il cellulare ormai era transitato dalla fantascienza alla realtà.

Marty adesso ha 84 anni, ma ancora progetta il futuro. Con la moglie Arlene ha fondato la Dyna LLC a Del Mar, in California, con cui cerca, finanzia e stimola nuovi progetti tecnologici. «La rivoluzione - ci ha detto - è appena cominciata, perché la penetrazione degli smarthpone è ancora molto ridotta. Siamo appena intorno al 40 per cento delle sue potenzialità. Quando sarà completa, avremo bisogno di una capacità di trasmissione 40 volte superiore a quella attuale. Io però sono ottimista, perché da quando Marconi inventò la radio l'abbiamo raddoppiata ogni due anni e mezzo. Forse non centreremo l'obiettivo durante l'arco della mia esistenza, ma ci arriveremo di sicuro nel prossimo futuro».

A 84 anni, Cooper continua la sua crociata per la tecnologia, perché la vede come una missione: «Vi chiedete a cosa servirà tutto questo? Le nuove forme di comunicazione cambieranno il commercio, ma soprattutto la sanità e l'istruzione. Pensate a quante scoperte si potranno fare nella medicina, scambiando più facilmente questa massa di informazioni. I ragazzi, poi, non andranno più a scuola per studiare, ma per imparare a studiare sui nuovi strumenti, di cui l'iPad è solo il precursore: saranno molto più preparati e svegli di noi. L'effetto più importante, però, è quello che la tecnologia avrà sulla vita quotidiana dell'umanità: l'efficienza generata da queste comunicazioni ci consentirà di sradicare la povertà in tutto il mondo».

Michael Douglas e il Motorola DynaTAC

 

Motorola DynaTAC

LA “LADY DI FERRO” DI SEUL RISPONDE ALLE MINACCE DI KIM

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Livio Caputo per "Il Giornale"

Park Geun Hye, 61 anni, prima donna presidente della Corea del Sud, e finora considerata cauta e misurata, ha dimostrato ieri di avere la stessa tempra di suo padre, il dittatore che regnò con pugno di ferro sulla nazione asiatica dal 1961 al 1979 e presiedette alla sua trasformazione da arretrato Paese agricolo in grande potenza industriale.

PARK GEUN HYE

Di fronte alle reiterate minacce di attacco e alla provocatoria «cancellazione» dell'armistizio del 1953 da parte di Kim Jong-un, il giovane dittatore del Nord, ieri ha risposto per le rime. «Considero queste minacce molto serie», ha detto ai suoi generali, ordinando loro «una risposta forte e immediata a qualsiasi provocazione da parte della Corea del Nord, senza considerazione per le sue conseguenze politiche».

KIM JONG UN

Questo significa che, al contrario di quanto è avvenuto in passate occasioni, in particolare nel 2010 quando i nordisti affondarono una corvetta sudista senza subire ritorsioni, l'esercito di Seul reagirà automaticamente, prima ancora di ricevere ulteriori ordini presidenziali: e nella penisola coreana potrebbe riaccendersi il conflitto terminato 60 anni fa, ma rimasto sempre latente lungo quel 38° parallelo considerato il confine più militarizzato e pericoloso del globo.

La presa di posizione della signora Park segna il culmine di una settimana di tensione crescente, contrassegnata da una raffica di minacce di Kim non solo alla Corea del Sud, ma anche agli Stati Uniti, che hanno suscitato allarme nel mondo intero.

KIM JONG UN E I MISSILI COREANI

Per ritorsione contro le annuali manovre militari coreano-americane e contro il nuovo round di sanzioni comminategli dall'ONU - con l'assenso anche dell'amica Cina - in seguito all'esperimento nucleare di febbraio, il ventottenne Kim, forse ansioso di consolidare il suo prestigio interno, ha cominciato a fare fuoco e fiamme: ha messo in massimo stato di allerta le sue unità missilistiche, ha preannunciato bombardamenti non solo alle basi statunitensi in Asia ma addirittura un attacco atomico contro il continente americano, ha proclamato un ritorno allo stato di guerra e tagliato le cosiddette «linee rosse» tra i due schieramenti, installate in tempi più tranquilli per evitare incidenti.

ESERCITO COREA DEL NORD

Gli USA hanno reagito facendo sorvolare la penisola dai loro superbombardieri e annunciando l'installazione in Alaska di una catena di missili-intercettori, ma anche reiterando il loro invito a riprendere i negoziati per la denuclearizzazione della penisola interrotti nel 2008.

Secondo gli analisti del Pentagono, comunque, le minacce di Kim sono irrealistiche, perché la Corea del Nord, pur possedendo un imponente arsenale missilistico, non è ancora in grado né di raggiungere gli Stati Uniti e neppure di trasformare i due-tre ordigni nucleari di cui probabilmente dispone in testate adattabili ai suoi razzi.

Per quanto nessuno escluda la possibilità di un gesto di follia del giovane dittatore, gli americani sono più inclini a considerare i suoi discorsi non tanto una dichiarazione di guerra, quanto l'ennesimo tentativo di ricatto per ottenere gli aiuti alimentari di cui il suo Paese ha da sempre estremo bisogno: una tattica già usata, con successo, in passato.

MISSILI COREA DEL NORD

Sabato Kim ha gettato nuovo olio sul fuoco ribadendo, in una seduta straordinaria del Comitato centrale del partito che non si riuniva da 20 anni, di non avere alcuna intenzione di rinunciare alla bomba: «L'atomica - ha detto - è un tesoro che non sarà scambiato neppure contro miliardi di dollari, perché rappresenta la vita della nazione e non può essere abbandonato fino a quando ci saranno sulla terra imperialisti e minacce nucleari».

Tuttavia, ha aggiunto che la costruzione di un arsenale atomico è compatibile con lo sviluppo economico del Paese; e, significativamente, non ha chiuso il complesso industriale di Kaesong, unico esempio di collaborazione tra Nord e Sud da cui Pyongyang attinge una parte considerevole della sua valuta pregiata.

C'è ora grande attesa su come il Nord replicherà alla signora Park. Kim sa che, se lanciasse davvero un attacco contro il Sud, gli americani non esiterebbero a correre in aiuto della loro alleata, già molto popolare a Washington, e ridurrebbero il suo Paese in macerie.

SAMSUNG

Ma potrebbe ricorrere ad armi più subdole, come cyberattacchi sul modello di quelli già tentati oppure incursioni non direttamente riconducibili agli alti comandi. La Corea del Nord è il Paese più chiuso del mondo e il suo leader, da poco succeduto al padre è un enigma anche per la CIA. Certo, non è in grado di distruggere Los Angeles e nemmeno le Hawaii. Ma, con un gesto sconsiderato, potrebbe scatenare un conflitto che coinvolgerebbe tutta l'Asia orientale.

 

BERLUSCONI LI SEPPELLISCE TUTTI: MORTO SCAPAGNINI - Il medico dell’ “elisir di lunga vita” del Banana stroncato da un ca

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1. MORTO A ROMA UMBERTO SCAPAGNINI, MEDICO DI BERLUSCONI
Da www.lastampa.it

UMBERTO SCAPAGNINI

È morto in ospedale a Roma l'ex deputato del Partito delle libertà Umberto Scapagnini, che è stato per due mandati sindaco di Catania e medico personale di Silvio Berlusconi. Era grave da tempo. Sarà tumulato nella tomba di famiglia a Napoli. La notizia è stata confermata a Catania dal suo legale di fiducia, il professore Guido Ziccone.

Farmacologo di fama internazionale, napoletano di nascita ma catanese d'adozione, Scapagnini da tempo era ricaduto nella malattia che lo aveva colpito un paio di anni fa. Allora fu sottoposto ad un delicato intervento chirurgico che per mesi gli paralizzò una parte della faccia. Dopo l'operazione fu lui stesso a rassicurare gli amici, ai quali aveva detto di avere sconfitto il tumore, poi invece ricomparso. È stato anche per questo motivo che Scapagnini aveva deciso di lasciare la sindacatura di Catania per un impegno meno attivo alla Camera dei deputati, dove è stato eletto due legislature.

Per la sua attività di sindaco a Catania, Scapagnini è stato al centro di diverse inchieste giudiziarie. Già condannato per i contributi per la cenere vulcanica versati qualche giorno prima della sua rielezione a sindaco, era sotto processo in appello per i parcheggi in proiject financing (la pubblica accusa ha chiesto l'assoluzione come in primo grado), e per il buco in bilancio.

UMBERTO SCAPAGNINI DA BERLUSCONI


2. SCAPAGNINI: "BERLUSCONI È UNICO, POSSIEDE CAPACITÀ ANORMALI"
Catania Today del 26 febbraio 2013

UMBERTO SCAPAGNINI E FANCIULLA

Umberto Scapagnini, ex sindaco di Catania, parlamentare del Pdl e per anni medico del Cavaliere esalta le doti "psico-fisiche" di Berlusconi.

"Berlusconi, e lo dico da farmacologo e non solo da suo amico personale, è un uomo unico. Ha un potere, un sistema immunitario davvero straordinario. Possiede capacità anormali non solo da un punto di vista carismatico nel sentire e trasmettere sensazioni, ma anche da quello di un'innata e spiccatissima intelligenza fuori dal comune".

UMBERTO SCAPAGNINI CON UN'AMICA - Copyright Pizzi

"Il suo -aggiunge Scapagnini- è un discorso di perfetta armonizzazione psicofisica, ovvero un ottimo rapporto psico-neuro-immuno-endocrino. E' incredibile -conclude il farmacologo- avere tutte queste energie e fare la campagna elettorale che Berlusconi ha portato avanti a 76 anni suonati. Gode di un accoppiamento eccezionale tra psiche e fisico nonostante abbia superato importanti patologie virali".


3. L'INTERVISTA DI SABELLI FIORETTI A SCAPAGNINI
Corriere Magazine del 4 novembre 2004
http://interviste.sabellifioretti.it/

GRUPPO SCAPAGNINI - Copyright Pizzi

Nella vita, dicono gli argentini, ci vogliono le tre "c": cervello, cuore e coglioni. Io aggiungo una quarta "c". Culo. Senza il culo le altre tre "c" non servono a niente». Umberto Scapagnini, professore, scienziato, eurodeputato per Forza Italia e medico di Berlusconi, sindaco di Catania, ha le idee chiare. Solo la fortuna crea la fortuna di un uomo. Tutto il resto serve ma non basta. E lui si ritiene un uomo fortunato.

Come sei messo con le «c»?
«Le ho tutte e quattro».

Ti viene in mente qualcuno che ha avuto tutto ma non ha avuto culo?
«Il mio amico Victor Rizza. Medico come me, uno scienziato. Abbiamo fatto tutto insieme. Era un grande creatore. Un siculo americano, laureato in biochimica, professore alla Rockfeller University. Fu uno degli scopritori del citocromo p 450, quello che sta nel fegato e trasforma tutte le tossine. Sfigato com'era andò in contrasto con i suoi colleghi negli Usa. Io lo conobbi casualmente e gli chiesi di venire ad insegnare a Catania. Diventammo amici e lavorammo insieme tutta la vita».

PIERO MELOGRANI UMBERTO SCAPAGNINI

Dove sta la sfiga?
«Ha fatto grandissime scoperte e non gli è mai stato attribuito il merito. Ha prodotto farmaci geniali facendo guadagnare miliardi alle case farmaceutiche. Però lui non ha guadagnato niente, lo hanno sempre fottuto. Era un uomo geniale e generoso. È morto insieme al figlio su un aereo che non doveva prendere, precipitato per mancanza di carburante dopo che l'aereo aveva scaricato il carburante per una esercitazione».

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Tu credi alla fortuna, al destino, al soprannaturale.
«Senti. Io ero blandamente religioso. Quasi agnostico. Alla messa per Victor e suo figlio, non essendoci le bare, facemmo mettere due grandi foto appoggiate all'altare. Quando il sacerdote disse: "Adesso saranno in cielo, felici, vicini, padre e figlio", io pensai: "Le solite minchiate. Victor, se sono cose vere, cerca di farmi capire". In quel momento tutte e due i ritratti sono caduti per terra. Sarà stato un colpo di vento, quello che vuoi, ma mi ha molto scioccato».

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Scapagnini, sei uno scienziato.
«Il giorno dopo sono andato a Siracusa per un'altra messa. Il parroco alla fine mi ha detto: "Guardi professore lei si è seduto esattamente nel posto dove il professor Rizza si sedeva ogni mattina alle sette prima di andare a lavorare". Io non sapevo nemmeno che lui era cattolico. Poi il parroco mi ha detto: "Prima di partire Victor mi disse: ‘Quest'anno mi sento qualche cosa di brutto, il mio carrubo sta male. Per favore se mi succede qualche cosa dica al professor Scapagnini di vedere come sta il carrubo e di andare a San Giovanni Rotondo da padre Pio'". Sono andato a vedere il carrubo ed era morto. Il carrubo era stato piantato quando lui era nato ed è morto quando lui è morto. Poi sono andato da Padre Pio e mi sono successi episodi strani. Nella stanza delle stimmate mi è caduto addosso un vaso di fiori».

rtl20 umberto scapagnini

Sinceramente: non mi sembra un gran segnale.
«Rientrando a Catania, mi hanno telefonato che Berlusconi voleva che io facessi il sindaco di Catania. Io la considerai una decisione del destino. Mi candidai e fui eletto».

Voi di Forza Italia avete questa fissa del destino, dell'Unto del Signore. Per Berlusconi è intervenuto perfino lo Spirito Santo, secondo Baget Bozzo. Attorno al gruppo Berlusconi c'è una specie di alone mistico.
«Io non lo so. Però se questa capacità di sentire un po' la trascendenza c'è, può darsi che sia stato uno degli elementi che mi può aver avvicinato a loro. Berlusconi ha la percezione anticipata di quello che succederà».

Addirittura?
«Tutti abbiamo delle intuizioni. In lui sono più frequenti».

Dimmi la verità: hai una cotta per Berlusconi.
«Sì. Non ho vergogna a dirlo. Ho una cotta per Berlusconi perché lo trovo un ectipo».

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Berlusconi è un ectipo?
«Una persona al di fuori della norma. Verso l'alto, naturalmente».

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Tu, la prima volta che lo hai visto, hai detto: «Ecco un ectipo».
«Sono convinto di aver vissuto dei pezzetti della storia d'Italia. Una sera passai da Arcore insieme a Giovanni, mio figlio. Lui disse: "Vieni, vieni Giovanni. Ti faccio sentire una cosa". Lo prese sotto braccio, accese un registratore dove era incisa la base e ci cantò sopra l'inno di Forza Italia che aveva finito di comporre poche ore prima».

Tu hai detto: «È un uomo toccato dal destino».
«Io credo moltissimo nella comunicazione interpersonale. Per esempio: ho simpatizzato con te, ma ad altri tuoi colleghi mica gli dicevo tutti sti cazzi miei».

Il Catania vince sempre quando tu vai allo stadio.
«È vero».

Sei anche superstizioso?
«Al massimo e sono convinto che ho culo. Un culo trasmissibile. Porto fortuna agli amici. Un mio collega molto caro, del Ccd, era stato eletto al Parlamento europeo. Ma un altro aveva fatto ricorso e si dovettero ricontare i seggi. Ogni volta che doveva andare a presenziare ai controlli veniva e mi toccava il culo. E alla fine ha vinto».

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Potevi aiutare anche la Zanicchi.
«Non è che posso mettere il mio culo a disposizione di tutti».

Per simpatia.
«Per simpatia sì, ma la Zanicchi non me lo ha chiesto, sennò glielo facevo toccare».

Per la cotta hai concorrenti. Fede che è più innamorato di te.
«Ed è pure geloso. Quando io dissi la cosa dell'immortalità di Berlusconi si è incazzato con me. Mi ha detto: "Solo io ho il diritto di leccare il culo a Berlusconi"».

Vedi spesso Berlusconi?
«Un paio di volte al mese. Prima c'era anche il tempo di cazzeggiare: femmine, sport, le cose piacevoli della vita».

L'Economist...
«Giornale antiberlusconiano».

Anzi, diciamolo, giornale comunista, ha definito Catania un'isola felice della Sicilia. Berlusconi come ha commentato?
«Lui non è invidioso. Mi ha detto: "Bravo, complimenti"».

Qual è il problema di Catania?
«Il problema di Catania è il traffico».

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Sembra una battuta di Johnny Stecchino.
«Il traffico e la pulizia. Ma il traffico l'ho trasformato da problema in risorsa».

Un mago.
«Ho avuto il riconoscimento dell'emergenza traffico. Così ho cambiato completamente la città. Abbiamo finanziato 13 parcheggi scambiatori. Più nove parcheggi al centro della città. In 18 mesi ho aperto 91 cantieri».

Da giovane hai vissuto negli Usa.
«Ho avuto il famoso culo di capitare in un gruppo che fece due o tre scoperte basilari sul rapporto del cervello con l'ipofisi».

Umberto Scapagnini

Ho sentito dire che tu, rinunciando di fatto all'attività scientifica per quella politica hai rinunciato al Nobel. Esagerazione di adulatori?
«Anche fosse vero lo negherei fino alla disperazione».

E perché mai?
«Porta male. Fu De Lorenzo che una volta disse: "Io sono andato molto vicino al premio Nobel"».

Uno dei vostri disse che Berlusconi doveva vincere il Nobel per la pace.
«Mi sembra un po' esagerato. E lo dice uno che ha esagerato più di tutti sostenendo che Berlusconi è immortale».

Quasi immortale.
Berlusconi è predisposto. Se c'è uno che può essere predisposto per l'immortalità, sotto il profilo immunologico, quello è Berlusconi».

Però l'immortalità non esiste.
«Resta uno dei grandi sogni dell'uomo».

Hai detto: «Mani Pulite ha fatto 700 morti». Perché - dicevi - lo stress uccide.
«Più di 700 morti. Solo in Sicilia saranno centinaia. Lo stress abbassa le difese immunitarie. Tutto dipende dall'intensità del contrasto tra quella che è la considerazione che hai di te stesso e la situazione nella quale ti vieni a trovare. Un delinquente abituale che se ne va in carcere è bello e contento. Come se andasse al circolo».

Mentre se finissi in galera tu...
«Fammi fare una grattatella. Nella classifica degli stress l'arresto è al primo posto insieme alla perdita del compagno di vita. Chi viene arrestato ha dieci volte di più la possibilità di morire di infarto e venti volte di più di avere un tumore».

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Per Berlusconi - hai detto - lo stress sono le ingiustizie e il tradimento degli amici.
«Ne abbiamo parlato tante volte. Lui dice che moltissimi su cui lui contava lo hanno mollato. Più sali, più rimani solo».

Non mi pare tanto solo.
«Lui è rimasto profondamente amareggiato dal comportamento di Vittorio Dotti. Con Dotti aveva dei rapporti di grandissima amicizia. E Dotti lo ha tradito».

Tu lo conosci bene Dotti?
«No. Conosco bene Previti. E devo dire che è un uomo molto interessante, di grande cultura anche se è ritenuto ignorante».

Tu poi gli dai la pozione segreta.
«È una leggenda metropolitana».

UMBERTO SCAPAGNINI

Sei tu che sostieni l'antiaging. Che cosa è esattamente? Che differenza c'è con la geriatria?
«La geriatria cura gli anziani, noi cerchiamo di non farli diventare anziani».

Non oso pensare i costi pensionistici.
«Se un soggetto muore a settant'anni, dopo due di malattia cronica cardiaca o un tumore, pesa sullo Stato sette volte più di un centenario che muore in buona salute dopo quarant'anni di pensione. Due anni di malattia costano sette volte più che quarant'anni di pensione».

E l'olio di onfacio, i pomodori di Pachino, l'arginina, il magnesio...
«L'antiaging si pratica anche attraverso l'alimentazione. Ora sto partendo per l'Ecuador. Con mio figlio, andiamo nel villaggio di Ocobamba dove c'è il maggior numero di centenari al mondo. Mio figlio ha scoperto che qui cresce una pianta, il palosanto, di cui si nutrono gli abitanti di Ocobamba, ricca di antiossidanti e di stimolanti per la dopamina cerebrale. Dopo andremo alle Galapagos dove vivono le creature più longeve del mondo, le tartarughe. Là, vicino al mare, cresce una specie di pomodoro che ha mille volte più licopene dei pomodori di Pachino».

Anche se non è immortale, a quanti anni arriva Berlusconi?
«I cento li supera di sicuro».

Speriamo che si ritiri dalla vita politica prima.
«Berlusconi ha un sistema di tipo neuroimmunitario veramente straordinario per cui niente mina la sua salute. Ha grandissime doti di recupero. È straordinario».

UMBERTO SCAPAGNINI CON UN'AMICA - Copyright Pizzi

È vero che ti chiamano Umberto Vanesio?
«Mi piace stare in forma».

Dopo tre convivenze, ti sei appena di nuovo fidanzato. Surama, cantante e attrice brasiliana.
«Bellissima».

33 anni lei, 63 anni tu.
«Come età biologica ho dieci anni di meno».

Maria Giovanna Elmi - hai detto - è un caso incredibile.
«Quando le ho fatto la valutazione, aveva quasi vent'anni meno della sua età».

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Dell'Utri quanti anni ha di meno?
«Otto anni. Ha una bella pelle distesa».

Andreotti?
«È molto più giovane di quello che è».

Ferrara? Gli obesi sono più vecchi, hai detto.
«Ferrara è grosso ma è la sua conformazione. Tanto è vero che quando lui è dimagrito è stato male».

Previti?
«Previti, se tu lo vedi da vicino, è molto giovanile».

È pieno di rughe. Le rughe mediterranee.
«Non sono rughe acquisite con l'età. È nato con le rughe e si è affezionato».

Letta?
«Avrà per lo meno vent'anni meno».

rtl21 mastella surama scapagnini

Elisabetta Gardini?
«Mi dispiace per lei: pochi».

Che cosa le è venuto in mente di parlare della macchinetta per mettersi le supposte di Tremonti?
«Una cazzata. La gente dice cazzate».

Gioco della torre. Chi butti, Mimun o Mentana?
«Non mi piace il neutralismo forzato di Mentana».

Mimun invece è considerato berlusconiano.
«È vicino a Berlusconi con una neutralità intelligente».

Mastella o Pomicino?
«Pomicino è un voltagabbana. Appena ha sentito odore di vittoria della sinistra, immediatamente si è precipitato».

Baget Bozzo o Bondi?
«Bondi è un comunista convertito ma sempre comunista. I convertiti non mi convincono».

Scaiola o Cicchitto?
«Salvo Cicchitto. L'ho portato io da Berlusconi, due anni fa. Siamo vecchi amici socialisti».

Perché si iscrisse alla P2?
«Non lo so se si iscrisse».

Sei più realista del re. Lo ha detto lui.
«Non ho mai approfondito».

Una volta eri socialista insieme a Salvo Andò. Adesso Andò è a sinistra e tu a destra. Chi è più voltagabbana?
«Andò si è consegnato nelle mani di quelli che l'hanno massacrato. Non lo so se è voltagabbana. Certo è masochista».

Santoro o la Gruber?
«La Gruber subito, buttare».

Uno sciupafemmine come te...
«Non mi piace neanche come femmina la Gruber».

 

QUALCUNO SI STA MUOVENDO NELLA PALUDE ITALIA, È RENZI VESTITO DA FONZIE-STRONZIE

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Spin doctor per Dagospia

renzi Matteo

Pasqua continua di passione e non ancora di resurrezione per la politica italiana, con Culatello, Mortimer e il Banana invischiati nel più grande impasse istituzionale che si ricordi; con Bella Napoli che getta in campo le residue forze per far uscire il Paese dalla palude; e con Grillo che sta a guardare, a rischio di diventare fastidioso.

Eppure qualcuno si muove, e lo fa a modo suo, facendo discutere ma sparigliando le carte. È Stronzie-Fonzie-Renzi, che fin dalla sconfitta alle primarie ha messo in campo un piano di comunicazione e posizionamento mirato. Obiettivo? Consolidare la sua immagine nazionalpopolare e legittimarsi come leader trasversale, che oltrepassi la trincea partitica dietro cui si è barricato, in maniera suicida, Culatello Bersani. Solo così si può sfidare Grillo e mettere fuori gioco il Berlusconi.

Matteo Renzi

Il piano parte dal presupposto che nuove elezioni non siano più lontane di un anno, e prevede una strategia fatta anche di opportuni silenzi - ad esempio nella prima fase post primarie e subito dopo la sconfitta elettorale. Ma soprattutto il piano di comunicazione vedrà sempre più il sindaco di Firenze sulla ribalta, utilizzando palcoscenici inusuali persino per il nemico che più lo stima, il Banana di Arcore.

Il passo oltre il Rubicone, Renzi lo ha fatto proprio in questi giorni, con la partecipazione alla puntata serale di Amici, registrata sabato, ma in onda il 6 aprile. Tre minuti o poco più di monologo di apertura, introdotto dalla sacerdotessa del pop Maria de Filippi. Una apparizione già anticipata con sapienti fughe di notizie pilotate e invito di giornalisti in studio per far salire l'attesa.

Matteo Renzi

Nulla è stato lasciato al caso dagli spin doctor renziani. Innanzitutto il target della trasmissione è esattamente quello che il PD ha fatto fatica a colpire nelle scorse elezioni: giovanissimi o anziani, in prevalenza donne, soprattutto meridionali.

Matteo Renzi

Tenendo a mente che i giovani hanno votato in massa Grillo, e che le massaie anziane del Sud restano un feudo del Banana, andare ad ‘'Amici'' significa proprio fare un'incursione in territorio nemico. Tenendo conto di un altro dettaglio non secondario: comparire nei TG e nelle tribune politiche ormai non basta. Esiste un vasto pubblico televisivo che dedica solo uno sguardo distratto ai telegiornali, mentre guarda con attenzione altre parti del palinsesto.

Matteo Renzi

In secondo luogo, le parole chiave usate da Renzi sono azzeccate e coerenti con il tipo di programma e con le aspettative del pubblico. E qui è bene essere precisi nell'analisi televisiva. Attenzione: ‘'Amici'' non è né il ‘'Grande Fratello'' (il trionfo degli "uomini senza qualità") né ‘'C'è posta per te'' (la pornografia sentimentale, cui si sottopose a suo tempo anche Fassino). ‘'Amici'' è, o meglio è percepito da suo pubblico, come una pop-celebrazione del talento e della fatica.

Matteo Renzi

Sarà banale, e farà storcere il naso agli snob con le toppe di cachemire ai gomiti, ma il pubblico di ‘'Amici'' vede nella gara tra i ragazzi non solo intrattenimento, ma anche valori. Ed ecco che Renzi ci marcia, con tre parole chiave ripetute nel suo intervento: talento, speranza, sogno.

E con una furba contrapposizione: dicendo "...perdonate i politici se fanno polemiche sui talent show, ma non perdonate quei politici che vogliono cancellare il talento" Renzi passa, implicitamente, dalla parte del pubblico, e lascia i politici dalla parte opposta: un espediente retorico molto caro anche al Banana, che funziona ancora alla grande.

Matteo Renzi

Infine il look, che ripete con codici diversi il messaggio insito nella partecipazione al programma: mettersi in giacchetta di pelle, da Renzi-Stronzie-Fonzie, indica sicurezza di sé, irriverenza, faccia tosta. Che mixati con i buoni sentimenti e le belle parole vanno dritti al bersaglio. Spin doctor d'Italia, in alto le antenne, ci sarà da divertirsi.

 

 

L’ISOLA DEI CADAVERI: MORTE SUL REALITY FRANCESE

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Alberto Mattioli per "La Stampa"

THIERRY COSTA

È l'irruzione della realtà «vera» in quella fasulla dei reality show. Nella circostanza, Koh-Lanta, versione francese, ambientata in Cambogia, del Survivor americano, un format diffuso in tutto il mondo e approdato anche in Italia nella variante con sedicenti celebrità come protagonisti: L'isola dei famosi, appunto.

Thierry Costa famoso non lo era per niente. Era il medico della trasmissione, aveva 38 anni e ieri si è ucciso nel suo albergo in Cambogia, sconvolto dalla morte di un concorrente, il 22 marzo scorso, al primo giorno di riprese della 16a edizione di Koh-Lanta.

E soprattutto dalle voci, subito rimbalzate su media e social network, che Gérald Babin, 25 anni, colpito da un malore, non fosse stato soccorso in tempo per non rovinare il bel dramma a favor di telecamera. Insomma, che il concorrente fosse stato usato come carne da cannone per l'audience.

KOH LANTA

Il dottor Costa ha lasciato una lettera manoscritta, sulla carta intestata dell'hôtel, chiedendo che fosse resa pubblica. La società Alp, Adventure Lines Production, che realizza lo show per la rete televisiva Tf1, l'ha pubblicata sul suo sito. È un documento sconvolgente.

Costa scrive: «Sono certo di aver trattato Gérald in maniera corretta, come un paziente e non come un concorrente. Ho agito conformemente al giuramento d'Ippocrate e circondato da veri professionisti».

Ma il suo nome, scrive il dottore, «è stato infangato sui media. Nei miei confronti sono state avanzate delle accuse e supposizioni ingiuste. Non oserò più incrociare uno sguardo in Francia senza chiedermi se non è pieno di diffidenza verso di me».

KOH LANTA

Per questo, Costa non rientrerà in patria neanche da morto: «Se ho una richiesta, è che il mio corpo sia cremato in Cambogia, senza mai tornare in Francia».

Venerdì, Alp aveva presentato una querela contro ignoti «per mettere fine alle voci diffamatorie» che si erano diffuse dopo la morte di Babin. In particolare, nel mirino della produzione c'era una testimonianza anonima, ripresa dal sito Arrêt sur image, che accusava i produttori di aver ritardato i soccorsi al concorrente.

Secondo questa fonte, era stato ordinato di non fermare la prova cui Babin stava partecipando ed era stato vietato al medico di intervenire davanti alle telecamere. Secondo un'altra, «per risparmiare» era stato scelto il battello e non l'elicottero per trasferire il concorrente all'ospedale che si trova in un'isola vicina a quella che ospita il set.

GERALD BABIN

In effetti, l'avvocato della famiglia di Babin, Jérémie Assous, ha dichiarato (in tv): «È indispensabile che un'inchiesta sia aperta per fare luce su questa vicenda».

La polemica, già pesante, è diventata incandescente dopo il suicidio di Costa. Nonce Paolini, presidente-direttore generale di Tf1, ha firmato un comunicato durissimo: «Di fronte a questa tragedia, lascio davanti alla loro coscienza i responsabili delle dichiarazioni anonime sulle circostanze del decesso di Gérald Babin, così come chi le ha diffuse».

KOH LANTA

Arrêt sur image ha subito reagito con un controcomunicato: «Al di là delle testimonianze, Alp detiene due documenti decisivi: la sceneggiatura e le riprese dello show». Documenti che, secondo il sito, la produzione rifiuta di comunicare ai media. Dopo il primo decesso, la registrazione è stata sospesa, i concorrenti rimpatriati e la trasmissione rinviata sine die. Diciamo che è l'unico momento di ragionevolezza in un «irreality show» dove l'unica verità, per ora, è che è già costato la vita a due persone.

 

APPLE IN GINOCCHIO DAVANTI AL DRAGONE - TIM COOK SCRIVE UNA LETTERA DI SCUSE A TUTTI I CINESI

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(ANSA)

TIM COOK FA VISITA ALLA FABBRICA FOXCONN IN CINA

Apple chiude in calo in Borsa, dove le quotazioni perdono il 3,11% a 428,91 dollari. Il calo arriva nel giorno delle scuse dell'amministratore delegato, Tim Cook, alla Cina. E delle indiscrezioni su una vendita del 10% della società da parte di uno dei suoi maggiori azionisti, Fidelity Contrafund. Cook, in una lettera pubblicata sul sito cinese di Cupertino, chiede scusa per le incomprensioni e la scarsa comunicazione e assicura che Apple rivedrà le proprie politiche di servizio e assistenza clienti.

TIM COOK CON LI KEQIANG IN CINA

La missiva fa seguito a due settimane di duri attacchi nei confronti di Apple in Cina, e punta a mettere fine alla pubblicità negativa che ne deriva in quello che è il secondo mercato di Apple dopo gli Stati Uniti. Dalla metà dello scorso mese, infatti, Cupertino è stata accusata in Cina di aver contravvenuto ai periodi di garanzia, di aver adottato politiche di customer service che discriminano i clienti cinesi, e di aver fornito risposte inadeguate e arroganti alle lamentele.

LO STEVE JOBS TAROCCO CINESE VENDE L IPAD TAROCCO CINESE

Cook assicura che Apple cambierà le proprie politiche sulle garanzie per l'iPhone 4 e 4S e che formerà in modo più adeguato i rivenditori autorizzati di prodotti Apple sulle politiche della società. "Siamo consapevoli della mancanza di comunicazione, che ha portato alla percezione di un atteggiamento arrogante da parte di Apple e al ritenere che non ci curiamo dei nostri clienti. Esprimiamo le nostre più sincere scuse", afferma Cook nella lettera. Per Cook si tratta delle seconde scuse pubbliche da quando ha assunto le redini di Apple. La prima occasione era stata l'app sulle mappe.

LA LETTERA DI SCUSE DI TIM COOK AI CINESI DAL SITO DI APPLE

Apple incassa una parziale sconfitta anche dall'ufficio brevetti americano, il Patent and Trademark office, che ha rifiutato la registrazione del marchio mini iPad. Un no arrivato alla fine dei gennaio e reso pubblico in queste ore. Secondo le autorità la parola 'mini' si riferisce a una caratteristica del prodotto. E visto che l'azienda di Cupertino ha già registrato il marchio iPad, il nome iPad Mini potrebbe generare confusione nei consumatori.

La domanda per la registrazione, come riferisce Patently Apple, era stata presentata a ottobre 2012, ma il rifiuto alla registrazione sarebbe arrivato a fine gennaio e reso pubblico solo la scorsa settimana. Apple ha ora sei mesi di tempo per presentare ricorso oppure rinnovare la documentazione.

 

 

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