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BERSANI ADDIO - ARRIVA IL “GOVERNO DEL PRESIDENTE”: AMATO, CANCELLIERI O UN GIUDICE COSTITUZIONALE - IL PD RESTERÀ UNITO

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1. BERSANI,HO DETTO NO AD ALCUNE CONDIZIONI INACCETTABILI
(ANSA) - A Napolitano ho "descritto anche le difficoltà derivate da delle preclusioni o condizioni che non ho ritenuto accettabili". Lo ha detto Pier Luigi Bersani dopo il colloquio con Napolitano al Quirinale.

"Ho riferito dell'esito del lavoro di questi giorni - ha detto Bersani - che non hanno portato a un esito risolutivo. Ho spiegato le ragioni e illustrato gli elementi di comprensione anche positivi attorno ad alcuni punti" ma ho "descritto anche le difficoltà derivate da delle preclusioni o condizioni che non ho ritenuto accettabili".

2. MARRA, DA NAPOLITANO INIZIATIVE SENZA INDUGIO
(ANSA) - Il presidente della repubblica si è riservato di "prendere senza indugio iniziative che gli consentano di accertare personalmente gli sviluppi possibili". Lo ha detto il segretario generale del Quirinale Donato Marra.

 

bersani napolitano

CONTI MPS PEGGIO DEL PREVISTO: 3,2 MLD DI PERDITE - IN PRATICA, FINO A OGGI, LA BANCA HA PRESENTATO BILANCI FALSI

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1 - BORSA: MILANO DEBOLE CON PRYSMIAN E BUZZI, BENE BPER E UBI
(ANSA) - Seduta irregolare per Piazza Affari, che ha perso quota nel finale, con un rialzo di circa l'1% che si è trasformato in un calo dello 0,1% a 15.338 punti per l'indice Ftse Mib, fanalino di coda in Europa. Fiacchi gli scambi, per soli 1,94 miliardi di euro di controvalore, pari a 0,4 miliardi in meno della media delle ultime 3 sedute. Le vendite hanno interessato Prysmian, Buzzi e Saipem, mentre il rialzo dei bancari non è stato sufficiente a compensare i segni meno del paniere.

CATTELAN PIAZZA AFFARI BORSA MILANO

GIU' PRYSMIAN, EFFETTO CONTI SU BUZZI. Sotto pressione Prysmian (-3,08%), maglia nera del paniere dei titoli principali, al nono calo consecutivo nelle ultime 10 sedute. Hanno pesato invece i conti su Buzzi Unicem (-2,68%), che ha chiuso il 2012 con un rosso di 28,5 milioni di euro. Giù Saipem (-1,48%) ed Eni (-0,57%), dopo lo stop della Turchia a tutti gli accordi con il gruppo dopo gli accordi a Cipro.

OCCHI SU POPOLARI, GIU' BPM. A due velocità le banche popolari, con Bper (+3,77%) e Ubi (+3,38%) sotto i riflettori a differenza di Bpm (-0,91%). Cauto il Banco Popolare (+0,56%), così come Intesa Sanpaolo (+0,71%), che insieme a Unicredit (+1,34%) ha chiuso sotto ai massimi di seduta, contribuendo all'arretramento dell'indice. Invariata Mps in attesa dei conti

CHI SALE E CHI SCENDE. Secondo rialzo consecutivo per Mediaset (+2,77%), dopo il balzo della vigilia nonostante il primo rosso della storia registrato nel 2012. Giù invece Rcs (-3,01%), all'indomani del Cda fiume, che ha deliberato di proporre ai soci un aumento di capitale fino a 600 milioni di euro. Stabili Pirelli (+0,18%) e Camfin (+0,39%), scivolone di Prelios (-3,37%). Sotto pressione Finmeccanica (-1,88%), Stm (-1,81%), Lottomatica (-1,66%) e Ansaldo Sts (-1,45%).

SPREAD BORSE PIAZZA AFFARI

2 - SPREAD BTP-BUND IN LIEVE CALO A 344 PUNTI
(ANSA) - Lo spread Btp-Bund è in lieve calo a 344 punti base. Ma la limatura si deve al rialzo del tasso del Bund all'1,29% dopo che nel corso della seduta era calato fino all'1,25% ai minimi da agosto. Il rendimento del Btp a 10 anni resta infatti fermo al 4,73%. Il differenziale tra i decennali di Spagna e Germania scende sotto i 380 punti base (374) con il tasso dei Bonos sempre ancorato al 5,07%.

3 - MPS: NEL 2012 PERDITE PER 3,17 MILIARDI
(ANSA) - Mps chiude il 2012 con 3,17 miliardi di perdite. Lo si legge in una nota della banca. Si tratta di un risultato decisamente peggiore alle attese degli analisti, che si aspettavano una perdita di 2,3 miliardi, e si confronta con un rosso di 4,69 miliardi dell'anno precedente. Il dato è condizionato dalle rettifiche su crediti deteriorati per 2,67 miliardi (contro 1,29 nel 2011) mentre le rettifiche su attività finanziarie sono pari a 222,6 milioni (93,2 milioni nel solo quarto trimestre), in crescita rispetto a 153,4 milioni dell'anno precedente.

Alla formazione del risultato di esercizio concorrono inoltre accantonamenti netti ai fondi per rischi e oneri e altri proventi/oneri di gestione per 326 milioni (erano circa 346 milioni nel 2011), con un'incidenza negli ultimi tre mesi del 2012 di circa 185 milioni, costituiti per buona parte da accantonamenti su cause legali/revocatorie. Tra le perdite da partecipazioni, pari a 58,1 milioni, Mps segnala in particolare la svalutazione della partecipazione in Banca Popolare di Spoleto (circa 39 milioni), Sansedoni (10 milioni), Mps Ventures (5 milioni).

ALESSANDRO PROFUMO E FABRIZIO VIOLA

Il risultato d'esercizio prima degli effetti della Purchase price allocation e degli impairment su avviamenti e intangibili e della svalutazione della partecipazione in Am Holding (risparmio gestito), registra una perdita di 1.465,7 milioni (337,8 milioni il rosso nel 2011). A livello patrimoniale la raccolta è pari a 250 miliardi, in calo del 9,3% sull'anno precedente e del 3,2% sul 30 settembre 2012. I crediti verso la clientela si sono attestati a 142 miliardi, (-1,6% e -2,3% nel trimestre) con un riduzione "da mettere in relazione - spiega il Monte dei Paschi - al ciclo economico recessivo, che ha comportato una ridotta domanda di finanziamenti da parte di famiglie e aziende, ed una particolare attenzione del gruppo nell'attività di selezione degli impieghi". I

l patrimonio di vigilanza a dicembre era pari a 12,8 miliardi, con un Core Tier 1 (comprensivo dei 1,9 miliardi di Tremonti Bond) all'8,9% (8,8% nel 2011) e un Tier 1 al 9,6% (10,3% a fine 2011). Considerando i nuovi strumenti finanziari (Monti bond) emessi a febbraio 2013, il Core Tier 1 salirebbe all'11,3% proforma e il Tier 1 all'11,9%.

Alessandro Profumo Fabrizio Viola

4 - MPS: VIOLA, BILANCIO DELLA SVOLTA, ORA BANCA DIVERSA
(ANSA) - "Si deve parlare di bilancio di svolta" e "oggi la banca è molto diversa dal recente passato". Così l'ad Fabrizio Viola aprendo la conference call con gli analisti sul conto economico del 2012. "La discontinuità si colloca peraltro in un esercizio difficile per tutti sia banche che per il sistema".

5 - MPS: RETTIFICHE SU CREDITI PER 2,6 MILIARDI
(ANSA) - Le rettifiche su crediti effettuate, su pressing anche della Banca d'Italia, sono state pari a 2,67 miliardi di euro, di cui 1,37 miliardi nel solo quarto trimestre. Lo annuncia Mps nella nota sul bilancio 2012, chiuso con una perdita superiore alle stime.

L'iceberg della Monte dei Paschi di Siena

6 - GIA' CHIUSE 200 FILIALI E USCITI 1000 DIPENDENTI
(ANSA) - Banca Mps ha già chiuso 200 filiali, il 50% dell'obiettivo di riduzione degli sportelli contenuto nel piano industriale al 2015, e ha già fatto uscire anticipatamente 1.000 dei 1.660 dipendenti che dovranno lasciare la banca entro la fine del primo semestre del 2013. Lo comunica in una nota, sottolineando le "prime positive evidenze" del piano industriale. Mps ha sostenuto nel bilancio 2012 oneri di ristrutturazione una tantum, pari a circa 300 milioni per gli incentivi agli esodi del personale in esubero.

Cipro-dice-no-al-prelievo-sui-depositi

7 - MPS: PORTAFOGLIO TITOLI E DERIVATI A FINE 2012 A 38,4 MLD
(ANSA) - Il portafoglio derivati del Montepaschi di Siena a fine 2012 ammonta a 38,4 miliardi di euro in aumento di un miliardo rispetto al precedente esercizio. E' quanto si legge nel comunicato sui conti della banca, in cui si precisa che l'esposizione è concentrata su titoli di STato italiani e che nel quarto trimestre l'aggregato ha beneficiato della ripresa del valore dei titoli e dello spread in ribasso.

In particolare, il portafoglio finanziario è così composto: 26,4 miliardi è l'esposizione verso Titoli di stato italiani, 5,2 miliardi verso obbligazioni non governative, 3,2 miliardi verso loans & receivables (attività finanziarie) e 1,6 miliardi verso derivati contratti prevalentemente con clientela business.

Michael Sarris ministro finanze Cipro

8 - CIPRO: STOP A CAPITALI, SPAVENTA 'STILE-ARGENTINA'
(ANSA) - Il vero rischio di contagio dalla crisi del sistema bancario cipriota non è rappresentato dal prelievo sui conti bancari: un pericolo ben maggiore arriva dal provvedimento che impedisce di portare somme consistenti all'estero. Le misure restrittive sui capitali potrebbero rivelarsi un "disastro". E alla fine potrebbero "portare all'uscita del Paese dall'euro". Lo scrive su Breakingviews il commentatore Hugo Dixon, secondo cui "la lezione sui controlli sui capitali fatti altrove è che, una volta imposti, è difficile toglierli". "In Irlanda - ricorda - sono ancora vigenti dopo cinque anni.

Il presidente cipriota Nicos Anastasiades jpeg

In Argentina sono durati un anno". Cipro li ha fissati per una settimana, ma secondo Hugo Dixon questo termine non è credibile. Proprio stamani la Commissione europea ha detto che monitorerà la situazione per verificare la necessità di un' estensione. E il ministro degli Esteri, Ioannis Kasoulides, ha poir iconosciuto che per rimuovere alcune delle misure che congelano i conti potrebbe volerci "un mese circa".

L'alternativa al congelamento dei conti c'era, e c'é, secondo Dixon: di fronte al probabile deflusso di capitali una volta riaperte le banche, "la Bce avrebbe potuto mettere in chiaro che era disposta a fornire liquidità illimitata alle banche di Cipro ora che si stanno ricapitalizzando convertendo i depositi non assicurati in azioni": è vero che le banche cipriote non hanno abbastanza garanzie da fornire alla Bce, ma "si sarebbe potuto allentare le regole sul collaterale riducendo i margini di garanzia sulla liquidità d'emergenza", é il ragionamento dell'opinionista.

"E' un mistero il perché la Bce non abbia preso in mano la situazione agendo da prestatore di ultima istanza: forse è stata troppo impegnata a spegnere incendi altrove" dopo la "'bomba'' fatta esplodere dal presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem.

9 - ANTICA FOCACCERIA SAN FRANCESCO PASSA A FELTRINELLI
(ANSA) - Feltrinelli prende le redini di Antica Focacceria San Francesco con l'obiettivo di espandere la storica insegna in Italia, dentro e fuori le librerie, e di portare anche all'estero specialità palermitane come la focaccia maritata e la focaccia schietta. Dopo aver rilevato due anni fa il 49% della società, il gruppo editoriale è salito al 95% capitale, lasciando il residuo 5% all'imprenditore antiracket Vincenzo Conticello e al fratello Fabio, che manterranno inoltre la proprietà dei muri del locale nel centro di Palermo.

feltrinelli

"Siamo fermamente convinti che questa sia la strada migliore per poter continuare coerentemente nell'espansione del brand Antica Focacceria" con una modello che, osserva Vincenzo Conticello, salvi la qualità, valicando i confini nazionali. "L'obiettivo ambizioso è annoverarci tra i brand di eccellenza del made in Italy", aggiunge. La 'nuova' Focacceria gestirà sempre più punti di ristoro dentro le librerie Feltrinelli, senza l'uso del brand ma con l'idea di valorizzare la gastronomia italiana, e userà il proprio marchio altrove in nuovi ristoranti e spazi dedicati.

"Questo ulteriore investimento - sottolinea Carlo Feltrinelli, presidente del gruppo, senza peraltro quantificare l'impegno finanziario - non fa che confermare la nostra scelta: quella di proseguire con convinzione un percorso diverso e complementare al nostro in compagnia di un partner qualificato, sensibile e creativo il cui slancio etico condividiamo e soprattutto sosteniamò. Vincenzo Conticello - conclude - ci affiancherà nell'espansione di Antica Focacceria all'estero e speriamo presto di veder realizzate le nostre ambizioni comuni".

 

NAPOLITANO RIFARA' CONSULTAZIONI. O SPIRAGLIO DAL CENTRODESTRA O SACCOMANNI/CANCELLIERI/NOME SORPRESA

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DAGOREPORT

BERSANI E NAPOLITANO

Surreale e inedito nella storia democratica italiana. Il presidente preincaricato comunica al Presidente della Repubblica che non rinuncia al preincarico ma non e' in grado di fare il governo a causa di "difficoltà nate da preclusioni inaccettabili".

Donato Marra, segretario generale del Quirinale, annuncia ai giornalisti che Re Giorgio prendera' "senza indugio iniziative per accertare personalmente gli sviluppi possibili del quadro politico e istituzionale", il Pd immediatamente precisa che il suo segretario non ha rinunciato all'incarico. Questi i fatti che stasera si sono consumati in rapida successione.

GOVERNO DI SCOPO E SCOPONE BERSANI GRILLO BERLUSCONI NAPOLITANO

Cosa significa? Bersani Pierluigi e' stato commissariato dal Presidente della Repubblica, che verificherà ad horas se riesce direttamente a spianargli qualche ostacolo, forte della sua autorità morale. Avrà domani tutti gli opportuni colloqui con i leader delle varie forze politiche, magari in rapida successione con le stesse delegazioni che ha già incontrato nei giorni scorsi.

Le ipotesi sono soltanto due.

La prima. Re Giorgio trova con il centro destra un punto di equilibrio che in nome dell'interesse generale del Paese non faccia perdere la faccia a nessuno. Di tale punto di equilibrio si fa garante, e Bersani non potrà rifiutarlo, dovrà solo eseguire.

Annamaria Cancellieri

La seconda. Se questo non avvenisse, come e' difficile che avvenga, Re Giorgio restituira' a Bettola il suo illustre concittadino convocando immediatamente o Fabrizio Saccomanni (che resiste) o nonna Pina Cancellieri, oppure tirera' fuori una sorpresa per tutti, persino per noi, l'ultima del suo settennato. Il tutto entro Pasqua.

 

VISCO E SACCOMANNI ALLA BANCA D ITALIA

CULATELLO SI FERMA, BELLA NAPOLI IN CAMPO - GLI ARRETRATI DELLE IMPRESE SALGONO A 90 MLD

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Il Velino

IL CORRIERE DELLA SERA - In apertura: "Bersani si ferma, Napolitano in campo". Editoriale di Pierluigi Battista: "Il Paese in ostaggio". Al centro, fotonotizia: Il Papa "in ginocchio davanti a 12 detenuti". Sempre al centro: "Dopo tre anni calano le tariffe di gas e luce". Ancora al centro: "Gli arretrati delle imprese salgono a novanta miliardi. Grilli: ora un nuovo decreto". In basso: "Fiorito torna in libertà ‘Subito duemila telefonate'". Ancora in basso: "Aldrovandi: ispezione in Questura dopo il sit-in".

LA REPUBBLICA - In apertura: "Governo, in campo Napolitano". Editoriale di Massimo Giannini: "Lo Stato d'eccezione". Al centro, fotonotizia: "Quell'inchino del Papa in carcere per lavare i piedi alla ragazza islamica". Sempre al centro: "Aldrovandi, i poliziotti sfidano il ministro". In basso: "Mandela grave il Sudafrica prega per salvarlo".

PIERLUIGI BERSANI

LA STAMPA - In apertura: "Stop a Bersani, Napolitano i campo". Di spalla: "Energia e gas. I prezzi ora scendono". Al centro, fotonotizia: "Il Papa ai detenuti: è la carezza di Gesù". In basso: "Aldrovandi, parla la mamma ‘Quegli agenti mai più in divisa'". Sempre in basso: "Piazza Armerina, 12 impiegati per un Museo che non c'è".

IL GIORNALE - In apertura: "Ciao ciao Bersani". Al centro, fotonotizia: "L'Idv chiude bottega (ma si tiene 30 milioni)". Sempre al centro: "Così i servizi segreti spiavano il Cavaliere". Ancora al centro: "Le lacrime di coccodrillo del ministro- ammiraglio".

IL SOLE 24 ORE - In apertura: "Bersani: sforzo non risolutivo. In campo Napolitano, oggi consultazioni lampo". L'analisi di Roberto Napoletano: "Basta giochi". Al centro: "Borsa e spread in ‘rosso': l'Italia non aggancia il rialzo dei mercati". "Bankitalia: debiti Pa a 91 miliardi. Grilli: Dl rimborsi subito operativo".

IL MESSAGGERO - In apertura: "Bersani bloccato, Colle in campo". L'analisi di Carlo Fusi: "Azzerare i veti la via stretta per l'uscita del marasma". Al centro, fotonotizia: "Il Papa lava i piedi a una detenuta islamica". Sempre al centro: "Tariffe di luce e gas scattano i tagli 60 euro di risparmi". In basso: "Caso Aldrovandi, Cancellieri invia gli ispettori". Ancora in basso: "La Cassazione: pausa caffè lunga si può licenziare".

IL TEMPO - In apertura: "Bersani fallisce e dà la colpa a Silvio". Editoriale di Francesco Damato: "Ma è peggio di una rinuncia". Al centro, fotonotizia: "Renzi riparte dalla tv del Cavaliere". In basso: "La prima ‘Via Crucis' di Francesco".

IL FATTO QUOTIDIANO - In apertura: "Bersani accantonato. Napolitano aspetta Grillo". Il commento di Marco Travaglio: "Italiano Cementano". Al centro: "L'unica certezza: una valanga di tasse". Sempre al centro: "Santoro: ‘Grasso e il Pd ci demonizzano come B.'". In basso: "La mamma di Federico: ‘Questi 7 anni di offese e minacce'". Ancora in basso: "Da Fo a Nove: ‘Battiato escluso, Crocetta adesso ripensaci'".

 

ALLA REZIONE LAZIO HANNO LA CAPPELLA GONFIA DI FEDELI?

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Matilde Miceli per lanotiziagiornale.it

achim schutz

La stagione della spending rewiev è stata appena inaugurata dal presidente Nicola Zingaretti, ma non per tutti. Padre Achim Schutz, il cappellano della Pisana, che per recitare la messa percepisce uno stipendio da 25mila euro l'anno, più buoni pasto, è ancora lì, nel palazzo sulla Cristoforo Colombo. E rischia di rimanerci a lungo.E' stato lui a dare simbolicamente la sua benedizione alla nuova stagione del Governo Zingaretti, celebrando la funzione in occasione della Pasqua.

Storace al telefono

Martedì scorso, il 26 marzo, mentre si riuniva il nuovo Consiglio Regionale del Lazio che annuncia una nuova stagione di trasparenza, risparmio e rottura con il passato, padre Schutz, come fa ormai da 10 anni, recitava la messa per la Pasqua agli impiegati regionali nella cappella a via Rosa Raimondi Garibaldi.

RENATA POLVERINI

Ormai padre Schutz è diventato una figura istituzionale per la Regione, e guai a interrompere i rapporti con il mondo ecclesiastico. E' stato Francesco Storace, l'ex Governatore di centro-destra, che nel 2003 firmò il primo contratto con il cappellano, 12.500 euro l'anno per celebrare qualche messa.

PIERO MARRAZZO

Il suo successore, Piero Marrazzo, questa volta a capo di un governo di centro-sinistra, pensò bene che non era opportuno interrompere quel rapporto. E anzi gli raddoppiò lo stipendio. E Padre Schutz è stato molto apprezzato anche da Renata Polverini che assisteva spesso alle sue omelie. Ora forse ci saremmo aspettati un segno di cambiamento con l'arrivo di Zingaretti.

REGIONE LAZIO

Del resto Padre Schutz ha un curriculum di tutto rispetto. E' Docente di Antropologia Teologica presso la Pontificia Università Lateranenze e segretario della Pontificia Commissione internazionale d'inchiesta su Medjugorje. Come potrebbe la Regione fare a meno di lui?
In dieci anni sono stati spesi quasi 200 mila euro di soldi pubblici per celebrare messe

 

 

 

LA CRICCA DEI TITOLI TOSSICI - POLITICI E BUROCRATI DEGLI ENTI LOCALI DI TUTTA ITALIA HANNO INTASCATO TANGENTI MILIONARI

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Paolo Biondani e Luca Piana per "l'Espresso"

DERIVATI

Altro che banda del 5 per cento. Una serie di inchieste giudiziarie che attraversa l'Italia da Milano a Palermo sta portando alla luce una colossale cricca dei titoli tossici che ha contribuito a minare l'economia del Paese. Ci sono politici e burocrati che hanno incassato tangenti milionarie per acquistare prodotti finanziari disastrosi. E, si legge nelle carte delle tante inchieste, «centinaia di dirigenti» bancari che si sono spartiti ricchissime creste ai danni dei loro stessi istituti (articolo a pagina 34).

NOMURA

"L'Espresso" presenta le conclusioni di un dossier che analizza i risultati delle indagini condotte dalla Guardia di Finanza. Dietro le operazioni ad alto rischio intraprese da molte regioni e città non c'era semplice imperizia o la furberia di aggiustare i bilanci per scaricare le perdite sulle amministrazioni future. C'era un sistema che ha garantito ad alcune banche guadagni stratosferici, con enormi «costi occulti» per gli enti pubblici.

JPMORGAN

E che ha alimentato un flusso di pagamenti offshore che spesso è servito a nascondere mazzette milionarie. Con il risultato che ancora oggi la Banca d'Italia stima perdite future per almeno 1.200 milioni di euro, su una montagna di debiti finanziari da oltre 11 miliardi che zavorra i conti di 214 amministrazioni locali. Un livello record, nonostante la crisi e le stesse inchieste abbiano portato negli ultimi anni a chiudere con pesanti passivi più di metà dei derivati.

CALABRIA. Per capire come è nata l'emergenza dei titoli tossici si può partire dalla figura di Massimiliano Napolitano, indagato prima a Milano e poi a Catanzaro, dove la procura è pronta a chiedere una serie di rinvii a giudizio. Nato a Roma nel 1967, Napolitano una decina d'anni fa si afferma in Calabria, dove vanta rapporti eccellenti. Fa parte dello staff di un politico locale. E soprattutto è amico di un alto dirigente della Regione, Mauro Pantaleo, capo del settore Bilancio, di cui è stato addirittura socio.

Come consulente privato, Napolitano contribuisce a vendere i primi derivati a vari enti locali calabresi. Poi fa il botto. La Deutsche Bank lo ingaggia nel 2005, quando fa acquistare a una società regionale i crediti dei fornitori verso la sanità calabrese. Gli affari più grossi, però, il consulente rampante li fa con la banca giapponese Nomura. La Calabria ha un pacchetto di 325 milioni di debiti: semplici mutui a tasso fisso che scadranno nel 2020. Pantaleo viene incaricato di negoziare con Nomura un cosiddetto swap: una specie di scommessa sull'andamento dei tassi, che la Regione accetta sperando di pagare meno.

Merrill Lynch

Quel contratto prevede però clausole che i magistrati considerano illecite. In primo luogo la banca è così sicura di guadagnarci da mettere subito a bilancio dei mega-profitti: 34,3 milioni, con le rinegoziazioni dello swap. Ma c'è di peggio. Con quegli utili, Nomura è costretta a pagare provvigioni per 5,6 milioni a una rete di società offshore. Tre milioni finiscono a Napolitano, che in teoria doveva assistere la Regione. E ora è indagato con Pantaleo per corruzione e truffa aggravata. Tra gli altri beneficiati, nessuno dei quali risulta aver svolto alcun lavoro, 200 mila euro finiscono a due protagonisti di un altro scandalo dei titoli tossici: i siciliani Marcello Massinelli e Fulvio Reina.

Logo "Ubs"

SICILIA. «Ricambio gli auguri di buon anno, sperando d'iniziarlo con un bello swap...». È un messaggio inviato da Andrea Giordani, banchiere di Nomura, a Massinelli e Reina. Il primo, in teoria, è consulente della Regione. Ma l'augurio del banchiere è profetico. Tra il 2004 e il 2006 Nomura realizza a Palermo profitti che la Guardia di Finanza calcola in 104 milioni. Come in Calabria, però, la banca paga provvigioni altissime: 16,3 milioni, in gran parte versati sul conto londinese di una società controllata da Massinelli e Reina.

Uomini vicinissimi all'allora governatore Salvatore Cuffaro: sono i tesorieri delle sue campagne elettorali. Gli investigatori seguono le tracce dei bonifici esteri. E scoprono che 800 mila euro sono finiti su un conto in Lussemburgo intestato a Armando Vallini, banchiere di Nomura e «interlocutore principale di Massinelli e Reina». C'è una cresta, insomma. Ma c'è anche un fiume di soldi per gli amici di Cuffaro: da Londra una fetta del tesoro passa a Lugano, dove 5,8 milioni vengono prelevati in contanti da due spalloni, che li consegnano in Italia a Massinelli e Reina.

ROBERTO FORMIGONI AL PIRELLONE CON UNA DELLE SUE DIVISE

In attesa delle prime verità giudiziarie, tutti vanno considerati innocenti. Certo è che quei derivati hanno lasciato un conto salato per i cittadini. La Sicilia, stando agli ultimi dati, è ancora esposta per 303 milioni di euro con Nomura. Che resta oggi il maggior creditore della Regione.

LIGURIA . Tra il 2004 (centrodestra) e il 2006 (centrosinistra) anche questa Regione approva tre prestiti obbligazionari con Nomura: per coprire i deficit precedenti, la Liguria s'indebita fino al 2034 per 320 milioni. Per garantire il rimborso, versa ogni anno una rata, che la banca investe in titoli pubblici. La Procura di Milano scopre che Nomura ha comprato obbligazioni ad alto rischio (ad esempio titoli greci) e chiede le carte di quel derivato, che però la Regione non consegna.

Nel 2010 il pm Alfredo Robledo sequestra il contratto. Analizzando le clausole, gli specialisti della Guardia di Finanza svelano che Nomura ha scaricato tutti i rischi sulla Regione: se i titoli producono utili, incassa la banca; se invece vanno in perdita o in bancarotta, la Liguria deve risarcire l'istituto «in contanti». E per il derivato più sospetto del 2006, due ex funzionari di Nomura testimoniano che la banca considerava già acquisito «un profitto immediato di circa 20 milioni»: il 10 per cento di quel prestito. Di qui l'accusa di truffa per la squadra di funzionari capeggiata da Giordani: gli stessi indagati della Calabria.

Totò Cuffaro novembre

In Liguria finora non sono emerse tangenti. Ma un rivolo di pagamenti sospetti c'è anche qui. Nel 2004, infatti, la banca americana Merrill Lynch ha versato 80 mila euro a una società off-shore controllata da altri due superconsulenti, Gianpaolo e Maurizio Pavesi, giustificandoli come «provvigione per l'affare dell'11 novembre 2004». Proprio quel giorno la Regione Liguria aveva siglato un bel derivato da 80 milioni di euro con Merrill Lynch e Dexia.

LOMBARDIA. I fratelli Pavesi vivono a Napoli ma hanno agganci in tutta Italia. Nell'ottobre 2002, ad esempio, la giunta Formigoni s'indebita con un maxiprestito strutturato da Merrill Lynch e Ubs: un miliardo di dollari da restituire nel 2032. La Procura, forte di una perizia, accusa le banche di aver incamerato subito, contro ogni regola, un«profitto illecito di 95 milioni di euro».

Anche qui il rimborso finale è garantito da acquisti annuali di obbligazioni. E l'anomalia, come sempre, è che la Regione ci mette i soldi, le banche estere scelgono cosa comprare, ma il rischio di ritrovarsi pieni di titoli-spazzatura è a carico dell'ente pubblico. E intanto la Guardia di Finanza scopre che Merrill Lynch ha versato 959 mila dollari, nel giorno del "Pirellone bond", alla società irlandese Achernar dei fratelli Pavesi, la stessa del caso ligure.

GIUSEPPE SCOPELLITI

Ma in cambio della provvigione all'estero, che lavoro hanno fatto i due consulenti italiani? Gli inquirenti setacciano tutti gli archivi, ma non trovano «nessun documento»: solo «riferimenti generici a consulenze imprecisate». In compenso i Pavesi sfoggiano «rapporti confidenziali» con i burocrati regionali che decidono sui derivati. Un giro di email documenta perfino una saga di conflitti d'interessi: nel 2009, quando la giunta lombarda deve rispondere alle critiche dell'opposizione sulla «convenienza» dei derivati, i funzionari pubblici girano i quesiti all'Ubs, cioè alla teorica controparte privata. La banca svizzera chiede i dati alla Fincon, cioè ai famosi superconsulenti: «Come rispondiamo?».

Ma la società dei Pavesi non sa che dire e si fa mandare la risposta, «come sempre», dai banchieri di Merrill Lynch. A quel punto la procura ha indagato per truffa anche i rappresentanti delle banche. Sono due italiani: Daniele Borrega per Merrill, Gaetano Bassolino, figlio dell'ex sindaco di Napoli, per Ubs Londra. La giunta Formigoni ha criticato l'inchiesta, ma poi ne ha approfittato per ricontrattare il derivato: la transazione però è rimasta segreta. Di fronte a un reato del 2002, la procura alla fine ha dovuto archiviare per «intervenuta prescrizione». Ma ha denunciato tutto alla Corte dei Conti: il caso resta aperto.

IL PROCURATORE AGGIUNTO DI MILANO ALFREDO ROBLEDO

DA MILANO A POZZUOLI. Proprio Bassolino junior è uno dei nove banchieri condannati in primo grado nel primo processo-pilota sui derivati-truffa del Comune di Milano. Il tribunale ha punito anche le banche: Jp Morgan, Deutsche Bank, Depfa e Ubs si sono viste confiscare «profitti illeciti» per 90 milioni. I contratti, approvati dal centrodestra (con i sindaci Albertini e Moratti), sono stati chiusi dalla giunta Pisapia: il Comune ha risparmiato 455 milioni di euro.

Le inchieste hanno svelato che i fratelli Pavesi, dal lontano 1986 fino alle perquisizioni del 2009, erano diventati «gli specialisti» nella vendita di derivati a «decine di comuni, province e regioni». In Italia, con la società Fincon, hanno incassato 4,2 milioni da Merrill Lynch e altri 1,4 da Ubs, sempre per «consulenze non documentate con enti pubblici non precisati».

Gaetano bassolino

Ma i sospetti più gravi riguardano le parcelle incassate su conti esteri non dichiarati: altri 5,4 milioni ricevuti per «procacciare affari» alle banche, tra il 2001 e il 2005, con le Regioni Abruzzo, Umbria, Toscana, Puglia e Lazio, la Provincia di Milano e i Comuni di Firenze e Venezia. Nei computer sequestrati, però, è spuntata la traccia di una massiccia distruzione di documenti sui rapporti con politici e burocrati: temendo le perquisizioni, una dipendente di Fincon informava già nel 2007 di aver «controllato tutta la posta eliminando soprattutto i messaggi da cui si evince che incontravamo l'ente da soli».

E nella stessa email invitava i fratelli Pavesi a completare la cancellazione dei messaggi più compromettenti che riguardano «i comuni di Padova, Roma, Venezia, Torino, Napoli, Verona» e poi «Lombardia, Sicilia, Campania, Lazio Marche, Veneto, provincia di Trento, Acegas, Finlombarda, Fondazione Banco di Sicilia».

Nella trappola dei titoli tossici sono rimasti imprigionati perfino piccoli centri come Scalea, 10 mila abitanti, o Filadelfia, con solo 5 mila anime. E per vendere derivati al Comune di Pozzuoli, Nomura nel 2007 ha versato 450 mila euro a una misteriosa "Fadal". La solita stecca, il sigillo dell'ultima tangentopoli che peserà per decenni sulle tasche degli italiani.

 

 

NICOLAS ESCE DAL SARKÒ-FAGO E VUOLE TORNARE IN CAMPO NEL TRAMONTO DI HOLLANDE

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VIGNETTA SARKOZY

1. SARKO NEL BENE E NEL MALE
Alessandra Bianchi per "l'Espresso"


Nel bene e nel male Sarkozy. L'ex presidente della Repubblica e campione della destra, 58 anni, si è stancato di fare il baby pensionato. Ha assaporato per meno di un anno i piaceri della vita familiare con Carlà e la piccola Giulia (17 mesi), giurando che era quanto di meglio desiderasse. Ma ha finito per prevalere quel richiamo della foresta, impossibile da ignorare per un animale politico quale è sempre stato. Carlà non vuole (almeno dice) ma la primavera ha risvegliato l'istinto di Nicolas.

NICOLAS SARKOZY FOTOGRAFATO DA PHILIPPE WARRIN jpeg

Una conferenza di qua, un viaggio in Libia di là, la popolarità che cresce a causa degli incerti passi del suo successore, le riunioni con i fedelissimi, fino all'ammissione che potrebbe tornare «se sarà necessario per il bene del Paese», formula abusata da tutti coloro che avevano giurato: «Mai più». A causa dell'indole guerriera, potrebbe essere un ulteriore incentivo il guaio giudiziario che gli è appena capitato: è accusato di «circonvenzione di incapace» della novantenne miliardaria erede dell'impero "L'Oréal", Liliane Bettencourt, che dietro raggiro avrebbe illecitamente finanziato la sua campagna elettorale vincente del 2007 contro Ségolène Royal.

Tanto più se, secondo un sondaggio effettuato dopo l'avviso di garanzia, il 63 per cento dei francesi crede che lo scandalo non avrà nessun impatto sul suo avvenire politico. E se nella destra anche i pochi che erano contrari al suo rientro in scena si sono subito allineati e fanno quadrato contro il «complotto della magistratura» e in particolare di un giudice nemico. Neanche fossimo in Italia e neanche si trattasse di Berlusconi, il politico a cui, del resto, è stato spesso accomunato (pure lui tornato dopo un «mai più»).

NICOLAS SARKOZY VEDE ARRIVARE LA SCONFITTA

Sul punto Sarkozy per ora, si è solo espresso attraverso la sua pagina Facebook, lo strumento più moderno di comunicazione: «Dedicherò tutte le mie energie per dimostrare la mia innocenza. La verità finirà per trionfare». E sperando che i tempi della giustizia, lunghi anche in Francia, non siano d'intralcio al suo grande sogno peraltro in là nel tempo: tornare da trionfatore all'Eliseo nel 2017, prossima tornata presidenziale.

Le premesse, al momento, sono incoraggianti e per lui lusinghiere. Un sondaggio "Ifop-Le Point" gli accredita il 53 per cento dei consensi dei francesi quando François Hollande si ferma al 44 (ma altre rilevazioni lo danno al 30, mai successo che un presidente in carica perdesse così rapidamente popolarità). Il sorpasso arriva dopo sette sondaggi che avevano visto in testa l'attuale inquilino dell'Eliseo e dopo che Sarkozy, uscito da un silenzio durato dieci mesi, ha ricominciato a dare segni di sé e a mostrarsi con più regolarità in pubblico.

Nicolas Sarkozy

Con grande gioia, tra l'altro, dei simpatizzanti della destra, il 70 per cento dei quali vuole lui e solo lui come leader in vista della tradizionale grande sfida ai nemici socialisti (un adagio vuole che la politica in Francia altro non sia se non un intervallo tra un'elezione presidenziale e un'altra). Soprattutto tra i suoi sostenitori l'avviso di garanzia non cambia nulla. Sul sito degli amici (www.amisdenicolassarkozy.fr) si moltiplicano le accuse al giudice Jean-Michel Gentil, considerato il nemico di sempre, unite agli incitamenti a non mollare proprio adesso che li aveva illusi circa il suo grande ritorno.

NICOLAS SARKOZY

La tappa più recente del rinnovato interesse di Sarkozy per la cosa pubblica risale al 19 marzo. In occasione del secondo anniversario dell'inizio della guerra di Libia, da lui fortemente voluta, l'ex presidente è volato a Tripoli su invito di Sadat al-Badri, il sindaco. C'è rimasto poche ore, il tempo sufficiente per un bagno di folla e per constatare che anche nel Paese africano gode di vasti consensi perché fu decisivo nella cacciata di Muammar Gheddafi. Solo l'ultimo episodio.

Dopo un periodo sabbatico che durava da maggio 2012, la sua prima uscita ufficiale risale all'ottobre scorso. Luogo: New York. Motivo: una conferenza privata per 400 invitati dove la stampa non era né presente né gradita, il tutto organizzato e monetizzato dalla banca di investimenti brasiliana BTG Pactual. Compenso: 115.000 euro per quarantacinque minuti del suo verbo sul tema della crisi economica. Quindi, a seguire, altre conferenze lautamente pagate a Londra, in Russia, a Doha, ad Abu Dhabi nell'ambito del Forum mondiale dei mercati finanziari.

NICOLAS SARKOZY APRE LA SUA CAMPAGNA ELETTORALE

Tutte accuratamente scelte tra le settanta proposte che gli sono piovute sulla scrivania.Sulla stessa scrivania è arrivata anche l'offerta da parte del Qatar (Paese con cui ha sempre avuto ottimi rapporti e che ora si sta comprando mezza Parigi) di guidare un fondo d'investimento dotato inizialmente di 500 milioni. Destino da ex presidenti di nazioni importanti insomma: perdono semmai il potere ma non l'opportunità del portafogli gonfio.

Così ultimamente è spesso all'estero ma con la testa, naturalmente, ben ancorata in Francia. Dove, anche dopo la sua dipartita, si è aggravata la crisi economica. Senza contare i travagli del suo partito, l'Ump, dilaniato dalla lotta di successione a suon di colpi bassi tra i candidati eredi François Fillon, il suo ex primo ministro, e Jean-Francois Copé, presidente del gruppo in Parlamento. Due personaggi che sinora hanno dimostrato di non avere «il bastone da maresciallo nello zaino», per dirla con Napoleone.

Tanto da far aumentare la nostalgia verso il leader vero rifugiato nel suo buen retiro. Così l'assenza di Sarko è diventata più ingombrante della sua presenza. Ha riassunto Rachida Dati, una delle sue alleate più fedeli: «I militanti sentono la mancanza di un capo. Per questo vogliono Sarkozy. E Hollande sa che può temerne il ritorno nel 2017».

CARLA BRUNI E NICOLAS SARKOZY

Seppur nell'ombra e all'apparenza lontano dalle umane cose della politica, in realtà Sarkozy non ha mai smesso di tenersi pronto a un eventuale richiamo. Nei suoi uffici di rue Miromesnil ha ricevuto e riceve vecchi amici non alieni dal potere o molto ricchi come Henri de Castries, Martin Bouygues, Vincent Bolloré, Jean-Charles Naouri. Il suo cerchio magico, a cui vanno aggiunti gli stretti colaboratori dei tempi dell'Eliseo.

Per il grande pubblico sì, ma per loro non è stata dunque una sorpresa il lungo articolo pubblicato all'inizio di marzo dal settimanale di destra"Valeurs Actuelles". Una conversazione a ruota libera con l'ex presidente, il cui virgolettato più significativo è il seguente: «Se torno non è perché ne ho voglia ma perché è un dovere verso la Francia». Se questo è il piatto forte, il contorno sono giudizi al vetriolo contro Hollande, i rapporti con la Germania e la Merkel, i matrimoni gay, la crisi economica, la guerra in Mali.

Nicolas Sarkozy e Carla Bruni

Certo in questo primo anno scarso Sarkozy ha potuto dedicarsi ad altre sue passioni trascurate quando aveva la responsabilità della nazione. Non ha mai nascosto, per esempio, di essere un appassionato di calcio, in particolare un tifoso del Paris Saint-Germain. Andava in tribuna al Parc des Princes quando era presidente. Figurarsi adesso. In occasione del recente derby di Francia Paris Saint-Germain-Marsiglia, ha voluto conoscere David Beckham, l'ultima star arrivata nel firmamento parigino, e lo ha invitato a una cena con le rispettive mogli.

Liliane Bettencourt

A proposito di mogli. Carlà, libera dagli impegni di protocollo, ha inciso un nuovo disco "Little French Songs" che sarà in vendita da lunedì primo aprile e che prevede una promozione massiccia, oltre che una serie di concerti dal vivo. Lui, da sempre fan della sua carriera musicale, ha espresso il suo dispiacere per il fatto che Carlà, in quanto "première dame", per cinque anni sia stata«costretta all'esilio» dal mondo della musica.

Nei testi dei brani, anche dichiarazioni di amore per il suo uomo e una canzone dove si cita un "pinguino" che ha scatenato polemiche: in molti hanno immaginato un riferimento a Hollande. L'autrice ha però smentito. Agli amici madame Sarkozy ha fatto sapere di preferire che il consorte non si rituffi nella vita politica, perché lei è molto felice della loro vita attuale. Vita che rischia di essere sconvolta ora dal possibile ritorno in scena oltre che dalla preparazione della difesa per l'affaire Bettencourt.

Vita che era in parte quella di una coppia qualsiasi. A Nicolas piace far sapere di passare molto tempo con la piccola, la accompagna anche all'asilo. Senza trascurare gli obblighi verso l'altro figlio Louis, 15 anni, nato dal suo secondo matrimonio, quello con Cécilia, e che è andato a trovare a febbraio a New York dove adesso abita. Nonostante le temperature glaciali della capitale americana , è stato visto fare jogging a Central Park, la sua grande passione insieme alla bicicletta. Due sport che lo tengono in forma. Del resto si è sempre preoccupato del fisico e ora, nel look post-presidenza, sfodera una studiata "barba di tre giorni" che fa bel tenebroso.

SEGOLENE ROYAL E FRANCOIS HOLLANDE

Spesso è segnalato nei ristoranti in vista della capitale francese, di preferenza italiani (come "Giulio Rebellato") nel residenzialissimo XVI arrondissement dove vive. Nel giorno del suo compleanno, il 28 gennaio, la coppia Nicolas e Carlà ha invitato a pranzo Florence Cassez, la francese liberata dopo sette anni trascorsi nelle prigioni messicane in seguito a un controverso caso di sequestri di persona.

Per i suoi 58 anni Sarko, a conferma di una popolarità che non scema, ha ricevuto 8500 biglietti d'auguri e innumerevoli mail. Due giorni prima, in gran segreto, era riuscito a organizzare il battesimo di Giulia alla presenza solo dei familiari e degli amici intimi. E del resto è nota fin dalla gravidanza l'ossessione della coppia ex presidenziale nella tutela della privacy della piccola.

MUAMMAR EL GHEDDAFI

Ad alcuni di questi piaceri dovrà rinunciare, visto che "la patria chiama". Il politologo Pascal Perrineau, uno fra i massimi esperti in Francia e profondo conoscitore dell'ex inquilino dell'Eliseo, traccia un quadro preciso: «Sarkozy ha perduto le elezioni ma non la popolarità che è rimasta intatta mentre la sinistra ha perso rapidamente la fiducia della Francia. Significativo uno degli ultimi sondaggi.

Tra le personalità politiche preferite dai cittadini, nelle prime sei posizioni ci sono cinque persone di destra, Sarkozy, Fillon, Juppé, Borloo, Lagarde. L'unico di sinistra è il ministro dell'Interno Manuel Valls». E quanto alla possibile ridiscesa in campo di Sarkozy: «La vera domanda è: ha davvero voglia di tornare? Per il momento ha mandato dei segnali contraddittori. È vero che lui è un animale politico e il richiamo è forte. Ma eventualmente prima di tornare, dovrebbe trovare le ragioni della sua sconfitta per uscire dall'ambiguità e ripresentarsi in modo diverso. Perché se è vero che l'Ump senza di lui barcolla, è anche vero che comunque ha perduto con lui».

francois fillon

Secondo Perrineau «ci sono due date chiavi che possono indirizzare la scelta di Nicolas Sarkozy, a settembre l'elezione del presidente Ump e nel 2014 le elezioni municipali». Poi tirerà le somme dello stato di salute della destra e valuterà se ne vale la pena, altrimenti «si potrebbe convertire come consigliere di qualche potentato economico o seguire le orme di Bill Clinton e diventare un conferenziere. Nulla è impossibile». E del resto, sempre per usare Napoleone, classico punto di riferimento della storia d'Oltralpe «impossibile non è una parola francese». Nemmeno se si ha un giudice alle calcagna che ti vuole portare a processo per un reato odioso come quello di circonvenzione d'incapace.


2. È GIÀ AL TRAMONTO LA STELLA DI HOLLANDE
Christine Ockrent per "l'Espresso"
traduzione di Anna Bissanti

Martin Bouygues

François Hollande è un inguaribile ottimista che confida nella propria buona stella. In piena campagna elettorale, quando già la crisi economica fiaccava la Francia, non ha esitato ad annunciare il ritorno alla crescita a partire da quest'anno. Purtroppo, al di là dei proclami appassionati e dei provvedimenti presi dal suo governo, la disoccupazione non fa che aumentare, la promessa di abbassare il deficit pubblico al 3 per cento del Pil è accantonata, la pressione fiscale è massima, e si devono varare nuove riduzioni della spesa pubblica. Il prelievo fiscale del 75 per cento sui redditi più alti, ostentato come il marchio di un presidente con radici a sinistra, si è rivelato illegittimo e deve essere abbassato al 66 per cento: una vera umiliazione, all'altezza del dilettantismo deprecato dai suoi avversari politici. E per di più è un modo ulteriore di scoraggiare i ricchi senza appagare chi li persegue con accanimento.

Da tempo tra i più pessimisti d'Europa, i francesi ora si attendono il peggio. Ma di una cosa sembrano già persuasi: né François Hollande né il suo primo ministro Jean-Marc Ayrault sono all'altezza del compito. Dopo dieci mesi il loro indice di popolarità presso l'opinione pubblica sfiora appena il 30 per cento dei consensi. Un vero e proprio record.

VINCENT BOLLORE

Contemporaneamente , la popolarità di Nicolas Sarkozy è in piena ascesa, in ogni caso tra la destra. L'ex presidente, che aveva promesso di astenersi dalla politica senza palesemente riuscirci, ha fomentato con gusto la lotta ai vertici del suo partito per apparire ancor più come l'unico candidato legittimo per le presidenziali del 2017. Ai suoi numerosi ospiti, che si prodigano a divulgarli, confida critiche e commenti sarcastici nei confronti del successore.

La settimana scorsa due casi eclatanti hanno ingarbugliato la situazione. A destra Nicolas Sarkozy è stato sottoposto a indagine per "circonvenzione di incapace" nell'ambito dell'affaire Bettencourt, (vedi pezzo a fianco). La faccenda paradossalmente potrebbe tornargli utile, costringendo i suoi avversari a far blocco dietro di lui e riaccendendo la sua smania di rivincita.

merkel-mangia

A sinistra ha rassegnato le dimissioni Jérôme Cahuzac, ministro del Bilancio. Quest'uomo brillante, eloquente, risoluto come si addice a colui che ha il compito di imporre sacrifici,
una delle rare rivelazioni di questo governo, è accusato di essere illegalmente titolare di conti bancari in Svizzera e a Singapore. Chirurgo di successo prima della sua discesa in politica, professionista di impianti di capelli e consulente di laboratori farmaceutici mentre era deputato socialista, avrebbe evaso il fisco francese. Fatto increscioso per qualsiasi personaggio pubblico, addirittura inaccettabile quando riguarda chi prospetta continui aumenti delle imposte e persegue gli evasori fiscali con accanimento.

Dichiarandosi innocente , Cahuzac si è dimesso dopo l'annuncio della procura di Parigi dell'apertura di un'indagine. L'Eliseo era preparato: meno di tre ore dopo, Bernard Cazeneuve, fino a quel momento ministro degli Affari europei, subentrava alla carica di ministro del Bilancio, mentre Thierry Repentin, socialista savoiardo, ha ereditato il suo ministero. In questa piccola vicenda di rimpasti ministeriali, è sempre l'Europa a uscirne sacrificata, e ciò avviene nel momento stesso in cui l'indebolimento della Francia rispetto a Berlino provoca ancora più squilibri negli assetti europei.

christine ockrent

Anche da questo punto di vista, Hollande - che agli inizi del suo mandato si presentava come campione della crescita contro l'austerità alla tedesca - ha perso credibilità. Il presidente sembra indebolito. Del resto, non lo si accusa fin dentro i corridoi dell'Eliseo di tergiversare di continuo, di dare ascolto agli uni e agli altri senza mai pervenire a una decisione, di inseguire sempre il consenso senza presentare una chiara strategia, di continuare a comportarsi come se fosse ancora alla testa del Partito socialista?

Una sinistra che dubita, un'opposizione disorientata, scandali da una parte e dall'altra: i fermenti populisti servono solo gli interessi degli estremi. A un anno di distanza dalle elezioni comunali ed europee, il Front National di Marine Le Pen affila le armi.

J R ME CAHUZAC

L'Eliseo ne è consapevole. Hollande cerca di arginare il malcontento con una costante presenza sui media per convincere i francesi di avere una visione per il Paese e i mezzi per imporla.

Il presidente si esprime su tutti gli argomenti, come faceva il suo predecessore. Questo obbligo all'onnipresenza del presidente, collegato all'essenza stessa delle istituzioni della Quinta Repubblica, è stato a lungo denigrato dall'attuale inquilino dell'Eliseo, che criticava e sfidava lo stile di Sarkozy per cercare di imporre l'idea di un presidente "normale". Col passare dei mesi, i suoi consiglieri si sono lamentati che non si desse sufficientemente ascolto alle parole del presidente. Oggi, i loro timori sono anche peggiori: che i francesi non le ascoltino affatto.

 

 

BENETTON MOLLA RCS MA SI TIENE I CINEMA - NON VENDERÀ PIÙ LE MULTISALA THE SPACE

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L.G. per "Il Sole 24 Ore"

Alessandro Benetton


21 Investimenti non venderà più i cinema. La decisione è stata presa nella mattinata di ieri dopo che il fondo di private equity che fa capo ad Alessandro Benetton ha attentamente valutato le offerte arrivate sul tavolo dell'advisor Citi e ha dato uno sguardo all'andamento del settore nel primo trimestre dell'anno. La scelta sarebbe maturata complici anche le riflessioni sulle opportunità di sviluppo e di crescita che l'asset porta con sé. 21 Investimenti, fatti due conti, si sarebbe in sostanza resa conto che impegnando altre forze nel progetto potrebbe completare l'opera e arrivare a massimizzare l'investimento compiuto.

the space cinema

In altre parole, sarebbe stata una ragione strategica e non economica a spingere il fondo a restare azionista di controllo di The Space Cinema, partecipata anche da Mediaset con il 49%. Dal punto di vista finanziario, assicurano fonti vicine al dossier, la cessione dell'asset avrebbe consentito a Benetton di portare a casa una certa plusvalenza rispetto ai denari fin qui messi sul piatto. Complice anche il fatto che l'advisor Citi avrebbe raccolto diverse proposte.

the space cinema

Alcuni mesi fa 21 Investimenti aveva dato mandato al consulente di esplorare se vi fosse la convenienza a cedere i cinema. Il risultato sarebbe stato un insieme di proposte giunte da importanti operatori del settore e da soggetti finanziari. Nelle settimane scorse, tra i potenziali soggetti interessati, si erano fatti i nomi del gruppo francese Pathé, della britannica Vue Entertainment, nata dalla fusione tra Sbc International e Warner Village, e dell'inglese Odeon-Uci Cinemas. Quanto alla valutazione, rumor indicavano in 250 milioni il valore fair per l'asset.

berlusconi silvio marina piersilvio

The Space Cinema è una società nata nel 2009 dalla fusione di Warner Village Cinema e Medusa Multicinema ed è il leader del mercato italiano dell'esercizio cinematografico. La sua market share è vicina al 21%, e si arriva ad oltre il 40% considerando solo i multisala. Allo stato attuale dispone complessivamente di 36 sale ma visto che resterà ancora per qualche tempo nell'orbita di 21 Investimenti l'idea sarebbe di aumentare la rete attraverso nuove aperture e acquisizioni.

Logo "Citigroup"

L'obiettivo sarebbe di raggiungere nei prossimi anni la soglia delle 45 sale. Non solo, The Space Cinema punterebbe anche a costruirsi un ruolo nella produzione. Lo ha fatto recentemente impegnandosi nel film "Due agenti molti speciali", pellicola francese che ha tra i protagonisti l'attore Omar Sy, noto al grande pubblico per il successo di "Quasi Amici". Il tutto con l'obiettivo di far crescere il mercato provando anche a portare sempre più spettatori al cinema. In questo senso i mesi di febbraio e marzo avrebbero registrato trend positivi, o quanto meno in linea, rispetto all'anno precedente.

 

 


LA DEMOCRAZIA “GAIA” DEL PARA-GURU A 5 STELLE

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1. VIDEO DELLA SOCIETÀ DI CASALEGGIO: GAIA, IL NUOVO ORDINE MONDIALE


2. LA DEMOCRAZIA "GAIA" DI CASALEGGIO
Eugenio Scalfari per "L'Espresso"

Eugenio Scalfari


Il personaggio principale della Teogonia di Esiodo si chiama Gea o Gaia e rappresenta la Terra madre che sta all'origine della cosmogonia mitologica. Nel racconto poetico di Esiodo Gaia si accoppia con il Cielo stellato che sta sopra di lei e l'abbraccia "in tutte le sue parti". Da quell'accoppiamento nasce il mondo, gli dei, la vita in tutte le sue manifestazioni.

Dal mito alla scienza dei giorni nostri: nel 1969 lo scienziato inglese James Lovelock formulò l'ipotesi Gaia secondo la quale l'Universo è sorretto da una struttura macroscopica e microscopica di flussi gassosi, magnetici, atomici, atmosferici che hanno creato stelle, costellazioni, galassie, pianeti, in alcuni dei quali è nata anche la vita.

GIANROBERTO CASALEGGIO

Perché cito Gaia e l'ipotesi di Lovelock? Perché la nostra collega Stefania Rossini ha scritto su "l'Espresso" della scorsa settimana un ampio articolo del quale i protagonisti sono Gianroberto Casaleggio e l'ipotesi Gaia. Casaleggio è titolare di un'impresa che edita inchieste, video e "animazioni" che hanno come tema il futuro della Terra. Scrivo Terra con la maiuscola perché quella evocata da Casaleggio è per l'appunto Gaia, la Terra madre di Esiodo e l'ipotesi Gaia di Lovelock.

DAL VIDEO DI CASALEGGIO SUL NUOVO ORDINE MONDIALE

CASALEGGIO È IL GURU del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo; non solo il guru ma anche, insieme a Grillo, il leader politico che ne tiene le fila, l'ideologo che ne indica gli obiettivi. Ma è anche il produttore dei documentari che si ispirano all'ipotesi Gaia di Lovelock.

Il principale di quei documentari ha anche una diffusione di massa e si chiama "Gaia, il futuro della politica". Lo si trova sulla rete Internet cliccando Google. Non conoscevo quel video che circola dal 2008 e ha raggiunto una dimensione di massa nel 2010. L'ho visto nei giorni scorsi ed è al tempo stesso ridicolo e terrorizzante.

Prevede la terza guerra mondiale nel 2040, la distruzione di sei miliardi di persone, la vittoria e la sopravvivenza di un miliardo di "buoni" che ricostruiranno la società avendo la Rete come principale strumento di democrazia diretta.

DAL VIDEO DI CASALEGGIO SUL NUOVO ORDINE MONDIALE

Lascio i particolari a chi, non avendolo già visto, abbia voglia di documentarsi. Naturalmente il produttore Casaleggio premette al suo video una dichiarazione che esclude ogni sua partecipazione alle idee e al progetto di quel video. Una dichiarazione che riecheggia quelle scritte in calce a molti film che escludono "ogni riferimento a personaggi reali": in realtà in quel modo ne fanno intendere la coincidenza tra i loro protagonisti immaginari e quelli realmente esistenti evitando però conseguenze legali a loro carico.

DAL VIDEO DI CASALEGGIO SUL NUOVO ORDINE MONDIALE

L'ARTICOLO DELLA ROSSINI su "l'Espresso" sintetizza il contenuto del video e quindi non sto a ripeterlo. Dal canto mio avevo raccontato due settimane fa su queste pagine uno strano pranzo di un mio amico (del quale non facevo e non faccio il nome) con Casaleggio nel corso del quale il guru delle 5 Stelle, mentre rispondeva con tacitiana brevità alle domande politiche del suo commensale, seguiva attentamente sul suo smartphone un videogioco intitolato "La distruzione dell'Universo".

DAL VIDEO DI CASALEGGIO SUL NUOVO ORDINE MONDIALE

Casaleggio è intervenuto su quel mio articolo chiedendomi sull'Ansa di dichiarare il nome del mio amico e di precisare quale fosse il video a cui mi riferivo. Questo suo intervento, a quanto so, ha provocato migliaia di commenti sui blog, a cominciare da quello di Grillo, su Facebook e sul sito dell'"Espresso" critici nei miei confronti e molto critici nei confronti di Casaleggio.

DAL VIDEO DI CASALEGGIO SUL NUOVO ORDINE MONDIALE

Voglio ora spiegare perché quel ridicolo video intitolato a Gaia mi ha anche terrorizzato oltreché divertito. O forse è meglio dire preoccupato. Mi ha preoccupato perché delinea un'ideologia terrificante, distruttiva, antidemocratica. Se è a quell'ideologia che si richiama il Movimento 5 Stelle o almeno una parte di esso e quindi se sono quelli gli obiettivi e i principi cui si ispira il leader politico di quel movimento, allora la democrazia italiana corre serissimi rischi.

 

 

SILVANA GIACOBINI, DA “CHI” A SHAKESPEARE: “NULLA È TRANNE CIÒ CHE NON Ȕ

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Foto di Luciano Di Bacco per Dagospia

GIACOBINI

Video di Veronica Del Soldà per Dagospia


Salto a Roma di Silvanona Giacobini, colei che si inventò "Chi", alla libreria Arion. La presentazione del nuovo romanzo di Silvana Giacobini "Il Leone di Terracotta" con Paoletta Saluzzi e il bombastico Andrea Pinketts, è stata allietata dalla presenza del sommo Cristiano Malgioglio. Che col suo ciuffo bianco argentato ha illuminato i volti di Nancy Brilly, Luciano De Crescenzo, Eleonora Giorgi, Laura Biaggiotti, Patrizia Mirigliani, Cinthia Torrini

Silvana Giacobini

Nel suo nuovo libro, la Giacobini sceglie lo stile del giallo, tra amicizie, intrighi e nobiltà, citando William Shakespeare, nel Macbeth "Nulla è tranne ciò che non è".

Paola Saluzzi

 

 

 

SOGNO O SON-DAGGIO? IL PD CALA, BERSANI CROLLA E RENZI CONTINUA A SBANCARE!

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MATTEO RENZI VOTA ALLE PRIMARIE

1 - GOVERNO/ SWG: 66% VUOLE RENZI LEADER CENTROSINISTRA, 10% BERSANI
(TMNews) - In caso di nuove elezioni, il 66% degli italiani vorrebbe Matteo Renzi leader della coalizione di centrosinistra, mentre soltanto il 10% confermerebbe nel ruolo Pier Luigi Bersani. E` quanto emerge da un sondaggio realizzato dall`Istituto Swg in esclusiva per Agorà, su Rai Tre. Nel dettaglio, tra gli elettori del Pd, Renzi piace al 61%. Il sindaco di Firenze, inoltre, piace moltissimo agli elettori di centrodestra (71%) e anche del Movimento 5 Stelle (68%), confermando la capacità - che molti gli riconoscono - di attrarre voti oltre il recinto del centrosinistra (che lo vuole leader della coalizione al 56 per cento).

2 - GOVERNO/ SWG: PDL PRIMO PARTITO, POI PD, M5S SCENDE A TERZO POSTO
(TMNews) - Il Pdl sale di due punti in una settimana e diventa primo partito nelle intenzioni di voto con il 26,2 percento di consensi. Scende di quasi mezzo punto (-0,4%) invece il Pd, al secondo posto con il 26 per cento. In forte calo il Movimento 5 Stelle (-2,1%), che perde il suo primato e scivola in terza posizione con il 24,8 per cento, per la prima volta sotto la soglia raggiunta alle elezioni di febbraio.

MATTEO RENZI FA LO STARTER ALLA FIRENZE MARATHON

E` quanto emerge da un sondaggio realizzato dall`Istituto Swg in esclusiva per 'Agorà', su Rai Tre. Rispetto a sette giorni fa perde consensi anche Scelta Civica (-1-1%), che scende al 6,8 percento, mentre guadagna più di mezzo punto la Lega Nord. In salita anche Sel e Udc, in lieve calo invece Rivoluzione civile (-0,2%).

Resta pressoché stabile, infine, Fratelli d`Italia-centrodestra nazionale. Secondo più della metà degli italiani (60%) rifiutare ogni ipotesi di governo fa perdere voti al Movimento 5 Stelle, ma esattamente la stessa percentuale degli elettori grillini è convinta che il no fa invece guadagnare consensi. "C`è un po` di disorientamento nell`elettorato del Movimento 5 Stelle - spiega Roberto Weber, presidente di Swg - Non c`è compattezza".

3 - GOVERNO/ SWG: SALE FIDUCIA IN RENZI, IN CALO PER BERSANI E GRILLO
(TMNews) - Matteo Renzi si conferma il leader politico più apprezzato dagli italiani: la fiducia nel sindaco di Firenze sale di 6 punti nell`ultima settimana e si attesta al 55 per cento. Diminuiscono invece i consensi (-2%) per Pier Luigi Bersani, al secondo posto con il 30 per cento, ma ancora più significativo è il calo di Beppe Grillo, che perde 7 punti e scivola al 29 per cento. E` quanto emerge da un sondaggio realizzato dall`Istituto Swg in esclusiva per 'Agorà', su Rai Tre. Sale poi di 2 punti la fiducia nel leader del Pdl Silvio Berlusconi, al 26 per cento, mentre diminuisce di un punto quella in Mario Monti, che si attesta al 19 per cento.

4 - PD: ORFINI, RENZI IN CAMPO ORA? FOLLIA;GIUSTO SIA AD 'AMICI'
(ANSA) - ''Penso sia un'idea folle. Non è nell'agenda dell'oggi''. Cosi' Matteo Orfini, 'bersaniano' del Pd, ai microfoni di Radio24 critica l'ipotesi di una immediata candidatura di Matteo Renzi. Circa le polemiche per la partecipazione del sindaco di Firenze ad 'Amici', si legge in un comunicato dell'emittente radiofonica, Orfini afferma: ''Se un dirigente del Pd ha l'occasione di andare ad una trasmissione come questa e rivolgersi a un pubblico diverso dai talk show politici, fa bene ad andarci. Poi spero che dica cose di buon senso. Io la prima edizione di 'Amici' l'ho anche vista tutta''.

5 - GOVERNO/ SERRACCHIANI: PIANO 'B' PER PD È RENZI, ANCHE DA STASERA
(TMNews) - "Il Piano B nel Partito Democratico c'è già ed ha un nome: Matteo Renzi, anche da subito, anche da stasera. Il tema vero è se lui accetterebbe in questo momento, ma il Pd deve spendere il suo nome". Così Debora Serracchiani, eurodeputata del Pd e candidata alla presidenza del Friuli Venezia Giulia, oggi al programma di Radio2 'Un Giorno da Pecora'.

PIERLUIGI BERSANI

6 - GOVERNO. BONAFE': RENZI POTREBBE ALLARGARE CONSENSO
(DIRE) -"Io mi attengo ai fatti, Bersani aveva un mandato pieno della direzione del partito per trovare un'alleanza in Parlamento anche con Grillo. Io ho sempre sostenuto che questo fosse difficile, ma era un tentativo legittimo". Cosi' Simona Bonafe' (Pd) a Tgcom24. "Dopodiche'- continua Bonafe'- e' arrivato il mandato del presidente della Repubblica e oggi ci sono nuove consultazioni: io attendo la decisione di Napolitano, c'e' da capire se il capo dello Stato proseguira' con Bersani, proporra' un governo del presidente o si tornera' alle urne".

MATTEO RENZI

Sull'ipotesi Renzi ha aggiunto: "Che Renzi sia una risorsa non solo per il Pd e non c'e' dubbio che e' un politico che sa parlare al suo elettorale e che potrebbe allargare il consenso. Purtroppo le primarie hanno dato un risultato chiaro". Infine un commento all'altra ipotesi, quella di un governo del Presidente: "Nel caso in cui Napolitano dovesse indicare un governo del presidente allora se ne parlera' in direzione e si decidera' come procedere".

SULLA CRESTA DELLA (FR)ONDA: RENZI PREPARA IL NUOVO PD
Nino Bertoloni Meli per "Il Messaggero"

E Matteo Renzi torna prepotentemente sulla scena. Non che l'avesse abbandonata, si era solo un po' defilato, aveva giurato (e continua a giurare) lealtà a Pierluigi Bersani, non verrà dal sindaco la pugnalata di Bruto. E' la situazione creatasi nel Pd del dopo elezioni e del quasi dopo incarico al segretario, a spingere di nuovo Matteo il giovane sulla cresta dell'onda.

PIERLUIGI BERSANI E VASCO ERRANI

Al punto che, come lo stesso Renzi ha confidato a più d'uno, sarebbe ormai lì lì pronto a rompere gli indugi e ad accettare di diventare anche leader del partito, una volta vinte ovviamente le primarie. Sì, perché al Nazareno sono di fatto pre-avviate le procedure del congresso prossimo venturo, che a norma di statuto coincide con le primarie, anzi si può dire che le assise del Pd sono le primarie. Ad aprile, una volta conclusa in un modo o nell'altro la vicenda Bersani, verrà riunita la direzione del partito, che avrà all'ordine del giorno la convocazione del congresso che si deve svolgere entro sei mesi, quindi proprio con le primarie in autunno come sogna e vuole Renzi.

VASCO ERRANI

Ma mentre fino all'altro giorno il sindaco mostrava di disdegnare un interessamento alla leadership del Pd, «a me interessa solo candidarmi a guidare il Paese, non sono tagliato a svolgere il mestiere di segretario», argomenti che rimandavano anche a una idiosincrasia renziana a vedersi cooptato alla guida del Pd da quegli stessi che vorrebbe cambiare se non più rottamare, da qualche tempo però avrebbe cambiato opinione. E non è solo né principalmente un problema di statuto.

Il fatto è che Renzi ha cominciato a sentire nel partito che pure è il suo, argomenti rischiosi se non pericolosi del tipo «facciamo un partito socialdemocratico contrapposto a un nuovo partito democratico», dove la prima ipotesi sarebbe la continuità dei Ds o del ridotto appenninico più Cgil-coop, e l'altra una sorta di "grande Margherita" magari in simbiosi con il raggruppamento montiano.

BERSANI LETTA DALEMA FRANCESCHINI

Renzi non accarezza, se mai l'avesse fatto, questa idea, non vuole procedere su ipotesi scissionistiche, anche perché i suoi consensi sono molto forti proprio nelle regioni rosse, e comunque un partito che si divide proprio quando lui ne conquista la leadership non sarebbe poi un buon viatico per arrivare a palazzo Chigi. Sarà un Renzi partitista democrat, dunque, quello che si manifesterà di qui in poi, ovviamente alla sua maniera, stando attento a dissipare ogni sospetto secessionista.

Nel frattempo, il sindaco tesse la sua tela. Nella sua "due giorni" romana, oltre a incontri con top manager più che altro legati alla sua attività di sindaco, Renzi ha visto o ha parlato con Vasco Errani, braccio destro di Bersani, con Enrico Letta e con Dario Franceschini, capendo subito, specialmente dalle parole di Errani, che Bersani ha di fatto incrociato le lame con Napolitano.

Giorgio Napolitano con la bandiera italiana


E le altre componenti del Pd? Al momento il braccio di ferro è destinato ad aprirsi sul sì o meno al "governo del presidente" che Napolitano intende promuovere una volta archiviato il tentativo bersaniano. Per quell'ipotesi sono da tempo schierati, oltre ai renziani, i veltroniani, i dalemiani, gli ex popolari, con interessamento crescente da parte dei franceschiniani. Non ci stanno i giovani turchi, fieramente attestati su «o Bersani o elezioni». Ma le cose in politica cambiano, specie in riferimento alla guida del partito.

«Un Renzi con spruzzate di laburismo potremmo pure prenderlo in considerazione», ha teorizzato Matteo Orfini che fra i turchi non svolge il ruolo del pasdaran e fa del ricambio generazionale il punto di affinità con il sindaco. Già favorevoli a un Renzi leader sono anche i veltroniani (nonostante il capostipite Veltroni alle primarie sia stato anti-renziano). «Ci vorrebbe un Lingotto più Renzi», la tesi di Andrea Martella, il veltroniano più in ascesa.

 

 

 

 

FEDELI ALLA INEA! LE RICCHE CONSULENZE AGRARIE DELLO STAFF DI ALEMANNO

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Ernesto Menicucci per "Il Corriere della Sera - Roma"

Si chiama Inea, Istituto nazionale di economia agraria, ma negli anni si è trasformato in una succursale della fondazione Nuova Italia, guidata da Gianni Alemanno. Un sistema attraverso il quale, con soldi pubblici, vengono retribuiti diversi uomini vicini al sindaco: tra i «beneficiati», l'ex portavoce del sindaco Simone Turbolente, e Dario Panzironi (ora in Eur Spa), figlio dell'ex ad dell'Ama.

gianni alemanno

A loro, e ad altri, sono andati dal 2007 ad oggi una serie di contratti di consulenza, proprio mentre l'Usb (Unione sindacale di base), denuncia: «Si profilano - dice Claudio Argentini - nuovi licenziamenti all'Inea, dove sono previsti tagli per 300 mila euro mentre si spendono 5 milioni in consulenze esterne. Ci domandiamo quale ruolo abbia la fondazione Nuova Italia».

A firmare le determinazioni dirigenziali per gli incarichi esterni, infatti, è il direttore generale dell'Inea, Alberto Manelli, che è tra i consiglieri di Nuova Italia e venne nominato ai vertici dell'Inea quando Alemanno era ministro dell'Agricoltura. Legame che dura nel tempo: qualche giorno fa, il dirigente era al fianco del primo cittadino durante l'inaugurazione del comitato elettorale per la ricandidatura in Campidoglio.

gianni alemanno gnam

Con Manelli direttore, Dario Panzironi ha avuto due incarichi: il primo dal 27 febbraio al 31 dicembre 2009, 22 mila euro fino a fine 2009 per «la ricognizione dei cicli attivi e passivi dell'Ente per l'analisi dell'implementazione del nuovo sistema amministrativo, contabile ed operativo dell'Inea»; il secondo il 12 febbraio 2010 (con scadenza 31 dicembre), altri 25 mila euro per «redazione di un report e tabelle excel a supporto dell'attività di controllo di gestione dell'Inea».

Simone Turbolente

Turbolente, invece, è consulente dell'Inea - come risulta anche dal sito internet dell'Istituto - fin dal 2007 e lo è rimasto anche una volta diventato (aprile 2008) portavoce del sindaco. In tutto, Turbolente riceve sette incarichi, sempre per la «redazione di articoli per incrementare la visibilità dell'istituto tramite note e relazioni»: dal 2007 ad aprile 2010 si tratta di contratti semestrali, da 11.400 mila euro ciascuno; l'ultimo, fino ad aprile 2011 è da 22 mila euro per un anno.

Alemanno a sinistra-Panzironi a destra

Ma poi, tra i consulenti dell'Inea, figurano anche Saverio Scarpellino (collaboratore di Nuova Italia e lavoratore interinale all'Ama); il direttore del centro studi della fondazione Salvatore Santangelo (25 mila euro); il ricercatore Gabriele Natalizia che per Nuova Italia si occupa delle «trasformazioni del sistema internazionale contemporaneo» e prende dall'Inea 23 mila euro; lo stagista Luca Piersanti, incarico da 20 mila euro per la «ricerca sui sistemi di qualità nell'agroalimentare». Il tutto senza contare che, già dal 2009, due dei tre membri dell'«Organo di valutazione indipendete» che vigila sull'Inea sono diretta espressione alemanniana: Ida Marandola, moglie dell'ex deputato Francesco Biava, e Fabrizio Pescatori, nel collegio dei sindaci di Nuova Italia.

 

SALDARE I CREDITI ALLE IMPRESE? CERTO! CON ALTRO DEBITO PER TUTTI

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Rosaria Amato per "il Messaggero"

Ammontano a 90 miliardi, il 5,8% del Pil, i debiti della Pubblica Amministrazione nei confronti delle imprese: la nuova stima al rialzo della Banca d'Italia soddisfa Confindustria («fa piacere che pian piano arrivino sulle nostre tesi», ha commentato il presidente Giorgio Squinzi) e rende ancora più urgente il decreto che il governo intende presentare al più presto per avviare la restituzione dei primi 40 miliardi.

MARIO MONTI E VITTORIO GRILLI jpeg

Si tratta di un'operazione «straordinaria» che farà «ripartire più rapidamente la domanda interna già da metà dell'anno in corso», ha detto il ministro dell'Economia Vittorio Grilli alla Commissione speciale di Camera e Senato. Finora si era parlato di 71 miliardi.
I primi 40 miliardi saranno così suddivisi: agli enti locali andranno 12 miliardi nel 2013 e 7 nel 2014, alla sanità 5 miliardi quest'anno e 9 il prossimo e allo Stato 7 miliardi in due anni.

GIORGIO SQUINZI

Con l'impegno di «ulteriori tranche che possano ampliare i 40 miliardi», ha assicurato Grilli, precisando che «l'operazione non è senza costi: nel 2013 ci sarà un aumento di 400 milioni» per gli interessi sul debito. Inoltre, ricorda il direttore centrale della Banca d'Italia Daniele Franco, con quest'operazione il deficit arriverà al 2,9%, entrando così in una «zona a rischio, estremamente vicino al 3%».

Anche l'Istat parla di «elemento di preoccupazione», ma Grilli assicura: il limite del 3% «è invalicabile», e l'eccezione concessa dalla Ue sarà rigidamente circoscritta. E comunque ne sarà valsa la pena: grazie ai pagamenti il Pil nel 2013 scenderà "solo" dell'1,3% (con un effetto positivo dello 0,2%) e si attesterà nel 2013 all'1,3% (con un effetto positivo
dello 0,7%).

Enrico Giovannini DSC

Le stime del governo potrebbero essere eccessivamente ottimiste, avverte però il presidente dell'Istat Enrico Giovannini: «La contrazione del Pil potrebbe essere maggiore di quanto previsto, con la ripresa confinata all'ultimo trimestre dell'anno o rinviata al primo scorcio del 2014». Mentre Bankitalia rileva che nel 2014 la crescita potrebbe essere inferiore di circa mezzo punto percentuale rispetto alle previsioni.

Anche perché, annuncia l'Ocse, il Pil registrerà una flessione dell'1,6% nel primo trimestre del 2013, per poi calare di un altro 1% nel secondo trimestre, il dato peggiore dell'area G7. Il clima di forte sfiducia ha avuto come effetto anche la fuga degli italiani dagli investimenti finanziari: dall'aprile 2010 al settembre 2012 sono 715,8 i miliardi disinvestiti dalla clientela retail, si tratta di un crollo del 36%, attesta la Consob.

MARIA CANNATA

Anche per questo, osserva Daniele Franco, «nell'attuale fase ciclica il provvedimento potrebbe essere più efficace» rispetto a una fase "normale". Tanto che ieri si è sanata la polemica tra governo e Movimento 5 Stelle, scattata giorni fa, all'annuncio che i pagamenti sarebbero andati anche a favore delle banche, decisione che i grillini avevano definito «una porcata di fine legislatura».

Il ministro ha precisato che si darà liquidità prima alle imprese e poi alle banche, anche se «il principio che le banche non vadano pagate è pericoloso, perché così la potenzialità delle imprese di essere finanziate dalle banche stesse sparisce».

 

 

GENTILUOMINI DEL PAPA? PERSONE DI PROVATA FEDE NEGLI AFFARI

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Massimo Teodori per "l'Espresso"

Herbert Batliner

I Gentiluomini di Sua Santità, durante i servizi ai quali sono chiamati, vestono il frac e indossano, segno della loro dignità, il collare d'oro già usato dai Camerieri di Spada e Cappa. Durante le Celebrazioni Liturgiche Pontificie accolgono i personaggi di riguardo... partecipano alle cerimonie civili ed alle udienze papali... Non si pensi però che i gentiluomini siano figure folcloristiche. No, la realtà è più prosaica: la dignità di gentiluomini è conferita «con Biglietto della Segreteria di Stato a persone che si distinguono per prestigio personale e che hanno acquisito particolari benemerenze verso la Santa Sede»....

Trattandosi di materia chiesastica, si potrebbe dedurre che si entra per particolari servizi resi alla fede. Se però si consulta la lista dei gentiluomini, si ha l'impressione che le benemerenze, salvo eccezioni, siano di natura molto più materiale che spirituale, e che riguardino in particolare il potere e il denaro.

Umberto Ortolani

La Chiesa, certo, ha i suoi criteri, ma è d'obbligo notare che tra i gentiluomini spicca un gruppo di personalità italiane che ha intrattenuto rapporti opachi con il Vaticano e non pochi manager inquisiti per reati finanziari e patrimoniali. Anche tra i gentiluomini non italiani emergono personaggi dall'analogo profilo: eloquente è il caso dello «gnomo di Vaduz» Herbert Batliner che... ha potuto donare a Benedetto XVI durante l'incontro di Ratisbona del 2006 un antico organo a canne solo grazie a un salvacondotto vaticano che lo ha protetto da un mandato di cattura tedesco per l'accusa di essere in Liechtenstein il trait d'union del riciclaggio con i trafficanti di droga sudamericani e i clan mafiosi russi.

I gentiluomini di Sua Santità italiani hanno il privilegio di potere aprire depositi all'Istituto per le opere di religione superando i controlli bancari italiani e internazionali.
Nell'elenco dei 114 gentiluomini italiani - su un totale di 147 - sono stati depennati dopo essere stati colpiti dalla giustizia italiana due personaggi noti per i rapporti con il Vaticano. Umberto Ortolani, decorato del collare di gentiluomo nel 1963, potente uomo d'affari della P2 al fianco di Gelli, è stato «annullato», cioè cacciato, dalla famiglia pontificia nel 1983 quando si diede alla latitanza in Sudamerica per sfuggire al mandato di arresto.

papa ratzinger benedetto

La stessa sorte è toccata al gentiluomo Angelo Balducci, grande boss dei lavori pubblici, dei «Grandi eventi» e del Giubileo, sponsor di Propaganda Fide e assiduo frequentatore della Segreteria di Stato vaticana e di Palazzo Chigi all'epoca del sottosegretario Gianni Letta (a sua volta gentiluomo, ndr).

Sul gentiluomo che è stato bollato come il capo della cricca degli appalti truccati, è eloquente il giudizio di Francesco Maria De Vito Piscicelli, testimone di giustizia: «Il presidente Balducci s'imponeva a tutto al Consiglio superiore dei lavori pubblici, era il dominus. Corrotto nell'animo... voleva accontentare tutti, soprattutto la classe politica»...

Licio Gelli x

Oltre a Ortolani e Balducci, la lista dei gentiluomini contiene diversi altri personaggi le cui benemerenze verso il Vaticano sono relative ai ricchi appalti pubblici, talora con appendici nei servizi segreti... Non vogliamo sostenere che tutti i gentiluomini italiani sono uomini di scarsa religiosità o che hanno avuto burrascosi trascorsi con la giustizia italiana. Indossano il sacro collare d'oro tante persone degne... può tuttavia sorgere qualche dubbio...

ANGELO BALDUCCI A BORDO PISCINA jpeg

In un recente incontro con la variopinta compagnia in frac, Benedetto XVI, pur con un linguaggio metaforico proprio del mondo ecclesiale, ha pronunciato parole esplicite: «Cari gentiluomini, la barca di Pietro, per poter procedere sicura, ha bisogno di tante nascoste mansioni, che insieme ad altre più appariscenti contribuiscono al regolare svolgimento della navigazione».

 

 

UN “MUSEO” E UNA FONDAZIONE SVIZZERA: IL TESORETTO CGIL

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Stefano Sansonetti per www.lanotiziagiornale.it

CGIL

Galleria d'arte Cgil, verrebbe quasi da dire. Anzi, potrebbe anche risultare un po' riduttivo, se soltanto si considera la quantità di tele e sculture accumulate nel corso degli anni. Già, perché nelle numerose sedi del sindacato, tra centro confederale, federazioni di categoria e camere del lavoro, è custodita la bellezza di 252 opere, rappresentative di 164 autori.

SUSANNA CAMUSSO

Più un museo, effettivamente. All'interno della collezione, neanche a dirlo, spuntano tutti i più importanti artisti italiani del "realismo sociale", sempre molto attento ai temi del lavoro. Tra questo non poteva mancare Renato Guttuso, di cui il sindacato guidato oggi da Susanna Camusso possiede due opere.
Della stessa corrente fa parte anche Giuseppe Migneco, anche in questo caso presente nella raccolta con due opere. Sono invece ben quattro i pezzi di Carlo Levi, non soltanto pittore ma anche scrittore, in tale veste autore del romanzo "Cristo si è fermato a Eboli". A impreziosire la collezione, poi, c'è anche una scultura di Mario Ceroli, uno degli artisti italiani più famosi a livello internazionale, partito dalla pop art, passato attraverso all'arte povera e affermatosi con le sue "sagome di legno". Ma i nomi famosi, nell'elenco dei 164 autori, sono tanti altri: Ernesto Treccani, Toti Scialoja, Alberto Sughi, Achille Perilli, Piero Guccione, Gacomo Manzù e Umberto Mastroianni.
Impossibile sapere quanto valga la collezione, anche se non si tratta certo di spiccioli. Su tutto questo tesoretto, peraltro, vigila con dedizione e inflessibilità la curatrice Patrizia Lazoi. La raccolta è anche visibile al pubblico su prenotazione: "gratuitamente", fanno sapere al telefono dall'organizzazione. Ma oltre al valore delle opere, è presumibile che un po' di soldi possano essere ricavati dai prestiti dei pezzi alle varie mostre.

Renato Guttuso

Esiste anche un catalogo della "galleria", scritto qualche anno fa proprio dalla Lazoi. Si tratta di due ponderosi volumi fotografici che peraltro sono acquistabili al prezzo di 120 euro. L'edizione è curata dalla Ediesse, la società editrice del sindacato di Corso d'Italia, che come ha raccontato La Notizia nei giorni scorsi pubblica i libri di diversi parlamentari di area centro-sinistra. Tra i tanti spiccano Enrico Letta, Cesare Damiano e Guglielmo Epifani, già segretario generale.

Giacomo Manz

Si sa, quando si parla di attività sindacali non si può certo prescindere dal settore della formazione professionale. Tutte le sigle, chi più chi meno, hanno istituti che puntano a svolgere un'attività certamente fondamentale, ma molto delicata, se solo si considera che i suoi ingranaggi sono abbondantemente "oliati" da finanziamenti pubblici. La Cgil non sfugge a questo trend. La curiosità, se si vuole usare questo termine, è che nel vasto mondo della formazione Cgil rientra anche una fondazione svizzera, con sede a Zurigo, che si chiama Ecap. Dall'ultimo bilancio disponibile, risalente all'anno 2009, risultano a beneficio dell'ente entrate complessive per 20 milioni di franchi svizzeri, al cambio attuale equivalenti a 16,4 milioni di euro.

Toti Scialoja

Per carità, la fondazione è una realtà senza scopo di lucro e quindi gli introiti devono essere reinvestiti per gli scopi sociali, ma i numeri in gioco non sono di poco conto. Anche perché la fondazione Ecap, da qualche anno, ha fondato a Como una società di servizio che si chiama Ecap Consulenze srl. Al suo attivo, per ora, non ci sono grossi numeri, ma si tratta pur sempre di una società a responsabilità limitata, come tale a scopo di lucro.

Enrico Letta

La Cgil, all'epoca, ha fondato l'Ecap con l'obiettivo di offrire formazione ai lavoratori italiani arrivati in Svizzera. Successivamente ne è stata perfezionata la trasformazione in fondazione. Dallo statuto, reperibile sul sito internet, si deduce comunque una presa ancora incisiva del sindacato di Corsi d'Italia sull'ente. L'articolo 3, per esempio, spiega che la fondazione "si legittima in base alla sua costituzione tramite la Cgil, alla collaborazione con la medesima, nonché con la Lega delle cooperative e l'Unione sindacale svizzera". All'articolo 6, ancora, si legge che il consiglio della fondazione dura in carica 4 anni e che "i membri sono nominati e possono essere sostituiti dalla Cgil". Naturalmente l'Ecap, come tutti gli enti di formazione, vive di lauti finanziamenti pubblici. Lo specifica un atto estraibile sempre dal sito internet della fondazione.

zurigo

In esso si elencano quattro principali canali di finanziamento: "contributi delle istituzioni pubbliche svizzere, contributi delle istituzioni dei paesi di provenienza dei migranti, contributi dei partecipanti e ricavi dalla vendita di materiali didattici". Sempre dall'ultimo bilancio disponibile, riferito al 2009, risultano a carico dell'ente 593 dipendenti. A capo della fondazione, invece, con il ruolo di direttore generale c'è Guglielmo Bozzolini, che in occasione delle ultime elezioni politiche si è candidato al parlamento italiano nelle liste di Sel, la formazione guidata da Nichi Vendola, non riuscendo però a avere fortuna.

NICHI VENDOLA

Nello svolgimento della sua attività, tra l'altro, l'Ecap intreccia spesso e volentieri il destino di strutture "vicine" al mondo della Cgil. Nella sua rete, tanto per dirne una, compare anche l'associazione Smile, altro ente particolarmente attivo nel settore della formazione e presieduto da Carlo Ghezzi, già segretario confederale del sindacato ed ex segretario della Fisac Cgil. Che poi nella storia della sigla di Corso d'Italia il nome Ecap ha un posto ancora più importante. Fino ai primi anni 2000 circa, infatti, era proprio una vastissima rete di Ecap territoriali a supportare la Cgil nello svolgimento dell'attività di formazione. Ancora oggi il nome ricorre spesso, anche se il legame con il sindacato si è in gran parte rotto a seguito della trasformazione giuridica delle singole realtà.

 

 


UN BISONTE D’INTELLIGENZA - DELLA SERIE: ANCHE LA SELEZIONE NATURALE PUÒ FARE CILECCA

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DAGOREPORT

Dal "Daily Mail"
http://bit.ly/11Wq7rt

BISONTE ATTACCA UOMO NELLO UTAH BISONTE ATTACCA UOMO NELLO UTAH

Che la mamma degli stupidi sia sempre incinta è una di quelle verità giustamente trasformatesi in proverbi.
Ma quel che è bene sottolineare, è che ci sono stupidi e stupidi, cioè quelli affetti da una stupidità normale e dei veri e propri portenti che grazie a questa loro dote riescono addirittura a finire sui giornali.

BISONTE ATTACCA UOMO NELLO UTAH

È il caso di quest'uomo geniale che, in visita all'Antelope Island State Park, nello Utah, ha pensato bene di mettersi a infastidire un enorme bisonte da una tonnellata di peso, che se ne stava per fatti suoi. Dei testimoni raccontano che l'intelligentone abbia fatto di tutto per provocare l'animale, tanto da riuscirci.

BISONTE ATTACCA UOMO NELLO UTAH

La scena che si è offerta agli spettatori e che è stata documentata nelle foto qui riportate, è tanto terribile quanto ovvia: il bisonte, incazzato a morte, ha puntato verso l'uomo e lo ha attaccato, sbattendolo con forza contro un recinto.

I casi della vita vogliono che spesso le persone più stupide siano anche le più fortunate, e infatti il furbacchione, al di là dello shock riportato, non solo non è morto, ma ne è uscito pure tutto intero. Della serie: anche la selezione naturale può fare cilecca.

 

VENTI DI GUERRA O RUTTINI DI UN POVERETTO? - KIM JONG-UN MINACCIA UN IMMINENTE ATTACCO CONTRO L’AMERICA

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LA MAPPA CON GLI ATTACCHI NORDCOREANI LOS ANGELES NYC AUSTIN

1 - COREA NORD: FOTO KIM JONG-UN CON PIANO PER 'COLPIRE GLI USA'
(ANSA) - Non è ancora chiaro se sia trattato di una 'azione' voluta e studiata dalla propaganda oppure di un clamoroso errore: fatto sta che le foto del leader nordcoreano Kim Jong-un, con un Mac della Apple (oggetto cult degli odiati e imperialisti Stati) e impegnato in una riunione d'emergenza con quattro ufficiali dello stato maggiore, contengono indicazioni dettagliate sugli armamenti delle truppe del regime. Le immagini, rilanciate dall'agenzie Kcna e dalla tv pubblica Ktv, sono state diffuse per annunciare l'ordine del 'giovane generale' di puntare i missili, pronti a colpire le basi Usa sul continente americano, alle Hawaii e a Guam.

KIM JONG UN AL TAVOLO DELLA GUERRA CON UN MAC IN BELLA VISTA

Alle sue spalle, in quello che appare come una riunione di 'gabinetto di guerra', c'é una mappa su cui compare in evidenza la dicitura 'Piano delle forze strategiche per colpire gli Stati Uniti', con tanto di armi più importanti scritte sulla destra. La lista mostra che la Corea del Nord dispone nel complesso di 40 sottomarini, 13 navi da sbarco, sei dragamine, 27 navi ausiliarie e 1.852 aerei, mentre altri numeri e tipologie di mezzi sono del tutto coperti dagli ufficiali.

KIM JON UN ISTRUISCE I GENERALI

2 - COREA NORD: KIM FIRMA ORDINE, ALLERTA UNITA' MISSILISTICHE
(ANSA) - Il leader della Corea del Nord, Kim Jong-un, ha ordinato l'allerta per tutte le unità missilistiche, pronte al lancio contro le basi Usa nel sud del Pacifico e la Corea del Sud, in risposta all'invio di bombardieri strategici B-2 Stealth Usa per esercitazioni congiunte con Seul. Secondo l'agenzia ufficiale nordcoreana Kcna, Kim, al termine di una riunione d'emergenza con i suoi vertici militari, "ha firmato il piano sui preparativi tecnici per il lancio dei missili strategici dell'Esercito popolare nordcoreano (Kpa), ordinando di essere pronti al lancio, in modo che possano colpire in qualunque momento le basi sul territorio degli Stati Uniti e le sue basi militari nei teatri operativi del Pacifico, compresi Hawaii e Guam, e in Corea del Sud".

LA MAPPA CON GLI ATTACCHI NORDCOREANI LOS ANGELES NYC AUSTIN

Al momento della firma del piano, a mezzanotte ora di (Pyongyang), Kim, scrive la Kcna, ha "giudicato che è arrivato il momento di saldare i conti con gli imperialisti Usa, vista la situazione". In precedenza, in un comunicato delle forze Usa in Corea, citato dai media americani, si affermava che "dimostrando l'impegno degli Stati Uniti e la sua capacità di difendere la Repubblica di Corea e fornire un esteso deterrente, lo U.S. Strategic Command ha inviato due bombardieri B-2 Spirit con un volo di lunga durata andata e ritorno dalla base dell'Air Force di Whiteman, in Missouri, fino in Corea del Sud, il 28 marzo".I due bombardieri hanno sganciato "munizioni inerti" in un campo militare sull'isola di Jikdo e sono tornati alla base, in una "singola continua missione", un volo di oltre 6.500 miglia.

ESERCITO COREA DEL NORD


3 - COREA NORD: YONHAP, RAFFORZATA ATTIVITA' IN BASI MISSILI
(ANSA) - La Corea del Nord ha rafforzato le attività presso le basi missilistiche di medio-lungo raggio, spingendo la Corea del Sud ad aumentare il livello di guardia. Lo riporta l'agenzia Yonhap citando fonti militari di Seul, secondo cui sono in corso "movimenti di veicoli e truppe". La mossa segue l'ordine d'allerta del leader nordcoreano Kim Jong-un alle unità balistiche avendo per target le basi Usa nel sud del Pacifico e in Corea del Sud, in risposta all'invio di bombardieri americani B-2 alle manovre congiunte con Seul.

IL POTENZIALE BELLICO DELLA COREA DEL NORD


Secondo le stesse fonti militari, Stati Uniti e Corea del Sud stanno mantenendo "una stretta" vigilanza sui movimenti alle basi del Nord. E' ritenuto possibile, infatti, il lancio di missili come atto provocatorio, dato che il Nord ha reso noto martedì di avere le truppe "in assetto da combattimento", con le unità di artiglieria e balistiche "stategiche" in grado di colpire Corea del Sud, Stati Uniti e altri "obiettivi" riconducibili alle forze considerate "ostili" al regime. Secondo un'altra fonte, invece, movimenti di veicoli sono stati registrati al sito nordoccidentale di Tongchang-ri, lo stesso da dove è stato lanciato il razzo/satellite lo scorso 12 dicembre, rilanciando le ipotesi di un ulteriore test balistico in arrivo.

IL BOMBARDIERE STEALTH AMERICANO SORVOLA LA COREA

 

LA CONVIVENZA FORMATO ERGASTOLO: PER LA CASSAZIONE IL PARTNER NON PUÒ ESSERE CACCIATO

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Valeria Di Corrado per lanotiziagiornale.it

cassazione

Può finire l'amore, ma non il diritto ad abitare nella casa del convivente. La scelta di vivere sotto lo stesso tetto (anche se non è quello coniugale) comporta diritti e doveri che non svaniscono nel nulla quando compagno e compagna litigano e decidono di lasciarsi. La Corte di Cassazione, con una sentenza emessa il 21 marzo scorso, ha rivoluzionato il mondo delle coppie di fatto. Anche dopo la rottura del rapporto affettivo, il proprietario dall'appartamento in cui i due hanno scelto di convivere non può cacciare dall'oggi al domani il partner. Quest'ultimo infatti, pur non essendo comproprietario dell'immobile, ha il diritto di continuare a coabitarci.

IL CASO
La sentenza degli Ermellini, che ora diventa un precedente giurisprudenziale al quale i giudici di merito dovranno inevitabilmente attenersi, si riferisce al caso di due partner che avevano convissuto per diversi anni in un appartamento a Roma (zona piazza Bologna). Lui, il 24 marzo 1998, decide di cedere alla compagna l'immobile, continuando a vivere con la dolce metà sotto lo stesso tetto. Tempo nemmeno tre mesi e... la coppia scoppia. Lei lo mette alla porta senza farsi troppi scrupoli.

Quando lui tenta di entrare nella sua ex casa lei si rivolge ai carabinieri facendolo passare per un ladro che si era introdotto furtivamente nell'abitazione. Difficile per i militari darle torto dopo che la donna esibisce in suo favore una copia del contratto di acquisto dell'immobile. Costretto a riconsegnare le chiavi, l'uomo non si è arreso ed è ricorso al Tribunale di Roma per ottenere la tutela possessoria.

CONVIVENTI

I giudici gli hanno dato ragione, ordinando alla donna di permettere all'ex-partner di proseguire la coabitazione in quello che era stato, fino a poco tempo prima, il loro nido d'amore. La Corte d'Appello ha confermato il provvedimento e i magistrati del Palazzaccio non sono stati da meno.

L'ORIENTAMENTO GIURIDICO
La Suprema Corte ha ribadito la rilevanza costituzionale della famiglia di fatto, confermando la tendenza della giurisprudenza a riconoscerne un rilievo giuridico, oltre che sociale. Negli ultimi anni, infatti, si sta ampliando la tutela in favore di questo tipo di rapporto di convivenza, che viene considerato un consorzio familiare simile a quello che si realizza con il matrimonio.

Le coppie di fatto, secondo i giudici di piazza Cavour, rientrano a pieno titolo nelle "formazioni sociali nelle quali, in base all'articolo 2 della Costituzione, si svolge la personalità individuale". Il convivente infatti gode della casa familiare, di proprietà del compagno o della compagna, per soddisfare un interesse proprio oltre che di coppia.

CONVIVENZA

Perciò, secondo i giudici della Cassazione, la convivenza "more uxorio" (come se si fosse coniugi) determina sulla casa di abitazione, nella quale si svolgeva il programma di vita in comune, un potere di fatto del convivente, "ben diverso da quello derivante da ragioni di mera ospitalità". In parole povere il partner non può essere trattato come un ospite indesiderato da "mettere alla porta su due piedi".

Di conseguenza, di fronte all'estromissione violenta o clandestina compiuta dall'ex proprietario della casa, il compagno può chiedere al giudice la tutela possessoria ed essere riammesso a coabitare nella casa dove si era svolta la vita in comune.

Gli Ermellini nella sentenza hanno specificato che questa tutela può essere invocata "laddove esista una comunità di tipo familiare, che tale connotato abbia assunto per durata, stabilità, esclusività e contribuzione alla vita comune". Quando, insomma, per un certo periodo di tempo si è vissuti sotto lo stesso tetto, partecipando in pari misura alle spese comuni.

 

ORMAI TUTTO FA “CASTA”: LA GUERRA AI PRIVILEGI È SFUGGITA DI MANO

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Alessandro Campi per "Il Messaggero"

Persino Maurizio Crozza - che è un grande professionista, ma rimane pur sempre un comico - alla fine ha riconosciuto che «forse stiamo esagerando». Sentire i presidenti delle Camere che all'unisono, appena eletti, annunciano in diretta televisiva di essersi ridotti lo stipendio (ma perché solo del 30%? perché non rinunciarvi del tutto?), leggere di un parlamentare grillino messo sotto accusa dai suoi colleghi per aver mangiato al ristorante di Montecitorio invece che alla mensa, tutto ciò dà il segno - ha sostenuto Crozza - di «una escalation assurda».

VIGNETTA GIANNELLI LA CASTA

Se continua così, ha concluso fra le risate del pubblico, fra qualche tempo qualcuno si inventerà in televisione un'inchiesta-denuncia su un onorevole sorpreso a mangiare una brioche con crema all'autogrill di Roma Sud. Uno scandalo, ovviamente, visto che i parlamentari degli altri Paesi europei le brioche le mangiano vuote. E chi la paga la crema se non i poveri contribuenti italiani?

La verità, messa in luce da uno spettacolo satirico ma che si ha evidentemente paura di sollevare a livello di dibattito pubblico, è che la campagna mediatica contro la casta e gli sprechi della politica è sfuggita di mano a coloro che, nel corso dell'ultimo decennio, l'hanno meritoriamente promossa. Ma il loro obiettivo, apprezzabile dal punto di vista dell'impegno civile, era la riforma del sistema dei partiti, non la sua paralisi o peggio la sua distruzione.

Una riforma peraltro sostenuta da argomenti che ormai oscillano sempre più tra la demagogia e l'invettiva vera e propria. Nata per denunciare i costi oggettivamente esorbitanti delle assemblee rappresentative (centrali e periferiche) e in genere della macchina burocratico-istituzionale italiana, per mettere a nudo la corruzione dei singoli e i molti privilegi, diretti e indiretti, connessi allo svolgimento di ruoli e incarichi politici, tale campagna ha tuttavia finito per gettare una sorta di discredito generalizzato, un'ombra di sospetto permanente, su chiunque occupi uno scranno o svolga una funzione di governo, avallando implicitamente l'idea che la politica sia in sé un affare sporco.

LA CASTA

Il trionfale ingresso di Grillo e dei suoi seguaci nelle aule parlamentari è in gran parte da attribuire proprio a questo sentimento collettivo, che da anni è largamente ostile alla politica e ai suoi attori tradizionali. Sentimento che Grillo - un Savonarola nell'epoca dei social network - ha capitalizzato, accomunando destra e sinistra in una condanna senza appello.

La sua vittoria ha spinto tutte le altre forze politiche, frastornate e impaurite, ad assecondarlo a costo di sfondare il limite del grottesco. Tutto, ivi comprese le trattative politiche più riservate e delicate, deve essere reso trasparente e accessibile. Ogni atto o parola deve essere ripreso in video e sottoposto al giudizio del pubblico. Ogni spesa, ivi comprese caramelle e penne a sfera, deve essere documentata scontrino alla mano.

Non c'è competenza o carriera professionale, non c'è funzione o incarico, per quanto delicato e prestigioso, che possa giustificare uno stipendio o una pensione che offenda l'amor proprio (o stimoli l'invidia sociale) di un pensionato, una casalinga o uno studente fuori corso. Tutti - purché cittadini - possono occuparsi di tutto e svolgere qualunque mansione, in omaggio all'idea che le istituzioni funzionano in virtù della volontà e dei desideri di chi momentaneamente se ne appropria, non delle conoscenze tecniche di chi opera stabilmente al loro interno.

VIGNETTA ANTI CASTA

Ma non basta. Ogni esperienza politica pregressa, aver già ricoperto un incarico pubblico o un mandato politico, è da considerarsi con sospetto, in una versione aggiornata e un tantino ridicola del delirio rivoluzionario che nella Cambogia degli anni Ottanta spingeva i seguaci di Pol Pot a deportare nelle campagne o eliminare chi indossava un paio di occhiali o possedeva un titolo di studio, e a consegnare il potere ai fanciulli.

E guai naturalmente a farsi vedere in un ristorante del centro, meglio recarsi a piedi in Parlamento, tutti a chiedere di tagliare: stipendi, province, rimborsi, numero dei deputati e dei senatori, auto blu, scorte, appannaggi, pensioni, in una gara nella quale il qualunquismo travestito da morigeratezza sembra superato solo da un'ipocrita insipienza.

Per chi si ricorda di Ionesco e del teatro dell'assurdo, sulla scena politica di queste settimane sembra essersi realizzata la trasformazione di milioni di italiani - ivi compresi opinionisti eccellenti e politici di lungo corso - in rinoceronti impazziti che caricano senza risparmiare nulla, mossi dallo spirito di rivalsa e dal desiderio di fare tabula rasa.

La "rinocerontite", come la chiamava il drammaturgo romeno, sembra aver colpito la maggioranza e si va diffondendo come un virus. E l'unico che abbia sin qui avuto l'ardire (e il buon senso) di opporsi a questo delirio febbrile sembra essere stato Crozza, un uomo di spettacolo ma per sua fortuna ancora politicamente pensante.

 

 

LE LETTERE CHE HANNO FIRMATO LA STORIA - UN COLLEZIONISTA HA MESSO ALL’ASTA 250 DOCUMENTI STORICI

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DAGOREPORT

Dal "Daily Mail"
http://bit.ly/XLmy4c

MARILYN MONROE

Un'accorata lettera di Marilyn Monroe al suo maestro di recitazione, in cui gli confida di sentirsi "impazzire" a causa dei suoi frequenti blocchi davanti alla cinepresa. Una missiva da parte di John Lennon indirizzata a Paul e Linda McCartney che testimonia l'aria di tensione che tirava fra i due Beatles prima dello scioglimento della band. E ancora, un'ampia raccolta di lettere inviate dal generale Eisenhower alla moglie Mamie tra il 1942 e 1945. Infine, degli album fotografici che furono fatti realizzare da Mussolini e Hitler per documentare la loro alleanza subito prima dell'inizio della Seconda Guerra Mondiale.

Un patrimonio da decine e decine di migliaia di sterline che un anonimo collezionista americano ha messo all'asta online. 250 documenti, che comprendono appunto lettere e foto storiche che saranno esposti dall'8 al 16 aprile alla galleria d'arte Douglas Elliman di Madison Avenue.

MARILYN MONROE E IL SUO MAESTRO DI RECITAZIONE LEE STRASBERG

Nella lettera che Marilyn Monroe scrisse a mano al suo maestro di recitazione Lee Strasberg su carta intestata dell'Hotel Bel-Air, l'attrice parla dei suoi gravi problemi di fronte alla cinepresa: "La mia volontà è debole, ma non posso farci niente. Credo che io stia diventando pazza. È solo che quando sono davanti a una macchina da presa la mia concentrazione e tutto quello che sto cercando di imparare mi lascia. Poi mi sento come se non facessi parte della razza umana". La lettera sarà venduta il prossimo 30 maggio per un prezzo compreso fra le 20 e le 30 mila sterline.

UNA DELLE LETTERE SCRITTE DAL GENERALE EISENHOWER ALLA MOGLIE MAMIE

Altro documento che sicuramente farà leccare i baffi ai collezionisti è la lettera che John Lennon scrisse a Paul e Linda McCartney in cui chiedeva, con una certa acredine: "Pensi davvero che la maggior parte dell'arte oggi sia nata grazie ai Beatles? Io non pensavo tu fossi così pazzo, Paul. Veramente lo pensi? Quando smetterai di crederlo potrai svegliarti!". La missiva, corretta a mano e scritta su un foglio che reca un logo raffigurante John Lennon e Yoko Ono, testimonia meglio di qualsiasi altro documento quale fosse l'atmosfera subito prima che i Beatles si sciogliessero. Per aggiudicarsela bisognerà sborsare fino a 40 mila sterline.

LA LETTERA SCRITTA DA JOHN LENNON A PAUL E LINDA MCCARTNEY

Ma forse il pezzo più prezioso della collezione sono le 58 lettere che Dwight D. Eisenhower scrisse alla moglie Mamie dal '42 al '45, in cui il generale raccontava gli episodi della guerra e non mancava di esternare amore e devozione alla sua compagna.
Le missive potranno rendere fino a 80 mila sterline.

IL GENERALE DWIGHT D EISENHOWER E LA MOGLIE MAMIE

Infine saranno messi all'asta degli album di fotografie che Hitler e Mussolini si scambiarono per sancire la loro alleanza prima della guerra. Le immagini ritraggono i due dittatori insieme, e le forze armate italiane e tedesche schierate. Gli organizzatori dell'asta puntano a guadagnarci fino a 33 mila euro.

 

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