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UN FALCO DI NOME ZANDA: DAL CASO MORO AL CAV.

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Paolo Guzzanti per "Il Giornale"

ZANDA LUIGI

Ha una faccia da impunito, ma simpatica. O, almeno, a me è simpatico. Ma è quell'aria da impunito, appena un filo di sorriso beffardo che non gli si scolla mai forse perché è nato, cresciuto e vissuto nel ventre di vacca del potere tramandato come un titolo nobiliare, senza far altro che seguire il cursus honorum che la nomenklatura gli ha riservato. Questo spiega probabilmente la sua voglia non di combattere e vincere, ma se possibile di ammazzare (in senso politico), di azzoppare (sempre in senso politico), di ammanettare (in tutti i sensi) Berlusconi votandone appena possibile l'ineleggibilità.

LUIGI ZANDA

Zanda, essendo nato patrizio in una società divisa in caste, vede in Berlusconi ciò che più detesta: l'homo novus che si è fatto dal nulla e che dopo il successo imprenditoriale si è anche permesso di conquistare e mantenere per vent'anni la leadership di una larga parte degli italiani. Come puoi contrastare una leadership naturale riconfermata ad ogni elezione? L'unica risposta è: accoppando il leader. E l'ultima trovata è dichiarare Berlusconi non eleggibile, liquidando con un colpo alla nuca milioni di elettori italiani che non vogliono i post comunisti al potere.

LUIGI ZANDA ELISABETTA SPITZ - copyright Pizzi

Come ho detto, Luigi Zanda nasce in un alveo patrizio, come i Kennedy o il circolo degli Scipioni della Roma repubblicana. Suo padre, Efisio Zanda Loy, era un uomo politicamente importantissimo come capo della polizia di Stato, specialmente nella dura e torbida stagione del terrorismo. Luigi, uomo peraltro intelligentissimo, fece una carriera fulminante fin da neolaureato: uffici legali dell'Iri, consulente del ministero per la riforma della Pubblica amministrazione, presidente del Consorzio Venezia Nuova, presidente e amministratore delegato dell'Agenzia per il Giubileo per un quinquennio, presidente della Quadriennale di Roma e della Fondazione Palaexpo, consigliere d'amministrazione della Rai in quota Margherita.

pier luigi bersani

Infine il trionfale ingresso in politica: traggo dal Catalogo dei viventi di Giorgio Dell'Arti e Massimo Parrini, editore Marsilio: «Alle elezioni suppletive per il Senato del 23 giugno 2003 (convocate nel collegio di Frascati per la morte del senatore Severino Lavagnini) si presentò senza avversario, dato che la Casa delle libertà non raccolse firme sufficienti a candidare Francesco Aracri (An). Risultò quindi eletto col cento per cento dei suffragi, ma con la più bassa percentuale di partecipazione al voto dell'intera storia repubblicana: il 6,47%».

PIERLUIGI BERSANI

Ma alla sua biografia mancano i due pezzi migliori: quello di segretario e portavoce di Francesco Cossiga ministro degli Interni e poi presidente del Consiglio. E quello di consigliere e poi di vicepresidente del Gruppo Espresso, quotidiano La Repubblica incluso. Sono stato amico di Cossiga, avendolo difeso con le unghie e con i denti quando sul «picconatore» pendeva una taglia, o una fatwa, lanciata proprio da Repubblica e dall'Espresso, in forza della quale il presidente della Repubblica temeva realisticamente di essere prelevato con la forza, caricato su un'ambulanza, chiuso in un sanatorio e sostituito da un comitato provvisorio di barbe bianche che lo avrebbe sostituito.

Zanda, come ho detto, fu prima il più stretto collaboratore di Cossiga e poi di Repubblica. Senza provare imbarazzo. E oggi è nel Pd, appena eletto capogruppo, carica che gli consente di dichiarare con tono politicamente minaccioso di essere pronto a votare l'ineleggibilità di Silvio Berlusconi. Io spero che sia chiaro a tutti, compresi coloro che si sentono avversari totali di Berlusconi, che questo proposito rivela la pochezza di una nomenklatura che non sapendo liquidare politicamente un avversario, sogna - com'è nella tradizione della casa - il solito anche se simbolico colpo alla nuca.

Aldo Moro

Ma poi c'è qualcos'altro da dire sull'astuto Zanda. Non ha mai voluto dire una sola parola di quel che dovrebbe sapere, o almeno immaginare, sulla vicenda più turpe e losca della storia repubblicana: l'azione di un commando militare a via Fani, la cattura, l'interrogatorio e la soppressione di Aldo Moro. Quella storia e quelle povere vittime non trovano pace. Ebbene, Cossiga con cui concordavo quasi su tutto, aveva però una zona grigia, o se preferite un buco nero.

Lui solo sapeva quel che realmente accadde con l'affaire Moro e quel che fu fatto anche di inconfessabile e inconfessato per tentare di salvare la vita al leader democristiano. Posso dire, da ex presidente di una Commissione bicamerale d'inchiesta sulla quale fu calato il sipario della censura, che è dimostrato, per dichiarazione del procuratore generale di Budapest nel 2006 di fronte a me ed altri commissari, che molti uomini delle Br erano a libro paga e sotto comando militare del Kgb e della Stasi, inquadrati nell'organizzazione Separat del terrorista Carlos oggi all'ergastolo a Parigi.

COSSIGA

Ebbene, sconfitte militarmente le Brigate rosse italiane, Cossiga si votò ad una vita da frate confessore in tutte le carceri italiane per concordare una «verità storica» del tutto falsa, in grazia della quale fu imposto agli italiani di credere che i brigatisti erano un prodotto doc italiano. Tutti si lasciarono intimidire e nessuno ha il coraggio di dire perché fu ammazzato Moro.

Che c'entra Luigi Zanda? Ma come! È stato ogni giorno con Cossiga nei giorni peggiori del periodo terrorista, ha visto quello che gli altri non hanno potuto vedere, e l'unica cosa che ha da dire è: impediamo a Berlusconi di entrare in Parlamento? Suvvia, un po' di decoro!

 


“LA GRANDE BELLEZZA” DELLA ROMA CAFONA(L)

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Michele Anselmi per "il Secolo XIX"

Di sicuro il film italiano più atteso dell'anno. Infatti il festival di Cannes se l'è subito preso in concorso per la prossima edizione, 15-26 maggio, e chissà che la giuria presieduta da Steven Spielberg non gli porti fortuna. È "La grande bellezza": un fastoso affresco romano, tra il mondo di Cafonal e "La dolce vita" cinquant'anni dopo, che Paolo Sorrentino ha girato senza risparmio di mezzi dopo la trasferta americana di "This Must Be the Place".

verdone coi baffi nel film di sorrentino

Quattordici settimane di riprese, un budget da 10 milioni di euro, un cast affollato di partecipazioni speciali, da Carlo Verdone a Sabrina Ferilli, da Isabella Ferrari ad Antonello Venditti, più il fedelissimo Toni Servillo alla sua quarta volta col regista napoletano. Producono la Indigo di Nicola Giuliano e Francesca Cima con Medusa e i francesi Babe Film e Pathé.

"La grande bellezza" sarebbe dovuto uscire in Italia il 25 aprile, ma Cannes esige l'anteprima mondiale dei film in gara. Si fece un'eccezione solo per "Habemus Papam" di Nanni Moretti, due anni fa. Sicché tutto è stato posticipato al 23 maggio, in coincidenza, appunto, con l'esordio sulla Croisette. Speriamo bene con l'estate in arrivo e la gente che va sempre meno al cinema.

sabrina sul set di La grande bellezza

Fu proprio "il Secolo XIX", lo scorso maggio, ad anticipare la notizia dell'inattesa accoppiata Verdone-Ferilli escogitata da Sorrentino. Il film all'inizio doveva chiamarsi "L'apparato umano", titolo quanto mai metaforico benché intriso di scherzosa fisiologia e richiamato nella vicenda corale.

Poi si preferì "La grande bellezza", concetto da leggere per antifrasi, o forse no, giacché, nel sovrapporsi delle trame minimaliste e dei tramonti romani, delle feste caciarone sul Tevere e delle miserie umane, alla fine un senso di palpitante venustà affiorerà dalla ritratto di questa "marcia vita" dorata. Del resto, "La dolce vita" non si chiudeva proprio con la virginale e rigenerante apparizione della quattordicenne Valeria Ciangottini?

Set blindato, come s'usa dire in questi casi, riprese estenuanti perlopiù in notturna, massima segretezza sulla trama, la bocca di Sorrentino cucita alle interviste. Si sa, però, che il film, scritto insieme a Umberto Contarello e fotografato da Luca Bigazzi, sarà dedicato al giornalista scomparso Giuseppe D'Avanzo, partenopeo come il regista. Il quale, ancora alle prese con la messa a punto del montaggio finale di circa 150 minuti, s'è lasciato sfuggire nei mesi scorsi solo poche parole.

la grande bellezza sorrentino

«Il film è la rappresentazione di un fastoso naufragio, di un diffuso sentimento di impotenza e decadenza che pervade oggi la società italiana in modo trasversale. Ma dietro la perdita di senso, dietro la caduta di valori e la degenerazione estetica dei comportamenti è possibile ritrovare ancora la Bellezza. Immutabile, eterna, assoluta».

Inutile telefonare a Verdone, che vedremo con occhiali e strani baffi nei panni di un perdente di nome Romano, uno sfigato presenzialista, di quelli che bazzicano le feste romane e diventano amici-serventi dei cine-vip. «L'ho promesso, anzi giurato, a Sorrentino. Non parlo, punto e basta. Dico solo che Paolo è il regista che mancava all'Italia, il mio preferito con Fellini, Kubrick e Frank Capra. Il nuovo Antonioni». Quanto alla Ferilli, "La grande bellezza" segna il suo ritorno al cinema d'autore dopo tante fiction forse dimenticabili, in una parte da "bella ciaciona", Ramona, tutta costruita sul fisico esplosivo e sulla fragilità emotiva.

prima foto la grande bellezza

L'idea è di raccontare, con uno sguardo rispettoso al capolavoro felliniano ma senza omaggi espliciti, la condizione umana degli italiani ritratti in quelli che Sorrentino ama definire «il loro avamposto espressivo più noto». Appunto Roma. Con toni da commedia grottesca, feroce, e insieme un punto di vista inconsueto, non moraleggiante, tra canzoncine commerciali e musica sacra, affidandosi a una sorta di Virgilio immerso in un mondo ridicolo e misero allo stesso tempo che avrà, appunto, il volto inconfondibile e il parrucchino sale e pepe di Servillo.

Il personaggio si chiama Jep Gambardella (Sorrentino da sempre ama escogitare nomi bizzarri, anche nei suoi romanzi): un giornalista sessantacinquenne, professionalmente affermato, ben introdotto nei salotti mondani e culturali che contano, con una punta di cinismo ben temperato, lo sguardo disincantato e forse dolente, una straordinaria intelligenza che distilla in battute al vetriolo. Una specie di Raffaele "Dudù" La Capria, più giovane e insofferente. L'ex gagà abbandonò la carriera di letterato dopo il primo romanzo di successo, appunto "L'apparato umano", ma adesso, colpito dalla morte della donna che amò da ragazzo, vorrebbe rimettersi a scriversi. Ma cosa?

sorrentino sul set di La grande bellezza

È una Roma sontuosa e degradata, fatta di ricconi arroganti e "morti di fama", immobiliaristi, prelati, contesse e spogliarelliste, party esclusivi, terrazze con vista sul Foro, ristoranti per politici al Pantheon, quella di "La grande bellezza". Chi l'ha visto - solo pochissimi fortunati - ne parla come di un film potente e frastornante, anche allucinato, ricolmo di personaggi gasati, buffi o saccenti. Come Stefania, la scrittrice cinquantenne interpretata da Galatea Ranzi: ex amante del segretario del Partito, benestante, con alcuni romanzi alle spalle scritti per una piccola casa editrice, una che da ragazza grondava vocazione civile e oggi pontifica su tutto.

Nel coro di personaggi il Lello di Carlo Buccirosso, la Trumeau di Iaia Forte, più tanti altri incarnati da attori come Giorgio Pasotti, Luca Marinelli, Serena Grandi, Massimo Popolizio, Giorgia Ferrero.
La Roma by Sorrentino riflette l'universo strampalato della mondanità globale, omologata al gusto televisivo: un occhio, forse, agli scatti micidiali di Umberto Pizzi per Dagospia, l'altro ai comportamenti di una classe dirigente, non solo quirite, chiacchierona e fatua, impermeabile alle scosse "grilline", piuttosto mostruosa, solo dedita a festeggiare.

Arresosi all'insensatezza che lo circonda, Jep Gambardella, in buona misura un alter-ego di Sorrentino, si muove tra cultura alta e vacuità bassa. Dirà di sé, attraverso la voce di un mirabile Servillo in giacca rossa, pantaloni bianchi e gin-tonic in mano: «Non volevo solo partecipare alle feste. Volevo avere il potere di farle fallire». Un bel progetto di vita.

 

FLORES, MICROSEGA DI BERLUSCONI: “IL CAV. È INELEGGIBILE”

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Tommaso Ciriaco per "La Repubblica"

Da una parte la manifestazione per ribadire che Silvio Berlusconi è ineleggibile. Dall'altra quella del Cavaliere, «una piazza di aggressione ai magistrati e di disprezzo della Costituzione». Paolo Flores D'Arcais, direttore di MicroMega, si prepara all'evento di sabato. Tre eventi pubblici a Roma, Milano e Genova - organizzate dalla società civile e sostenute da 225 mila firme e un unico obiettivo: «Difendere la Carta».

Partiamo dalla "vostra" piazza.
«La manifestazione di piazza Santi Apostoli è stata lanciata da MicroMega, ma è auto-organizzata. La riuscita dipende tutta dalla mobilitazione dei cittadini, da quanto riusciranno a raggiungere gli amici chiamandoli al telefono, via mail, Twitter, Facebook».

PAOLO FLORES DARCAIS E SIGNORA

Quali gli obiettivi e lo spirito dell'evento?
«Il senso è difendere la Costituzione, anzi realizzarne i valori di giustizia e libertà, ed esigere l'applicazione della legge 361 del 1957 che rende Berlusconi ineleggibile e lo esclude dal Parlamento».

PAOLO FLORES DARCAIS

Non sarà l'unico evento di piazza: sabato manifesta anche il Cavaliere.
«La nostra sarà una manifestazione francescana, senza mezzi, totalmente auto-organizzata e affidata alla passione civile dei cittadini. L'altra è una piazza di aggressione ai magistrati, di disprezzo della Costituzione repubblicana, che può però contare sulle infinite risorse materiali e mediatiche di Berlusconi. Penso che a sempre più cittadini la pretesa di impunità di Berlusconi risulti intollerabile».

Non c'è solo Santi Apostoli, manifesterete anche a Milano e Genova , la città di Grillo. Una sfida o un invito al leader M5S?
«Si tratta davvero di una manifestazione auto-organizzata: io non so chi ha organizzato quella di Genova, ho solo parlato con due amici, Pierfrancesco Pellizzetti e Ferruccio Sansa. E a Genova aderisce anche il sindaco Marco Doria».

BERLUSCONI AL SENATO CON GLI OCCHIALI

Il M5S voterà l'ineleggibilità dell'ex premier.
«Hanno detto, indipendentemente dall'appello di MicroMega, che ovviamente chiederanno il rispetto della legge del 1957. Anzi, hanno detto che al primo punto metteranno l'ineleggibilità di Berlusconi».

Beppe Grillo

E come valuta l'atteggiamento del Pd sulla questione dell'ineleggibilità?
«C'è una personalità del Pd che ha aderito e ha detto che voterà l'ineleggibilità: Luigi Zanda. Ha preso posizione prima di essere eletto capogruppo al Senato e il fatto che sia stato eletto - benché i colleghi sapessero della sua posizione - mi fa ben sperare.
Tuttavia si tratta dell'unico esponente del Pd ad aver preso posizione in modo esplicito. Perché il Pd non fa come Grillo e dice: ovviamente voteremo per l'ineleggibilità di Berlusconi?».

Forse per ragioni di opportunità: una delle ipotesi in campo è il governissimo con il Pdl di Berlusconi.
«A maggior ragione è bene avere la massima chiarezza, evitando gli equivoci, sulla svolta, necessaria e annunciata dalla scelta innovativa dei Presidenti delle due Camere. Mi auguro che la svolta prosegua con coerenza».

pier luigi bersani


Ha scritto ai Presidenti delle Camere per invitare il servizio pubblico a dare notizia della manifestazione.
«Trovo scandaloso che le reti pubbliche parlino in continuazione dell'evento di Berlusconi e non dicano una parola dell'altra manifestazione. Si tratta di una discriminazione».

 

LA TENTAZIONE DI ROMA LADRONA - VEDREMO SE, COME DICONO, I GRILLINI SAPRANNO RESISTERE AI BENEFIT CHE VENGONO OFFERTI

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Emiliano Luzzi per "Il Fatto Quotidiano"

Quando nell'aprile del 1994 arrivarono i leghisti a Roma, le idee si fecero chiare da subito: pranzo al Pantheon, Freccia Alata, la sala vip dell'aeroporto. Questi - intesi come i grillini - almeno per ora faticano a capire dove si trovi Fiumicino, e comunque non avrebbero i soldi per comprare il biglietto. Guai parlare di ristoranti e sale riservate, anche perché non sono "onorevoli, ma cittadini". Ma poi la realtà a volte supera ogni tipo di immaginazione, e l'impatto è forte, irresistibile per molti.

GRILLINI ALLA BUVETTE

Le stanze suscitano talvolta belle emozioni, pensare a tutti quei privilegi e usufruirne è un attimo. E' già successo, per fare un esempio, al cittadino Adriano Zaccagnini, immortalato da "Chi", chiamato a rispondere dai giornalisti per un pranzo nel ristorante della Camera. Zaccagnini ha spiegato ai cronisti che non sapeva "che in quel ristorante di lusso la quota a carico del deputato è di 15 euro" e il resto del conto, probabilmente 80-90 euro, è a carico dei contribuenti. "Ammetto il mio errore - aggiunge - e sono pronto a restituire la parte eccedente del conto. In totale sono stato a mangiare lì tre volte, a 15 euro a pasto, quello che manca lo restituirò di tasca mia. Pensavo che in quel ristorante si risparmiasse".

ADRIANO ZACCAGNINI

Zaccagnini è uno e vale uno. Anche perché la maggior parte di loro oggi non ha né il contante in tasca (buona parte di loro proviene dagli anni Duemila, lavori precari, nella migliore delle ipotesi, e liste di disoccupazione) né la malizia di presentarsi allo sportello del Banco di Napoli, a Montecitorio, a chiedere l'anticipo sullo stipendio. Il direttore della filiale bancaria più ambita (in quelle quattro stanze si sono sempre fatte amicizie utili) si strofinerebbe le mani a vederli apparire: sarebbero prestiti garantiti da un datore di lavoro che paga puntuale e fino all'ultimo centesimo. Quanto? Tanto, anche se il regolamento a 5 Stelle impone dei paletti e delle riduzioni drastiche: nella sostanza i parlamentari dovranno lasciare il 50 per cento dei 10 mila 435 euro previsti in busta paga.

ADRIANO ZACCAGNINI jpeg

Dunque ne percepiranno 5.217 lordi. Ma a questi va aggiunta la diaria che si aggira attorno ai 3.500 euro al mese e resta intatta. Purché rendicontata. In sostanza, al netto, spese incluse, ogni parlamentare, guadagnerà poco meno di 5000 euro netti.

Senza contare che il traghetto è gratis, l'aereo e il treno anche, idem per l'autostrada. E a questi benefit non rinunceranno. Questo, almeno dice il regolamento in vigore. Anche se in rete c'è chi inizia a chiedersi quanto sia corretto che un parlamentare stellato raggiunga la Val di Susa - il problema si presenterà già sabato - per una manifestazione contro la Tav a spese del contribuente. E, per di più, con un treno ad alta velocità. Questione complessa. Loro obietteranno che pagheranno il biglietto. Ma chi può verificarlo?

La senatrice del Movimento Stelle Enza Blundo jpeg

Oggi, comunque, capita di vederli chiedere una sigaretta, cercare un bed & breakfast "30 euro a notte, tassa di soggiorno inclusa". Sempre oggi può succedere che chiedano un passaggio in auto. Marziani e senza un centesimo. Ma dopo? "Continueremo così", dicono in coro. "Cerchiamo di stringere accordi con le compagnie telefoniche per strappare un contratto low cost. Anche perché un parlamentare può godere di un rimborso telefonico di 3100 euro nette all'anno, noi contiamo di spendere 600".

Roberto Fico alla Camera durante la seduta di insediamento del parlamento della XVII legislatura jpeg

Il problema è capire - e in quei corridoi tutto diventa sempre complicato - dove verrebbero ripartiti i soldi che non spendono. Perché va bene essere marziani, ma fessi no. Bisogna andare a rispolverare vecchi regolamenti che i leghisti del 1994 si guardarono bene dal consultare. Come quello che prevedeva un rimborso di taxi, forfettario e senza rendicontazione, di 3900 euro ogni tre mesi. "Grasso ci ha dato ampia disponibilità", dice Crimi.

Roberta Lombardi capogruppo alla Camera del Movimento Cinque Stelle arriva in Senato per il vertice tra il Movimento e il Pd jpeg

Roma era ladrona per i leghisti, ma anche loro ci sguazzavano bene. Tanto non era loro l'acqua della piscina. E a proposito di piscine quella a Montecitorio non c'è, ma la sauna è lì, a disposizione. Per ora i grillini manco si sono affacciati, sempre nella loro politica dell'austerity. Lasciamo passare l'estate, magari aspettiamo novembre, sempre che ci sia un governo. Poi tiriamo le somme. Zaccagnini insegna.

 

Roberto Fico alla Camera jpeg

LE ARMI SOTTO UNA LENTE DIVERSA - YOKO ONO RIPUBBLICA SU TWITTER LA FOTO DEGLI OCCHIALI INSANGUINATI DI JOHN LENNON

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Simona Marchetti per "Corriere.it"

LA LUNA DI MIELE IN PUBBLICO DI JOHN LENNON E YOKO ONO

Ieri avrebbe festeggiato i 44 anni di matrimonio con l'adorato marito se Mark Chapman non glielo avesse ammazzato l'8 dicembre del 1980 a New York. E per ricordare una felice ricorrenza spazzata via da cinque colpi di pistola, niente è meglio di una foto. Soprattutto se evocativa e al tempo stesso inquietante, come quella degli occhiali insanguinati di John Lennon, che Yoko Ono ha voluto postare sul suo profilo Twitter, come monito ai politici Usa perché inaspriscano le leggi sul possesso delle armi.

LIMMAGINE POSTATA DA YOKO ONO CON GLI OCCHIALI INSANGUINATI DI JOHN LENNON

IMPEGNO PACIFISTA - Uno scatto replicato svariate volte nel corso della giornata di ieri (già usato nel 1981 come cover di Season of Glass, primo album solista di Yoko, uscito a meno di sei mesi dalla morte di Lennon) e accompagnato da una frase - «Over 1.057.000 people have been killed by guns in the Usa since John Lennon was shot and killed on 8 dec 1980» (ovvero, «Oltre 1.057.000 persone sono state uccise dalle armi da fuoco da quando hanno sparato a John Lennon l'8 dicembre 1980) - che sottolinea il grande impegno pacifista dell'80enne vedova Beatle, lo stesso condiviso con il suo John prima che una pistola assassina spezzasse il sogno di una vita insieme (si erano sposati a Gibilterra il 20 marzo 1969).

JOHN LENNON E YOKO ONO

TERRA DI PACE - A conferma del suo immutato spirito umanitario, altri commenti (sempre corredati dalla medesima immagine insanguinata) che pongono l'accento sulle morti violente che ogni anno trasformano gli Usa in una zona di guerra («31.537 people are killed by guns in the USA every year. We are turning this beautiful country into war zone») e sul desiderio di Yoko Ono di fare dell'America «una verde terra di pace», perché nessuno debba mai più provare quel senso di vuoto che lei e il figlio Sean sentono da 33 anni («The death of a loved one is a hollowing experience. After 33 years our son Sean and I still miss him. Yoko Ono Lennon»). Ovvero da quando il loro amato John non c'è più.

 

YES, WE (CLIMATE) CHANGE: LA LUNGA ESTATE USA

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Alberto Flores D'Arcais per "La Repubblica"

In questi giorni diverse tormente di neve stanno battendo gli Stati del New England e dei Grandi Laghi, ultimi segnali di un inverno che fatica a terminare e di una primavera che tarda ad arrivare. Che ci sia un cambiamento climatico in corso da anni è un dato di fatto che la grande maggioranza degli studiosi dà ormai per scontato, ma come sempre una facile generalizzazione (tipo "le mezze stagioni non esistono più") non spiega quello che sta succedendo nella realtà.

ESTATE INVERNO jpeg

Un lungo report del U.S National Climatic Data Center, rilanciato nei giorni scorsi dal Wall Street Journal, ci fornisce risultati sorprendenti: negli ultimi decenni la tendenza della primavera - almeno negli Stati Uniti - è di arrivare prima del solito.

ESTATE INVERNO

Un risultato che solo apparentemente contraddice i grandi numeri su cui gli scienziati del clima basano i propri studi. Stando alle statistiche più recenti le quattro stagioni reali (non quelle del calendario) oggi sono così divise: la primavera dura 92,76 giorni l'anno, l'inverno 88,99, l'estate 93,65 e l'autunno 89,84 giorni. Ogni anno la primavera si riduce di un minuto a vantaggio dell'estate e l'inverno si accorcia di un minuto e mezzo a vantaggio dell'autunno.

cicloni

«L'ultima gelata invernale arriva prima, anno dopo anno, e la prima gelata in autunno arriva sempre più tardi», ha spiegato al Wsj Jake F.Weltzin, direttore del Usa National Phenology Center, l'organismo che studia la tempistica degli eventi naturali. Qual è il modo migliore per capire come e quando si passa dall'inverno alla primavera? Per l'U.S. National Climatic Data Center la risposta è semplice: non fidarsi solo dei satelliti e dei grandi numeri ma studiare "sul campo", osservare le piante, i fiori e il comportamento degli animali.

Perché i satelliti sono in grado di catturare la portata globale del cambio climatico in un intero emisfero, ma per capire veramente cosa sta succedendo localmente (in questo caso negli Stati Uniti), in termini di inquinamento, di sviluppo urbano, di gas responsabili dell'effetto serra, il metodo migliore resta quello dell'occhio nudo.

clima

Fiori e piante sono i "sensori" più sensibili per comprendere al meglio il cambio climatico. Gli studi botanici ci spiegano meglio di ogni altra cosa come la natura stia rispondendo al riscaldamento terrestre, ma sono studi che non possono essere fatti solo in laboratorio o con dati elaborati al computer. Un rapporto della Nasa dimostra come l'occhio umano (in questo caso quello di agricoltori, giardinieri, bird-watchers, naturalisti e animalisti) resti la scelta migliore. Quest'anno "sul campo" hanno studiato duemila specialisti e oltre 15mila volontari.

ESTATE INVERNO

I risultati non mancano. Gli agricoltori oggi hanno a disposizione circa dieci giorni di lavoro in più all'anno di quanti ne avessero un secolo fa, gli uccelli migratori lasciano i loro luoghi anche con 18 giorni di anticipo, le piante crescono prima del solito, gli animali cambiano atteggiamenti secolari.

Basti pensare - come esempio estremo - che nel 1852 i primi fiori di primavera sbocciavano il 15 maggio e l'anno scorso a Chicago - una delle metropoli più fredde degli Stati Uniti - sono fioriti il 25 gennaio. Oppure come nello Stato di Washington, uno dei più freddi in assoluto, gli orsi bruni ogni anno si risveglino anticipatamente dal letargo (che ci sia la neve o meno poco importa).

nuvole di primavera

Cambiamenti che toccano alcune zone, ma non altre, rendendo sempre più complicata una lettura lineare del "climate change". Basta guardare quanto successo a febbraio negli Stati Uniti. La maggior parte del West ha avuto un clima più secco del normale, gli Stati del Nordest hanno avuto nevicate e tormente fuori dalla norma, nel Sud ha piovuto più del solito, bufere di neve che non si vedevano da decenni hanno colpito gli Stati della "grande prateria". Dopo un anno in cui la siccità aveva raggiunto un po' in ogni area record storici. Non vi sono dubbi che il clima stia cambiando, come è ancora tutto da capire e da scoprire.

 

primavera

BANCHE, ARMI E SOLDI: LA RUSSIA MOLLA ASSAD PER CIPRO?

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Daniele Raineri per "Il Foglio"

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Il presidente siriano Bashar el Assad dovrebbe seguire con attenzione quello che sta accadendo a Cipro, isola dirimpettaia. Il governo cipriota potrebbe prendere il posto del governo di Damasco nel cuore dei russi, grazie alla posizione strategica dei suoi porti nel settore est del Mediterraneo.

VLADIMIR PUTIN ABBRACCIA UN CAGNOLINO

Il Cremlino ha bisogno di una base sicura in quella zona di mare e fino a oggi s'è appoggiato a Tartus, sulla costa della Siria. Ma la partnership marittima con la dinastia Assad stretta nel 1971 è sempre più difficile e costosa, da due anni nel paese si trascina una guerra civile che ormai minaccia da vicino il presidente - e il tempo sempre più risicato che ancora manca alla sua cacciata si va consumando.

Mosca sta continuando ad appoggiare la Siria, soprattutto onora i contratti commerciali per la fornitura di armi firmati in passato - da cui guadagna - ma ha più volte dato segni che la fiducia in Assad è ormai finita e che non crede più alla durata a tempo indeterminato del rais. Spostare adesso le basi a Cipro sarebbe una magnifica soluzione geopolitica, in vista di un possibile cambio di governo a Damasco. Domenica l'ammiraglio capo della marina russa, Viktor Chirkov, ha annunciato che Mosca da ora in poi avrà sempre una flotta permanente stazionata nel Mediterraneo, "fino a cinque, sei navi che saranno sotto il comando della Flotta del mar Nero".

ASSAD

A gennaio, a ribadire l'interesse russo per l'area, la marina di Mosca ha condotto la più grande esercitazione dell'era postsovietica: le navi di tre diverse flotte riunite assieme sotto il comando diretto del capo di stato maggiore e impegnate in sessanta missioni nelle stesse acque tra Cipro e la Siria. Tra il 1967 e il 1992 la Quinta flotta sovietica ha sempre mantenuto un numero di navi da guerra compreso tra trenta e cinquanta in navigazione nel Mediterraneo, per bilanciare la presenza della Sesta flotta americana. Farvi ritorno - sebbene in misura ridotta - fa parte di un piano più generale del presidente Vladimir Putin che vuole recuperare a beneficio di Mosca l'importanza e l'influenza precedenti al collasso dell'Unione sovietica.

VLADIMIR PUTIN PARLA ALLA COMMISSIONE EUROPEA

Domenica sera, lo stesso giorno in cui l'ammiraglio capo Chirkov annunciava la creazione della flotta permanente mediterranea, l'azienda energetica di stato russa Gazprom ha fatto un'offerta al governo cipriota. Il dossier siriano si unisce inaspettatamente alla questione della crisi economica europea. Il braccio geopolitico di Putin - come Gazprom è stata più volte definita - potrebbe finanziare la ristrutturazione d'emergenza del debito delle banche cipriote in cambio dei diritti di esplorazione sui giacimenti di gas nel mare di Cipro, e così evitare al governo di Nicosia di dover sottostare alle condizioni per il bailout da dieci miliardi di euro proposto dall'Unione europea. Il piano di salvataggio di Bruxelles impone una misura preliminare drastica, il prelievo forzoso di denaro dai conti delle banche cipriote (che anche domani non riapriranno), contro cui il Parlamento dell'isola ha votato seccamente "no" martedì.

IL SIRIANO ASSAD jpeg

L'accelerazione verso Damasco.
Il prelievo sui conti sarebbe anche un danno per molti russi (e tra loro uomini dell'establishment economico) che hanno scelto l'isola assolata come sistema bancario di riserva perché non si fidano degli istituti nazionali e anche perché - non è un segreto per nessuno - Cipro accetta denaro di provenienza ambigua. Gazprom ha smentito l'offerta fatta all'ufficio del presidente cipriota Nicos Anastasiaes, ma ieri il suo ministro delle Finanze, Michael Sarris, era a Mosca per negoziare con la controparte russa, Anton Siluanov, un prestito gigante da cinque miliardi di euro per i prossimi cinque anni e interessi più bassi su un prestito già esistente da due miliardi e mezzo di euro. Il caso vuole che anche il ministro dell'Energia cipriota, George Lakkotrypis, sia a Mosca con il pretesto ufficiale di un'esibizione.

SIRIA LA RIVOLTA DEI RIBELLI CONTRO ASSAD jpeg

Ma la sua presenza alimenta i discorsi su negoziati che hanno per oggetto i diritti d'esplorazione delle riserve di gas. Tra le speculazioni sulla forma che potrebbe prendere questo aiuto di Mosca - scrive Reuters - ci sono anche le voci su un accordo per vendere a investitori russi la seconda banca di Cipro, che è stata nazionalizzata l'anno scorso, ma per adesso sono state smentite.

SIRIA LA RIVOLTA DEI RIBELLI CONTRO ASSAD jpeg

Assad in Siria è assediato e si regge grazie all'aiuto che riceve dall'esterno, in particolare dall'Iran. Se venissero meno la copertura diplomatica e i rifornimenti di Mosca, e se i governi europei cominciassero ad armare i ribelli - come discutono da giorni - la guerra subirebbe una brusca accelerazione verso il centro di Damasco.

 

VA BENE LA LIBERTÉ, MA NON PER L’HOMOSEXUALITÉ - I MATRIMONI GAY IN FRANCIA PROCEDONO VERSO L’APPROVAZIONE

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Da "Il Foglio"

coppia gay

Dopo una tregua armata di qualche settimana, il Senato francese ha approvato in commissione la legge sul matrimonio gay già votata dall'Assemblea nazionale, e dal 4 aprile il provvedimento (privo degli emendamenti per consentire agli sposi dello stesso sesso la procreazione medicalmente assistita e l'utero in affitto), arriverà in Aula.

Domenica prossima, a Parigi, il cartello di associazioni che si oppone alla legge, e che aveva portato in piazza centinaia di migliaia di persone lo scorso 13 gennaio, ha convocato una nuova manifestazione "contro lo snaturamento del matrimonio". Un appuntamento che inquieta parecchio il governo Hollande e il suo ministro dell'Interno, Manuel Valls.

COPPIE GAY

Il quale, appellandosi alla "tradizione repubblicana" secondo la quale una manifestazione non può passare sugli Champs-Elysées, perché troppo vicini all'Eliseo, ha negato agli organizzatori il percorso inizialmente previsto. Se Frigide Barjot (la portavoce più nota della "manif pour tous" anti "mariage gay") e i suoi amici non si adattano a un percorso alternativo, il prefetto è pronto a vietare l'iniziativa.

COPPIE GAY

Considerato che, come nella scorsa occasione, a sfilare non saranno nugoli di black bloc ma famiglie, bambini, ragazze e ragazzi con il berretto frigio e il codice civile in mano, è abbastanza scontato interpretare quel divieto come una "decisione politica travestita da misura di ordine pubblico" (Barjot). Il nervosismo di Valls dimostra quanto siano state inaspettate, per il governo, entità e persistenza del movimento di opposizione a una legge che, nel migliore dei casi, spacca il paese a metà.

Un provvedimento passato al voto senza nemmeno provare a interpellare il paese (invano gli oppositori hanno chiesto un referendum). Un altro motivo di nervosismo è che, sulla carta, la maggioranza sulla quale la legge conta al Senato è di soli sei voti, e una mobilitazione imponente potrebbe pesare. E mentre uno dei principali sostenitori del matrimonio gay in Francia, Pierre Bergé (azionista del Monde, tra l'altro), ha ritwittato un messaggio che spiega come nessuno piangerebbe se il 24 "una bomba esplodesse sugli Champs" (prima che fossero vietati), la Francia zapatera si scopre più debole e gaglioffa che mai.

pierre bergeFRANCOIS HOLLANDE

 


NIENTE PALE-STIMA PER OBAMA - MENTRE BARACK FA BISBOCCIA CON NETANYAHU IN ISRAELE, I PALESTINESI SONO FURIBONDI

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Fabio Sciuto per "La Repubblica"

obama saluta studenti israeliani

Forse le bandiere americane lungo il percorso verranno messe solo stamattina all'ultimo minuto, quando Barack Obama con il suo corteo presidenziale arriverà alla Muqata per incontrare il presidente palestinese Abu Mazen. Rimossi dalle strade i manifesti con la faccia del presidente americano cancellata con una X rossa.

Discretamente la "Sicurezza preventiva", i servizi segreti dell'Anp, e migliaia di poliziotti in divisa, assicureranno che le due ore della visita presidenziale scorrano tranquille. Perché la piazza è in fermento, il disincanto e il pessimismo di Abu Mazen si riflettono nelle strade della "capitale provvisoria" palestinese diventando delusione, rabbia e la protesta è pronta per esplodere.

israele02 arafat

I vertici palestinesi hanno evitato critiche al viaggio di Obama, ma in Cisgiordania appare chiaro che Israele è il vero centro della visita del presidente americano e il governo israeliano impegnato a sottolineare la dimensione storica delle sue relazioni con gli Usa. Finora, notano alla Muqata, in tutte le dichiarazioni Obama non ha mai nominato i palestinesi per nome, ma si limitato a definirli i "vicini" di Israele.

OBAMA E FRATELLO

Non ha peli sulla lingua Mustafa Barghouti, medico e leader della non violenza palestinese. Si lamenta «della disparità di trattamento» riservata ai palestinesi, notando che Obama visiterà in Israele la tomba del padre del sionismo Theodor Herzl e quella di Yizhak Rabin, ma non quella di Yasser Arafat a Ramallah, che pure con Rabin condivise un Nobel per la Pace nel 1994. «In accordo o in disaccordo con lui, il presidente Arafat è un simbolo per i palestinesi», dice l'ex ministro della Sanità.

Mentre l'Air Force One in mattinata atterrava a Tel Aviv un gruppo di 200 attivisti palestinesi ha montato una dozzina tende e innalzato una bandiera palestinese gigante su una altura di fronte alla ormai famosa collina "E 1", alle spalle di Gerusalemme, dove il governo Netanyahu intende costruire un insediamento colonico tagliando così ogni possibilità di comunicazione fra nord e sud della Cisgiordania, impedendo al futuro stato della Palestina di avere una contiguità territoriale.

israel 05 arafat sorride

La polizia israeliana ha ordinato ai manifestanti di liberare l'area, subito dichiarata "zona militare", ma per ora non ha cercato di abbattere il campo. Altre proteste a Betlemme, a Hebron - dove alcuni attivisti israeliani sono stati fermati - e a Gaza dove bandiere e poster del presidente Usa sono state bruciate.

NETANYAHU

«Peccato, che Obama sarà in Palestina per poco più di un paio d'ore», dice Nabil Shaat, ex premier e negoziatore palestinese, parlando dell'incontro di oggi e alla visita alla Natività a Betlemme prevista per venerdì. «La segregazione razziale, compreso il trasporto pubblico, è stato un periodo oscuro della storia americana: e questo sta accadendo oggi in Palestina», dice Shaat riferendosi ai bus "obbligatori" per i pendolari palestinesi che hanno il permesso di lavoro in Israele, «Obama, certamente sensibile sulla materia, è invitato a prendere nota del fatto».

ramallahABU MAZEN

Il messaggio che daremo al presidente è chiaro, dice Shaat: «Non abbiamo bisogno di altri 20 anni di negoziati: abbiamo bisogno di decisioni coraggiose e ferme prima che sia troppo più tardi. Ci aspettiamo di più di un appello per la ripresa del processo di pace, ci aspettiamo azioni concrete sul terreno, che pongano fine all'occupazione israeliana dopo 46 anni».

 

CAFONALINO DE MEXICO - DATE UNA PIZZA AI MAYA - UTO UGHI SI SCATENA COI MARIACHI IN SOMBRERO

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Da "ilVelino/AGV NEWS"

ughi e mariachi

Venticinque imprese, oltre duemila partecipanti e nuovi accordi commerciali: è il bilancio di "Roma Està Aqui - La settimana delle eccellenze romane e laziali in Messico", che si è chiusa nella capitale messicana. Obiettivo dell'iniziativa, promossa dalla Camera di Commercio di Roma e da Unioncamere Lazio, far conoscere alle imprese e ai buyers messicani il meglio di Roma e della sua regione: dai prodotti agroalimentari alle creazioni di moda, dal turismo al design, fino all'arte e alla cultura. "Sono particolarmente soddisfatto - ha dichiarato Giancarlo Cremonesi, Presidente di Unioncamere Lazio - dei risultati ottenuti dalla nostra Settimana delle eccellenze romane e laziali in Messico.

teatro pieno

L'altissimo numero di partecipanti ai vari eventi culturali ed economici e i numerosi accordi commerciali siglati tra le aziende del nostro territorio e gli operatori messicani ci danno la misura delle grandi potenzialità in termini di interscambio tra le due realtà territoriali". "Su questi presupposti - ha aggiunto - siamo in grado di garantire una solida collaborazione in vista della Settimana delle eccellenze messicane in Italia".

Numerosi gli incontri con gli operatori e i buyers locali, che hanno avuto modo di confrontarsi con le aziende del settore della moda e dei gioielli artigianali, dell'arredamento e del design, dell'elettromedicale e del turismo. Particolarmente apprezzate le piccole e medie imprese del comparto agroalimentare che hanno concluso il maggior numero di accordi commerciali.

RomaEstaAqui Citta del Messico

Durante la Settimana sono intervenute numerose personalità istituzionali: l'Ambasciatore italiano in Messico Roberto Spinelli, autorevoli rappresentanti del governo locale, tra cui il Ministro dello Sviluppo Economico del Distretto Federale di Città del Messico Salomon Chertorivsky Woldenberg, il Ministro della Cultura Lucia Noriega e quello del Turismo Miguel Torruco. Quest'ultimo, nel corso di un seminario, ha annunciato che il governo di Città del Messico sta lavorando con Aeromexico, la compagnia di bandiera messicana, per istituire entro l'anno un collegamento aereo diretto tra Città del Messico e Roma.

RomaEstaAqui Citta del Messico

Alla missione imprenditoriale hanno partecipato anche Marco Annarumi, Presidente di Promoroma, azienda speciale della CCIAA di Roma e Tommaso Tanzilli, Direttore generale di Federalberghi Lazio. Ma "Roma està Aquì" non è stata soltanto business: la settimana è stata, infatti, caratterizzata da un ricco programma di iniziative, tra le quali l'educational tenuto dagli esperti dell'Api (Associazione Pizzerie italiane), che hanno svelato i segreti della vera pizza romana. Alle prese con il piatto italiano per antonomasia, oltre 400 persone hanno imparato come si fa un'ottima pizza, dagli ingredienti, tutti rigorosamente "Made in Italy", fino alla giusta cottura.

RomaEstaAqui Citta del Messico

Grande successo ha ottenuto anche il programma culturale con l'inaugurazione di due mostre: una dedicata alle creazioni dei maestri orafi romani, ispirate alla cultura Maya, e l'altra all'arte contemporanea con una selezione di opere della Collezione Farnesina firmate da artisti come De Chirico, Guttuso e Schifano. Particolarmente apprezzato il concerto del Maestro Uto Ughi al Teatro della Ciudad, uno degli edifici più belli della Città, che ha registrato il tutto esaurito.

RomaEstaAqui Citta del Messico

"Roma Està Aquì" è la prima tappa di un progetto che prevede anche "La settimana delle eccellenze messicane in Italia", che si terrà a settembre a Roma. L'evento è stato promosso dalla Camera di Commercio di Roma e da Unioncamere Lazio, in collaborazione con il Distretto Federale di Città del Messico e la CANACO (Cámara de Comercio Ciudad de México), con il Patrocinio della Presidenza del Consiglio di Ministri e del Ministero dello Sviluppo Economico.

 

 

MICHELE BRIAMONTE, AVVOCATO DI CONGIUNZIONE TRA MPS E LO IOR

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Emiliano Fittipaldi e Vittorio Malagutti per "l'Espresso" - l'articolo integrale domani in edicola

MICHELE BRIAMONTE FOTO LAPRESSE

Roma, aeroporto di Ciampino. Una mattina di fine febbraio due passeggeri sbarcano da un aereo privato appena atterrato da Torino. La coppia si avvia verso l'uscita a passo svelto. Pochi minuti e gli agenti della Guardia di Finanza li circondano. Le Fiamme gialle cercano loro. Sì, proprio loro. Roberto Lucchini, un sacerdote, e Michele Briamonte, giovane e brillante avvocato dello studio torinese Grande Stevens nonché consulente legale dello Ior.

Lucchini non è un prete qualunque, ma un monsignore, un diplomatico della Santa Sede. I finanzieri hanno un mandato di perquisizione e chiedono alla coppia di consegnare le borse e i documenti in loro possesso. Con gran sorpresa dei militari, Briamonte e Lucchini mostrano il passaporto diplomatico del Vaticano. Come faccia Briamonte non si sa: il documento potrebbe essere un passaporto "di servizio", rilasciato in casi eccezionali dalla segreteria di Stato.

MICHELE BRIAMONTE E ANDREA AGNELLI FOTO LAPRESSE

Con quel documento (anche se non garantisce l'immunità) Briamonte cerca di non farsi perquisire. Comincia a fare telefonate. La richiesta d'aiuto arriva subito a destinazione. Si muove il Vaticano. Il messaggio è chiaro: «Nessuna perquisizione», in caso contrario l'incidente diplomatico tra Italia e Santa Sede sarebbe inevitabile. Dopo qualche tira e molla, il pressing della segreteria di Stato alla fine ha successo. L'avvocato e il monsignore si tengono strette le borse ed escono dall'aeroporto. Entrambi però sanno bene che la vicenda non si chiude qui.

FRANZO GRANDE STEVENS MICHELE BRIAMONTE EZIO MAURO ALLO STADIO FOTO LAPRESSE

L'affondo della magistratura, con la tentata perquisizione all'illustre coppia di viaggiatori segnala un salto di qualità nelle indagini della procura romana sugli affari dello Ior, la banca del Vaticano. L'inchiesta aperta a Roma sin dal 2009 si arricchisce così di un nuovo filone. E chissà se papa Francesco, da pochi giorni nel pieno dei suoi poteri, è già stato informato di questa nuova grana. Preti infedeli, banchieri e bancari, perfino malavitosi vicino alla banda della Magliana. Il vaso di Pandora della finanza vaticana riserva sempre nuove sorprese. E adesso al centro dell'attenzione finiscono, loro malgrado, don Lucchini e Briamonte.

Non sappiamo perché i due viaggiassero insieme e quali documenti gli investigatori sperassero di trovare nelle loro valigie. Certo è che il monsignore bloccato a Ciampino viene descritto come un diplomatico di rango, un nome che conta nell'organigramma della segreteria di Stato guidata da Tarcisio Bertone. Il suo compagno di viaggio Briamonte appare invece come l'anello di congiunzione tra due vicende ugualmente scottanti: lo Ior e l'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.

aereoporto ciampino

Sarà un caso, ma il 5 marzo, proprio pochi giorni dopo l'incidente di Ciampino, il giovane e rampante avvocato, classe 1977, si è visto perquisire ufficio e casa nel centro di Torino su ordine dei pm senesi che indagano sulle presunte malversazioni al Monte. Briamonte, che è entrato nel consiglio della banca solo 11 mesi fa, non è indagato. L'intervento della procura di Siena in questo caso è legato alla denuncia presentata dagli stessi vertici di Mps per scoprire chi tra i consiglieri abbia passato a due quotidiani la notizia, che doveva restare segreta, dell'avvio di una causa per risarcimento danni contro Deutsche Bank e Nomura.«Sono del tutto tranquillo», ha dichiarato Briamonte il giorno delle perquisizioni. Quelle per cui non ha potuto ripararsi dietro lo scudo del passaporto diplomatico della Santa Sede.

Tarcisio Bertone

L'avvocato è di casa Oltretevere. A garantire per lui, almeno da principio, era il suo maestro Franzo Grande Stevens che da decenni è in prima fila tra i legali di fiducia della curia papale. Già nel 1993, nel pieno di Mani pulite, quando lo Ior rischia di essere travolto dallo scandalo del riciclaggio della maxitangente Enimont, la regia della difesa vaticana venne affidata a Grande Stevens.

Briamonte però ha imparato in fretta a muoversi nelle segrete stanze della Santa Sede dove gode della massima considerazione. Secondo quanto è emerso nei mesi scorsi sarebbe lui l'autore del parere che fornisce allo Ior le basi legali per opporsi alla richiesta dell'Aif (l'Autorità di vigilanza finanziaria vaticana) di informazioni che riguardano operazioni concluse entro il primo aprile del 2011.

Da quella data, infatti, entravano in vigore le nuove norme in materia di trasparenza bancaria, adottate dalla Santa Sede per effetto delle pressioni internazionali. Secondo Briamonte, però, quelle regole non avevano validità retroattiva e quindi andavano applicate solo dall'aprile 2011 in avanti.

SEDE DELLO IOR - ISTITUTO OPERE DI RELIGIONE

Si apre un nuovo fronte nell'inchiesta giudiziaria sullo Ior, la banca del Vaticano. A fine febbraio la Guardia di Finanza ha fermato all'aeroporto romano di Ciampino monsignor Roberto Lucchini e l'avvocato Michele Briamonte, due nomi eccellenti della nomenklatura della Santa Sede. Il primo lavora nella segreteria di Stato guidata dal cardinale Tarcisio Bertone, mentre il legale, partner dello studio torinese Grande Stevens, è da anni consulente dello Ior.

Briamonte e Lucchini si sono opposti alla perquisizione esibendo un passaporto diplomatico vaticano. Dopo una convulsa trattativa e numerosi contatti telefonici con la segreteria di Stato, l'avvocato e il monsignore hanno potuto lasciare l'aeroporto romano senza consegnare ai militari le loro borse. Resta un mistero perché Briamonte, che non è cittadino vaticano, abbia a disposizione un passaporto della Santa Sede.

DEUTSCHE BANK

Di certo, l'episodio di Ciampino, con tanto di incidente diplomatico sfiorato tra Italia e Vaticano, segnala che l'inchiesta aperta a Roma sin dal 2009, con al centro gli affari dello Ior, si arricchisce di un nuovo filone. E tra i protagonisti della storia fa il suo ingresso in scena un professionista giovane e rampante del calibro di Briamonte, classe 1977, da tempo uno dei più ascoltati consulenti della curia papale.

L'avvocato torinese, allievo prediletto di Franzo Grande Stevens, il legale della famiglia Agnelli da almeno un ventennio molto introdotto anche in Vaticano, appare adesso come l'anello di congiunzione tra due vicende ugualmente scottanti: lo Ior e l'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena. Sarà un caso, ma il 5 marzo, proprio pochi giorni dopo l'incidente di Ciampino Briamonte si è visto perquisire casa e ufficio su richiesta della procura di Siena che indaga su un presunto caso di insider trading denunciato dagli stessi vertici di Mps.

 

 

MONTI AI FERRI CORTI CON I SUOI: “SCELTA CINICA” ALLO SBANDO

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F.Mar. per "La Stampa"

mario monti

Mario Monti è amareggiato, a porte chiuse si sarebbe detto disgustato, per le critiche lanciate nei suoi confronti dai parlamentari di Scelta civica e riportate dai giornali. Critiche che Monti considera irricevibili, immeritate e anche frutto di irriconoscenza: «So di essere considerato in via d'estinzione, ma non vorrei essere estinto da chi ho contribuito a portare qui», avrebbe detto il premier nel corso di una riunione con i suoi deputati e senatori.

Benedetto XVI con il presidente del Consiglio Mario Montiarticle

Monti si è detto ferito, al punto da aver accarezzato l'idea di disertare la riunione chiamata a decidere la linea del partito in vista delle consultazioni con il Capo dello Stato. Ma proprio la composizione della delegazione successivamente salita al Quirinale per i colloqui con il presidente della Repubblica, conferma la divisione che oramai attraversa il partito di Monti: oltre ad Andrea Olivero,di fatto il segretario del partito e ai capigruppo parlamentari Mario Mauro (Senato) e Lorenzo Dellai (Camera), era presente anche il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa.

MARIO MONTI GNAM CON LA PIZZA A NAPOLI

Era stato proprio Monti, secondo quanto riferito da diversi presenti, a dar conto della propria amarezza per quanto letto su alcuni organi di stampa. I giornalisti colorano, ma è evidente che qualcuno fornisce loro validi spunti, sarebbe stato il ragionamento del professore: alcune dichiarazioni che ho letto sui miei supposti interessi personali - avrebbe concluso - sono disgustose.

MARIO MONTI CON IL CANE ALLE INVASIONI BARBARICHE

Accuse che avevano preso spunto dalla trattativa, avviata sotto traccia proprio dal premier, che aveva dato la sua disponibilità a trasferirsi da palazzo Chigi alla presidenza del Senato e, una volta sfumata questa chance, aveva rifiutato la presidenza della Camera per uno dei suoi, Lorenzo Dellai.

Una traiettoria che non è piaciuta a molti parlamentari e che era stata ritenuta non percorribile neppure dal Capo dello Stato. E nel corso della riunione Monti si sarebbe espresso con gelida ironia, invitando i parlamentari a fare attenzione a parlare in luoghi troppo affollati, per evitare che pettegolezzi e critiche possano arrivare all'orecchio dei giornalisti.

ANDREA OLIVERO ACLI

Monti si è poi soffermato sull'elezione dei capigruppo, sottolineando che, sebbene l'elezione di Lorenzo Dellai alla Camera sia stata più travagliata rispetto a quella di Mario Mauro al Senato, tuttavia essa è stata frutto di una votazione e non di un'indicazione dall'alto o di una cooptazione e quindi da guardare senza drammatizzazioni.

 

I MARÒ INDAGATI DALLA PROCURA MILITARE: CI PENSIAMO NOI A SBATTERLI IN GALERA?

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1 - MARO': LATORRE E GIRONE INDAGATI PER VIOLATA CONSEGNA
(ANSA) - I due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sono stati interrogati dalla procura militare di Roma in qualità di indagati per i reati di "violata consegna aggravata" e "dispersione di oggetti di armamento militare". La loro iscrizione nel registro degli indagati risale a subito dopo la morte dei due pescatori indiani.

VIGNETTA BENNY DA LIBERO VICENDA DEI DUE MARO MONTI E TERZI DESTINAZIONE INDIA

In particolare, ipotizzando il reato di violata consegna aggravata, la procura militare intende verificare se l'uso delle armi da parte dei due marò sia stato corretto, in altri termini se siano state rispettate le regole d'ingaggio e le disposizioni che regolano il servizio di protezione a bordo dei mercantili. Il reato di dispersione di oggetti di armamento militare, invece, fa riferimento alla 'dispersione', appunto, dei proiettili sparati dai due fucilieri di Marina.

2 - MARO': INTERROGATO SOLO GIRONE, LATORRE GIA' SENTITO
(ANSA) - Il procuratore militare di Roma, Marco De Paolis, ha oggi interrogato il solo Salvatore Girone: Massimiliano Latorre, che si trovava con lui, non è stato ascoltato perché già sentito una decina di giorni fa. Lo si è appreso da fonti giudiziarie.

3 - PM MILITARE VALUTA TRASMISSIONE INCHIESTA A PM ROMA
(ANSA) - La procura militare di Roma, che indaga sulla vicenda dei due marò ipotizzando i reati di violata consegna aggravata e dispersione di oggetti di armamento militare, sta valutando la trasmissione degli atti alla procura ordinaria di Roma, che indaga per il più grave reato di omicidio volontario. Lo ha confermato all'ANSA lo stesso procuratore militare di Roma, Marco De Paolis.

I DUE MARO GIRONE E LATORRE

Il procuratore De Paolis aveva aperto un fascicolo sulla vicenda subito dopo i fatti ed aveva iscritto nel registro degli indagati Latorre e Girone ipotizzando, oltre ai due reati militari di violata consegna e dispersione di oggetti di armamento, anche quello di omicidio colposo. Con riferimento a quest'ultima ipotesi di reato aveva trasmesso per competenza gli atti alla procura ordinaria, che ha poi riformulato l'accusa in omicidio volontario. Il procuratore De Paolis ha quindi compiuto altri atti istruttori, sentito testimoni e, infine, gli stessi Latorre (una decina di giorni fa) e Girone (oggi).

GIULIO TERZI

Considerato che i reati su cui indagano le due procure sono connessi, il procuratore militare - come previsto dalla legge - potrebbe ora trasmettere gli atti al collega della procura ordinaria, che indaga sull'ipotesi di reato più grave. "Sto valutando la possibilità di trasmettere gli atti per connessione al magistrato ordinario, essendo più grave il reato comune", ha confermato De Paolis.

SALVATORE GIRONE E MASSIMO LATORRE

4 - MARO': INDIA; MINISTRO GIUSTIZIA, ANCORA TEMPO FINO A DOMANI
(ANSA) - Il ministro indiano della Giustizia Ashwani Kumar ha detto che i marò "possono ancora tornare in India entro il 22 marzo e che se ciò avviene si può porre rimedio a questa sfortunata situazione". E' quanto riporta oggi The Telegraph, lo storico quotidiano di Calcutta, in un'intervista. A proposito della decisione della Corte Suprema di non riconoscere l'immunità dell'ambasciatore d'Italia, il ministro ha precisato che "le autorità indiane sono obbligate ad adeguarsi agli ordini della Corte Suprema" e che "il non rispetto della dichiarazione giurata presentata alla Corte dall'ambasciatore costituisce una situazione che non ha precedenti".

LATORRE E GIRONE I DUE MARO ALL ALTA CORTE DEL KERALA

Il governo spiegherà "in modo assolutamente chiaro" la sua posizione nella prossima udienza del 2 aprile. Kumar ha poi aggiunto che il ministero della Giustizia e il dipartimento giuridico del ministero degli Esteri stanno esaminando la natura e l'applicabilità dell'immunità diplomatica in base alla Convenzione di Vienna e che la risposta del governo alla Corte Suprema sarà "una risposta ponderata che prenderà in considerazione tutti gli aspetti della questione".

 

 

TOMMASI AMARI PER IL PATONZA: INTERCETTATI GLI SMS

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Salvatore Dama per "Libero"

SARA TOMMASI CALENDARIO DUEMILATREDICI

Telefonate e sms tra Sara Tommasi, Paolo e Silvio Berlusconi e il calciatore Mario Balotelli. Sono state intercettate dalla procura di Napoli e girate ai colleghi di Bari, titolari del fascicolo che vede imputato Giampaolo Tarantini per sfruttamento della prostituzione.

SARA TOMMASI PENTITA FOTO ANDREA ARRIGA

La procura di Napoli, investigando sullo sfruttamento della prostituzione a carico di pregiudicati locali, si è imbattuta in telefonate e messaggini della ex showgirl Sara Tommasi giudicati interessanti per il caso Tarantini. E ieri un'informativa della magistratura partenopea è stata depositata dai pm Ciro Angelillis ed Eugenia Pontassuglia a sostegno della tesi che «esisteva un sistema di sfruttamento della prostituzione di cui facevano parte anche le ragazze della "scuderia" di Tarantini».

BERLUSCONI AL SENATO CON GLI OCCHIALI

Tommasi, che è coinvolta nel procedimento napoletano, risulta parte offesa a Bari. Sarebbe, secondo la procura, tra le ragazze che partecipavano alle feste nelle residenze estive di Silvio Berlusconi tra il 2008 e il 2009. Tutto parte dalle indagini su alcuni pregiudicati napoletani, che avrebbero proposto alla starlette bocconiana di incontrare noti imprenditori fornendo loro prestazioni sessuali. Parlando con Tommasi, i pregiudicati le avrebbero presentato uno degli imprenditori, potenziale cliente, come amico del cantante Gigi D'Alessio.

SARA TOMMASI CONFESSIONI PRIVATE

Tra i nuovi atti depositati in aula, di cui riferiscono alcuni difensori degli imputati, ci sono anche due interrogatori resi da Alessandro Mannarini nel 2009 nell'ambito dell'indagine sui coca-party organizzati insieme con Tarantini a Giovinazzo.

Sull'ammissione di questi ulteriori atti il gup del Tribunale di Bari Ambrogio Marrone si pronuncerà il prossimo 11 aprile. Il contenuto delle conversazioni in questione è già noto, perché presente in un'informativa allegata agli atti di un'indagine della procura di Napoli su un giro di prostituzione in cui era coinvolta proprio la showgirl.

Negli sms spediti all'allora premier, Sara alterna toni affettuosi ad accuse pesanti: «Silvio vergognati! Mi hai fatta ammalare... paga i conti dello psicologo». Cose così. Noti anche i rapporti e gli sms scambiati con Paolo Berlusconi, fratello dell'ex premier, del quale la donna si è anche vantata in passato di essere stata la fidanzata. Per non parlare del flirt che, secondo il quotidiano britannico Sun, la 32enne avrebbe avuto con Balotelli prima che il calciatore conoscesse Raffaella Fico.

SILVIO BERLUSCONI

Nel frattempo il processo Ruby è fermo in attesa che la Cassazione decida sul trasferimento del fascicolo a Brescia chiesto dalla difesa di Berlusconi. Ieri i giudici del Palazzaccio hanno chiesto al tribunale e alla Corte di Appello di Milano «un'integrazione della documentazione» per valutare. Decisione che arriverà a breve, il tribunale di Milano ha già fissato la ripresa delle udienze dal 25 marzo.

SILVIO BERLUSCONI jpeg

Il clima è infuocato. Lo scorso martedì, di fronte a una nuova richiesta di legittimo impedimento (motivato non più dall'uveite ma dagli impegni politici romani), il pm Ilda Boccassini aveva protestato duramente: «In uno stato di diritto, sarebbe un oltraggio, un vilipendio e un gesto di disprezzo nei confronti della Corte e lo è anche qui». Va avanti, infine, il procedimento sulla presunta compravendita di senatori, anche se l'altro giorno il giudice per le indagini preliminari ha respinto la richiesta della procura napoletana di procedere con il giudizio immediato.

MARIO BALOTELLI CON UN FUOCO DARTIFICIO

I pm porteranno avanti il caso con la procedura ordinaria attendendo i tempi necessari a che gli indagati depositino memorie o chiedano di essere interrogati. Procedendo solo in seguito con la conclusione delle indagini e la richiesta di rinvio a giudizio.

 

CAFONALINO 1968-1978 - UN DECENNIO DURO E PAZZO ATTRAVERSO ISTANTANEE DALLA GIUNGLA URBANA DI NEW YORK

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Andrea Andrei per Dagospia

Da "Daily Mail"
http://bit.ly/YpzRuh

NEW YORK FRA GLI ANNI E NELLE FOTO DI PAUL MCDONOUGH

Quando si parla di "giungla urbana", nel caso di New York non si sta usando una metafora. La Grande Mela è il cuore pulsante degli Stati Uniti, e cioè di quella terra che a sua volta è il cuore pulsante del mondo. Il luogo dove tutto può succedere, in cui tutte le tendenze, le culture, le innovazioni e la storia degli ultimi decenni si sono date appuntamento, creando un fenomeno unico nel suo genere.

NEW YORK FRA GLI ANNI E NELLE FOTO DI PAUL MCDONOUGH

Una città che la mitica scrittrice Agatha Christie descriveva notando come fosse "ridicolo scrivere un giallo a New York City. New York City è di per sé un romanzo poliziesco".

NEW YORK FRA GLI ANNI E NELLE FOTO DI PAUL MCDONOUGH

E se ancora oggi girare per le strade della Grande Mela è un'esperienza straordinaria, è impossibile capire davvero come fosse alla fine del decennio più rivoluzionario di tutto il ‘900: quello del 1960. Però forse chi non ha avuto la fortuna di esserci e di vivere sulla propria pelle quelle atmosfere incredibili, può farsene un'idea dando un'occhiata alle immagini scattate dal fotografo Paul McDonough, attualmente esposte alla Sasha Wolf Gallery di New York.

NEW YORK FRA GLI ANNI E NELLE FOTO DI PAUL MCDONOUGH

Nelle foto si ritrova l'essenza e i profondi contrasti che animavano la città a cavallo fra gli anni '60 e '70. Ecco allora comparire i verdi parchi pubblici animati da bambini che giocano, il frettoloso viavai nelle strade di cemento avvolte dallo smog, i rituali amorosi dei giovani, ma anche i simboli della loro emancipazione, dagli spinelli ai baci saffici, dagli shorts sbarazzini alle filosofie orientali. Un perfetto e caotico intreccio fra la cultura dei figli dei fiori e quella squisitamente consumistica che in quegli anni sbocciava in America in tutta la sua potenza.

NEW YORK FRA GLI ANNI E NELLE FOTO DI PAUL MCDONOUGH

Come ha affermato lo stesso artista nel 2011 in un'intervista al magazine Visura, la cosa che più lo ha attratto della Grande Mela è la sua imprevedibilità: "Il mio studio può essere ovunque. Parte sia del piacere che della frustrazione è dato dal non sapere cosa o chi incontrerai, né quando. Bisogna avere la convinzione che alla fine apparirà qualcosa sulla pellicola che premierà la tua fede".

Una fede, come si vedem che è stata decisamente ben ripagata.

 


CIPRO ALLA CANNA DEL GAS (RUSSO): STASERA IL “PIANO B”

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1-CIPRO: IMMINENTE RIUNIONE CONSIGLIO MINISTRI SU 'PIANO B'
(ANSA) - Il Consiglio dei ministri cipriota, presieduto dal capo dello Stato Nicos Anastasiades, si riunira' alle 18 ora locale (le 17 in Italia) per esaminare il nuovo progetto di legge elaborato dai capi di partito e tecnocrati per salvare l'isola, ormai definito "piano B". Lo ha annunciato il portavoce del governo Christos Stylianides ai microfoni della Tv statale Rik1. In serata e' prevista una riunione del Parlamento che potrebbe essere chiamato ad esprimersi sul nuovo progetto di legge.

CIPRO - TROIKA GO HOME

2-CIPRO E L'EUROPA NON TROVANO L'ACCORDO
Beda Romano per "Il Sole 24 Ore"

La drammatica partita cipriota si è spostata ieri a Mosca, dove il ministro delle Finanze del Paese mediterraneo, Michalis Sarris, sta avendo colloqui con il governo russo, pur di strappare un aiuto finanziario dalla Russia. L'obiettivo è di trovare un accordo che eviti per quanto possibile di tassare i conti correnti dei cittadini ciprioti meno abbienti. La vicenda è segnata da ricatti reciproci ed è principalmente finanziaria, ma sta rapidamente diventando anche geopolitica.

proteste-cipro

«Abbiamo avuto colloqui costruttivi e onesti», ha detto Sarris, dopo una conversazione con il suo omologo russo Anton Siluanov. «Capiamo quanto sia difficile la situazione e continueremo i negoziati». Il ministro delle Finanze cipriota, che intende rimanere a Mosca finché ci sarà un accordo, ha ammesso che le conversazioni «vanno oltre» l'idea di allungare il rimborso di un credito da 2,5 miliardi ricevuto da Mosca tempo fa. In ballo c'è un nuovo prestito da 5 miliardi di euro.

GIU' LE MANI DA CIPRO

Il Parlamento cipriota ha bocciato due giorni fa un piano che prevedeva la tassazione dei conti con l'obiettivo di raccogliere 5,8 miliardi, da associare a 10 miliardi in prestiti internazionali pur di evitare il collasso del Paese oberato da debiti bancari. Il pacchetto ha provocato la rabbia popolare a Cipro, e indotto i deputati a votare contro o ad astenersi. Da martedì, il presidente Nicos Anastasiades è alla ricerca di "un piano b", secondo l'espressione del portavoce del governo.

PROTESTE A CIPRO jpeg

Anastasiades è stretto tra il desiderio di evitare di tassare i ciprioti meno abbienti e l'istinto di risparmiare i ricchi investitori russi, che da anni ormai piazzano a Cipro le proprie fortune. Ancora ieri la Commissione ha spiegato che la decisione è tutta cipriota: unica condizione è che si trovi un modo per raccogliere 5,8 miliardi. L'esecutivo comunitario ha ribadito che vorrebbe fossero risparmiati i depositi con meno di 100mila euro.

NICOS ANASTASIADES

Il governo cipriota deve trovare altre soluzioni. Una ipotesi, come detto, è quella di chiedere alla Russia un nuovo prestito, collegandolo in un modo o nell'altro alle entrate che il piccolo Paese mediterraneo spera di ottenere dalle riserve di gas e petrolio scoperte di recente al largo delle sue coste. Correva voce ieri anche della possibilità di nazionalizzare i fondi-pensione delle società para-statali e utilizzare il denaro direttamente o indirettamente per ricapitalizzare le banche sull'orlo del tracollo.

ANGELA MERKEL

Dal canto suo, il cancelliere Angela Merkel è tornato ieri ad assicurare l'appoggio tedesco: «Cipro è nostro partner nella zona euro e siamo quindi obbligati a trovare una soluzione insieme». Nella vicenda tuttavia il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble ha posizioni più estreme. A Berlino in questi giorni l'uomo politico ha fatto capire che tocca a Nicosia sbrogliare la matassa e trovare una soluzione per raccogliere i quasi 6 miliardi che mancano all'appello.

La Germania ha paura di essere ricattata. Non è l'unica. Molti ciprioti sperano nel paracadute della Banca centrale europea. Jörg Asmussen, membro del comitato esecutivo della Bce, ha però avvertito in una intervista al settimanale Die Zeit: «Possiamo offrire liquidità solo alle banche solvibili (...) La solvibilità delle banche cipriote non può essere presunta se un piano di aiuti non è messo a punto rapidamente, tale da consentire una rapida ricapitalizzazione degli istituti di credito».

PUTIN E MEDVEDEV

Anche con la Russia la vicenda è ormai una partita a poker. In un'intervista ad alcuni giornali, il premier Dmitrij Medvedev ha spiegato ieri che Bruxelles e Nicosia hanno compiuto «tutti gli errori possibili» nel gestire la crisi. L'ex presidente ha poi affermato di essere alla ricerca di «una soluzione molto equilibrata che aiuti Cipro e non danneggi le nostre relazioni con l'Unione». È probabile che l'agenda della Russia non preveda solo la mano leggera sui depositi russi nell'isola mediterranea.

A Mosca, dove oggi Barroso incontrerà Putin e Medvedev, un accordo con Nicosia piacerebbe per diversi motivi. Prima di tutto perché vuole proteggere i suoi investitori. Poi perché sarebbe un modo di rafforzarsi nel Mediterraneo dopo che con la fine della Jugoslavia ha perso in parte il suo accesso all'Adriatico, e mentre la base di Tartus in Siria è a rischio. Intanto, pur di darsi tempo, Cipro ha deciso di tenere i propri istituti di credito chiusi fino a martedì. «C'è da chiedersi - dice un diplomatico - come le banche potranno comunque aprire serenamente».

 

TEATRINO: UN VAFFA AL GIORNO, POI LE SCUSE - CRIMI: “NAPOLITANO L’ABBIAMO TENUTO SVEGLIO NOI”. POI SI SCUSA

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1 - M5S: CRIMI, NAPOLITANO ATTENTO, BEPPE L'HA TENUTO SVEGLIO
(ANSA) - "Napolitano è stato attento, non si é addormentato. Beppe è stato capace di tenerlo abbastanza sveglio, ma anche lui è stato abbastanza attivo e abbiamo interloquito parecchio". Così Vito Crimi racconta ai colleghi senatori del Movimento 5 Stelle le consultazioni al Quirinale con Giorgio Napolitano.

Vito Crimi jpeg

2 - M5S. CRIMI: NAPOLITANO? HO CHIAMATO COLLE, CHIEDO SCUSA - FRASE ESTRAPOLATA DAL CONTESTO, MA PUO' CAPITARE
(DIRE) - "Non era mia intenzione offendere il Presidente e ho gia' chiamato il Quirinale per chiarire onde evitare che si danneggi l'immagine del movimento per una mia frase estrapolata dal contesto. Lo scrive Vito Crimi, capogruppo Senato del M5s, su Facebook.

"Ricordo- aggiunge- che le nostre riunioni si svolgono in diretta streaming e nel corso di esse si parla liberamente, senza discorsi preparati e preconfezionati o artefatti e puo' capitare di dire qualcosa che risulti infelice come esposizione... Questa e' comunque trasparenza, come la si voglia mettere. Le mie scuse al Presidente qualora abbia inteso le mie parole come offensive... E spero che i giornali trovino cose piu' importanti di cui parlare che vivisezionare ogni nostra parola".

VITO CRIMI

Crimi scrive anche: "Sto ricevendo tante segnalazioni in merito al fatto che avrei offeso il Capo dello Stato per una mia frase estrapolata dalla diretta streaming di una riunione in cui raccontavo esito dei colloqui. Ho ribadito piu' volte che si sono svolti cordialmente e che il Presidente e' stato attento a quanto da noi enunciato e ho fatto riferimento a quanto detto dallo stesso Beppe amichevolmente direttamente al Presidente, che dopo averlo conosciuto non utilizzera' piu' appellativo di Morfeo"

Giorgio Napolitano

3 - M5S - VITO CRIMI a LA ZANZARA su RADIO 24: "I GIORNALISTI MI STANNO SUL CAZZO" - "NON FACCIAMO UN CAZZO, PASSIAMO UN MESE E MEZZO A SCEGLIERE NOMI...". "ZERO RISPETTO PER CHI FINORA HA FREQUENTATO LE ISTITUZIONI".

Radio 24 - www.radio24.ilsole24ore.com

DAL BLOG DI BEPPE GRILLO - NAPOLITANO CON LA BANDIERINA DEL MOVIMENTO CINQUE STELLE

"I giornalisti e le tv li sto rifiutando tutti perché mi stanno veramente sul cazzo, cercano solo il gossip". Così Vito Crimi, capogruppo al senato del M5S, intervistato da RadioLuiss per La Zanzara su Radio 24 (l'intervista andrà in onda questa sera alle 18.30 durante La Zanzara). "Noi finora non abbiamo fatto un cazzo - dice Crimi - abbiamo solo votato per scegliere cariche. Lunedì si individuano le commissioni, poi vengono convocate dopo due settimane, poi le convocano per scegliere i presidenti, che poi le convocano. Cioè passiamo un mese e mezzo senza fare un cazzo con uno stipendio che è quello che è...".

"Per le istituzioni il rispetto è immenso - continua Crimi - non per le persone che le hanno frequentate, per quelli zero rispetto, non lo meritano... E vedere nell'aula certi personaggi che ancora girano, Formigoni, Scilipoti, gente che ha detto di aver preso due milioni di euro, gente che ha pagato. Oggi è uscito un articolo sul Fatto Quotidiano, i condannati sono quarantasei...". "L'aula è qualcosa di sacro - dice ancora Crimi - ma il Parlamento in questi ultimi anni è stato stuprato...".

GIUSEPPE CRUCIANI

 

NELLA TANA DEL GRILLO: ‘’NON HO LE CAPACITÀ PER FARE IL PREMIER, SONO UN ATTORE”

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John Follain per "The Sunday Times"
Foto di Nick Cornish

BEPPE GRILLO FOTO DA CHI

Intervista pubblicata in Italia da "Chi"

Da uomo di spettacolo qual è, Beppe Grillo siede al piano, suonando un medley di blues e jazz, mentre batte il tempo sul pavimento. Oratore aggressivo e spesso scurrile durante i comizi elettorali, Grillo è un ospite cortese e premuroso nel corso di questo incontro a casa sua, un'elegante villa fra i cipressi con uno splendido panorama sulla costa ligure.

A nostra richiesta ha accettato di suonare il piano, ordinato il caffè a una cameriera e posato per le foto con il modellino in plastica di un cervello umano. Conficcando nel cervello un coltello giocattolo, dichiara: «È questo il problema: dobbiamo cambiare il cervello degli italiani».

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Grillo descrive il suo trionfo elettorale come «una rivoluzione francese senza la ghigliottina» e paragona i suoi avversari politici a Nicolae Ceausescu, l'ex dittatore romeno che nel 1989 è finito davanti al plotone d'esecuzione. Rifiuta ostinatamente di superare l'impasse che comporta la minaccia di nuove elezioni, mentre i partiti tradizionali si sforzano di formare una coalizione.

BEPPE GRILLO FOTO DA CHI

«Potrò anche sembrare megalomane, ma siamo alla fine di un'epoca e stiamo assistendo alla nascita di una nuova. Questi sono gli spasimi di morte della vecchia classe politica, che non vuole andare a casa». Il suo Movimento 5 Stelle, che comunica via Internet, è ora il primo partito italiano. «Il sistema è al collasso a causa dello stato dell'economia, non per causa di Grillo, ma avevano bisogno di dare la colpa a qualcuno e la danno a me. Dicono che creo il caos, che ci serve "governabilità"», commenta. La sua campagna ha attinto alla diffusa esasperazione per la corruzione dei politici e per le politiche di austerità.

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Pier Luigi Bersani, il leader del Partito democratico, che ha vinto le elezioni per un soffio con i partner della sua coalizione, ha contestato a Grillo il suo rifiuto di accettare un'alleanza, che consentirebbe a Bersani di formare un governo. Grillo, però, non ha cambiato idea. «Deve considerare la situazione da un punto di vista psichiatrico. Ci sono persone che non si sono mai assunte la responsabilità di niente», afferma. Gli chiedo se stia parlando di Bersani, Mario Monti o Silvio Berlusconi.

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«Tutti, tutti... sono storditi come Ceausescu, quando uscì sulla terrazza convinto di trovare migliaia di persone che lo avrebbero abbracciato e invece lo hanno giustiziato». Grillo reagisce irritato, quando gli rivolgo la domanda che un quotidiano aveva posto la mattina stessa della nostra intervista: perché non effettua un sondaggio online per capire se la gente vuole che dia una possibilità al governo Bersani? «Non mi interessa quel che pensa la gente, mi interessano quelli che ci hanno dato il loro voto e quelli del Movimento», risponde.

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«Abbiamo condotto la campagna con promesse che intendiamo mantenere. Se mi alleassi con chiunque, il Movimento si scioglierebbe, perché andrei contro uno dei nostri principi basilari, ovvero no all'alleanza con chiunque».

Grillo insiste nell'affermare di voler cambiare l'intero sistema politico e promuovere la "democrazia diretta" attraverso i referendum per proporre nuove leggi. Vuole, inoltre, che queste vengano discusse in rete tre mesi prima di essere presentate in Parlamento. Le sue priorità, dice, sono la riforma elettorale e la legislazione per prendere misure rigorose contro la corruzione e il conflitto di interessi, quest'ultima mirata contro Silvio Berlusconi, oltre a un'indennità per i cittadini che hanno perduto il lavoro.

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Alla domanda se desideri che l'Italia lasci l'euro, Grillo dice: «Il nostro problema è il debito, non l'euro. La nostra economia è già stagnante, quindi per i prossimi cinque anni parliamo di una possibile alternativa: i costi e i benefici tra l'andare avanti così e l'abbandonare l'euro».

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Malgrado il successo, Grillo desidera rimanere un outsider. Alla domanda se, un giorno, spera di diventare premier, Grillo risponde: «No, no, è da escludere: non ne ho le capacità culturali o linguistiche, sono un attore. Voglio vivere tranquillo con la mia famiglia». Senza bisogno di chiederglielo, dice che teme per la pace della sua famiglia. E sceglie una storia di copertina di un settimanale, dove si sostiene che Walter Vezzoli, il suo autista, sia uno degli amministratori di 13 aziende con sede in Costa Rica, ex paradiso fiscale. «Io sono in copertina, ma è il mio autista che viveva lì», afferma, aggiungendo che querelerà il giornale.

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«Vezzoli voleva costruire un villaggio ecologico, ma non c'è niente, solo disegni su Internet». Se gli si chiede del contrasto fra la sua personalità a casa e quella della campagna elettorale, Grillo ribatte: «Sì, chi mi vede qui resta sorpreso che io non dica parolacce o non urli. In piazza devi raggiungere persone lontane due o trecento metri e ti serve una presenza fisica. Le urla e le parolacce al termine di una frase sono una tecnica».


2- STANZA DI LETTURA

Sul tavolo e nella libreria di Grillo si intravedono molti libri. Ecco i titoli che spiccano:

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Se li conosci li eviti
di Peter Gomez e Marco Travaglio (Chiarelettere).
Sottotitolo: "Raccomandati riciclati, condannati... fannulloni del nuovo Parlamento", ovvero il "Chi è chi" della politica.

Teatro
di Pier Paolo Pasolini (Mondadori Meridiani).
Raccolta di opere per il palcoscenico scritte dal celebre artista e intellettuale, precedute da due interviste.

Lo Stato siamo noi
di Piero Calamandrei (Chiarelettere).
Il libretto raccoglie interventi e scritti dal 1946 al 1956 del padre costituente, tra i
fondatori del Partito d'azione.

Straniero a me stesso. Tutte le mie vite di etnologo
di Marc Augé (Bollati Boringhieri).
Autobiografia dell'etnologo francese, africanista di fama internazionale.

Nonostante il Vaticano
di Gianluca Ferrara (Castelvecchi).
Il libro ripercorre la vita e le azioni di alcuni preti coraggiosi: don Milani, don Gallo... Con prefazione di Beppe Grillo.

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Ivano Fossati. Il volatore
di Andrea Scanzi (Giunti).
In questo libro il cantautore genovese si racconta a cuore aperto, parlando dei suoi dischi e della sua vita privata.


3- LA GENESI DI M5S
Il Movimento 5 Stelle è stato fondato il 4 ottobre 2009 da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. Le cinque stelle del nome si riferiscono alle tematiche trattate: acqua pubblica, mobilità sostenibile, sviluppo, connettività e ambiente. La canzone ufficiale è Ognuno vale Uno di Supa.

2005 Grillo propone a quanti sostengono le sue proposte di adottare il social network MeetUp, per coordinarsi a livello locale.

2007 Grillo lancia l'idea del Vaffa-Day, che prosegue l'iniziativa del Parlamento Pulito.

BEPPE GRILLO FOTO DA CHI

2009 Al Teatro Smeraldo di Milano, con Gianroberto Casaleggio, dichiara la nascita del M5S e lancia il programma.

2010 M5S partecipa alle elezioni regionali e comunali.

2012 Alle amministrative M5S conquista il Comune di Parma con Federico Pizzarotti.

2012 Alle regionali M5S ottiene 15 dei 90 seggi in Sicilia.

2013 Il 22 febbraio in piazza San Giovanni, a Roma, si raccolgono centinaia di migliaia di persone per lo Tsunami tour.

2013 Alle elezioni M5S ottiene il 25,5 per cento alla Camera e il 23,79 per cento al Senato. È primo partito in Liguria, Marche, Sicilia e Sardegna.

 

 

RICCO (COMUNICAZIONE CIR): “NESSUN CONTATTO CON POTENZIALI INVESTITORI PER SORGENIA”

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Riceviamo e pubblichiamo:

Catricala con moglie

Lettera 1
Caro Dago,
ti ringraziamo per l'attenzione e l' "affetto" che ogni tanto riservi a Sorgenia, privilegio non comune...Come sai, l'azienda è nata 14 anni fa, ha sempre chiuso bilanci in utile (tranne nel 2012, a causa soprattutto di svalutazioni) ma purtroppo non ha ancora i 5 milioni di clienti segnalati nell'articolo (speriamo sia di buon auspicio...). Quanto al merito, l'indiscrezione odierna del Messaggero da te citata è priva di fondamento.

Non c'è nessun contatto, neppure di natura preliminare, con potenziali investitori interessati alla società. Cir non ha intenzione di cedere la propria quota in Sorgenia ed è impegnata a sostenere le iniziative intraprese dal management per contrastare la complessa fase di mercato attuale nel settore energetico italiano ed europeo.
Cari saluti,
Salvatore Ricco
direttore comunicazione gruppo Cir

p.s la Cir, nonostante i circa 30 milioni di perdita del 2012 (dovuti alle citate svalutazioni), ha un bilancio solidissimo. Le "crepe vistose" sono più che altro nelle competenze finanziarie di qualche anonima (e "disinteressata") fonte...

SORGENIA

Lettera 2
Egregio Direttore,
desidero rettificare la notizia come riportata nell'articolo pubblicato oggi in merito alla mia nomina a coordinatore di una struttura di missione della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Non si tratta di una sistemazione.

La struttura di missione decade con il Governo, così come la segreteria del Sottosegretario di Stato. Il mio incarico dura quanto l'attuale Esecutivo, come recita l'art. 4 del decreto di nomina: "L'incarico terminerà alla scadenza del mandato del Governo in carica". Non è una promozione: ho mantenuto l'equiparazione giuridica ed economica che possedevo.

Sono già un pubblico dipendente a seguito di pubblico concorso per titoli ed esami, scritti e orali, dopo essere stata assunta come avvocato nell'ufficio legislativo di una grande società italiana. Ho l'abilitazione professionale e un master in difesa delle pubbliche amministrazioni. Anche per questo sono stata ritenuta idonea a gestire, sia pure per un breve periodo, una struttura che si occupa di contenzioso.

Ferruccio De Bortoli

Preciso infine che non è vero che io mi sia mai accapigliata a Palazzo Chigi, nei dintorni e in qualunque altro luogo. Sono bugie assolutamente prive di fondamento. Poiché ritengo l'articolo ingiustamente lesivo della mia immagine e del mio onore ho dato mandato al mio avvocato per intraprendere le necessarie azioni giudiziarie.
Chiedo che questa lettera sia pubblicata oggi stesso ai sensi della legge sulla stampa.
Distinti saluti, Giulia Zanchi

Sede del Corriere della Sera in via Solferino

Lettera 3
Caro Dago,
se c'è tutta questa disponibilità per un Governo di personalità, ecco la soluzione per uscire dalla crisi... praticamente l'uovo di Colombo: invece di presentare questa lista Bersani, la indichi il M5S e il centrosinistra dia il suo appoggio. Praticamente ciò che il PD chiede al M5S, però a parti invertite: se c'è convergenza sui contenuti, che problema c'è ?
Recondite Armonie

Lettera 4
Il Corriere è in sciopero. Solo che non se n'è accorto nessuno.
Saluti, Millo

pier luigi bersani

Lettera 5
Caro Dago, a proposito delle nuove nomine e consulenze accessorie assegnate in extremis dai politici uscenti, verrebbe da consigliare ai nuovi arrivati di fare l'inventario dell'argenteria prima di farli uscire.
Stefano55

Lettera 6
vorrei capire...ma se tutti gli incarichi pubblici vengono assegnati o si vorrebbe fossero assegnati a personaggi della società civile, anche se di alto profilo, a che ci servono i politici? perchè abbiamo fatto le elezioni se tra quasi mille persone elette non c'è nessuno competente e soprattutto presentabile? e ultimo ma non ultimo dobbiamo pagare sia i politici che i personaggi della società civile?...un affarone...

Beppe Grillo

Lettera 7
Dal giorno dell'endorsement di Del Vecchio al M5S, Beppe Grillo ha inforcato i RayBan e non li ha piú tolti. Uveite o sponsorizzazione?

Lettera 8
Caro DAGO,perquisita la casa della direttrice del FMI. L'accusa,per madame Lagarde, potrebbe essere di falso e appropriazione indebita. Con i precedenti del suo predecessore Strauss Kahn,pensavo che l'accusa fosse per fallo e pompino indebito.
Saluti, Labond

Lettera 9
Nel Paese di Pulcinella, nonostante la Camera e il governo delle larghi intese con Monti abbiano avuto più di un anno di tempo per cambiare la legge elettorale, fra un po' si andrà nuovamente alle elezioni con il Porcellum e il parlamento si ritroverà gli stessi impresentabili, indagati e condannati.
honeybump

leonardo_delvecchio

Lettera 10
Gentil Dago,
Bene la riduzione degli stipendioni di Grasso e Boldrini. I Presidenti delle Camere invitino adesso a fare altrettanto i Presidenti e i Consiglieri d'Amministrazione delle aziende pubbliche e di nomina politica, a cominciare dalle Authority e dalla Rai. Sono, "tecnicamente", troppo elevati gli emolumenti di Gubitosi e di Tarantola, che Rigor Montis ha issato sul cavallone di viale Mazzini.

CHRISTINE LAGARDE

A proposito di Rai, Invece del blando richiamo, affibbiato da Gubitosi ad Annunziata- che ha definito, su "tele-Kabul", "impresentabili" i dirigenti del Pdl, in primis Berlusconi- il direttore generale appioppi una adeguata pena pecuniaria alla conduttrice, riducendo il suo elevatissimo stipendione mensile. Una sanzione ben più efficace delle generiche parole di biasimo di una delle "zarine rosse" di "matrigna Rai", strapagate con i soldi del canone, sborsati anche dagli "infami e impresentabili" elettori del Pdl di nonno Silvio.
Ossequi
Pietro Mancini

MONTI CON IL CANE

Lettera 11
Finirà così. Finirà che Grillo chiederà a Napolitano un incarico pieno, Bersani un pieno incarico, Berlusconi di fargli il pieno. Finirà che i Grillini saranno a pranzo tutti i giorni alla buvette ma diranno che lo fanno per minare il sistema dall'interno. Finirà così. Finirà che Cipro sarà ricordata come il baluardo dei popoli contro l'oppressore crucco-finanziario.

Grillo il baluardo contro l'accrocchio. Noi di questa generazione saremo ricordati come quelli che tirano il cocchio. Finirà con un fuggi fuggi dalle banche, dai banchi del mercato. Finirà con una corsa per difendere risparmi e sto straccio di dignità. Mentre quello che correva più veloce di tutti, oggi si è portato un tricolore sin lassù. Finirà così, finirà
Edgarap

Lettera 12
Caro Dago,
Furio Colombo (come tutti i sinistri italiani, che il prof. La Grassa definisce feccia) continua a scrivere in malafede quando dice "non c'è un codice di condotta radiotelevisivo su ciò che va in onda, altrimenti non si potrebbe dire...." Cerchiamo di spiegare in modo che capisca anche lui. Chi va in Rai da esterno, in quanto ospite, intervistato o quant'altro, può e deve dire quel che gli pare, compreso "cazzo" e "viva la secessione".

Pietro Grasso article

(Cazzo non lo dica in fascia protetta). Invece chi è in Rai, e percepisce uno stipendio, pagato dal canone di tutti i cittadini, deve attenersi a un codice di condotta, e rispettare tutti i suoi ospiti e le opinioni di tutti gli italiani. C'è una differenza fra padrona di casa, pagata coi soldi pubblici, e ospite. Non è difficile da capire.
Roland Delmay

GRASSO E BOLDRINI IN DIRETTA A BALLARO

Lettera 13
Caro Dago, qualcuno dei grandi azionisti di Rcs comincia ad avere più di un dubbio sul ruolo del Credit Suisse come advisor finanziario per l'aumento di capitale. Non convincono infatti le condizioni onerose poste dalle banche che dovrebbero rientrare dalla loro esposizione proprio attraverso la ricapitalizzazione: Intesa e Unicredit in testa ma anche quella Bpm presieduta dal finanziere Andrea Bonomi che siede nel board Rcs come indipendente. Non sarà che queste condizioni sono dettate da forti dubbi che i grandi creditori nutrono sull'efficacia del piano di ristrutturazione messo a punto dall'a.d. Pietro Scott Jovane?
Con simpatia.
Andrea

giorgio napolitano

Lettera 14
Caro Dago, abbandonare le monete ed il conio nazionale è stato, per tutti i paesi dell'unione, come scegliere di trasformare il proprio debito in valuta straniera . Di uno stato che però, a distanza di 13 anni, ancora non esiste e che ancora non dispone di una Banca Centrale garante verso le altre monete. Obbligando i paesi dell'unione quindi a dipendere dal credito finanziario dei mercati e quindi esponendo i paesi meno solidi alla speculazione, la piú spregiudicata. Con l'adozione dell' euro è avvenuto proprio questo. Ad onor del vero era anche stato promesso qualche programma di risanamento purtroppo annegato nella colpevole insipienza delle classi dirigenti italiane, e nell' altrettanto colpevole assenza di politica Europa.

Da Roma hanno fatto quello che meglio sanno fare. Clientele, affarismi e sperperi, diffusi a tutti i livelli al punto che è in dubbio se sia responsabilitá di un paese corrotto l' aver prodotto una classe dirigente corrotta od il suo contrario. Ed ora l' Europa ce ne chiede conto. Come da noi si fosse attuato, da un giorno all'altro, il federalismo fiscale, dicendo alle regioni peggio amministrate ed economicamente arretrate, da domani vi arrangiate, il tempo per sistemarvi lo avete avuto.

Furio Colombo

La risibile, se non fosse quasi tragica, commedia delle schermaglie sulla formazione del governo e l'altrettanto illusoria promessa dello sblocco dei pagamenti arretrati della P.A., da Grilli rimandati ad un fantomatico percorso di rimbalzi procedurali tra Italia ed Europa, rendono improrogabile si affronti con trasparenza quello che oramai tutti pensano e nessuno ha il coraggio di proporre. Prelevate questi 300 miliardi ma contestualmente azzerate i contenziosi fiscali, tagliate le tasse alle imprese, dimezzate le accise sui carburanti ed abbassate gradualmente le aliquote fiscali.
Max.

Lettera 15
Caro dago,
PROSSIMO GOVERNO
L'unico governo possibile e' a guida 5* tale Governo, dopo aver ricevuto la fiducia su nomi di grande levatura, realizzera' con appoggio parlamentare variabile un certo numero di punti oltre ad assicurare la stabilita' del sistema. Se fosse varata un'Assemblea costituente questo governo potrebbe durare 2 anni circa per poi poter andare a elezioni con Costituzione e Istituzioni adeguate alle necessita' di un Paese moderno.
Se cosi' non sara' il sistema verra' scosso profondamente e si dovra' tornare a elezioni in un clima difficile e pericoloso entro l'anno.
mario de filippi

 

SCOTT JOVANE

INGROIA, CHE BOCCONE AMARO! SPEDITO AD AOSTA DAL CSM…

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(DIRE) - La terza commissione del Csm ha deliberato (con due astensioni e un assente) di proporre al Plenum la ricollocazione in ruolo del dott. Antonio Ingroia, con funzioni di giudice, al tribunale di Aosta, unica sede d'Italia nella quale non e' stato candidato.

ANTONIO INGROIA CON IL SIMBOLO DELLA SUA LISTA

La decisione e' stata presa nel rispetto del divieto previsto dall'art 8 del DPR 30 marzo 1957 n 361 che prevede che i magistrati candidati e non eletti "non posso esercitare per un periodo di cinque anni le loro funzioni nella circoscrizione nel cui ambito si sono svolte le elezioni". Lo comunica una nota.

Antonio Ingroia

 

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