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E’ CROZZA IL SANT’ORO DI LA 7 “URBANIZZATA”

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Marco Castoro per lanotiziagiornale.it

IL BACIAMANO DI GUBITOSI A PAPA FRANCESCO BERGOGLIO

E' CROZZA IL SANT'ORO DI LA 7 "URBANIZZATA"
A La7 non è l'addio milionario dell'ex presidente Giovanni Stella, e l'arrivo del nuovo editore Urbano Cairo a monopolizzare i discorsi. Semmai si cerca di capire quali programmi vadano confermati e quali no. L'ultima settimana ha portato alla luce la performance di Maurizio Crozza, la cui puntata di venerdì scorso ha riportato ascolti record. In pratica da prima serata di Raiuno. Crozza nel paese delle meraviglie è stato visto in media da 3.603.000 telespettatori, per uno share del 12,67%.

SANREMO MAURIZIO CROZZA CONTESTATO

Una manciata di persone in meno rispetto al Red or Black, il game show di Raiuno con Fabrizio Frizzi e Gabriele Cirilli (3.694.000 telespettatori per uno share del 14,65%) e a il Clan dei Camorristi di Canale 5 (4.404.000 telespettatori, per uno share del 16,55%). Crozza ha tirato la volata anche al programma andato in onda subito dopo, Zeta la commedia del potere con Gad Lerner, che ha portato a casa ascolti ben superiori a quelli dell'Infedele (1.217.000, con il 6,33% di share).

Crozza è andato meglio anche di Michele Santoro che giovedì scorso ha ottenuto con Servizio Pubblico un ascolto medio del 10,76% di share con 2.598.000 spettatori davanti al video: un milione di teste in meno rispetto a Crozza. Pertanto sorge spontanea la fatidica domanda: o Santoro comincia a stancare o è Crozza il vero Santoro de La7.

FABRIZIO FRIZZI

GUBITOSI E IL BACIAMANO
Figli e figliastri. Anche il direttore generale della Rai, Luigi Gubitosi, ne ha. E giustamente i rampolli vengono presentati ai personaggi importanti con vanto da padri e padrini. Quale migliore occasione dell'incontro tra il Papa e i giornalisti per baciare la mano a Francesco I. Ebbene, al fianco di Gubitosi davanti al Santo Padre, c'erano due dei tre direttori di rete (Giancarlo Leone e Andrea Vianello). Lontano dal terzetto gli altri direttori dei tiggì, che se la sono dovuta cavare da soli, senza la degna presentazione. Ma Mario Orfeo e Monica Maggioni non sono certo tipi da perdersi per strada.

CARTELLINO GIALLO PER L'ANNUNZIATA
Gubitosi ci ha messo una pezza, dopo il "siete impresentabili" che Lucia Annunziata ha detto ad Angelino Alfano: «Mi dispiace molto per l'episodio della trasmissione In 1/2 ora. Nessuno in Rai deve sentirsi insultato o ospite sgradito. Anche a nome della Presidente Anna Maria Tarantola esprimo rammarico per quanto accaduto".

mgl21 gabriele cirilli mo

BALIVO, AVVIO CON IL FRENO TIRATO
È durata meno del previsto l'appuntamento di esordio di Caterina Balivo nel pomeriggio di Raidue con Detto Fatto. E sarà così per tutta la prima settimana. Del resto il programma non è in diretta e ci sono dei problemi da risolvere.

 

 


“MARCO! MARCO! MARCO!” ECCOLO IL MENGONI VINCITORE DELL’ULTIMO FESTIVAL

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Video di Veronica Del Soldà per Dagospia

Arriva Mengoni ed esplodono gli ormoni

Foto di Luciano Di Bacco per Dagospia

1. MENGONI, STAR IN LIBRERIA SULL'APPIA
Lucilla Quaglia per "Il Messaggero"

Hanno in media diciassette anni d'età e aspettano da ore il loro beniamino canoro con in mano il cd della sua ultima fatica - "Pronto a correre" - in attesa della preziosa firma. Sono cinquecento accaniti fan che per vedere da vicino il loro cantante preferito si sono alzati alle sei del mattino da tante località del Lazio - molti da Ronciglione, paese natale della star, - e dalla Campania. Tra due ali di folla scatenata si fa largo Marco Mengoni che prende finalmente possesso del palco di una nota libreria di via Appia.

Mengoni saluta i Fans

«Marco! Marco! Marco!», grida un coro di piccole fan mentre tutti i presenti ondeggiano le braccia dando vita ad una gigantesca "ola". C'è perfino una mamma entusiasta con la sua bimba in braccio. Lui, il Marco vincitore dell'ultimo Festival di Sanremo con il brano "L'essenziale", è avvolto in lungo cappottone antracite, pantaloni larghi, t-shirt nera, sgargianti scarpe da ginnastica verdi e il solito ciuffo ribelle. «Marco sei grande», gli grida un ragazzo.

I giovanissimi Debora Ferrara e Salvatore Esposito arrivano direttamente da Napoli e sono i primi due ad essere chiamati sul palco per l'autografo di rito. «Mi sento morire, mi sembra impossibile», dice lei tra il tifo da stadio che la circonda. In breve la libreria è letteralmente invasa e trabocca di giovani, la fila arriva fin sul marciapiede all'esterno. «Uno dei momenti più emozionanti di Sanremo? Quando ho cantato Tenco - dice Mengoni - La sua famiglia mi ha ringraziato».


2. IL VIAGGIO DI MENGONI: DA SANREMO ALL'EUROFESTIVAL, VADO DI FRETTA
Andrea Laffranchi per il "Corriere della Sera"

Mengoni autografa

Se la partenza è quella di Sanremo, la corsa di Marco Mengoni promette bene. «L'essenziale» è in testa alla classifica download dal Festival e da qualche settimana anche la più trasmessa dalle radio. «Sanremo è stata un'esperienza eccezionale, fantastica. Non solo per vittoria, ma per il riscontro positivo del pubblico - dice -. Mi ha lasciato positività, e la responsabilità di viaggiare alla velocità di questo progetto che è partito bene», racconta alla presentazione del suo album #prontoacorrere (esce oggi), con tanto di hashtag iniziale anche nei titoli di ogni canzone.

«Siamo nel 2013, io sono nato nell'88, nel pieno del boom della tecnologia. E poi ho un pubblico molto attento al web - dice -. Le parole riassumono bene il concetto: continuare una staffetta in cui ogni disco è un passaggio di testimone». Da Marco a Marco, ma con qualche differenza rispetto al passato. Soprattutto nella voce, la cui versatilità è sfruttata con più eleganza e non in maniera ostentata. «Il Marco di prima c'è ancora, ma quello di oggi dà più importanza alla parola, a quello che scrive. Raggiungo le tonalità alte con facilità, arrivo dalla musica black e quindi ho una mobilità vocale naturale, ma ho cercato di portare queste caratteristiche nella tradizioni italiana. Sono felice di essere semplice», racconta.

Un messaggio per Marco Mengoni

Oltre a Gianna Nannini e Pacifico per «#Bellissimo», l'altro brano sanremese, e al produttore Michele Canova (Jovanotti, Ferro...) ci sono altre firma a spingerlo in questo scatto. Ivano Fossati gli ha scritto «#sparineldeserto»: «Ti parlano dei cantautori dell'Olimpo come personaggi intoccabili e diffidenti - spiega Marco -. Invece lui è stato un signore, mi ha invitato al suo ultimo show, mi ha offerto un pezzo e mi ha anche permesso di modificarlo». Cesare Cremonini per «#Lavalledeire»:

«Lo invidio, con una frase descrive una storia. Immediato, diretto, arriva allo stomaco. In questo pezzo è più onirico». Alcuni brani arrivano da autori stranieri che hanno scritto per star come Rihanna e Beyoncé. E c'è pure Mark Owen dei Take That (#prontoacorrere): «Era l'autore più forte della band».

Mengoni autografa

L'8 maggio al via una prima parte del tour, quindi la partecipazione all'Eurovision Song Contest che si terrà a Malmö (Svezia) il 18 maggio. Per questa gara non ha scelto uno dei pezzi scritti dalle mani anglosassoni, ma «L'essenziale». «Vado a rappresentare l'Italia e ho scelto un pezzo con la nostra lingua, scritto da me e altri due autori italiani. Mi piaceva l'idea, mi sento patriottico. Certo, poi mi piacerebbe che un giorno ci fosse una versione in inglese o spagnolo». Nulla di ufficiale, ma la sua casa discografica ci crede. La corsa di Marco potrebbe anche avere delle tappe all'estero.

 

 

GOL DI TURONE, PER DE LUCA “NESSUN TAROCCAMENTO”

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1. L'ARTICOLO DI "LIBERO" CUI FA RIFERIMENTO MASSIMO DE LUCA
http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/il-turone-di-juve-roma-moviola-truccata-dalla-rai-52644.htm

2. VIDEO: "ER GO' DE TURONE"
http://www.youtube.com/watch?v=Dp70MZeWo6E

3. I PODCAST DELLA PUNTATA DI "CIRCO MASSIMO" CON CARLO SASSI
Parte prima: http://www.radio.rai.it/podcast/A42578517.mp3
Parte seconda: http://www.radio.rai.it/podcast/A42578518.mp3


4. SCRIVE MASSIMO DE LUCA: "NESSUN TAROCCAMENTO SUL GOL DI TURONE"

Riceviamo e pubblichiamo:

Caro Dago, vorrei mettere un punto fermo a questo incredibile ritorno polemico di fiamma sul famoso gol di Turone provocato dalla partecipazione di Carlo Sassi, l'uomo-moviola di quegli anni, alla trasmissione "Circo Massimo" che ogni domenica conduco, con Massimo Cervelli, su Radio 2 Rai. Nell'occasione Sassi, a domanda specifica di Cervelli sul famoso gol, ha risposto che dalle immagini che lui propose alla Domenica Sportiva il gol era irregolare ma che poi (anni dopo, però) "a Roma, con un marchingegno particolare dimostrarono che non era in fuorigioco."

IL GOL DI TURONE IN ROMA JUVENTUS

E poi ha aggiunto "non è che a Roma hanno barato, per carità, non era perfetto quel marchingegno". Da qui è nata, soprattutto in rete, la valanga che è arrivata a concludere che in Rai si taroccano le immagini per favorire questo o quello. La storia è più semplice e più lineare. Il "marchingegno" cui fa riferimento Sassi è il "Telebim" uno dei primi software grafici applicati allo sport in tv, quello che consentì a Gianfranco De Laurentis di dimostrare che il salto in lungo di Giovanni Evangelisti ai Mondiali d'Atletica di Roma '87 era più corto degli 8.37 ufficiali.

MASSIMO DE LUCA

In seguito a questo, altri due colleghi dello sport del TG2 (appunto a Roma) e cioè Giorgio Martino e Beppe Berti (il caporedattore, purtroppo recentemente scomparso) pensarono di applicare quel meccanismo al famoso gol di Turone, di cui, ad anni di distanza, si continuava a parlare. Il responso della macchina fu che il gol era regolare. Tutto qui. Alla DS, il giorno stesso, Sassi lo valutò fuorigioco; al Telebim, anni dopo, risultò regolare. Non ci sono stati taroccamenti, né costrizioni nei confronti di giornalisti per fargli dire cose non vere. Al contrario di quello che gran parte degli utenti web di parte juventina sta adesso sostenendo.

Grazie per l'ospitalità.

Massimo De Luca

(per nulla "interdetto" al momento di ascoltare le parole di Sassi, al contrario di quanto mi attribuisce Libero).

CARLO SASSI

 

COMPAGNE CONTRO: SCAZZO IN RETE TURCI-PUGLISI

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Michele Smargiassi per "la Repubblica"

Da Facebook al tribunale, senza passare per la politica. Le donne del Pd di Bologna assistono esterrefatte, da quattro giorni, a «un duello fra gladiatrici», a una zuffa virtuale Eva contro Eva con sospetto di sottintesi imbarazzanti che sfugge alle mediazioni politiche, ignora la comune militanza e manda in frantumi ogni solidarietà da "quote rosa".

daniela turci

La prima gladiatrice è Daniela Turci, consigliera comunale Pd a Bologna, dirigente scolastica. La seconda è Francesca Puglisi, oggi neosenatrice bolognese, dopo essere stata responsabile nazionale per la scuola nella segreteria di Bersani. Compagne di partito, ma di diversa matrice (area ex-Ds Puglisi, area ex-Margherita la Turci), qualche mese di convivenza sui banchi dell'emiciclo municipale, qualche bisticcio sulla politica scolastica bolognese, con la Puglisi in veste di «mamma arrabbiata» e la Turci a
difesa dei prèsidi, qualche inevitabile malumore della seconda per l'ascesa della prima ai vertici nazionali del partito a occuparsi proprio di istruzione.

Vecchie e nuove ruggini, ma nulla che facesse presagire la bella sberla in faccia, anzi in Facebook, che venerdì Turci tira a Puglisi, a freddo, con poche righe al
veleno (poi cancellate) sulla bacheca di una discussione Web che riguardava, appunto, lo stipendio da dirigente (3500 euro al mese) di Puglisi prima del suo ingresso a Palazzo Madama: «Tutti sappiamo, forse, cosa ha fatto per arrivare sino lì».

francesca puglisi

Che significa? Certo, se l'allusione fosse venuta da un uomo, sarebbe stata piuttosto trasparente, tantopiù corredata dalle successive: «è stata promossa in tutti i campi e in tutti i "sensi"», «qualche protezione "particolarissima" e la carriera sarà assicurata ». Linguaggio cifrato. Comunque, anche da donna a donna, è nei doppi sensi peggiori che lo interpreta Puglisi, madre di tre figli: a stretto giro rimbecca, «farneticazioni », e annuncia querela per diffamazione.

Donne del partito disorientate e amareggiate, ma tutte a difesa dell'aggredita e contro l'uso di un «inquietante linguaggio in codice ». Il segretario bolognese Pd Raffaele Donini invece prostrato, «questo livello dello scontro è la più grande delle sofferenze», ma ininfluente, perché tutto avviene fuori dalle stanze abituali del confronto politico.

E sempre a distanza, il duello continua anche ieri. Turci nega sottintesi ineleganti, «nessuna considerazione personale nei confronti della senatrice, l'allusione l'hanno voluta vedere altri», ma non disarma, spiega che si riferiva ad altro genere di favori, più politici, «per far carriera fulminea nel Pd non servono competenza ed esperienza, ma l'appartenenza a particolari correnti», come se le accuse di carrierismo di cordata (Puglisi è stata eletta nel listino nazionale, senza passare per le primarie) fossero poi tanto più leggere; infine contrattacca: «sono io l'insultata », e annuncia: «se mi arriverà querela, anch'io querelerò Puglisi per le offese». Intanto la senatrice, certa di aver capito bene, conferma la sua, di querela. La "democrazia del Web" a quanto pare fa male alla sorellanza.

 

TONINO, LA CASSETTA CHE INCHIODAVA DE GREGORIO, DOVE L’HAI MESSA?

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Giuliano Foschini e Fabio Tonacci per "la Repubblica"

C'è una cassetta che poteva cambiare le sorti della storia politica italiana degli ultimi anni. La prova, documentale, che per far cadere l'ultimo governo Prodi c'era stata una compravendita di senatori. Quella cassetta era nelle mani di Antonio Di Pietro. Che però non si è mai preoccupato né di renderla nota, né di portarla a un magistrato.

ANTONIO DI PIETRODE GREGORIO - DI PIETRO

Non c'è traccia negli archivi della procura di Roma di quel nastro che il senatore Idv Giuseppe Caforio gli affidò il 2 marzo del 2007 con la registrazione del tentativo di corruzione subìto da Sergio De Gregorio. Non si trova la denuncia che Di Pietro sostiene di aver presentato dopo aver ricevuto la cassetta. L'unico esposto a suo nome è datato 20 novembre 2012, cioè cinque anni e mezzo e due governi dopo. E neanche in quello scritto accenna al nastro di Caforio.

Una condotta bizzarra, soprattutto viste le conseguenze politiche che quella cassetta avrebbe potuto provocare. E infatti Di Pietro, sentito come testimone dei fatti il 7 marzo scorso dai pm romani e napoletani che indagano sulla compravendita, mette a verbale una ricostruzione lacunosa, condita di «non ricordo». Gli viene chiesto di indicare con precisione a chi avesse presentato la denuncia. «Mi stupisco io stesso di essermene dimenticato», ammette.

SERGIO DE GREGORIO MIMA LE MANETTE A PORTA A PORTA

E dunque, cosa accade quel 2 marzo 2007? Dall'allora ministro delle Infrastrutture Di Pietro si presentano Caforio e Nello Formisano, capogruppo Idv. «Un incontro di cinque minuti, presi degli appunti - spiega l'ex pm, - ma non ho ascoltato il nastro, mi
bastavano le sue parole». Caforio aveva incontrato De Gregorio nella clinica romana Annunziatella di Roma, qualche giorno prima della fiducia ottenuta per soli cinque voti dal governo Prodi al Senato il 28 febbraio.

SERGIO DE GREGORIO E VALTER LAVITOLA

La conversazione era stata registrata, proprio su consiglio di Di Pietro, che prende in consegna il nastro. «Io però - dice ai pm - non ricordo a chi della mia segreteria diedi quella cassetta. Non escludo di averla data all'ufficio di polizia giudiziaria del ministero». E fa un nome, Salvatore Scaletta, il capitano della Finanza «che lavorava con me all'epoca del pool di Mani Pulite». Scaletta adesso fa l'ufficiale di collegamento all'ambasciata di Kuala Lumpur e sarà sentito dai pm.

«Giudicai quel nastro politicamente - mette a verbale Di Pietro - gli ho dato un valore politico». In un video girato il 2 marzo 2007, però, parlò esplicitamente di un tentativo di compravendita in corso, senza specificarne i protagonisti.

GIUSEPPE CAFORIO

Per i successivi cinque anni e mezzo, silenzio. Poi il 20 novembre scorso, dopo che De Gregorio in un'intervista sospetta di essere stato registrato (come faceva a saperlo?), Di Pietro scrive un esposto alla procura di Roma a cui allega il video postato sul suo sito e una rassegna stampa di allora. Ma sarà solo dopo le audizioni di Caforio e Formisano, quando diventa pubblica la notizia della registrazione, che l'ex pm tornerà in procura. È il 7 marzo 2013, presenta un'aggiunta spontanea al suo esposto. «Avevo rimosso la vicenda», sostiene. Ma la cassetta non si trova più.

 

DI STEVE JOBS INTERESSANO GLI IPHONE, NON LA VIDEO-APOLOGIA

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Silvia Bizio per "la Repubblica"

KUTCHER-JOBS

Il film più atteso dell'anno, jOBS, continuerà ad essere atteso. Il biopic sul leggendario fondatore della Apple, Steve Jobs, interpretato da Ashton Kutcher, non uscirà il 19 aprile, come da tempo annunciato, ma in data da definire, probabilmente verso la fine del 2013.

E sembra che cambierà anche titolo, semplicemente Jobs, evitando il gioco grafico sul marchio dei prodotti Apple. Ufficialmente, la compagnia Open Road, che ha acquisito i diritti di distribuzione del film, diretto da Joshua Michael Stern e scritto da Matthew Whitley, ha deciso di posporre l'uscita per avere più tempo per la promozione. Ma sembra che le cose non stiano esattamente così.

KUTCHER-JOBS

Il problema è sorto al festival Sundance, dove è stato presentato fuori concorso in anteprima il 25 gennaio scorso. Il film è stato accolto molto freddamente sia dalla critica che dal pubblico. I critici americani non lo hanno stroncato del tutto, ma hanno sottolineato la sua mediocrità proprio in relazione alla statura del soggetto e all'aura quasi sacrale che Jobs emana tuttora.

Perfino Steve Wozniak, collaboratore storico di Jobs alla Apple, ha liquidato il film dicendo che la descrizione delle personalità sia sua che di Jobs non erano affatto azzeccate. Del resto Wozniak ha anche il suo interesse a non sostenere jOBS perché sta collaborando con Aaron Sorkin per un altro film biografico su Jobs, adattamento del besteller sul fondatore della Apple di Walter Isaacson.

ASHTON KUTCHER DIVENTA STEVE JOBS

«Non abbiamo avuto molto tempo per orchestrare una degna campagna di marketing, pubblicità e promozione» afferma una nota della Open Road «Dopo l'anteprima di Sundance, per cui abbiamo dovuto accelerare la fase post-produttiva, ci siamo resi conto che il film non solo necessitava di ritocchi di montaggio, ma anche di un attenta ed oculata promozione.

Steve Jobs avrebbe approvato la nostra decisione di prendere un po' di tempo per rispetto del pubblico». In molti però sospettano che regista e produttori del film dovranno tornare al «drawing board», al tavolo da disegno, e rimontare praticamente tutto il film, a detta di tutti debole, frammentario, privo di mordente. E persino il protagonista Ashton Kutcher viene spesso citato come uno dei punti deboli del film.

 

ASHTON KUTCHER SUL SET

FITOUSSI SU CIPRO: “QUESTA EUROPA DÀ RAGIONE A GRILLO” - COSI' SI AVVANTAGGIANO LE BANCHE TEDESCHE

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1- CIPRO - FITOUSSI: " QUESTA EUROPA DA RAGIONE A BEPPE GRILLO"
Da "Radio 24"

"Questa Europa da ragione a Beppe Grillo. Va a finire male. Se vuoi fare la battaglia contro l'evasione fiscale perché non lo fai solo con i conti esteri?" Lo dice a Focus Economia su Radio 24, Jean-Paul Fitoussi, economista francese. Troppi ragionieri a Bruxelles? Domanda Sebastiano Barisoni.

FITOUSSI

"Troppa dottrina a Bruxelles e non abbastanza coraggio tra i nostri capi di Governo per dire: Basta! Troppo ottusa questa Europa. - continua a Radio 24 - Che fai a Cipro? Chi ha deciso questa stupidità non comprende che il popolo non può più sopportare questo. Il popolo non può più sopportare che si prenda il denaro dei piccoli per darlo alle Banche. Tutti questi movimenti che si sono sviluppati come ‘Occupy Wall Street' o il movimento degli ‘indignandos' o come Grillo, tutti hanno questa radice. Si prende il denaro alla gente che non ha fatto nulla per darlo alla gente che ha truccato tutto".

beppe grillo porte


2- FITOUSSI A RADIO 24: "QUESTI GOVERNANTI O SONO STUPIDI O C'È UN INTERESSE A FARE IL MALE DELL'EUROPA"
Da "Radio 24"

"Questa decisione non può avere come conseguenza che la fuga di capitali. E' talmente ovvio che mi chiedo o questi governanti europei sono stupidi, succede, o non vogliono bene all'Europa, o c'è un interesse a fare il male dell'Europa". Lo dice l'economista francese Fitoussi a Focus economia su Radio 24.

BANCOMAT CIPRO

"Si sapeva da un po' di tempo che le banche di Cipro avevano problemi. Perché non fare pagare alle altre banche che non sono in difficoltà invece che alla gente?" - si domanda l'economista - Non si capisce perché hanno deciso questa soluzione stupida e non hanno cercato un‘altra soluzione fra banche".

Ma c'è del dolo? C'è un interesse a fare male?. Domanda Barisoni. "Si certo. Le Banche tedesche si avvantaggerebbero della fuga dei capitali dalla Spagna, dall' Italia, dal Portogallo oltre che da Cipro e dalla Grecia".

MERKEL-LAGARDE

 

SESSO IN RETE: LE DAME BIANCHE E I GOLEADOR IN BIANCO - CAVANI BOATENG PATO: CHI FA L AMORE NON FA GOL

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Gabriele Romagnoli per "la Repubblica"

CAVANI

La prima domenica in cui il bomber digiuna la colpa è del caso (il vento sulla traiettoria, il rimpallo imprevisto, la traversa). La seconda è del modulo, che non lo mette nelle condizioni ideali per segnare (nessuno crossa dal fondo, l'altra punta non porta via difensori, troppi inutili lanci lunghi). Alla terza si affacciano le distrazioni di mercato (è inverno, ma già le inglesi se lo disputano). Alla quarta si è imbrocchito (e magari le inglesi se lo prendessero). Ma alla quinta, puntuale come una sentenza, si leva sullo stadio il fantasma della Dama bianca.

CAVANI E SIGNORA ALLA PRIMA DEL FILM POSTI IN PIEDI IN PARADISO

È un crimine a mezzo stampa che la legge considera non punibile, benché faccia male. "Trouvez la femme", mettetela in pagina, date la presunta coppia in pasto ai geometri della curva, quelli per cui ogni linea è retta e il teorema principe è: un calciatore inscritto in un triangolo non segna più. Et voilà: il digiuno è servito. A creare l'ennesima equazione tra zero gol e cento amplessi.

TRUCI A SAN SIRO BOATENG EL SHARAAWY MELISSA SATTA

Ultimo venne el Matador. E ha un bel precisare: «La mia vita privata non conta. Importa solo quel che faccio in campo». È una difesa senza speranza. Non a caso vi ricorre dopo aver segnato una doppietta. L'avesse detto dopo l'ennesima domenica a vuoto lo avrebbero spernacchiato da Piedigrotta a Posillipo. Fatto sta che al popolo il suo idolo piace così: puro. O anche impuro: purché segni a raffica. In caso contrario si riscoprono l'etica e il pregiudizio, il valore della fedeltà matrimoniale e la supposizione che la nuova fiamma sia una ninfomane del sabato sera.

PATO E BARBARA BERLUSCONI A COURMAYEUR jpeg

Al derby milanese d'andata una tifosa rossonera esibì uno striscione con la scritta: "Melissa non lo sfiancare, che con Prince voglio esultare". Era il più carino dei pensieri rivolti alla coppia Satta-Boateng. Il ghanese ha giocato un inizio di stagione inguardabile e la responsabilità non è mai stata sua, non per la vox populi. Che sussurrava: «D'altronde, anche quando stava con Vieri lo ha ridotto a una larva». Se su Matteo Ferrari la trasformazione è stata meno evidente, è perché già prima non ricordava Beckenbauer. Come uno possa sopravvivere alla Canalis, ma non alla Satta, è un mistero che qui non siamo in grado di affrontare.

Ma la curva sa. Sa quando il pettegolezzo Pato-Barbara Berlusconi è notizia fondata: esattamente nell'istante in cui lui spreca, solo davanti alla porta. Sa quando è il momento di arrendersi e vendere Matri, obnubilato da due veline, come una non bastasse. Non cadrebbero gli dei, non ci fossero dee minori a farli inciampare.

bacio pato barbara foto mezzelani

È una consapevolezza antica, ribadita perfino dai sessuofili come l'ex portiere Albertosi: «Certo che fa bene, purché uno si accoppi con la moglie o la compagna, non con una donna a caso». E di nuovo, come la forma fisica possa collegarsi allo stato civile, è un altro mistero. Ma, va detto, dopo aver regalato l'anello alla Satta, Boateng si sta riprendendo. La curva sorveglia.

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Le sue regole non ammettono eccezioni. O forse sì: Diego Armando Maradona. Ma per lui regolarsi era un verbo non coniugabile. Che cosa determini questo atteggiamento è discutibile. Non esiste una prova scientifica del rapporto tra rendimento e attività sessuale. Si può presumere, dall'esperienza di qualche miliardo di uomini, che una nuova relazione comporti una fase di intenso allenamento alternativo, ma non dovrebbe essere, anche, uno stimolante?

Nuovi occhi a guardarti, nuove dediche da inventare. Un po' come aver cambiato squadra e ricominciare. Invece: non è permesso, fa male. È probabile che sia semplicemente un sussulto collettivo d'invidia. Quelli che vanno allo stadio per non passare la domenica in famiglia, quelli che la Canalis se la sono sognata sotto la doccia, quelli che non hanno il coraggio di andarsene da una relazione finita, sparano sul centravanti e la sua Dama bianca. Che non s-finisce. Semmai: s-ricomincia.

lapr melissa satta 27 bobo vieri

Dopodiché, se davvero Cavani, con i suoi crocefissi, la sua religiosità esibita, il suo matrimonio a prova di bomba, ha dribblato l'arbitro e si è concesso di tirare nuovamente un rigore sbagliato sono veramente, come sostiene, "fatti suoi". Ha già segnato venti gol, potrebbe battere il record personale di ventisei e vincere la classifica cannonieri portando il Napoli in Champions. A quel punto, di chi sarebbe il merito?

 


IL PARLAMENTO CIPRIOTA BOCCIA IL PRELIEVO FORZOSO - Milano (-1,6%), banche ko, l’euro affonda

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1 - ZACCHÈ: NON È VERO CHE ARPE MI VUOLE AFFIDARE UN GIORNALE
Riceviamo e pubblichiamo:

Caro Dago,
Lunedì mattina hai scritto che gira la voce che Matteo Arpe sta pensando all'acquisto di un quotidiano di taglio economico-finanziario da affidare al sottoscritto. Se mi avessi contattato ti avrei detto che tale voce è clamorosamente falsa.
Con affetto,
Marcello Zacche'

Matteo Arpe AD Sator e Paolo Madron Direttore Lettera 43

2 - CIPRO: PARLAMENTO BOCCIA PIANO PRELIEVO FORZOSO BANCHE
(ANSA) - Il parlamento di Cipro ha bocciato il piano di salvataggio concordato con l'Eurogruppo, che prevede a garanzia anche un prelievo forzoso sui depositi bancari. Contro il piano che prevede un prelievo forzoso straordinario sui depositi bancari per un totale di 5,8 miliardi euro hanno votato 36 deputati, mentre ad astenersi sono stati in 19. Gli astenuti sono i rappresentanti del partito Disy del presidente Nicos Anastasiades, pur favorevole al piano. I contrari sono tutti gli altri (compresi gli otto del partito Diko, alleato di governo).

3 - RISCHIO CAOS PER CIPRO, PAURA SU BORSE, EURO E SPREAD
(ANSA) - Il caso-Cipro rischia di riaccendere l'incendio della crisi, mettendo in difficoltà Spagna e Italia che da mesi lottano contro il contagio. E di fronte alla bocciatura del salvataggio europeo da parte del Parlamento cipriota, sui mercati finanziari torna la paura, con alta tensione sugli spread e nuovi, forti cali fra le borse. Il 'bazooka' messo in campo dalla Bce di Mario Draghi aveva finora messo un freno ai timori per la situazione della piccola isola mediterranea.

PROTESTE A CIPRO jpeg

E fra gli investitori prevale ancora l'incredulità, lo scetticismo che a un'economia piccola come quella cipriota, con un Pil di appena 18 miliardi di euro, poco più di un centesimo di quello italiano, possa essere consentito di riportare il caos sui mercati finanziari globali. Ma le immagini dei cittadini ciprioti in coda davanti ai bancomat, dopo la chiusura delle banche per evitare la corsa a ritirare i depositi minacciati da un prelievo forzoso, evocano lo spettro di una fuga dei capitali.

La bocciatura in Parlamento sul salvataggio europeo di fatto azzera tutto e fa intravedere un nuovo negoziato con Bruxelles dagli esiti incerti. Le borse europee chiudono in forte calo, con Madrid e Milano peggiori a -2,20% e -1,59% rispettivamente seguite da Parigi (-1,30%) e Francoforte (-0,79%) e Londra (-0,26%). Lo spread dell'Italia chiude a quasi 340, la Spagna a 369; l'euro scende sotto 1,29, vicino ai minimi di novembre. L'istituto tedesco di ricerca economica Zew avverte: "La situazione politica in Italia e il pacchetto di salvataggio per Cipro hanno aumentato il rischio che la crisi dell'Eurozona peggiori di nuovo".

CRAC CIPRO CITTADINI AGLI SPORTELLI BANKOMAT

Il New York Times rincara la dose: preoccupa la "cagionevole salute" delle banche italiane, con il pericolo che "possano porre un rischio sistemico al sistema bancario italiano". Una situazione di incertezza che mette in agitazione gli investitori e costringe le autorità a intervenire. Jeroen Dijsselbloem, il presidente dell'Eurogruppo, oggi ha detto, categorico, che è "fuori questione" che possa esserci un prelievo forzoso in altri Paesi europei. Pierre Moscovici, il ministro dell'Economia francese, definisce Cipro un "caso isolato". Il segretario generale dell'Ocse, Angel Gurria, assicura: "non sarà consentita" una bancarotta del Paese, non ci sarà contagio.

IL PRESIDENTE DI CIPRO NIKI ANASTASIADES CON MARTIN SCHULZ

Mentre Draghi, da Francoforte, conferma che la Bce sta lavorando per migliorare l'uso delle garanzie in cambio delle quali le banche ricevono liquidità, per far affluire più prestiti a famiglie e imprese. Sui mercati prevale l'incertezza. Gli investitori sanno che, come in Islanda, la crisi a Cipro ruota attorno a un sistema bancario cresciuto fino a raggiungere sette volte (in Islanda erano 12) le dimensioni del Pil.

Il braccio di ferro è fra l'Europa, che chiede di colpire solo i depositi superiori ai 100.000 euro, e Nicosia, che ha finora strappato un prelievo anche su quelli oltre 20.000 euro temendo una fuga dei grandi capitali, soprattutto russi. L'Europa, tardivamente, ha capito che l'unica via di uscita è ridimensionare drasticamente le banche cipriote. Per evitare, o almeno rallentare, uno scenario ancora peggiore, cioé una nuova ristrutturazione del debito statale sul modello greco che rischia di scuotere nuovamente la credibilità dell'euro, ma che da oggi appare un'ipotesi meno peregrina.

MARIO DRAGHI E ANGELA MERKEL

4 - BORSA: CIPRO SPAVENTA ANCORA, A MILANO (-1,6%) BANCHE KO
Radiocor - Il voto del Parlamento cipriota sul piano di salvataggio del Paese, atteso per oggi con il partito di maggioranza che ha annunciato l'astensione, genera nuove tensioni sui mercati finanziari che dopo una mattinata poco sotto la parita' chiudono in rosso. A complicare il quadro c'e' anche il nuovo allarme lanciato dall'Eba, secondo cui le grandi banche europee dovrebbero rafforzare i mezzi propri di altri 112,4 miliardi di euro per rispettare le regole di Basilea 3.

A Piazza Affari, dove l'Ftse Mib cede l'1,59%, complice anche lo spread sopra 330 punti base, le peggiori sono le banche con Bpm (-5%), Mediobanca (-5%), Bper (-4,9%) e Unicredit (-4,7%). Realizzi anche su A2A (-2,9%) che dopo i conti diffusi giovedi' era avanzata di quasi il 16% in tre sedute. In cima al listino resiste Terna (+1,3%) che dopo la diffusione dei conti 2012 ha recuperato circa il 4%. Ancora acquisti su St (+1%) che ieri era balzato di oltre il 5% grazie alla definizione della road map per lo scioglimento della joint venture sui telefoni cellulari con Ericsson. Sul resto del listino guadagna Telecom Italia Media sulle voci di un aumento di capitale da 150 milioni. Sul mercato valutario l'euro scivola a 1,288 mentre il petrolio a New York perde l1% con il Wti a 92,85 dollari al barile.

EURO DOLLARO

5 - CAMBI: EURO AI MINIMI DA NOVEMBRE, PESANO TIMORI SU CIPRO
Radiocor - Le tensioni su Cipro e sul via libera del Parlamento al piano di salvataggio Ue deprimono l'euro che scivola ai minimi da quattro mesi (da fin e novembre) nei confronti del dollaro americano. Dopo una buona apertura, che a meta' seduta l'aveva portato a 1,294 dollari, oggi l'euro ha imboccato la parabola discendente fino a toccare quota 1,286. I timori degli operatori valutari sono quelli che una eventuale bocciatura del piano Ue possa condurre all'uscita di Cipro dell'euro con un conseguente indebolimento della moneta unica. Uno scenario a cui si assocerebbe, secondo i trader, un allargamento degli spread periferici, e un ulteriore calo dell'euro.

Marchionne con gli operai Grugliasco

6 - GERMANIA: INDICE ZEW DI MARZO A 48,5, AI MASSIMI DALLA PRIMAVERA 2010
Radiocor - L'indice Zew, che misura le aspettative della comunita' finanziaria sull'attivita' economica in Germania nei prossimi mesi, e' salito a marzo a 48,5, rispetto a 48,2 del precedente mese di febbraio. Lo comunica l'Istituto per la ricerca economica Zew. Le attese erano per un calo a 47,5. L'indice e' al suo quarto aumento mensile consecutivo e si porta al livello piu' alto dalla primavera del 2010. 'Dopo tre forti aumenti tra dicembre e febbraio, l'indice si e' stabilizzato ad un livello elevato', afferma una nota nella quale si legge che 'gli esperti restano ottimisti' sulla situazione economica in Germania. 'La comunita' finanziaria mantiene la sua prognosi: la situazione economica in Germania si prevede in miglioramento nei prossimi mesi', precisa il presidente dello Zew, Clemens Fuest. Tuttavia, aggiunge, 'la crisi del debito nella zona euro rimane il maggior fattore di rischio', che la difficile situazione politica in Italia e la negoziazione di un piano per ai utare Cipro non hanno mancato di ricordare.

7 - FIAT: MARCHIONNE, TRADING PROFIT I TRIMESTRE INFERIORE AL 2012
Radiocor - 'Il trading profit di Fiat del I trimestre sara' inferiore' a quello di un anno prima. Cosi' l'a.d. del gruppo, Sergio Marchionne, a margine dell'assemblea degli azionisti del gruppo Sgs, di cui e' presidente. 'I target 2013 sono confermati' ha aggiunto. Marchionne ha anche detto che la decisione del Tribunale americano del Delaware sul prezzo delle azioni Chrysler per la quota Veba, attesa finora entro fine marzo, sara' nota probabilmente 'a giugno-luglio'.

BACIO ESCHIMESE PAGLIARO NAGEL

8 - MEDIOBANCA: COMITATO NOMINE SU CDA GENERALI IL 22 MARZO
Radiocor - Il comitato nomine di Mediobanca si riunira' venerdi' 22 marzo nella prima mattinata per formalizzare la lista dei candidati da presentare per i l rinnovo del consiglio di amministrazione di Generali. Lo apprende Radiocor da fonti qualificate. Mediobanca e' il principale azionista della compagni triestina con il 13,3%.

9 - BANCHE: ACCORDO PARLAMENTO UE-GOVERNI SU REGOLAMENTI VIGILANZA UNICA
Radiocor - Il Parlamento e i governi Ue hanno raggiunto un accordo sulla nuova legislazione per la supervisione bancaria. Si tratta del reg olamento che fornisce gli strumenti per mettere al centro del sistema di vigilanza unica la Bce e di un regolamento che adegua il lavoro dell'Autorita' bancaria europea alla nuova struttura di supervisione.

JOHN ELKANN TRA I TAPIS ROULANT TECHNOGYM

10 - EXOR: OK AZIONISTI PRIVILEGIO A CONVERSIONE
(ANSA) - L'assemblea speciale dei titolari di azioni privilegiate Exor, riunita oggi a Torino, ha approvato la conversione obbligatoria delle azioni privilegiate e di risparmio in azioni ordinarie, sulla base di un rapporto di conversone pari a una azione ordinaria per ciascuna azione privilegiata o di risparmio. Le azioni ordinarie emesse a seguito dell'operazione avranno godimento 1 gennaio 2013.

L'approvazione della conversione e le relative modifiche statutarie saranno sottoposte all'assemblea degli azionisti Exor, in sede straordinaria, convocata per domani. La conversione delle azioni privilegiate e delle azioni di risparmio in ordinarie avrà luogo - ricorda Exor - a condizione che l'esborso a carico della società a fronte dell'eventuale esercizio del diritto di recesso non sia superiore a 80 milioni di euro per le azioni privilegiate e a 20 milioni di euro per le azioni di risparmio. In caso di superamento di uno di tali limiti, si procederà comunque alla conversione delle azioni di entrambe le categorie qualora l'esborso non ecceda complessivamente l'importo di 100 milioni.

ANDREA BONOMI

11 - BPM: APPROVATE LINEE GUIDA TRASFORMAZIONE IN 'SPA'
Radiocor - Il consiglio di Gestione della Bpm ha approvato le linee guida del progetto che 'potra' condurre alla trasformazione della banca in una societa' per azioni innovativa, preservando i principi della cooperazione e mutualita''. E' quanto indica una nota della Popolare milanese. In particolare il cdg ha approvato la proposta di compartecipazione dei dipendenti ai risultati della Banca, la costituzione di una fondazione Onlus, a cui sarebbe riservato il diritto di nominare 3 membri in cda e 'la proposta di trasformazione della Banca in societa' per azioni e la rimodulazione degli organi societari, con la riduzione del numero dei componenti il Consiglio di Sorveglianza da 19 a 15 e l'innalzamento del numero dei componenti il Consiglio di Gestione da 5 a 7 membri'. Entro marzo il cdg definira' gli aspetti operativi del progetto.

12 - A PAGAMENTO IL SITO DEL WASHINGTON POST
Dal "Corriere della Sera" - Anche il Washington Post farà pagare per accedere al suo sito. A partire da giugno, il quotidiano introdurrà un paywall (accesso a pagamento) per tutti gli «utenti frequenti», ossia i lettori che consultano il sito più di 20 volte al mese. Il quotidiano, vincitore di 47 premi Pulitzer e che con le sue inchieste ha fatto dimettere il presidente Nixon, si unisce così alla schiera di giornali che hanno già fatto una simile scelta, dal New York Times al Wall Street Journal al Financial Times.

La home page resterà libera, così come sarà dato il libero accesso, tra gli altri, alle scuole e ai militari. Il sistema di tariffe, invece, è ancora allo studio. «I lettori hanno compreso che la buona informazione ha un costo», ha detto l'editore Katharine Weymouth.

THE WASHINGTON POST

13 - BANCHE: EBA, A BIG EUROPEE MANCANO 112 MLD PER RISPETTARE BASILEA 3
Radiocor - Le grandi banche europee dovrebbero rafforzare i mezzi propri di altri 112,4 miliardi di euro per rispettare le regole di Basilea 3 sulla base del loro attuale stato di salute patrimoniale, ma hanno fatto netti progressi rispetto alla fine del 2011. E' quanto emerge dal terzo 'Esercizio di monitoraggio' effettuato dall'Eba, la European Banking Authority sulla base dei dati al 30 giugno 2012. Simulando l'entrata in vigore anticipata della normativa di Basilea 3 - che impone un rafforzamento degli indici patrimoniali entro il 2019 - alle 44 principali banche europee servirebbero un totale di 112,4 miliardi di euro per arrivare tutte all'obiettivo di un Common equity tier 1 capital ratio (Cet 1) del 7%.

Andrea Enria

Basterebbero 3,7 miliardi per arrivare al target minimo del 4,5%. Si tratta per altro di un miglioramento di 86 miliardi rispetto ai 199 miliardi che mancavano all'appello in base alla precedente simulazione, fatta sui dati al 31 dicembre 2011. In media le big europ ee, appartenenti al Gruppo 1 secondo la definizione dell'Eba, passerebbero dall'attuale Cet 1 medio pari all'11,1% al 7,8% calcolato sulla base dei parametri di Basilea 3. Per le 110 banche di minori dimensioni (il cosiddetto Gruppo 2) il difetto di capitale complessivo ammonterebbe a 17,9 miliardi rispetto al target del 7%.

Nel caso delle big, nota l'Eba, 'il miglioramento (rispetto al precedente esercizio, ndr) e' collegato principalmente a un incremento del capitale piuttosto che a una riduzione dell'attivo ponderato al rischio. La variazione riflette in parte i significativi progressi fatti dalle banche europee nel rafforzare le loro posizioni di capitale e nel rafforzare la resistenza complessiva del sistema bancario europeo' agli shock. Nel caso dell'Italia, la simulazione ha preso in considerazione due banche nel Gruppo 1 (ovvero Intesa Sanpaolo e Unicredito) e 11 banche nel Gruppo 2. Le regole di Basilea 3 avrebbero dovuto entrare in vigore il primo gennaio 2013, ma la loro partenza e' stata rinviata in assenza di un accordo a livello europeo.

Bmw

14 - BMW: IN CINA CRESCEREMO, MA NON COME IN PASSATO
Radiocor - I vertici di Bmw hanno indicato che in Cina la casa auto continuera' a crescere, ma non come in passato. 'Il mercato cinese andra' piu' lento ma ci atte ndiamo crescita a una cifra - ha detto il manager Ian Robertson - Per noi non ci sara' la crescita massiccia del passato ma tante citta' cinesi conteranno su nuovi dealer'.

 

COME SI SALVANO I TROMBATI! E LA BOLDRINI DÀ L’ESEMPIO

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Alberto D'Argenio per "la Repubblica"

Laura Boldrini article

Riassumeteli. Un esercito di trombati è pronto a rientrare nel Palazzo dalla finestra. Assunzioni semi-obbligatorie di chi in passato ha già goduto della rampa di lancio del Parlamento per dare il via a carriere più o meno sfavillanti e che oggi, se caduto in disgrazia, potrà godere di una corsia preferenziale per rientrare in pista, per un secondo promettente giro al servizio dei deputati della Repubblica. C'è chi certamente non ne avrà bisogno come Sestino Giacomoni, ora assistente personale del cavalier Silvio Berlusconi.

O chi invece potrebbe essere uscito dai giochi. Ma alcuni casi sono certamente curiosi. Non tanto quello di Giorgio Stracquadanio, ex falco del Pdl che dopo la rottura con il leader è rimasto fuori dalle Camere, quanto quello di un sottosegretario ancora in carica con il governo Monti.

Chissà, se non dovesse trovare un lavoro dopo l'esperienza con i tecnici potrebbe tornare a fare l'assistente parlamentare, da dove tutto cominciò. Chissà poi se vorrà tornare alla Camera Veronica Cappellaro, giovane amica di Berlusconi già eletta nel listino Polverini alle penultime regionali. O Nicoletta Maggi, portavoce-bodyguard di Umberto Bossi, amatissimo pilastro del fu Cerchio Magico ma un po' meno dal resto dei lumbàrd.

GIORGIO STRACQUADANIO

La magagna è denunciata dalla capogruppo 5stelle alla Camera Roberta Lombardi. Che la pubblica in bella vista sul blog di Beppe Grillo. Dando la colpa all'immancabile asse del male "pdl-pdmenoelle". E ci sono le prove: la delibera è stata presa lo scorso dicembre dai tre questori di Montecitorio, un democratico, appunto, e due berlusconiani.

La logica forse era quella di aiutare chi per ragioni politiche dovesse aver perso il posto di lavoro (come Alessia Quiriconi, ex portavoce del gruppo leghista ai tempi di Reguzzoni che ha ricevuto il ruvido benservito dai nuovi capi maroniani) o semplicemente chi dopo cinque anni al servizio di un partito non è riuscito a rientrare nel mondo del lavoro o è rimasto precario una volta lasciato il Palazzo. Ma in effetti la norma ha prodotto alcuni casi a dir poco bizzarri.

La delibera dice che i nuovi gruppi parlamentari dovranno assumere almeno il 25% del proprio personale tra chi rientra in due liste (una con 103 nomi, l'altra con 506) di ex collaboratori in precedenza assunti dai partiti al di fuori dei funzionari della Camera. E se un partito non dovesse rispettare l'indicazione perderebbe parte dei contributi pubblici versati da Montecitorio per il funzionamento del gruppo. Così 150 dei fortunati ex troveranno certamente lavoro alla Camera, con i partiti che saranno costretti ad assumerli usando almeno il 55% del proprio bilancio.

ROBERTO RAO

Per questo la "cittadina" Lombardi denuncia che c'è una pletora di personaggi dal posto assicurato a spese dello Stato senza nemmeno avere passato il concorso da funzionario. «Sicuramente - riconosce - tra costoro ci sono seri professionisti, ma il sistema non consente di verificarne con esattezza identità visto che accanto ai nomi non sono presenti né i dati anagrafici né i curricula.

Sestino Giacomoni

Ciò vale a dire che se i partiti impediranno al Movimento di avere almeno un questore, continueranno ad esistere cittadini di serie A che potranno lavorare per il Parlamento a prescindere dalle competenze e cittadini di serie B che, pur avendone tutti i titoli, non potranno essere impiegati». In effetti alcuni casi fanno sorridere tanto sono eclatanti. Tra questi appunto il sottosegretario all'Economia del governo Monti, e dunque ancora in carica, Gianfranco Polillo.

Oppure il fedelissimo berlusconiano e parlamentare del Pdl Sestino Giacomoni, uno degli uomini ombra del Cavaliere che sicuramente non ha bisogno di trovare un nuovo lavoro da portaborse. Ci sono poi Rino Piscitello, ex parlamentare della Margherita, e Roberto Rao, centrista, braccio destro e spin doctor di Casini che alle ultime elezioni è rimasto fuori dal Parlamento.

ROBERTO NATALE

 

EL-KANN CHE ABBAIA, AZZANNA DELLA VALLE - JOHN ELKANN ANNICHILISCE LA PROPOSTA DI MISTER TOD’S SU RCS

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Da "Ansa.it"

"Io parlo di cose serie": così John Elkann, presidente di Exor risponde a chi gli chiede un commento sulla proposta di Diego Della Valle di sciogliere anticipatamente il patto di sindacato di Rcs. "Il patto - dice Elkann - scade nel 2014, il tema non è assolutamente all'ordine del giorno".

DELLA VALLE ELKANN

"In un momento difficile per il mondo dell'editoria, compreso per Rcs - ha spiegato Elkann ai giornalisti al termine dell'assemblea di Exor - è importante da parte degli azionisti avere senso di responsabilità e stare vicino alla società". Elkann ha aggiunto che "il cda del 27 marzo esaminerà ed approverà il piano in tutta la parte che riguarda gli aspetti finanziari. Il 27 marzo avremo un'idea chiara di come questo piano si articola e questo darà la possibilità a tutti gli azionisti di esprimersi sulla loro adesione all'aumento di capitale. Oggi non abbiamo gli elementi per poter decidere"

i fratelli della Valle e Lapo Elkann

EXOR: ASSEMBLEA SOCI APPROVA CONVERSIONE IN AZIONI ORDINARIE - Gli azionisti con diritto di voto di Exor hanno approvato a maggioranza la conversione delle azioni privilegiate e di risparmio in ordinarie. L'assemblea, presieduta da John Elkann, si è tenuta questa mattina al Lingotto ed è durata meno di un'ora. Ieri era arrivato il via libera delle assemblee speciali dei titolari di azioni privilegiate e dei possessori dei titoli di risparmio.

 

L'ULTIMA TROVATA DI RAISET: MARIA DE FILIPPI PRODUTTRICE

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Maria DeFilippi

DAGOREPORT

"RAISET" è ancora viva e fa il bello e il cattivo tempo nei corridoi della Rai. L'ultima trovata è far sbarcare in Rai come produttrice Maria De Filippi con un format misterioso. Registi dell'operazione segreta sono Giancarlo Leone e Antonio Azzalini. Come tutti i segreti però in Rai durano poco perché anche le mura hanno orecchie e i corridoi mormorano.

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Si spiega cosi l'apertura di Fazio ad Annalisa a Sanremo, dopo lo sbandierato no ai giovani provenienti dai talent show e la visita di cortesia della stessa Maria a ‘'Che tempo che fa'', in cui vincendo l'abituale ritrosia si è concessa alle domande zuccherose di Fazio.

Giancarlo Leone

Una prova del nove sarà la partecipazione o meno di Mara Venier ad ‘'Amici''. L'invito c'è stato per un compenso dicono bombastico (50mila euro a puntata?), se la Rai darà il benestare sarà un primo segnale della Santa Alleanza in nome di Maria.

Quindi, malgrado i proclami del DG Gubitosi si continua a mortificare il personale interno Rai e si allarga la rete dei fornitori. E che fornitori! Se il progetto andrà in porto avremo una Maria a reti unificate: Uomini e donne, Amici, C'è posta per te, Italia's got talent e il nuovo format Rai.

Da Raiset a Telemaria. La Papessa regna incontrastata.

 

 

 

BERGOGLIO INCONTRO’ VIDELA PER FAR LIBERARE DUE GESUITI

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Sergio Rame per IlGiornale.it

dittatore rgentino Videla e

Jorge Maria Bergoglio, allora arcivescovo di Buenos Aires, incontrò due volte il dittatore argentino Jorge Videla per chiedere la liberazione dei due gesuiti Orlando Yorio e Francisco Jalics, arrestati e torturati nella Escuela superior de mecánica de la armada (Esma), il più grande centro di torture durante la ditattura (1976-1983).

È quanto riferì lo stesso cardinale, oggi papa Francesco, nella dichiarazione resa l'8 novembre del 2010 come testimone agli inquirenti. Una dichiarazione filmata che è stata pubblicata oggi dal quotidiano argentino El Clarín.

videla

"Mio padre scappò dall'Italia per il fascismo - ha raccontato la sorella di papa Francesco, Maria Elena Bergoglio, alla Stampa - vi pare possibile che mio fratello fosse complice di una dittatura militare? Sarebbe stato come tradire la sua memoria". Nella dichiarazione rilasciata davanti a Luis Zamora, ex deputato e attivista per i diritti umani, Bergoglio disse di aver incontrato in due distinte occasioni Videla insieme a Emilio Massera, capo della Marina e altro uomo forte della dittatura, per intercedere per i due gesuiti. Yorio e Jalics vennero rilasciati dopo cinque mesi di torture all'Esma.

PAPA Bergoglio

Nello stesso video pubblicato oggi, Bergoglio affermò anche che, in un incontro avvenuto prima del loro arresto, aveva raccomandato "prudenza" ai due gesuiti, a fronte delle critiche mosse contro "alcuni settori" della chiesa attivi nelle città, ricordando in particolare l'omicidio di padre Carlos Mugica. La sorella di papa Francesco ha confermato che, durante gli anni di Videla, il fratello "protesse e aiutò" molti perseguitati dalla dittatura: "Erano tempi cupi e serviva prudenza, ma il suo impegno per le vittime è provato".

 

IL PD VUOLE BALLARE IN PRIMA SERATA SU RAIUNO - CULATELLO VUOLE MANDARE “BALLARҔ IN PRIMA SERATA SU RAIUNO

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Marco Castoro per "Lanotiziagiornale.it"

ENRICO MENTANA PIERLUIGI BERSANI GIOVANNI FLORIS - copyright Pizzi

Apparentemente tutti vogliono scongiurare le nuove elezioni. Ma in realtà i partiti stanno già riposizionando l'artiglieria. Il quartier generale di Viale Mazzini non sfugge alla regola. Il direttore generale Luigi Gubitosi è rimasto senza santino (visti i risultati elettorali che hanno penalizzato Mario Monti). Tuttavia i partiti che hanno già fiutato il vento delle elezioni cercano di affilare le armi. Il Pd sta premendo sui fedelissimi per convincere Gubitosi a dare la prima serata di Raiuno a Ballarò, con la benedizione dei direttori di rete del primo e del terzo canale, Giancarlo Leone e Andrea Vianello. Per Bruno Vespa sembra tramontata la prima serata mentre restano gli appuntamenti di Porta a Porta in seconda.

Giovanni Floris

Niente prime time per Gianluigi Paragone dell'Ultima parola. L'antipolitica va messa all'angolo. Va emarginata, lontano dal grande pubblico. La possibilità che grillini e indignati possano trovare terreno fertile in Rai va stroncata sul nascere. Eppure la trasmissione di Paragone sta avendo una stagione più che positiva dal punto di vista degli ascolti. Recentemente, quando è andata in prima serata su iniziativa del direttore Angelo Teodoli, che ha sfidato i vertici di Viale Mazzini, ha portato a casa un 9% di share, un risultato superiore alla media del prime time di rete, nonostante in concomitanza c'era la partita scudetto Napoli-Juventus. In seconda serata Paragone è andato sempre in doppia cifra. Se non altro non è stato un fiasco come il programma in prima serata Leader di Lucia Annunziata o quello di Giuliano Amato in seconda. Tra l'altro la trasmissione è una produzione interna e quindi rientra nel piano di valorizzazione delle risorse.

pier luigi bersani

Il quirinalista del Tg1
Un'altra sfida che si intravede all'orizzonte riguarda il quirinalista del Tg1. Il direttore Mario Orfeo ha detto che scioglierà la riserva non prima dell'elezione del nuovo presidente della Repubblica. In caso di vittoria di Romano Prodi il candidato dovrebbe essere Alberto Romagnoli, rientrato da Parigi. Con Gianni Letta al Colle potrebbe spuntarla Francesco Giorgino. In caso di elezione di Giuliano Amato sarà più complicato scegliere il quirinalista.

LUIGI GUBITOSI

Tiro al Marzullo su Twitter
"Che ne dite di parlare del caso Gigi Marzullo una volta per tutte?" Impazzano su twitter i cinguettii contro il giornalista del Tg1. A puntare il dito sono soprattutto i grillini dei social network, capitanati dal collega del tiggì Leonardo Metalli. Nel mirino incarichi e privilegi del giornalista nottambulo.

 

L’ARTIGLIO DELLA PALOMBA - LA GUERRA SULL’EREDITÀ SORDI

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Barbara Palombelli per "il Foglio"

BARBARA PALOMBELLI

Che cosa sta succedendo attorno all'eredità dell'attore più amato da tutti noi? Non siamo stati moltissimi, a frequentare l'ultimo Alberto Sordi. Era un immenso privilegio, godere della compagnia e delle sue battute in versione privata, privatissima, quasi esclusiva. Cene da Cannavota a San Giovanni o da Perilli a Testaccio con l'adorato Piero Piccioni, serate in casa nostra, chiacchiere in casa sua, compleanni festosi, scambi di consigli su medici, medicine, rimedi tradizionali contro gli acciacchi dell'età.

Senza mogli, senza figli, Alberto aveva un sesto senso per capire chi gli volesse bene sul serio, in modo disinteressato. E scherzava volentieri sull'assenza totale di eredi, anche nel cinema non riconosceva discendenze... "Darò tutto ai poveri, alle suore, ai preti, voglio che preghino per me", era un suo ritornello. Al suo funerale, seduta stretta fra la segretaria Annunziata e la sorella Aurelia (praticamente gemella) ho anche raccolto alcune delle preoccupazioni "finali".

Alberto il grande Aurelia Sordi Carlo e Luca Verdone Photomovie Claudio Porcarelli embedded

Albertone non aveva un carattere facile e - come tutti i grandissimi - allontanava da sé il problema della morte. La sua casa-museo conteneva opere d'arte straordinarie, raccolte quando ancora il mercato antiquario offriva tesori da collezione. Ricordo perfettamente una visita dettagliata, in cui lui immaginava le destinazioni di ciascuna, con discreta competenza. Viene da chiedersi ora, nelle infinite questioni legali che si sono già aperte, che fine farà questo desiderio autentico, questa legittima ambizione d'immortalità che giustamente viene riservata a chi regala a tutti un bene proprio.

STEFANIA BINETTI CON AURELIA SORDI

Avrebbe potuto sistemare tutto da vivo? C'era e c'è tanto da allestire una sala in Campidoglio. Sì, ma non immaginate quanto fosse timido, schivo e pudico l'attore più sfacciato della commedia all'italiana. In particolare, c'era una Madonna quattrocentesca eccezionale: era destinata a una chiesa della città, si pensava anche a Santa Maria Maggiore, speriamo che non finisca all'asta... Negli ultimi anni, quello che ora viene definito "il cerchio magico" attorno alla sorella di Alberto ha allontanato progressivamente tutto quel mondo che teneva vivo il suo ricordo cinematografico.

Alberto Sordi la sua casa mostrata da Carlo Verdone

Le sue storiche addette stampa, le sue amiche, i suoi amici, non hanno avuto più accesso a casa sua. Il telefono squillava a vuoto anche a Natale, era impossibile fare gli auguri alla cara Aurelia, mandarle un saluto. Come in un film, ma di Hitchcock, un alone di mistero circondava anche le iniziative per l'anniversario. Altre figure, poco addentro ai veri sogni di Alberto, si sono inserite in una sorta di esclusiva che appare impossibile, oltreché illegale. Mi preoccupo perché non sento mai parlare di due progetti che stavano molto a cuore a Sordi.

Che fine faranno tutte le "pizze" dei suoi quasi duecento film, era la condizione che poneva a tutti i produttori, desiderava che fossero conservati, anche trasferendo su altre piattaforme le pellicole a rischio. Chi se ne sta occupando? Chi dovrebbe farlo? Sono pronta a testimoniare che questo pensiero era in cima alle sue preoccupazioni. Insieme a un altro, di cui parlammo anche in diverse interviste. Voleva che l'ultima serie di "Storia di un Italiano", già completata, fosse trasmessa in tv e dalle scuole.

ARTURO ARTADI L AUTISTA DI ALBERTO SORDI

Un progetto apparentemente semplice, bloccato dalla lentezza del riconoscimento dei diritti d'autore, dispersi fra decine di eredi delle varie produzioni per cui aveva lavorato. Nessuno parla dell'attore. Troppi parlano del milionario che amava la beneficenza e voleva destinare davvero il frutto del suo lavoro agli ultimi. Vogliamo anche ricordare l'uomo, l'interprete, trasmettere la sua arte al mondo e al futuro? Lo sento come dovere civile, professionale, umano. Non lasciamo che le cause legali per la successione e le risse sul denaro cancellino il nostro grande amico, lo trasformino in quello che non è mai stato e mai avrebbe voluto essere.

 


LUCIA ANNUNZIATA: GIORNALISTA O EQUIVOCO STORICO?

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1 - LUZZATTO FEGIZ: L'ANNUNZIATA? ZOPPICA SULLA SINTASSI E HA IL CARISMA DI UNA VERZA
Da "il Giornale"

Lucia Annunziata

Pubblichiamo il ritratto di Lucia Annunziata che Mario Luzzatto Fegiz, storico critico musica¬le del Corriere della Sera ha pubblicato sul fo¬rum del quotidiano di via Solferino. Un ritratto al curaro che in poche righe demolisce la direttri¬ce dell' Huffington Post Italia

Di Mario Luzzatto Fegiz

Non ho mai amato Lucia An¬nunziata, un equivoco sto¬rico come giornalista. Quando dirigeva il TG 3 andava in bagno scalza, perché lasciava le scarpe sotto la scrivania. Una vera signora. Con i giornalisti maschi usava un linguaggio da caserma. Ma il suo vero limite è sempre stata la sintassi, la scarsa conoscenza dell'italiano. E il carisma televisivo di una verza.

Quando Berlusconi la mandò a quel paese per la sua arroganza for¬male, fu una delle rare occasioni in cui tifai per il Cavaliere. La sua pole¬mica sull'ipocrisia dei funerali a Dalla (premiato secondo lei per¬ché non aveva mai fatto outing) e il tirar fuori la storia della sua omo¬sessualità è una cosa vergognosa. Chiunque ha diritto, finché non vio¬la la legge, di fare quello che vuole.

Angelino Alfano

La gente deve fare outing? Solo gli omosessuali o anche chi si ma¬sturba? Ma per favore! Che brutta persona la Annunziata, repellente a tutti i livelli. Bene ha fatto Bernar¬do Boschi, il confessore di Dalla a dichiarare: «La Chiesa condanna il peccato, non il peccatore quando questi fa un certo cammino. Questi soloni che imperversano, dicendo che la Chiesa è ipocrita non sanno niente della Chiesa».

2 - QUELLA MALEDUCATA DELL'ANNUNZIATA
Lettera al "Fatto quotidiano"

Caro Colombo, leggo che Lucia Annunziata ha ricevuto il "cartellino giallo" dalla Rai per avere detto in diretta, ad Angelino Alfano, segretario Pdl, "siete impresentabili" (Corriere della Sera, 19 marzo). Ma allora alla Rai non è cambiato niente. Questo Gubitosi, chiunque sia, si permette di sgridare libere e legittime opinioni di giornalisti, come i suoi predecessori di stretta osservanza berlusconiana.
Enzo

Risposta di Furio Colombo
Certo, la censura da parte di un direttore generale che è stato scelto, ci dicono, fuori dalla politica (e anche fuori da ogni esperienza giornalistica) è difficile da spiegare, prima di tutto perché è priva di senso. Non c'è un codice di condotta radiotelevisivo su ciò che va in onda, altrimenti non si potrebbe dire "cazzo" ogni due parole, o che "i magistrati sono il cancro della politica" o che "il grande Nord è atteso in Europa" (inno alla secessione, non prevista dalla Costituzione).

Lucia Annunziata ha usato l'espressione sobria "impresentabile" per un gruppo politico che ha appena ceduto alle carceri italiane tre dei suoi componenti di punta (il quarto era ex Pd, e spero che Annunziata non riceva il cartellino giallo dovesse capitarle di dirlo in trasmissione).

1 luzzatto fegiz lap

Ma vediamo di metterci dalla parte di Gubitosi, che forse, preso dal suo lavoro in Rai, guarda poco le notizie. E offriamogli alcuni esempi del perché una giornalista attenta e precisa come Lucia Annunziata ha dichiarato "impresentabili" gli eroi del Pdl. Innanzitutto, sono gli stessi che avrebbero voluto l'avv. Previti (vedi condanne a carico) come ministro della Difesa (ovvero comandante dei Carabinieri) della Repubblica.

In secondo luogo, sono gli stessi che hanno comprato, sulla base di apprezzabili somme, deputati e senatori, come sappiamo senza dubbi o segreti violati, da almeno uno di loro. Poi, sono gli stessi che rispondono con fedeltà e disciplina a un personaggio imputato di prostituzione minorile che, invece dovremmo trattare come un gentiluomo.

AUGUSTO MINZOLINI

Si domandi Gubitosi: perché allora tormentare la Chiesa sui preti pedofili, se non possiamo dire alla tv di Stato che Berlusconi è impresentabile perché imputato di "organizzazione della prostituzione minorile"? Infine, sono gli stessi che si preparano a "una rivolta in piazza" se uno di loro (indovinate chi è e pensate alla mancanza di pudore) non andrà al Quirinale.

Da spettatore direi che Lucia Annunziata è stata esageratamente cauta. E Alfano non si permetta di dire che "sono stati offesi milioni di elettori". Nessuno intende arrestare tutti i siciliani che sono stati ben zitti sui loro capi-bastone, mentre altri siciliani morivano. Però è così ed è giusto dirlo. Perciò, il gesto di Gubitosi, non la frase dell'Annunziata, merita il cartellino giallo.

3 - AFFACCETE ANNUNZIATA...
Oliviero Beha per Olivierobeha.it

Questioni di stampa. Contemporanee. In Inghilterra, patria del giornalismo moderno, si discute di una Royal Charter regale, un documento fondativo di una nuova Authority indipendente (meglio se non all'italiana...) di autoregolamentazione della stampa. Pare che in fatto di violazione di diritti e di privacy Murdoch, sodali e concorrenti ne abbiano combinate davvero troppe. Il freno non sarà comunque politico ma deontologico e affidato agli "operatori del settore".

Furio Colombo

In Italia invece l'ultima querelle su "informazione & politica" si deve all'eccesso di aggressività lessicale rimproverato a Lucia Annunziata, rea di aver definito "impresentabili" Alfano e il Pdl nel suo programma tv, per di più su una rete Rai, alias di servizio pubblico almeno auspicato. Il dibattito, appena cominciato e già finito come in una canzone di Endrigo, non si è affacciato oltre la finestra di Lucia concentrandosi sulla "protervia ineducata e recidiva" della prestigiosa collega ma lasciando naturalmente in superficie la questione che forse ci riguarda tutti e sempre di più.

Ci si lamenta dell'Annunziata perché è l'Annunziata, cioè una figura schierata contro il Pdl così etichettato. Se fosse successo il contrario, ossia un collega di centrodestra che avesse puntato Bersani e Co, si sarebbero semplicemente invertite le parti. Ci accontentiamo di un maggioritario dell'informazione ormai sedimentato dopo un ventennio che ha sprofondato il Paese, o di qua o di là, se sei dei nostri devi attaccare gli altri.

E devi essere dei nostri "solo" in un certo modo, in una sorta di tifo acritico o di investimento borsistico, scommettendo sulle "buone azioni" per vantaggi di carriera o di protezione di qualunque tipo. La domanda potrebbe essere dunque: è possibile oggi fare questo mestiere in modo indipendente, dicendo e scrivendo di tutti ciò che si pensa e naturalmente documentando ciò che si dice e si scrive? E dove?

E' possibile evitare di dividere la torta dell'informazione in due, pro o contro Berlusconi, e quindi far sì che la definizione di "impresentabile" rivolta a qualcuno non venga attribuita a una scelta di campo ma ad una valutazione nelle cose? Questo non significa o non significherebbe affatto non avere un punto di vista, non votare per qualcuno, non preferire qualcuno a qualcun altro: bensì usare la deontologia e l'autonomia critica professionale nei confronti di tutti, come un medico con pazienti cui non chiede l'appartenenza politica.

OLIVIERO BEHA

La metafora clinica non è poi così campata in aria, in un Paese malatissimo anche da questo punto di vista. In tale contesto, al netto di osservazioni e critiche su altri piani, l'avvento di Grillo e del Movimento 5 Stelle ha due aspetti comunque molto positivi: una così significativa presenza parlamentare mette in discussione o almeno scombussola e allenta la cinghia di trasmissione tra politica e stampa.

Molti colleghi dubitano oggi almeno un poco su come proseguire le loro autostrade professionali a caselli arrischiati. E poi c'è la Rete, il mezzo per antonomasia di Grillo, che si incarica di verificare fino allo sputtanamento i tanti furbetti del (tele)giornalino. Non sarebbe poco, per ricominciare....

4- SENATORE AUGUSTO MINZOLINI: "ANNUNZIATA DEVE CHIEDERE SCUSA A BERLUSCONI, ALTRIMENTI GIUSTA LA DENUNCIA" - "STO ASPETTANDO SCUSE DELLA ANNUNZIATA SULLA CARTA DI CREDITO"
"La Zanzara" - Radio 24

"Al Senato c'è una cosa collettiva e credo che la denuncia sia una iniziativa giusta. La Annunziata deve chiedere scusa a Berlusconi, è il minimo. Capisco chi si sente offeso. Una parola di troppo in un'intervista può scappare, ma poi chiedi scusa". Lo dice Augusto Minzolini, ex direttore del Tg1 e senatore del Pdl, a La Zanzara su Radio 24.

"Io nei miei editoriali al Tg1 - dice Minzolini - non ho mai dato dell'impresentabile a nessuno, quello è un giudizio netto. Una cosa eccessiva, non intervisti una persona e gli dai dell'imbecille. Se l'avessi fatto io mi avrebbero rincorso per strada". "Nella vicenda della carta di credito - ricorda Minzolini - Lucia Annunziata disse in un'intervista che io dovevo chiedere scusa agli italiani, però da tempo aspetto le sue di scuse. Io querelerò tutti quelli che hanno detto infamie sulla storia della carta di credito".

"Il Pd - spiega Minzolini - è sottoposto a pressioni dei grillini quindi l'apparato culturale che ruota attorno al partito va un po' più in là. Così abbiamo la grillina che non dà la mano alla Bindi e l'Annunziata che dà dell'impresentabile ad Alfano. Io non ho mai concordato nulla con Berlusconi quando ero al telegiornale. Lei ha un orientamento ben definito che rispetto, ma il rispetto deve essere reciproco. Se Alfano non è presentabile allora non lo intervisti nemmeno. C'è moralismo e fragilità culturale".

"Dalla direzione del Tg1 mi hanno tolto dicendo che ero ladro, io su questo non tratto: mi devono rimettere lì, in quel posto. A New York non ci vado". Lo dice Augusto Minzolini, ex direttore del Tg1 e senatore del Pdl, a La Zanzara su Radio 24. "Loro (la Rai, ndr) hanno usato una legge per allontanarmi - dice Minzolini - e la stessa legge dice che mi devono rimettere in quel posto perché sono stato assolto. Io voglio tornare a fare quel mestiere, non voglio soldi".

 

IL PAPA MISERICORDIOSO SCEGLIE IL SOSTITUTO DI BERTONE

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Franca Giansoldati per Il Messaggero

CLAUDIO MARIA CELLI

In Vaticano raccontano che lo spirito libero di Papa Bergoglio si sia manifestato sin dal primo momento, quando nella Cappella Sistina si raggiunsero i tre quarti dei voti. E scattava il battimano dei cardinali, mentre lo spoglio continuava. 77 voti, 78 voti, 79 voti fino a sfiorare il centinaio. E' a quel punto che il decano dell'assemblea, il cardinale Re, si è alzato dal suo posto, per avvicinarsi al futuro Papa e rivolgergli solennemente la domanda di rito in latino: Accetti?

Raccontano ancora che Bergoglio alquanto pallido ma assai fermo, ha fornito una risposta che mandava all'aria il cerimoniale previsto dall'Ordo rituum conclavis. Invece che limitarsi a dire: Accepto, avrebbe aggiunto: «Peccator sum, sed misericordia et gratia Dei accepto», «Sono peccatore, ma con la grazia e la misericordia di Dio, accetto». Il tema della misericordia a lui caro sarebbe emerso poi nei giorni a venire, ma intanto ai cardinali elettori il neo eletto dava già in quel frangente prova di saper stupire con gesti e parole.

CARDINALE TARCISIO BERTONE

Più tardi si sarebbe visto: il pulmino, l'anello d'argento, la stanza a Santa Marta, la croce di ferro, l'abolizione della mozzetta bordata d'ermellino (finto). Insomma il profilo di un innovatore al quale adesso viene richiesta la capacità di riformare la curia, renderla più snella.

IDEE
Qualche idea in questi giorni è circolata anche se il progetto richiede tempo, è complesso e, come ha detto il cardinale Braz de Aviz, sarà realizzato attraverso il dialogo. «Si è preso un po' di tempo per valutare e poi si vedrà». Al di là del Tevere danno per scontato che dopo Pasqua vi saranno i primi passaggi decisivi per il futuro, tra cui quello del cambio del segretario di Stato, principale collaboratore del Papa.

Diversi prelati potrebbero avvicendarsi a Bertone per la loro esperienza internazionale e perché assai stimati da Bergoglio. Bertello, in primis, attuale capo del Governatorato, anche se poco tempo fa, prima delle dimissioni di Ratzinger, non nascondeva la sua stanchezza e si augurava un futuro meno impegnativo. Poi Baldisseri, già nunzio in Brasile, ma ultimamente dato in calo di possibilità e, infine, Celli, attuale presidente del Pontificio delle Comunicazioni Sociali.

INAUGURAZIONE DI PAPA FRANCESCO BERGOGLIO

Un passato in diplomazia, segretario di nunziatura a Buenos Aires durante gli anni difficili della dittatura di Videla, gode dell'apprezzamento di Bergoglio. A suo favore gioca anche il fatto che conosce bene la realtà in Oriente, visto che è l'uomo del dialogo impossibile con Pechino ma, soprattutto, che sa leggere i bilanci avendo trascorso diversi anni all'Apsa.

CARDINAL LORENZO BALDISSERI

MODERATOR CURIAE
In attesa che Francesco sciolga la riserva sul suo principale collaboratore (dicono sia un «gesuita solitario e abituato a decidere da solo») si affacciano ipotesi per una razionalizzazione della curia, immaginabile negli anni a venire meno pesante economicamente e strutturalmente. Potrebbe essere introdotto un Moderator Curiae, una specie di Ufficio della semplificazione con il compito di coordinare meglio i vari settori per evitare i doppioni, informare delle iniziative, uniformare i progetti inter dicasteriali.

 

 

IL FUTURO DEL WEB? UN SINDACATO DEGLI UTENTI CHE GENERANO CONTENUTI IN RETE

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QUANTO PAGA YOUTUBE PER GLI SPAZI PUBBLICITARI SUI NOSTRI VIDEO ?
http://www.youtube.com/watch?v=4j7HwR_ZvlM&feature=youtu.be

YOUTUBE DOLLARO


Glauco Benigni per "glaucobenigni.blogspot.com"

Attenzione ! L'argomento che segue è importante per lo sviluppo della Specie umana digitalizzata. Si tratta del ruolo economico, altamente strategico, che la Pubblicità ha assunto. Si tratta della sua perversa capacità di apparire quale risorsa fondamentale per chiunque voglia produrre (e vivere) di Contenuti (Politica, Cultura, Scienza, etc...) , ovvero tutta la catena dei media: dai MassMedia all'utente attivo dei Social network, al blogger, allo youtuber di successo.

Del rapporto MassMedia / Pubblicità è stato scritto e detto molto. Nulla o quasi è stato scritto invece sul rapporto tra Contenuti Generati dagli Utenti e inserzioni pubblicitarie, a lato o all'interno di tali Contenuti. L'argomento scotta perché è in ballo il confronto/scontro epocale tra un paio di miliardi di Utenti Web/banda larga e (soprattutto) i Social network che stanno esercitando seduzione su miliardi di umani.

LOGO FACEBOOK IN MEZZO AI DOLLARI

E' il confronto/scontro tra il Talento collettivo e Chi fornisce le infrastrutture affinchè tale talento si manifesti, sia riconosciuto e remunerato. E' la Dittatura latente da parte dei Cacciatore di Talenti. Non è più (solo) "a me gli occhi, please" ma: "portami milioni di occhi degli altri, please", una pratica già abusata dalla tv commerciale oggi conclamata dall'uso incauto della Rete.

Ecco un esempio che contiene gli elementi fondamentali della scena. Mr X, da una sua postazione fissa o mobile, un giorno apre un account su Youtube o Facebook o altra Comunità digitale e comincia, come si dice, "a caricare contenuti" di qualsiasi tipo. L'algido server remoto del Social network lo accoglie nell'infinito silenzio dei suoi terabytes come si accoglie un moscerino in un castello vuoto.

INSTAGRAM

Attenzione però !... da quel momento lo considera "un proprio utente". Lo ingabbia nei suoi termini e condizioni d'uso e comincia a monitorare le sue attività. I dati relativi a scelte, gusti, relazioni privilegiate, le passa ai centri Ricerca dell'International Advertising Agency (operante sin dal 1938); mentre invece tiene per sé le informazioni (di quantità) fornite dal Counter. Ebbene sì, il Counter, questo sconosciuto, è uno dei più potenti agenti segreti in questa storia. E' lo 007 con licenza di contare e certificare autorevolmente. E' il Dio dei Numeri.

L'ignaro, entusiasta Mr.X, tanto tenero quanto turgido di aspettative, comincia a "lavorare", sia per se stesso che per il Social Network e produce: musica, poesia, coreografie, esperimenti scientifici, satira, financo critica sociale, magari distruttiva e anarcodigitale ma comunque sempre Content.

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Un prodotto audioviso che prima non c'era e poi c'è. Ore e ore di Content. Nel caso di Youtube organizzate grazie a videoclips, sonorizzate in modo più o meno lecito, con grafica e testi a scorrimento... con "trovate" promozionali a basso costo.

Mr. X è allegro: ha qualcosa da fare, comincia a pensare che una certa parte del suo lavoro futuro sarà gestire un canale su Youtube ... vede che i suoi viewers aumentano: dalle centinaia alle migliaia, alle decine di migliaia... poi un giorno bucano le centinaia di migliaia e puntano verso i milioni di utenti. D'accordo, la percentuale che buca il milione di utenti è relativamente bassa. Ma esiste e aumenterà.

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Il counter, nel frattempo, aggiorna i proprietari del Social network: "C'è un utente che cresce. Cominciate gli inserimenti "leggeri" di pubblicità". L'utente vede che nel suo channel e nei suoi videoclips cominciamo a comparire inserzioni pubblicitarie. Ohibò!

Non capisce bene cosa sta succedendo. Da una parte gli scoccia il fatto di essere stato arruolato nel supermarket, dall'altra si rende conto che lui/lei hanno cominciato ad uscire dalla nebbia mediatica. Il suo talento è finalmente riconosciuto. Intorno a lui il coro recita il mantra : "monetizza il tuo channel, monetizza il tuo blog"... e Mr. X si convince. "Devo fare più viewers" si dice. E lavora . Anche di notte. Anche in mobilità. Lavora e sogna. Sogna l'opensource e intanto compra.

Compra strumenti di produzione migliori, compra/pirata software di postproduzione, scrive minisceneggiature, coinvolge amici e amiche che fa lavorare gratis e così via . Lavora! Lavora in attesa che un mitico Qualcuno lo cerchi e gli proponga un contratto in tv, a teatro, all'Università, in qualche posto.

Lavora in attesa che gli arrivi un'email da parte della sezione marketing del Social Network dove c'è scritto: "Complimenti. Sei proprio bravo, sai fare la comunicazione virale, ci piaci... e piaci anche alla nostra concessionaria di pubblicità che ha verificato che sei vendibile ai nostri inserzionisti. Vieni a trovarci". A lui/lei sembra un miracolo. Ma non è un miracolo: è la Rete! E' la rete che ha preso il pesce .

Mr. X si veste bene, va nell'ufficio marketing e lì gli propongono uno straccio di accordo, non un vero contratto, un accordo vincolato alla riservatezza, un accordo regolato da norme non italiane, con il quale lui autorizza gli inserimenti pubblicitari decisi comunque da Altri. E in cambio ...? In cambio : "ogni 1000 viewers", secondo il famoso cpt, cost-per-thousand, avrà un Compenso.

Fissiamo bene a mente questi 3 concetti: viewers, cpt e compenso. E' la triade di riferimento di un pezzo importante della nuova economia globale digitale. La loro relazione è: Compenso = cpt x n. migliaia di viewers, equivalente aSalario = costo di un'ora lavoro x n. ore lavorate. Si capisce bene che chi fissa il valore del "cpt" determina il valore del mercato digitale globale.

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Qui si danno 2 possibilità. La contrattazione sul valore del cpt è tra Mr. X e la Concessionaria che lo tiene per le palle. Oppure non si dà possibilità di contrattazione: il cpt è il valore di 1000 viewers su un dato territorio del pianeta fissato ("a monte" dei negoziati ) dalle Autorità.

Ovviamente la seconda ipotesi è "troppo democratica" per essere praticata, quindi si applica la prima e si giunge in tal modo a effetti devastanti .
Effetto 1: siccome i viewers sono gli stessi Umani, con la stessa propensione al consumo e lo stesso potere di acquisto, sia che li raggiungi con la tv o con la stampa o con il web , il valore del CPT dovrebbe essere lo stesso che l'Agenzia paga ai network tv o alla stampa. Invece è una frazione molto, molto minore.

Effetto 2 : Mr. X pensa di essere indipendente invece è uno sfruttato alla catena di organizzazione dei consumi e del consenso digitale

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Effetto 3: l'intera industria dei Media soffre perché se gli inserzionisti, grazie al web, possono raggiungere viewers a costi molto più bassi, perché dovrebbero pagare i Media tradizionali. Ne conseguono chiusure e licenziamenti. Qualcuno grossolanamente commenta: "E chi se ne frega ... è il web che vince", ma sbaglia. Chi vince è la Dominant Minority, la Global Power Elite.

Effetto 4: A causa dell'inesistente potere di contrattazione - nonostante i suoi milioni di viewers - ogni singolo Utente che genera Contenuti può essere fatto fuori velocemente non appena la sua linea editoriale diventa "intollerabile" per il modello di vita e sviluppo proposto e difeso dagli inserzionisti pubblicitari e dai loro maggiordomi mascherati da Social network.

SOCIAL NETWORK

Effetto 5: i Social Network, che furbescamente si ostinano a manifestarsi come qualcosa di diverso dagli Editori tradizionali, che pretendono di essere un porto franco in nome del "fair use", muovendo sulla scacchiera globale, non pagano le tasse sui territori dove operano.

Per quanto sopra, la prima azione da fare è - utilizzando al massimo le esperienze della liquid democracy - costituire il Sindacato degli Utenti che Generano Content o Sindacato dei pro-sumers, affinché al momento della contrattazione sul valore del CPT, si faccia riferimento a valori e norme proposti e difesi da un soggetto collettivo e non da un singolo indifeso che si accosta come un cucciolo festante a dei giganti planetari amorali e privi di qualsaisi etica. Del resto così come si organizzò la difesa del costo dell'ora lavoro in fabbrica si tratta oggi di organizzare la rappresentanza e la difesa del costo del lavoro in rete .

 

LA FIGURA DA STRACCIONI DEI PATTISTI DEL CORSERA

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Giorgio Meletti per il "Fatto quotidiano"

Nei cosiddetti salotti buoni milanesi, vuoi per l'atmosfera ovattata, vuoi perché con l'età l'udito cala, la notizia che a Roma sta cambiando tutto è come se non fosse mai arrivata. E così al Corriere della Sera si sta perpetuando un clima da furbetti della Seconda Repubblica, una riedizione in salsa meneghina di "Miseria e nobiltà".

SCOTT JOVANE

Oggi e domani il quotidiano di via Solferino non sarà in edicola per uno sciopero dei giornalisti. Protestano contro il piano di ristrutturazione dell'amministratore delegato Pietro Scott Jovane, il quale, nonostante una carriera quasi tutta alla Microsoft, ha ideone premoderne come quella di licenziare centinaia di persone per ridare salute ai conti dell'azienda.

E naturalmente a spese dello Stato, il che non guasta mai quando devi rendere conto delle tue strategie e un drappello di azionisti tanto blasonati e sussiegosi (con nomi come Mediobanca, Generali e Intesa Sanpaolo e cognomi come Agnelli, Pesenti, Tronchetti), quanto squattrinati e avidi.

I numeri dicono tutto. La Rcs Mediagroup ha quasi un miliardo di debiti perché nel 2007 si indebitò per un miliardo per comprare in Spagna la società Recoletos, che in realtà valeva molto meno. Nel 2012 una ulteriore svalutazione di oltre 300 milioni della stessa Recoletos ha contribuito a far chiudere i conti Rcs con un rosso previsto in 400 milioni di euro (dal cda del prossimo 27 marzo la sentenza definitiva). Poi ci sono i periodici che perdono e il settore libri che perde. Il Corriere della Sera va ancora bene e chiude anche il 2012, con fatica, in utile.

Ferruccio De Bortoli

Quando una società butta via un miliardo per comprare una società che non lo vale, logica vuole che gli azionisti facciano un bel sospirone e la ricapitalizzino. Il problema è che gli azionisti del Corriere vogliono comandare, per esempio litigando sul nome del prossimo direttore da mettere al posto di Ferruccio de Bortoli, ma non pagare. Cioè vogliono i diritti dell'azionista ma non i doveri.

E poi i tempi sono grami, e per molti di loro, nobiltà decaduta del capitalismo, tirare fuori la loro quota di un miliardo è troppo doloroso, a volte addirittura impensabile. Mediobanca, primo azionista Rcs con il 14 per cento, in questo momento non ha 140 milioni da buttare su una società che produce molto potere e vanità, ma pochi utili. Carlo Pesenti, nobile cementiere di Bergamo, non ha sottomano quegli 80 milioni da sottoscrivere per la sua quota. E pensate che per la accomandita Giovanni Agnelli di John Elkann e parenti sia così facile cacciare i 100 milioni corrispondenti al 10 per cento di Rcs posseduto?

Sede del Corriere della Sera in via Solferino

Così anche l'aumento di capitale "ridotto" (solo 400 milioni) non è detto che venga varato, perché per molti dei padroni del Corriere è ancora troppo. Molto più semplice dire a Jovane di raddrizzare Rcs con i mitici tagli. E lui annuncia che manderà a casa 110 dei 360 giornalisti del Corriere, lasciando intendere che per lui, e quindi per i lettori, non cambia niente se un terzo della redazione, la parte più esperta, va a casa.

John Elkann

Tutto per risparmiare 15-16 milioni all'anno con i prepensionamenti, grazie agli "scivoli", pagati dallo Stato per altrettanti 15 milioni. E dunque nel tempio del libero mercato si apparecchia tutto questo psicodramma per dichiarare lo "stato di crisi" e arraffare quella quindicina di milioni dalle tasche del contribuente. Il cosiddetto Gotha del capitalismo italiano, anziché riconoscere sportivamente di aver sbagliato con Recoletos e ridare a Rcs il miliardo bruciato in Spagna, secondo tradizione si sta già organizzando per farsi dare un po' di soldi pubblici e poi far pagare il resto ai dipendenti del gruppo editoriale, creando di colpo 800 nuovi disoccupati.

carlo pesenti

L'intervista data ieri a Repubblica da Diego Della Valle, azionista di Rcs con l'8,7 per cento, ma tenuto fuori dal patto di sindacato, cioè dalla coalizione di soci che comanda, segnala che sullo sfondo del drammatico passaggio del Corriere si sta preparando una resa dei conti spietata all'interno del sunnominato Gotha. Il proprietario della Tod's lancia un segnale preciso sullo stato dei rapporti.

Diego della valle

In primo luogo rivendicando che lui ha capito il passaggio d'epoca, tradotto nella formula "le azioni si contano e non si pesano", che ribalta le regola aurea su cui il fondatore di Mediobanca Enrico Cuccia ha fondato il potere delle famiglie, squattrinate e avide. In secondo luogo confermando di essere in guerra contro il presidente di Intesa San-paolo Giovanni Bazoli, avviato, a 80 anni, a un nuovo mandato al vertice della prima banca italiana; e contro John Elkann, presidente della Fiat.

GIOVANNI BAZOLI FOTO ANSA

Il più giovane e il più vecchio sono eletti a simboli di un'oligarchia che "non ha fatto meno danni al Paese della politica" e che pensa solo a garantirsi "il potere personale e la poltrona". In terzo luogo Della Valle fa capire che l'asse con il numero uno di Mediobanca, Alberto Nagel, è di nuovo saldissimo. Come ai tempi in cui i due fecero fuori Cesare Geronzi dalla presidenza delle Generali. Sarà una primavera caldissima anche per il potere economico.

ALBERTO NAGEL

 

IL CALIFFO (O QUELLO CHE NE RESTA) AL SISTINA

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Video di Veronica Del Soldà per Dagospia

Il CAlLIFFO

Foto di Luciano Del Bacco per Dagospia


Da Cinquegiorni.it

Ricorda subito che al teatro Sistina, dove canterà lunedì 18, ore 21.15, ha già fatto «due o tre concerti negli ultimi mesi». Insomma, tenta di sminuire l'evento e l'emozione, Franco Califano, tenendo fede al suo personaggio cinico. E poi sottolinea: «Il Sistina non è mai stato pieno come per i miei concerti. Pieno soprattutto di giovani». Il Califfo è così, prendere o lasciare.

Vera Beth

L'appuntamento per l'intervista, spostato al pomeriggio, denuncia che non cambierà mai. Preferisce ancora vivere di notte e dormire di giorno. Alle soglie dei 75 anni (li compirà il 14 settembre) buona parte dei quali trascorsi su un palco, in un locale, magari insieme a una delle migliaia di donne che racconta di aver avuto, insomma, trascorsi a vivere senza risparmiarsi, Franco Califano non riesce a stare troppo lontano dalle scene. «Per i miei concerti ho una scaletta definita, ma la cambio sempre all'ultimo momento a seconda di come mi sento. L'unica cosa certa di un mio concerto è  che non concedo il bis, perche  credo che sia una fesseria e perchè il pubblico non è  attento, si sta alzando per andare via.

Severino Antinori

Scrive ancora canzoni?
«Le ho sempre scritte quando me le hanno chieste gli altri. Non ho mai proposto niente a nessuno. Per cui se qualcuno volesse una mia canzone, sa dove trovarmi. Altrimenti va bene lo stesso».

Platea del Sistina

Ma a un disco nuovo non ci pensa?
«Non lo so, c'è  troppa roba in giro. Non mia, in generale: ogni giorno escono cd nuovi, ogni giorno esce un cantante nuovo che io non conosco. Non mi va, insomma, di rimettermi nella mischia, di fare quello che facevo trent'anni fa».

C'è qualcuno degli artisti italiani di oggi che le piace?
«Tiziano Ferro mi piace molto. Ma ce ne sono comunque troppi, è difficile stargli dietro». Insomma, per ora la lunga catena di brani entrati nella storia della musica italiana, da "La musica è  finita" a "Minuetto", da "Tutto il resto è  noia" a "La mia libertà", non avrà  un seguito. Però Califano non si sottrae a due chiacchiere sull'attualità.

Max Tortora

Cosa pensa del nuovo Papa?
«Sono ancora troppo "innamorato" di Papa Ratzinger per esprimere un giudizio su Papa Francesco. Per ora di buono ha il nome, che è uguale al mio, ma devo vedere come opera, come si muove prima di esprimermi».

E se le dico Beppe Grillo?
«Mamma mia, mamma mia! Quello mi spaventa veramente tanto, non si capisce nulla. E' la prima volta che non si possono fare neanche previsioni».

Maestro Alberto Laurenti

Cosa prevede per le prossime elezioni comunali a Roma?
«Mi auguro che venga confermato il sindaco Alemanno, ma non si possono fare previsioni. Credo che succederà  come per il Papa: ci sarà una sorpresa». la sorpresa, se ci sarà davvero, la scopriremo in un tempo piccolo come dice uno dei suoi ultimi successi.

 

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