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TRAVAGLIO PUNZECCHIA: BELLA NAPOLI A CATTIVO GIOCO

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1. TRAVAGLIO PUNZECCHIA: BELLA NAPOLI A CATTIVO GIOCO
Da un comunicato di "Radio 24
"

"Sulle quattro telefonate di Mancino con la voce di Napolitano molti sospetti e qualche ricatto, proprio perché si è affermato che non si doveva sapere quello che diceva Napolitano a Mancino". Lo dice il giornalista scrittore Marco Travaglio a Italia in controluce su Radio 24.

MARCO TRAVAGLIO VERSIONE PISTOLERO

"L'esistenza di quelle 4 telefonate con la voce di Napolitano sarebbero anche la cosa meno interessante se ci fossero state fatte conoscere. Invece sul segreto imposto su quelle telefonate sono nati molti sospetti e probabili ricatti proprio perché non si deve sapere quello che Napolitano dice a Mancino. E' stupefacente perché Napolitano dice che non c'è niente da nascondere e sarebbe stato suo dovere e convenienza raccontarlo agli italiani. - continua Travaglio a Radio 24 - Perché non puoi (si riferisce a Napolitano, ndr) parlare di Affari di Stato, ne di vicende processuali ad un cittadino privato, e ne puoi pensare che se parli con un cittadino degli affari suoi questo sia coperto dal Segreto di Stato o da altri tipi di segreto che non sono previsti dalla nostra Costituzione.

Purtroppo sono stati commessi molti abusi di potere che avevano lo scopo di stoppare un'indagine che stava arrivando al punto centrale di dove e come è nata la seconda Repubblica" - continua Travaglio a Radio 24 - "Per fortuna l'indagine ha avuto la consacrazione del Giudice che ha rinviato a giudizio tutti gli imputati".

"In un Paese normale le telefonate dell'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino al Quirinale che chiede protezione rispetto alle inchieste della procura della Repubblica di Palermo sarebbero dovute essere rispedite al mittente" - prosegue il giornalista a Radio 24 - "Quando un privato cittadino come Mancino, politico in pensione, chiede di interferire su un'indagine in corso dovrebbe trovare staccato ogni telefono delle istituzioni. E invece no.

Abbiamo nero su bianco tutte le telefonate intercettate sul telefono di Mancino con il consigliere giuridico del capo dello stato Loris D'Ambrosio e che purtroppo si attiva e dice di farlo a nome di Napolitano. Così la procura della Repubblica di Palermo viene delegittimata proprio nel punto più delicato dell'inchiesta".

2. VIA D'AMELIO, IL PRESIDENTE CITATO COME TESTIMONE
G.L.B. per il "Fatto quotidiano"

NICOLA MANCINO E GIORGIO NAPOLITANO

Se i giudici ammetteranno la sua testimonianza, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sarà chiamato a deporre nel processo per la strage di via D'Amelio che inizia il prossimo 22 marzo a Caltanissetta. A citarlo è stato Fabio Repici, difensore di parte civile di Salvatore Borsellino, nella lista testi depositata ieri. Napolitano viene indicato per riferire "sulle eventuali confidenze riferitegli dall'avv. Nicola Mancino nel corso delle conversazioni telefoniche intercettate dalla Procura di Palermo'', "su quanto da lui appreso in ordine alla trattativa intavolata dai vertici del R.o.s. con i vertici di Cosa Nostra'', "sul contrasto che il decreto legge n. 306 dell'8 giugno 1992 incontrò per la sua conversione in legge'' , "sui contenuti della lettera da lui pubblicamente rivolta il 29 gennaio 2013 alla figlia dell'on. Oscar Luigi Scalfaro; sulle ragioni della sostituzione dell'on. Vincenzo Scotti con l'on. Nicola Mancino nel ruolo di ministro dell'Interno nel giugno 1992 e sull'eventuale ruolo svolto al riguardo da Scalfaro''.

 

 


LA CASTA DEI CHAVEZ - MADRE, FRATELLI, FIGLIE, COGNATI: SULLA FORTUNA DEL CAUDILLO HANNO MAGNATO TUTTI

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Maurizio Stefanini per "Il Foglio"

Adán Chávez, figlio primogenito e professore di Matematica e Fisica, quando il secondogenito Hugo faceva il militare era dirigente di gruppi dell'estrema sinistra. Dal 2008 è governatore di quello stato di Barinas di dove la famiglia è originaria e in cui nei 10 anni precedenti era stato governatore il padre Hugo de los Reyes, ex maestro. Jorge Arreaza è invece un raffinato figlio di diplomatici, fluente in inglese e olandese, con master a Cambridge.

HUGO E ADAN CHAVEZ jpeg

L'affare della sua vita è stato però frequentare la Scuola di studi internazionali dell'Università Centrale del Venezuela, conoscervi la figlia primogenita di Hugo Chávez Rosa Virginia, sposarla e farci un figlio. Nel 2005 presidente della fondazione che dà le borse di studio agli studenti venezuelani, nel 2010 viceministro di Scienza e Tecnologia, nel 2011 ministro, il 3 gennaio è stato assieme ad Adán uno dei partecipanti a quel vertice dell'Avana in cui il vertice chavista si è messo d'accordo sulla successione. Tre giorni dopo la morte di Chávez, è diventato vicepresidente. Rosa Virginia assieme alla sorella María Gabriela è comparsa nell'ultima foto del padre in vita.

Al funerale è poi emersa la figura della madre Elena Frías: la maestrina di campagna che ebbe Adán a 16 anni e Hugo a 19 ma dovette lasciarli alla nonna perché non aveva il tempo per occuparsene. Famosa per i cinque anelli d'oro e diamanti e gli occhialoni Dolce & Gabbana che ha iniziato a ostentare dopo il successo del figlio, ha provocato uno scandalo in Iran per i baci che ha scambiato con Ahmadinejad davanti al feretro: una manifestazione di contatto fisico in pubblico tra un uomo e una donna non velata, non coniugati né parenti, che nello stesso Iran manderebbe direttamente in galera, e per cui infatti molti deputati del Majlis hanno protestato.

JORGE ARREAZA jpeg

Ma a completare la nomenklatura di famiglia bisogna ricordare un terzo fratello: Aníbal José, sindaco di quella cittadina di Sabaneta di dove la famiglia è originaria. Marisabel Rodríguez, seconda moglie di Hugo, fu deputato all'Assemblea costituente, ma è poi passata all'opposizione dopo aver litigato con lui. Arrivò a marciare con al collo la figlia Rosinés che teneva un cartello in cui chiedeva al padre di dimettersi. Tutto questo clan, si dice ora, avrebbe accumulato una fortuna pari a 2 miliardi di dollari.

La stima è stata fatta da Criminal Justice International Associates, una società di intelligence economica con base a Miami e in Virginia, ma concorda con altri calcoli e denunce fatti dal quotidiano spagnolo Abc e da due deputati dell'opposizione venezuelana: Wílmer Azuaje, che aveva iniziato a occuparsi del tema nel 2008, e Carlos Berrizbeitía.

Mentre Berrizbeitía in particolare aveva stimato in 350 milioni di dollari i costi dei viaggi internazionali di Chávez, Azuaje aveva parlato di una fortuna da oltre mezzo miliardo di dollari, tra cui 17 tenute di valore compreso tra i 400.000 e i 700.000 dollari; di almeno 200 milioni di conti all'estero (16,3 solo quello di mamma Elena); di 10 camionette Hummer da 70.000 dollari. "Da tre ettari che avevano trent'anni fa sono passati a un dominio di 45.000 ettari".

AHMADINEJAD ABBRACCIA E BACIA LA MADRE DI HUGO CHAVEZ

Sembra che i Chávez abbiano cercato in particolare di recuperare le terre che erano state confiscate a Pedro Pérez Delgado "Maisanta": l'avo bandolero e guerrigliero che nelle vicissitudini dell'agitata politica venezuelana era diventato un potente caudillo regionale, per poi morire in carcere dopo essersi visto privare dei suoi beni.

Ovviamente, sono tutti dati che possono venire contestati. Incontestabili sono però ad esempio i dati della legge di bilancio che nel 2009 assegnò al presidente 20 milioni di dollari in quota "spese di rappresentanza": 8,7 milioni per viaggi, 250.000 in vestiti, 28.000 per scarpe, 230.000 per prodotti da toilette, 380.000 per spese di lavanderia e tintoria, 160.000 per libri, 860.000 per veicoli, 1,9 per alimenti e bibite, 3 milioni per "relazioni sociali", 3,2 milioni per mantenere le "residenze presidenziali".

 

IL CINEMA DEI GIUSTI - “TU CHE SEI BISESSSUALE, È VERO CHE GLI UOMINI SUCCHIANO IL CAZZO MEGLIO DELLE DONNE?”

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Marco Giusti per Dagospia

"Voi coppie gay come siete etero!". Certo, non è che l'arrivo di Francesco, il nuovo papa argentino e gesuito, ma omofobo e contrario alle nozze gay, sia il massimo (o forse sì?) per l'uscita di questa deliziosa, divertentissima commedia di Pedro Almodovar, "Gli amanti passeggeri", che esce in tutto il mondo più o meno nelle stesse date.

Pedro Almodovar ne Gli amanti passeggeri

Fortunatamente, però, siamo ben lontani dai temi dei preti pedofili di "La mala educacion". Non c'è nessun dramma, a parte quello della situazione base, visto siamo su un aereo con destinazione Città del Messico che si ritrova da subito in avaria, a causa di un carrello inceppato, e che gira a vuoto sopra il cielo di Toledo (metafora politica della Spagna, dell'Italia, dell'Europa..) alla ricerca di uno scalo d'emergenza dove atterrare.

Non c'è però da preoccuparsi perché, sul modello dei vecchi "Airport" o degli "Aeroplani più pazzi del mondo", passeggeri e personale di bordo sono tutti più svitati e fuori controllo di Denzel Washington in "Flight". A cominciare dai tre steward gaissimi capitanati da Joserra, il grande Javier Camara, fidanzato con lo sposatissimo comandante Alex, Antonio de la Torre, sorpreso però proprio da Joserra a farsi fare una megapompa dal suo secondo, il bel Benito, Hugo Silva ("tu sei proprio una frociona!").

ALMODOVAR GLI AMANTI PASSEGGERI

I tre steward cercano, a modo loro, di tranquillizzare i passeggeri della prima classe, visto che quelli della seconda sono stati pesantemente addormentati. Così i tre passano da un gran numero coreografato di "I'm so excited" delle Pointer Sisters a un micidiale cocktail, l'Agua de Valencia, rinforzato con una bella dose di mescalina tirata fuori dal culo di un bel passeggero ("per passare la frontiera il culo è la cosa più sicura!"), che farà sballare un po' tutti scatenando le già poco represse pulsioni sessuali dei presenti.

Sì, perché, come in tutti i film di Almodovar, ogni personaggio, anche il più piccolo, è caratterizzato da storie personali, manie, stravaganze che in vario modo finiscono per coinvolgere un po' tutti gli altri muovendo così la storia e la drammaturgia. C'è la non giovanissima Norma, Cecilia Roth, passata da piccola star del porno a Dominatrix dei 600 uomini più influenti di Spagna ("C'è anche il Numero 1... Il Re"), l'ambiguo Dottor Mas, José Luis Torrijo, che deve vedersela con i suoi troppi intrallazzi politici e una figlia finita nel bondage, la vergine Bruna, Lola Duenas, che riuscirà a scatenarsi solo in classe economica aprendo la patta a un giovane passeggero arabo e che sente aria di morte nell'aereo ("prima pensavo che fossero le scorregge"), l'attore playboy Ricardo, Guillermo Toledo, che ha lasciato una confusa situazione sentimentale a casa che darà il via a una specie di film nel film molto buneliano con le bellissime Paz Vega e Blanca Suarez protagoniste.

gli amanti passeggeri

Per non parlare dei due buffi steward che lavorano con Joserra, uno grasso e cattolico e l'altro magro e baffuto, che finirà per scatenarsi col secondo di bordo, Benito. O delle apparizioni di Antonio Banderas e Penelope Cruz. Almodovar ritrova la grande vena comica di certi suoi primi film, la chiude dentro la fotografia perfetta di José Luis Alcaine e delle scenografie apertamente finte, mixa satira sociale, politica, alcool, mescalina, una scelta musicale pazzesca che va da "Malaguena salerosa" suonata da Luis Bonfà, "Para Elisa" dei Los Destellos e "Skyes over Cairo" del gruppo inglese tarantiniano Django, Django e aggiunge sesso. Tanto.

Scritto e esibito. Una goccia di sperma cade dalla bocca di uno steward. Mentre stanno per tentare l'atterraggio di fortuna nell'aeroporto di La Mancha, Benito chiede al comandante: "Tu che sei bisesssuale, , è vero che gli uomini succhiano il cazzo meglio delle donne?". Adorabile Almodovar! Non spreca neanche un attimo del suo tempo senza regalarci una battuta, una trovata, un'invenzione, mentre il suo aereo non trova una via d'uscita. Come noi. Imperdibile. Dal 21 marzo in sala. Proprio il film della Santa Pasqua...

 

VENDOLA DESPERATION: “UN 5 STELLE PRESIDENTE ALLA CAMERA”

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1 - VENDOLA: PROCURA BARI IMPUGNA SENTENZA ASSOLUZIONE
(ANSA) - Il procuratore aggiunto di Bari Lino Giorgio Bruno ha impugnato la sentenza con la quale il gup del tribunale Susanna De Felice, il 31 ottobre scorso, ha assolto il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, e l'ex direttore generale della Asl di Bari, Lea Cosentino dall'accusa di concorso in abuso d'ufficio per la nomina di un primario. La notizia è pubblicata da alcuni quotidiani locali.

VENDOLA A PRANZO CON LA GIUDICE CHE LO HA ASSOLTO

L'assoluzione aveva suscitato polemiche dopo la presentazione di un esposto dei due pm inquirenti, Francesco Bretone e Desiré Digeronimo, nel quale si rilevava l'amicizia tra la sorella del governatore Vendola, Patrizia, e il gup che aveva disposto l'assoluzione.

2 - CAMERA:VENDOLA A PD, SPERO IN SCELTA PER CANDIDATO M5S
(ANSA) - "L'auspicio è che si possa determinare una scelta in favore di un candidato del Movimento cinque stelle": lo dice il leader di Sel Nichi Vendola, nel corso di una conferenza stampa, in merito all'elezione del presidente della Camera e sottolineando di auspicare un "atto unilaterale del centrosinistra che decidesse questo". Per il leader di Sel Nichi Vendola il centrosinistra dovrebbe prendere atto dell'esito elettorale che fa sì che il Movimento cinque stelle "é il primo partito qui dentro. Occorre - dice - confrontarsi con la realta".

VENDOLA A PRANZO CON LA GIUDICE CHE LO HA ASSOLTO

3 - RISULTATO ELEZIONI 2013: CON I VOTI DEGLI ITALIANI ALL'ESTERO IL PD È IL PRIMO PARTITO ALLA CAMERA
HuffingtonPost.it del 1 marzo 2013

Che il Movimento cinque stelle abbia fatto il boom (o sia stato uno tsunami come preferisce chiamarlo Beppe Grillo) non c'è dubbio, che sia stato il vero effetto novità di queste elezioni non è da mettere in discussione.
C'è però un dato, esclusivamente numerico, che smonta il proclama grillino del: "Siamo il primo partito alla Camera". Facendo i conti si scopre che, seppur per un soffio, davanti a tutti a Montecitorio, per numero di voti, c'è il Partito Democratico.

Basta la matematica, sommando ai voti "italiani" quelli esteri ecco che si scopre "l'altarino". Ai voti Pd, circa 8 milioni e 600 mila ottenuti in Italia, vanno sommati i 288.092 quelli dati a Bersani dai nostri connazionali che vivono all'estero. La somma è dunque presto fatta: 8.932.615.

4 - PUGLIA: VENDOLA, GIUNTA COMBATTIMENTO O MIE DIMISSIONI
(ANSA) - "Ho proposto una giunta di combattimento e se ai partiti non va bene quella scelta le mie dimissioni sono nelle loro mani": lo dice il leader di Sel e governatore della Puglia Nichi Vendola, in una conferenza stampa, che dice di "non essere disposto a subire i giochi e i ricatti dei partiti"

 

MARTA GRANDE NON VUOLE FAR LA FINE DI GIANNINO

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Marta Grande per il suo nuovo sito, www.martagrande.it

MARTA GRANDE jpeg

In relazione a quanto riportato da un recente articolo comparso sul quotidiano "Libero", dove si insinuano illazioni sulla veridicità dei miei titoli accademici, ritengo sia necessario fare un po' di chiarezza.

In nessun luogo ricordo di aver discusso in merito alla validità o meno della mia laurea conseguita in USA, di quanto o come questa possa avere una validità legale nel nostro paese, quantunque si legga il contrario ed alla mistificazione si sia aggiunto un alone di confusione tanto fuorviante quanto inutile.

Ho conseguito una laurea "Bachelor of Art" in Alabama, cui si accede dopo aver superato un esame dopo le scuole superiori. Un documento del consolato di Miami attesta a chiare lettere che il titolo ha valenza -cosa del resto ovvia- sul territorio statunitense ed offre la possibilità di continuare gli studi iscrivendosi ad un master di primo livello (del resto, anche in Italia, vi si accede non prima di aver conseguito una laurea triennale).

MASTER ALLA LUISS MARTA GRANDE

Perciò, in seguito al tanto bistrattato titolo a stelle e strisce, mi sono iscritta al suddetto master in "Studi Europei" presso la "Luiss School of Government".

Altra cosa è il corso (non master, come erroneamente ha riportato certa stampa) che quest'estate ho seguito a Pechino, sempre in studi internazionali.

Attualmente sono iscritta al corso di laurea magistrale in "Relazioni Internazionali" presso l'università degli studi "Roma Tre", per il conseguimento della quale devo solamente discutere la tesi, cosa che per la verità avevo preventivato di fare poche settimane prima della mia elezione alla Camera e che per ragionevoli motivi ho dovuto posticipare, mi auguro solo di qualche mese.

Voglio però cogliere questa occasione e concedermi il lusso di fare alcune considerazioni di carattere umano prima ancora che politico, poichè ne sento la necessità anche e soprattutto in virtù del ruolo che sono stata chiamata a ricoprire.

In questi giorni, con tutta me stessa, ho tentato di mantenere un profilo basso, sottraendomi alla gogna mediatica cui sono stata sottoposta. Ho dovuto leggere ed ascoltare di tutto, sfuggendo, come meglio ho potuto, ad un vero e proprio "stalking" da parte di giornalisti (o sedicenti tali), fotografi e cronisti.

DIPLOMA TRIENNALE DI MARTA GRANDE

Altri signori, sicuramente non io, fino al giorno di ieri hanno pubblicizzato la mia possibile elezione a presidente della Camera, ne hanno parlato in molti, tra televisioni e giornali, senza che io ne venissi informata. Il buon senso, unitamente ai miei più cari affetti, mi hanno suggerito di lasciare che il "fuoco" del circuito mediatico si spegnesse naturalmente, come spero e credo avverrà, questo nobile e prestigioso incarico non ha mai rappresentato per me una priorità, sebbene più di qualcuno continui, con inaudito cinismo, ad affermare il contrario.

Ho 25 anni, sono una Cittadina, l'elezione alla Camera rappresenta per me già un'enorme assunzione di responsabilità. Quel che voglio ora è solamente cercare di svolgere il mio ruolo nel migliore dei modi, sperando che mi si lasci lavorare serenamente per il bene del mio Paese e di quanti, e non solo, mi hanno votata.

 

“BERGOGLIO? UNA DISGRAZIA PER L’ARGENTINA E IL SUDAMERICA”

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"BERGOGLIO? UNA DISGRAZIA PER L'ARGENTINA E IL SUDAMERICA"
Giampiero Calapà per il "Fatto quotidiano"

verbitsky cristina Kirchner

"Una disgrazia, per l'Argentina e per il Sudamerica". È feroce il giudizio di Horacio Verbitsky, intellettuale, scrittore e giornalista di Buenos Aires, su Jorge Mario Bergoglio eletto papa della Chiesa cattolica. Verbitsky - autore di venti libri tra cui Il Volo (che riporta la confessione del capitano Scilingo sui voli della morte) - è il principale accusatore di Bergoglio: il neo pontefice, per lo scrittore - come ricostruito e documentato nel capitolo "Le due guance del cardinale" del suo libro L'isola del silenzio - "è stato collaborazionista della dittatura argentina dei generali".

Verbitsky, Bergoglio papa è "una disgrazia per l'Argentina e il Sudamerica". Perché?

Perché il suo populismo di destra è l'unico che può competere con il populismo di sinistra. Immagino che il suo ruolo nei confronti del nostro continente sarà simile a quello di Wojtyla verso il blocco sovietico del suo tempo, sebbene ci siano differenze fra le due epoche e i due uomini. Bergoglio combina il tocco populista di Giovanni Paolo II con la sottigliezza intellettuale di Ratzinger. Ed è più politico di entrambi.

Horacio Verbitsky

Che cosa facevano i due gesuiti Yorio e Jalics nella baraccopoli di Bajo Flores?

I gesuiti vivevano in comunità ed evangelizzavano gli abitanti dei quartieri marginali, come parte dell'impegno "terzomondista" della Compagnia di Gesù.

Per quale motivo Bergoglio avrebbe dovuto denunciarli?

Con l'avvicinarsi del golpe, Bergoglio chiese loro di andarsene, a quanto racconta lui allo scopo di proteggerli. Secondo loro, per smantellare quell'impegno sociale che disapprovava. Venne nominato superiore provinciale della Compagnia all'inusuale età di 36 anni e da quando arrivò, iniziò a svolgere un compito di sottomissione alla disciplina, a uno spiritualismo astratto.

Un documento di un servizio di intelligence che ho trovato nell'archivio della Cancelleria si intitola "Nuovo esproprio dei gesuiti argentini" e afferma che, "nonostante la buona volontà di padre Bergoglio, la compagnia in Argentina non si è ripulita. I gesuiti di sinistra, dopo un breve periodo, con grande appoggio dell'estero e di certi vescovi terzomondisti, hanno intrapreso subito una nuova fase". Si tratta della Nota-Culto, cassa 9, bibliorato b2b, Arcivescovado di Buenos Aires, documento 9.

I documenti che ha trovato, nella sua lunga indagine, negli archivi del ministero degli Esteri di Buenos Aires, per lei sono la prova definitiva del collaborazionismo di Bergoglio con il regime di Videla?

cristina fernandez de kirchner e bergoglio

Sì. Ho trovato una serie di documenti che non lasciano dubbi. In uno, Bergoglio firma la richiesta di rinnovo del passaporto di Jalics senza necessità che venisse dalla Germania. In un altro, il funzionario che riceve la richiesta consiglia al ministro di rifiutarla. In un altro ancora, lo stesso funzionario spiega e firma che Jalics, sospettato di contatti con i guerriglieri, ebbe conflitti con la gerarchia, problemi con le congregazioni femminili (la qual cosa è molto suggestiva), che fu detenuto nella Esma, la Escuela de Mecánica de la Armada (non dice sequestrato ma detenuto) e che si rifiutò di obbedire agli ordini. Finisce dicendo che queste informazioni gli vennero fornite proprio da Bergoglio, oggi papa Francesco.

Da Bergoglio arrivarono le scuse per gli anni della dittatura, nel 2000, quando la chiesa argentina "indossò" le vesti della pubblica penitenza. Crede che non basti?

Non c'è mai stata una vera richiesta di perdono, sempre ambiguità. Non è la Chiesa, ma sono alcuni dei suoi figli ad aver peccato e per loro chiedono il perdono.

Personaggi molto popolari come Maradona o Messi hanno espresso felicità per l'elezione di Bergoglio al Pontificato. La cosa le ha dato fastidio?

BERGOGLIO

No. Aspetto di vedere cosa diranno Pirlo e Balotelli. È ovvio che c'è un trionfalismo generalizzato: il papa è argentino, la regina d'Olanda è argentina, Maradona e Messi sono argentini. Ma questo non dice nulla su Bergoglio e sui suoi meriti.

La Kirchner non lo ama, ha avuto degli scontri su temi come le nozze gay con Bergoglio. Crede che ci sarà mai un incontro tra la presidenta e il papa argentino?
Suppongo di sì, lei è molto conciliante con la Chiesa. Non nasconde mai quello che pensa, ma cerca di mantenere buoni rapporti ed è contraria all'aborto. Il matrimonio omosessuale fu un'iniziativa di Néstor Kirchner, il marito, ex presidente.

Bergoglio ha scelto il nome di Francesco. Molti lo apprezzano per uno stile di vita umile.

Naturalmente, è uno tra mille simboli. Il papa austero, come il poverello di Assisi, che viaggia in bus e metropolitana, che usa scarpe consunte, che celebra messa nella stazione ferroviaria per i più poveri, dei quali ha pietà tra l'indifferenza dei soddisfatti e dei corrotti. Populismo conservatore, imprescindibile per sbiancare i sepolcri vaticani, aperti per il riciclaggio del denaro, la pedofilia e la lotta tra fazioni. Sarà semplice come Giovanni, severo come Paolo, sorridente come Giovanni Paolo I, iperattivo e populista come Giovanni Paolo II e sottile come Benedetto.

Bergoglio disse di aver molta stima di lei, ma che il suo libro è "un'infamia". Non ha mai avuto modo di incontrarlo? Lo farebbe adesso che è papa?

horacio verbitsky lisola del silenzio il ruol L q lES jpeg

Quando pubblicai L'isola del silenzio inviò un sacerdote a chiedermi perché lo avessi fatto, nonostante avessimo un bel rapporto e amici in comune che ci presentarono. Replicai con un'altra domanda: che avrei dovuto fare con i documenti che avevo trovato? Bruciarli? Fingere di non averli visti? Questa sì che sarebbe stata un'infamia.


2. DON BERGOGLIO E PEPPONA - LA KIRCHNER NON AMA IL PAPA
Annalena Benini per "Il Foglio"

Ha scosso i lunghi capelli ramati, si è stretta nella giacca avvitata, ha alzato le sopracciglia disegnate e ha detto al Congresso argentino che non aveva intenzione di interrompere il tributo a Hugo Chávez, nemmeno per un Papa connazionale appena eletto, il primo Papa latino- americano della storia, mentre tutta Buenos Aires suonava il clacson e festeggiava.

Dopo un'ora e mezza dall'elezione, Cristina Kirchner, cattolica praticante, ha pubblicato su Twitter una fredda lettera di congratulazioni, con "tutta la mia stima e il mio rispetto": Kirchner, che è molto più della prima donna eletta presidente in Argentina (ha detto: "Non bisogna avere paura dei giudici, si deve avere paura soltanto di Dio e, questo è vero, anche un po' di me"), non sembrava interessata all'evento (un altro connazionale diventato famoso), anzi, era piuttosto seccata, come se a Roma su quel balcone avesse visto uno dei suoi peggiori nemici.

JORGE BERGOGLIO E CRISTINA KIRCHNER jpeg

A lei piace litigare, prendere il microfono con tutte e due le mani e urlarci un po' dentro, è una signora dai gesti teatrali e appassionati ("l'erotismo al potere", hanno scritto di lei in Francia), vendicativa, aggressiva, guerrigliera, ha appena definito "un branco di squatter" che fanno occupazioni abusive gli abitanti delle isole Falkland, isole che lei sostiene siano state rubate all'Argentina.

Adesso girano molti pettegolezzi su una sua storia d'amore con il magistrato spagnolo Baltasar Garzón (il giudice di Pinochet) a cui Kirchner ha consegnato la nuova carta d'identità argentina in diretta televisiva, ma lei è ancora e sempre in lutto per il marito, e pronta a graffiare, con quelle lunghissime unghie laccate, chiunque insinui il contrario.

E' una specie di regina, luccicante e lacrimosa, facilmente infuriabile: all'inizio dell'anno ha inviato ventotto tweet in meno di mezz'ora, rabbiosa contro il Fondo monetario internazionale che condannava le statistiche inesatte dell'Istat argentino, e quando è morto Hugo Chávez ha inondato la rete di dolore, spiegando anche che per via della pressione alta non poteva restare al funerale. Se non si è nel suo cuore, essere Papa non fa molta differenza.

JORGE BERGOGLIO E CRISTINA KIRCHNER jpeg

Di Jorge Mario Bergoglio, quando era arcivescovo di Buenos Aires, il marito di Cristina diceva che era "il vero rappresentante dell'opposizione", il principale avversario politico. Non si sono mai piaciuti, i Kirchner e il futuro Papa (l'ultima fotografia che li ritrae insieme è del 2008, quando era ancora vivo Nestor Kirchner ma era già lei la presidente: lei gli stritola la mano e il sorriso è piuttosto una smorfia di sfida) e nel 2010, quando Cristina legalizzò il matrimonio omosessuale, il cardinale Bergoglio disse: "Non facciamo gli ingenui, questa non è una battaglia politica, è l'aspirazione a distruggere il piano di Dio".

Lei rispose che non era una questione religiosa, ma una legge sulla realtà, e continuò le ostilità del marito, che metteva in guardia contro "il diavolo, che arriva ovunque - anche fra quelli che indossano i pantaloni e le tonache".

Néstor Carlos Kirchner

Peppone e don Camillo, donna del popolo contro ministro di Dio, si sono attaccati spesso e lei e il marito cercavano di non incontrare il cardinale, una volta in polemica non si presentarono nemmeno al Te Deum, celebrato da Jorge Mario Bergoglio, nella cattedrale di Buenos Aires. Il giorno dopo l'elezione, comunque, Cristina è andata in televisione a dire che spera che questa missione pastorale sarà molto significativa per il suo popolo e per l'Argentina. L'ha detto in modo un po' minaccioso, e ha anche minacciato di essere presente alla messa di inaugurazione.

 

 

LA REALTÀ È PEGGIO DI UNA FICTION - LA SERIE TV “BLACK MIRROR 2”: COME I MEDIA SONO ENTRATI NELLA NOSTRA QUOTIDIANITÀ

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Alessandro Gnocchi per "il Giornale"

black mirror white bear

Martedì prossimo Sky Cine¬ma 1 trasmette alle 21 e 10 l'inte¬ra seconda serie di Black Mirror, la fiction inglese ideata dal¬l'irriverente Charlie Brooker. Anche questa trilogia, come la prima andata in onda nell'otto¬bre 2012, coglie perfettamente lo spirito dei tempi. Senza fare prediche, sarebbe poco bri¬tish. La cifra di Black Mir¬ror, oltre alla produ¬zione extralusso, è un sarcasmo sot¬tile, capace di far sorridere ma anche di ge¬lare il sangue nelle vene.

Ancora una vol¬ta, al centro di tutti gli episodi (di 45 mi¬nuti e indipendenti l'uno dall'altro) c'è l'impatto dei nuo¬vi media sulle nostre vite. In Or¬so bianco uno strano segnale te-levisivo cambia la mente delle persone e scatena una folle cac¬cia all'uomo. In Torna da me una ragazza affronta il lutto gra¬zie a un software in grado di ri¬creare il profilo psicologico del fidanzato morto. Come? Il pro¬gramma¬ setaccia internet e rac¬coglie le migliaia di informazio¬ni che noi stessi affidiamo, con¬sapevolmente o meno, alla re¬te.

black mirror

Sulla base di questi dati, crea un avatar digitale col qua¬le è possibile interagire nei mo¬di più imprevedibili. Insom¬ma, Brooker entra nel dibattito sull'influenza dei mezzi di comunicazione trasformandolo in storie e in immagini. In più c'è un tocco poetico (chi non vorrebbe salvare la persona amata?) o un graffio satirico o entrambe le cose.

L'episodio però destinato a far discutere, e ad appassiona¬re maggiormente, sarà il pri¬mo, intitolato Vota Waldo! Le assonanze con quanto stiamo vivendo in Italia sono stupefa-centi. Viene addirittura il dub¬bio che Brooker segua con at¬tenzione le vicende politiche di casa nostra. Siamo in campa¬gna elettorale, in ballo c'è un seggio lasciato libero da un deputato dimis¬sionario per¬ché coinvolto in uno scandalo sessuale, imme¬diatamente finito su Twitter. Ci sono tre candidati.

Un serioso con¬servatore, prototipo del politi¬co di professione. Una improv¬visata laburista, reclutata per il bell'aspetto anche se ha confessato di essersi macchiata di «al¬cuni delitti» in passato. Un insi¬gnificante liberaldemocrati¬co, così insipido da venir evocato in continuazione senza merita¬re una inquadra¬tura.

Black Mirror Ep

Ma ecco la sor¬presa. In tv riscuo¬te un crescente suc¬cesso Waldo, un or¬sacchiotto animato che si diverte a sfot¬tere gli aspiranti parlamentari. Dietro alla voce e alle movenze di¬gitali di Waldo c'è Jamie,un co¬mico semi¬falli¬to ¬totalmente di¬sinteressato al¬la politica. Eppu¬re... Il network decide di punta¬re sull'orsac¬chiotto e di percor¬rere il collegio elet¬torale con un ca¬mion sul quale viene trasmessa l'immagine di Waldo.

L'orsacchiotto interviene così durante i comi¬zi altrui, interrompendoli con battute e insulti. Waldo diven¬ta un fenomeno inarrestabile: conquista la rete attraverso i so¬cial network e perfino le atten¬zioni della Cia, interessata «al¬l'esperimento; uno strumento politico perfetto, anche da esportare». Waldo, alla fine, si candiderà a sua volta, risultan¬do sconfitto per un pugno di vo¬ti. Ma, chissà, forse il futuro è suo.

L'epi¬sodio è chiara¬mente ispirato al¬la ondata di antipolitica a cui assistia¬mo da tempo. In un confronto tra i po¬litici e... l'orsacchiot¬to turchese, trovia¬mo un dialogo esem¬plare. Il conservato¬re avverte il pubbli¬co: Waldo sa solo provocare, ma non ha niente da offrire; faci¬le presentarsi nelle vesti del capopopolo antisistema, difficile passare dalla protesta alla proposta di idee serie. Waldo improvvisa il suo V-Day e manda il politico a quel paese. Anzi, tutti i politici: «Siete falsi, bugiardi, non vi im¬porta nulla della gente comu¬ne. Siete tutti uguali. Siete me¬no reali di me perché non fate altro che mentire». Applausi della folla inferocita.

black mirror

Il produttore-guru dello show a questo punto si monta la testa, e parla col perplesso manovratore di Waldo, convin¬to di essersi spinto troppo avan¬ti. Sentite qua: «Non capisci? Non abbiamo più bisogno dei politici. Chiunque oggi possie¬de un iPhone o un computer. Possiamo prendere tutte le de¬cisioni votando on-line». Che Waldo sia un orsetto movimen¬tista a cinque stelle?

Black Mirror si conferma una grande serie e dimostra un paio di cose. La prima. Le nuove sa¬ghe americane, fatte le dovute eccezioni (The Following , a esempio), ultimamente mostrano la corda e sembrano in¬capaci di competere con i prodotti europei, inglesi in particolare (ma mettiamo¬ci pure ¬l'italianissimo Ro¬manzo criminale). La se¬conda.

black mirror

Una fotografia così precisa della realtà è rara da trovare anche al cinema. Brooker è autore, fra le altre cose, di una magnifica minise¬rie che rivisita in chiave horror (decisamente hor¬ror) la passione per i reali¬ty show. Si intitola Dead Set e viene trasmessa cicli¬camente a notte fonda da Mtv. Il consiglio, se lo accetta¬te, è di non perdervi Black Mirror 2, e di recupera¬re subito dopo an¬che Dead Set.

 

PARLAMENTO RETARD: CI METTERANNO PIU’ DEI CARDINALI

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1-ELEZIONI: RIUNIONE BERSANI-FRANCESCHINI-LETTA
(AGI) - Riunione alla Camera tra Pier Luigi Bersani, Dario Franceschini e Enrico Letta. Il vertice si tiene nell'ufficio del leader del Pd nella Corea di Montecitorio, mentre in Aula si sta concludendo la terza votazione per l'elezione del presidente.

APRISCATOLE IN SENATO FOTO TWITTER BEPPE GRILLO

2-SENATO. MUSSOLINI: FINOCCHIARO PRESIDENTE HA DELLE POSSIBILITA'
(DIRE) - "Come presidente del Senato Anna Finocchiaro ha delle possibilita'". Cosi' Alessandra Mussolini, neosenatrice del PDL, oggi al programma di Radio2 'Un Giorno da Pecora'

3-PARLAMENTO: LEGA "CALDEGGIAMO FINOCCHIARO AL SENATO E PDL A CAMERA"
(ITALPRESS) - "La soluzione che noi caldeggiamo e' Finocchiaro qui al Senato e un Pdl alla Camera". Cosi' il capogruppo della Lega Nord al Senato Massimo Bitonci parlando con i cronisti al Senato. "Ieri abbiamo incontrato il Pd e la discussione per noi e' aperta: vogliamo superare la crisi. E per questo noi diamo la nostra diponibilita' per trovare una soluzione per la Camera e per il Senato", aggiunge. Poi, a chi gli chiede se alla quarta votazione il Carroccio e' disponibile a votare per Anna Finocchiaro, Bitonci risponde: "Lo vedremo complessivamente per arrivare a un compromesso di questo tipo"

Roberta Lombardi e Vito Crimi jpeg

4-SENATO: SECONDA VOTAZIONE, 223 SCHEDE BIANCHE E 52 VOTI A ORELLANA =
DOMANI ALLE 11 TERZA VOTAZIONE

Roma, 15 mar. (Adnkronos) - Niente di fatto anche allaseconda votazione al Senato per la scelta del presidente. Le schede bianche sono state 223, mentre a Luis Orellana sono andati 52 voti.
Gli altri votati sono stati Cosimo Sibilia (12), Ignazio Marino (8), Giuseppe Esposito (5), Felice Casson (3), Domenico Scilipoti (2), Pier Ferdinando Casini (1), Antonio Gentile (1). Le schede nulle sono state tre. Il Senato, a questo punto, e' convocato per domani mattina alle 11 per la terza votazione, a maggioranza assoluta dei presenti.

5-CAMERA: SECONDA FUMATA NERA. FICO 'SFONDA' DI 1 VOTO. 450 BIANCHE =
(AGI) - Roma, 15 mar. - Sono stati 110 i voti per il candidato presidente M5S della Camera, Roberto Fico. Dettaglio importante, quel voto in piu' ottentuo rispetto ai 109 deputati del Movimento 5 Stelle eletti. Resta il fatto che e' ancora nulla di fatto, nel secondo scrutinio per l'elezione del presidente della Camera.
Questa volta non ci sono stati astenuti, la maggioranza dei due terzi, necessaria per l'elezione era pari a 408 deputati su 611 presenti.
Oltre ai 110 voti che indicavano Roberto Fico (ne aveva avuti 108 al primo scrutinio perche' era stato annullato un voto, perche' era stato indicato come 'Raffaele'), 6 sono stati quelli a favore del piu' giovane dei deputi Pd, Lattuca, nulle sono state 17 schede. Quelle bianche sono state pari a 450.

Bersani e Franceschini

6-SENATO: RAVETTO (PDL), IPOTESI MONTI A PRESIDENZA SEGNALE POSITIVO
(ASC A) - 'Oggi non pensiamo di concludere nulla qui alla Camera. Al Senato sta prendendo consistenza l'ipotesi Monti e potrebbe essere l'indice di inizio di una discussione. La politica dell'inseguimento di Grillo non porta alla governabilita'. Alfano ritiene che tutte le cariche debbano essere discusse insieme per una governabilita' che porti avanti le agende e non per una questione di poltrone'. E' il commento alla giornata politica di Laura Ravetto, Pdl, in diretta a Tgcom24.

 


ROMA DA BUCA ALL'ALDISSIMO BUSI

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Video di Veronica Del Soldà per Dagospia

Aldo Busi l'anti-Papa all'Auditorium

Testo di Francesco Persili

«Il Papa è stato eletto, adesso aspettiamo il papocchio: un governo lo dovranno pur fare». Le bordate sul gesuita salito al soglio di Pietro e le valutazioni sul dopo-voto e lo stallo istituzionale irrorano di attualità l'orazione civile di Aldo Busi nella seconda giornata della "Festa del libro e della lettura" all'Auditorium-Parco della Musica.

ALDO BUSI ALL AUDITORIUM DI ROMA

«Sono come Joan Baez: se non vedo meno di trentamila persone non inizio», la voce dell'Aldissimo rimbomba in una sala Petrassi mezza vuota. «E siccome trito chiama soffritto...», lo Scrittore prende a solfeggiare brani del suo libro (El specialista de Barcelona) in corsa per lo Strega e arriva diretto «al cuore» della cipolla: «E' un peccato che Roma stasera non sia qui ma questa è la città delle occasioni perdute che accorre in massa solo per ascoltare giornalisti e saggisti che girano con la verità in tasca come fosse ostia benedetta».

Ma che fosse la sera delle beffe per «l'autobiografo dell'umanità» si poteva capire già dal foyer con Achille Bonito Oliva e il giurato dimissionario dello Strega, Emanuele Trevi che, però, all'one man writer di Busi preferiscono il concerto di Laurie Anderson: «Ho letto El specialista de Barcelona e l'ho trovato molto bello - pigola Trevi - ma mi auguro che lo Strega lo vinca Siti».

Se ne farà una ragione anche lo Scrittore che, intanto, sul palco gioca «a rivelare più che a nascondere» con i circa 200 aficionados, lamenta la scarsa pubblicità data alla manifestazione («hanno messo solo due trafiletti sul giornale») e rimarca che la sua partecipazione è avvenuta a titolo gratuito: «Lo ritengo immorale anche perchè oltre Aldo Busi, chi altro scrive, oggi, in Italia?»

ALDO BUSI ALL AUDITORIUM DI ROMA

L'elemento teatrale viene in evidenza e la parola domina la scena: l'Aldissimo zampilla di vitalità per il suo romanzo gorgogliante di 38mila vocaboli («ma in realtà sono 380mila perché per sceglierne uno, bisogna eliminarne nove»). Una «festa della lingua italiana», Busi lucida la magnificenza di una opera mondo di intuizioni civili e poetiche, e quindi politiche, tout court, che restituisce traccia anche di una geografia degli ultimi pontificati:

dalla Madrid della Giornata Mondiale della Gioventù di Ratzinger a Cracovia, la città di Giovanni Paolo II in cui tutto è dedicato a lui, anche i bagni («a trovarne»...) fino alle Madri di Plaza de Mayo evocate dallo Scrittore a proposito di papa Francesco. «Dal '76 al '83, Bergoglio non ha detto nulla sui generali golpisti e sulla fine dei desaparecidos oppositori del regime militare argentino», scandisce Busi in versione Horacio Verbitsky, il grande accusatore del nuovo papa.

Tra attacchi alla Chiesa e critiche sociali, Busi mette in guardia dal boom demografico («l'omosessualità, oggi, è servizio pubblico: i gay hanno una marcia in più perché non fanno figli») shakera visioni apocalittiche e borbottii da bocciofila («Roma è una città piena di gente che non fa un cazzo e di buche in cui non mi fiderei a portare un tacco 12», signora mia).

Mentre gli improvvisi black-out sul palco («la vendetta di Bergoglio o dei giornalisti?») trasformano la sala «nell'anticamera di una dark-room», lo Scrittore sciorina la sua idea di letteratura «che può nascere solo da qualcosa che non è omologato» e prende le distanze dall'Italietta «delle camarille e delle cordate di potere», dei ricettari «che diventano best-seller» e dei libri che impennano le vendite solo dopo l'eventuale vittoria di un premio letterario. «Ma nel mio caso questo non vale, sono io ad onorare i premi, e non viceversa. Per chiedermi di partecipare, devono venire a Canossa...».

«Forse la politica elaborata dall'altro non può che essere la mascherina della sindrome della mafia che sale dal basso», Busi vibra il suo j'accuse nei confronti degli italiani «che dovrebbero scendere in piazza contro se stessi» e invita a non denigrare gli altri Paesi europei, ad iniziare dalla Spagna, che «a livello di infrastrutture è 20 avanti rispetto all'Italia». L'elogio del socialista Zapatero si accompagna a un rimpianto: «Noi non abbiamo mai avuto un politico così laico: in Spagna, il franchismo è davvero finito, il fascismo in Italia, invece, no».

ALDO BUSI AL FESTIVAL DEL LIBRO ALL AUDITORIUM

Risalta l'educazione «europea» dell'Aldissimo che indica Germania, Svizzera e Francia come Paesi-modello per «rispetto delle regole e civiltà: «Smettiamola di sentirci migliori: in Italia non abbiamo avuto nulla se non la Restaurazione di una rivoluzione che non c'è mai stata».

E la rivoluzione del M5S? «Grillo fa promesse che non può mantenere e quindi questo significa che ormai si comporta da vero politico. Sul reddito di cittadinanza, ad esempio, non considera le coperture finanziarie: Servono più di 36 miliardi, dove li va a prendere i soldi»?

E' una parola che viaggia libera da ogni inibizione, quella di Busi, che, al termine della serata, quando si ferma a firmare le copie del libro, si regala con allegria ai suoi lettori e a un gruppo di maschioni adoranti che sembrano i sei ballerini descritti in una pagina del suo libro, prima di avvitarsi in un'analisi della fuga dei consensi dal centrosinistra. «Non c'è solo chi pur di non votare Bersani ha scelto i Cinque Stelle ma anche chi, dopo aver confermato il voto a Berlusconi, oggi si dice pronto a votare Grillo, benché il garante del M5S abbia augurato al Cav. di fare la stessa fine di Craxi».

E dunque? «Il problema continua ad essere rappresentato dal popolo bue, dagli italiani di merda...: i politici andrebbero assolti tutti e i loro elettori o sostenitori giustiziati all'istante». Grande è la confusione sotto il cielo, la situazione per Beppe-Mao, è quindi, eccellente: «Nel caso di elezioni in autunno - riflette lo Scrittore - se i grillini dimostrano un minimo di rettitudine e onestà, il M5S è destinato a prendere più del 50 per cento dei voti».

ALDO BUSI ALL AUDITORIUM DI ROMA

Fa di tutto per rendersi irresistibile, Busi, quando rivendica l'intima coerenza tra dire e fare e mentre oppone un netto rifiuto a tutti i dualismi, a partire da quello più insidioso tra carne e spirito, («c'è troppo spirito in Italia e poca amministrazione del bene pubblico») per abbracciare la libertà di «essere senza appartenere».

Nel suo orizzonte estetico non ci sono cadreghe e strapuntini («Io senatore a vita? Mi dispiacerebbe portare via allo Stato 12mila euro. Meglio il Viminale: voglio stare dove c'è il potere. E come primo atto, abolirei il segreto di Stato») ma una gioiosa inquietudine che resta aperta: «Non abbiamo bisogno di certezze: ognuno è felice se infelice a modo suo».

Relativista e provocatorio, sinuoso e arrapante, deciso a far godere e a farsi rimpiangere, lo Scrittore completa il backup dell'immaginario rivelando il suo unico, irrealizzabile, sogno: «Svegliarsi senza essere Aldo Busi solo per leggere la mia opera: voi potete farlo, e io no. Come vi invidio»...

 

ALDO BUSI AL FESTIVAL DEL LIBRO ALL AUDITORIUM

 

BENGODI LA7: LA TV TAGLIA, I MANAGER INCASSANO - 1,7 mln DI BUONUSCITA AL CANARO STELLA

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Radiocor - Un premio da complessivi 350 mila euro ai manager di TiMedia per la vendita di La7: 250mila euro spettano al presidente Severino Salvemini, 100 mila al direttore generale Marco Ghigliani e a un ristretto gruppo di manager. E' quanto riporta la remunerazione sulla relazione di TiMedia, consultata da Radiocor, in base al piano di incentivi economici approvato nel cda del 13 dicembre 2012 e condizionato alla stipula, entro il 31 dicembre 2013, dell'accordo di cessione di La7 srl o dell'intera partecipazione di Telecom Italia in TiMedia.

Giovanni Stella

I premi verranno erogati in due tranche di pari importo, di cui la seconda a valle dell'efficacia del trasferimento della partecipazione. La societa' spiega che 'il premio intende valorizzare prevalentemente il contributo espresso e le responsabilita' assunte dal management nel corso dell'intero processo di vendita, certamente determinanti per il suo buon esito, ma fondamentali in ogni caso per la tenuta aziendale'. Il bonus 'costi tuisce, inoltre, un riconoscimento della capacita' del management di assicurare la continuita' del business nel corso di una fase contraddistinta da elevate complessita' e discontinuita' gestionali'.

urbano cairo

La relazione indica inoltre che l'ex vice presidente e a.d., Giovanni Stella, che ha lasciato definitivamente il gruppo il 31 dicembre 2012, ha percepito una buonuscita ('indennita' di fine carica') di 1,69 milioni. Per il 2012 il manager ha ricevuto uno stipendio fisso di 555 mila euro, a cui si aggiungono benefici non monetari per 3.215 euro. Stella e' stato a.d. e vice presidente di TiMedia fino al 28 giugno 2012, quando ha dato le dimissioni, mantenendo la carica di consigliere e diventando presidente di La7 Srl, societa' in cui sono state scorporate le attivita' televisive, poi vendute a Cairo Communication a marzo di quest'anno. Il manager ha lasciato tutte le cariche il 13 dicembre dello scorso anno.

 

Bernabe e marco patuano MARCO GHIGLIANI E SERENA DANDINI

EZIO MAURO CON MOGLIE SI DÀ AL CRUDO, MENTANA CON FANCIULLA AL FUMO

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1. Indovinelli da "Vero" a cura di Alberto Dandolo
- È il sindaco di una grande città del Sud. È un uomo assai "piacione", ma chi lo conosce bene gli sta alla larga. Il motivo? Un'alitosi imbarazzante.

TRUCI A SAN SIRO BOATENG EL SHARAAWY MELISSA SATTA

- È uno dei nuovi "grillini" appena eletti in Parlamento alle ultime elezioni. È giovane e bello, ed è conteso dalle sue colleghe. Lui, però, preferisce i suoi colleghi... uomini!

- Chi è quella conduttrice Sky che ha problemi di ipersudorazione, tanto da essere soprannominata "tetta sudata" dai colleghi?

2. Romana Liuzzo per "il Giornale" - Metti un martedì sera a cena al risto-chic «Il San lorenzo», in via dei Chiavari. A degustare i deliziosi crudi di pesce il direttore di Repubblica Ezio Mauro con gentile signora. A cena iniziata sono entrati Enrico Mentana con un'accompagnatrice in gonna molto corta e giacchino di pelle nera. Doverosi omaggi a Mauro, poi i due sono andati a mangiare nella sala fumatori.

3. Carlo Rossella per "Il Foglio" - Conversazione a Kensington Palace: "How is doing the Queen?". "Overall she's doing well". A mezzanotte dalle finestre del salotto di William e Kate, che danno sul cortile interno, filtrano i riflessi di una tv ancora accesa.

4. Da "la Repubblica" - Il compositore contro il regista, Ennio Morricone contro Quentin Tarantino ed è una bocciatura senza appello: «Con Tarantino non vorrei mai lavorare: Ancora qui l'ho composta solo per Elisa ». A sorpresa il musicista premio Oscar prende le distanze dal regista americano nel corso di una lezione riservata agli studenti del master di Musica e a quelli di Cinema e Televisione all'Università Luiss di Roma.

QUENTIN TARANTINO CON LA PANZA

«Il suo film Django Unchained non mi è piaciuto molto, c'era troppo sangue e poi lui sceglie le musiche senza coerenza e io non ci posso fare nulla con uno così», ha spiegato Morricone. «Ho scritto per Elisa e mi è venuta in mente pensando al brano di Beethoven, che ho citato all'inizio e alla fine».

5. Tweet di Anna Paola Concia - "Affrettatevi con gli ultimi insulti come parlamentare. Da domani per gli insulti avrete "carne fresca" e da me si cambia registro".

6. Nicoletta Appignani per lanotiziagiornale.it - Guardate la foto di questo passo carrabile. Siamo a Roma, in via Barberini 28. Al di là delle strisce gialle, a ridosso di un marciapiede, si trova il cartello "passo carrabile". Non c'è un garage, né un cortile interno, né una rampa di nessun genere. Quello che si trova di fronte è semplicemente l'ingresso di un palazzo. Una porta a vetri. Eppure qualcuno è riuscito ad avere questa inconsueta autorizzazione dal I municipio.

Ma chi ha sede in questo immobile? Una sola azienda: gli uffici della Caltagirone editore.
Su questo strano passo carrabile ovviamente non si può parcheggiare. Anzi, quasi nessuno può farlo. Perché, in barba al divieto, c'è chi la macchina la posteggia proprio davanti al portone. Si tratta di una mercedes, sempre la stessa secondo i commercianti. Di chi è? Sembrerebbe di un membro della famiglia Caltagirone.

LA MERCEDES SUL PASSO CARRABILE DELLA SEDE CALTAGIRONE

Naturale che la vicenda sia diventata di pubblico dominio. Seccati, gli abitanti e i negozianti della zona si sono rivolti al consigliere del I municipio Augusto Caratelli, che siede nella commissione viabilità e sicurezza. «In seguito alle segnalazioni mi sono subito recato sul posto - spiega il consigliere - e ho verificato di persona. Naturalmente avvierò quanto prima un'indagine che chiarisca come sia stato possibile rilasciare un'autorizzazione del genere. A quale titolo il I municipio l'ha concessa?»

7- Conde Nast fa i conti con la crisi. La cura di Fedele Usai non funziona nonostante l'appoggio del "Grandi" vecchio. Dopo l'uscita di Verdelli (con ricco contratto paracadute da consulente), le cose vanno sempre peggio. Vanity Dini (il Direttore), ha fatto fuori tutta la vecchia guardia per tagliare i costi e salvarsi la poltrona. Fuori i vice direttori Gattermayer e Bresciani, fuori i capiredattori Scarpa e Ferrari, la Caramelli spostata a GQ etc etc... Fino a quando reggerà? la situazione e' tragica: meno 90 mila copie in un solo anno. Che fare? copiare il Chi di Signorini e cercare di sopravvivere o gettare la spugna?

8. Carlo Mondonico per Novella 2000 - Alessio Vinci, conduttore di Matrix e per ben quattro puntate di Domenica Live a inizio stagione, è desaparecidos. Il direttore del Tg5 Clemente J. Mimun che avrebbe "riacquistato" Vinci dopo l'uscita dal contenitore domenicale, ancora non ha mai incontrato Alessio. E guai a nominarglielo. Mimun va su tutte le furie.

ALESSIO VINCI NEL BACKSTAGE CON NICOLE MINETTI

Grande festa martedì 5 marzo al Finger's Club di Milano per il 26° compleanno di Kevin-Prince Boateng. A festeggiare il fuoriclasse del Milan c'erano l'inseparabile fidanzata Melissa Satta e il compagno di squadra El Shaarawy con Ester Giordano (a destra), la sua nuova fiamma. Per partecipare alla festa del Principe era obbligatorio presentarsi in perfetto stile Hip Hop, la musica tanto amata da Boateng, con collanone e cappellini colorati (sotto, da sinistra, Melissa, Boateng, El Shaarawy ed Ester).

9. In un comunicato stampa ufficiale e pomposo l'europarlamentare Fidanzava dichiara di essere stato presente ad una riunione a Strasburgo con il commissario Michel Barnier per la tutela degli stabilimenti balneari italiani. Peccato però che Fidanza fosse altrove, a spasso per la città. Dopo la laurea di Crosetto ora le presenze fantasma di Fidanza. I Fratelli la bufala, conosciutissimi in italia, si esibiscono a livello internazionale!

 

LA CARFAGNA QUOTIDIANA: ‘’NON SONO STRAPPALACRIME E NON HO CHIAMATO BERLUSCONI’’

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Riceviamo e pubblichiamo:

BERLUSCONI-CARFAGNA

Lettera 1
Egregio D'Agostino,
Comincio a sospettare che abbia deciso di creare un nuovo genere letterario, quello delle smentite a notizie false e calunniose di Dagospia. La invito pertanto ai sensi dell'art. 8 della L. 47/48 a smentire quanto pubblicato questa mattina: contrariamente a quanto scrive nella ricostruzione alquanto fantasiosa della giornata di ieri, non ho avuto alcuna conversazione telefonica con Silvio Berlusconi. E il tono, in ogni caso, non avrebbe mai potuto essere "strappalacrime" (si sara' mica confuso con qualcun altro?): sono, da sempre, a disposizione del mio partito, non ho mai chiesto ne' preteso alcun incarico.
Cordiali saluti
Mara Carfagna

Lettera 2
Il trafiletto dell'Espresso da voi riportato dice: "quattro dei nove Paesi coinvolti nella realizzazione degli F-35, prodotti negli Stati Uniti dalla Lockheed Martin, hanno già deciso di sospenderne l'acquisto. Si tratta dell'Olanda (che con l'Italia è partner di secondo livello, dietro agli Usa e al Regno Unito), dell'Australia, del Canada e della Turchia."
Notizia dell'ultimo minuto, sono cinque. Anche la Danimarca ha deciso di sospendere l'acquisto.
Roland Delmay

Lettera 3
Scusa Dago,

se Marta Grande ha sentito il bisogno di smentire quanto riportato da Libero, allora legge solo Libero o legge anche gli altri giornali? E non frequenta un pochino la rete? Sarebbe stata una grande se si fosse mossa prima per smentire le notizie false diffuse non solo "contro" di lei, ma anche "in suo favore".
I giornalistoni saranno pure un branco di cliccatori forsennati, ma che bello specchiarsi in quello che scrivono, vero?
Saluti, Millo

DIPLOMA TRIENNALE DI MARTA GRANDE

Lettera 4
Caro Dago,

premetto che sono uno di quelli che vede Grillo e il Movimento 5 Stelle come fumo negli occhi.

Questo, però, non mi impedisce di saltare dalla sedia quando leggo l'articolo di Libero su Marta Grande e i suoi titoli di studio all'estero. Il giornalista definisce il 'Bachelor of Arts' come un diploma universitario e nulla di più. Se da un lato non mi stupisce l'ottusità di chi scrive in quella redazione, dall'altro mi domando perché prima di pubblicare un articolo non facciano una piccola ricerca su internet.

Il 'bachelor' inglese o americano è l'equivalente della laurea triennale italiana o della 'licence' francese. Con una piccola differenza: laurearsi nelle università inglesi o americane costa il doppio della fatica. Te lo conferma uno che ha studiato sia in Italia sia in Inghilterra.
Chiosa finale: stare per un po' di tempo all'estero ti fa guardare con altri occhi quello che sta accadendo nel nostro Paese... Non stupisce che a Libero nessuno abbia mai messo piede fuori casa.

MARTA GRANDE jpeg

Cari saluti,
Giorgio (Londra)

Lettera 5
Il Pdl ha una fottuta paura che quelli di Grillo trovino un accordo di governo col Pd. Santanchè, Sallusti e soci del Pdl sarebbero disposti financo ad un governo di larghe intese pur di salvare il deretano al Banana. Sanno benissimo che senza di lui sono finiti. Patetici.
honeybump

Lettera 6
Presto i Grillini apriranno il Parlamento come una scatoletta di tonno e scopriranno quello che tutti gli italiani sospettano: è andato a male.
Danilo Sindoni

Lettera 7
Gli argentini sono noti per il loro egocentrismo. Questa notte ne sono stati trovati 2357 morti a terra con adosso un vestito da superman.
Matteo d'Aloja

Lettera 8
Prima le battutacce alla Merkel, rappresentante dell'economia con cui abbiamo maggior interscambio, poi la furbata con l'India, che non è un paese da barzelletta come il nostro, e rappresenta il futuro dello sviluppo. Pensiamo ai problemi che incorreranno quanti italiani fanno affari col sub-continente.
Possibile che nessun giornalista abbia messo in luce i danni economici che queste buffonate creano?
Gianni

Lettera 9
Caro Dago, dal momento che oramai sembra ineluttabile la necessità di un prelievo nottetempo dai conti correnti del paese, con quei 300 miliardi di euro non ti sembra sia giusto che almeno ci aboliscano il canone della tv?
Max

APRISCATOLE IN SENATO FOTO TWITTER BEPPE GRILLO

Lettera 10
Caro Dago,
La colpa e' tutta dell' India!! Ma come si permettono questi ignoranti di fidarsi, e per ben due volte consecutive, della parola dell'Italia? Non sanno che Noi abbiamo la nostra cattiva fama da difendere! Non abbiamo mai terminato una guerra con l'alleato con cui l'avevamo incominciata,questo vorra' ben dire qualcosa. Non incominceremo adesso ad andare contro la nostra storia
Sandro da rio

Lettera 11
Gent.mo Dago, sono una precaria Scuola Secondaria di 1° Grado a giorni passera' un Decreto che attiverà T.F.A. Speciali (Tirocinio Formativo Attivo che equivale ad un corso abilitante) requisito richiesto x accedervi 180 (giorni di servizio in un'anno scolastico) x 3 (anni scolastici). Se la matematica non è un'opinione il totale mi da 540 giorni di servizio e Le chiedo Cortesemente di girare la seguente domanda a chi di dovere: Per quale motivo quelli che come me hanno il doppio dei giorni di servizio ma non cumulati come da requisito richiesto deve esserne escluso?

Puo' un'insegnate con piu' esperienza per questo sentirsi "SOLO UN INSEGNANTE DI SERIE B?" in attesa di un suo riscontro le invio Cordiali Saluti

P.S. Sto seguendo la trasmissione di Santoro dove ospite la Gelmini avrei voglia di chiederLe la sua Riforma alla fine che benefici ha portato alla scuola? Chi si inventa queste Leggi , a mio modesto parere, non ha la minima idea di come la scuola funzioni!

DANIELE MANCINI TRA SALVATORE GIRONE E MASSIMILIANO LATORRE jpeg

Lettera 12
Dago darling, pur essendo solo atea devota, mi sono molto commossa ieri l'altro (13.03.13) all'elezione di Papa Francesco I. Belle le sue parole e il suo accento argentino. Toccante il suo uso di una parola un po' desueta come "misericordia... mentre tutti abusano della parola "solidarietà" (ovviamente a parole e non nei fatti). Mi piacciono molto i tenui colori (bianco e celeste) della bandiera argentina. Gli stessi che, in forma diversa, sono nella bandiera bavarese. E che il Signore misericordioso conservi al nuovo Papa cattolico il favore del potentissimo Vaticano laico di Largo Fochetti, perché in questa penisola nessuno può andare molto lontano (se non ad Hammamet) senza di esso, sia al di qua che al di là del Tevere.
Natalie Paav

Lettera 13
il parlamento europeo non è una pattumiera nella quale scaricare i rottamati..... 'l'anno prossimo o si fa un altra Europa, compatta e politicamente aggressiva o si muore tutti comunque...

Lettera 14
Caro Dago, qualcuno spieghi a tutti i pubblici detentori di scranni dorati e alla corte dei loro lecchini, che della caccia al giaguaro non ce ne puo' fregare di meno.
L'unica cosa che oggi ci appassiona sono gli sviluppi della caduta del meteorite Grillo, che speriamo porti quanto prima all'estinzione dei dinosauri della politica e di tutti gli avvoltoi che si nutrono dei loro avanzi.
Stefano55

Lettera 15
Gentil Dago,
La Conferenza dei Capigruppo del Senato stanzierà, per gli stipendioni dei commessi di Palazzo Madama, un congruo aumento a titolo di "trasporto carrelloni spesa" del Presidente, Anna Finocchiaro ?

Per l'ex magistrata di Catania, che fu convinta, 25 anni fa, a salire in politica da Violante, un bel salto : dalla rottamazione, prevista per donna Anna da Renzi, alla seconda carica dello Stato, sulla poltrona, che fu occupata da statisti come Merzagora, Spadolini e Fanfani, ma anche da discussi notabili, come l'avvocato di Palermo, don Renatino Schifani, Pdl.

Bersani, designando Finocchiaro, ha ignorato che il marito, un ginecologo, è stato rinviato a giudizio nell'inchiesta su un appaltone, assegnato dalla Regione Siciliana, all'epoca guidata da Lombardo. Sì, don Raffaele che, nel 2008, come candidato del centrosinistra, aveva travolto proprio la progressista Anna.

GOVERNO DI SCOPO E SCOPONE BERSANI GRILLO BERLUSCONI NAPOLITANO

Non molto dopo, contrordine compagni ! Finocchiaro e un altro big del Pd dell'Isola, il senatore Lumia, avevano convinto i compagni al ribaltone e al sostegno di Lombardo, che qualche tempo dopo si dimise, all'infomani del rinvio a giudizio per "concorso esterno in associazione mafiosa".

Brutte vicende di trasformismi e di trasversalismi nella Eterna Sicilia dei Gattopardi. E la mafia ? Ma perchè c'è ancora la mafia nella terra, purificata dopo l'avvento a Palazzo dei Normanni di Rosario Crocetta e dei suoi prodi, tra i quali spicca un manipolo di "saltatori della quaglia", dall'opposizione alla maggioranza ? In nome degli ideali, ca va sans dire, e non delle poltrone e degli ambiti e ben retribuiti incarichi di sottogoverno. Ossequi.
Pietro Mancini

 

AHI! TECH - LE (BUIE) NOTTI D’ORIENTE DI GOOGLE - PARANOID ANDROID! DALLA CINA UN’ALTRA ACCUSA AL SOFTWARE DI GOOGLE

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A cura di Andrea Andrei per Dagospia
(Twitter: @andreaandrei_ )

1 - PARANOID ANDROID! DALLA CINA UN'ALTRA ACCUSA AL SOFTWARE DI GOOGLE: IL 35% DELLE APP RUBEREBBERO DATI AGLI UTENTI - MA CONTINUANO LE NOTTI D'ORIENTE DI MOUNTAIN VIEW: SCHMIDT VISITERÀ IL MYANMAR

Da "Techcrunch.com" (http://tcrn.ch/ZsW7BG) e "Reuters.com" (http://reut.rs/WLA6l2)

Ancora problemi di privacy per Google. Il governo cinese, che giorni fa aveva per l'ennesima volta attaccato l'azienda del motore di ricerca accusandola di esercitare un monopolio dannoso con il suo software Android, riceve una notizia che darà non pochi grattacapi alla società di Mountain View.

ANDROID CINA

Il Data Center of China Internet ha infatti pubblicato una ricerca secondo cui il 35 per cento circa delle applicazioni Android "ruberebbero" dati agli utenti, utilizzandoli senza uno scopo legato ai servizi che offrono. Su 1.400 app analizzate, nel 66,9 per cento dei casi i programmi entrerebbero in possesso dei dati degli utenti, mentre il 34,5 per cento delle app raccolgono gli stessi dati senza che però ce ne sia bisogno per il loro funzionamento. I software sono in grado di accedere alle chiamate e ai contatti, nonché alla posizione tramite gps. E spesso sono proprio le app apparentemente più innocue a tracciare la posizione degli utenti.

È la stessa tipologia di accuse rivolte per Google Street View. Qualche giorno fa l'azienda di Mountain View ha accettato di pagare una multa di 7 milioni di dollari a 38 Stati americani per evitare conseguenze peggiori.

Nonostante quest'ultima gatta da pelare in Cina, Google non rinuncia a guardare ai mercati asiatici con un interesse sempre crescente. Dopo il viaggio in Corea del Nord di qualche mese fa, il presidente di Mountain View, Eric Schmidt, la prossima settimana volerà in Myanmar. Nel Paese, reduce da decenni di dittatura, gli smartphone sono ancora poco diffusi. Perciò Google vede in questo territorio inesplorato buone possibilità di espansione, magari tramite dei dispositivi low-cost in piattaforma Android.

Schmidt incontrerà le autorità del Myanmar e circa 400 imprenditori locali.


2 - GALAXY ESSE O GALAXY BLUFF? ECCO PERCHÉ IL NUOVO SMARTPHONE DI SAMSUNG POTREBBE RIVELARSI UN AUTOGOL
Samsung ha finalmente scoperto le carte. Ieri ha presentato il suo nuovo gioiellino, il tanto atteso "Galaxy S4", in quel di New York. Un doppio schiaffo per Apple, che ha fatto della Grande Mela una sorta di quartier generale.

L'S4 ha decisamente delle caratteristiche esaltanti, almeno sulla carta. Le nuove tecnologie a comando ottico "Smart Pause" e "Smart Scroll", insieme alle "Air View" e "Air Gesture" permettono di interagire con lo smartphone senza nemmeno toccarlo. La fotocamera da 13 megapixel, lo schermo da 5 pollici e la forma più sottile del predecessore S3 fanno davvero ben sperare.

PRESENTAZIONE SAMSUNG GALAXY S4

Eppure ci sono due elementi che lasciano quantomeno perplessi. Primo: il prezzo. Circa 700 euro, proprio come l'iPhone. Per un'azienda che fa del risparmio sui materiali (di solito la plastica sostituisce il vetro) una filosofia, sono decisamente troppi.

Secondo: il software. Come ha ricordato proprio ieri il capo del settore marketing di Cupertino, Phil Schiller, è innegabile che Android, per quanto versatile e meno elitario rispetto all'iOS di Apple, non goda della stessa affidabilità di cui può vantarsi il sistema operativo della mela.

L'unione di questi due fattori potrebbe trasformare quello che doveva essere il colpo di grazia ad Apple in una clamorosa occasione mancata, se non addirittura in un autogol. Non bisogna dimenticare che il nuovo dispositivo coreano uscirà sul mercato solo fra un paio di mesi, e che a questo punto Apple potrebbe avere un vantaggio strategico nei confronti del rivale. L'azienda fondata da Steve Jobs potrebbe infatti approfittare di questo tempo per perfezionare il proprio iPhone 6 e lo smartphone low-cost di cui si parla da qualche tempo. E arrivare sul mercato allo stesso prezzo del concorrente con alle spalle una tradizione di indiscusse qualità, potrebbe rivelarsi vincente.

 

MILANO FRENA (-0,4%), DEBITO RECORD: 2022 MLD € - La Merkel molla il guinzaglio sul deficit italiano

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1 - BORSA: MILANO FRENA CON UE, REALIZZI SU GENERALI, VOLA BPER
(ANSA) - Seduta in calo per il mercato di Piazza Affari. Il listino, in scia all'andamento di Wall street e all'incertezza a livello europeo in attesa di segnali dal consiglio europeo di Bruxelles, ha lasciato lo 0,43% a 16.061 punti.

Federico Ghizzoni Unicredit

BANCHE CONTRASTATE, VOLA LA BPER. Nella giornata dei conti di UniCredit (+0,58%), archiviati con un utile di 865 milioni, il comparto bancario si è mosso a più velocità. Sugli scudi la Bper, volata del 10,48% dopo il più sette di giovedì. Segno più anche il Banco (+4,2%) in attesa dei conti che verrano pubblicati a breve. Deboli invece Mediobanca (-3%), Intesa Sanpaolo (-1,68%) e Ubi Banca (-1%). Tra gli assicurativi, vendite su Generali (-2,9%) all'indomani della volata per i conti del 2012.

BENE A2A, GIU' ENEL ED ENI. Nel comparto dell'energia, forti acquisti su A2A che ha guadagnato il 5,84%, al fianco di Saipem (+2%). Hanno frenato invece le 'big', Eni ed Enel, che hanno perso, rispettivamente, l'1,41 e dell'1,21 per cento. Mezzo punto percentuale in ribasso per Tenaris (-0,51%), mentre ha fatto peggio Enel Green Power (-1,52%).

CHI SALE & CHI SCENDE. Tra gli altri, ancora in rialzo Salvatore Ferragamo (+2,26%), seguita nel lusso da Tod's (+0,99%) e Luxottica (+0,78%). Segni positivi anche per Pirelli (+1,45%) e Telecom (+2,31%). Nella galassia Fiat (+0,67%) infine Exor ha guadagnato lo 0,59 per cento mentre Industrial è stata la peggiore del listino principale con una flessione del 3 per cento.

2 - DEBITO P.A.: BANKITALIA, A GENNAIO VOLA AL NUOVO RECORD DI 2.022,7 MLD
Radiocor - A gennaio il debito delle amministrazioni pubbliche e' aumentato di 34 miliardi rispetto al mese precedente, raggiungendo un nuovo massimo storico pari a 2.022,7 miliardi. Lo rende noto la Banca d'Italia nel supplemento al Bollettino statistico 'Finanza pubblica'. A dicembre 2012 il debito delle amministrazioni pubbliche si era attestato a 1.988,65 miliardi.

Il fabbisogno, pari a 0,9 miliardi, ha contribuito, rispetto a dicembre, all'aumento del debito (il cui stock torna ora sopra i duemila miliardi, soglia gia' sfondata in ottobre e novembre 2012). Invece l'emissione di titoli sopra la pari e l'apprezzamento dell'euro nel complesso hanno operato in senso opposto per 0,5 miliardi.

Nel mese di gennaio il sostegno dei Paesi dell'area dell'euro in difficolta' (si tratta della quota di competenza dell'Italia dei prestiti erogati dall'EFSF) e' stato pari a 0,4 miliardi (complessivamente tale sostegno ha raggiunto i 43 miliardi). Con riferimento alla ripartizione per sottosettori, il debito delle Amministrazioni centrali e' aumentato di 34,5 miliardi, quello delle Amministrazioni locali e' diminuito di 0,5 miliardi e quello degli Enti di previdenza e' rimasto sostanzialmente invariato.

Merkel e Monti

3 - DEFICIT: MERKEL, GIUSTO CHE ITALIA ABBIA SPAZI SU INVESTIMENTI PUBBLICI
( Il Sole 24 Ore Radiocor) - 'E' pienamente giusto che l'Italia con un deficit pubblico sotto il 3% possa avere maggiore spazio sugli investimenti come stabilito dalla parte preventiva delle regole del patto di stabilita''. Lo ha detto la cancelliera tedesca, Angela Merkel, alla conferenza stampa dopo la conclusione del Vertice Ue.

4 - E17: INFLAZIONE CALA ALL'1,8% A FEBBRAIO, AL 2 NELLA UE
Radiocor - Nell'Eurozona l'inflazione ha rallentato il passo all'1,8% annuo in febbraio rispetto al 2& di gennaio. Il dato conferma la stima diffusa lo scors o 1 marzo. Lo annuncia Eurostat precisando che nella Ue l'inflazione si e' contratta al 2%, dal 2,1% di gennaio.

5 - UNICREDIT: NEL 2012 TORNANO UTILE (865 MLN) E DIVIDENDO (9 CENT)
Radiocor - UniCredit ha chiuso il 2012 con un utile di 865 milioni contro un rosso di 9,2 miliardi l'anno prima e contro attese del mercato di 1,2 4 miliardi. Come annuncia la banca in una nota, il cda di UniCredit propone la distribuzione di riserve di profitto di 9 centesimi per azione (6 centesimi le attese) dopo la mancata remunerazione del 2011. Nel quarto trimestre dell'anno scorso UniCredit ha accusato una perdita di 553 milioni contro un utile di 114 milioni e attese di un rosso di 173 milioni.

I ricavi si sono attestati a 25 miliardi nel 2012 (+0,1% annuo), di cui 0,8 miliardi da operazioni di riacquisto, contro i 25,6 miliardi del consensus. Nel trimestre i ricavi si attestano a 5,7 miliardi (-5,6% annuo e -6,1% trimestrale), di cui 39 milioni da riacquisto, contro 6,07 miliardi nelle attese. Gli accantonati su crediti hanno pesato per 9,6 miliardi (+67,7% annuo) sull'intero esercizio 2012, malgrado un impatto in parte controbilanciato da 2 miliardi di affrancamento dell'avviamento ai fini fiscali, e per 4,6 miliardi nel trimestre (3,2 volte quanto accantonato nel quarto trimestre 2011 e 2,6 volte il totale del terzo trimestre).

6 - DRAGHI, IN ITALIA PRODUTTIVITA' AI MINIMI EUROZONA
(ANSA) - La crescita della produttività in Italia è al palo, ai minimi fra i 'Big' dell'Eurozona come Germania, Francia, Spagna, mentre crescono a un tasso simile gli stipendi. Lo ha mostrato, attraverso dei grafici appena pubblicati dalla Bce, il presidente Mario Draghi durante un intervento ieri sera al Consiglio Ue.

Draghi, Merkel e Monti

Nel documento pubblicato sul sito della Bce Draghi indica fra le priorità una "riforma dei contratti per i Paesi con pressanti problemi di competitività", oltre a una "revisione dei mercati dei prodotti (liberalizzazioni, ndr) e del lavoro per verificarne la compatibilità con la partecipazione all'unione monetaria". Occorre inoltre "una piena realizzazione della normativa sul mercato unico", dice il presidente della Bce. L'intervento di Draghi, dopo aver passato in rassegna la discesa in recessione dei Diciassette (in media), la disoccupazione quasi ovunque in rialzo rispetto al gennaio 2007 (salvo che in Belgio, Malta e Germania) , si concentra sul deficit corrente di una serie di Paesi fra cui Italia e Francia, indice di una perdita di competitività.

L'Italia figura la seconda peggiore dopo la Grecia fra i 17 quanto al rapporto debito Pil nel 2012, mentre è in posizione intermedia, superata in meglio da Austria, FInlandia, Lussemburgo, Estonia e Germania) per quanto riguarda il deficit. Il caso-competitività dell'Italia e della Francia è evidente dai grafici successivi sul 'gap' crescente fra crescita degli stipendi e produttività. Fatto 100 il 1999, l'Italia nel 2012 presentava un indice di produttività inchiodato a 105, la Francia inferiore a 110, la SPagna a 115, la Germania poco sotto 110. DI contro, lo stipendio per impiegato è volato a circa 140 in Italia e Francia, a quasi 150 in SPagna, fermandosi a 120 in Germania.

7 - GRUPPO 24 ORE: NEL 2012 RICAVI CONSOLIDATI A 430,9 MILIONI (-7,9%)
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Ricavi consolidati pari a 430,9 milioni di euro nel 2012 per il Gruppo 24 Ore, in diminuzione del 7,9%, principalmente per effetto della contrazione dei ricavi pubblicitari (-16%) e dei ricavi dell'area Software (-7,8%) che hanno risentito dello sfavorevole andamento del mercato.

il sole ventiquattro ore

Il risultato netto di gruppo e' pari a -45,8 milioni, in diminuzione di 37,4 milioni verso l'anno precedente, dopo accantonamenti una tantum e oneri di ristrutturazione per 28,1 milioni di euro (liquidazione Alinari, svalutazione Business Media, ristrutturazione delle reti e canali di vendita, razionalizzazione della gestione degli immobili, revisione del processo produttivo, oneri di ristrutturazione del personale). Nel 2012 sono stati avviati interventi per una ulteriore diminuzione dei costi con impatto nel 2013 pari a oltre 30 milioni di euro. La posizione finanziaria netta e' positiva per 5,3 milioni di euro.

8 - GRUPPO 24 ORE: RICAVI DIGITALI PARI AL 31,4% DEL TOTALE
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Le copie vendute carta/digitale de Il Sole 24 Ore nel 2012 crescono complessivamente del 7,1% rispetto al 2011. Il risultato del 2012 si e' consolidato nel gennaio 2013 posizionando Il Sole 24 Ore come primo quotidiano digitale con 46.190 copie giornaliere e terzo assoluto nella classifica carta/digitale Ads (280.187 copie) a gennaio 2013. Nel 2012 sono piu' che raddoppiati gli abbonamenti digitali pagati che hanno superato le 40 mila copie a dicembre e la diffusione cartacea del quotidiano si e' attestata a 260 mila copie.

I ricavi digitali complessivi (135,4 milioni di euro) ammontano al 31,4% dei ricavi totali e posizionano il gruppo a livello dei grandi player internazionali del settore editoriale. Il risultato e' frutto dell'alleanza operativa tra l'Area Editrice e l'Area Tax & Legal, che ruota intorno alla valorizzazione dei contenuti informativi del Sole 24 Ore, e ai progressi dell'Area Software. In particolare, i ricavi digitali di Tax & Legal salgono del 13,8% e per la prima volta superano quelli cartacei dell'area attestandosi al 52% dei ricavi (45% nel 2011). Il sito www.ilsole24ore.com nel 2012 e' cresciuto del 37% nei browser unici medi giorno e del 56% nelle pagine medie giorno. La versione mobile del sito e' cresciuta del 59% nei browser unici medi giorno e del 63% nelle pagine viste medie giorno (fonte: Nielsen Site Census).

9 - BANCO POPOLARE: PERDITA 2012 SFIORA IL MILIARDO
(ANSA) - Il Banco Popolare chiude il 2012 con una perdita che sfiora il miliardo di euro per effetto del rosso di Agos Ducato e delle rettifiche su crediti richieste dalla Banca d'Italia. Il risultato del gruppo è in perdita per 945 milioni di euro.

banco popolare

In particolare, da Agos-Ducato, la joint-venture nel credito al consumo controllata dal Credit Agricole, il Banco ha riportato una perdita d'esercizio di 516 milioni (400 mln nel quarto trimestre e 116 mln sui nove mesi). Per quanto riguarda invece il rischio di credito, su cui la Banca d'Italia ha acceso un faro su un campione di banche, nel corso dell'ultimo trimestre sono state registrate rettifiche di valore su crediti per 683,5 milioni portando l'ammontare complessivo dell'addebito al conto economico a tale titolo per l'intero esercizio 2012 a 1,2 miliardi. Queste rettifiche, spiega la banca veronese, "trovano la propria ragione principale nella persistenza della crisi sistemica, che nel 2012 ha accresciuto in misura rilevante le difficoltà già precedentemente accusate da imprese e famiglie nel far fronte agli impegni assunti".

L'ammontare delle rettifiche rilevate nel quarto trimestre comprende, quindi, una quota che si ritiene avere carattere "straordinario" ragionevolmente stimata nell'ordine di 400 milioni, con un conseguente impatto negativo a livello di ultima riga del conto economico per 275 milioni. A queste voci si aggiunge infine l'impatto di natura "esclusivamente contabile" derivante dalla volatilità del merito creditizio delle banche italiane. Il miglioramento del merito creditizio del Banco, spiega la nota, registrato rispetto a fine 2011 ha comportato una rivalutazione delle passività finanziarie di propria emissione e u

GIANLUCA BALDASSARRI jpeg

10 - MPS, SPUNTA BALDASSARRI TRA I SOCI OCCULTI DI GINORI
G. Pao. per "La Stampa" - C'è un filo che lega la vicenda Mps al crac Richard Ginori. E il filo passa per Gianluca Baldassarri, l'ex responsabile dell'area finanza di Mps attualmente in carcere. Baldassari, come racconta lui stesso ai pm di Siena il 21 febbraio scorso, aveva investito 1 milione di euro di soldi propri nella Starfin, la holding che controllava Richard Ginori. Un investimento ben celato, effettuato attraverso una holding di Madeira, la Kurasi Investments, alla quale faceva capo il 4,25% di Starfin. A capo della Starfin c'era Roberto Villa, già alla Gdp, amico di lunga data e conterraneo di Baldassarri.

 

NON RISPEDIRE I DUE MARINAI IN INDIA STA METTENDO L’ITALIA FUORI DALLA LEGGE

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1. LADY ASHTON SUL CASO DEI MARÒ: «COLLOQUI IN CORSO TRA ITALIA E INDIA» - NAPOLITANO: SOLUZIONE IN BASE A DIRITTO INTERNAZIONALE
Corriere.it

«Siamo in contatto col governo italiano, con l'ambasciatore italiano in India e con il nostro ambasciatore. Sono in corso colloqui tra Italia e India e dobbiamo vedere come vanno». Catherine Ashton, alto rappresentante per la politica estera Ue, interviene sul caso dei due marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre.

DANIELE MANCINI TRA SALVATORE GIRONE E MASSIMILIANO LATORRE jpeg

NAPOLITANO - Venerdì il capo dello Stato Giorgio Napolitano è intervenuto per chiedere che il braccio di ferro che vede contrapposte Italia e India sia risolto in modo «amichevole» sulla base del diritto internazionale. L'auspicio del presidente Giorgio Napolitano è contenuto in un comunicato diffuso dal Quirinale, dopo un incontro con i ministri degli Esteri, Difesa e Giustizia, Giulio Terzi, Giampaolo Di Paola e Paola Severino.

L'AMBASCIATORE MANCINI - Proseguono intanto le restrizioni imposte alla libertà di movimento dell'ambasciatore d'Italia a New Delhi Daniele Mancini, mossa dell'India dopo il mancato ritorno dei marò. Il sindacato più rappresentativo dei diplomatici italiani, il Sndmae, venerdì ha reagito duramente sottolineando che la Convenzione di Vienna vieta che il rappresentante di uno Stato sia preso «in ostaggio».

2. RITORSIONE DELL'INDIA CONTRO L'AMBASCIATORE ITALIANO
UN EX DIPLOMATICO INDIANO: "AVETE RAGIONE VOI. CASO SFRUTTATO DAI POLITICI"
di Daniele Raineri per Il Foglio

Non è consentito neanche in tempo di guerra prendere in ostaggio l'ambasciatore di un altro paese, secondo l'articolo 44 della Convenzione di Vienna del 1965, ratificata sia dall'Italia sia dall'India. Eppure è quello a cui stanno andando pericolosamente vicini la Corte suprema dell'India, che ha chiesto all'ambasciatore italiano Daniele Mancini di non abbandonare il paese, e il governo di Nuova Delhi, che ha messo in allerta tutti gli aeroporti per evitare che Mancini possa salire su un aereo. Il diplomatico evita di creare ulteriori situazioni di conflitto con gli indiani, in raccordo con la Farnesina. Ma sarebbe curioso verificare cosa succederebbe se acquistasse un biglietto e si presentasse al gate d'imbarco. Sarebbe trattenuto?

L'ambasciatore Mancini ha dato alla Corte suprema la sua garanzia che i due marò detenuti in India con l'imputazione di duplice omicidio - avvenuto in mare il 15 febbraio dell'anno scorso - avrebbero fatto rientro al termine del periodo di un mese concesso per le elezioni in Italia.

Il governo italiano ha però annunciato che non restituirà i due militari, perché non ha ricevuto risposta all'offerta di soluzione diplomatica fatta all'India. Un discreto apparato di sorveglianza starebbe ora tenendo d'occhio l'ambasciatore italiano, secondo fonti a Nuova Delhi. Lui ha fatto sapere di non avere intenzioni di muoversi a breve termine - ma gli indiani non sono evidentemente nella disposizione d'animo per fidarsi.

Il ministero degli Esteri indiano ieri ha disposto un abbassamento di grado delle relazioni diplomatiche con l'Italia, trattenendo in patria il nuovo ambasciatore indiano, Basant Kumar Gupta, che sarebbe dovuto arrivare a Roma venerdì prossimo. Nuova Delhi cerca qualcosa da gettare in pasto all'opinione pubblica furiosa, che guarda con rancore all'italianità di Sonia Gandhi, nume politico del partito di governo e che osserva con sospetto come i giudici indiani abbiano bisogno delle carte italiane per andare avanti con le indagini sullo scandalo degli elicotteri Agusta.

SALVATORE GIRONE E MASSIMO LATORRE

La rottura dei patti decisa dal governo italiano (in scadenza) è finita al centro della tempesta perfetta del revanscismo indiano. Nitin Pai, direttore della National Interest Review, rivista di affari strategici indiani, saluta con soddisfazione la decisione di limitare gli spostamenti di Mancini: "Buone mosse. Serve di più". "L'India non dovrebbe prendere di mira i rapporti economici con l'Italia - dice Pai al Foglio - dovrebbe portare la questione all'Unione europea.

L'India dovrebbe dire chiaramente che il comportamento dell'Italia avrà ripecussioni sulla sua capacità di ottenere aiuti dall'Unione europea". Pai è rassegnato all'idea che i due marò non saranno restituiti, ma sostiene che per l'India è essenziale mantenere intatta la sua capacità di deterrenza: "Chi non rispetta i patti con l'India deve temerne la reazione".

"ROMA HA CAPITO COME SAREBBE ANDATA"
Nel coro dei furiosi, spicca la reazione composta da Nuova Delhi di M. Bhadrakhumar, ex ambasciatore indiano, che su Asia Times loda "la ragionevolezza, l'umanità e la flessibilità della posizione italiana fin dal primo giorno. Tutto quello che volevano era un'indagine congiunta prima di andare a processo per stabilire chi avesse la competenza giurisdizionale, l'Italia o l'India, per giudicare i marò. Gli italiani hanno pagato un risarcimento enorme alle famiglie, che è molte volte quello che avrebbe dato il governo indiano in circostanze simili".

MARIO MONTI E TERZI DI SANTAGATA A NEW YORK jpeg

Il diplomatico scrive che il caso dei marò è il terzo in cui i politici indiani per motivi di partito giocano la parte degli agitatori e creano problemi internazionali, "come è già successo con lo Sri Lanka e con il Bangladesh". "Roma ha realizzato che questo stava diventando un caso senza fine, considerato il ritmo a cui si muove il gigantesco sistema indiano e le incursioni politiche.

edward luttwak e annagrazia calabria

Intanto, i due marine sarebbero restati prigionieri". "Oltretutto - continua l'ambasciatore - non capisco cosa è successo ai partiti della sinistra quando la marina americana ha sparato a due pescatori indiani vicino Dubai due mesi fa [...] in quel caso, non c'era ciccia politica da ricavare dalla morte di due pescatori ignoti del Tamil Nadu, dove nessuno ha mai sentito nominare la sinistra e il caso è stato subito archiviato. Invece questo caso italiano riguarda il Kerala ed è scoppiato l'inferno".

3. «MA I PATTI SI RISPETTANO COSÌ L'ITALIA SI DISCREDITA»
Monica Ricci Sargentini per il Corriere della SEra

«Pacta sunt servanda, i patti si rispettano». Per Edward Luttwak, economista e politologo vicino al Dipartimento di Stato americano, la decisione italiana di non far tornare in India i marò compromette la credibilità del nostro Paese in modo irreparabile. «È mille volte peggio del caso Ruby - dice al telefono dall'Iraq dove sta seguendo un suo progetto -. È inutile che il governo Monti adotti patetiche scuse giuridiche, quei marinai devono tornare in India. Spero che il presidente della Repubblica intervenga e rovesci la decisione del governo ristabilendo il rispetto delle regole base della vita internazionale».

MONTI STAMANE A NAPOLI

L'Italia, però, sostiene di essere nel giusto, giuridicamente parlando.
«Ma questo non c'entra nulla. Il problema è il rapporto tra uno Stato e l'altro. La questione giuridica farà il suo corso nelle sedi preposte. Facciamo un passo indietro: il governo italiano ha chiesto agli indiani di rilasciare i due marò e i giudici hanno detto di sì. La corte del Kerala aveva stabilito una cauzione molto alta ma la Corte Suprema ha detto che i marinai dovevano essere rilasciati perché lo Stato italiano garantiva per loro, dava la sua parola. Se la cauzione fosse stata pagata allora il non ritorno dei marinai poteva avere conseguenze diverse perché i soldi potevano essere considerati una sorta di riscatto. Ma così non c'è scampo».

IL PRESIDENTE INDIANO SINGH jpeg

Quali sono le conseguenze della decisione italiana?
«Il governo italiano ha compromesso lo Stato italiano, la sua credibilità. Bisogna ricordarsi cos'è la Corte suprema in India. Indira Gandhi molti anni fa aveva istituito la legge marziale, messo in prigione gli oppositori e cominciato a costruire una dittatura. Ma la Corte suprema la bloccò con un pezzo di carta dicendo che doveva fare le elezioni e lei ubbidì. Questo le dà l'idea della potenza dell'istituzione».

Ma non crede che l'India tenendo in ostaggio l'ambasciatore italiano stia violando le regole del diritto internazionale?
«No, non lo credo. Per questa Corte suprema se l'Italia non ridà indietro i marinai si mette fuori dalla legge. Siccome lo Stato è fuorilegge non esiste più l'immunità per l'ambasciatore perché rappresenta un Paese illegale. È inutile che il governo usi legalismi che lo screditano ancora di più. Questa visita dei marò in Italia era extragiudiziaria: una concessione di una grande democrazia a un'altra grande democrazia».

I DUE MARO LATORRE E GIRONE

Secondo lei perché il governo italiano avrebbe preso questa decisione?
«Forse per piegarsi a un impulso populista. Quello che non capisco è come il ministro degli Affari esteri, Giulio Terzi, un diplomatico rispettato per la sua grande esperienza e capacità diplomatica, non abbia spiegato ai suoi colleghi che tutto il sistema internazionale è basato su un paio di principi e uno di questi è pacta sunt servanda. Anche il patto più cretino va comunque rispettato, casomai si rinegozia».

 

 


CON DUE PD A CAMERA E SENATO VERSO IL RITORNO ALLE URNE

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Corriere.it

PIERLUIGI BERSANI PRESENTA LA CANDIDATURA DI PIETRO GRASSO

SALTATA LA TRATTATIVA CON I MONTIANI - BERSANI: «IL PD SA DECIDERE»
Laura Boldrini alla Camera e Piero Grasso al Senato: sono i due nomi «nuovi» che il Pd ha proposto per la presidenza delle Camere dopo la riunione dei parlamentari allargata anche a Sel e a Centro Democratico. Queste candidature, ha spiegato Pier Luigi Bersani tra gli applausi dei deputati presenti, «vanno nella logica di responsabilità e cambiamento».

Laura Boldrini è esponente di Sel ed ex portavoce della Unhcr in Italia. Piero Grasso è l'ex procuratore antimafia. Entusiasta il commento di Matteo Renzi, che scrive su Twitter: «Piero Grasso e Laura Boldrini sono due ottime proposte del Pd. Da Firenze, dalla manifestazione di "Libera", facciamo il tifo per loro».

adr30 laura boldrini

FORZA MORALE - «Abbiamo cercato fino all'ultimo corresponsione e condivisione con le altre forze politiche - ha spiegato Bersani riferendosi ai montiani -. Ci dispiace veramente che non ci sia stata un'assunzione di responsabilità da altri, ma abbiamo dimostrato che se tocca a noi sappiamo decidere. Ne siamo usciti con grande forza con due candidati di lungo corso nella società con una forza civica e morale che serve come messaggio al Paese. Il Pd non sta fermo». Il segretario del Pd ha aggiunto che «il Pd continuerà ad avere un atteggiamento di condivisione e reciprocità anche per le presidenze delle commissioni».

INNOVAZIONE - Anche l'intervento di Dario Franceschini è stato accolto con una standing ovation da parte del gruppo Pd-Sel alla Camera. «Dopo la scelta di Monti siamo stati costretti all'autosufficienza e allora non potevamo che scegliere il rinnovamento e la tenuta della coalizione» ha detto l'ex capogruppo democratico alla Camera. Quella di Boldrini e Grasso, ha spiegato è stata «una grande scelta di innovazione che ho voluto e condiviso. Mai le aspirazioni personali davanti agli interessi generali».

PIETRO GRASSO TRA BERSANI ED ENRICO LETTA

Anche per Barbara Pollastrini del Pd «i nomi di Laura Boldrini e Pietro Grasso sono ottime scelte, innovative e autorevoli». Enrico Letta, al termine della riunione con i senatori di Italia Bene Comune, ha commentato così la scelta del suo partito: «Grasso è una figura importante e noi lo indichiamo anche per ciò che rappresenta». Alla domanda se il Pdl possa convergere su Luis Alberto Orellana, candidato alla presidenza del Senato per il M5S, Letta risponde: «Ci pensino bene. Pensino anche a cosa Grasso rappresenta». Anche Bersani ha commentato l'ipotesi della convergenza Pdl-M5S: «Ognuno si assuma le sue responsabilità. Noi ci siamo assunti la nostra».

BOCCIA: NO IPOTESI VENDOLA - Sempre dal Pd Francesco Boccia si dice contrario all'idea di Nicky Vendola che propone un candidato M5S alla presidenza della Camera o al Senato (Roberto Fico alla Camera e Orellana al Senato): «È una posizione che comprendo dal punto di vista politica, ma dal punto di vista istituzionale è un errore. Dare a un profilo mai entrato in Parlamento la guida e il timone del processo legislativo di uno dei due rami, non credo sia inopportuno. Non c'è dialogo con M5S, noi lo proponiamo ma loro lo rifiutano, quando è così non possiamo parlare di dialogo istituzionale ma di supplica, ma con le suppliche non si è mai costruito nulla».

TONIATO MONTI

5 STELLE: SE LI VOTINO - Diverso il clima in casa del Movimento 5 Stelle, che non cambia idea e continuerà a votare per i propri candidati. «Se li votino» ha commentato il capogruppo M5S al senato Vito Crimi a chi gli domandava se l'indicazione dei due nomi nuovi potesse mutare la decisione dei 5 Stelle di non sostenere candidati del Pd o del Pdl alla presidenza.

VERTICE PDL - I senatori del Pdl sono riuniti per definire la loro posizione in vista del terzo scrutinio delle ore 11: la riunione sarà solo dei senatori Pdl senza la Lega. Ma l'ex Guardasigilli Francesco Nitto Palma (Pdl) anticipa: «Penso proprio che non faremo convergere i nostri voti su Grasso». Il Pdl non avrebbe cambiato linea e dunque voterebnbe scheda bianca senza indicare propri candidati.

Nicki Vendola

In via dell'Umiltà viene spiegato che al partito non interessano le poltrone di Montecitorio e Palazzo Madama, ma quel che conta è avere un capo dello Stato di garanzia. Pertanto i nomi indicati da Bersani vengono considerati come una questione interna al Pd, mentre al Pdl interessa avere subito un governo. Berlusconi è disponibile a un Esecutivo di larghe intese da fare in tempi rapidi.

SCELTA CIVICA - È in corso anche la riunione di deputati e senatori di Scelta Civica con Mario Monti nella sala Alcide De Gasperi a Montecitorio. L'orientamento per le presidenze di Camera e Senato è quello di votare scheda bianca. Nel vertice notturno tra Monti e i vertici di Scelta Civica sull'ipotesi di intesa con il Pd per la presidenza delle Camere c'era stata una fumata nera.

 

BERSANI FOLLIE: PASSA ALLA CAMERA, CADE AL SENATO? - ELEGGERE IL PRESIDENTE DELLA CAMERA ERA IL PASSO PIÙ SEMPLICE

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Da "Ansa.it"

Laura Boldrini è stata eletta presidente della Camera 327 con voti. Questo il risultato della votazione: Presenti 618; Maggioranza richiesta: 310; Boldrini: 327;Fico:108; Schede bianche: 155; schede nulle: 10; Voti dispersi: 18.

I deputati del Movimento Cinque Stelle al termine della votazione per il presidente della Camera hanno applaudito il loro candidato Roberto Fico che scendeva dall'emiciclo e si dirigeva verso l'uscita. Accanto ai banchi del governo, Fico ha incrociato Pierluigi Bersani. Il segretario Pd gli ha sfiorato il braccio, come in segno di saluto.

LAURA BOLDRINI

"Sono molto molto soddisfatto, abbiamo eletto una candidato di grandissimo profilo culturale e moralmente indiscutibile e di cambiamento e l'abbiamo offerta all'elezione di tutti". Così Pier Luigi Bersani commenta l'elezione di Laura Boldrini alla presidenza di Montecitorio.

"Piero Grasso è una figura di grande garanzia che può essere accettata da tutti. Mi auguro che anche al Senato le cose vadano bene e che anche lì avvenga il cambiamento". E' l'auspicio espresso dal segretario del Partito Democratico Pier Luigi Bersani. "Pur avendo dovuto scegliere da soli anche se non avremmo voluto, abbiamo scelto figure sul lato del cambiamento e abbiamo presentato le nostre intenzioni in modo aperto e sincero. Vediamo se avverrà, io aspetto fiducioso". Alle aperture di alcuni esponenti M5s a votare Grasso, il segretario Pd osserva che l'ex procuratore Antimafia "ha per la sua storia un profilo di garanzia".

LAURA BOLDRINI

Tutti i deputati, tranne quelli del Pdl che sono rimasti seduti, in piedi hanno accolto applaudendo l'ingresso nell'Aula di Montecitorio di Laura Boldrini, eletta presidente della Camera. Tutti i deputati hanno applaudito in piedi quando il presidente della Camera Laura Boldrini ha citato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il primo ringraziamento è per il Presidente Napolitano "custode rigoroso" dell'unità del Paese. Poi ai giovani appena eletti in Parlamento. "Insieme riusciremo a affrontare l'impegno straordinario" legato al lavoro "istituzioni repubblicane", ha detto Laura Boldrini.

Un debole applauso, proveniente solo dai deputati del centrosinistra, ha sottolineato le parole della presidente della Camera quando ha ringraziato il suo predecessore Gianfranco Fini. Da parte del Pdl solo silenzio e qualche commento.

"Care deputati e deputati, permettetemi di esprimere il mio più sentito ringraziamento per l'alto onore e responsabilità che comporta il compito di presiedere questa assemblea. Vorrei rivolgere il mio saluto rispettoso e riconoscente e quello dell'assemblea al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, custode rigoroso dell'unità del paese e dei valori della Costituzione repubblicana": lo dice la neopresidente della Camera Laura Boldrini.

"Questa aula darà ascolto alla sofferenza sociale di una intera generazione", ha aggiunto nel suo discorso di investitura alla presidenza della Camera ricordando i numerosi giovani costretti a cercare lavoro all'estero.

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"Nessuno di noi ha dimenticato gli esodati", ha detto Laura Boldrini nel suo primo discorso da presidente della Camera assicurando l'impegno dei parlamentari sul problema esodati.

Standing ovation del centrosinistra e di M5S nell'Aula della Camera qunado la presidente Laura Boldrini ha parlato della necessità di difendere i diritti delle donne. Quanto al Pdl, solo alcune deputate si sono unite in piedi nell'applauso. Poi un'altra ancora tranne che dei deputati del Pdl quando la presidente della Camera Laura Boldrini ha ricordato "chi ha liberato l'Italia dal fascismo". Pochi applausi del Pdl in aggiunta a quelli generali solo quando Boldrini ha ricordato la lotta alla mafia. Tutti in piedi, però, nel ricordo di Aldo Moro, di cui oggi cade l'anniversario del rapimento. "Molto, molto dobbiamo al sacrificio di Aldo Moro e della sua scorta che ricordiamo con emozione oggi" giorno in cui cade l'anniversario della strage di via Fani.

"Facciamo di questa Camera la casa della buona politica": lo dice la neopresidente della Camera Laura Boldrini. "Scrolliamoci di dosso ogni indugio nel dare piena dignità" a questa istituzione che saprà riconquistare la propria "centralità". "Stiamo iniziando un viaggio e io con cura e umiltà" accompagnerò "la richiesta di cambiamento che arriva da tutti gli italiani, soprattutto dai nostri figli".

La Camera sia il "luogo di cittadinanza di chi ha più bisogno. Il mio pensiero va a chi ha perduto certezze e speranze", ha detto Laura Boldrini, nel suo discorso di insediamento.

SENATO: TERZA VOTAZIONE, GRASSO 120, SCHIFANI 111 - E' di nove voti la distanza tra Piero Grasso (120) e Renato Schifani (111) dopo la terza votazione al Senato per l'elezione del presidente. Luis Orellana (M5S) ha avuto 52 voti. Schede bianche, 22. Due voti a Ignazio Marino, due ad Anna Finocchiaro, uno a Casini e Quagliariello. Presenti 311, votanti 311.

La quarta votazione per la presidenza del Senato è stata convocata oggi pomeriggio alle 16.30. Lo ha comunicato il presidente di turno Emilio Colombo dopo la proclamazione dei risultati che hanno registrato anche per il terzo scrutinio un nulla di fatto.

bersani_napolitano

Ora la battaglia e' al Senato. Alla quarta votazione i montiani rischiano di diventare davvero determinanti. I senatori del centrosinistra infatti sono 125 (Pd, 3 eletti all'estero, Tonini, 7 di Sel e 10 delle Autonomie). Mentre quelli del centrodestra sono 117 (98 Pdl, 18 Lega, 1 Grande Sud). Se anche i 21 montiani (20 più Monti) dovessero optare per la candidatura di Renato Schifani individuata stamattina dal Pdl "come candidatura istituzionale", l'ex presidente del Senato potrebbe tornare ad occupare lo scranno più alto di palazzo Madama. I 54 grillini, sulla carta determinanti in un senso o nell'altro, hanno confermato questa mattina l'intenzione di rivotare il proprio candidato Luis Alberto Ornellana. In caso di ballottaggio - spiegano - potrebbero uscire dall'aula o votare scheda bianca. E neanche i due senatori a vita Giulio Andreotti e Carlo Azeglio Ciampi potrebbero cambiare la situazione visto che il centrodestra con 'Scelta Civica' arriverebbe a 138. Contro i 125 del centrosinistra. Se invece i 21 montiani confermassero l'intenzione di votare scheda bianca i giochi sarebbero ancora aperti, ma difficilmente si arriverebbe alla maggioranza assoluta dei votanti. A meno di colpi di scena dell'ultimo momento.

PIERO GRASSO

ALFANO, CON TICKET PD PAESE PRECIPITA VERSO URNE - "Con il ticket proposto dal Pd il Paese precipiterebbe verso le urne, mentre la candidatura di Schifani consentirà la nascita di un nuovo governo per affrontare la situazione di crisi". Lo scrive su Facebook il segretario del Pdl, Angelino Alfano assicurando che "il Pdl sarà compatto e attrattivo di altri consensi". "Di fronte alla grande chiusura della coalizione di Bersani che porta il Paese in un vicolo cieco - prosegue Alfano - noi proponiamo la massima apertura: una candidatura istituzionale, di Renato Schifani, che ha onorato la funzione e la carica. La sua - assicura - non è una candidatura del Pdl, ma di continuità istituzionale che offriamo al Senato". "Con il ticket del Pd, che propone Grasso al Senato e Boldrini alla Camera - spiega sempre su Facebook - il Paese resterebbe senza governo. Se viene eletto Schifani si dà la possibilità che il governo nasca e la possibilità di affrontare la grave crisi economica. Puntiamo ad assicurare una guida autorevole attraverso una persona che ha già ben operato". Il Pdl, assicura Alfano, "sarà compatto e attrattivo di altri consensi. Il voto è segreto e in piena coscienza i senatori dovranno decidere se precipitare il Paese verso le urne o appoggiare la candidatura dell'attuale presidente del Senato".

Ieri 5 fumate nere per le elezioni dei presidenti delle camere. Vota praticamente solo M5s, che debutta tra cravatte no-Tav e apriscatole, sedendo in alto alla Camera. Berlusconi chiama fuori il Pdl: colpa di un Pd irresponsabile, accusa.

NAPOLITANO: COMINCERO' CONSULTAZIONI 20/3 - "Mi auguro ancora che sia possibile giungere oggi all'elezione dei Presidenti" delle Camere e "all'attribuzione di tutti gli incarichi istituzionali, in un clima di condivisione della responsabilità di favorire - dopo le elezioni del 24 febbraio e sulla base dei risultati che ne sono scaturiti - l'avvio di una costruttiva dialettica democratica e di una feconda attività parlamentare". E' quanto si legge nella nota del Quirinale.

"E' importante che in sede europea, e nell'esercizio di ogni iniziativa possibile e necessaria specie per l'economia e l'occupazione, il governo conservi la guida autorevole di Mario Monti fino all'insediamento del nuovo governo (per la cui formazione inizierò le consultazioni di rito mercoledì 20)" afferma il Capo dello Stato.

"L'abbandono, in questo momento, da parte del presidente Monti, della guida del governo, genererebbe inoltre problemi istituzionali senza precedenti e di difficile soluzione. Apprezzo pertanto il senso di responsabilità e spirito di sacrificio con cui egli porterà a completamento la missione di governo assunta nel novembre 2011", conclude la dichiarazione.

CRIMI (M5S), GRASSO E BOLDRINI? SE LI VOTINO - I nomi di Piero Grasso e Laura Boldrini proposti dal Pd per la presidenza delle Camere non cambiano la posizione del Movimento 5 Stelle, che continuerà a votare per i propri candidati. "Se li votino", risponde il capogruppo M5S al senato Vito Crimi a chi gli domanda se l'indicazione di due nomi nuovi possa mutare la decisione dei 5 Stelle di non sostenere candidati del Pd o del Pdl alla presidenza.

 

NUOVA PARLAMENTO, VECCHI DESAPARECIDOS: LA CAMERA DEI DIMENTICATI

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Paolo Bracalini per "Il Giornale"

Walter Veltroni, per vederlo, non bisognerà più cercarlo a Montecitorio, ma sul canale Iris, quello di Mediaset, dove l'ex segretario Pd è stato assunto come commentatore per un ciclo di film (sua passione primigenia) sulla guerra.

Veltroni e Di Pietro

Ancora più desaparecido di lui, tra gli assenti eccellenti del nuovo Parlamento, è Gianfranco Fini. Fino a giovedì la sua immagine di presidente campeggiava nel sito della Camera dei deputati, poche ore dopo rimpiazzata da una foto generica dell'emiciclo. Come ex presidente, però, gli resta un ufficio e due segretarie, benefit meno opulenti rispetto ai predecessori (Violante, Casini, Bertinotti, Pivetti) che a lungo, alcuni tuttora, conservano mini appartamenti alla Camera dei deputati con personale.

Volatilizzati tutti i deputati di Fli, neppure uno eletto, soltanto Aldo Di Biagio salvato dal voto all'estero (ma per il Senato) e Della Vedova, anche lui senatore, ma grazie ai voti in più, trainati da Monti. Il resto della truppa cerca lavoro fuori dai Palazzi, e sembra un secolo fa quando i cronisti parlamentari li inseguivano tra cortili e Transatlantico per carpirne l'umore e quindi il destino del governo di centrodestra appeso ai loro voti. Bocchino, Granata, Briguglio, Bongiorno, Perina, Raisi: bastava un loro colpo di tosse, nei giorni di gloria, per fare notizia, ora da non eletti nessuno se li fila più.

Le relazioni pericolose di Gianfranco Fini h partb

Stessa sorte per il desaparecido Di Pietro, tradito dal Guatemala di Ingroia, un barlume di speranza mal riposta per tentare un nuovo giro alla Camera, dopo la liquefazione della sua Idv. Nel Parlamento invaso da grillini non si vedrà più il passo spedito di Tonino, sempre seguito da due/tre addette stampa o collaboratrici, ma c'è abbondanza di chi non farà rimpiangere i suoi interventi-show in aula. Eliminata, insieme al leader, tutta la chiassosa squadra dell'Italia dei Valori, salita sul carro sbagliato, mentre si salva in corner, essendone sceso per tempo, l'unico (ex) dipietrista di nuovo onorevole, il campano Nello Formisano, eletto coi pochi miracolati di Tabacci grazie all'alleanza Pd.

FLAVIA PERINA

Cadono, travolti dallo tsunami elettorale, i maratoneti delle legislature, quelli che stavano lì da decenni. Alla Camera, non c'è più Beppe Pisanu, ex democristiano poi berlusconiano (ma scettico) onorevole dal 1972, per dieci legislature, dalla sesta (1972-1974) alla scorsa, la sedicesima. Fuori anche il repubblicano Giorgio La Malfa, deputato da quarant'anni interrotti soltanto ieri, come Mario Tassone, Udc, altro veterano costretto a scendere dal Montecitorio.

Resiste invece, eroicamente, Francesco Colucci, classe 1932, questore della Camera nella legislatura appena finita e rieletto al Senato, col Pdl. Raggiunge, grazie al trasbordo a Palazzo Madama così il record di permanenza in Parlamento: dal secondo governo Andreotti nel 1972 a quelli Rumor e Moro, è arrivato all'ultimo Berlusconi e ora attende il nuovo premier, sempre lì. Un altro decano che non c'è più: Massimo D'Alema. Scelta volontaria, fatta due mesi prima del voto, che però lasciava prevedere un incarico di governo per l'ex premier, ex segretario dei Ds, ex ministro, ex tante altre cose, eletto per la prima volta alla Camera nel 1987, quando a presiedere l'assemblea c'era Nilde Iotti.

Bocchino e la Began

Nella squadra del Pdl non troviamo più l'ex ministro Frattini (non candidato), al suo posto debutta Gallo Afflitto (nome: Riccardo), onorevole uruguaiano eletto in Sud America (nel centrosinistra invece arriva la bella brasileira Rita Bueno, avvocato trentenne di Brasilia). Falcidiato l'Udc alla Camera, dove il risultato è stato pessimo, fuori anche Roberto Rao, storico braccio destro di Casini, il leader che si salva avendo optato saggiamente per il Senato, dove non era mai stato eletto, e lasciando la Camera dopo trent'anni esatti (debutto da onorevole nel 1983, governo Craxi).

Dell'Udc ce la fa la cattolicissima Paola Binetti, e anche Adornato, ex forzista. Fuori tutti i nomi noti della sinistra radicale, già esclusi nel 2008 e non premiati dalla corsa con Ingroia (i comunisti Diliberto e Ferrero). Un esercito di desaparecidos.

 

SENATO THRILLING: A CHI VA IL VOTO DEI MONTIANI E GRILLINI?

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Corriere.it

- TUTTO GIRA INTORNO AI 53 VOTI, O NON VOTI, DEL MOVIMENTO 5 STELLE AL SENATO.
Mentre l'elezione di Laura Boldrini a presidente della Camera era quasi scontata, la partita per l'elezione del presidente del Senato si gioca al ballottaggio, iniziato alle 16.40, sul filo di una manciata di voti di scarto. Il voto è segreto, M5S ammette che nell'ultima riunione la decisione non è stata unanime. E anche gli uomini di Mario Monti (19) potrebbero non essere compatti.

Roberta Lombardi capogruppo alla Camera del Movimento Cinque Stelle arriva in Senato per il vertice tra il Movimento e il Pd jpeg

IL TESTA A TESTA - C'è un testa a testa tra Renato Schifani, che il Pdl ha deciso di ricandidare per la presidenza (sostenuto anche dalla Lega) e Piero Grasso, ex procuratore antimafia e candidato del Pd. Il divario, con cinque senatori del Pdl, compreso Silvio Berlusconi, assenti era di 9 all'ultima chiama. I «grillini» confermano l'intenzione di votare scheda bianca perché - parola del capogruppo Vito Crimi - «questo voto non è la scelta tra una persona e l'altra, ma tra due strategie politiche. Noi non facciamo la stampella di nessuno». Scelta Civica in mattinata con una nota aveva annunciato l'intenzione di votare scheda bianca, e se si attenesse al programma, la vittoria andrebbe a Grasso.

APRISCATOLE IN SENATO FOTO TWITTER BEPPE GRILLO

BERLUSCONI PRESENTE - La terza votazione al Senato ha portato al ballottaggio, con Grasso che ha ricevuto 120 voti e Schifani 111. Secondo quanto si apprende da fonti parlamentari del Pdl, cinque senatori del Popolo della Libertà non hanno votato al terzo scrutinio (Silvio Berlusconi e Maria Rosaria Rossi, Luciano Rossi, Malan che si è sbagliato e Matteoli che non c'era). Ma questi cinque, confermano le stesse fonti, ci saranno nel pomeriggio, quindi il distacco non è di 9 voti, ma di 4, con qualche variabile.

VERTICE A PALAZZO GRAZIOLI E CON MONTI - Intanto Berlusconi e i big del partito, tra cui il segretario Angelino Alfano, si sono riuniti in un vertice a Palazzo Grazioli (presenti, tra gli altri, anche Niccolò Ghedini, Renato Brunetta e Paolo Bonaiuti). Fonti vicine a Scelta civica, inoltre, avevano riferito che Berlusconi avrebbe incontrato Mario Monti a Palazzo Giustiniani prima del voto. Poco prima della chiama, comunque, il senatore Gabriele Albertini ha confermato la scheda bianca del suo schieramento.

PIERLUIGI BERSANI PRESENTA LA CANDIDATURA DI PIETRO GRASSO

I MONTIANI ANNUNCIANO L'ASTENSIONE - Scelta Civica già in mattinata aveva diffuso un comunicato ufficiale nel quale si sostiene che, non sussistendo «le condizioni politiche e istituzionali per dar vita a un percorso ampio di condivisione e responsabilità», il gruppo avrebbe votato scheda bianca anche al Senato. «Nessun accordo su poltrone che non abbia un valore decisivo per sbloccare la situazione è percorribile», aggiungeva la nota.

ALFANO: O SCHIFANI O LE URNE - Il segretario del Pdl, Angelino Alfano, al termine del discorso di Boldrini alla Camera, aveva sottolineato: «La scelta del Pdl per Schifani alla presidenza del Senato è una risposta istituzionale, una scelta di chi ha già ben rappresentato le istituzioni. Se si vota Schifani, ci potrebbero essere delle chance perchè la legislatura prosegua, altrimenti possiamo precipitare verso le urne».

Schifani Fornero Caltagirone

I 5 STELLE: SCHEDA BIANCA, MA NON UNANIME - Quello che è certo è che il comportamento dei 5 Stelle sarà decisivo al ballottaggio. «Qualcosa potrebbe cambiare - spiega una senatrice 5 Stelle -. Per noi Grasso, al di là del giudizio sulla persona, sarebbe comunque il portavoce di un sistema». Ma il capogruppo Vito Crimi aveva assicurato prima dell'ultima riunione: «Noi abbiamo fatto una scelta e quella scelta manteniamo», cioè non votare un candidato del Pd o del Pdl. La base, almeno sul blog di Grillo, invita però a prediligere Grasso, ricordando che un voto oggi «non significa allearsi con il Pd». La scelta di puntare sulla scheda bianca, di fatto, «non è stata presa all'unanimità», ha spiegato l'ex candidato al Senato Luis Alberto Orellana: «Come persone Grasso e Schifani non sono equivalenti: una è una scelta in continuità con il passato. Mi sono espresso personalmente contro la scelta del collega Schifani».

Vito Crimi jpeg

LA PROIEZIONE - Nella quarta chiama l'ex magistrato dovrebbe raccogliere i voti dei 109 democratici e 7 di Sel, per un totale di 116, a cui si aggiungono anche i 6 di Autonomie e il singolo voto di Lista Crocetta: in tutto 123 preferenze. Il presidente uscente di Palazzo Madama, Renato Schifani, oltre ai 98 voti dei colleghi di partito anche quelli, a quanto si apprende, della Lega Nord (17): in tutto 115. I voti, o non voti, dei 5 Stelle, sono 53, Scelta Civica ne conta 19. La astensione dei «grillini» e dei montiani, quindi, lascerebbe il risultato sul 123-115 per Grasso.

 

PAPA FRANCESCO E GRILLOMAO, UNITI NELLA LOTTA!

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1. FRANCESCO: "VORREI UNA CHIESA POVERA"
Da "Il Messaggero.it"

«Un ringraziamento speciale rivolgo a voi per il qualificato servizio dei giorni scorsi»: così Papa ha aperto l'incontro di oggi - la sua prima udienza pubblica - con i giornalisti, che lo hanno accolto nell'Aula Paolo VI con un'ovazione. Poi ha esclamato con un sorriso: «Avete lavorato!».

«Come vorrei una Chiesa povera e per i poveri!» ha detto Papa Francesco spiegando la scelta del suo nome, ispirato al santo di Assisi.

PAPA BERGOGLIO FRANCESCO IN METRO

Ecco perché ha scelto il nome Francesco. «Molti mi hanno detto ti dovevi chiamare Adriano per essere un vero riformatore - ha detto Il Papa - oppure Clemente per vendicarsi di Clemente XIV che abolì la Compagnia di Gesù». Bergoglio ha però spiegato di essersi ispirato a Francesco d'Assisi per volere una «Chiesa povera tra i poveri».

«La Chiesa esiste per comunicare verità, bontà, bellezza». «La Chiesa esiste per comunicare questo: la verità, la bontà e la bellezza in persona. Siamo chiamati tutti non a comunicare noi stessi ma questa triade esistenziale».

Grilo in macchina dopo la riunione con gli eletti del M S jpeg

Sabato 23 l'incontro con Ratzinger. Sabato 23 marzo Papa Francesco andrà in elicottero a Castel Gandolfo per incontrare Benedetto XVI. Il pontefice e il Papa emerito saranno insieme a pranzo. La partenza dall'eliporto vaticano è prevista intorno alle 12, l'arrivo a Castel Gandolfo un quarto d'ora dopo.

Bersani Direzione nazionale PD jpeg

Papa Francesco celebrerà domenica mattina alle 10 la messa nella chiesa parrocchiale vaticana di Sant'Anna. Come previsto, celebrerà poi l'Angelus alle 12 dalla consueta finestra del suo studio privato. Tra gli altri impegni segnalati dal Vaticano per Papa Francesco, lunedì l'incontro con il presidente della Repubblica dell'Argentina Cristina Fernandez de Kirchner alla Casa di Santa Marta.

La prima udienza pubblica. Papa Francesco ha voluto dedicare la prima udienza pubblica del suo pontificato proprio agli operatori dei media, che numerosissimi in questi giorni hanno seguito il conclave e la sua elezione. Non è una novità: già Benedetto XVI lo aveva fatto il 23 aprile 2005, quattro giorni dopo dell'elezione al soglio pontificio di Joseph Ratzinger. E prima di lui lo fecero, in un'altra epoca mediatica, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II. Ma quello di oggi è certo un segnale di attenzione del Papa argentino al mondo della comunicazione.

PAPA BERGOGLIO

«Non sarà una conferenza stampa - aveva precisato ieri padre Federico Lombardi parlando dell'incontro di oggi - non è un dialogo tra il Papa e i giornalisti: è un saluto, un ringraziamento di Jorge Mario Bergoglio». L'incontro di oggi si è svolto nell'aula Paolo VI, proprio dove in questi giorni prima, durante e dopo il conclave è stato allestito il "media center", una sterminata sala stampa realizzata a tempo di record nell'ampio foyer per gli oltre 5.600 operatori dei media accreditati per l'occasione. E dove padre Lombardi e i suoi due collaboratori multilingue, la cosiddetta «trinità», hanno incontrato i giornalisti, rispondendo a tutte le domande, anche a quelle più particolari o, addirittura, improbabili.

Il tam tam dell'incontro si è sparso velocemente nelle redazioni romane, e non solo, anche perché padre Lombardi ha ripetuto che per accedere all'udienza non è necessario essere accreditati ma è sufficiente avere il tesserino professionale da giornalisti. A chi gli ha chiesto come mai proprio ai giornalisti è stata dedicata la prima udienza del pontificato, padre Lombardi ha ricordato «che è una tradizione, lo avevano fatto anche Benedetto XVI e Giovanni Paolo II» anche per salutare i tanti inviati arrivati da tutto il mondo e ringraziarli per il lavoro fatto.

2. L'IMPORTANZA DI CHIAMARSI FRANCESCO.
www.beppegrillo.it

LA FAMIGLIA BERGOGLIO

Nessun papa ha mai avuto il coraggio, perché di vero coraggio si tratta, di chiamarsi Francesco. Il santo che la Chiesa voleva bruciare come eretico, il poverello di Dio che si scagliò con il solo esempio contro la lussuria dei cardinali del suo tempo. Il M5S è nato, per scelta, il giorno di San Francesco, il 4 ottobre del 2009. Era il santo adatto per un MoVimento senza contributi pubblici, senza sedi, senza tesorieri, senza dirigenti. Un santo ambientalista e animalista.

La politica senza soldi è sublime, così come potrebbe diventare una Chiesa senza soldi, un ritorno al cristianesimo delle origini. I ragazzi del M5S a Woodstock a Cesena nel 2010, si auto definirono i "pazzi della democrazia", così come i francescani erano detti i "pazzi di Dio". Ci sono molte affinità tra il francescanesimo e il M5S.

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C'è qualcosa di nuovo in questa primavera 2013, un terremoto dolce. Il nome Francesco scelto da papa Bergoglio, un gesuita di mamma genovese, è già molto, per ora mi può bastare, poi si vedrà. E' il primo papa "low cost". Stanno già scavando nel suo passato, dalle letterine di scuola delle compagne, alla sua vita prima di diventare prete, ai rapporti con la dittatura argentina, per trovare ogni più piccola ombra e questo me lo rende simpatico. Quali papi sono stati crocifissi dalla stampa mezz'ora dopo essere stati eletti?

Beppe Grillo Alassio

Nel libro "Il Grillo canta sempre al tramonto" scritto lo scorso dicembre con Fo e Casaleggio quest'ultimo diceva "Non deve essere un caso che non esista un papa che si sia fatto chiamare Francesco. Noi abbiamo scelto appositamente la data di San Francesco per la creazione del MoVimento. Politica senza soldi. Rispetto degli animali e dell'ambiente. Siamo i pazzi della democrazia, forse molti non ci capiscono proprio per questo e continuano a chiedersi chi c'è dietro". Habemus papam. Per il momento il suo nome ci rallegra, speriamo che ci rallegrino presto anche le sue opere.

 

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