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FINIS-MECCANICA: ORSI NON SA E VIETTI NON RICORDA

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Luigi Ferrarella per il "Corriere della Sera"

giuseppe orsi

Non sono tenuto a dire la ragione: lì per lì, mentre i toni si scaldavano nell'interrogatorio, in carcere ha risposto così l'ex presidente di Finmeccanica, Giuseppe Orsi, quando gli è stato chiesto conto di un incontro il 30 marzo 2012 con il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, avvocato Michele Vietti, nell'ex studio legale a Torino dell'ex deputato udc torinese.

L'inedita circostanza emerge ora a sorpresa dall'ordinanza con la quale ieri il Tribunale del Riesame di Milano (competente sulle misure cautelari emesse a Busto Arsizio) ha confermato l'arresto di Orsi del 12 febbraio scorso, ritenendo perduri quel rischio di compromissione delle prove che il gip Luca Labianca collegava ad alcune telefonate del 24 settembre 2012: quelle fatte all'assistente (Alessio Orlando) di un consigliere Csm (Paolo Corder) e di un ex consigliere (Luisa Napolitano) dall'ex presidente della Corte d'appello di Venezia, Manuela Romei Pasetti (divenuta consulente di Finmeccanica come il suo ex omologo milanese Giuseppe Grechi), per monitorare al Csm l'iter della nomina di un procuratore capo a Busto al posto del reggente Eugenio Fusco che stava indagando su Orsi.

L'incontro Orsi-Vietti è del 30 marzo 2012, data alla quale Busto ancora non esisteva, perché dell'inchiesta sui 28 milioni di tangenti dietro la vendita al governo indiano di elicotteri Agusta Westland (Finmeccanica), già ampiamente in corso e nota, era però ancora titolare la Procura di Napoli, da cui sarebbe stata trasferita in estate per competenza territoriale dalla Cassazione su richiesta di Orsi. «Se ho fatto quelle chiamate è stato solo per conoscere un'informazione pubblica, e cioè chi fossero i candidati alla Procura di Busto», si era giustificata il 13 febbraio Romei Pasetti.

0gus58 vietti bruni

«Non c'è stata alcuna interferenza», aveva garantito il presidente della commissione Csm, Riccardo Fuzio. E Vietti aveva comunicato: «Nessun consigliere o magistrato in servizio al Csm, tantomeno il vicepresidente, risulta coinvolto nella vicenda dell'ordinanza cautelare emessa per Orsi».

Mentre nell'arresto del 12 febbraio non ve n'era traccia, ora l'incontro con Vietti spunta da un successivo interrogatorio di Orsi sulla scia del recupero di un sms inviato dalla segretaria di Orsi al suo autista con l'indicazione dell'indirizzo dello studio legale di Vietti. La prima risposta di Orsi è che Vietti è un avvocato. Ma all'obiezione che Vietti, essendo il vice di Napolitano al Csm, mai avrebbe potuto assumere alcun incarico professionale, i toni si sono accesi e Orsi ha concluso di non voler dare spiegazione al pm.

Ne ha invece poi proposta una la sua difesa nell'udienza la settimana scorsa davanti al Tribunale del Riesame, al quale l'interrogatorio di Orsi è stato prodotto dal pm. Il professor Ennio Amodio ha infatti depositato alcuni articoli di giornale dell'epoca sulle turbolenze nella politica e nelle istituzioni torinesi determinate dal progetto di Alenia Aermacchi (Finmeccanica) di trasferire da Torino a Caselle la sede di 2.000 lavoratori: Orsi ne avrebbe parlato a Vietti come politico torinese. Ma i giudici Gerli-Spagnolo Vigorito-Corte hanno continuato ad annettere rilievo all'episodio per la posizione di Orsi.

Giuseppe Orsi

«Un incontro con lui un anno fa? Onestamente non ne ho un ricordo preciso», dice ieri sera Vietti interpellato dal Corriere. «Certo l'ho visto più di una volta in occasioni pubbliche, per esempio una serata al Teatro Regio, in un ricevimento in Prefettura, perché Finmeccanica sponsorizzava un'opera. Del resto a quella data Orsi era un cittadino ancora incensurato, da molti frequentabile e frequentato».

Venne nel suo studio legale? «Il mio ex studio, al quale mi appoggio? Non lo ricordo ma non lo escludo, io ascolto tante persone che, in nome del mio passato impegno politico, mi parlano di questioni anche non di giustizia». E il trasloco della sede Alenia a Caselle? «Francamente non me lo ricordo. Sì, so che c'era questa vicenda, forse l'ho letta sui giornali o me ne ha parlato qualcuno, può anche darsi sia stato Orsi la sera dell'opera».

 

 


NUMERI BULGARI PUR DI PAGARE MENO TASSE - I SOCI DELL’AZIENDA DEL LUSSO SONO CADUTI DALLE NUVOLE

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Sara Bennewitz per "la Repubblica"

Bulgari in Piazza Affari è sempre stata un modello di eccellenza per i suoi azionisti, ma nel contempo ha sempre dato scarse soddisfazioni all'erario italiano. Dalla quotazione che risale a metà degli anni Novanta fino all'Opa miliardaria di Lvmh del 2011, il colosso dei gioielli è stato una delle storie di successo del capitalismo familiare. Nel panorama del lusso tricolore, l'azienda romana era famosa anche per essere "campionessa" quanto a ottimizzazione della pressione fiscale, grazie alla forte presenza in Svizzera.

NICOLA BULGARI

In anni in cui Tod's versava all'erario il 42-43% del suo utile lordo, Bulgari aveva un tax rate del 10-12%, degno di rivali illustri come l'elvetica Finacière Richemont, che controlla i marchi della gioielleria Cartier e Van Cleef & Arpels e quelli dell'orologeria Vacheron Constantin e Officine Panerai.

Ma diversificare le lavorazioni degli orologi e di alcuni gioielli in Svizzera, dove è riconosciuto che ci sono alcune tra le migliori manifatture, era considerato motivo di orgoglio anche per un gioiello del Made in Italy. Chi poi conosce da vicino Paolo e Nicola Bulgari - e il loro nipote Francesco Trapani, vera anima manageriale della maison - non si capacita che un'ombra possa incombere sull'onestà di una delle famiglie della Roma bene.

Allo stesso tempo, qualche professionista che in Bulgari ha lavorato diversi anni s'è spesso domandato quale fosse il ruolo operativo della filiale irlandese e di quella olandese, due lontane province dell'impero a capo della logistica e di un crogiolo di partecipazioni che, a prima vista, avevano poco a che fare con gioielli, orologi e profumi. Alcuni ex manager del gruppo ricordano anche che in Via dei Condotti (dov'è la sede storica) e in Lungotevere Marzio (dove c'è quella amministrativa legale) la Guardia di Finanza era di casa. Ma nonostante le numerose ispezioni, in azienda non c'era mai stato motivo di preoccuparsi fino all'autunno 2009, quando erano cominciati i primi nervosismi.

Già tre anni fa il fisco aveva avvisato la società di presunti accertamenti sulle filiali olandesi e irlandesi; a quel punto il chiacchiericcio era cresciuto, finché nella semestrale del 2010 Bulgari aveva segnalato la questione, provvedendo in via prudenziale a fare alcuni accantonamenti, pur restando sicura di aver agito nella piena legalità e giudicando «remota » la possibilità di incorrere in sanzioni. «Colpa dei banchieri e dei fiscalisti che hanno mal consigliato Trapani», afferma chi conosce bene l'ex patron della Bulgari.

PAOLO BULGARI E CAMILLA NESBIS

Le capacità del manager appartenente alla quarta generazione della dinasty romana sono sempre state apprezzate sia dai rivali che dagli investitori di Bulgari. Non a caso mentre gli zii Paolo e Nicola dopo la vendita del 2011 si sono ritirati a fare altro, Trapani guida la divisione gioielli e orologi di Lvmh, il colosso che si è mangiato Bulgari.

E mentre la griffe romana nega fermamente i fatti contestati, la casa madre guidata da Bernard Arnault fa spallucce e non manca di rilevare che si tratta di «eventi della passata gestione». Secondo fonti bene informate, e stante il fatto che le contestazioni erano già emerse prima dell'Opa francese, Lvmh sembrerebbe al riparo da eventuali e possibili ricadute. E in attesa che si faccia luce sulla vicenda, ieri nel mondo del lusso e in quello degli affari in molti si interrogavano su come fosse potuto succedere un simile pasticcio, e a chi toccherà pagare l'eventuale conto.

Va segnalato che nell'ultimo bilancio disponibile della maison italiana, quello 2010, la controllata olandese aveva un capitale sociale di appena 18,3 milioni e quella irlandese di solo un milione. Due piccoli satelliti, almeno a livello finanziario, di un grande impero. Che però contribuivano in modo significativo al consolidato: nel 2010 Bulgari Ireland Ltd aveva pagato a Bulgari spa un maxi dividendo di 41 milioni, ma la società estera a fronte di 545 milioni di ricavi aveva un «costo del lavoro» ridotto a 2,9 milioni.

 

DOPO AVER TIFATO SCOLA, I GIORNALONI SI ALLINEANO: “HABEMUS SANCTUM!”

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A cura di colin ward e critical mess (Special Guest: Pippo il Patriota)

BERGOGLIO jpeg

1 - ED E' SUBITO SANTINO!
Dopo aver arruolato ciellini in quantità e tifato per papa Scola, i giornaloni italiani si allineano prontamente e oggi "Habemus Sanctum!". Così, già al secondo giorno. Del resto si chiama "Santo Padre" mica per nulla. Eugenio Scalfari, quello che pare uscito da un mosaico bizantino, saluta benedicente "un prete di strada" (Repubblica, p. 1).

Aldo Cazzullo scrive che "il coraggio con cui il nuovo Papa intende combattere la corruzione, gli intrighi, l'ostentazione, l'egoismo non si fermerà al Vaticano o sul sagrato delle parrocchie" ("Una scossa per tutti", Corriere, p. 1). Sulla Stampa, ecco Michele Brambilla: "Nei gesti di Francesco la normalità di un Papa innovatore" (p. 2). Si commuove perfino il Giornale: "Ecco il Pontefice francescano. Sobrio, alla buona e low cost" (p. 16).

Ed ecco, appunto, le gesta del primo giorno di santità. "Il saluto alla scolaresca, poi il trasloco: la mattinata da parroco del successore di Pietro" (Repubblica, p. 2). "Il Papa che paga il conto e rifiuta l'auto blu" (Corriere, p. 2). Sul Messaggero, "La rivoluzione dei piccoli gesti" (p. 3). Sul Giornale, "La telefonata agli amici: ‘Pronto? Sono il Papa..." (p. 16). E perfino un Papa giustizialista per il Cetriolo Quotidiano: "Coprì i pedofili. ‘Via dalla basilica quel cardinale'" (p. 1). Scommettiamo che la prima volta che oserà dire la sua sulla famiglia si romperà il coro dei "pueri cantores"?

Cardinale Scola

2 - I RETROSCENA A SCHEDE BRUCIATE
Sport agevolissimo e divertente - tanto nessuno ti può smentire - è quello del "come hanno votato i cardinali". Per Repubblica, Bergoglio "eletto con più voti di Ratzinger. Gli americani scatenano la valanga dopo il veto dei curiali su Scola. Così l'arcivescovo di Milano è stato costretto al passo indietro" (p. 6). Ma perché, aveva fatto un passo avanti? Per il Corriere, "L'accordo che ha portato oltre 90 voti. Intesa tra Sodano, Bertone e Dolan. Contro Scola anche i lombardi" (p. 5).

Sulla Stampa, "Un consenso travolgente nato lontano dai riflettori. Candidatura cresciuta negli incontri tra porporati. Pochi i voti al favorito Scola" (p. 6). Il Messaggero racconta: "E l'amico brasiliano sbloccò il Conclave. Il cardinale Hummes ha intessuto la rete di consensi e al quarto scrutinio è comparso il nome di Bergoglio. A favore di Francesco anche i wojtylani di ferro. L'apprezzamento e l'appoggio di Vallini, vicario di Roma" (p. 5). Apprezzate il calcio dell'asino dei giornali all'incolpevole Scola.

3 - LA BELLA POLITICA
Solita simpatica confusione, e tatticismi esasperati, dall'altra parte del Tevere. "Nessuna presidenza. Il Parlamento riparte nel caos" (Stampa, p. 14). "Camere, è già impasse sui presidenti. I 5 stelle: no a intese, ecco i candidati. Scheda bianca di Pd, Pdl, Scelta civica. Fico e Orellana per Grillo" (Corriere, p. 16). "Camera e Senato, trattative in stallo. Bersani: ‘Oggi votiamo scheda bianca'. Via all'elezione dei presidenti, il Pd cerca l'intesa a oltranza".

PAPA BERGOGLIO

"E Il leader democratico finisce in trincea. ‘Tra di noi c'è chi mi taglia la strada'. Rivolta dei fedelissimi del Rottamatore: folle non avere ancora un nome" (Repubblica, pp. 16-17). "Renzi furioso: "Scegliamo un candidato e basta" (Fatto, p. 8). "Renzi si muove da candidato premier", scrive il Messaggero, che riporta questa sua battuta: "Inseguiamo Beppe, facciamo ridere" (p. 12).

Poi c'è il Mago Dalemix che prepara sempre qualche intruglio. "Mossa di D'Alema nel risiko poltrone: Camera a un montiano e larghe intese" (Repubblica, p. 19). E sulla Stampa ecco "La tentazione di Monti: pronto a guidare il Senato. La Cancellieri diventerebbe presidente del Consiglio ad interim" (p. 15). Nonna Pina premier sarebbe fantastico: finalmente una donna a Palazzo Chigi, ma che parla come un trasfocatore romano.

Sul fronte del Banana, si cerca di uscire dall'isolamento. "Pdl, si allontana l'Aventino. Berlusconi scettico sull'intesa. Nuovo vertice al San Raffaele con il Cavaliere. Il nodo Quirinale. "Bersani troppo debole per un patto" (Corriere, p. 20). " A Berlusconi non basta un accordo per le Camere. Il leader Pdl vuole spingere il Pd ad accettare un governo di larghe intese" (Stampa, p. 19). Sul suo Giornale, "Ipotesi larghe intese: sospesi Aventino e sit-in, ma il Cav resta scettico" (p. 4).

4 - MA FACCE RIDE!
"Ferrari: Io assessore? Sono lombarda e credo nella macroregione. La presentatrice: dopo 30 anni di tv non cerco visibilità" (Stampa, p. 19). Imperdibile intervista della nuora dell'Ingegnere.

PAPA BERGOGLIO

5 - ORSI, ORSI...QUANTI INCONTRI
Scoop di Luigi Ferrarella sul Corriere: "Quell'incontro tra Orsi e Vietti nelle carte di Finmeccanica. Il vicepresidente del Csm: era un cittadino incensurato". L'incontro avvenne a Torino il 30 marzo 2012 ed è citato nell'ordinanza del Riesame che ha respinto l'istanza di scarcerazione dell'ex numero uno di Finmeccanica (p. 29).

6 - FISCO CREATIVO
"Bulgari e il fisco, un'evasione d'oro. La Finanza sequestra beni per 46 milioni, compreso il palazzo di Via Condotti. Indagati Paolo, Nicola e i manager Trapani e Valentini. Avrebbero nascosto ricavi per 3 miliardi. La griffe tanto amata dai soci che con le controllate estere teneva a stecchetto l'Erario. Lvmh minimizza: ‘Fatti del passato'" (Repubblica, p. 27). "Fatti del passato" è bellissimo. Dovremmo usarlo tutti quando ci arriva anche solo una multa. Sulla Stampa, "Fisco e griffe, la rincorsa che fa il giro del mondo. Una girandola di operazioni con un solo obiettivo: meno tasse" (p. 29).

7 - NON FA SOSTA LA SUPPOSTA
Illustrato Fiat tira su il morale ai suoi lettori. "La disoccupazione aumenterà ancora". La Banca centrale europea avverte: un debito pubblico alto frena la crescita. Peggiorano le stime su Pil e inflazione. La ripresa arriverà nella seconda metà dell'anno, soprattutto grazie all'export" (p. 20). Altro segnale, "Casa, mercato ai livelli dell'85" (Stampa, p. 23). Ok, tutti a casa e aspettiamo che passi l'onda.

 

 

PALLOTTA DIETRO LA ROMA BEFFATA DALLO ‘’SCEICCO’’ COI BUFFI?

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1. ROMA, SCEICCO ADDIO: QADDUMI NON VERSA I 50 MILIONI
Rosario Dimito per "Il Messaggero"

AL QADDUMI FELPA AS ROMA

È ufficiale: Adnan Adel Aref Qaddumi non entra nella Roma calcio. Ma nessuna sorpresa, il copione era già scritto da tempo. As Roma SVP LLC «informa che il partner non ha consumato l'investimento, non c'è un accordo in atto per prorogare il termine per la chiusura della transazione, l'accordo preliminare deve essere considerato risolto».

Questa la nota diffusa ieri sera, alla scadenza del termine-ultimatum fissato il 24 febbraio scorso, entro il quale il personaggio della Giordania che dice di essere uno sceicco, avrebbe dovuto perfezionare l'operazione. Piuttosto per lui ora la situazione potrebbe farsi più pesante, visto che la procura di Roma l'ha iscritto nel registro degli indagati per il reato di aggiotaggio.

I PALETTI DELLA BANCA
Il bluff era scontato. Unicredit, partner degli americani nel club, ne era convinto sin da subito e lo ha detto abbastanza chiaramente Paolo Fiorentino nell'intervista al Messaggero. D'altro canto la verifica sulle quattro società riconducibili a Qaddumi (tre inattive e una in perdita di 797 euro con attività per 9 mila) e l'esame della Centrale rischi di Bankitalia che evidenzia una sofferenza di 4 mila euro per un debito non pagato alla Popolare di Spoleto, lasciavano presagire l'epilogo.

Ora ci dovrà essere un chiarimento tra Pallotta, socio assieme ai suoi alleati, con il 60% di Neep e Unicredit (40%) sul futuro immediato della As Roma. E questo confronto dovrebbe tenersi a breve, nei primi giorni della prossima settimana. Perchè da qui a giugno, c'è una necessità di cassa da colmare a tutti i costi.

lo sceicco e padovano foto mezzelani gmt

Finora americani e banca hanno accordato finanziamenti-soci per 65 milioni che saranno assorbiti dall'aumento di capitale da 80 milioni. Ne restano, quindi da versare 15. Ma non bastano. Unicredit farà rapidamente i conti per stabilire se altri 50 milioni sono sufficienti per tenere in piedi una società che nei sei mesi finiti il 31 dicembre scorso, ha perso 26,1 milioni portando il patrimonio netto in rosso per 78,5 milioni.

Unicredit si è stancata di donare sangue. Finora ha sostenuto il club per evidenti considerazioni sociali e temendo conseguenze reputazionali. Ma i tempi sono quelli che sono, la stretta del credito costringe le banche a razionalizzare i soldi. Ecco perchè Fiorentino si siederà al tavolo con Pallotta mettendo bene in chiaro le condizioni: la banca potrebbe fare un ulteriore sforzo, ma a certe condizioni tassative, tra le quali l'impegno degli americani a fare gli azionisti di maggioranza.

Cioè a mettere i soldi che servono, anche perchè sin dall'inizio, come è scritto nel patto, Unicredit ha dichiarato di volersi diluire al 10%. E il patto gli consentiva di farlo già entro marzo 2012. Il tempo dunque è scaduto. Se gli americani non hanno le risorse dovranno trovare rinforzi seri nell'azionariato che mettano soldi veri. Non lo sceicco di Perugia.

QADDUMI

2. LA NOTA UFFICIALE DELL'AS ROMA
"Facendo seguito al comunicato stampa pubblicato il 24 febbraio 2013 da AS Roma LLC SPV, come azionista di maggioranza di NEEP Roma Holding SpA con riferimento al contratto preliminare sottoscritto con lo sceicco Adnan Adel Aref al Qaddumi al Shtewi (il ‘Partner prospettico') per il suo coinvolgimento, diretto o indiretto, con il gruppo azionario che detiene la quota di controllo di NEEP Roma Holding SpA, e la scadenza fissata al 14 marzo 2013 per presentare l'intera somma utile al suo acquisto, AS Roma LLC SPV - anche sentita la Consob - informa che il potenziale partner non ha effettuato alcun investimento, non c'è accordo in atto per prorogare il termine per la chiusura della transazione e l'accordo preliminare con il partner potenziale deve essere considerato risolto."

 

CANDIDATI UN FEDELISSIMO E MEZZO PER GRILLO E CASALEGGIO

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1 - ROBERTO FICO: IL FEDELISSIMO DI CASALEGGIO
Emiliano Liuzzi per il "Fatto quotidiano"

Roberto Fico

Prima candidato alla presidenza della Regione Campania, poi sfidante di Luigi De Magistris alle comunali di Napoli del 2011, Roberto Fico è considerato un volto storico del Movimento 5 stelle: fedelissimo di Grillo fin dal 2005, quando ancora esistevano solo le liste civiche a 5 stelle e soprattutto legato a Gianroberto Casaleggio. Da sempre. Ai tempi del caso Tavolazzi prima e Favia poi, non esitò un attimo a schierarsi con la linea dei capi.

Trentotto anni, occhi scuri e viso da attore mediterraneo, bello e impossibile (la fidanzata lo segue come un'ombra) nel curriculum ha una laurea da 110 e lode in Scienze della comunicazione all'Università di Trieste, un anno di studio a Helsinki e un master al Politecnico di Palermo.

E poi diversi lavori alle spalle: prima responsabile della comunicazione di un'azienda di Roma, è stato poi per due anni redattore di una casa editrice, fino a quando, nel 2009, ha deciso di aprire un bed & breakfast. La sua avventura politica con Beppe Grillo inizia prestissimo, nel 2005, quando fonda il primissimo meet up partenopeo. Da allora, da quei primi incontri organizzati nei pub e nei bar di Napoli, è un impegno continuo, una battaglia dopo l'altra per otto anni.

luis alberto orellana

Le elezioni regionali (39349 voti, pari all'1,3%) e poi comunali (6441 voti, ossia 1,4%) vanno male, ma lui non molla. Alle Parlamentarie arriva capolista nella circoscrizione di Napoli, con scia di polemiche su presunte irregolarità nella domanda di partecipazione e sull'elezione della sua compagna, Yvonne De Rosa, arrivata prima nella circoscrizione europea (in seguito ha rinunciato ala corsa per il Parlamento).

Qualcuno, malizioso, dice che i due si sorreggano a vicenda all'interno del Movimento, lei più attenta ai rapporti con l'esterno, lui invece molto concentrato sull'interpretare il Casaleggio pensiero. Se dovessimo dividere i 5 stelle in due gruppi virtuali, i fedelissimi sempre e comunque da quelli molto più autonomi rispetto alle guide ufficiali, sicuramente Fico verrebbe segnato con i primi.

A febbraio, per Fico, arriva il grande salto in Parlamento. Che, negli ambienti napoletani, non ha stupito nessuno. Qualcuno lo ha soprannominato appunto "il figlioccio di Grillo e Casaleggio", sempre vicino ai leader, pronto ad appoggiarli anche quando le strategie delle espulsioni seminavano il malcontento nelle file degli attivisti.

"Grillo è una persona con la quale sto condividendo un percorso importantissimo della mia vita e a cui voglio bene", dice nelle rare occasioni in cui decide di parlare ai giornalisti. Allergico, come gli altri 5 stelle, all'appellativo di onorevole, non gli piace nemmeno l'idea di essere considerato un politico. "Mi piace invece quella di essere un libero cittadino, che si impegna all'interno delle istituzioni per un periodo di tempo limitato, con lo scopo di tramutare le idee per il bene comune in un reale e tangibile cambiamento". Il suo.

2 - LUIS ALBERTO ORELLANA: IL VENEZUELANO ANTI-PRIVILEGI
Emiliano Liuzzi per il "Fatto quotidiano"

Figlio di madre italiana e padre sudamericano, Luis Alberto Orellana, 51 anni, è originario del Venezuela, dove è rimasto fino a 13 anni, per poi trasferirsi a Pavia insieme alla famiglia. Laureato in Informatica, per un anno ha lavorato come cooperante a Nairobi in Kenya, e poi in giro per il mondo, tra Guatemala, Colombia, Brasile e Argentina. Oggi si occupa del settore commerciale della Italtel, azienda di telecomunicazioni, per la quale gestisce e assiste i clienti italiani.

GRILLO E CASALEGGIO

Sposato, con due figli adolescenti, si avvicina alla politica nel 2009, iscrivendosi al meet up di Pavia e partecipando alla fondazione del Movimento 5 stelle. È uno degli ultimi arrivati rispetto alla truppa dei neoeletti, ma non per questo poco convinto del verbo di Grillo e Casaleggio. Non è Fico, che della coppia è considerato come un figlio, ma è comunque persona in linea con il programma. La linea "ufficiale", per intendersi.

Appena entra nel Movimento diventa anche promotore della legge di iniziativa popolare denominata "Zero privilegi", per la riduzione dei costi della politica lombarda, e poi referente nella sua zona per il referendum contro il nucleare e per l'acqua pubblica.

Prima di arrivare al Senato, si era già candidato alle comunali di Pavia del 2009, e l'anno dopo alle regionali lombarde, senza però riuscire a conquistare un seggio. Un risultato che l'aveva lasciato con l'amaro in bocca, ma non è mai stato sul punto di mollare. Anzi. Ha continuato le sue battaglie in strada, nei banchetti organizzati.

A Palazzo Madama, Orellana promette un impegno a tempo determinato. "La attività politica deve essere limitata in un preciso periodo per evitare che, con il tempo, si creino situazioni di baronato e di dominio incontrastato nella vita politica. Occorre rifondare la democrazia italiana che deve riprendere e mantenere saldi i principi costituzionali anche se in buona parte disattesi".

Una linea, questa, sulla quale il Movimento, ai tempi di Tavolazzi e Favia, i dissidenti emiliano romagnoli, poi espulsi da Grillo, aveva rischiato di spaccarsi. La sua linea lo ha premiato e alla fine per lui si sono aperte le porte del Senato. "Sono stato premiato dalla coerenza e dal fatto che non ho mai smesso di credere nei punti del programma. Se io e gli altri avessimo avuto tentennamenti oggi non saremmo qui a celebrare un passaggio storico", dice.

 

COMINCIANO LE PULIZIE DI PASQUA IN VATICANO! - PAPA FRANCESCO POTREBBE SPEDIRE IN CLAUSURA IL CARDINALE LAW

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Carlo Tecce per il "Fatto quotidiano"

PAPA BERGOGLIO

A un certo punto, varcato il portale di Santa Maria Maggiore, lo sguardo di Papa Francesco s'è fatto cupo. Non s'aspettava di incontrare il cardinale messicano Bernard Francis Law, un grosso uomo di 82 anni, ormai in pensione senza aver mai scontato l'accusa di aver coperto i preti pedofili nella diocesi di Boston. L'associazione statunitense Snap (la rete delle vittime degli abusi) ha elencato più di cinquemila episodi: undici anni fa, nel 2002, il cardinale Law fu costretto a dimettersi, chiese perdono e annunciò un ritiro spirituale mai avvenuto.

Al contrario, fu promesso proprio arciprete di Santa Maria Maggiore. Il pontefice non voleva condividere le prime fotografie e le prime immagini pubbliche con un principe vaticano macchiatosi di enormi peccati, e non ha trattenuto il pensiero, anzi il desiderio: "Non voglio che frequenti ancora questa basilica". Anche se privato di qualsiasi carica, Law risiede ancora nel palazzo di Santa Maria Maggiore.

Al Fatto risulta che il pontefice argentino, come primo atto di pulizia, sia intenzionato a far trasferire il prelato: in clausura sarebbe perfetto. E sarebbe una rivoluzione per il Vaticano che ha protetto Law sottraendolo al percorso giudiziario americano. Perché nel 2004, mentre negli Stati Uniti cominciavano i processi e la diocesi di Boston pagava risarcimenti milionari, il cardinale di Torreòn fu elevato ad arciprete di Santa Maria Maggiore, una delle quattro basiliche patriarcali, cioè papali, assieme a San Pietro, San Giovanni in Laterano e San Paolo fuori le mura.

PAPA BERGOGLIO

Nessuno ha mai punito o messo in discussione la posizione di Law, reggente a Santa Maria Maggiore per sette anni, che ha persino celebrato il funerale di Giovanni Paolo II e che ebbe una parte determinante nel Conclave che elesse Benedetto XVI. Ma non passò inosservato. Furono proprio i gesuiti, l'istituto religioso cui appartiene Jorge Mario Bergoglio, a polemizzare con la Santa Sede: "È un altro esempio delle opposte visioni fra il Vaticano e la Chiesa americana.

É una scelta che può riaprire ferite che avevano appena cominciato a rimarginarsi", disse al New York Times, Keith Pecklers, docente all'Università Gregoriana di Roma. Non senza imbarazzi, padre Federico Lombardi, il portavoce gesuita del Vaticano, ha comunicato la presenza di Law con una formula particolarmente abile per far capire che si trattava di un'iniziativa personale dell'anziano prelato.

Tradotto: nessuno l'aveva invitato. "Il cardinale Law - ha spiegato Lombardi - era stato informato dell'arrivo del Papa e ha voluto essere presente a questo momento". Forse l'ultimo. Perché il Papa argentino farà spesso visita in basilica per pregare la Madonna, ma non vuole più rivedere Law.

PAPA JORGE MARIO BERGOGLIO A SANTA MARIA MAGGIORE

IL primo giorno da vicario di Cristo di Bergoglio è trascorso con le prime (e indirette) conferme. Il Papa vuole sfruttare il tramite di padre Georg Ganswein per avere un buon rapporto e un costante dialogo con Joseph Ratzinger: l'arcivescovo tedesco abiterà nell'ex monastero adibito a nuova casa di Benedetto XVI, ma resterà anche prefetto per la Casa Pontificia. Avranno un ruolo rilevante anche i cardinali Claudio Hummes (Montenegro) e Franc Rodé (Slovenia), da sempre vicini all'ex arcivescovo di Buenos Aires.

Papa Francesco dovrà ancora riformare la Curia: si prevedono poteri minori per il segretario di Stato; Tarcisio Bertone dovrebbe lasciare entro dicembre (quando compirà 79 anni); il governo vaticano spetterebbe a un italiano. In corsa ci sono i monsignori Luigi Ventura, Angelo Becciu, Lorenzo Baldissera e il cardinale Mauro Piacenza. Non è ancora iniziato il pontificato di Papa Francesco, l'uomo che viene dalla fine del mondo, ma per molti sembra già finito.

 

MA COME E’ FICO DIRE NO ALL’ALLEANZA COL PD

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Annalisa Cuzzocrea per "la Repubblica"

roberto-fico

A Montecitorio, il ballottaggio lo ha vinto il napoletano Roberto Fico contro il siciliano Tommaso Currò. A Palazzo Madama, il lombardo-venezuelano Luis Alberto Orellana contro il valsusino Marco Scibona. Così, i 5 stelle hanno scelto i loro candidati per le presidenze delle Camere. Senza venire a patti con il Pd. I pontieri li hanno sentiti nel pomeriggio. Inizialmente si era pensato a un incontro per comunicare i nomi. Poi è saltato. Per motivi di tempi, la versione ufficiale. In realtà, perché con i grillini che annunciano di voler votare solo i propri candidati, «non ha senso». «È un modo per farsi dire di no», dice deluso Luigi Zanda.

Alle otto di sera Roberto Fico esce dalla riunione alla sala della Regina della Camera con il solito sorriso e le mani in tasca. Si schermisce davanti ai complimenti, ricambia gli abbracci. Tra gli sfidanti c'erano la venticinquenne Marta Grande, che non ha voluto sottrarsi nonostante la giovane età, la milanese Paola Carinelli, che però si è ritirata, e l'ingegnere siciliano Tommaso Currò, che ha dato battaglia fino alla fine.

Ha prevalso il nome più forte, il più esperto, colui che il Movimento ha contribuito a fondarlo. E non è un caso: i 5 stelle fin dai primi passi - vogliono dimostrare di fare sul serio. Al Senato tra i candidati c'erano Orellana, Francesco Campanella, Elisa Bulgarelli, Francesco Molinari, Vito Petrocelli e Marco Scibona. Ognuno si è fatto presentare da uno sponsor. Poi, hanno risposto al fuoco di fila delle domande. «Sono arrivato in finale ci racconta il no tav Scibona arrivando alla Camera - ma la mia era una candidatura molto pesante, ho avuto quasi paura di farcela».

luis alberto orellana

I capigruppo Vito Crimi e Roberta Lombardi vanno prima in diretta streaming sulla tv on line di Beppe Grillo. Presentano i candidati, rivendicano il metodo democratico con cui sono stati eletti. Mentre parla Fico, Crimi si alza. È fuori, nel corridoio, impegnato in una lunga telefonata.

Poco dopo, in conferenza stampa, nega di aver sentito Beppe Grillo. Quel che è certo, è che il "capo politico" del Movimento 5 stelle si fa sentire su Internet. Già ieri mattina rivendicava il taglio agli emolumenti dei suoi parlamentari (che dimezzano a 2.500 euro netti lo stipendio base) e invitava il Pd a fare lo stesso.

Nel pomeriggio, un post sul blog - poi twittato da Grillo - metteva l'ennesima pietra tombale su un accordo: «In Italia è iniziata una rivoluzione legale. Forse riusciranno a fermarla, ma non con le voci delle loro sirene - scrive il professore universitario genovese Paolo Becchi - Ormai siamo in guerra e, se moriremo, lo faremo solo sul campo di battaglia delle prossime elezioni. È meglio un salto nel buio che un suicidio intellettualmente assistito».

 

RETATA DI EX DEPUTATI, IN GALERA VA SOLO COSENTINO

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1-COSENTINO: SI COSTITUISCE A SECONDIGLIANO
(AGI) - Caserta, 15 mar. - L'ex sottosegretario all'Economia del Pdl, Nicola Cosentino, e' appena entrato nel carcere di Secondigliano (Napoli), in esecuzione dei provvedimenti di arresto emessi a suo carico nel 2009 e nel 2011 per i reati di concorso esterno in associazione camorristica, reimpiego di capitali illeciti e corruzione.
L'ex coordinatore del Pdl in Campania si e' consegnato spontaneamente alla casa circondariale napoletana accompagnato dal suo difensore di fiducia, Stefano Montone. I pm della Dda di Napoli, Antonello Ardituro e Alessandro Milita, hanno delegato per l'esecuzione del provvedimento di arresto alla Dia e ai carabinieri di Caserta.

NICOLA COSENTINO ALLA CONFERENZA STAMPA

2-ATTESI ARRESTI COSENTINO, DE GREGORIO E NESPOLI IN CAMPANIA
(ANSA) - Sono i tre i parlamentari campani uscenti destinatari di provvedimenti della magistratura napoletana nei cui confronti ordinanze cautelari devono essere eseguite in giornata.
Nicola Cosentino (Pdl), nei cui confronti sono state emesse due ordinanze di custodia in carcere per presunte collusioni con i clan dei Casalesi, dovrebbe costituirsi in carcere, come annunciato nei giorni scorsi da un suo legale e confermato ieri dallo stesso Cosentino.

Sergio De Gregorio (Pdl) e' in attesa dell'esecuzione di un'ordinanza agli arresti domiciliari per la vicenda dei finanziamenti all'Avanti.
Due, invece, sono i provvedimenti a carico del Vincenzo Nespoli (Pdl), sindaco in carica di Afragola (Napoli), accusato di bancarotta e riciclaggio: si tratta di due ordinanze agli arresti domiciliari, una delle quali e' stata modificata ieri in obbligo di dimora nel comune di Afragola. Per l'altro provvedimento, i suoi legali, avv. Pane e Pagliuca - a quanto si e' appreso - avrebbero presentato un'istanza urgente per la revoca o l'attenuazione della misura al Gip Paola Scadona.

ALBERTO TEDESCO


3-INCHIESTE SANITA': EX-SENATORE TEDESCO AI DOMICILIARI
(AGI) - L'ex-senatore Alberto Tedesco da stamani e' agli arresti domiciliari. Su disposizione della Procura di Bari le due ordinanze di custodia cautelare emesse a suo tempo sono state notificate stamani dai carabinieri. Le ordinanze non erano state eseguite sinora in quanto i provvedimenti erano stati respinti dal Senato. Da stamani pero' Alberto Tedesco non e' piu' senatore.

 

 


RCS SOS: L’AUMENTO CON LO SCONTO (TRAPPOLA?)

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DAGOREPORT

SCOTT JOVANE

Si preannuncia caldissima la riunione del patto di sindacato di Rcs prevista per venerdì della prossima settimana, che il giorno successivo sarà seguito da un consiglio d'amministrazione. Alcuni azionisti importanti della casa editrice che pubblica il "Corriere della Sera" sono rimasti esterrefatti venendo a sapere che con ogni probabilità l'aumento di capitale da 600 milioni previsto dal piano preparato dall'a.d. Pietro Scott Jovane e di fatto imposto dalle banche creditrici (Unicredit e Intesa) per rientrare dei loro finanziamenti, ricapitalizzazione da effettuarsi in due tranches (la prima da 400 milioni e la seconda da 200) prevede l'emissione di nuovi titoli al valore di 0,30 euro cadauno.

Il sostanzioso sconto dell'operazione di ricapitalizzazione rispetto agli attuali valori borsistici viene giudicato da alcuni azionisti come perlomeno improvvido, tenuto conto che ormai il 95% dell'azionariato del gruppo è "blindato", vuoi sotto forma del patto di sindacato vuoi per la presenza di soci importanti ma fuori dal patto (Diego Della Valle, i Benetton e Giuseppe Rotelli).

Non si capisce, quindi, la ragione per essere costretti abbattere di un terzo almeno la posta patrimoniale del'investimento in Rcs, tenuto conto che i titoli sono in carico a più o meno tutti i pattisti fra i 0,90 centesimi e 1,2 euro. A meno che l'obiettivo vero - e non dichiarato - dalla ricapitalizzazione sia quello - in presenza di un forte inoptato dell'aumento di capitale - di alterare gli equilibri dell'azionariato prima della scadenza naturale del patto, prevista per il prossimo settembre.

Diego della valle

 

VIA LE DONNE DALLA POLITICA! L’ANATEMA DI BERGOGLIO

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Dal "Fatto quotidiano"

PAPA BERGOGLIO

1 - IL GIUDIZIO SUI COLLEGHI
Nel 2005, alla morte di Papa Wojtyla, l'arcivescovo di Buenos Aires disse: "Giovanni Paolo II è stato un uomo coerente, che mai ha mentito o ingannato. La coerenza non si compra, non si studia; si forgia via via nell'adorazione, con la dirittura morale e il comportamento". E solo qualche giorno dopo, finito il conclave che elesse Ratzinger, Bergoglio confessava: "Quando si parlava di me come papabile provavo pudore e vergogna". Del cardinal Martini ha apprezzato la correttezza ("Non si è aggrappato all'incarico, si è fatto da parte con dignità e laboriosità") mentre sull'attuale Papa Emerito ha detto: "Non è un conservatore, come dicono, perchè le dimissioni sono state un gesto rivoluzionario".

2 - QUERIDA ARGENTINA
L'amore per il suo Paese è un'evidenza. Il regime di Videla, una costante nel raccontare il passato. "Tristi e dolorosi fatti, come quelli del golpe del 1976, non devono essere tenuti sotto silenzio. Serve un momento di riconciliazione che ci tenga lontano sia dall'impunità , che indebolisce la giustizia, che dai rancor ed i risentimenti che possono dividerci". Un'unità orgogliosa rivendicata anche contro sua maestà la regina d'Inghilterra a proposito delle isole Malvinas: "Sono nostre", disse il futuro Papa.

3 - MA LE DONNE NO
Bergoglio non ha fatto mistero della sua posizione arcaica sul ruolo delle donne: "Le donne sono naturalmente inadatte per compiti politici. L'ordine naturale ed i fatti ci insegnano che l'uomo è un uomo politico per eccellenza, le Scritture ci mostrano che le donne da sempre supportano il pensare e il creare dell'uomo, ma niente più di questo". E a rincarare la dose, il cardinal Bergoglio sottolineò: "Abbiamo avuto una donna come presidente della nazione e tutti sappiamo cosa è successo", riferendosi all'ex presidente Maria Estela Martinez de Peron.

PAPA BERGOGLIO FRANCESCO IN METRO

4 - E SUI GAY? DIPENDE
É nota la posizione rigida del neoeletto sugli omosessuali: "I matrimoni gay sono un segno del diavolo e un attacco devastante ai piani di Dio" ha detto. Ma c'è sempre l'eccezione, perchè nel 2005 il vescovo di Santiago Juan Carlos Maccarone si dimise dopo la divulgazione di un video che lo vedeva protagonista di un rapporto omosessuale e Bergoglio disse: "La chiesa argentina è vicina con affetto, comprensione e preghiera al nostro fratello in questo momento di Croce, di sofferenza".

5 - IL DEMONE PEDOFILIA
"Se c'è un prete pedofilo è perchè porta in se la perversione prima di essere ordinato. E sopprimere il celibato non curerebbe tale perversione. O la si ha o non la si ha". Così scriveva nel 2010 precisando che "bisogna stare molto attenti alla selezione dei candidati al sacerdozio" senza illudersi che eliminare il celibato sia una soluzione al calo delle vocazioni". Insomma, con Papa Francesco il sacerdozio continuerà a rimanere un mestiere da single.

6 - LA CRISI È CON NOI
Correva l'anno 2009 e Ratzinger visitava l'Argentina denunciando una situazione di "povertà scandalosa". Bergoglio rispose così: "Non può essere che in una patria benedetta come la nostra a tanti possa mancare il pane e il lavoro. C'è gente che ha perso la speranza, ogni giorno ci sono cortei di disoccupati e disperati. Non lo possiamo permettere". La dignità umana e la società contemporanea non empre s'incontrano. Perché "un popolo che non cura i suoi bambini e i suoi anziani è decadente" disse l'arcivescovo nel 2011.

7 - IL FUTURO, ADESSO
La Chiesa che vuole Papa Francesco sarà diversa. "Ad una Chiesa autoreferenziale succede come a una persona autoreferenziale: diventa paranoica, autistica". E c'è di peggio: "Qualche volta la religiosità è accompagnata da una specie di vago teismo che mescola la psicologia con la parapsicologia" ha spiegato Bergoglio ne "Il gesuita", libro-intervista di Francesca Ambrogetti e Sergio Rubin.

LA FAMIGLIA BERGOGLIO

8 - L'ITALIA DENTRO
Questo Papa nuovo e diverso è molto italiano. Ha scelto un santo locale per segnare il suo pontificato. Ha il papà di Portocomaro, paesino dell'Astigiano, e la mamma un po' piemontese e un po' genovese. Tra i suoi testi preferiti ci sono I promessi sposi e la Divina commedia.

9 - LA BESTIA DEL POTERE
"La maschera del potere e le rivendicazioni rancorose sono il guscio vuoto di anime che riempiono il loro nulla triste e soprattutto la loro incapacità di intraprendere percorsi creativi che diano fiducia" disse nel 2001 Bergoglio. Che ora deve passare dalla teoria alla pratica.

 

CAROLINE KENNEDY, FIGLIA DI, NUOVO AMBASCIATORE A ROMA?

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1. DI PAOLA VEDE ALLONTANARSI LA PRESIDENZA DI FINMECCANICA
Con il binocolo puntato sui palazzi della politica il ministro della Difesa Di Paola vede allontanarsi la presidenza di Finmeccanica che avrebbe coronato la sua carriera.
L'ex-ammiraglio di Torre Annunziata è rimasto incastrato nella vicenda degli F-35, i caccia bombardieri che con l'arrivo dei grillini in Parlamento e la crisi dell'economia probabilmente saranno cancellati dal prossimo governo.

Di Paola

Eppure Di Paola fino a pochi giorni fa era convinto che l'Italia avrebbe onorato il promemoria firmato a Washington nel giugno 2002 quando con la qualifica di direttore nazionale degli armamenti si impegnò all'acquisto di 131 velivoli per un importo di 8,5 miliardi di dollari.

Oggi quella cifra è salita alle stelle e a spegnere le illusioni del ministro è la pioggia di critiche che arrivano non solo dalla Corte dei Conti che secondo quanto scrive "l'Espresso" in edicola avrebbe aperto un'istruttoria per danni erariali, ma anche dai partner europei.

Una settimana fa ad esempio sul sito del settimanale tedesco "Spiegel" si poteva leggere che l'F-35 prodotto dalla Lockeed Martin potrebbe rivelarsi addirittura inferiore ai caccia delle generazioni precedenti già in servizio in tutto il mondo.

Il colpo finale alle speranze di Di Paola è arrivato nei giorni scorsi dai vertici dell'aviazione militare americana. Il nostro ministro, che partecipa ancora alle riunioni della Nato, conosce benissimo il generale Mike Hostage, un ingegnere americano di 58 anni che nel 2011 è diventato il comandante supremo dell'aeronautica statunitense.

Secondo la ricostruzione minuziosa del giornalista Pietro Romano che scrive con competenza sul settimanale "Il Mondo", il generale durante una conversazione con alcuni giornalisti americani avrebbe ipotizzato la cancellazione definitiva degli F-35. La decisione rientra nei tagli lineari previsti dal "Sequestration act" che tra l'altro riduce di 200mila ore di lavoro gli addestramenti dei piloti.

Alle parole del capo dell'Aeronautica si sono aggiunge le accuse rivolte da Christopher Bogdan, un altro generale che ha il compito di seguire gli sviluppo del programma militare. Senza girare troppo a largo Bogdan ha preso di petto i due colossi Lockeed Martin e Prat & Whitney (quest'ultimo produce motori) accusando le due aziende di comportarsi con scarsa lungimiranza quasi non si rendessero conto di "aver ricevuto un regalo di Natale". L'allusione è pesante e si riferisce alle spese già sostenute per puntare sugli F-35.

A questo punto per Di Paola diventa impossibile difendere la causa e guardare in avanti per gli aerei che, secondo l'ultimo dossier del Pentagono, non consentono ai piloti di vedere con gli occhi, con il casco e sui radar chi arriva da dietro.

PALAZZO FINMECCANICA A PIAZZA MONTE GRAPPA


2. ARRIVA CAROLINE KENNEDY?

È probabile che in queste ore l'ambasciatore degli Stati Uniti in Italia, David Thorne, stia preparando le valigie con la moglie Rose e i due figli.

Ad accelerare la sua partenza dalla sede dell'ambasciata in via Veneto e da Palazzo Taverna che si trova a due passi dallo zoo contribuisce anche la nomina di Papa Francesco, che martedì celebrerà la messa di intronizzazione.

Da Washington non hanno ancora indicato la delegazione che assisterà all'evento, ma non dovrebbero mancare il segretario di Stato Kerry e il vicepresidente Joe Biden. A Thorne che è arrivato a Roma nel 1953 con la sua famiglia quando il padre fu incaricato da Eisenhoover di amministrare il Piano Marshall, spiace moltissimo lasciare questo Paese dove ammira l'arte e il calcio. Che se ne vada è comunque scontato perché è prassi dell'amministrazione Usa far girare la ruota degli ambasciatore quando il presidente degli Stati Uniti viene eletto per la seconda volta.

Nella valigia diplomatica Thorne non metterà le 1200 bottiglie di vino che secondo voci maliziose si portò in America il suo predecessore Ronald Spogli, ma gli resterà addosso l'eco delle polemiche sollevate con le dichiarazioni rilasciate due giorni fa in un liceo romano sul Movimento 5 Stelle davanti. Con lo stesso entusiasmo contenuto in un report di Goldman Sachs, il diplomatico dal faccione sorridente ha detto di sperare in un contributo positivo per il cambiamento dell'Italia e ha invitato i giovani ad agire sulla falsariga del Masaniello di Genova.

CACCIA F35

La reazione degli ambienti politici per questa interferenza negli affari italiani è stata immediata e l'ambasciatore che ama da sempre le tecnologie digitali si è affrettato a spiegare su Twitter che l'ambasciata non appoggia nessun soggetto politico ma dialoga con tutti.

L'imbarazzo è evidente anche se alla Farnesina ,dove si stanno rompendo la testa sulla questione dei marò italiani, spiegano che le simpatie americane per Grillo risalgono al 2008 quando l'ex-ambasciatore Ronald Spogli trasmise un rapporto segreto (rivelato da Wikileaks) in cui si spendevano parole e giudizi positivi su Beppe Grillo e le sue utopie ("condite da una miscela di humour aggressivo sostenuto da statistiche e ricerche che ne fanno un interlocutore credibile sul sistema politico italiano").

Adesso a Washington stanno già pensando al nome del nuovo ambasciatore e la rosa dei candidati che a gennaio era molto ampia si sta stringendo su quelli che hanno maggiore attenzione al mondo cattolico. Dopo gli sgomitamenti dei cardinali americani ,che prima e dopo il Conclave hanno dato una dimostrazione di loquacità scomposta, la scelta dovrà evitare che a Roma arrivi uno dei tanti ex-banchieri sponsor nella campagna elettorale di Obama.

Tra i nomi che corrono c'è quello di Caroline Kennedy, la figlia del defunto presidente, che oggi ha 55 anni, esercita la professione di avvocato e ha perso la battaglia per il seggio al Senato.

LAMBASCIATORE USA DAVID THORNE


3. CHI ARRIVA DOPO PARISI IN CONFINDUSTRIA DIGITALE: PIETRO GUINDANI O ALBERTO TRIPI?
Quando parla di televisione Stefano Parisi, l'ex-direttore generale di Confindustria, abbandona l'aria incazzata e aggressiva che gli ha procurato una valanga di antipatie.

Fino ad alcuni anni fa si pensava che la sua passione più grande oltre al potere fosse il rugby, ma la svolta è avvenuta nel 2011 quando dalle costole di Fastweb, la società che il manager romano ha guidato dal 2004 al 2010, è nata Chili spa, una piattaforma internet per la commercializzazione di film in streaming.

Da quel momento Parisi ha dimenticato gli scazzi in Confindustria e al Comune di Milano dove ha lavorato come City Manager, e insieme a Giorgio Tacchia, Alessansdro Schintu e Stefano Flamia si è buttato nell'avventura dei film su internet.

Oggi passa la maggior parte del tempo a coltivare il successo della società che conta di offrire film a noleggio e di arrivare in pareggio il prossimo anno. Anche la carica di presidente di Confindustria Digitale, la federazione alla quale aderiscono le imprese di telecomunicazioni e informatica, sembra lasciarlo piuttosto indifferente. Il mandato confindustriale scadrà a giugno e Parisi non ha voluto in alcun modo modificare lo statuto della federazione per ottenere il rinnovo del suo incarico.

zs48 ronald spogli

Così, mentre cercherà di contrastare la pirateria vendendo film di alta definizione a 5 euro ciascuno, a misurarsi per sostituirlo in Confindustria Digitale si troveranno di fronte il presidente di Vodafone, Pietro Guindani, e il patron dell'informatica e dei call center Alberto Tripi.


4. SQUINZI È SEMPRE PIÙ PESSIMISTA: IL PROSSIMO SEMESTRE SARÀ ORRIBILE
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che Giorgio Squinzi è sempre più pessimista.

Oltre a lanciare allarmi sui giornali italiani, ieri ha rilasciato un'intervista al quotidiano spagnolo "El Periodico" in cui dichiara che il prossimo semestre sarà orribile. Il leader degli Industriali è abbastanza sorpreso per il silenzio degli ex-presidenti di Confindustria Luchino di Montezemolo (impegnato con la Ferrari) ed Emma Marcegaglia (preoccupata di liberarsi delle sue aziende turistiche).

L'unico a dargli una mano è Luigino Abete che in un'intervista al giornale di Confindustria spara a zero sui debiti della pubblica amministrazione e applaude al manifesto per la legislatura promosso da Squinzi".

 

ELEZIONI SÌ O NO? LA BATTAGLIA FINALE DEL PD

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Claudio Cerasa per "Il Foglio"

Il risultato della partita a scacchi giocata dal Pd sul terreno delle presidenze delle Camere (dove il Pd, per cercare un'intesa, oggi voterà scheda bianca in entrambi i rami del Parlamento) risulterà utile non solo per capire il destino del governo ma anche per avere una fotografia nitida rispetto a un tema chiave di questo inizio legislatura: il peso della vecchia guardia del Pd in rivolta contro l'attuale guida del Pd, ovvero Bersani.

RENZI E BERSANI PD

Nel centrosinistra nessuno può ammetterlo apertamente ma la verità che risulta sempre più evidente è che la strategia dei "due colpi in canna" - o governo Bersani o elezioni subito - oltre ad aver suscitato l'irritazione del Quirinale ha ricompattato i vecchi e intramontabili colonnelli del centrosinistra: che a parole non risparmiano complimenti a Bersani (vai Pier Luigi vai!) ma che da dietro le quinte si preparano a orientare i propri cannoni contro il leader Pd per scongiurare che, in caso di fallimento, il segretario apra la botola e faccia precipitare il paese nell'"incubo elezioni".

I battaglioni finora hanno combattuto una timida guerra di posizione ma da oggi, a partire dalla scelta dei presidenti, cominceranno una partita diversa al temine della quale sarà chiaro chi, tra integralisti del voto (bersaniani, renziani, vendoliani, turchi) e teorici del compromesso (D'Alema, Veltroni, Letta, Fioroni, Bindi, Franceschini), avrà i numeri e la forza per dettare la linea e decidere il futuro di questa legislatura.

renzi bersani jpeg

Elezioni sì, elezioni no; elezioni sì, elezioni no. Sarà dunque attorno a questa linea di frattura che si combatterà l'ultima grande battaglia di questo Pd (e occhio alle scelte che il Pd farà a Palazzo Madama e a Montecitorio, sia per le presidenze sia per i successivi capigruppo, dove risulterà evidente quali sono i rapporti di forza tra i due fronti in campo); e sarà attorno alla posizione da prendere in caso di missione fallita di Bersani che il centrosinistra capirà quanto è forte quel pezzo di Pd che, silenziosamente, si sta spostando più sulla linea del Quirinale (no al voto) che non su quella del segretario.

Un pezzo di Pd che si muove ancora con passo felpato ma che a poco a poco inizia a mostrare segni di vitalità. Caso numero uno, Enrico Letta: "Le elezioni? Non scherziamo - dice al Foglio il vicesegretario del Pd - con questa legge elettorale e con i rapporti di forza tripolari simili agli attuali il Senato rimane senza maggioranza e ci ritroviamo daccapo con gli stessi problemi". Caso numero due, Walter Verini: "Andare al voto subito - ci dice il deputato del Pd, braccio destro di Walter Veltroni - non avrebbe senso. Se il tentativo di Bersani non andasse in porto, la strada è quella di un governo del presidente di indiscutibile profilo morale, economico, culturale.

E che riformi politica e istituzioni e dia ossigeno a famiglie e imprese e sia votabile dal Parlamento. Votare con questa legge sarebbe una soluzione irresponsabile". Caso numero tre, Dario Franceschini: "Andare al voto? Dipende a che condizioni - ci dice l'ex segretario Pd - dico solo che non faremo nessun governo sostenuto con Berlusconi". Le condizioni, già. Negli ultimi giorni, il messaggio in codice fatto passare dai teorici del compromesso è stato escludere accordi con Berlusconi senza escludere però intese con un Pdl deberlusconizzato.

BERSANI E DALEMA SBIRCIATINA ALLUNITA

Una missione complicata ma non impossibile come ci spiega Nicola Latorre: "Sono convinto - spiega il senatore ultradalemiano - che le elezioni siano da escludere sul breve. Tra l'altro con questa legge elettorale è quasi certo che al Senato ancora una volta non ci sia maggioranza".

Dunque, chiediamo, esiste la prospettiva eventuale di un governo appoggiato dal Pdl con Berlusconi che si fa da parte? Sorriso di Latorre: "Mi avvalgo della facoltà di non rispondere in attesa della nomina del mio avvocato". E se sia necessario che Latorre e compagnia nominino un avvocato sarà chiaro tra oggi e domani: quando alla Camera e al Senato, tra presidenti e capigruppo, capiremo che peso ha nel Pd il fronte del grande e inconfessabile compromesso con il Pdl.

 

 

ARGENTINA: BERGOGLIO TRA GOLPE E REALPOLITIK

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Maurizio Chierici per il "Fatto quotidiano"

L'America Latina è il continente dove la religione è vissuta in pubblico: chiese, radio, tv. Accompagna e determina la politica in uno spazio aperto alla folla dei cristiani più grande del mondo. Chiesa cattolica che sta con la gente, ma quale tipo di gente?

videla

Le analisi divergono anche se la scelta in apparenza sembra semplice. Se i governi sono l'espressione dei popoli, la stessa folla si affida alla Chiesa, ma se i governi soffocano la gente dovrebbero soffocare anche la Chiesa il cui annuncio accompagna l'impegno alla solidarietà. Tocca ai governi decidere quale ruolo scegliere e alla Chiesa quale solidarietà esercitare. La pratica si sforza di non isolare le buone relazioni fra Roma e il Vaticano. Scelta non semplice nel continente spagnolo sospeso tra il passato della Teologia della Liberazione non gradita alla Roma di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI e la realpolitik di tanti governi.

Cronaca degli ultimi anni nell'Argentina in transito dai militari alla democrazia dei Kirchner. Nella Buenos Aires 1976, giorno prima del golpe, la conferenza episcopale incontra il generale Videla e l'ammiraglio Massera, affiliato alla loggia di Licio Gelli. Si formalizza l'accordo per una "serena convivenza". Garantisce monsignor Tortolo, vescovo militare. Gran parte dei vescovi e il nunzio apostolico Pio Laghi assistono all'insediamento di dittatore accanto all'ammiraglio Massera.

Laghi è il solo diplomatico presente. Manca il vescovo Angelelli ucciso poco dopo. Non c'è il vescovo Carlos Ponce assassinato in un finto incidente stradale. Ma il primo a morire è don Carlos Mungica fondatore del movimento sacerdoti terzomondisti. Poi tocca a padre José Tedeschi e all'intera comunità dei pallottiniani: 3 preti, 2 seminaristi. Mentre altri preti si nascondono o finiscono nelle prigioni segrete, l'omelia del nunzio Pio Laghi rasserena gli animi. "L'Argentina ha un'ideologia tradizionale e quando qualcuno impone idee estranee, la nazione reagisce. I soldati adempiono al loro dovere primario di amare Dio e la Patria". Laghi è un tennista disinvolto.

Due volte la settimana sfida l'ammiraglio Massera. Quando torna a Roma diventa cardinale. Paolo VI, stanco e malato, viene tenuto all'oscuro e solo un anno dopo si rivolge alla commissione episcopale con una lettera insolitamente arcigna: perché tacete? La commissione risponde condannando i delitti senza parlare del governo. Il Vaticano non viene informato dei ragazzi che spariscono: migliaia. E se qualcuno sa, tace per non turbare il pontefice.

PAPA BERGOGLIO

Tina Boitano, e altre madri di Piazza di Maggio decidono di arrivare a Roma per informare il nuovo papa Giovanni Paolo II dei figli che militari in borghese hanno portato via mentre uscivano dalla messa o dall'università. Del nunzio e dei vescovi ormai non si fidano. Risposte vuote. Per sopravvivere in Italia fanno le perpetue.

Qualcuno le infila in un'udienza e la Boitano allunga un foglio al Wojtyla che la sfiora. E nell'Angelus della domenica Giovanni Paolo II pronuncia per la prima volta la parola "desaparecidos" e chiede spiegazioni al cardinale Aramburu. Chiesa divisa: la paura e l'obbedienza dovuta al primate argentino non sdegnoso verso i militari, frena chi si ribella alla violenza.

Non tutti hanno il coraggio della protesta. E quando i golpisti perdono il potere, la reticenza della Chiesa continua. Parlo col vescovo Laguna, portavoce della commissione episcopale, mentre il default inginocchia l'Argentina. Prima del colloquio fa sapere: "Appartengono all'Opus Dei". 2001: due vescovi chiedono perdono. Il vecchio Karlik e Novak ormai sul letto di morte. Hanno aiutato nell'ombra le vittime impaurite ma riconoscono di aver taciuto quando "dovevamo parlare".

Monsignor Laguna non è d'accordo sulla forma della confessione. " Potevano invocare perdono per la loro diocesi, non nel nome della Chiesa. La Chiesa è stata chiara con la dovuta cautela. Bisogna riconoscere che certe complicità hanno aiutato il silenzio: piccoli preti ma anche membri della gerarchia frequentavano i comandanti con amicizia".

PAPA BERGOGLIO

Rifiuta l'ambiguità di Pio Laghi: "So quanto si è prodigato per salvare chi poteva salvare...". E l'opacità continua fino ai nostri giorni. Christian von Wermich, sacerdote che "consolava" nella confessione gli studenti destinati a sparire nei sotterranei della tortura, Scuola Meccanica della Marina (oggi museo Nunca Mas), sta scontando l'ergastolo per aver ingannato con trappole sacrileghe 34 ragazzi. Sette non sono mai tornati. Usava la confessione per sapere i nomi degli amici nascosti. Subito li faceva arrestare.

Accompagnava le "sue" vittime a morire invitando alla serenità: "Volontà del Signore". Un anno fa scrive una lettera ai giornali: lamenta la costrizione di non celebrare messa davanti ai carcerati. "La Chiesa conferma la mia piena dignità sacerdotale, perché il Direttore dell'Istituto mi impedisce di esercitarla?". Ancora un anno fa sopravviveva la curiosità senza risposta: come mai non è stato sospeso a divinis come è successo a ogni teologo della liberazione?

 

DALL’AUTO BLU ALL’AUTO-BUS - I GRILLINI INVADONO IL PARLAMENTO LA SCATOLETTA È STATA APERTA

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1. DAGOREPORT DA MONTECITORIO

- A forza di biowashball e mooncup, i Grillini devono essersi dimenticati il deodorante: nelle sale dove si riuniscono arrivano degli schiaffi al sapor di ascella. Sarà l'emozione del primo giorno.

Vito Crimi jpeg

- Il Pd si sta spaccando in due sulla nomina di Dario Franceschini alla presidenza della Camera. Passano gli anni ma rimane sempre la solita diatriba fra popolari e diessini.

- Presenti, per le grandi occasioni non mancano mai, anche Bruno Vespa, Gad Lerner e Lucia Annunziata.

- Ferdinando Adornato (Udc) entra alla Camera con il gioco delle opzioni (D'Alia ha scelto il collegio Sicilia Orientale, silurando Pistorio) e passa da trombato a resuscitato, votando pure per primo.

- La seconda votazione di oggi sarà alle 14.30. La terza e ultima di oggi alle 17.30. Domattina la quarta, a maggioranza semplice, sarà quella buona.

- La Polverini si è tagliata i capelli come la Carfagna

- La Gelmini, la Calabria, tutte le Forza Gnocca vestite di scuro. Sembrano tutte vestite a lutto.

- Anche Santadeché per il suo rientro in aula ha scelto un beige molto sobrio.

- Una ricreazione senza senso: per la prima volta non ci sono vincitori e vinti.


2. I GRILLINI SBARCANO IN PARLAMENTO
Da "Ansa.it"

Roberta Lombardi e Vito Crimi jpeg

"M5S in Parlamento: la storia ha inizio". Beppe Grillo lancia con queste parole dalle pagine del suo blog una diretta streaming sulla web tv La Cosa, per accompagnare deputati e senatori del Movimento 5 Stelle nel loro primo giorno di lavori in Aula. Una diretta video da piazza Colonna per salutare alcuni degli eletti prima dell'ingresso a Montecitorio e Palazzo Madama. Intanto dalle prime ore di questa mattina i 5 Stelle dai loro profili Facebook e Twitter celebrano con messaggi e foto il debutto in Parlamento.

"A piedi verso Palazzo Madama con Bruno Marton la gente che ci incrocia e ci incoraggia a tener duro e a non mollare adesso non ha prezzo", scrive Vito Crimi, capogruppo del M5S al Senato su Facebook. "Stiamo per entrare nei palazzi del potere per dargli il giro", scrive su Twitter il senatore 'No Tav' Marco Scibona. "Oggi inizia la XVII legislatura, quella del cambiamento, della svolta: in bocca al lupo a tutti noi, in bocca al lupo Italia!", gli fa eco con un tweet Gianluca Vacca, eletto alla Camera.

"In viaggio per Roma, a pochi minuti dall'ingresso di milioni di cittadini all'interno del Parlamento. E' un traguardo importante di cui andare orgogliosi ma, nello stesso tempo, deve essere un nuovo punto di partenza! - esulta su Facebook il deputato Alfonso Bonafede - Sono consapevole del fatto che tanti italiani ripongono tante speranze in questa nuova legislatura (o meglio, in questo nuovo Parlamento)! Faremo di tutto per essere all'altezza di questa speranza".

Gli eletti del Movimento 5 Stelle ci tengono a segnare, nel primo giorno di legislatura, la differenza rispetto agli esponenti degli altri partiti. E sottolineano che stanno arrivando nei palazzi del potere non in auto blu, ma con autobus e metro. La piemontese Laura Castelli si fa fotografare in piedi in autobus: "Il 170 è troppo comodo per andare a Montecitorio...", scrive. Il campano Angelo Tofalo fotografa il tabellone della metropolitana di Roma: "Sto andando, sto andando, non ci fermeremo mai". Infine, c'é chi scherza, come Cristian Iannuzzi: "Stamattina c'era qualcosa che dovevo fare, ma non ricordo cosa...".

La senatrice del Movimento Stelle Enza Blundo jpeg

CAMERA: GRILLINI TUTTI NELLE ULTIME DUE FILE DIETRO - Tutto pronto per la prima seduta dell'Aula della Camera. I grillini, entrati per primi, hanno occupato, letteralmente correndo, tutte le due ultime file in cima ai settori prima usati da Pdl, Lega, Udc e Fli. In molti sono accaldati e uno di loro si è tolto la giacca (cosa non consentita dal regolamento a seduta in corso), sfoggiando una vistosa camicia color prugna. Il leader del Pdl Angelino Alfano è entrato e prenderà il suo vecchio posto.

MANGILI (M5S) SI DIMETTE PER RAGIONI PERSONALI - La senatrice Giovanna Mangili, eletta con il Movimento 5 Stelle, rassegna le dimissioni "per motivi personali". Lo ha annunciato il presidente Emilio Colombo nel corso della seduta inaugurale della XVII legislatura nell'Aula del Senato.

CAMERA: GRILLINI SI SIEDONO A POSTI PDL E FLI - I grillini alla Camera hanno occupato i posti che prima appartenevano a parte del Pdl e Fli. Nella prima seduta non c'é assegnazione predefinita dei posti, che verranno assegnati successivamente dall'ufficio di presidenza. I grillini hanno occupato le ultime due file, quelle più in alto, dei settori occupati precedentemente da Pdl, Udc, Fli e Lega. Grillo aveva annunciato nelle scorse settimane che i suoi parlamentari si sarebbero seduti alle spalle di quelli degli altri partiti per controllarli.

CAMERA: BOSSI 'SNOBBA' M5S, NOI ERAVAMO DI PIU' AL DEBUTTO - Sono i neoeletti M5s i protagonisti della prima giornata 'parlamentare'. In Transatlantico a Montecitorio, armati di zainetti e con un'espressione di stupore stampata sul volto, sono i più ricercati dai cronisti. Capita così di incontrare 'istituzioni' della vita politica italiana, come Umberto Bossi, camminare tra i nuovi volti del Parlamento. "Le ricorda il primo giorno quando veniste in Parlamento a Roma?", chiedono i cronisti al leader leghista. "Ma che! Noi eravamo tanti, eravamo di più", risponde Bossi.

Ingresso alla Camera dei deputati grillini jpeg

CAMERA: MAGGIORANZA DEPUTATI USERA' FIRMA DIGITALE - Sono 558 su 630, e quindi la stragrande maggioranza, i deputati che hanno già acquisito la 'firma digitale' con la quale potranno presentare agli uffici della Camera proposte di legge e atti ispettivi (come interrogazioni e interpellanze) in formato elettronico. In questa legislatura, viene fatto notare a Montecitorio, sta dunque funzionando l'operazione 'dematerializzazione' per ridurre al minimo la carta per il funzionamento degli organi parlamentari.

COLOMBO, AUGURI A PAPA PER FECONDO PONTIFICATO - Il presidente di turno di Palazzo Madama Emilio Colombo rivolge un saluto al nuovo Papa Francesco. "Sono certo di interpretare il pensiero di tutti voi rivolgendo a lui il nostro rispettoso e fervido augurio per un fecondo pontificato", dichiara Colombo.

SENATO: QUASI TUTTI IN PIEDI AL NOME DI PAPA FRANCESCO - Quando il presidente dell'assemblea Emilio Colombo, evoca il nome di Papa Francesco, parte un applauso da tutta l'assemblea. Quasi tutti i senatori si alzano in piedi ma molti esponenti del Movimento 5 Stelle rimangono seduti.

PDL, VOTEREMO SCHEDA BIANCA PER PRESIDENTI - Siamo disinteressati alle presidenze di Camera e Senato, vogliamo invece un presidente della Repubblica di garanzia, che sia super partes. Lo ha detto, a quanto raccontano alcuni presenti, il segretario del Pdl Angelino Alfano, intervenendo all'Assemblea dei gruppi del partito. Il Pdl oggi voterà scheda bianca agli scrutini per eleggere i presidenti di Camera e Senato. La decisione, a quanto raccontano alcuni presenti, è stata presa nel corso della riunione dei parlamentari questa mattina prima dell'avvio delle sedute parlamentari. Al momento quindi il Pdl ha rinunciato all'idea di disertare l'insediamento del Parlamento. I gruppi di Camera e Senato del Pdl riuniti questa mattina alla Camera per decidere la linea da tenere oggi in Aula in merito alle votazioni dei presidenti dei due rami del Parlamento, hanno deciso, secondo quanto raccontano alcuni presenti, di rinviare a lunedì l'elezione dei due capigruppo.

Grillini entrano alla Camera jpeg

BERSANI,SCHEDA BIANCA - "Finora la nostra proposta di corresponsabilità non è stata raccolta dalle altre forze. Propongo dunque di votare sia alla Camera sia al Senato scheda bianca per continuare a lavorare ad un accordo". E' la proposta avanzata da Pier Luigi Bersani, all'assemblea dei senatori Pd.

GRILLO, MEGLIO SALTO NEL BUIO CHE SUICIDIO ASSISTITO - "E' meglio un salto nel buio che un suicidio intellettualmente assistito". Così Beppe Grillo in un tweet che rimanda ad un articolo ospitato sul suo blog a firma di Paolo Becchi. E' un invito a "non ascoltare le sirene" del Pd: "Ormai siamo in guerra e, se moriremo, lo faremo solo sul campo di battaglia delle prossime elezioni".

LOMBARDI, SAREMO SEMPRE IN AULA,VOTEREMO NO FIDUCIA
"Nessuna tattica, nessuna assenza strategia: noi saremo sempre in aula e, se si tratterà di votare a fiducia, voteremo contro". Lo dice la capogruppo M5S designata alla Camera, Roberta Lombardi precisando di parlare dell'atteggiamento che i parlamentari M5S terranno "alla Camera..".

 

RENZI E GRILLO GODONO: IN CABINA DI REGIA C’È IL MAGO DALEMIX

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Francesco Bei per "la Repubblica"

È arrivato l'uomo della trattativa impossibile, quella che dovrebbe mettere insieme le tre forze politiche «responsabili » per arrivare a un accordo senza il M5S. Anzitutto sulle presidenze di Camera e Senato, ma a seguire anche su un governo «istituzionale». E tra un mese, ovviamente, sul Quirinale.

dalema berlusconi

Mentre Pierluigi Bersani ancora tesse la tela di un dialogo sempre più difficile con i cinquestelle e tiene aperta la porta a Mario Monti per la presidenza del Senato, D'Alema si muove ormai su un'altra scacchiera. Quella, appunto, di una trattativa che salti del tutto i grillini e punti soltanto su Pdl e Scelta civica. Una prospettiva che trova concorde Giorgio Napolitano, da sempre scettico sul tentativo in solitaria di Bersani.

Il presidente del Copasir avrebbe lanciato segnali precisi, suggerendo la candidatura alla presidenza della Camera di due montiani di area centrosinistra: Lorenzo Dellai e Renato Balduzzi. Un "consiglio" che è arrivato ai diretti interessati passando sopra la testa di Monti, il quale infatti ha denunciato con i suoi le «pressioni improprie» di queste ore verso alcuni esponenti di Scelta Civica perché accettino l'offerta.

L'irritazione del premier non è dovuta soltanto al fatto di essere stato scavalcato dalla diplomazia parallela dalemiana. Il problema vero è che Monti, nonostante Napolitano abbia bisogno di lui a palazzo Chigi finché il rebus istituzionale non sia sciolto, vedrebbe bene se stesso sullo scranno più alto di palazzo Madama.

BERLUSCONI-DALEMA

Lo schema di gioco di D'Alema, che riguarda soprattutto il governo futuro di larghe intese, prevede invece che al Senato venga eletta Anna Finocchiaro con una larga maggioranza di Pd-Pdl-Lega e Scelta Civica. Dopo l'eventuale fallimento di Bersani, sarebbe proprio Finocchiaro - a quel punto presidente di palazzo Madama - ad essere chiamata da Napolitano al Quirinale per ricevere l'incarico di formare un «governo istituzionale».

Al suo posto verrebbe eletto al Senato un presidente del Pdl, magari ancora Renato Schifani. A chiudere il cerchio dell'accordo, la casella più importante, quella del Quirinale. Che, nello schema D'Alema, andrebbe ovviamente al Pd e non è difficile immaginare quale candidato potrebbe andarci.

Anche Berlusconi, chiuso ieri per tutto il giorno con i fedelissimi nella suite del San Raffaele, è stato messo al corrente dell'offerta. Tanto che Denis Verdini con una telefonata a Roma ha dato ordine di bloccare la manifestazione del Pdl che si sarebbe dovuta tenere oggi. «C'è aria di accordo», si è limitato a dire a chi gli chiedeva lumi.

Ma il Cavaliere non accetta la tattica del carciofo, non vuole sfogliare un petalo alla volta, pretende da subito un patto esplicito che riguardi anche il Quirinale e il governo. «Altrimenti - ha spiegato ancora ieri - per noi è meglio andare al voto a giugno. Renzi si è sgonfiato e, anche se il Pd dovesse candidare lui, saremmo noi stavolta a vincere il premio di maggioranza».

bersani-mario-monti

Berlusconi nell'intesa vorrebbe anche farci entrare una qualche forma di salvacondotto giudiziario, non soltanto il riconoscimento politico di un ruolo da kingmaker. Quanto meno la garanzia di un voto contrario del Pd se mai dovesse davvero arrivare una richiesta di arresto. Sul Quirinale poi, ed è qui forse l'incaglio maggiore, Berlusconi non ha dato (ancora) via libera a una candidatura di area democratica. Né D'Alema ma nemmeno Giuliano Amato. «Stavolta tocca a noi».

Intanto sulla trattativa-ombra un primo passo avanti è stato fatto ieri. Dopo un colloquio segreto tra Finocchiaro e Calderoli, e una triangolazione con Bobo Maroni a Milano, è arrivato il via libera del Carroccio. Tanto che Calderoli, che dovrebbe diventare vicepresidente vicario del Senato, è uscito allo scoperto mettendo per primo il cappello sulla possibile intesa con un'intervista alla Padania.

Bersani ovviamente è consapevole di quanto sia sottile il ghiaccio sul quale sta pattinando e ha avuto sentore di cosa si muove sotto la superficie. Benché i suoi assicurino che la sintonia con D'Alema sia totale, è evidente che i due schemi di gioco sono molto diversi. Sembra infatti che il segretario Pd, conscio del pericolo, abbia chiesto una sponda a Mario Monti.

bersani_monti

E un altro sicuro alleato è Dario Franceschini, che vedrebbe sfumare le sue ambizioni sulla presidenza della Camera se andasse in porto l'ipotesi D'Alema di metterci un Dellai o un Balduzzi. Così, tra queste manovre, si apre la diciassettesima legislatura. E le speranze di sbloccare lo stallo e i veti incrociati sono davvero al lumicino. Beppe Fioroni racconta di essere andato a trovare un affranto Bersani per tirarlo un po' su di morale: «Vedrai Pierluigi che adesso, dopo aver finito il lavoro con il Conclave, lo Spirito santo avrà un po' di tempo per concentrarsi su di noi».

 


XI VO’ FA’ L’AMERICANO: GLI STATI UNITI DI CINA - IL NUOVO PRESIDENTE XI JINPING VUOLE SEGUIRE LE TRACCE DEGLI USA

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1 - CINA, UNA FIRST LADY COLTA E GLAMOUR ECCO IL VOLTO DEL "SOGNO CINESE"
Giampaolo Visetti per "la Repubblica"

La consegna del vecchio potere è conclusa, si apre a Pechino l'era del giovane "sogno cinese". Non che il presidente Xi Jinping, 60 anni in giugno, possa incarnare per il mondo contemporaneo la novità che John Kennedy e il "sogno americano" rappresentarono per la fine del Novecento. La sfida agli Stati Uniti per il dominio sull'influenza globale del secolo però è lanciata e il nuovo "principe rosso" della Città Proibita punta a trasformare anche la Cina in una «superpotenza ricca e forte». Benessere per un sesto dell'umanità e corsa al riarmo per l'esercito più numeroso del pianeta sono la scommessa della quinta generazione degli eredi di Mao Zedong.

PENG LIYUAN

Il Grande Timoniere fece la rivoluzione e importò il comunismo in Oriente. Deng Xiaoping sdoganò la ricchezza. Jiang Zemin radicò il capitalismo e si concentrò sulla difesa dei confini. Hu Jintao ha alimentato la «crescita pacifica». Da ieri tocca a Xi Jinping,
eletto presidente dall'Assemblea nazionale del popolo, e il nuovo leader dell'unico partito comunista di successo, ha promesso «un grande rinnovamento come condizione per mantenere la stabilità».

Riforme, crescita interna e "soft power" all'estero: il momento della Cina è arrivato, e l'uomo che in novembre era stato acclamato segretario generale del partito e capo dell'esercito, si dice deciso a coglierlo, «per evitare di fare la fine dell'Urss, che si dissolse quando la corruzione le fece sfuggire di mano le forze armate».

Il «sogno cinese» di Xi ambisce a ridefinire il rapporto Cina-Usa come «il confronto» e «tra grandi potenze alla pari». Proprio ieri Obama e Xi si sono parlati al telefono (Corea del Nord e cyber attacchi i temi affrontati) e la Casa Bianca ha annunciato una visita del segretario di Stato John Kerry a Pechino nelle prossime settimane. Il solo punto da chiarire è a quale luogo alluda il neo amministratore delegato della ripresa globale quanto ripete che «Pechino deve tornare al posto che gli compete».

XI JINPING

Lo strumento è invece chiaro: «via cinese al cambiamento», ossia nessuna «importazione di democrazia occidentale». Le prime mosse lo confermano. Xi Jinping a sorpresa ha scelto come vice il riformista Li Yuanchao, 61 anni, capo dell'organizzazione del partito con studi negli Usa e grande sponsor degli investimenti delle multinazionali straniere. Come Xi, anche Li è un "principe rosso", figlio dell'ex vicesindaco di Shanghai, e ha vissuto epurazione maoista e confino nelle campagne.

Il messaggio è semplice: riavvicinare l'élite comunista al popolo, togliere all'obbligata urbanizzazione il sapore della corruzione e del divario tra ricchi e poveri, ma pure rassicurare le lobby degli affari.

Il resto si vedrà oggi, quando la transizione si concluderà con l'addio a Wen Jiabao, l'ascesa a premier di Li Keqiang e la nomina del nuovo governo. Un esecutivo dimagrito, con l'accorpamento esemplare di importanti ministeri (Ferrovie e pianificazione famigliare) per ridurre i rivoli della corruzione. L'anno aperto con il misterioso delitto Heywood, che ha portato alla spettacolare epurazione del neomaoista Bo Xilai, si chiude però con un botto hollywoodiano.

Per la prima volta dopo quasi quarant'anni e la condanna a morte dell'attrice Jiang Qin, quarta moglie di Mao, la Cina si appresta a riesibire al mondo una first lady. Peng Liyuan, stella del folk-pop patriottico e generalessa, seconda moglie di Xi Jinping, accompagnerà il nuovo leader nel primo viaggio all'estero, destinazione Mosca, e a fine mese in Sudafrica terrà addirittura un discorso pubblico a margine del vertice dei Brics. Dall'assenza pianificata delle consorti rosse, ai riflettori internazionali puntati sulla star nazionalista che la propaganda già dipinge come «una delle donne più belle e colte dell'Oriente».

PENG LIYUAN

Peng Liyuan non sarà Jacqueline, poi Onassis, ma il «sogno cinese» ha bisogno di un volto asiatico da contrapporre all'influenza di Michelle Obama. Questione di "soft power", o di «esportazione culturale della Cina nel mondo». «Ricca e forte»: l'«americano» Xi Jinping sa però che per diventarlo, Pechino deve essere oggi, prima di tutto, seducente e alla moda.


2 - PECHINO VERSO L'ADDIO ALLE BACCHETTE "STANNO DISTRUGGENDO LE NOSTRE FORESTE"
Giampaolo Visetti per "la Repubblica"

«Meglio forchetta e coltello». Xi Jinping non ha fatto in tempo a dire che la Cina «non si farà occidentalizzare», che la mazzata è ripiombata sull'Assemblea nazionale del popolo. «I bastoncini usa e getta - ha detto Bo Guangxin, presidente del gruppo che riunisce le industrie forestali di Jilin - stanno distruggendo le foreste dell'Asia. O chiediamo alla gente di cambiare abitudini o la patria diventa un deserto». I leader comunisti hanno deciso di «riflettere sulla proposta». Il tema però è, come si dice, sul piatto e questa volta, nel pieno degli scandali che rivelano le conseguenze ambientali disastrose della crescita cinese, per i bastoncini non sembra esserci scampo.

 

LA PARTITA DEL CONCLAVE DECISA DAI BRASILIANI

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Franca Giansoldati per Il Messaggero

La rivoluzione è iniziata l'altra sera, dopo che il cardinale Re si è avvicinato per chiedergli: accetti la tua elezione a Sommo Pontefice? E dopo che sono state bruciate tutte le schede nella stufa e si è resa ben visibile la fumata bianca dal comignolo; poi sono trascorsi più di 50 minuti prima che Francesco facesse capolino dalla Loggia delle Benedizioni per mostrarsi al mondo.

Cardinale Scola

Ha dovuto prima vestirsi di bianco, accettare l'atto di ossequio degli elettori, intonare il Te Deum (che ha fatto rifiutando di sedersi sul trono papale, restando sempre in piedi). In piazza erano in molti a chiedersi il perché di quella lunga attesa. Anche il dietro le quinte di una cerimonia segreta e unica al mondo a volte può essere attraversata da piccoli gesti che fanno capire tanto del carattere di una persona. Francesco tra le prime cose ha voluto telefonare proprio a Ratzinger, per sottolineare il legame di fiducia esistente. Un grande gesto. Poi si è affacciato con quel «buonasera» un po' spiazzante.

IL GRANDE ELETTORE
Accanto a lui era presente un cardinale brasiliano, Claudio Hummes, ex arcivescovo di San Paolo del Brasile e già prefetto della congregazione del Clero. Certamente il suo più grande elettore e amico fidato. Bergoglio lo ha voluto vicino a sé in quella occasione riconoscendo che grazie all'infaticabile e paziente rete tessuta dietro le quinte per giorni e giorni dal porporato brasiliano si è creata una piattaforma di consensi tale da poterla immettere in conclave al momento giusto, in caso di stallo, quando i candidati favoriti della vigilia - Scola, Scherer e O'Malley - cominciavano a dare segni di cedimento.

I loro consensi non crescevano come avrebbero dovuto, c'erano resistenze e veti incrociati, gli italiani divisi. Il ticket Scola-Sandri (quest'ultimo come Segretario di Stato) era la grande carta che una parte dei curiali contava di introdurre per raggiungere la soglia dei 77 voti. Il tentativo era di far confluire sul porporato milanese - che per la verità era apparso un po' riluttante e nelle congregazioni generali aveva ricordato che non sono possibili accordi pre Conclave e che quindi si sentiva in imbarazzo per le voci riguardo a promesse di futuri incarichi - i voti di una fetta importante di curiali che nelle prime votazioni avevano probabilmente accordato il loro consenso a Odilo Scherer, l'arcivescovo di San Paolo del Brasile con un passato nella curia romana.

PAPA BERGOGLIO

Poi è successo qualcosa che ha fatto mutare il vento, Scola si è ritirato dalla corsa e al quarto scrutinio Bergoglio ha iniziato a prendere voti, fino al quinto spoglio. Decisivo. Al 77esimo voto è scattato un lungo applauso, ma la conta a suo favore è andata avanti. Oltre 80 voti. Il cardinale Damasceno (brasiliano) ha spiegato che i latino-americani hanno molto apprezzato il valore di Bergoglio e, così la storia si è scritta in questo modo, a prescindere da Scola che «semplicemente non ha raggiunto il consenso».

VALLINI
A favore di Francesco sarebbero arrivati anche voti dei wojtyliani di ferro. Il cardinale Dziwiz parlando con alcuni sacerdoti ha riferito che Francesco, prima di essere un uomo di Benedetto XVI, è una figura creata da Giovanni Paolo II «al quale deve tutto». Per questo gli chiederà di portare la Gmg in Polonia nel 2015, anno coincidente con il 1050 anniversario del battesimo della nazione. L'altro cardinale che Francesco aveva accanto era Vallini, il vicario di Roma. Attraverso una lettera ai romani ha «apprezzato» la sua «fermezza nel condannare i peccati, i comportamenti indegni e le controtestimonianze».

 

SANTORO S’AMMOSCIA AL 10% (MIELI BLA-BLA NON PERDONA) - LE SUORE BATTONO ZALONE

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Daniele Pasquini per www.davidemaggio.it

PRIME TIME - Su Rai1 il quarto appuntamento con Che Dio ci aiuti 2 ha appassionato 6.315.000 spettatori (20.93%) nel primo episodio e 5.884.000 (22.99%) nel secondo, per una media del 21.95%. Il film in prima tv Che bella giornata con Checco Zalone ha raccolto su Canale5 4.704.000 spettatori pari al 16.57% di share, meno rispetto a Benvenuti al sud nonostante il record di incassi nelle sale cinematografiche.

cap994 santoro mieli premio

In una serata ancora affollatissima la seconda puntata di The Voice of Italy ha appassionato su Rai2 3.697.000 spettatori con il 14.26% di share crescendo di 2 punti percentuali rispetto alla première (anteprima 1.606.000 spettatori con il 5.2% - picco in spettatori 4.600.000, picco in share 22.7% - età media: 47 anni). Il film Into the Sun su Italia1 è stato seguito da 1.924.000 spettatori con il 6.68%.

Su Rai3 La grande storia - La Chiesa nel XXI secolo ha raccolto 1.134.000 telespettatori (3.93%). L'incontro di Europa League Lazio - Stoccarda su Rete4 ha raggiunto 874.000 spettatori e un misero 2.99% di share. Su La7 Servizio Pubblico di Michele Santoro ha siglato il 10.76% di share con 2.598.000 spettatori.

ACCESS PRIME TIME - Striscia di un soffio sopra ad Affari tuoi - Su Rai1 Affari tuoi ha raccolto 6.027.000 spettatori e il 19.89% di share mentre su Canale5 Striscia la notizia con Ezio Greggio ed Enzo Iacchetti ha conquistato 6.069.000 telespettatori e il 19.95% di share. Su Italia1 CSI ha registrato il 5.54% di share con 1.649.000 spettatori e su Rete4 il pre partita di Europa league ha siglato il 2.61% con 785.000 individui all'ascolto. Su Rai3 Un posto al sole ha fatto segnare il 7.89% e 2.363.000 spettatori. Su La7 Otto e mezzo di Lilli Gruber è stato visto da 1.861.000 spettatori (6.17%).

Scene da Che bella giornata

PRESERALE - The Money Drop arranca, ma l'Eredità vola solo con la Ghigliottina - Su Rai1 L'eredità di Carlo Conti è stata seguita da 4.400.000 spettatori e il 21.26% di share, saliti a quota 5.791.000 (23.27%) per il gioco finale. Per The Money Drop di Gerry Scotti i 3.756.000 telespettatori sono stati con il 16.69% (anteprima al 15.37% con 2.798.000). Su Italia1 CSI ha totalizzato 1.019.000 spettatori (4.08%). Su Rai2 Squadra speciale Cobra 11 ha interessato 1.169.000 ascoltatori (5.71%) e Il commissario Rex 1.606.000 (6.05%). Tempesta d'amore su Rete4 è stata vista da 1.719.000 telespettatori con il 6.14%. Su La7 I menù di Benedetta ha interessato 445.000 spettatori (share del 2.04%).

DAYTIME POMERIGGIO - Vola la Santa Messa con Papa Francesco al posto de La Vita in Diretta - Su Rai1 Verdetto finale ottiene il 15.76% con 2.644.000 telespettatori e a seguire in 2.963.000 si sono sintonizzati per Buon pomeriggio Italia (22.98%). La vita in diretta con Mara Venier e Marco Liorni ha registrato 3.071.000 spettatori (25.55%) nella prima parte mentre TG1 Speciale Santa Messa celebrata da Papa Francesco 3.639.000 (25.69%). Su Canale5 Beautiful ha raccolto 3.680.000 telespettatori con il 18.82% mentre Centovetrine ne ha totalizzati 3.424.000 (19.01%).

Gerry Scotti - The money Drop

Uomini e donne ha conquistato il 20.74% con 2.985.000 spettatori (il Finale il 19.64% e 2.425.000) e Amici il 19.25% con 2.323.000 e il 18.93% con 2.277.000 spettatori. Barbara D'Urso e il suo Pomeriggio Cinque ottengono 2.005.000 spettatori (15.76%) nella prima parte e 2.023.000 (13.23%) nella seconda. La serie Senza traccia ha raccolto su Rai2 885.000 - 1.126.000 spettatori e il 4,89% - 7.58% di share; a seguire Cold case 965.000 (7.58%), Numb3rs 755.000 (6.26%) e Las Vegas 634.000 (4.95%).

Su Italia1 I Simpson arrivano al 9% e all'11.92% con 1.762.000 - 2.217.000 e Dragon Ball ottiene 1.341.000 telespettatori col 7.89%. A seguire Lupin III segna il 5.31% e il 3.96% (788.000 - 535.000 spettatori). Su Rete4 Lo Sportello di Forum è stato seguito da 910.000 spettatori con il 5.87%. Su Rai3 Cose dell'altro Geo ha portato a casa il 6.24% con 775.00′ spettatori e Geo & Geo con Sveva Sagramola il 7.45% con 1.154.000. Su La7 TgLa7 Cronache ha interessato 462.000 spettatori e il 2.47% di share mentre più tardi Il commissario Cordier ha raccolto 632.000 spettatori (4.30%).

SECONDA SERATA - Le Iene al 10%, Made in Sud non sfrutta il traino di The Voice - Porta a porta su Papa Francesco è stato seguito da 1.725.000 spettatori pari al 16.97% di share.Made in sud su Rai2 al 7.25% con 500.000 spettatori. Il film Amore e altri rimedi su Canale5 ha raccolto 1.134.000 spettatori (10.07%). Le iene su Italia1 al 10.92% con 1.269.000 spettatori, il contenitore Europa leauge su Rete4 al 4.81% (757.000).Omnibus notte su La7 al 4.56% con 338.000 spettatori.

CHE DIO CI AIUTI

TELEGIORNALI (edizioni meridiana e della sera in migliaia):

TG1: 5.097 - 26.33% (ore 13.30) / 6.577- 23.89% (ore 20.00)
TG2: 3.615 - 20.02% (ore 13.00) / 2.598 - 8.82% (ore 20.30)
TG3: 2.414 - 13.68% (ore 14.20) / 2.819 - 13.56% (ore 19.00)
TG5: 3.892 - 21.43% (ore 13.00) / 5.249 - 19.08% (ore 20.00)
STUDIO APERTO: 2.853 - 19.49% (ore 12.25) / 1.188 - 7.00% (ore 18.30)
TG4: 862 - 4.56% (ore 14.00) / 994- 4.90% (ore 18.55)
TGLA 7: 1.003 - 5.18% (ore 13.30) / 2.092 - 7.57% (ore 20.00)

SHARE PER FASCE AUDITEL - Il primo dato si riferisce al totale giornata. Di seguito, i dati delle altre
fasce:

Rai 1 21,00 11,13 23,20 22,53 18,70 23,95 22,97 20,23 19,96
Rai 2 8,77 3,43 2,70 6,49 10,55 6,41 5,54 10,70 13,61
Rai 3 7,14 9,13 11,7 5,44 9,67 6,57 9,66 5,25 3,53
Rai 4 0,76 1,24 0,31 0,82 0,61 0,85 0,50 0,82 1,11
Rai 5 0,23 0,97 0,11 0,19 0,26 0,34 0,08 0,15 0,29

Rai Movie 0,83 0,68 0,33 2,25 0,80 0,99 0,52 0,63 0,90
Rai Premium 0,89 2,02 0,90 0,65 0,65 1,58 0,68 0,88 0,75
Rai YoYo 1,16 0,36 1,76 2,06 1,06 1,88 1,42 0,88 0,29
Rai Sport 1 0,22 0,12 0,24 0,28 0,40 0,29 0,20 0,11 0,11
Rai Sport 2 0,29 0,57 0,10 0,22 0,12 0,45 0,37 0,27 0,33

giudici the voice italia noemi cocciante carra pelu

Rai News 0,71 3,75 3,53 1,07 0,57 0,74 0,54 0,14 0,32
Rai GULP 0,25 0,09 0,77 0,17 0,27 0,49 0,31 0,11 0,04
Rai Storia 0,09 0,09 0,02 0,10 0,06 0,24 0,03 0,06 0,09
Rai Specializzate 5,43 9,90 8,08 7,81 4,80 7,85 4,65 4,06 4,24
RAI 42,34 33,59 45,69 42,27 43,72 44,77 42,82 40,22 41,32

Canale5 16,69 14,66 19,34 17,69 18,20 18,02 16,41 17,47 12,29
Italia1 6,02 3,29 1,43 2,98 10,06 4,36 4,52 6,10 7,71
Rete4 4,31 2,63 2,84 5,24 5,86 4,20 4,79 3,05 4,11
Boing 0,67 0,60 1,03 0,23 0,66 0,86 1,13 0,55 0,26
Iris 1,12 0,98 0,53 0,94 0,85 1,50 1,48 1,08 0,98

La5 0,78 1,05 0,56 0,87 0,75 0,82 0,63 0,64 1,09
Mediaset Extra 0,64 0,82 0,65 0,60 0,81 0,65 0,95 0,30 0,50
Italia 2 0,40 0,96 0,19 0,48 0,27 0,20 0,52 0,58 0,27

La7 5,57 1,97 4,54 6,23 2,76 2,54 4,28 7,98 10,07
Canale Italia 83 0,13 0,28 0,20 0,06 0,04 0,02 0,01 0,26 0,30
7 Gold 0,22 0,00 0,00 0,00 0,08 0,00 0,24 0,70 0,08
La7d 0,39 0,43 0,19 0,77 0,22 0,17 0,37 0,50 0,55

 

TETTE A PESO D’ORO: MILLE EURO AL GIORNO ALLE “FEMEN”

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Luigi De Biase per "Il Foglio"


L'ultima azione è stata martedì all'ingresso di San Pietro e c'è voluta la polizia per fermare le ragazze di Femen, il gruppo che protesta ormai da tempo senza vestiti in ogni grande città d'Europa. In Vaticano erano in due, si sono tolte le magliette, hanno mostrato la scritta "No more Pope" stampata sulla pancia e si sono messe a sventolare un fumogeno color porpora: un vigile ha cercato di coprirle con il giaccone e lo sforzo è stato vano, così è servito qualche agente per convincerle a salire su una camionetta con maniere un po' meno galanti.

le femen in una protesta

Non è la prima volta che le Femen si spogliano a Roma, lo hanno fatto nel 2011 per chiedere la fine del governo Berlusconi e sono tornate adesso che il Conclave si riunisce per eleggere il Papa, insomma, non si può dire che siano a corto di senso della notizia. A Parigi, la città che ospita il loro "centro d'addestramento", le ragazze sono trattate come le celebrità, come una piccola avanguardia del femminismo chic, e forse è per questo che il proprietario di un teatro nel quartiere del Goutte d'Or ha deciso di ospitarle senza chiedere un euro d'affitto (Goutte d'Or non è il posto in cui passare un weekend romantico, ma è sempre meglio di niente). In Ucraina, il paese in cui le Femen sono nate, hanno un'opinione diversa.

FEMEN A DAVOS

Lo scorso autunno una reporter del canale tv 1+1 s'è arruolata nel gruppetto per un mese e ha trovato notizie interessanti (per farlo s'è dovuta immedesimare, ha anche partecipato a qualche azione senza reggiseno, come ha poi raccontato alle telecamere). Una riguarda gli interessi del gruppo: a quanto sembra l'attività delle Femen è ben retribuita, ogni dimostrante ha uno stipendio di mille euro al mese e chi lavora nella sede di Kiev arriva a 2.500 (il salario medio in Ucraina non supera i 500 euro).

Le spese a Parigi sarebbero più alte, si parla di mille euro al giorno per ogni ragazza, e la reporter di 1+1 dice di avere le idee chiare anche sull'origine di quella fortuna: Femen avrebbe rapporti solidi con un uomo d'affari americano con molti interessi a Kiev, un certo Jed Sunden, e con due ricconi tedeschi. In effetti il gruppo è ben organizzato, ha punti d'appoggio in tutta Europa e si pensa che presto ne avrà anche in Canada, negli Stati Uniti, in Brasile e in Israele.

MOSCA LE FEMEN CHIEDONO LE DIMISSIONI DI PUTIN

La prima protesta è stata nel 2008 ed era contro la prostituzione giovanile, ma in poco tempo le Femen hanno cominciato a occuparsi di politica, di fede e persino di economia, prima in Ucraina e poi all'estero. Il problema è che nessuno ha mai capito bene quale sia il punto delle loro azioni (una volta hanno rincorso il patriarca russo sulla pista dell'aeroporto di Kiev).

A volte i loro annunci somigliano un po' ai messaggi dei ribelli ceceni: cinque anni fa c'erano soltanto tre studentesse ucraine, Anna, Oksana e Inna, nel giro di due anni le attiviste sono diventate 320, "venti in topless e trecento completamente vestite", come diceva una nota del gruppo, ma lo scorso autunno le tre ambasciatrici hanno annunciato di avere un esercito con oltre cento militanti pronte a togliersi i vestiti da Londra a Roma in nome della libertà.

E' così che Femen è diventato il club femminista più influente d'Europa, almeno sul piano dell'immagine. La loro società ha una pagina Facebook con migliaia di contatti, un account su Twitter, un sito internet in tre lingue diverse: lì si trovano filmati, interviste, magliette (25 euro), colori per il corpo (un kit 70 euro), felpe, tazze e cappelli (dai 20 ai 60 euro).

SCONTRO CON LE FEMEN AL CORTEO ANTI GAY fem resize

Il 7 marzo, alla vigilia della giornata delle donne, un libro con la storia di Femen è arrivato sugli scaffali delle librerie francesi e ci sono state feste e brindisi al teatro di Goutte d'Or. Naturalmente esistono anche i problemi, gli arresti, le denunce e le minacce, soprattutto per le proteste in Ucraina, in Russia e in Bielorussia. Ma quando le cose si mettono male, c'è sempre qualcuno pronto a chiamarle "dissidenti".

 

UN BUCO NELLA (GRANDE) MELA: I COREANI INVADONO NEW YORK - IL NUOVO SAMSUNG “GALAXY S4” HA VISTO LA LUCE

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Paolo Ottolina per il "Corriere della Sera"

Nella Grande Mela per addentare la Mela, quella made in Cupertino. Samsung si prende due luoghi simbolo di New York - il Radio City Music Hall e Times Square - per mostrare al mondo e alla rivale Apple il suo smartphone Galaxy S4. È la nuova versione di un modello (Galaxy S3) che nel 2012 ha venduto 40 milioni di pezzi in 7 mesi. È stato uno dei più grandi eventi della tecnologia di sempre: 1.300 giornalisti accreditati nel maxi-teatro di Manhattan che ha ospitato Sinatra, Roger Waters e molte altre stelle.

samung galaxy s quattro

A Times Square invece i newyorkesi e i turisti hanno poi potuto toccare con mano il Galaxy S4. Uno smartphone con uno schermo più grande dell'S3 (5 pollici contro 4,8) ma dimensioni pressoché identiche. Anzi è anche più sottile del suo predecessore. I colori tornano ai classici nero e bianco (niente più blu). Componenti hardware ancora più veloci e potenti, ma soprattutto una serie lunghissima di nuove funzioni «smart» e «social» per agevolare la vita degli utenti.

Tra le chicche diverse novità per controllare il dispositivo senza toccare lo schermo, ma solo con gli occhi. Smart Pause (pausa intelligente) interrompe la riproduzione di un video se l'utente allontana lo sguardo dal display. Smart Scroll (scorrimento intelligente) permette di muoversi su o giù nelle pagine web o tra le email rilevando occhi e movimento del polso. Air View mostra un'anteprima di vari contenuti avvicinando il dito allo schermo. Air Gesture fa rispondere a una chiamata con un gesto.

samsung galaxy s quattro e s tre a confronto

Altre novità puntano a trasformare lo smartphone in un coltellino svizzero. E così il Galaxy può diventare un telecomando, un lettore ottico di biglietti da visita, un traduttore istantaneo. Ma anche un monitor per la forma fisica grazie a una serie di sensori (battito cardiaco, pressione, etc) da acquistare a parte.

Tutte funzioni la cui efficacia andrà testata sul campo: domani, nelle pagine di tecnologia del sabato, vi racconteremo una prima prova del Galaxy S4. Innovazioni segno dello sforzo di Samsung nel continuare il serrato corpo a corpo con Apple. Spostando il focus dell'attenzione dai semplici progressi tecnologici alle capacità del telefono di aiutarci nelle attività quotidiane.

comparazione tra galaxy s quattro e s tre jpeg

Un cavallo di battaglia del concorrente. Concetti più comunicabili al largo pubblico, stregato da questi oggetti: l'anno scorso sono stati venduti nel mondo 700 milioni di smartphone. Il 30% circa Samsung, il 19% Apple. Con i coreani che ora vogliono segnare un gol in casa del rivale californiano, sempre leader nello strategico mercato statunitense. Quella di Samsung con l'S4 è stata una calata in forze nella città in cui Apple ha uno dei suoi templi più riconoscibili, il negozio dall'immenso cubo di vetro sulla Quinta Strada.

All'S4, che in Italia arriverà a inizio maggio a un prezzo (ufficioso) di 699 euro, Apple risponderà più avanti nel corso dell'anno. Si parla di un iPhone più grande e anche di un modello low cost. Il «melafonino» continua a vendere benissimo (43,5 milioni di pezzi negli ultimi tre mesi dell'anno scorso, un record) ma alla vigilia dell'evento Samsung, Phil Schiller, l'uomo del marketing Apple, si è scomodato a parlare con alcuni media Usa.

samsung galaxy s quattro

Non ha citato il nuovo Galaxy ma ha ribadito di essere convinto che Android, il sistema Google usato anche dai coreani, «non dà un'esperienza d'uso buona quanto l'iPhone». Forse un po' di nervosismo serpeggia dalle parti di Cupertino.

 

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