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1. SENZA UN EURO, SENZA UN’IDEA, SENZA PUDORE, ECCO COM’È FINITO IL MAXXI, IL PIÙ BEL MUSEO DI ARTE CONTEMPORANEA ROMANO

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Video di Veronica Del Soldà per Dagospia

 

MAXXI MARCHETTA AD ARTE

 

Foto di Luciano Di Bacco per Dagospia

Roberta Petronio per "Il Messaggero"

L'arte è indubbiamente il suo biglietto da visita preferito. Mehriban Aliyeva, la sofisticata first lady dell'Azerbaigian, è tornata per aggiungere un nuovo tassello al grande quadro che dipinge da tempo nella nostra città. Al centro della tela c'è sempre il profilo del suo Paese e della sua capitale, Baku. E in prima fila, testimonial perfette e determinate, ci sono sempre lei, la presidente della Fondazione Heydar Aliyev, e sua figlia Leila Aliyeva, un master in politica mondiale conseguito a Mosca, direttore del magazine patinato Baku, vicepresidente della Fondazione, e soprattutto artista.

Renato Balestra yunisa

E' sua l'opera Shadow, un disegno a penna e inchiostro su carta, esposta nella collettiva Fly to Baku inaugurata l'altra sera nello Spazio D del Maxxi. Dopo la musica, l'artigianato e l'archeologia, è arrivato il turno dell'arte contemporanea azerbaigiana: ventuno giovani artisti hanno realizzato dipinti, sculture installazioni, video, appositamente per questa mostra itinerante che ora è a Roma, poi proseguirà per Vienna dopo aver toccato già Berlino, Mosca e Londra.

L'altra sera, in via Guido Reni, Mehriban e Leila Aliyeva sono arrivate scortate da un folto gruppo di bodyguard e dallo staff di ambasciata, prima di essere accolte dal presidente della Fondazione Maxxi Giovanna Melandri, insieme con i direttori del Maxxi Arte e del Maxxi Architettura Anna Mattirolo e Margherita Guccione.

Nel parterre si sono mescolati collezionisti e alta società romana: i produttori Pietro Valsecchi e Camilla Nesbitt, Lamberto Dini, Maddalena Letta, lo storico dell'arte Claudio Strinati con la moglie Annarosa Mattei, Franco Tatò e Sonia Raule, Alessandra Cerasi Barillari, lo stilista Renato Balestra.

Anche il mondo del teatro e del cinema era presente con il regista Giorgio Ferrara, Ornella Muti in total black, Carolina Crescentini, Pamela Villoresi, e poi tanti altri attori come Rodolfo Corsato, Claudia Zanella, Ivano De Matteo, Enzo Monteleone, Cecilia Zanuso, Toni Trupia, Francesca Figus.

Pasticcini per gli ospiti Pietro Valsecchi

Per tutti gli ospiti della preview, è stato servito un aperitivo a base di vino rosso e bianco, e pizza appena sfornata da un forno a legna allestito nel cortile del museo. Voltando pagina, nella stessa sera, ricevimento post-vernissage al St. Regis, organizzato a regola d'arte dalla Fondazione Heydar Aliyev e dall'ambasciata dell'Azerbaigian.

Centocinquanta gli invitati che hanno fatto il loro ingresso nell'hotel a cinque stelle: per il benvenuto, tra musica dal vivo, fiori e candele. A fare gli onori di casa, con la first lady Aliyeva, l'ambasciatore dell'Azerbaigian a Roma Vaqif Sadiqov. Il menu italiano è un omaggio alla nostra cucina: bresaola e caprino, spigola in crosta, vini pregiati. Tra presenti, molte personalità dell'Azerbaigian, collezionisti d'arte internazionali, personaggi del mondo accademico e della cultura italiani, e Hervé Mikaeloff, curatore della mostra assieme a Emin Mammadov.

 


FITCH DECLASSA L’ITALIA DI UN GRADINO, DA A- A BBB+ (OUTLOOK NEGATIVO), DOPO IL RISULTATO INCONCLUDENTE DELLE ELEZIONI

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1 - FITCH TAGLIA RATING ITALIA A BBB+, OUTLOOK NEGATIVO - VOTO RIFLETTE RISULTATO INCONCLUDENTE ELEZIONI ITALIANE
(ANSA) - Fitch ha tagliato il rating dell'Italia a BBB+ da A- con outlook negativo. Il 'voto' riflette il "risultato inconcludente delle elezioni italiane".

fitch ratings

2 - FITCH, RECESSIONE ITALIA FRA LE PEGGIORI IN UE
(ANSA) - La recessione in atto in Italia è una delle più profonde in Europa, e i dati indicano il rischio che si prolunghi più di quanto atteso. La recessione più profonda e lunga del previsto "mette a rischio lo sforzo di risanamento di bilancio e aumenta i rischi del settore finanziario". E' quanto scrive Fitch nel comunicato che declassa l'Italia.

3 - FITCH: PIL ITALIA -1,8% NEL 2013, DEBITO A 130%
(ANSA) - Fitch prevede una contrazione del Pil italiano dell'1,8% nel 2013. Il debito sarà invece vicino al 130%. E' quanto riporta il comunicato dell'Agenzia di Rating che declassa l'Italia.

4 - S&P, DA VOTO ITALIA NO IMPATTO IMMEDIATO RATING
(ANSA) - Il risultato delle elezioni non dovrebbe avere implicazioni immediate sul rating di Standard & Poor's sulla Repubblica italiana, attualmente a 'BBB+' con implicazioni negative. Mentre sono più a rischio le riforme per la crescita. Lo ribadisce S&P in un aggiornamento sui mercati dei capitali secondo cui "lo scenario di base è che, indipendentemente dalla composizione del prossimo governo, il consolidamento fiscale non si allontanerà dal suo percorso attuale, dato l'alto debito del settore pubblico".

Bersani, Berlusconi, Monti, Grillo e lo spread

"Si potrebbe pensare che Roma sta bruciando di nuovo - scrive S&P - ma il mercato obbligazionario ha reagito poco ai risultati elettorali". Certo, "c'é il rischio che il prossimo governo sia visto come privo di un mandato abbastanza forte per le riforme strutturali e migliorare le prospettive di crescita dell'Italia". E dunque "l'economia italiana potrebbe rimanere debole per un periodo prolungato".

5 - BORSA: VENTI DI OTTIMISMO DA USA E GIAPPONE, MILANO CHIUDE A +1,6%
Radiocor - Borse europee in rialzo e Milano alla riscossa grazie al calo della disoccupazione Usa al 7,7%, all'uscita del Giappone dalla recessione e al calo dello spread Btp-Bund a ridosso di 300 punti base. A Piazza Affari, l'Ftse Mib recupera cosi' l'1,6% spinto da Fiat (+5,5% con una fiammata a +10% dopo pranzo) che oggi ha raggiunto l'accordo con i sindacati sul contratto collettivo, Finmeccanica (+5,5%) e Mediaset (+4,4%).

BERSANI, BERLUSCONI, MONTI, AL VOTO

Avanzano anche A2A (+4,1%), dopo che il presidente Graziano Tarantini ha espresso garanzie sul dividendo 2012, e Telecom Italia (+4%) con la maxi pulizia di bilancio sugli avviamenti. Positive anche le banche, grazie al calo dei rendimenti sul reddito fisso, mentre tra i titoli peggiori spiccano Diasorin (-6,4%) e Autogrill (-3,8%) dopo i dati di bilancio in calo diffusi tra ieri e oggi. Sul resto del listino vola Erg (+7,2%) grazie ai brillanti conti 2012 e alle prospettive positive per il 2013. Sul mercato valutario l'euro scivola a 1,298 dollari mentre il petrolio ritraccia (-0,46%) con il Wti a 91,14 dollari al barile.

6 - SPREAD BTP CHIUDE A 307 PUNTI BASE
(ANSA) - Lo spread tra il Btp e il Bund tedesco chiude la settimana a 307 punti base col tasso sul decennale del Tesoro al 4,59%. Nel corso della seduta il differenziale tra i due titoli è sceso brevemente sotto i 300 punti (299) per la prima volta dal 25 febbraio scorso.

OBAMA SCACCIA UNA MOSCA FASTIDIOSA

7 - USA:DISOCCUPAZIONE CALA AL 7,7% A FEBBRAIO, CREATI 236.000 POSTI
Radiocor - Segnali incoraggianti dal mercato del lavoro degli Stati Uniti. In febbraio il tasso di disoccupazione e' sceso al 7,7% (il livello piu' basso dalla fine del 2008) dal 7,9% di gennaio e a fronte di attese di un ribasso al 7,8%. Nello stesso mese sono stati creati 236mila posti di lavoro, ben oltre le attese del consensus che erano per la creazione di 160.000 posizioni.

FORNERO MARCHIONNE PASSERA LANDINI FIAT

8 - FIAT: RAGGIUNTO ACCORDO CON SINDACATI SU CONTRATTO COLLETTIVO
Radiocor - Raggiunto un accordo tra Fiat e sindacati sul rinnovo del contratto collettivo degli 80mila lavoratori del gruppo. Lo hanno reso noto le p arti. Secondo Ferdinando Uliano (Fim Cisl) 'e' stata una trattativa lunga e difficile, caratterizzata da una situazione di forte crisi del settore automobilistico, che ha portato spesso l'azienda ad assumere posizioni di rigidita'. Siamo riusciti con caparbieta' e determinazione a superare anche i momenti di crisi del negoziato, questo ci ha consentito oggi di trovare un'intesa positiva e di fare un rinnovo contrattuale per i lavoratori e le lavoratrici di Fiat'.

9 - GEMINA: TORNA IN UTILE NEL 2012 A 193,7 MLN, CALA DEBITO
(ANSA) - Gemina ha chiuso il 2012 con un utile di 193,7 milioni di euro, in crescita dal rosso di 14,7 milioni del 2011. Lo rende noto la società, precisando che il risultato é in crescita per effetto principalmente della plusvalenza realizzata con la cessione della controllata Adr Retail. L'indebitamento finanziario netto scende a 973 milioni (-275,4 milioni rispetto a fine 2011). I ricavi sono invece in flessione del 3,8% a 561,5 milioni di euro.

 

I MILITANTI DEL M5S OFFRONO ALLOGGI IN PERIFERIA AI NEO-ELETTI: SCATTA ON-LINE LA TRATTATIVA SUGLI AFFITTI…

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Anna Rita Cillis e Gabriele Isman per "La Repubblica"

GRILLO E CASALEGGIO ALLA RIUNIONE DEI PARLAMENTARI GRILLINI A ROMA

Web primarie" per i 5 stelle romani. Una votazione online per il candidato sindaco, come prevede lo statuto, aperta agli attivisti del movimento certificati entro settembre scorso e che con molta probabilità avverrà mercoledì 13 e giovedì 14. Comunque un nome selezionato tra i ventuno che, per ora, hanno dato la loro disponibilità a correre per la carica più alta del Campidoglio e compreso tra i 57 selezionati da ottobre a gennaio.

SARA PAGLINI SENATRICE GRILLINA

Un numero che però potrebbe scendere fino a 15-16. Il tutto grazie al lavoro dei gruppi municipali e da cui, una volta scelto il portavoce sindaco, verranno nominati anche i 48 candidati consiglieri all'assemblea capitolina e quelli alla presidenza dei municipi.
Sembra tramontare definitivamente l'idea di organizzare un "graticola day" già utilizzato «con successo per le regionali», come spiegano dal movimento capitolino ma «non indispensabile per la selezione alla comunali visto che i candidati sono già conosciuti da tutti gli attivisti».

MARTA GRANDE ENTRA AL SAINT JOHN QUARTIER GENERALE DEI GRILLINI A ROMA FOTO ANSA

Meglio puntare una "interrogazione" in diretta streaming «più efficace del graticola day» commenta un attivista e in programma con molta probabilità domani. Già scelte invece le modalità delle web-primarie per le quali è previsto un sistema di votazione misto da parte di due categorie di elettori: la prima costituita dai 57 in lista (che non potranno votare per se stessi), la seconda composta da iscritti al forum roma5stelle e rigorosamente certificati.

LA RIUNIONE DEI GRILLINI NELL HOTEL A ROMA

Ogni attivista appartenente a uno dei due gruppi esprimerà una preferenza (che diventeranno da un minimo di 3 a un massimo di 5 per la scelta dei candidati consiglieri). Alla fine il candidato sindaco sarà scelto in base alla media delle preferenze ottenute nelle due votazioni. A scendere, i successivi in graduatoria dovrebbero essere candidati come consiglieri comunali. Per i municipi invece saranno scelti dagli attivisti delle singole ex circoscrizioni.

E sul sito del movimento romano è aperto tra gli attivisti il dibattito sulla possibilità di vincere con nomi di comuni cittadini (che per ora restano riservati). Giorni fa è
apparso un topic dal titolo: «I miei dubbi sui candidati M5S a sindaco di Roma». Tra le varie risposte, emergono perplessità: «Scusate la schiettezza ma speravo di poter
scegliere tra candidati a sindaco di uno spessore, di un'età ed esperienza adeguati all'importanza della nostra città» ha scritto Andrea D'Alessandro che ha aperto la
discussione.

LA RIUNIONE DEI GRILLINI NELL HOTEL A ROMA

Quasi 800 le visite alle pagine del dibattito. Non manca la tentazione di trovare personaggi già conosciuti per avere maggiori chance di vittoria: «Nel M5S romano
non ci sono personaggi noti, significherebbe arruolare qualcuno noto per farlo concorrere alla poltrona di sindaco di Roma. Sarebbe come tornare alla logica dei partiti
politici che stiamo combattendo».

grillini in festa


Intanto dalla settimana prossima nella Capitale arriveranno poi i 108 deputati e i 54 senatori eletti alle Politiche. Sulla non sede virtuale romana gli attivisti della capitale si preparano ad accogliere gli eletti anche con proposte di appartamenti in affitto. C'è chi offre una casa nel municipio XVIII vicino alla metropolitana di piazza Irnerio e un altro che propone 100 metri quadrati a Ciampino a 100 metri dalla stazione per 850 euro al mese più 110 di spese. Federica Daga, eletta alla Camera nel Lazio, cerca di mettere ordine nella discussione:

«Per essere maggiormente efficaci, vi chiedo, in caso abbiate appartamenti da proporre ai nuovi parlamentari, di indicare le caratteristiche degli stessi secondo il seguente schema: ubicazione degli appartamenti, metri quadri, stanze, piano, eccetera, servizi offerti nell'appartamento (arredamento completo, lavatrice, ecc.), richiesta d'affitto e spese di utenza (bollette), spese condominiali, tipo di contratto transitorio: per quanti mesi (minimo 2 massimo 18), fotografie degli interni».

GRILLO E CASALEGGIO ARRIVANO A ROMA

E poi il post scriptum: «Avverto tutti coloro che vorranno offrire disponibilità di appartamenti che tireremo al massimo il prezzo, non abbiamo nessuna intenzione di sottostare e alimentare la bolla speculativa che invade Roma da troppo tempo». Alessandro Bracchini lancia una proposta: «Se gli eletti invece di abitare tutti al centro si disperdessero per la città, anche in zone magari leggermente periferiche, mi viene in mente Prenestino, Tiburtino... la cosa sarebbe di un segnale rivoluzionario».

GRILLO E CASALEGGIO

Un'attivista spiega di aver esperienza nel settore degli affitti: «Se volete posso dare una mano su questa problematica. Ho fatto questo tipo di attività per alcuni anni e conosco bene la situazione e le valutazioni migliori nelle varie zone». E ieri sera nella sede della bocciofila di via Alessandro Severo, sulla Cristoforo Colombo, i probabili candidati portavoce presidenti dei municipi si sono riuniti per pianificare la strategia verso le urne.

Seduti in circolo una quindicina di attivisti si sono confrontati tra loro: cortesi con i giornalisti hanno voluto però discutere del loro futuro politico a porte chiuse.
(ha collaborato sara grattoggi)

 

DAMIANO DAMIANI, ECCELLENTE REGISTA DI POLIZIESCHI, NON ERA AMATO DALLA TURBOCRITICA DEGLI ANNI ’60…

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Marco Giusti per Dagospia

LA PIOVRA

Magari non era odiato dalla critica militante come Elio Petri, ma anche Damiano Damiani, inventore della "Piovra" in tv e del cinema di denuncia civile, degli Sciascia movies, anche se il suo "Il giorno della civetta" era piu' riuscito di "A Ciascuno il suo di Petri, si reinventava Franco Nero sbirro, esaltava la bellezza di Claudia Cardinale e scopriva Tano Cimarosa come "Zecchinedda", non e' che fosse molto amato dai ragazzacci della turbocritica anni 60, divisi tra Godard e Mario Bava, Aldrich e Fulci, Bazin e Debord.

DAMIANO DAMIANI

I suoi film andavano visti quasi in segreto, per non farsi scoprire, ricorda qualche vecchio militante del tempo. Ma quando usci' "Quien sabe?", primo dei Tortilla western sulla rivolucion pre-sessantottina, interpretato da Gian Maria Volonte' come El Chincho, Lou Castel come Il gringo bastardo, Klaus Kinski come frate dinamite, Martine Beswick come rivoluzionaria, scritto da Franco Solinas, rimanemmo incantati. Anche se nulla sapevamo delle botte, vere, non metaforiche, che si erano dati Damiani e Volonte' sul set in un'Almeria caldissima, in un film prodotto da un fabbricante di tortellini bolognese. E molto ci e' dispiaciuto quando Damiani dichiaro' di aver fatto un film storico, non uno spaghetti western.

Lui non faceva western, anche se nella prima parte della sua carriera cinematografica molto lavoro' come sceneggiatore tuttofare per kolossal e Macisti firmati da Victor Tourkanski e prodotti da Venturini, e finira' poi col girare uno spaghetti western per Sergio Leone, il non bellissimo "Un genio, due compari e un pollo" e bazzico' pure con l'horror, "Amytiville Possession", e col massimo del trash anni 90, "Alex l'ariete", avventuroso con un stracultissimo Alberto Tomba.

DAMIANO DAMIANI DAMIANO DAMIANI IL GIORNO DELLA CIVETTA

Col poliziesco, pero', Damiani poteva toccare apertamente, senza sconvolgere la critica benpensante di sinistra, le due corde del genere, spesso mischiandole, quella del film di denuncia e del bang bang puro, nascondendo cosi' la propria capacita' di buon professionista di un cinema classico, Ovvio che questa etichetta dovesse stargli stretta, in un mondo di autori e geni dell'impegno, e forse per questo lascio' a altri registi la lunga serialita' della Piovra televisiva, ma la realta' e' che Damiani eccelleva piu' nel genere, che toccava con intelligenza e sensibilita', scoprendo o reinventandosi attori, come Michele Placido o Giuliano Gemma, che nel cinema d'impegno.

Alla fine i suoi film migliori, "Quien sabe?" a parte, sono proprio I polizieschi, "L'avvertimento", "Confessioni di un commissario di polizia", "Pizza connection", "Un uomo in ginocchio", piu' che certi film piu' autoriali, come il terribile "Gioco al massacro" con Tomas Milian e Elliott Gould o "L'inchiesta", il giallo-peplum con David Carradine e Harvey Keitel. Non erano male, inoltre, "Girolimoni", giallo storico con Nino Manfredi e lo stravagante "ll sorriso del grande tentatore" con Glenda Jackson. Proprio il suo tenersi alla larga ideologicamente dai generi non lo ha visto al centro delle recenti rivalutazioni tarantiniane.

Anzi. Oggi sono molto piu' popolari e amati i polizieschi di Di Leo e Castellari che non quelli "civili" di Damiani, sempre con predica finale e tirata politica, ma una recente rilettura fatta a Citta' del Mexico di "Quien sabe?", film che non era mai stato distribuito li' come tutti gli spaghetti western, di fronte a veri storici come Christopher Frayling, lo pone tra i piu' grandi registi di cinema popolare italiano di ogni tempo.

LA PIOVRA

 

DE LUCA A RUOTA LIBERA A LA ZANZARA SU GRILLO, CASALEGGIO E GLI OTTO PUNTI DI BERSANI

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Da "la Zanzara"

DE LUCA

1 - ‘'PD FUORI DAL MONDO, AL PARTITO ANIME MORTE".

"Già la sinistra parla come se avesse il mondo sulle spalle, ma adesso abbiamo aggravato la situazione. C'è Fassina, uno di quei dirigenti che anche quando dicono cose profonde e intelligenti parlano come se venissero di fresco fuori da un funerale, ti riempiono il cuore di entusiasmo. Se lo vedono in tv trasmette angoscia". Lo dice Vincenzo De Luca, sindaco Pd di Salerno, a La Zanzara su Radio 24. "Il Pd non si rende conto che una riunione con trecento persone - dice De Luca - è fuori dal mondo, una riflessione da marziani.

voto deluca

Alla direzione al novanta per cento erano anime morte, non esiste dal punto di vista comunicativo. E poi questi otto punti di Bersani non si capiscono, ci volevano quattro cose chiare". "Bersani ha subito una botta - dice ancora De Luca - ha qualche cerotto in fronte, non può certo fare le piroette. E' un tentativo che ha difficoltà drammatiche, per capire se ce la può fare ci vorrebbe la zingara, la palla di vetro. Comunque lo sforzo va sostenuto". "Però le elezioni un effetto positivo l'hanno avuto - prosegue De Luca - perchè alcuni vecchi tromboni della politica sono stati mandati a casa. Di Pietro, il nuovo, quello del Guatemala ,Ingroia, Fini, e siamo andati vicini a far fuori anche Casini. Che peccato".

GRILLO E CASALEGGIO ARRIVANO A ROMA

2) M5S - VINCENZO DE LUCA (sindaco di Salerno, Pd) a LA ZANZARA su RADIO 24: "GRILLO? BASTA MANFRINE, ALTRIMENTI ELETTORI GLI DIRANNO: VAI A MORIRE AMMAZZATO". "SU MPD E PD DICE PORCHERIE DEMAGOGICHE". "VUOLE CAMBIARE IL MONDO, MA IL POSTO E' GIA' OCCUPATO. E' VENUTO UNO 2000 ANNI FA". "LA RETE? TUTTE FESSERIE, IO CONOSCO SOLO I MATERASSI". "CASALEGGIO VADA DA UN BRAVO BARBIERE. ".

"Anche per Grillo è finito il tempo per le manfrine e per le fesserie. Altrimenti se non risolvi i problemi i suoi elettori gli diranno: vai a morire ammazzato. Chapeau per quello che ha fatto e il sangue che ha buttato nelle piazze, ma ho sentito che vuole cambiare il mondo. Il posto però è già occupato, venne uno già 2000 mila anni fa". Lo dice Vincenzo De Luca, sindaco Pd di Salerno, a La Zanzara su Radio24.

BINDI FASSINA BERSANI

"Sul Monte dei Paschi - attacca De Luca - non mi deve rompere le scatole, vada alla procura della Repubblica se ha notizie di reati di dirigenti del Pd, finiamola con queste porcherie demagogiche che creano solo un clima di violenza. A me non fanno impressione, io mi alzo la mattina e mi fa già male la testa. Poi vedo che uno che ha le ville in montagna, al mare e si fa i bagni a Malindi, e dico: uè giovano' (ehi, giovanotto, ndr), torniamo con i piedi per terra. E poi la democrazia con la rete, la controrete, che palle, io sono fermo alla Ondaflex, alla Permaflex e non ho molta familiarità, sono tutte fesserie".

"E poi Casaleggio - dice ancora De Luca a La Zanzara - è un po' come i cani di razza a pelo lungo, quando lo vedo non so mai se vedo la testa o il sedere. Uno che arriva a 50 anni e si fa la permanente la mattina è capace di ogni delitto. Ma sono cose ragionevoli, accettabili e normali? Ma per l'amor del cielo....per cominciare dovrebbe andare da un barbiere serio, si faccia consigliare da Ingroia, ne ha uno di alto livello".

 

 

TAFAZZI BERSANI FREME PER FARSI UN GIRO ALLE CAMERE. DOPO DI CHE L'UNICA SOLUZIONE E' FAR RIMANERE MONTI PREMIER

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1. DAGOREPORT
Il piano e' questo. Napolitano a Bersani, che freme per andare davanti alle camere e vedere se la conta gli da ragione alla fine (pur avendolo vivamente sconsigliato), concederà la possibilità. A quel punto, senza governo, essendo come dice il presidente una situazione inedita e non avendo Napolitano (deciso a rimanere in carica fino all'ultimo giorno) neanche lo spauracchio dello scioglimento delle camere da agitare, l'unica soluzione e' far rimanere l'attuale governo in carica con Monti premier fino alle prossime elezioni. Giugno? Ottobre? Default definitivo?

NAPOLITANO SULLE SPALLE DI MONTI bersani_napolitano

2. PRIMI SENATORI IN FUGA DAL PDL VERSO BERSANI...
(Dire) - C'e' chi dice che sono una decina. Qualcuno, invece, parla di appena quattro-cinque senatori. Ma, raccontano piu' fonti, qualcosa si muove nel Pdl. La voce e' di quelle che alzano repentinamente il livello di guardia: una manciata o poco piu' di neo-senatori sarebbe pronta a votare la fiducia a Pier Luigi Bersani. Se il segretario del Pd si presentasse a palazzo Madama nel tentativo di ottenere la fiducia, ci sarebbe una piccola pattuglia di senatori pidiellini pronti ad accettare il suo invito 'aperto'.
Le voci arrivano direttamente dal partito di via dell'Umilta'.

S'incrociano e si sovrappongono con le dinamiche in moto da qualche giorno per l'elezione dei nuovi capogruppi di Camera e Senato. Da lunedi', infatti, dopo le riunioni ristrette di questi giorni, si entrera' nel vivo. Al Senato, come e' noto, la partita se la dovrebbero giocare Francesco Nitto Palma e Paolo Romani, con l'outsider Anna Maria Bernini: tre ex ministri berlusconiani, molto vicini al Cavaliere.

Mara Carfagna nitto palma

A Montecitorio, invece, la rosa dei capigruppo sarebbe ristretta a Mara Carfagna, Maria Stella Gelmini e Renato Brunetta. Se pero' Nitto Palma dovesse prevalere al Senato, per l'ex ministro Carfagna si spalancherebbero le porte da coordinatore campano del Pdl. Lasciando la Camera a una sfida Brunetta-Gelmini, con quest'ultima in pole position.

Raccontano da dentro il Pdl che i veleni della campagna elettorale non sono ancora scomparsi. Si tratta dei tanti esclusi dalle liste, dei non eletti, degli impresentabili. Ma anche di chi, durante gli ultimi mesi del 2012, aveva scommesso su un progetto di centrodestra che avesse come protagonista Mario Monti. E ora, di fronte al 'muro contro muro' tra le coalizioni di questi giorni, non e' del tutto a proprio agio.

Alcuni, come Mario Mauro, hanno abbandonato il partito. Altri sono rimasti nel Pdl. Difficile pensare che di fronte a una proposta di Bersani, che magari riuscisse a guadagnare anche il consenso dei senatori montiani, i pidiellini 'volentorosi' resterebbero del tutto sordi.

 

BEN 90 DELEGATI DEL CONGRESSO CINESE SONO SUPER MILIARDARI CHE SI OPPONGONO A OGNI RIFORMA ECONOMICA

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Guido Santevecchi per il "Corriere della Sera"

XI JINPING

«Sotto la guida del compagno segretario generale Xi Jinping, uniamoci e lavoriamo duro per finire di costruire una società moderatamente prospera e ottenere il grande ringiovanimento della nazione cinese». Pronunciato questo slogan, il primo ministro uscente Wen Jiabao si è inchinato tre volte ai 2.987 deputati del Congresso nazionale del Popolo e ha passato le consegne alla «quinta generazione» di leader della Repubblica popolare cinese, che governeranno per i prossimi dieci anni.

PENG LIYUAN MOGLIE DI XI JINPING

Xi Jinping non parlerà dalla tribuna in questa sessione dell'assemblea legislativa che ne ratificherà l'ultimo stadio dell'ascesa al vertice: la nomina a capo dello Stato. Il rituale non lo prevede. Ma il nuovo timoniere ha già fatto conoscere le sue prime disposizioni: ritorno alla frugalità, basta con la stravagante esibizione della ricchezza, crescita economica meno tumultuosa per ridurre il divario nella distribuzione del reddito «perché per moltissimi cinesi la vita è ancora troppo dura».

MILIONARI CINESI

Così, quest'anno, i delegati del Congresso che salgono la scalinata del Grande Palazzo del Popolo sulla Tienanmen non possono più sfoggiare orologi di marca e vestiti griffati; banditi anche i lunghissimi pranzi ufficiali con aragoste, pinna di pescecane e liquore che allietavano le loro giornate pechinesi: ci si nutre in sobri buffet. Si dice che per far passare la sua campagna moralizzatrice Xi si stia appoggiando all'esercito: per questo, mentre l'obiettivo di crescita del Pil per il 2013 è stato fissato al 7,5% (il più «basso» dal 1990), il bilancio delle forze armate crescerà ancora del 10,7%.

NUOVI RICCHI IN CINA

Ma forse il segretario Xi più che da generali e colonnelli (ce ne sono 268 nell'assemblea legislativa) e dalla sterminata burocrazia del partito, deve guardarsi da una pattuglia di 90 uomini che non hanno bisogno di indossare orologi d'oro sulla Tienanmen per far sapere di contare.

NUOVI RICCHI IN CINA

Questi 90 sono i deputati del popolo che figurano nella lista dei mille cinesi più ricchi. E il loro numero nel Congresso è in costante crescita: erano 75 l'anno scorso. Il più povero di questi politici del socialismo di mercato ha un patrimonio di 225 milioni di euro, la media è 846 milioni, ma ci sono molti multimiliardari: secondo l'agenzia Bloomberg, che ha elaborato i dati, sono questi capital-comunisti l'ostacolo più insidioso alle riforme del nuovo leader Xi.

A questo fronte dei ricchi la ricetta moralizzatrice non piace, l'idea di tagliare il divario dei redditi fa venire i brividi. Sommando il contenuto dei portafogli dei 90 industriali-deputati si raggiungono i 637 miliardi di yuan, pari a 80 miliardi di euro. E non cercano il profilo politico basso. Per esempio c'è tra di loro Zong Qinghou, 67 anni, presidente dell'Hangzhou Wahaha Group che produce bevande e vestiario per bambini (Wa ha ha vuol dire bambino che ride). Zong secondo Bloomberg ha un patrimonio di 13 miliardi di euro, è l'uomo più ricco della Cina.

NUOVI RICCHI IN CINA MILIONARI CINESI

E in una bella intervista sulla scalinata del Grande Palazzo del Popolo, l'altro giorno il compagno Zong si è detto fermamente contrario all'imposizione di patrimoniali o tasse sulle case. Quanto ai piani del Politburo per ridurre il gap nei redditi, ha assicurato: «L'economia cinese continuerà a svilupparsi così rapidamente che il numero dei ricchi aumenterà». Quindi, inutile rallentare la marcia per aspettare i più deboli.

Al compagno-deputato Liu Yonghao, magnate della distribuzione di polli, anatre e volatili vari è stato chiesto se con i suoi 3 miliardi non si trovi fuori posto nel tempio del comunismo (pur se di mercato). «No, è normale che tra i delegati ci siano businessmen come me, ci siamo fatti largo con i nostri sforzi». Pony Ma, fortuna da 7 miliardi, cofondatore del social network Tencent Holdings, ha replicato così alla domanda se non trovasse troppi 90 miliardari nell'assemblea comunista. Risposta: «Al contrario, siamo solo una minoranza». Una minoranza che potrebbe rappresentare una grande muraglia.

LAMBORGHINI IN CINA MILIONARI CINESI

 

QUANDO IL TUO CUORE SMETTERA’ DI PULSARE, TU CONTINUERAI A TWITTARE (CAZZATE)…

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Evgeny Morozov per "La Repubblica"

«Quando il tuo cuore smetterà di pulsare, tu continuerai a twittare» è lo slogan rassicurante che accoglie i visitatori del sito web di LivesOn, un servizio di prossimo lancio che promette di twittare per conto degli utenti anche dopo la loro morte. Analizzando i tweet pregressi il servizio imparerà a conoscere "le tue preferenze, i tuoi gusti, la tua sintassi" così da personalizzare i testi dall'aldilà composti in automatico.

LIVESON LIVES ON

Può essere che LivesOn si riveli poi una presa in giro o che per una qualche ragione faccia cilecca, ma come idea evidenzia quella che è oggi l'ideologia dominante della Silicon Valley: tutto ciò che può essere superato va superato - persino la morte.
Barriere e redini - qualunque cosa imponga limiti artificiali alla condizione umana - viene eliminato con particolare entusiasmo.

La Superhuman, un'altra misteriosa start-up che non stonerebbe in un programma comico, promette, stando alle recenti affermazioni di uno dei suoi fondatori, un servizio non ben specificato che "aiuta a diventare superuomini". Beh, almeno hanno avuto il buon gusto di non chiamarlo Übermensch.

I dibattiti recenti sulle rivoluzioni di Twitter, o sull'impatto di internet sulla cognizione, in genere non si sono soffermati sulla scelta da parte dei guru tecnofili e futuristi della Silicon Valley di mettersi alla ricerca della patch suprema per correggere i maligni bug dell'umanità. Se ci sapranno fare nessuna imperfezione individuale resterà impunita - in teoria la tecnologia renderà obsolete quelle imperfezioni.

Evgeny Morozov


Il mese scorso Randi Zuckerberg, ex direttore marketing di Facebook, si è entusiasmato per una applicazione che permette "il crowdsourcing di qualunque vostra decisione". Chiamata Seesaw, altalena, l'app consente di condurre sondaggi istantanei nella cerchia di amici per chiedere consiglio su qualunque cosa: dalla scelta dell'abito da sposa, al tipo di bevanda da ordinare al bar e presto, forse, al candidato da votare alle elezioni.

Seesaw offre un approccio nuovo e interessante al giudizio altrui e all'insuccesso. I rischi di bocciatura sono ridotti al minimo. Sappiamo con largo anticipo quanti "mi piace" totalizzerà su Facebook ogni nostra decisione. Jean-Paul Sartre, il filosofo esistenzialista che celebrò l'angoscia di fronte alla scelta come segno di responsabilità, non trova posto nella Silicon Valley.

RANDI ZUCKERBERG

Le decisioni, pur contribuendo alla nostra maturità di esseri umani, sono fonte di sofferenza, e di fronte alla scelta tra maturità e minimizzazione del dolore, la Silicon Valley ha optato per quest'ultima - forse a seguito dell'ennesimo sondaggio istantaneo.


Nel suo straordinario saggio Elogio dell'incoerenza, il filosofo polacco Leszek
Kolakowski sostenne che, trovandoci regolarmente davanti a scelte egualmente valide che esigono una dolorosa riflessione etica, essere incoerenti è l'unico modo per evitare di diventare ideologi dottrinari, fedeli ad un algoritmo.

Per Kolakowski, la coerenza assoluta equivale al fanatismo. «La progenie degli esitanti e dei deboli ... di coloro ... che credono nella sincerità ma invece di dire ad un esimio pittore che è un imbrattatele lo elogiano educatamente», scrisse, «questa progenie degli incoerenti resta una delle grandi speranze per la sopravvivenza della razza
umana».

MARK ZUCKERBERG


Tutti questi tentativi di alleviare i tormenti dell'esistenza potrebbero sembrare paradisiaci per la Silicon Valley. Ma per il resto di noi saranno un inferno. Sono mossi da un'ideologia invasiva e pericolosa che io chiamo "soluzionismo": una patologia intellettuale che riconosce i problemi come tali in base ad un unico criterio: l'essere "risolvibili" con una soluzione tecnologica bell'e pronta. Così la smemoratezza e l'incoerenza diventano "problemi" semplicemente perché abbiamo gli strumenti per liberarcene - e non perché ne abbiamo soppesato i pro e i contro.


I soluzionisti non si limitano a risolvere i problemi degli individui, sono altrettanto
ansiosi di risolvere i problemi delle istituzioni. Una start-up "civica" come Ruck.us, che aiuta le persone a creare movimenti politici e ad aderirvi, cerca di bypassare il sistema convenzionale dei partiti e consente agli individui di far politica senza alcuna mediazione da parte delle istituzioni, basandosi sull'assunto che la democrazia rappresentativa è servita in passato solo perché i costi della comunicazione erano troppo elevati.

VINE

Ora che le tecnologie digitali hanno ridotto i costi della partecipazione, i partiti politici possono seguire la sorte del dodo ed essere sostituiti ad hoc da gruppi online di cittadini impegnati. È arduo difendere l'attuale sistema politico americano ma è ancor più arduo schierarsi a favore del progetto soluzionista per un semplice motivo: la "soluzione"
supportata da internet che viene proposta non ci viene venduta in base ai suoi meriti intrinseci - dei quali ci vien detto ben poco - ma piuttosto sui demeriti del sistema esistente, siano essi faziosità o malcostume.

È vero, il sistema attuale è zeppo di imperfezioni, ma l'imperfezione potrebbe essere il prezzo da pagare per una democrazia semifunzionante. Dopo tutto c'è poca faziosità in Corea del Nord. I soluzionisti sbagliano nel momento in cui danno per scontati i problemi che si propongono di risolvere, invece di studiarli. Brandendo i martelli digitali della Silicon Valley, tutti i problemi iniziano a sembrare chiodi e tutte le soluzioni applicazioni.

Questa tendenza maschera il fatto che non tutti i problemi sono tali e che quelli che si dimostrano veri problemi potrebbero esigere risposte istituzionali di lungo respiro, non rapide soluzioni tecnologiche prodotte negli "hackathon", le maratone informatiche, né video virali per indurre troppo tardi i signori della guerra ugandesi ad arrendersi.

SEESAW DECISION


La Silicon Valley, strano a dirsi, ama fregiarsi del suo "soluzionismo". Le sue imprese di maggior successo si modellano come equivalenti digitali di Greenpeace e Human Rights Watch, non di Wal-Mart o della Exxon Mobil. «In futuro», dice Eric Schmidt, Ceo di Google, «la gente passerà meno tempo a cercare di far funzionare la tecnologia... se riusciremo in questo credo saremo in grado di risolvere tutti i problemi del mondo».


Questo umanitarismo digitale punta a generare buona volontà all'esterno e sostiene il morale all'interno. Dopo tutto per salvare il mondo potrebbe valere la pena di pagare come prezzo la distruzione della privacy di ciascuno, mentre una missione ingigantita potrebbe convincere dipendenti giovani e idealisti che non stanno sprecando la vita a ingannare consumatori ingenui inducendoli a cliccare sulle pubblicità di prodotti inutili. La Silicon Valley e Wall Street sono in competizione per lo stesso bacino di talenti e rivendicando il compito di risolvere i problemi del mondo, le società di tecnologia possono offrire qualcosa che Wall Street non può offrire: l'idea di missione sociale.

HOME PAGE DI FOURSQUARE_silicon Valley


L'ideologia del soluzionismo è essenziale per contribuire a mantenere l'immagine della Silicon Valley. La stampa tecnologica è ben lieta di enfatizzare qualunque iniziativa soluzionista. "Africa? Ecco la app giusta", titola davvero così il sito web dell'edizione Britannica di Wired.

C'è nessuno che può prestarla alla World Bank, per favore? Ogni volta che le imprese tecnologiche lamentano che il nostro mondo in frantumi va aggiustato, dovremmo immediatamente chiederci: come facciamo a sapere se è rotto esattamente come dice la Silicon Valley? E se i tecnici si sbagliassero e fossero proprio la frustrazione, l'incoerenza , la smemoratezza, forse addirittura la faziosità le caratteristiche che ci consentono
di trasformarci (in dissolvenza) nei complessi attori sociali che siamo?


«Mi auguro che gli ingegneri capiscano che per essere un ingegnere non basta essere ingegnere», scrisse il filosofo spagnolo José Ortega y Gasset nel 1939. Dato il peso politico e culturale della Silicon Valley - dall'istruzione all'editoria, dalla musica ai trasporti - è un consiglio che vale particolarmente la pena di seguire. Chiedete ai vostri amici su Seesaw.

 


AHI! TECH - CARDINAL-NETWORK SCATTA LA GARA SUL WEB FRA I PORPORATI PIÙ ATTIVI SU FACEBOOK E TWITTER

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A cura di Andrea Andrei per Dagospia
(Twitter: @andreaandrei_ )

1 - CARDINAL-NETWORK! SULL'ESEMPIO DI RATZINGER SCATTA LA GARA SUL WEB FRA I PORPORATI PIÙ ATTIVI SU FACEBOOK E TWITTER: IN VANTAGGIO IL PAPABILE FILIPPINO TAGLE

A Roma fervono i preparativi per il Conclave che eleggerà il nuovo pontefice. Martedì 12 i cardinali si riuniranno per la prima votazione, ma il toto-nomi papale è iniziato già da quando Joseph Ratzinger ha annunciato al mondo la sua intenzione di lasciare il ministero pietrino.

I CARDINALI PIù ATTIVI SUI SOCIAL NETWORK - DATI ECCE/COSTUMER DI DECISYON

Se ne sono dette e se ne dicono tante, cercando di interpretare il pensiero, le volontà e le tendenze fra i porporati che in questi giorni hanno raggiunto la Città del Vaticano. Le opinioni sono contrastanti, ma ci sono dei punti su cui tutti sembrano essere d'accordo.

Primo: il nuovo papa dev'essere giovane. Secondo: deve saper raccogliere l'eredità di Benedetto XVI e traghettare la Chiesa in una nuova era. È chiaro che le prime questioni a cui si pensa in proposito siano gli scandali che il Vaticano ha dovuto affrontare negli ultimi tempi. Ma qui è di un altro aspetto che ci vogliamo occupare. E cioè di quell'apertura, compiuta da Ratzinger, verso i nuovi mezzi di comunicazione. Per intenderci, l'account papale su Twitter, la discesa del sacro nell'arena profana dei social network. E allora perché non dare un'occhiata a quanto i candidati alla successione di Benedetto XVI sono attivi sulle reti sociali?

Dai dati raccolti dell'osservatorio ECCE/Costumer di Decisyon, il primo in classifica fra i porporati è il filippino Luis Antonio Tagle. L'Arcivescovo di Manila ha 55 anni (quindi è giovane), ed è pure quello che si è più fatto notare su Facebook, con ben 104.707 attività, cioè il 53% di quelle totali. Il grande successo di monsignor Tagle sul social network è probabilmente dovuto soprattutto a quello della pagina dedicata alla sua trasmissione televisiva, in cui commenta le letture. Non è un caso quindi se è considerato uno dei papabili per eccellenza.

Segue un altro porporato di cui si è parlato molto: l'Arcivescovo di New York Timothy Dolan, che ha 88.565 follower su Twitter.

Sul terzo gradino del podio si piazza invece un italiano, il cardinal Gianfranco Ravasi, che da buon allievo di Ratzinger ha 11.264 attività sul social dei 140 caratteri.

Qui accanto è riportata l'intera classifica dei porporati. E chissà che lo Spirito Santo non ne tenga conto.


2 - GOOGLE TAGLIA 1200 POSTI DI LAVORO IN MOTOROLA, PIÙ DEL 10% DELLA FORZA LAVORO
Da "The Wall Street Journal"
http://on.wsj.com/XWtONv

GOOGLE MOTOROLA

Google, dopo aver rilevato la disastrata Motorola per 12,5 miliardi di dollari lo scorso maggio, per tentare di risanare i conti dell'azienda, ha scelto la via più dolorosa: quella dei licenziamenti. Mountain View ha infatti deciso di tagliare 1.200 posti di lavoro in Stati Uniti, Cina e India, cioè più del 10 per cento della forza lavoro.

Motorola aveva annunciato, lo scorso agosto, di voler ridurre il proprio organico del 20 per cento, cioè di circa 4 mila posti di lavoro su 11.113 dipendenti totali. L'azienda ha registrato una perdita di più di 500 milioni di dollari nel terzo trimestre del 2012 e di oltre 350 milioni di dollari nel quarto trimestre dello stesso anno.


3 - ANCHE YOUTUBE SI RIFÀ IL LOOK: NASCE "YOUTUBE ONE CHANNEL"

Facebook non è l'unico social network a rifarsi il trucco. Anche la più famosa piattaforma video del web, YouTube, ha annunciato cambiamenti nel design dei suoi canali. Anche qui, com'è per le foto sul sito di Mark Zuckerberg, l'elemento principale sarà rappresentato dalle dimensioni molto più ampie di visualizzazione dei video.

YOUTUBE ONE CHANNEL

Con "YouTube One Channel" l'utente potrà caricare una sorta di trailer-copertina, un filmato che comparirà a chiunque visiti il canale, che in questo modo sarà completamente personalizzabile ed esportabile su qualsiasi dispositivo, dalla tv allo smartphone, così come l'utente stesso l'ha concepito. Ogni canale avrà anche una grande immagine orizzontale in apertura, che ricorda molto l'ormai famosa "foto di copertina" di Facebook.

"YouTube One Channel" è ancora in versione beta, ma chiunque può utilizzarlo. Basta collegarsi all'indirizzo http://www.youtube.com/onechannel e seguire le istruzioni.

 

LA COSTA CONCORDIA SARÀ SMANTELLATA, A SPESE DEI CONTRIBUENTI, NELL’INADEGUATO PORTICCIOLO DI PIOMBINO, COME VUOLE IL PD

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FRANCESCO SCHETTINO CAPITANO DELLA COSTA CONCORDIA BERSANI E GRILLO

1. BERSANI NON E' ANCORA PREMIER MA GIA' COMANDA: LA COSTA CONCORDIA VERRA' PORTATA A PIOMBINO
Michele Bocci per "La Repubblica - Firenze"


La Costa Concordia sarà smantellata a Piombino. Lo ha deciso ieri il Governo, su impulso del ministro dell'ambiente Corrado Clini. La protezione civile è stata incaricata di stabilire i dettagli dell'operazione con un'ordinanza, che dovrà rispettare i criteri di urgenza. In realtà dal dipartimento diretto da Franco Gabrielli dicono di non avere ricevuto alcun documento.

ENRICO ROSSI ANDREA RICCARDI

Ci sono perplessità sulla scelta formale, perché la legge, fatta proprio da questo Governo, individua gli ambiti di intervento della protezione civile e tra questi non c'è di certo quello di occuparsi della realizzazione di porti. La decisione presa a Roma provoca una serie di reazioni più o meno entusiaste e pure uno scontro all'interno del Pd.

Sono mesi che il presidente della Regione Enrico Rossi si batte per portare nella cittadina toscana la nave, cosa che darebbe respiro a una situazione economico industriale in difficoltà. Prima della sua nota di soddisfazione, però, ieri pomeriggio ne è arrivata un'altra piena di dubbi. Da parte di tre parlamentari del Pd: Michele Anzaldi, Federico Gelli e Andrea Marcucci. Forse per eccesso di velocità sostengono una posizione che più tardi cercheranno in parte di alleggerire.

IL PAPA VOLA A CASTELGANDOLFO BERSANI FINESTRINO perizia CONCORDIA

Secondo loro la scelta di Piombino «non rientra nell'ordinaria amministrazione. Il Quirinale deve valutare se il governo dimissionario è nella posizione di poterla prendere». Vengono poi espressi alcuni dubbi sui tempi, visto che bisogna fare importanti lavori nel porto toscano per renderlo adatto a ospitare la Concordia e si parla anche di rischi ambientali. Nel pomeriggio sia Marcucci che Gelli attenuano i toni, soprattutto per quanto riguarda Piombino.

Questo non basta ad evitare una secca smentita da parte del segretario del Pd, il piombinese Andrea Manciulli. «Quella che arriva dal Consiglio dei ministri è una buona notizia per la Toscana e per la città, che sta vivendo mesi drammatici sotto il profilo economico e occupazionale. Non comprendiamo per questo le posizioni contrarie che sono state espresse in queste ultime ore». Pare che anche Pierluigi Bersani si sia speso per far restare in Toscana la nave da smantellare. La Costa non rilascia posizioni ufficiali, la società ieri non aveva intenzione di commentare la decisione del Consiglio dei ministri.

bersani morto che parla

Di certo la scelta non convince tutti e qualcuno dice che non è ancora detta l'ultima parola. Uno dei problemi è quello dei tempi dei lavori a Piombino, che si teme possano superare quelli del Giglio. Il sindaco dell'isola, anche se parla di buona notizia, frena gli entusiasmi anche sottolineando la questione delle scadenze. «Rimangono ancora da capire le reali intenzioni di Costa - dice Sergio Ortelli - che è e rimane titolare del progetto e soprattutto la compatibilità con i tempi dei lavori rimozione che per noi restano prioritari».

concordia spiaggia x MONTI E BERSANI

Il governatore Rossi è molto soddisfatto di quella che per il ministro Clini è la parola fine sulle discussioni riguardo alla scelta di dove smantellare la concordia. «Una notizia positiva e attesa. La decisione del Consiglio dei ministri risponde al nostro progetto per il quale ci siamo battuti fin dall'inizio di questa vicenda con insistenza. Dunque avevamo ragione, l'avevamo detto per primi e alla fine ci siamo riusciti. E oggi siamo soddisfatti. La nostra proposta era motivata da ragioni sia ambientali che economiche ». Già la prossima settimana, assicura Rossi, si incontrerà con il sindaco Gianni Anselmi per definire meglio tutte le iniziative necessarie per consentire nei tempi previsti la realizzazione del progetto».


2. 160 MILIONI DI EURO PER INGRANDIRE IL PORTO DI PIOMBINO: LA COSTA NON METTE UN EURO, PAGA LO STATO
Da "La Repubblica - Firenze"


Tre progetti per ingrandire il porto e renderlo in grado di smantellare la Concordia. La Regione ci ha lavorato negli ultimi mesi, quando chiedeva a gran voce di portare la nave nella città toscana. Si assicura che i lavori di rimozione del relitto dureranno 6 mesi. In quel periodo le banchine di Piombino sarebbero pronte ad ospitare la grande nave. Se venissero rispettati davvero, si finirebbe in tempo per l'autunno, quando la nave sarà stata riportata in asse e sarà pronta per navigare.

Costa Concordia

La spesa è quella necessaria a realizzare il primo lotto degli interventi, da 100-110 milioni di euro, tutta l'opera arriverà a 160 milioni. I soldi non li metterà la Costa. Era già stato infatti licenziato e finanziato il piano regolatore portuale. Quel progetto va un po' ampliato anche con i fondi aggiunti da Regione e il Comune per arrivare alla quota necessaria.

LA NAVE COSTA CONCORDIA

«Una stima del denaro che porterà a Piombino la Concordia? Adesso non è possibile farla - spiega il sindaco Gianni Anselmi - Di certo farà lavorare varie aziende, e ci auguriamo che il tessuto locale sia coinvolto. L'importante è capire che si capisca che non c'è nessuna intenzione di speculare su una tragedia ma di risolvere un problema e fare del nostro meglio perché tutto possa arrivare in fondo senza problemi.

isola del giglio x

Vogliamo contribuire a risolvere un'emergenza ambientale per l'isola del Giglio. Lo smantellamento sarà fatto con i massimi livelli di attenzione per l'ambiente e per i lavoratori ma è ossigeno per noi». Per rifare il porto sono stati pensati tre progetti perché ancora non si sa quanto pescherà la nave quando arriverà a destinazione.

I fondali previsti variano nelle carte dei tecnici da 13 a 20 metri. Se la nave sarà portata da un mezzo in grado di sollevarla, entrerà a circa 11-12 metri. Ci vuole invece più profondità se, come era stato ipotizzato all'inizio, entrerà in porto trainata da dei rimorchiatori, e pescherà di più.

 

LA CORTE D’APPELLO DI MILANO NON CREDE AI PROBLEMI DI SALUTE DEL BANANA E DISPONE UNA VISITA FISCALE IN OSPEDALE

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1 - PROCESSO MEDIASET, SÌ A VISITA FISCALE PER BERLUSCONI. GHEDINI: "INACCETTABILE"
Dal "Fatto quotidiano"

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I giudici della corte d'appello di Milano hanno disposto una visita fiscale nei confronti di Silvio Berlusconi, imputato per il caso Mediaset, ricoverato da ieri al San Raffaele per un'infiammazione agli occhi. Dura la reazione dell'avvocato Niccolò Ghedini, uno dei difensori dell'ex premier, che l'ha definito un "provvedimento al di fuori di ogni logica", dopo l'istanza di rinvio del processo per legittimo impedimento dovuto a motivi di salute del leader del Pdl. Ghedini ha spiegato di non avere "alcuna preoccupazione".

ruby BERLUSCONI BOCCASSINI FEDE MINETTI jpeg

"Che vadano a fare gli accertamenti", ha detto, "noi abbiamo una certificazione medica che attesta l'assoluta necessità del ricovero". E ha aggiunto: "Non riusciamo a capire tutta questa fretta, anzi la capiamo benissimo: si vuole arrivare in tempi brevi a una sentenza", anche se "la prescrizione è nel 2014″.

I giudici della corte d'appello nel disporre la visita fiscale con urgenza hanno accolto la richiesta dell'avvocato generale di Milano, Laura Bertolè Viale, per stabilire se l'impossibilità di Berlusconi a presentarsi sia "assoluta e totale". Infatti sono stati incaricati un medico legale, Carlo Goj, e uno specialista del Policlinico, il professor Pasquale Troiano, docente anche all'università degli studi di Milano.

A differenza di quanto accaduto ieri al processo Ruby, i giudici d'appello in camera di consiglio hanno quindi deciso di concedere la visita fiscale per il Cavaliere ricoverato al San Raffaele. La difesa dell'ex premier ha presentato un certificato medico firmato dal primario dell'ospedale, che afferma la persistenza dei sintomi e l'impossibilità di Berlusconi a presentarsi in Aula.

boccassini-berlusconi-bruti

Berlusconi, dicono i medici del San Raffaele, è affetto da uveite bilaterale, un disturbo oftalmologico. E l'avvocato Niccolò Ghedini ha spiegato in Aula che l'ex premier resterà ricoverato "fino a lunedì". Ieri al processo Ruby è stato accolto il legittimo impedimento per motivi di salute. Il procuratore aggiunto Ilda Boccassini aveva chiesto la visita fiscale per l'ex premier ricoverato per accertamenti all'ospedale San Raffaele per una infiammazione agli occhi, spiegando che si tratta di "una strategia per evitare la conclusione del processo".

processo ruby Bele n Rodriguez il suo avvocato e lavvocato di Berlusconi Niccolo Ghedini

Dure anche le parole dell'Associazione nazionale magistrati riguardo le posizioni espresse da Berlusconi sulla giustizia. "Qualsiasi generalizzazione, qualsiasi attacco alla magistratura, idea di manifestazioni dirette contro di essa costituiscono una sfida a principi che sono fondamento della nostra Costituzione e delle democrazie mature", ha avvertito il presidente Rodolfo Sabelli a margine di un incontro a Catania, sottolineando che "il principio di autonomia e di indipendenza della magistratura non è soltanto uno dei principi fondamentali ai quali si ispira l'azione dell'Anm, ma è uno dei principi fondamentali della nostra Costituzione e di qualsiasi sistema democratico maturo".

2 - COSTRETTO IN OSPEDALE BERLUSCONI LAVORA SUL BRAND FORZA ITALIA
Adalberto Signore per "il Giornale"

BERLUSCONI IN AULA AL PROCESSO RUBY

L'ennesimo e incredibilmente inedito capitolo della guerra tra Silvio Berlusconi e la procura di Milano si gioca a colpi di certificati medici e ricoveri, con un'inaspettata visita fiscale come gran finale.

ruby berlusconi

Il segno che ormai il livello dello scontro è così alto che difficilmente si potrà andare oltre. Dopo l'invio di alcuni certificati medici a sostegno della richiesta di legittimo impedimento, infatti, in tarda mattinata - e quando già i pm si opponevano al rinvio dell'udienza Ruby - il Cavaliere si presenta al San Raffaele di Milano per degli accertamenti. La congiuntivite che ha ormai da qualche settimana, spiega infatti il suo medico di fiducia Alberto Zangrillo, «si è aggravata» nel corso della notte.

E certo pure la voglia di velocizzare il lavoro dei magistrati non deve essere tanta visto che, confidava l'ex premier nei giorni scorsi, «si va al ritmo di due o tre udienze a settimana che neanche per la banda armata si teneva un simile tabellino di marcia». Così, mentre in ospedale iniziano gli accertamenti sull'ex premier affetto da «uveite bilaterale», i giudici del tribunale di Milano si limitano a sospendere l'udienza in attesa dell'esito della visita.

SERGIO DE GREGORIO E VALTER LAVITOLA

È l'inizio di un vero e proprio ping pong che si concluderà con il ricovero del Cavaliere, la concessione del legittimo impedimento e Ilda Boccassini che chiede la visita fiscale per Berlusconi. Un Berlusconi, quello che passa la notte al San Raffaele, ovviamente con la testa soprattutto ai processi. Quello Ruby, ma pure l'appello per i dritti tv Mediaset.

E per tutti e due il Cavaliere dà per scontata «una condanna certa». Senza contare l'inchiesta di Napoli sull'affaire De Gregorio, con i pm che pur di velocizzare stanno pensando di chiedere il giudizio immediato. Tre inchieste che si dovrebbero affiancare ad almeno un'altra che è in caldo da tempo e che condizioneranno i delicati passaggi politici che ci aspettano: dalla nomina dei presidenti delle Camera, al mandato di formare un nuovo governo fino all'elezione del capo dello Stato.

NICCOLO GHEDINI PARLA CON ILDA BOCCASSINI jpeg

D'altra parte, che il Cavaliere sia convinto che la magistratura voglia condizionare la formazione del nuovo esecutivo non è un mistero. «Stanno cercando di farmi fuori per via giudiziaria - si sfoga - e male che va il risultato che vogliono ottenere è quello di tenermi fuori dai giochi, mettermi all'angolo in un momento così delicato». Pubblicamente, però, Berlusconi continua a preferire il silenzio.

se è chiaro che per il leader del Pdl esiste una sola alternativa: governo del presidente che duri almeno due anni e con esponenti politici dentro oppure elezioni subito. Altre strade non ce ne sono e se davvero si tornerà alle urne il Pd «dovrà farsene carico davanti al Paese e all'Europa». Dovrà, ripete Berlusconi, «assumersi la responsabilità di aver voluto escludere a priori qualsiasi dialogo con noi». Per dirla con un tweet di Angelino Alfano, «se sono in grado di fare un governo lo facciano e rapidamente, altrimenti torniamo al voto perché l'Italia non può restare appesa ad un'impuntatura del Pd».

SERGIO DE GREGORIO SILVIO BERLUSCONI

A Roma, intanto, prendono piede gli scenari più suggestivi. Come quello circolato ieri secondo cui ci sarebbero già dieci senatori del Pdl pronti a sostenere un governo guidato da Pier Luigi Bersani. Ora, non che il Cavaliere non nutra qualche dubbio sulla assoluta fedeltà della sua pattuglia parlamentare visto che già un mese fa scricchiolò pesantemente.
Ma immaginare che a tre settimane dal voto ci siano dieci senatori del Pdl pronti a sostenere non un esecutivo guidato da Mario Monti ma addirittura da Bersani è uno scenario che neanche gli autori di Lost.

Così Berlusconi preferisce concentrarsi sull'ipotesi che ritiene più probabile, quella del ritorno alle urne. Per questo Denis Verdini sta sollecitando i vari coordinatori regionali in vista della manifestazione di piazza del Popolo del 23 marzo. Si punta alle 800mila presenze. Con il Cavaliere che è tornato a far sondare ad Alessandra Ghisleri quanto vale il brand di Forza Italia.

 

I PM INDAGANO ANCHE SULLE TELEFONATE DI DAVID ROSSI: APERTO UN FASCICOLO CONTRO IGNOTI PER ISTIGAZIONE AL SUICIDIO

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1 - MPS, SI INDAGA PER ISTIGAZIONE AL SUICIDIO
Fabrizio Massaro per il "Corriere della Sera"

Diventa un legal thriller la vicenda della fuga di notizie sulla causa per 1,2 miliardi di danni mossa dal Montepaschi alle banche estere Nomura e Deutsche Bank. La guerra legale tra istituti avrebbe innescato un meccanismo che potrebbe aver stritolato David Rossi, il capo della comunicazione di Mps suicidatosi mercoledì sera.

DAVID ROSSI FOTO INFOPHOTO

Ieri pomeriggio i pm Antonio Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso hanno ascoltato l'amministratore delegato Fabrizio Viola, giovedì era toccato al presidente Alessandro Profumo, mercoledì notte al direttore finanziario, Bernardo Mingrone. Testimonianze necessarie per capire come si siano svolte le ore successive al consiglio di giovedì 28 febbraio in cui Mps decide di scatenare la battaglia legale contro le banche.

Quel consiglio doveva rimanere blindato, tanto che all'ordine del giorno viene scritta solo l'azione di responsabilità contro gli ex vertici Giuseppe Mussari e Antonio Vigni. L'ufficio comunicazione di David Rossi viene escluso dal flusso informativo. La segretezza è fondamentale: l'atto deve essere presentato a Firenze l'indomani mattina, per bruciare sul tempo Nomura, con cui Mps ha ingaggiato un duro braccio di ferro negoziale sul derivato Alexandria, costato centinaia di milioni di perdite.

LA FINESTRA DI MPS DELL UFFICIO DI DAVID ROSSI FOTO LOZZI PER INFOPHOTO

Il timore, fondato, era che Nomura presentasse a Londra una «causa di accertamento» per stabilire dove far svolgere il procedimento. La tempistica è fondamentale: a decidere è il tribunale del posto in cui viene depositato il primo atto. E in Gran Bretagna per aprire una causa basta un fax. Qualcuno però passa la notizia all'esterno e finisce sul Sole 24ore . Un vantaggio per Nomura, che comunque viene bruciata da Mps, che deposita l'atto a Firenze alle 8.30 del mattino.

Chi ha violato il segreto? Lo stesso giorno Viola presenta un esposto per insider trading, con elementi che spingono i pm martedì 5 a perquisire i consiglieri (non indagati) Lorenzo Gorgoni e Michele Briamonte ma senza esiti positivi, a quanto sembra. La sera del consiglio Rossi aveva cenato con Profumo e Mingrone in un ristorante in cui il cellulare non prendeva, secondo i due manager, che avrebbero tuttavia riferito di telefonate di Rossi durante la cena.

DAVID ROSSI FOTO ANSA

Il quadro comunque non è ancora chiaro né si sa quando Rossi abbia appreso delle cause, se quella notte o il venerdì mattina. I tabulati telefonici aiuteranno le ricostruzioni. Anche per questo i pm hanno aperto un fascicolo per istigazione al suicidio contro ignoti.

Da quel momento però sono cominciate a circolare voci velenose che mettevano in relazione Rossi con l'ipotesi di insider trading, fatto che al momento non appare fondato. I pettegolezzi avrebbero aggravato lo stato psicologico di Rossi, già «depresso» e «preoccupato» dopo la perquisizione subìta il 19 febbraio per il sospetto che avesse in qualche modo tenuto contatti con Mussari e Vigni, e la sensazione di essere stato in qualche modo sfiduciato dai nuovi manager, che invece anche giovedì hanno ribadito «piena fiducia».

DAVID ROSSI E GIUSEPPE MUSSARI

Rossi comunque non era indagato ma soltanto testimone nell'inchiesta.
Ieri intanto il gip di Siena ha confermato la custodia cautelare per Gianluca Baldassarri, ex responsabile dell'area finanza di Mps. E sui pericoli dei derivati nella vicenda Mps è intervenuto il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco.

Grazie a «una netta discontinuità nella gestione aziendale» in Mps, ha detto, è «sostanzialmente venuta alla luce la natura strumentale» di alcune operazioni finanziarie «essenzialmente volte a coprire perdite su prodotti di finanza strutturata acquisiti nel tempo». Si è trattato di «eccessi della finanza e utilizzo improprio di strumenti strutturati» che hanno comportato «gravi rischi per la liquidità della banca» ma che comunque in Italia si sono verificati «in misura notevolmente inferiore che in altri Paesi»

2 - GLI INSULTI SUI BLOG E GLI ODI ANTICHI IN UNA SIENA LACERATA
Marco Imarisio per il "Corriere della Sera"

NOMURA

«Ecco, la finestra è quella». «No, ti dico che si è buttato da quell'altra».
Il dialogo di mezzogiorno tra le due zelanti signore impegnate a indicare all'operatore di un telegiornale il posto giusto per le riprese finisce con un «Pietà l'è morta». Che detto oggi, detto qui, è solo una frase fatta, come la scomparsa delle mezze stagioni. Sul selciato c'è una rosa bianca, una di numero, quasi marcia di pioggia. I nastri della Polizia sono stati stracciati e messi in un angolo. Non c'è più nulla che possa infastidire i turisti che scendono per la via principale.

DEUTSCHE BANK

La pietà è morta da tempo, a Siena. David Rossi era ormai un estraneo, agli occhi delle due signore impegnate alla ricerca della finestra, nelle parole degli avventori del bar Nannini, nelle intenzioni di una banca dove il suo passato recente era un peso che prima o poi avrebbe pagato. Il «groviglio armonioso» somiglia sempre più a un nido di vipere dove neppure la morte riesce a sopire odi decennali e veleni che si trasmettono alla velocità della luce. La definizione di cui sopra, coniata dal giornalista e scrittore Stefano Bisi, era ormai un luogo comune ogni qual volta veniva il momento di raccontare l'anomalia di una banca con la città intorno.

Quando tutto è crollato, e ci ha messo poco a venire giù, quelli come David Rossi, che rappresentavano la vecchia gestione e di mestiere ne tutelavano gli interessi presso i media, si sono ritrovati a camminare in territorio ostile. Negli anni Novanta il promettente avvocato calabrese Giuseppe Mussari si occupava dei rapporti con i Ds, mentre David, giovane capo ufficio stampa del sindaco Pierluigi Piccini, badava ai quotidiani locali e nazionali. Coetanei e scapoli, erano un tutt'uno con il burbero Piccini, di qualche anno più anziano, ne dividevano la casa, le goliardate.

mps

Il parricidio si consuma in una notte del luglio 2001. Mussari viene scelto alla presidenza della Fondazione, posto che era stato promesso, anche da lui, a Piccini. Rossi, l'anello debole della catena, deve decidere se condividere l'esilio a Mps International con il vecchio maestro o seguire il giovane amico nelle sue progressive e magnifiche sorti. Resta a Siena

MPS

Ci sono ferite e dolori che non si rimarginano. Pierluigi Piccini ha poca voglia di parlare. Dice che preferisce ricordare David come l'aveva lasciato, «quando tutti e tre eravamo giovani e spensierati». Poi, aggiunge, il potere lo ha trasformato. Nelle sue parole affiorano rabbia e affetto residuo, «quanto ci siamo divertiti». Una gioventù e una Siena che non torneranno più, ricordi da contrapporre allo sfacelo di oggi, fatto anche di tradimenti individuali.

La Lupa è in fondo a una discesa ripida, che la separa in modo netto dal cuore pulsante dei Banchi di sotto, del centro della città. La bandiera sulla facciata dell'oratorio di San Rocco è listata a lutto. Solo questa era casa sua, anche se è difficile capire per chi viene da fuori. I suoi amici veri sono tutti della Lupa, gli unici che lo conoscevano fin da bambino, che sapevano chi era veramente David Rossi fuori da un lavoro che viveva in missione, con orgoglio senese e regole rigide, poca confidenza, qualche durezza.

«Ne faceva una questione di famiglia, suo papà era stato dirigente Mps, ci teneva tanto». Sono in molti a dire che non era più lui, che da quando era cominciato «questo casino» aveva smesso di sorridere, e la morte del padre Giorgio, avvenuta due mesi fa nel pieno della bufera, era stata un altro colpo.

montepaschi siena sede

«Tutta Siena si fermi: è il compleanno del Genio». Il seguito è altrettanto acido. Raffaele Ascheri annuisce, non c'è bisogno di proseguire. Ricorda bene quel post dello scorso 2 giugno dedicato a Rossi. È un insegnante di scuola media diventato famoso in quanto Eretico di Siena, titolare del blog che aveva denunciato per tempo le malefatte di Mps. Adesso assapora il fiele della notorietà al contrario, con accuse esplicite di eccessiva durezza. Se dovessi salire sulla macchina del tempo, dice, riscriverei quello e altri articoli tali e quali.

Alessandro Profumo

«David era il coperchio sulla pentola della stampa locale e nazionale, l'uomo che controllava tutto e impediva che la verità su Mussari saltasse fuori». C'eravamo così tanto odiati che neppure la morte apre uno spiraglio alla compassione umana. Ascheri almeno ci mette la faccia. Gli altri blog, altrettanto duri, in alcuni casi insultanti, sono tutti anonimi, anche se in città quasi tutti sanno chi c'è dietro, non sono disponibili al mea culpa, anzi. Simone Bezzini, presidente della Provincia, esponente di quel Pd senese alle prese con scossoni locali e nazionali, parla di un «clima di odio» che è in città è stato coltivato «anche attraverso il vergognoso utilizzo dell'anonimato».

FABRIZIO VIOLA MONTEPASCHI

Aggiunge l'augurio che questa vicenda faccia riflettere, ma forse anche lui sa che si tratta di una pia speranza. Il groviglio ormai ha perso ogni armonia, è diventato nodo inestricabile di interessi diversi, con i blog assurti a oracolo e in qualche caso fonte della Procura.

Erano la croce di Rossi, che li aveva denunciati e negli ultimi tempi lamentava scarsa attenzione degli inquirenti alle sue querele. I detrattori lo dipingevano come un uomo di potere e citavano le cariche accumulate in campo culturale come esempio di prebende mussariane all'amico laureato e appassionato di Storia dell'arte. Dimenticano però che era proprio al suo citofono che suonavano in tanti, anche di parrocchie opposte, ottenendo l'obolo per un evento.

La verità forse è nel mezzo, Rossi non era uomo di potere, ma uomo che proteggeva un potere. Quando questo è crollato, ha capito che anche per lui stava arrivando il momento della ritirata. Sapeva che i suoi giorni in quel ruolo erano numerati. Ai dirigenti con i quali era più in confidenza chiedeva se conoscessero il nome del suo successore. Anche per questo il paragone tra quel che accade a Siena e Mani Pulite è improprio. Ci sono state le monetine tirate addosso a Mussari, a evocarne altre più celebri. Adesso c'è un suicidio, oggi come allora. Ma David Rossi non era un banchiere, e neppure un politico. Ci dovrebbe essere almeno pietà, ma a Siena non ne è rimasta molta.

 

VOLANO GLI STRACCI FRA MORONI E PERINA - PARTITO IN ROSSO PER UN MILIONE: ORA è BOCCHINO È IL GARANTE DEL DEBITO

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Francesco Cramer per "il Giornale"

BOCCHINO CHIARA MORONI

E Mr.Tulliani, gelido e imperturbabile, assiste agli ultimi copi bassi di una truppa annientata e morta di sete durante la cosiddetta «traversata nel deserto». Di soldi non ce ne sono più e, quel che è peggio, non ce ne saranno neppure in futuro. Risultato: sede di via Poli da smantellare, collaboratori da licenziare, introiti da sbianchettare dal bilancio. Non arriverà un euro bucato dallo Stato, alla voce «rimborsi elettorali».

Chiara Moroni Flavia Perina

Mentre invece di euro ne vanno tirati fuori - e tanti - per pagare la campagna elettorale appena chiusa nel disastro. Un dramma. In più, pare siano volati gli stracci tra alcuni fedelissimi finiani che nel sogno futurista hanno messo anima, corpo e... portafogli. L'ira funesta s'è scatenata tra due amazzoni di Fli: Chiara Moroni, figlia del parlamentare socialista suicida perché coinvolto in Mani Pulite e Flavia Perina, ex direttora di ferro del Secolo d'Italia e pasdaran dell'antiberlusconismo in salsa futurista.

FLAVIA PERINA E FABIO GRANATA A MARINA DI PIETRASANTA

A mandare su tutte le furie la Moroni, il fatto che la Perina si sarebbe portata a casa quasi una ventina di computer nuovi di zecca, stampanti comprese, fino a ieri attaccati alla spina di via Poli. Motivo: «Ho già buttato abbastanza soldi ed energie in questo partito». La Moroni, che s'è sempre dovuta occupare di tutta l'organizzazione della sede (bollette, affitto, gestione del personale, ecc...), non c'ha visto più.

Flavia Perina

Tra le due, tra le quali peraltro non è mai corso buon sangue, sono volate parole grosse. Persino qualche minaccia di denuncia alla Procura della Repubblica. Fini, dal canto suo, ha cercato di restare fuori dalle beghe spicciole. Radunati i suoi per l'addio, giovedì scorso, il capo ha fatto soltanto un cenno alla questione: «Noto che, ancora una volta, sgorgano veleni, colpi bassi e falsità in merito alla chiusura della sede», ha detto. Poi ha fatto capire di non essere affatto contento delle cosiddette «assenze ingiustificate».

Italo Bocchino

Quali? Guardacaso proprio Perina e Moroni. Alla riunione non erano presenti nemmeno, ma con giustificazione, Benedetto Della Vedova (ormai a tutti gli effetti nella squadra di Monti) e Giulia Bongiorno. Il caso dei pc è solo la punta di un iceberg di problemi, soprattutto economici. Il Fli è morto e sepolto ma in eredità lascia una montagna di conti da saldare. Ovviamente il più esposto è il braccio destro di Gianfranco, Italo Bocchino. Pare che quest'ultimo, in qualità di rappresentante legale del defunto Fli, abbia sul groppone un debito di circa un milione di euro.

Fini e Bocchino davanti ai fotografi

Un sacco di soldi. Fini però non vuole e non può lasciarlo solo. Alla riunione lo ha affermato chiaro: «C'è un legale rappresentante del Fli - ha detto senza mai nominare Italo - ma la responsabilità è collegiale; è di tutti. E tutti devono assumersi la responsabilità». Traduzione: i debiti del partito vengano spalmati su tutti noi, non è giusto che paghi soltanto lui. Il discorso, da un punto di vista etico, non fa una piega. Peccato che, ancora una volta, siano partiti i mugugni. Tutti gli ex parlamentari, infatti, avrebbero dovuto versare nelle casse del partito 50mila euro a testa per pagare la campagna elettorale e continuare a mantenere il partito: sede in affitto, collaboratori, ufficio stampa, ecc...

brindisi sudato di Della Vedova Fini Bocchino Menia

Molti hanno acceso mutui decennali, non potendo versare una simile cifra cash. Per cui, per anni, andranno avanti a pagare l'obolo per un partito che non c'è più. Ma ecco il motivo dei mugugni: pare che non tutti abbiano pagato quanto dovuto. Ira, mal di pancia e altre dosi di veleni sparsi a piene mani.

Errori strategici, flop elettorale, cacciata dal Parlamento e una montagna di debiti. Sembra ieri il bagno di folla di Mirabello, subito dopo il ditino alzato del «Che fai, mi cacci?». Invece, nel giro di due anni, Fini ha distrutto tutto. È inciampato nella casa di Montecarlo; è rimasto imbullonato alla poltrona più alta di Montecitorio; s'è illuso di rimanere in pista con Monti. I «monti» non portano bene a Gianfranco. Che alla fine ha perso tutto.

 

LA SAGA A PUNTATE PUBBLICATA DAL “CORRIERE” , A FIRMA DEL CDR, SU “RECOLETOS” FA ESPLODERE VELENI A VIA SOLFERINO

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Marcello Zacché per "il Giornale"

RECOLETOS

Di Antonveneta, forse, non ce n'è una sola. Un parallelo con l'acquisto da parte di Mps della banca veneta, inteso sia come operazione fallimentare, sia come possibile fonte di flussi oscuri di rapporti e di denaro, sembra adattarsi anche al caso di Rcs, casa editrice del Corriere della Sera. Che, nello stesso anno, il 2007, e nello stesso Paese, la Spagna, portò a termine lo stesso tipo di operazione, un'acquisizione, con persino una parte degli stessi protagonisti, i banchieri del gruppo Santander.

n cc24 colao marchetti mieli

E, soprattutto, con lo stesso risultato: veder messa a rischio l'intera solidità del gruppo. Prima del 2007 Rcs guadagnava 220 milioni con zero debiti; oggi ne perde 320, ha debiti per 880, deve ricapitalizzarsi e ha presentato un piano con 800 esuberi. Tutte conseguenze dell'acquisto del gruppo spagnolo Recoletos. 
Ma il bello è che la ricostruzione inedita di quella transazione, citati a proposito nomi e cognomi di protagonisti eccellenti, non senza insinuare l'indicibile, avviene da tre giorni a questa parte (in tre puntate) sullo stesso Corrierone.

ANTONELLO PERRICONE

A firmare i tre articoli, nascosti al piede di pagine interne, è il «cdr», cioè la rappresentanza sindacale dei giornalisti, che ha fatto da regista a un'inchiesta affidata a un pool di colleghi. E a leggerle tutte d'un fiato quelle tre puntate, si capisce subito che il risultato ottenuto va oltre le intenzioni del cdr, che erano quelle, dichiarate, di richiamare i soci alle loro responsabilità attraverso il racconto delle origini del contesto aziendale attuale, quello che richiede un'urgente ricapitalizzazione e che ha portato l'ad Pietro Scott Jovane ad annunciare un piano dove, tra l'altro, è prevista anche la cessione del palazzo storico di via Solferino.

ccc11 montezemolo antonello perricone ph riccardi

Ma qui emerge anche dell'altro: una rete di rapporti tra soci, consiglieri e manager che ha portato a termine un'operazione di dubbio interesse per la società. Fino quasi a suggerire un filone d'inchiesta alla magistratura. I fatti sono i seguenti: a fine 2004 una cordata di investitori riunita nel veicolo Retos Cartera compra il 79% di Recoletos dal gruppo Pearson per 743 milioni, valutandola 941, pur in presenza di un report del gruppo Santander di Emilio Botin che definisce Recoletos «illiquida» e il prezzo superiore del 19% ai valori di mercato.

GIOVANNI BAZOLI FOTO ANSA

Rcs arriva tre anni dopo pagando a Retos Cartera 1.100 milioni per il 100% di Recoletos. E qui inizia la galleria dei personaggi e dei loro rapporti «correlati»: il presidente di Recoletos, Castellanos, cognato di Botin, aveva una quota in Cartera; lo stesso Castellanos aveva venduto a Rcs, poco prima, il 30% del Mundo (quando Rcs ne aveva già la maggioranza) con gli stessi advisor di Recoletos, cioè Gerardo Braggiotti per Lazard Italia. Botin - scrive il cdr del Corriere - è un amico di Montezemolo, peso massimo nel patto di sindacato del Corriere come presidente della Fiat, e con il Santander sponsorizza la Ferrari.

mediobanca

L'affare Recoletos viene rifiutato da Vittorio Colao nel 2006. Ma passa l'anno dopo quando al suo posto è arrivato Antonello Perricone, altro amico di Montezemolo (oggi alla presidenza dei treni di Ntv). E con l'appoggio del resto del patto (compresi dunque i pezzi forte Mediobanca, Giovanni Bazoli) e del consiglio presieduto da Piergaetano Marchetti. E questo nonostante, secondo un rapporto di Deutsche Bank, il prezzo di 1,1 miliardi fosse giudicato spropositato.

In altri termini - perché questo si legge - un'operazione parsa fin da subito cara e rischiosa, con molti lati dubbi sul fronte dei rapporti tra le persone coinvolte (sanzionata da Consob con una multa di 200mila euro proprio per i contatti di manager Rcs con la controparte) trova l'avallo di tutti i grandi soci. Gli stessi che oggi si trovano ad appoggiare un piano di lacrime e sangue.

 

LA DECISIONE DI ANTICIPARE IL CONCLAVE AL 12 MARZO È UNA VITTORIA DELLA CURIA CHE HA FRETTA DI CHIUDERE LA PRATICA

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Giacomo Galeazzi per "la Stampa"

CARDINALE TARCISIO BERTONE

Accordo trovato: il conclave per eleggere il nuovo Papa comincerà martedì. Al mattino nella basilica di San Pietro il decano Sodano celebrerà la messa «pro eligendo Pontifice». Nel pomeriggio l'ingresso in processione dei cardinali nella Cappella Sistina. Poi l'«extra omnes» e l'ultima meditazione tenuta dal maltese Prosper Grech. Nella stessa serata, se i porporati lo decideranno, avverrà il primo scrutinio. In piazza i fedeli con lo sguardo rivolto al camino per vedere se la fumata sarà nera o bianca.

A partire da mercoledì ritmi più serrati, con quattro voti al giorno.Il conclave del 2005 convocato dopo la morte di Giovanni Paolo II avvenuta il 2 aprile si svolse nella Cappella Sistina dal 18 al 19 aprile e dopo quattro scrutini venne eletto Ratzinger. La sede vacante si protrasse, dunque, per 16 giorni. Stavolta 12. Ieri la scelta della data, dopo un braccio di ferro tra «romani» favorevoli ad accelerare i tempi per l'elezione pontificia ed extra-curiali intenzionati a far luce sugli scandali prima di scegliere il successore di Ratzinger.

CONCLAVE

«Sapere, discutere, confrontarsi, conoscersi e soprattutto capire quale direzione deve prendere la Chiesa» sintetizza un conclavista asiatico. In base alle emergenze da affrontare, si definiscono le caratteristiche che deve avere il nuovo Papa. «La data del 12 è un accordo che dà ragione a chi voleva anticipare l'inizio», commenta lo storico della Chiesa Alberto Melloni.

Le congregazioni hanno visto gli interventi di oltre cento eminenze e il confronto si è articolato sui temi più diversi: dalla nuova evangelizzazione a Vatileaks, dal dialogo interreligioso allo stato delle finanze (Ior compreso) dalla bioetica al ruolo della donna nella Chiesa. Ma sono stati soprattutto gli incontri informali (dai coffeebreak nelle riunioni ufficiali agli appuntamenti fuori dal Vaticano) ad aver costruito rapporti e orientamenti.

Benedetto XVI con il cardinale Angelo Scolaarticle

«Le congregazioni non sono tutto quello che avviene», spiega il portavoce vaticano Padre Federico Lombardi evidenziando che «più tramite i colloqui personali che non attraverso gli interventi in assemblea si traccia un profilo delle tematiche a cui il nuovo Pontefice deve pensare» Stamattina ci sarà una nuova congregazione. A parte gli ultimi interventi, vanno espletati alcuni adempimenti pratici, come il sorteggio delle camere nella residenza di Santa Marta.

TIMOTHY DOLAN ARCIVESCOVO DI NEW YORK jpeg

Domani fari puntati sulle messe celebrate nelle chiese dove i cardinali sono titolari. Perché tutto si svolga regolarmente, il Collegio ha «accettato» con una votazione le rinunce a partecipare al conclave di due elettori: l'indonesiano Darmaatmadia per problemi di salute e lo scozzese Keith O'Brien, per «motivi personali» (è accusato di aver molestato seminaristi). Restano dunque ufficialmente in 115 e per essere eletto il nuovo papa dovrà prendere almeno 77 voti.

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Lo stesso quorum del 2005. «Il Pontefice deve unire il massimo della capacità di governo al meglio della santità personale», puntualizza un ex ministro wojtyliano all'uscita dall'Aula del Sinodo. Scola e Dolan potrebbero essere i due cardinali che riceveranno il maggior numero di voti nel primo scrutinio. Difficilmente però uno dei due raggiungerà i 77 voti necessari e così potrebbero entrare in scena Ouellet, Scherer, O'Malley.

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E soprattutto Schoenborn, allievo prediletto di Ratzinger, campione della lotta agli abusi del clero e promotore di Youcat, la versione per ragazzi del Catechismo, un'iniziativa che ha riavvicinato alla fede migliaia di ragazzi nel mondo. È un domenicano, dunque all'abito bianco è già abituato. Se il conclave sarà lungo hanno chance anche i «mediani» Ravasi, Bagnasco, Erdo, Tagle. Il monito di Ratzinger contro le «divisioni nella Chiesa» sarà l'antidoto ad operazioni «gattopardesche» della Curia:tutto cambi affinché nulla cambi.

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I “GIOVANI TURCHI” FASSINA-ORFINI MOLLANO BERSANI: SE SI TORNA AL VOTO IL CANDIDATO PREMIER NON SARÀ PIÙ LUI

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Mario Lavia per "Europaquotidiano"

BINDI FASSINA BERSANI

Nella componente dei Giovani turchi, che nella attuale geografia del Pd occupa la zona più a sinistra ma che fa parte della maggioranza bersaniana, si fa strada l'opinione che se si andasse ad uno show down elettorale il candidato premier del Pd non sarebbe più Pier Luigi Bersani.

STEFANO FASSINA jpeg

Ovviamente, siamo ancora nella fase in cui domina il piano A: l'incarico al segretario del Pd per formare un governo con il M5S. «Non facciamo discussioni premature - dice Stefano Fassina - noi siamo concentrati sull'obiettivo primario, poi caso mai parleremo del resto quando sarà il momento...». Però aggiunge subito: «Secondo me non ci devono essere automatismi, si deve ridiscutere anche il candidato premier». Insomma, Bersani ha vinto le primarie di una fase ormai chiusa, ora se si andasse di nuovo alle urne «è chiaro che la via maestra sarebbero nuove primarie».

MATTEO ORFINI

È un punto di vista che molti bersaniani doc non condividono, legati all'idea che in caso di fallimento del tentativo-Bersani si tratterebbe comunque di andare ad un "secondo tempo", correggendo la linea del partito a sinistra, con il segretario ancora candidato a palazzo Chigi.

Ma anche Matteo Orfini ritiene che questa ipotesi sarebbe superata dai fatti e che si andrebbe a primarie («si organizzano in 15 giorni») alle quali dovrebbe partecipare Matteo Renzi, al quale si dovrebbe contrapporre un nome più profilato a sinistra, «Barca andrebbe bene, ma ci possono essere altre personalità esterne con un forte richiamo, magari una donna».

RENZI

Chi, è inutile chiedere («certo non sarebbe uno di noi») ma è chiaro che contro un Renzi lanciatissimo bisognerebbe guardare fuori dai confini del partito.
Ma non è tutto. La novità che Orfini prospetta è che il candidato del Pd «potrebbe anche essere Renzi, scelto da tutti, ma se cambiasse linea. Lui ha scelto di fare le primarie di ottobre sulla linea Zingales-Ichino, ma è chiaro che se cambiasse impostazione la sua forza dentro il partito crescerebbe. Io lo conosco, Renzi è un ragazzo dai tanti volti, è uno capace di cambiare idea...».

Ministro Fabrizio Barca

Quella che non cambia è la linea che i Giovani Turchi hanno assunto nella vicenda della crisi. Che resta: o governo con Grillo o richiesta di elezioni. «Se, fallito il tentativo di Bersani, prendesse corpo l'idea di un governo appoggiato da Pd e Pdl - spiega Orfini -io mi batterei soprattutto nei gruppi parlamentari per far prevalere la proposta di ritorno alle urne. Nei gruppi parlamentari questa battaglia sarebbe del tutto aperta».

Resta da capire cosa pensi Pier Luigi Bersani, che tenta la carta del governo con i grillini non certo per difendere il ruolo personale (questo voleva dire la frase pronunciata a Otto e mezzo) ma per valorizzare al massimo il ruolo politico del suo partito. Quanto a eventuali passaggi di mano, è lui l'inventore dell'assunto che «la ruota deve girare»: concetto che probabilmente in cuor suo considera valido per la guida del partito ma anche per la candidatura alla premiership.

 

IL PDL CONFERMA ALEMANNO CANDIDATO A ROMA E SPERA CHE IL CENTROSINISTRA SI FRANTUMI PER LE MILLE CANDIDATURE

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Da "rainews24.rai.it"

Gianni Alemanno PAOLO GENTILONI E MOGLIE

Primarie del centrosinistra per la corsa al Campidoglio, si parte. Si votera' il 7 aprile, no a maxicartelloni o a materiale denigratorio o abusivo, pena l'espulsione. Domani l'assemblea del Pd romano approvera', dopo eventuali emendamenti, la proposta della segreteria. Potra' votare alle primarie chi si dichiarera' elettore del centrosinistra e versera' 2 euro.

Per ora il ventaglio e' ampio: il Pd schiera Paolo Gentiloni, Patrizia Prestipino, Umberto Marroni, David Sassoli e Alessandro Bianchi. Sel 'porta' Luigi Nieri e Gemma Azuni. Poi ci sono i candidati del Psi, del Cd, l"indipendente' Sandro Medici, oltre all'outsider Alfio Marchini. E oltre alla candidatura del senatore Marino, non e' esclusa quella del suo supporter Goffredo Bettini.

Alfano riconferma Alemanno "Gianni Alemanno e' il candidato a sindaco di Roma del Popolo della Liberta'. In questi cinque anni ha lavorato molto bene, nonostante il buco di bilancio di 12,3 miliardi ereditato dalle giunte di sinistra, la grande crisi economica e i continui tagli a cui tutti i comuni sono stati costretti dal Patto di stabilita' e dalla spending review imposta dal governo Monti". E' quanto dichiara il segretario del Pdl, Angelino Alfano.

ALFIO MARCHINI

"Fin in dal luglio scorso, il sindaco Alemanno ha richiesto l'indizione di elezioni primarie per la scelta del candidato del centrodestra al Campidoglio, ma da allora non e' stata avanzata nessun'altra candidatura oltre la sua. Per questo, non ha alcun senso attendere ancora per tentare di indire delle primarie prive ormai di un autentico significato politico, aggiunge Alfano.

 

IN UN MESE DI DECIDE TUTTO: IL 19 MARZO INIZIANO LE CONSULTAZIONI, IL 15 APRILE NUOVO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

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Claudio Cerasa per "il Foglio"

GOVERNO DI SCOPO E SCOPONE BERSANI GRILLO BERLUSCONI NAPOLITANO

In mezzo alla nebbia fitta con cui si ritrovano a fare i conti da due settimane i principali protagonisti di questa accidentata fase della nostra vita politica, a poco a poco iniziano a scorgersi all'orizzonte alcuni timidi bagliori che messi insieme possono aiutarci a illuminare il percorso che ci accompagnerà alla mattina del prossimo 19 marzo, giorno in cui Giorgio Napolitano aprirà le porte del Quirinale per le prime consultazioni con i capigruppo di Camera e Senato.

bersani_napolitano

Il primo bagliore da prendere in considerazione per orientarci e non perdere la bussola è quello offerto ieri dal presidente della Repubblica, che, quasi a voler indicare la necessità di premere con forza il pedale dell'acceleratore (il suo mandato scade il 15 maggio), ha lasciato intendere che nei prossimi giorni la sua azione sarà finalizzata a non perdere tempo, a fare "presto un nuovo governo" e a incoraggiare le forze in campo a scegliere "i vertici delle istituzioni rappresentative in un clima disteso e collaborativo".

Il messaggio di Napolitano è a largo raggio (e il Pd, seguendo la linea del presidente, lunedì annuncerà di voler coinvolgere tutte le forze presenti in Parlamento per le presidenze delle commissioni) ma evidentemente è legato in modo particolare a quella che sarà la prima data importante per capire qualcosa di più sul destino di questa legislatura.

Napolitano ha incontrato anche Bersani e Casini

La data è quella del 15 marzo, quando i deputati e i senatori inizieranno le votazioni per scegliere a chi affidare la guida di Montecitorio e soprattutto di Palazzo Madama. Diciamo "soprattutto" Palazzo Madama perché sarà attorno alla nomina della seconda carica dello stato che si capirà se tra Pd e Pdl c'è una qualche volontà di avvicinarsi e di trovare un accordo che potrebbe avere un significato sia in vista dell'elezione del prossimo presidente della Repubblica (15 aprile) sia in vista del piano "B": piano che scatterebbe nel caso in cui Napolitano, qualora Bersani non dovesse riuscire ad avere la fiducia, tenterà di nominare una figura di garanzia per mettere d'accordo Pd, Monti e Pdl (Napolitano un tentativo lo farà).

berlusconi bersani

Il ragionamento del Quirinale è questo: se il presidente del Senato sarà del Pdl, aumentano le probabilità che questa legislatura abbia una vita non breve; se il Pd non troverà un'intesa con il Pdl aumentano invece le possibilità che questa legislatura finisca tra giugno e ottobre (tutto si semplificherebbe se il Movimento 5 stelle accettasse una presidenza, ma al momento i grillini sembrano intenzionati a non voler neppure partecipare al voto per i presidenti di Montecitorio e Palazzo Madama).

Il nodo vero sul quale si interrogano da giorni i principali esponenti del Pd è però legato a una questione che dovrebbe materializzarsi tra il 23 e il 24 marzo, subito dopo le consultazioni (che Napolitano ha intenzione di far durare poco, il tutto potrebbe esaurirsi già il 19) e subito dopo che il capo dello stato avrà dato l'incarico al segretario del Pd: a quali condizioni Napolitano nominerà Bersani presidente del Consiglio, mettendogli in mano le chiavi per formare il governo e per chiedere poi la fiducia in Parlamento?

berlusconi-bersani

Tutto gira attorno a questo punto e anche le scintille tra Pd e Quirinale intraviste piuttosto nitidamente nelle ultime ore nonostante la nebbia sono legate a questo scenario. Naturalmente è impossibile dire cosa succederà ma è invece possibile dire dove è stato fissato il paletto dal Quirinale. Napolitano sa che, seguendo la Costituzione, non può impedire a Bersani di andare con il suo governo in Parlamento e farsi votare la fiducia (il segretario riceverà l'incarico nello status di chi "accetta con riserva" e, formalmente, sarà lo stesso Bersani a dire se intende o no andare sciogliere la riserva).

Ciò che invece può fare e intende fare nei prossimi giorni il presidente della Repubblica è, attraverso una garbata ma decisa moral suasion, convincere il segretario a non arrivare allo scontro e a rinunciare ad andare in Parlamento se dovesse rendersi conto che è impossibile un accordo con i grillini (importante sarà il ruolo di Enrico Letta, con cui Napolitano dialoga con più frequenza di quanto non lo faccia con Bersani).

A quel punto, si aprirebbe un'altra partita e Napolitano dovrebbe accelerare i tempi con più decisione per tentare di nominare un governo del presidente prima che quello stesso presidente sia sostituito (il 15 aprile) da un nuovo capo dello stato.

L'ostacolo per Napolitano, oltre all'evidente calvario-calendario, si chiama ancora Bersani: fino a oggi il segretario non ha fatto marcia indietro rispetto all'ipotesi "governo io, oppure si va alle elezioni" ma il presidente è fiducioso ed è convinto che nei prossimi giorni la posizione del leader del centrosinistra potrebbe ammorbidirsi. In qualche modo, questa sarebbe l'ultima battaglia tra due grandi leoni del Pci (e due grandi scuole di pensiero postcomuniste). Ma a giudicare dalle truppe che sta mettendo in moto Napolitano, per il segretario del Pd la partita potrebbe essere davvero più difficile di quanto si possa credere.

 

QUEL 30% CHE VOTANO BERLUSCONI SONO CIECHI, MA IL CAIMANO CI VEDE BENISSIMO - E LA BOCCASSINI CANTA VITTORIA

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Sole 24 Ore.com

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Braccio di ferro tra tribunale di Milano e difesa di Silvio Berlusconi nel processo sui diritti Mediaset. «Non sussiste un impedimento alla partecipazione» all'udienza di oggi di Silvio Berlusconi, imputato al processo Mediaset. È questo l'esito della visita fiscale disposta dai giudici della corte d'appello. I medici hanno sottolineato che le lamentate problematiche visive del paziente - dolori all'occhio sinistro e fotofobia - tutt'al più possono incidere sull'efficacia psicofisica dell'imputato.

boccassini SALUTA BERLUSCONI

Il processo sulle presunte irregolarità fiscali nella compravendita dei diritti tv Mediaset prosegue. Immediata la reazione del legale del Cavaliere Niccolò Ghedini, che ha chiesto di sentire in aula i consulenti nominati dai giudice. I giudici della seconda sezione penale d'appello di Milano hanno deciso di respingere la richiesta: il collegio presieduto da Alessandra Galli ha stabilito che si possa procedere oltre e che dunque la parola possa passare ai legali dell'ex premier per iniziare le arringhe.

ruby BERLUSCONI BOCCASSINI FEDE MINETTI jpeg

«C'è una celerità di questo processo - ha sottolineato Ghedini -, a cominciare dalla fissazione della prima udienza a soli tre mesi dalla sentenza di primo grado, che è senza ragioni plausibili, motivata solo dalla volontà di arrivare alla sentenza di condanna prima possibile».

L'esito della visita fiscale non è in linea con il giudizio espresso dai medici che hanno in cura Berlusconi: prima che venissero resi noti i risultati della visita fiscale, Francesco Bandello, primario di Oculistica e Oftalmologia del San Raffaele di Milano, aveva ricordato «che il presidente Berlusconi è affetto da uveite bilaterale. Il quadro appare solo parzialmente migliorato rispetto al momento in cui ieri mattina è stato deciso di trattenerlo in ospedale. A noi appare opportuno che resti ricoverato. Io lo tratterei almeno fino a domani». Intanto

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LA VISITA FISCALE RICHIESTA DALLA CORTE D'APPELLO DI MILANO
Il Collegio della seconda sezione della Corte d'Appello di Milano presieduto dal giudice Anna Galli aveva infatti disposto la visita fiscale per Silvio Berlusconi. La richiesta era stata avanzata in mattinata dal sostituto procuratore generale, Laura Bertolè Viale, per verificare se i problemi alla vista dell'ex premier rappresentino un impedimento "assoluto" a presenziare all'udienza del processo Mediaset.

Berlusconi è stato visto dagli specialisti Pasquale Troiano e Carlo Goi. Alla visita ha partecipato anche il professor Umberto Genovese, nominato dalla difesa consulente medico. L'udienza intanto è stata sospesa.

processo ruby Bele n Rodriguez il suo avvocato e lavvocato di Berlusconi Niccolo Ghedini

Giudici riuniti in Camera di consiglio: sì alla visita fiscale 
In mattinata, durante l'udienza del processo di secondo grado sul caso Mediaset, i difensori di Berlusconi, Niccolò Ghedini e Piero Longo, hanno chiesto il rinvio dell'udienza sulla base della certificazione medica per il disturbo agli occhi, che segnala un ricovero fino a lunedì.

NICCOLO GHEDINI PARLA CON ILDA BOCCASSINI jpeg

Il sostituto procuratore generale Laura Bertolè Viale ha chiesto alla Corte d'appello di Milano di disporre una visita fiscale per verificare se l'imputato ha un impedimento assoluto a presenziare all'udienza. I giudici della Corte d'appello, riuniti in camera di consiglio per decidere se disporre la visita fiscale oppure rinviare l'udienza, dopo nemmeno mezz'ora hanno accettato la richiesta del sostituto procuratore generale.

La difesa: il Cavaliere in ospedale almeno fino a lunedì 
La difesa di Berlusconi nell'illustrare il legittimo impedimento per motivi di salute ha spiegato, in base a certificati medici più aggiornati e che sono stati prodotti in aula, che il suo assistito sarà ricoverato al San Raffaele almeno fino a lunedì.

NICOLO GHEDINI E IL PM DE PASQUALE BRUNETTA GHEDINI E PAPA

Il Pg invece nell'opporsi alla richiesta non solo ha domandato la visita fiscale ma ha anche fatto rilevare, tra l'altro, che l'imputato può venire in aula ed esporsi alle luci del tribunale che non sono poi così forti. Per Silvio Berlusconi il Pg aveva chiesto la conferma della condanna di primo grado a quattro anni di carcere per frode fiscale.

Sabelli (Anm): manifestazione del 23 organizzata da Pdl sfida a democrazia 

Secondo il segretario del Pdl Angelino Alfano la richiesta di una visita fiscale «sfonda il muro del ridicolo». A Cernobbio per i lavori del seminario Ambrosetti, Alfano ricorda: «io sono andato a trovarlo ieri pomeriggio e ho visto che ha effettivamente questi problemi, comprensibili anche a chi come me non se ne intende».

Silvio Alfano e la Calabria

Intanto l'Associazione nazionale dei magistrati interviene contro la manifestazione del 23, organizzata dal Pdl. «Qualsiasi generalizzazione, qualsiasi attacco alla magistratura e idee di manifestazioni contro la magistratura costituiscono una sfida a principi che sono fondamento della nostra Costituzione e delle democrazie mature».

BERLUSCONI IN TRIBUNALE

Lo ha sottolineato il presidente dell'Associazione nazionale magistrati Rodolfo Maria Sabelli, a Catania, rispondendo sugli attacchi di Silvio Berlusconi ai magistrati e sulla manifestazione del 23. Pronta la replica di Sandro Bondi (Pdl): «La dichiarazione del presidente dell'Anm è di una gravità senza precedenti. In qualsiasi altro Paese democratico dichiarazioni come quelle rilasciate oggi da un magistrato come Sabelli sarebbero considerate lesive dell'autonomia e dell'indipendenza delle istituzioni democratiche e di conseguenza censurate con forza».

 

L'ULTIMO SALUTO A DAVID ROSSI - SOLO UN RITO FUNEBRE ALLA PRESENZA IN LACRIME DI PROFUMO E VIOLA - NO MUSSARI

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Ilmessaggero.it

FUNERALI DI DAVID ROSSI

Questa mattina tanti amici e colleghi per l'ultimo saluto a David Rossi. Il funerale, una sobria cerimonia religiosa, si è svolto nell'oratorio di San Rocco ed è stato celebrato da Don Sergio Volpi, corettore della contrada della Lupa, di cui Rossi era un sostenitore e la cui bandiera copriva il feretro durante la cerimonia.

FUNERALI DI DAVID ROSSI

Commozione e compostezza hanno segnato il rito in chiesa che è durato circa un quarto d'ora. Come ha spiegato Don Volpi, è stata la famiglia a chiedere di non celebrare la messa ma di officiare solo il rito funebre previsto dalla liturgia cattolica. Ancora visibilmente scossi i familiari di David Rossi: la mamma, la moglie Antonella e i fratelli. Di fronte alla bara, posizionata al centro dell'oratorio, hanno assisitito in piedi al rito, visibilmente commossi, Alessandro Profumo presidente di Mps e Fabrizio Viola, ad della banca. Lasciando poi la chiesa Profumo e Viola hanno pianto. Accanto a loro, sempre in piedi, c'erano anche i membri del consiglio di amministrazione di Mps, il presidente della Fondazione Mps Gabriello Mancini e il provveditore dello stesso ente, Claudio Pieri. Circa 300 persone, che non hanno trovato posto in chiesa, hanno partecipato in silenzio e compostezza dall'esterno.

FUNERALI DI DAVID ROSSIFUNERALI DI DAVID ROSSI

La cerimonia, celebrata da don Volpi, si è aperta con la preghiera funebre prevista dal rito, cui poi sono seguite due letture bibliche tratte dall'Antico Testamento, una delle quali è stato il Salmo Responsoriale. Poi il sacerdote ha letto uno degli ultimi capitoli del Vangelo di Luca, quello della morte in croce e resurrezione di Gesù. Don Volpi ha quindi spiegato ai presenti che non ci sarebbe stata omelia per rispetto della volontà dei famigliari, che hanno chiesto riserbo sulla figura di David Rossi. Così il celebrante si è limitato ad esprimere «la vicinanza di tutti ai famigliari di David», manifestata «con un abbraccio spirituale, fraterno e fisico».

FUNERALI DI DAVID ROSSI

Dopo aver ricordato la presenza dei contradaioli della Lupa in costume, don Volpi ha detto tra l'altro: «I famigliari sono sicuri di tutto il nostro affetto». La cerimonia è quindi proseguita con la benedizione della salma e le preghiere finali. La liturgia in suffragio di David Rossi si è conclusa con parole di speranza del sacerdote: «Per il nostro caro fratello c'è la fede nella resurrezione».

FUNERALI DI DAVID ROSSI

Al termine della cerimonia, i contradaioli, alcuni parenti ed amici hanno portato fuori dalla chiesa il feretro, sempre coperto dalla bandiera della Lupa. La bara è stata quindi deposta sul carro funebre che poi si è diretto al cimitero del Laterino, dove poi è stata inumata. Anche questo passaggio è stato salutato dal silenzio, dalla compostezza delle decine e decine di persone che erano sul sagrato dell'oratorio e sulla strada.

DAVID ROSSI FOTO INFOPHOTO

Profumo e Viola hanno assistito ancora una volta con commozione e chi era vicino ha visto sui loro volti le lacrime. Gli operatori televisivi e i fotografi sono rimasti lontani dalla chiesa, rispettando così la volontà della famiglia che aveva chiesto di non effettuare riprese nè fotografie durante la cerimonia.

 

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