MORETTI BERSANI Marco Damilano per "l'Espresso"
È stata la campagna elettorale più breve, più gelida, più scardinata della storia repubblicana. Lettere patacca con il modulo per una restituzione dell'Imu mai decisa, lauree fantasma, il mago Zurlì costretto a mettere in campo il suo prestigio, pronto, chissà, a tenersi in riserva della Repubblica per un governo tecnico o per il Quirinale... Capi storici che lasciano le Camere, con molto onore e altrettanto dispiacere. Vent'anni dopo Tangentopoli una lista ad alta presenza di (ex) pm (Ingroia e Di Pietro, con la benedizione di De Magistris) manca clamorosamente il quorum.
MARIO MONTI ED ELISABETTA BETTY OLIVI
Un premier tecnico dotato di enorme prestigio internazionale ma tenacemente deciso a distruggere la sua immagine con una devastante e mal riuscita operazione simpatia. E il leader del partito favorito, Pier Luigi Bersani, deve già difendersi dagli attacchi. Ecco il catalogo dei vincitori e dei vinti. I sommersi e i salvati delle elezioni 2013.
TOP MASSIMO D'ALEMA
Ha fiutato il pericolo: «Abbiamo cominciato la campagna con il piede sbagliato. Sento gente che dice "abbiamo già vinto". Si scherza col fuoco». Ora si è finito di scherzare con primarie, giaguari da smacchiare, giovani turchi, trecento spartani e altri giochini, Bersani si è bruciato, lui no. Capotavola, si diceva un tempo, è dove siede lui. Solo che questa volta una sedia non ce l'ha.
FLOP NANNI MORETTI
Nel 2002 in piazza San Giovanni era lui l'artista barbuto che guidava la rivolta della società civile, buttava i leader giù dal palco scatenando reazioni furibonde: antipolitica! Dieci anni dopo al suo posto si è ritrovato Grillo, mentre Nanni si esponeva per Bersani. Invano: con questi dirigenti si poteva, al massimo, pareggiare.
GILETTI E BERLUSCONI jpeg
TOP ELSA MONTI
L'incubo di tutte le signore di bella età: convivere con un marito improvvisamente impazzito. Uno che rumoreggia al telefono in San Pietro, fa il simpaticone dopo decenni di noia, si lancia in tv a bere birre con la conduttrice, adotta un cane e ti lascia a comprare la ciotola. Lei ha tollerato, con eleganza. In attesa di dire: Mario, ora basta, torna a casa.
berlusconi, santoro
FLOP BETTI OLIVI
Assieme a Andrea Riccardi e a Federico Toniato, la portavoce del governo è stata la più influente regista della salita in politica di Monti. Accanto a lui a twittare faccette e punti esclamativi, la regista della campagna comunicativa del premier. Altro che guru americani, la spin di SuperMario è stata lei. Operazione empatia: riprova, sarai più fortunata.
TOP BRUNO TABACCI
Finalmente ha vinto! Si è molto ironizzato sui marxisti per Tabacci, gruppo facebook organizzato per le primarie. Ma se Bersani può contare sulla maggioranza alla Camera è merito del suo minuscolo Centro democratico: 167 mila voti, lo 0,5, la distanza esatta con il Pdl-Lega. Legge dell'utilità marginale: il massimo risultato con il minimo numero.
MASSIMO D ALEMA E SILVIO BERLUSCONI
FLOP INGROIA-GIANNINO
Le due mine vaganti, a destra e a sinistra, sono esplose in mano ai loro leader. L'ex pm pronto a riprendere la toga non si è mai ripreso dall'imitazione di Crozza. A liquidare il giornalista bi-laureato (per finta) ci ha pensato il mago Zurlì in persona: «Non ha mai partecipato allo Zecchino d'Oro». Oscar, però, non si è perso d'animo: «Ho fatto le selezioni».
TOP CARLO FRECCERO
Ha azzeccato la previsione: vincerà la realtà sull'iper-realtà, il corpo sudato di Grillo sulla plastica di Berlusconi. Nel suo saggio sulla televisione ha scritto che, nella conquista dell'audience e dell'elettorato, il futuro sarà della moltitudine: parola chiave del lessico grillesco, unisce collettivo e individuo. Da Hobbes e Spinoza a Toni Negri e Casaleggio, l'immaginazione al potere.
FLOP NICOLA PIEPOLI
Ha toppato la previsione: in una campagna elettorale dominata dalla competition tra i sondaggisti, il vecchio leone a urne chiuse con i suoi instant poll sulla Rai ha scatenato il tweet praecox. Tutti i dirigenti del Pd a esultare per il trionfo, fino al terrificante cambio di scena epocale. La vittoria è un instant fuggente.
TOP MASSIMO GILETTI
Nel salotto domenicale di Raiuno, vero laboratorio dell'anti-politica (l'arena di "Domenica In" sta a Grillo come il mezziogiorno di Funari a Di Pietro negli anni di Tangentopoli), alla vigilia di Natale, il giornalista-presentatore si trasforma in un domatore e mette a sedere la belva di Arcore: «Qui non siamo dalla D'Urso». Urlo di liberazione.
MATTEO RENZI CON LA MANO NELL'OCCHIO
FLOP MICHELE SANTORO
La puntata del 10 gennaio di "Servizio Pubblico"con lo show di Berlusconi che spolvera la sedia di Travaglio è stato il punto di svolta della campagna del Cavaliere, la dimostrazione che la rimonta era possibile. Ma anche il momento finale della Seconda Repubblica televisiva: con i due nemici sorpresi ad accapigliarsi mentre arrivava lo tsunami.
TOP CORRADO PASSERA
Si tira fuori dall'operazione Monti dopo il vertice al convento delle suore di Sion in cui resta isolato. Casini, Fini, Riccardi e il premier, "Mario", bocciano la sua proposta di lista unica alla Camera e al Senato. Ora quella sconfitta è una vittoria: i suoi avversari non ci sono più, il ministro dello Sviluppo è rimasto con le mani libere. E vorrà usarle.
FLOP LUCA C. DI MONTEZEMOLO
Si è tirato fuori anche lui, come candidato, la sua Italia Futura ha prodotto qualche deputato, pochino. Nel 2007, da presidente di Confindustria, fu il primo ad agitare l'anti-politica dall'alto: «La politica costa 4 miliardi l'anno: duplicazione di strutture, prebende a spese della collettività». Poi è arrivata l'antipolitica dal basso: e l'ha spettinato.
OSCAR GIANNINO SBRAITA SUL PALCO
TOP MARA CARFAGNA
La berlusconiana Biancofiore ha scritto un'autobiografia ("Il cuore oltre gli ostacoli. Nel sogno di Silvio"), manco fosse la Thatcher. Le amazzoni del Pdl si preparano a una legislatura di anonimato dopo anni di gloria mediatica. Tutte o quasi, tranne la divina Mara. I padrini di un tempo sono spariti, a 37 anni è una veterana: in riserva.
FLOP CONCIA-BINETTI
Fecero amicizia quando una delle due fu operata e l'altra la assistette. Poi solo fuoco e fiamme, come si addice a caratteri passionali. Le due Paole, la Binetti dell'Opus Dei e la gay Concia, resteranno fuori dal nuovo Parlamento. Diritti contro clericalismo, è stato il vero bipolarismo in questi anni. Ma senza di loro si rischia una legislatura eticamente insensibile.
ANTONIO INGROIA CON IL SIMBOLO DELLA SUA LISTA
TOP STEFANO CALDORO
Il mellifluo, levantino presidente della regione Campania è uno dei vincitori del 24-25 febbraio. Si è sbarazzato del rivale interno Nicola Cosentino, ottenendo la sua esclusione dalle liste. E ha trascinato il Pdl campano alla conquista del prezioso premio al Senato in regione. Il "fighetto" è uno degli uomini forti del dopo-B.
FLOP GIUSEPPE MUSSARI
Tutti d'accordo: lo scandalo Monte dei Paschi è stato il vero momento di decollo per 5 Stelle. Cordate politiche (la fondazione di nomina Pd), accordi trasversali (con Denis Verdini), fondi all'estero, derivati, vigilanza bancaria aggirata o incerta, preti, massoni e fantini: il menu migliore per il Grillo furioso anti-partiti e anti-banche. E ora, a urne chiuse, l'inchiesta promette nuovi dolori.
TOP RAZZI-SCILIPOTI
La sporca coppia del 14 dicembre (2010), i diepietristi berlusconizzati che salvarono il Cavaliere mollando Tonino, rientrano nel Parlamento più anti-Casta di tutti i tempi, sopravvissuti a tutti i cambi di regime. Meglio così, forse: tra tutti quegli esordienti, giovani, donne, grillini, finalmente due volti noti. Inconfondibili.
FLOP GIANFRANCO FINI
L'eroe del 14 dicembre (2010), il delfino di Almirante e poi di Berlusconi che si è ribellato al destino dell'eterno secondo accelerando la caduta di B., non viene eletto e conduce il suo drappello di coraggiosi alla scomparsa. Come canta De Gregori nel "Cuoco di Salò": «Qui si fa l'Italia e si muore, dalla parte sbagliata si muore». E peccato che, almeno questa volta, fosse la parte giusta.
Luigi De Magistris
TOP FABRIZIO BARCA
Convitati di pietra/1. Sindaco di Roma, super-ministro, segretario del Pd. Lo candidano a tutto, lui si è dileguato, con il fair play che tutti gli riconoscono. Non era d'accordo con la scelta di Monti di candidarsi, ma era il suo premier e non lo ha mai attaccato. Non ha condiviso la timidezza del Pd, ma si è tenuto lontano dagli scontri di corrente. Per entrare in campo dovrà spostare molte macerie.
FLOP MATTEO RENZI
Convitati di pietra/2. Ha fatto bene il sindaco di Firenze ad aiutare Bersani? E ora deve candidarsi alla successione? Tira una strana aria attorno al Bimbaccio: due mesi fa nel Pd lo trattavano da berlusconiano mascherato, ora tutti lo invocano come salvatore della patria. E se fosse tardi anche per lui?