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DE GREGORIO ACCUSA IL BANANA: “CI FU UNA GUERRA, ASPETTARE E CAPIRETE”…

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Guido Ruotolo per "La Stampa"

Scusi senatore De Gregorio, ma lei i soldi da Berlusconi li ha presi o no?

SILVIO BERLUSCONI

«Certo che li ho presi. Così come ho chiarito con i magistrati».

Senatore, allora lei ha deciso di collaborare con i pm napoletani quando ha scoperto che non sarebbe stato più candidato, cioè eletto?

«Un'altra sciocchezza. Ai pm di Napoli ho consegnato una copia della raccomandata spedita il 19 settembre scorso a Berlusconi, Verdini, La Russa, Biondi e Alfano nella quale annunciavo che non era mio interesse ricandidarmi, che avrei fatto un passo indietro utile per il rinnovamento. Chiesi loro di dare spazio nelle liste a due giovani di Italiani nel Mondo, così come sancito da accordi sottoscritti da Berlusconi e Verdini nel 2009. Ancora il 19 dicembre Verdini mi ha proposto la candidatura che io ho rifiutato chiedendo in cambio un posto blindato in lista per un giovane dirigente di Italiani nel Mondo».

Sergio de gregorio

De Gregorio, un passo indietro maturato perché voleva essere libero di potersi difendere nelle inchieste accusando il presidente Berlusconi?

«Vuole sapere quando ho maturato la decisione di chiarire, raccontare, assumermi le mie responsabilità anche penali? Quando ho sognato mio padre che mi ha spronato a liberarmi dai miei fardelli, a diventare uomo libero per poter ricominciare».

Non perché rischiava l'incriminazione per riciclaggio con l'aggravante di aver favorito l'organizzazione camorrista?

DENIS VERDINI

«È un'altra balla. Sono già a processo per riciclaggio semplice, senza aggravante e dimostrerò che ero una vittima di usura. In realtà ho maturato la scelta di collaborare nel momento in cui ho avvertito la consapevolezza che nel nuovo Parlamento una parte degli eletti avrebbe preteso una "Norimberga per i politici". Non volevo passare alla storia come un senatore che esce con le manette da Palazzo Madama. Da libero cittadino, invece, mi consegnerò alla giustizia. Ho scritto ai pm napoletani che il giorno dopo lo scioglimento delle Camere sarei andato da loro. E così è successo...».

Con l'avvocato Ghedini lei si è mai consultato?

«L'incontrai nel maggio scorso preannunciandogli la mia decisione e chiedendogli un aiuto per il dopo. Avrei voluto che mi fosse finanziato un film sul genocidio del popolo curdo».

In uno degli interrogatori lei ha detto che si è combattuta una vera guerra per far cadere il governo Prodi, e ha fatto riferimento al ruolo degli americani....

IGNAZIO LA RUSSA

«Sul punto non posso dire nulla. Aspettate e capirete perché ho parlato di guerra».

Lei rispondendo a Berlusconi ha detto che da tempo si sta preparando agli arresti domiciliari. Perché non ha chiesto la revoca della misura, come ha fatto Marco Milanese che l'ha ottenuta?

«Non l'ho fatto perché non voglio intorbidare il clima».

Chi è per lei Valter Lavitola, suo compagno di merendine?

«Gli ho fatto da compare di cresima. È un ragazzo diseducato alla vita. In testa ha il film del denaro, vuole diventare ricco come Silvio Berlusconi».

Lavitola b d bdd ed c f a

Intanto era consapevole che liberarsi dei suoi macigni avrebbe comportato l'incriminazione di Berlusconi?

«Sono nel giusto, non mi pongo il problema di inguaiare qualcuno. Forse qualcuno ha solidarizzato con me quando Reggio Calabria mi ha indagato per rapporti con la 'ndrangheta? Non ho ricevuto neppure una telefonata... Quando si è discusso al Senato la richiesta del mio arresto ho avuto la chiara sensazione che mi dovevo guardare da possibili traditori nel mio gruppo».


2- IL SENATORE CAFORIO: "SERGIO MI CONVOCÒ IN CLINICA DI NOTTE E GARANTÌ 5 MILIONI SE PASSAVO DI LÀ"
Giuliano Foschini per "la Repubblica"

Il senatore Giuseppe Caforio è sorpreso.
«Avevo voluto rimuovere quanto accadde quella sera di sette anni fa. E invece...».

De Gregorio Lavitola

Ricordiamo, senatore.
«Era la vigilia del voto di fiducia al governo Prodi. Mi chiamò il mio ex compagno di partito, Sergio De Gregorio. Avevamo un buon rapporto. Era in clinica per una colica. Mi disse che voleva parlarmi».

Lei che fece?
«Chiamai il mio capogruppo e il mio segretario di partito, Antonio Di Pietro. Avevamo una manifestazione a Taranto: chiesi loro: "Che faccio, vado?". Mi dissero, vai e registra ».
«A Palazzo Madama c'era aria di campagna acquisiti. De Gregorio era appena passato dall'altra parte. Feci come mi dissero».

Perché registra? Come andò?
«Sergio mi mandò a prendere con una macchina che mi portò in questa clinica. Entrati e azionai il registratore: mi chiese di votare la sfiducia al governo Prodi. Mi parlò della
creazione di una grande coalizione, di un esecutivo nel quale lui avrebbe fatto il ministro e che quindi anche io avrei avuto un vantaggio. Soprattutto mi offrì cinque milioni di euro».

GIUSEPPE CAFORIO

Cinque milioni?
«Due, o forse uno e mezzo, subito. Voleva il mio Iban: me li avrebbe fatti accreditare la mattina dopo con un giroconto in modo tale da non aspettare i tempi del bonifico. Prima del voto di sfiducia, come garanzia. Il resto sarebbe arrivato nei mesi successivi tramite la sua fondazione di Italiani all'estero».

Cose gli rispose?
«Che mi prendevo una notte per pensarci».

Qualcuno l'aveva avvicinata nei giorni precedenti?
«Si. Molti amici del Pdl mi chiedevano di passare con loro. Tanti, proprio tanti. Qualche giorno prima un amico, un collega del centrodestra, eravamo a pranzo e mi disse "Fammi solo un cenno e in cinque minuti arriva qui Berlusconi". Risposi no grazie».

E a De Gregorio che disse la mattina dopo?
«Alle otto con il mio capogruppo mi recai al ministero dei Lavori pubblici, dove c'era Di Pietro. Consegnai a lui la cassetta. Poi andai a Palazzo Madama e feci l'unica cosa che potevo e dovevo fare: votare la fiducia per Prodi. De Gregorio non ricordo se l'ho risentito. Questa storia l'avevo rimossa. Fino a ieri, chiaramente».

 

 


VIDEO LIVE - LA DIRETTA DELLA RIUNIONE ROMANA DI GRILLO, CASALEGGIO, E I NEOELETTI DEL MOVIMENTO 5 STELLE

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LA DIRETTA STREAMING DELLA RIUNIONE ROMANA TRA GRILLO, CASALEGGIO E I NEO-ELETTI DEL MOVIMENTO 5 STELLE

 

 

 

RATZINGER FINALMENTE STA CONDUCENDO A CASTEL GANDOLFO LA VITA CHE HA SEMPRE DESIDERATO: MUSICA, LIBRI E PREGHIERA

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Giacomo Galeazzi per "La Stampa"

papagandolfo papa ratzinger benedetto

Ieri il Vaticano si è svegliato senza il Papa. E' stata una giornata a suo modo normale la prima trascorsa da Benedetto XVI come «Pontefice emerito». Mentre i mass media di tutto il mondo rilanciano le immagini di un gesto che ha cambiato la Chiesa, Joseph Ratzinger, sollevato da un peso divenuto insostenibile, lontano da una Curia segnata da «momenti in cui le acque erano agitate ed il vento contrario», ha passato un giorno «nascosto dal mondo», il primo di una lunga serie.Ha celebrato messa alle 7 come al solito con i due segretari, si è dedicato al breviario, poi ha fatto colazione e ha aperto i messaggi ricevuti.

PAPA RATZINGER LASCIA IL VATICANO IN ELICOTTERO

In sottofondo la prediletta musica classica. Poi il pranzo assieme alla «famiglia» (Georg, Alfred, e le quattro «memores») e, dopo un breve riposo, alle 16 la recita del rosario passeggiando nei giardini di Castel Gandolfo. Al rientro nel palazzo si è immerso nella lettura dell'«Estetica teologica» di Hans Urs von Balthasar, tra i libri che ha portato con sé dal Vaticano. A cena una minestrina e un secondo, mezz'ora di telegiornale quindi un po' di pianoforte e presto a letto.«Una giornata passata tra la preghiera, la riflessione, la lettura», spiega padre Federico Lombardi. Aggiunge qualche dettaglio l'Osservatore romano. Benedetto XVI resterà a Castel Gandolfo forse due o tre mesi. «Ma chi può dirlo? Qui è a casa sua, nel senso che i luoghi gli sono familiari - spiega il direttore delle Ville Pontificie, Saverio Petrillo-. Si è trovato sempre tanto bene qui con noi. Abbiamo fatto di tutto, e faremo di tutto, per farlo stare ancora bene».

PAPACASTEL GANDOLFO PAPA RATZINGER LASCIA IL VATICANO IN ELICOTTERO

È anche stato accordato lo «Steinway & Sons», il pianoforte a mezza coda nero suonato da Benedetto XVI nei momenti di relax. Nei giorni passati, racconta don Georg, «il Papa suonava il pianoforte alla sera dopo la cena, come segno della distensione e della serenità del suo animo». A Castel Gandolfo c'è anche una piccola dimora pronta per ospitare Birgit Wansing, la laica consacrata del movimento di Schoenstatt, che lo ha sempre aiutato a scrivere. «Non ci farà mancare la ricchezza del suo pensiero», garantisce l'Osservatore. Anche il prefetto del Sant'Uffizio, Muller. non esclude che scriverà libri. Nascosto al mondo per quanto possibile dato l'assedio mediatico che costringe il Vaticano a descrivere nei dettagli la sua giornata più di quanto non si facesse quando era in carica.

 

SE IL PIUMINO DI GRILLO LO PORTA ANCHE PIERSILVIO

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Da "Europaquotidiano.it"

Sul profilo Instagram di Ai Riders, l'azienda che produce - ma il brand è di proprietà di Giovanni Chicco che lo ha inventato - il piumino "marziano" reso celebre dalla passeggiata in spiaggia a Bibbona di Beppe Grillo, compare la foto del leader 5 stelle che saluta.

PIERSILVIO BERLUSCONI CON LO STESSO PIUMINO INDOSSATO DA BEPPE GRILLO grillo e benni

Provocando, però, un coro di commenti tutt'altro che entusiasti: "Butto via la giacca", scrive Christian Falcone; "Non lo metto più", sottolinea a tutto punto esclamativo Enrico Perletti.

E Penelope 47 sospira: "Purtroppo al momento avrei preferito vederlo addosso a qlcn altro,non a un "politico" se così si può chiamare...diciamo che c'è di meglio in giro, speriamo bene!!!".

In controtendenza Andredshoes: "Siiii l' ho visto pure io al tg!! Buoni o cattivi, belli o brutti sto piumino piace a tutti!!! MITICO!!!!troppo figo!!" "E' il nostro modello base", spiegano da Comei & Co, l'azienda milanese che ha inventato il piumino con l'occhiale incorporato. Sul modello indossato dal comico campeggiava una personalizzazione, un simbolo sul petto, probabilmente legato a un punto vendita fiorentino, racconta l'ufficio stampa, sorpreso e compiaciuto della notorietà portata dalla corsetta di Grillo sulla spiaggia.

PIERSILVIO BERLUSCONI CON LO STESSO PIUMINO INDOSSATO DA BEPPE GRILLO PIERSILVIO BERLUSCONI CON LO STESSO PIUMINO INDOSSATO DA BEPPE GRILLO

"Di recente anche Piersilvio Berlusconi è stato fotografato con un nostro piumino", aggiungono da Comei & Co. Questo, però, magari ai grillini che pensavano di avere trovato la loro divisa semi-ufficiale è meglio non farlo sapere.


LINK: PIERSILVIO COL PIUMINO DI GRILLO
http://www.europaquotidiano.it/2013/03/04/se-il-piumino-di-grillo-lo-porta-anche-piersilvio/piersilvio-toffanin-02/

PIERSILVIO BERLUSCONI CON LO STESSO PIUMINO INDOSSATO DA BEPPE GRILLO

 

BERNABÈ PREME PER CHIUDERE IL DOSSIER LA7: SAREBBE DISPONIBILE A ENTRARE NEL PROSSIMO GOVERNO

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1. DENTRO GOLDMAN SACHS È TORNATO IL VIZIETTO DI GIOCARE ALLO SFASCIO
Nel quartier generale di Goldman Sachs che si trova al numero 200 di West Street a New York si stanno facendo delle grosse risate.

GOLDMAN SACHS

Il più divertito sembra essere Lloyd Blankfein, il pelato 58enne nativo del Bronx da famiglia ebrea che nel 2006 ha preso le redini della più grande banca d'affari del mondo. L'ironia è nata dalle dichiarazioni rilasciate pochi giorni fa da Jim O'Neill, l'uomo che dentro la merchant bank americana è stato considerato il guru più ascoltato.

GOLDMAN SACHS

A lui si deve l'invenzione dell'acronimo "Bric" per indicare i quattro Paesi (Brasile, Russia, India e Cina) che negli ultimi anni sono diventati protagonisti dell'economia mondiale. Ora si dà il caso che questo manager nato in Inghilterra abbia dichiarato "entusiasmante" l'esito delle elezioni politiche sostenendo che l'Italia "ha bisogno di cambiare qualcosa di importante".

Fin qui niente di eccezionale, ma ciò che ha fatto sobbalzare gli analisti di mezzo mondo è l'apprezzamento nei confronti del "particolare fascino di massa del Movimento 5 Stelle". Nessuno si aspettava che dopo i report preoccupati delle principali case d'affari europee e americane arrivasse una benedizione così plateale nei confronti di quello che la stampa tedesca ha definito un "clown".

lloyd blankfein ceo of goldman sachs

Dentro Goldman Sachs l'Italia è stata sempre al centro di particolari attenzioni come ha dimostrato l'arruolamento di Draghi che per tre anni è stato vicepresidente per l'Europa, e di Mario Monti in qualità di consigliere internazionale. Da qui però a stendere tappeti nei confronti di Grillo e del suo popolo ribelle ce ne passa e quindi dopo le dichiarazioni entusiastiche del guru O'Neill in favore del leader ligure che non fa mistero di voler attaccare la roccaforte dell'euro, qualcuno ha cominciato a pensare che forse dentro Goldman Sachs è tornato il vizietto di giocare allo sfascio per raccogliere vantaggi tra le macerie.

lloyd blankfein

D'altra parte è chiaro che l'esperienza di Monti, bollato come "un impiegato della banca", non ha portato frutti al colosso finanziario mentre il successo dei grillini può inaugurare una nuova stagione con lo smantellamento di un apparato economico che apre la strada a dismissioni, privatizzazioni e acquisizioni a poco prezzo degli ultimi gioielli dell'industria e della finanza italiana.

È un ragionamento sicuramente cinico ma non distante dalla realtà perché questo è stato il copione che Goldman Sachs ha seguito anche in Grecia quando ha truccato i conti ai tempi dell'ex-governatore della banca centrale Lucas Papademos che poi è diventato premier.

o'neill

Dagli uffici italiani della merchant bank americana, che si trovano a Milano in piazzetta M. Bossi, si fa presente che in realtà il guru O'Neill ha lasciato la banca americana il 5 febbraio scorso, ma nulla toglie al "surprise announcement " in favore di Grillo.

Ben diverse sembrano invece le parole rilasciate in un'intervista a "La Stampa" da Davide Serra, il finanziere genovese che dopo la cena di ottobre per Matteo Renzi ha dichiarato da New York con un tweet che "gli investitori sono scioccati dal risultato elettorale".

Secondo l'uomo che ha costruito la sua fortuna con il fondo Algebris e le isole Cayman, nessuno d'ora in avanti finanzierà l'Italia e saremo costretti a ricomprarci il debito. A suo avviso Grillo rappresenta un personaggio di Guerre Stellari che si alimenta sul totale fallimento del Pd, e nel circo dei tre clown (Grillo, Bersani, Berlusconi)" l'Italia rischia il collasso sociale con un 30% di disoccupazione che è la soglia del default".

mario DRAGHI E MONTI

La ricetta di Serra indica l'immagine di un Paese politicamente grillino, economicamente montiano, socialmente piddino. È quanto potrebbe fare il suo amico Renzi per evitare altre elezioni dove il "comico genovese" potrebbe arrivare al 50%.


2. AMATO, L'ANTI MONTI: SMANTELLA IN PUNTA DI PENNA LA POLITICA DEL RIGORE

Giuliano Amato non ha alcuna intenzione di rimanere fuori dalla bagarre per il governo e la Presidenza della Repubblica.

Beppe Grillo

Anche se di fronte alle telecamere fa gesti sdegnosi, è chiaro come il sole che vuole salire sulla ruota girevole della politica per guardare lo spettacolo dall'alto della sua sottile intelligenza. Prima o poi la ruota si ferma e il professore torinese, dotato di indiscutibili attributi giuridici e di un robusto curriculum politico, sente di avere le carte in regola per presiedere un governo di scopo oppure salire al Quirinale.

La conferma arriva da due esternazioni nello spazio di poche ore. La prima è di ieri quando nel solito editoriale della domenica sul Sole 24 Ore smantella in punta di penna la politica del rigore che ha portato la Grecia alla rovina. E lo fa ricorrendo alla citazione di anonime fonti della Commissione europea e del Fondo Monetario che denunciano gli effetti recessivi delle misure di austerità.

GIULIANO AMATO

A suo avviso l'Italia non è perduta perché il pareggio di bilancio a fine 2013 "ci permette di presentare ad aprile il nostro nuovo programma di stabilità con una finanza pubblica quasi in pareggio...il che è anche una fonte non trascurabile di legittimazione a pretendere ciò che fino a ieri ci veniva negato".

Per rendere più chiaro il suo ragionamento, Amato sostiene che si può procedere a una piccola dilatazione del debito e dare luce verde agli investimenti pubblici, specie locali, per i quali le risorse ci sono "ma non le si usa per non violare il patto di stabilità",poi con forza aggiunge: "la si smetta di dire di no per la paura che qualcuno imbrogli e infili fra gli investimenti le spese correnti".

Giuliano Amato

Leggendo tra le righe si capisce che queste affermazioni sono il preannuncio di un programma riformista con timbro keynesiano che non ha nulla da spartire con la politica di Monti.

A questo sottile ragionamento si aggiunge la secca presa di posizione che appare oggi in una lettera al direttore di "Repubblica". Qui la finezza istituzionale lascia il posto all'incazzatura personale perché rispondendo all'ennesima accusa di far parte della vecchia casta, Amato ricorda le tappe e i successi della sua vita.

GIULIANO AMATO

Il tono della sua prosa e' da strappare le lacrime: "non avevo alle spalle una famiglia altolocata - mio nonno era muratore, mia madre aveva fatto le elementari, mio padre era diplomato - e sono arrivato alla laurea ed oltre vincendo il concorso al collegio giuridico, annesso alla Scuola Normale". Quindi il cursus honorum non è frutto di intrighi baronali perché, continua Amato, "ho scritto ben più di due libri, ho compiuto un'ottima carriera universitaria prima di entrare in politica".

FABIO CORSICO GIUSEPPE MUSSARI GIULIANO AMATO

E dentro la politica dice di aver portato la sua competenza e la sua personale onestà, quindi- conclude - "perché dovrei vergognarmi del fatto di essere stato tanto stimato in Europa e negli Stati Uniti fino al punto di essere eletto in quel Paese alla American Academy Arts and Sciences di cui pochissimi professori italiani fanno parte? Il mio curriculum è un esempio per i giovani".

C'è da rimanere sbalorditi di fronte a una prosa così autoreferenziale e priva di ogni modestia che arriva a toccare anche l'annosa questione della pensione da 31mila euro mensili. Su questa il "dottor Sottile" spiega per l'ennesima volta che il vitalizio lo gira mensilmente a una comunità di assistenza e quindi la pensione si riduce a poco più di 11mila euro netti.

CECCUZZI MUSSARI AMATO

Forse l'uomo ,che per due volte è stato presidente del Consiglio e ministro del Tesoro, non ha ancora capito che alle orecchie del popolo arrabbiato e dei poveracci che portano a casa miserie da fame, questi 11mila euro suonano male. La sua è l'ennesima dimostrazione che la supponenza dei professori (di cui Monti è l'esempio più recente), li rende strabici e incauti rispetto alla realtà.


3. POST-RAGNETTI, IN POLE POSITION DEMETRIO E SCHISANO
Le hostess dell'Alitalia piangono la dipartita professionale di Andrea Ragnetti, il George Clooney di Fiumicino che era arrivato un anno fa forte della sua esperienza in Philips dove aveva lanciato due vibratori elettrici.

ragnetti

La breve parentesi professionale ha aperto la gara per la guida della Compagnia dove i patrioti italiani messi insieme nel 2008 da Corradino Passera non vedono l'ora di vendere le loro quote ai francesi di AirFrance. Messa da parte l'idea di utilizzare una società di cacciatori di teste, Colaninno e i due vicepresidenti Catania e Mancuso stanno cercando di trovare rapidamente l'alternativa al manager perugino.

Per un attimo è circolata la voce che alla cloche arrivassero Niki Lauda e Mauro Moretti, il capo delle Ferrovie che non disdegna l'idea di mettere insieme i treni e gli aerei. Adesso in pole position si trova Giulio Demetrio, il manager che pur tradendo nel linguaggio inflessioni pugliesi, ha maturato 20 anni di esperienza nel trasporto aereo.

giulio demetrio

Prima di diventare chief operating officer di Sea, la società di gestione degli aeroporti milanesi, Demetrio ha lavorato per 11 anni in Alitalia dove ha curato la joint venture con KLM fino a diventare nel 2004 l'amministratore delegato di Alitalia Airport. Dopo una breve parentesi in una società di consulenza da lui fondata per lavorare nel mondo dei trasporti e della logistica, il pugliese Demetrio è sbarcato agli aeroporti di Milano e a quanto si dice il suo curriculum sarebbe preferito dai soci di AirFrance insieme a quello di Giancarlo Schisano, l'attuale vicedirettore generale Business.

Giancarlo Schisano


4. BERNABÈ DISPONIBILE A ENTRARE NEL PROSSIMO GOVERNO
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che oggi è una giornata decisiva per la vendita de "La7" e per il destino di Franchino Bernabè.

FRANCO BERNABE AD TELECOM

Le modalità dell'operazione, che prevede generose regalie e vistose anomalie nei confronti dell'editore Urbano Cairo, hanno lasciato sconcertato più di un osservatore. A Bernabè preme comunque chiudere nel più breve tempo possibile questo dossier per rispondere alle pressioni dei soci spagnoli di Telco e per prendere il largo dall'azienda dove il fardello dei problemi è diventato troppo pesante.

Da qui la voce che il manager di Vipiteno sarebbe disponibile a entrare nel prossimo governo se la soluzione di Napolitano porterà a un esecutivo con personalità politiche e tecnici".

 

IL CHITARRISTA DEI DIK DIK RICORDA NEL SUO LIBRO UN LUCIO BATTISTI INSOFFERENTE AL GRAN MOGOL…

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Mario Luzzatto Fegiz per "Il Corriere della Sera"

LUCIO BATTISTI

«Quando mi arrivano i testi di Pasquale Panella li leggo una volta e non li capisco. Ma come per magia mi suggeriscono la musica adatta. Poi vado in sala di registrazione e lì canto da seduto. Sì, da seduto, perché se lì canto in piedi poi sudo. E se io sudo per fare un disco questo disco dovrebbe costare di più». Così diceva Battisti nella fase finale della carriera, quando la sua creatività si era fatta sempre più ermetica e a volte lo scollamento dal reale era assai pronunciato.

Lucio Battisti


Tutto ciò nel ricordo di Pietro Montalbetti, detto Pietruccio, leader dei Dik Dik e intimo amico dell'artista ben prima che diventasse famoso. Io e Lucio Battisti (Salani editore pagine 251, euro 13,90) è senza dubbio il primo libro su Battisti con notizie «di prima mano» sul grande artista. E si scopre che l'insofferenza a Mogol nasce molto tempo prima della clamorosa rottura.

«Devo ammettere - confida Battisti a Pietruccio - che stiamo facendo un buon lavoro, e che Mogol riesce a interpretare le cose che ho dentro come nessuno. Passiamo ore insieme a lavorare. Ha solo un grosso difetto, quello di ammorbarmi con il fumo delle sue sigarette, che non spegne un secondo. Ma la cosa che mi fa più male è che, nonostante tutto il tempo che trascorriamo insieme non mi ha mai chiesto come sto, cosa penso, se mi trovo a mio agio a Milano, e neppure dove abito, per non parlare della mia famiglia! Non è come te e tua madre, che vi occupate di me: lui pensa solo a se stesso».

MOGOL

«Per la verità - spiega Pietruccio -, Mogol era così con tutti. Ogni volta che ci incontravamo mi chiedeva di ripetergli il mio nome, finché un giorno non mi arrabbiai e lo imparò». Ma, come in molte rotture storiche, «cherchez la femme». Che in questo caso è una bionda di Bolzano, Elisabetta, di cui Lucio Battisti si innamora perdutamente.

Lucio Battisti e Giulio Rapetti - in arte Mogol

Piange e si dispera. «Ma lei - ricorda Montalbetti -, invece, si lega al più fragile e ricco della compagnia, Mario Totaro, il tastierista del gruppo che le affitta un bilocale al Giambellino. Ben presto emerge che lei ha un figlio e nel bilocale compaiono effetti personali di un altro uomo. Finché un giorno il colpo di scena: Totaro la sorprende con un altro uomo. Lucio Battisti? No. Mogol».

Nel libro esce un Battisti dalle risorse imprevedibili. Una notte chiama l'amico Pietruccio: è senza benzina al freddo nei pressi di Corbetta. Una volta giunto sul posto Montalbetti chiede: ma da dove mi hai telefonato? Lucio, in silenzio e con una punta di vergogna, indica un distributore di gettoni col lucchetto appena forzato. Era a trovare un'amica e la storia era seria.

pietruccio Montalbetti

Un giorno Battisti e l'amico vanno al Palalido a un concerto di Santana. «Non so perché ma a Lucio non piaceva come suonava e cominciò ad inveire ad alta voce mettendomi in imbarazzo». Il successo deve ancora arrivare quando Pietruccio e Lucio Battisti decidono di recarsi a Sanremo. Scopo del viaggio: «annusare la gloria».

Vengono cacciati dal Casinò perché privi di cravatta, ma attraverso i labirinti e le cucine riescono ad arrivare al palco del salone delle feste. Il luogo è deserto e polveroso. I due rimangono in silenzio, rotto da Pietruccio: «Chissà se un giorno riusciremo a cantare su questo palco». E Battisti replica: «Io dico che ce la faremo, lo sento. Sarebbe un sogno, ma comunque cominciamo a sognare». Di lì a pochi anni il sogno si sarebbe avverato.

pietruccio Montalbetti

«Nel 1969 - racconta Montalbetti - noi Dik Dik ci presentammo a Sanremo in coppia con Rita Pavone cantando il brano "Zucchero" e Lucio, ancora poco conosciuto, si esibì per la prima volta davanti a una grande platea con la sua canzone "Un'avventura" in coppia con un grande del soul, Wilson Pickett. Il look glielo avevo consigliato io: foulard al collo e pantaloni neri a righine bianche».

montalbetti e bartoletti

Ma al di là degli episodi specifici la bellezza del libro sta soprattutto nella puntale descrizione del contesto in cui si sviluppa la personalità di Battisti: una Lombardia ancora agricola, con le chiatte che solcano i Navigli, la cattura dei pesci nelle risaie, una Milano in pieno boom economico e culturale. E poi la magia creativa di Battisti in sala d'incisione quando registra «Emozioni», e riesce a trasmettere agli archi e a tutti gli strumenti il senso di una passeggiata a cavallo uscendo «nella brughiera di mattina dove non si vede a un passo» e «seguir con gli occhi un airone sopra il fiume e poi ritrovarsi a volare».

 

DURA LAVITOLA A POGGIOREALE! VALTERINO CONDANNATO A 2 ANNI E 8 MESI PER TENTATA ESTORSIONE AL PATONZA…

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Carlo Tarallo per Dagospia

CROLLO NAPOLI CORRIEREDELMEZZOGIORNO IT


1- LAVITOLA CONDANNATO, PINTABONA LA SFANGA

Dura Lavitola... a Poggioreale! Arriva la stangata per Valterino: l'ex direttore de L'Avanti e' stato condannato a 2 anni e otto mesi per tentata estorsione ai danni di Silvio Berlusconi. La sentenza è arrivata stamattina, emessa dal gup Francenco Cananzi al termine del processo con rito abbreviato. I pm di Napoli Piscicelli e Woodcock aveveno chiesto per Lavitola una condanna a quattro anni. Assolto invece Carmelo Pintabona l'imprenditore italo-argentino accusato di concorso in tentativo di estorsione insieme a Lavitola: per lui la Procura aveva chiesto un anno e sette mesi di carcere...

CROLLO NAPOLI CORRIEREDELMEZZOGIORNO IT

2-CROLLO A NAPOLI IN PIENO CENTRO
Che paura stamattina a Napoli! Un'intera ala di un edificio è crollata, alla Riviera di Chiaia, e solo per un caso si è evitata una strage. La verticale è venuta giù in pochi secondi, rischiando di travolgere decine di persone. Nessuna vittima (anche se proseguono le ricerche tra le macerie) ma tantissima paura: alcuni dei residenti sarebbero riusciti a fuggire in extremis dopo aver ascoltato sinistri scricchiolii prima del crollo che, secondo una prima ricostruzione di vigili del fuoco, sarebbe stato causato da una infiltrazione d'acqua proveniente da una falda presente in zona.

CROLLO NAPOLI CORRIEREDELMEZZOGIORNO IT

DE MAGISTRIS CONTESTATO: "DIMETTITI"
L'acqua avrebbe creato un vuoto sotto l'ala del palazzo provocandone il cedimento. Nel mirino dei tecnici, un torrente sotterraneo di acqua e fango confluito in uno ampio scavo a circa 25 metri dal sottosuolo realizzato nel cantiere della metropolitana a poca distanza. Inevitabili polemiche e proteste: sul web impazzano le foto delle vere e proprie inondazioni che, nei mesi scorsi, hanno trasformato la Riviera di Chiaia in una piscina...
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E per Luigi De Magistris, arrivato sul posto, ecco una contestazione dolorosissima. I residenti dei palazzi sgomberati (quello interessato dal crollo e i due adiacenti) hanno "accolto" il narcisindaco a colpi di insulti e inviti a dimettersi. L'accusa? "E' un crollo annunciato - hanno gridato i cittadini all'indirizzo di Giggino - e nonostante le ripetute segnalazioni il Comune non ha mosso un dito...".

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BINDIANI E DE LUCA, ACCORDO PER LA SEGRETERIA REGIONALE: PICCOLO PER IL DOPO AMENDOLA?
Mentre impazza il tiro al Culatello, l'ordine impartito da Roma alle dirigenze locali del partito è esplicito: i segretari regionali non si toccano fino a nuovo ordine. Le molte e impreviste sconfitte al Senato hanno aperto altrettanti fronti interni ad alta tensione, con i dirigenti regionali nel mirino di critiche e attacchi, ma la battaglia interna di Bersani contro i fautori dell'inciucione col Pdl suggerisce di non mettere troppa carne al fuoco.
E così anche il segretario campano Enzo Amendola, neoeletto alla Camera, sulla graticola per il risultato disastroso della Campania, che pure aveva offerto le sue dimissioni a Bersani, per ora resta lì in attesa del chiarimento a livello nazionale. Ma da Napoli (e dall'area Bindi in particolare) arriva un inaspettato cetriolo per Pierluigi Bersani.

SALVATORE PICCOLO RIVIERA DI CHIAIA ALLAGATA ARCHIVIO

Il sindaco di Salerno Vincenzo De Luca e il capo dei bindiani partenopei Salvatore Piccolo, stando a spifferi attendibilissimi, avrebbero siglato un patto di ferro per il dopo-Amendola alla faccia della "tregua". A Piccolo la segreteria regionale, a De Luca la (ri)candidatura alla presidenza della Regione? Un accordo siglato tra due bersaniani di ferro per giocare d'anticipo su tutte le altre correnti sinistrate? Ah saperlo....

 

REFERENDUM CONTRO GLI STIPENDI D’ORO AI MANAGER ELVETICI: STRAVINCONO I SI’ COL 68%...

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Claudio Del Frate per "Il Corriere della Sera"

Magari un giorno si potrà scrivere che una pagina di storia del Vecchio Continente è stata cambiata da qualche saponetta non pagata. Thomas Minder fino a una decina d'anni fa era solo il titolare di un'impresa di cosmetici di Sciaffusa con 20 dipendenti e fornitore della compagnia Swissair.

thomas minder

Questa nel 2001 fallì ma si scoprì che era stato premiato con un bonus di 12 milioni di franchi il suo ultimo amministratore, Mario Corti. Minder in compenso non si vide ripagate le sue forniture di articoli da toilette e da lì decise di buttarsi in politica. La parabola di Minder ha raggiunto ieri l'apice, quando il 68% dell'elettorato elvetico ha detto sì alla sua proposta di legge che introduce norme per limitare superstipendi per manager di multinazionali, banche e società quotate in Borsa.

La Svizzera, terra di affari e denaro quant'altre mai, è la prima nazione a introdurre il tetto salariale per le élite finanziarie private, in un momento in cui in tutta Europa sale l'indignazione contro i «gatti grassi» (così nella Confederazione sono popolarmente chiamati i dirigenti superpagati).

Il referendum di ieri, essendo di modifica costituzionale avrà effetto immediato e la dieta per i «gatti grassi» comincerà da gennaio 2014. In sostanza viene stabilito che gli stipendi dei vertici aziendali non potranno essere più decisi dai consigli di amministrazione ma dall'assemblea degli azionisti e verificati ogni anno in base ai risultati di bilancio.

thomas minder

La battaglia vinta da Minder, parlamentare conservatore, ha dell'incredibile: il suo stesso partito, l'Udc, si era detto contrario alla proposta di legge così come quasi tutte le altre sigle rappresentate nel parlamento di Berna. Contro il «salary cap» si erano pronunciati anche Confindustria e il mondo bancario.

BANCA CENTRALE SVIZZERA

«Quale manager verrà qui a giocarsi la faccia sapendo di essere pagato meno di altri suoi colleghi?», era stato il refrain in campagna elettorale da parte di chi temeva che la Svizzera sarebbe di colpo divenuta meno seducente per gli investitori di tutto il mondo.

L'ex imprenditore di cosmetici di Sciaffusa ha invece tirato dritto per la sua strada e ieri ha raccolto i consensi maggiori proprio in alcune delle principali piazze d'affari del Paese: il 72% a Zurigo, il 70,7 a Lugano. Grazie all'epilogo del referendum Minder è già stato ribattezzato il Robin Hood dei piccoli azionisti e la sua vicenda viene accostata a quella italiana di Beppe Grillo (che ha fatto riferimento al caso svizzero nel suo comizio di chiusura della campagna elettorale a Roma).

SVIZZERA

«La battaglia non è finita - ha però avvisato ieri Minder appena il risultato è apparso chiaro - adesso comincia quella in Parlamento sull'attuazione della legge». «La volontà del popolo va rispettata, anche se noi ci siamo dichiarati contrari» ha rassicurato dal canto suo il parlamentare liberale Fulvio Pelli. «Sarebbe un grande segnale all'opinione pubblica se banche e società tagliassero i compensi ai loro manager senza aspettare la legge» così si inserisce nel dibattito l'ex procuratore di Lugano ed esperto di finanza internazionale Paolo Bernasconi. Di sicuro il caso delle saponette e del superbonus all'amministratore di Swissair non è isolato.


La vela di Minder, in campagna elettorale, è stata sospinta anche dall'indignazione popolare per la storia dell'ex ad di Novartis Daniel Vasella, che è stato congedato dalla multinazionale del farmaco con una buonuscita record di ben 72 milioni di franchi, somma cui poi ha rinunciato viste le proteste.

 


AUTOSTRADA TIRRENICA, I GRILLINI CONTRO CALTAGIRONE E BENETTON - IL SINDACO DI ORBETELLO RICORRE AL TAR

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DAGOREPORT
Al grido di non solo "No TAV" ma anche "No all'autostrada tirrenica" sono scesi in campo i deputati grillini che hanno marciato ieri su Roma. Per tutti parla Alfonso Bonafede, capolista in Toscana: "Nessuna alleanza con chi è lì da decenni; non c'è convergenza con chi è favorevole alle grandi opere e alla TAV".

ROVATI CALTAGIRONE GILBERTO BENETTON ALLA PRESENTAZIONE DEL NUOVO MESSAGGERO FOTO OLYCOM autostrada tirrenica

E con lui in coro, al grido di battaglia: "Nessun inciucio e nessuna spesa faraonica inutile", i neo parlamentari Chiara Gagnarli, Massimo Martini, Maurizio Romani e Laura Bottici.
Che l'aria per la Tirrenica sia cambiata l'ha capito anche il contestatissimo sindaco di Orbetello che si è affrettato a depositare al TAR del Lazio il 28 febbraio scorso un ricorso in cui chiama in causa il Cipe, la Presidenza del Consiglio, i Ministeri dell'Economia, delle Infrastrutture, dei Beni Culturali, dell'Ambiente nonché' l'Anas e la società concessionaria Sat.

Trentasei pagine con centinaia di documenti allegati con cui viene messo in discussione l'intero impianto autorizzativo soprattutto per la parte che riguarda l'attraversamento del comune di Orbetello dove si richiede un nuovo pronunciamento della Commissione Via per l'impatto ambientale.

Tutte le associazioni naturaliste sono concordi nella messa in sicurezza dell'Aurelia, ma nel non stravolgere la Maremma in quelle zone paesaggistiche ed archeologiche comprese tra il Lago di Burano e la Valle d'Oro dove il professor Andrea Carandini ha per anni studiato gli insediamenti etruschi, tanto che la zona diventerà un parco archeologico a tema.

A parte l'iniziativa in extremis per ingraziarsi i "5 stelle" che sono diventati il primo partito di Orbetello, la mossa del sindaco Paffetti porterà' comunque al blocco del progetto anche perché dopo la pronuncia del TAR del Lazio nei prossimi mesi, è previsto certamente per chi soccombe un nuovo giudizio davanti al Consiglio di Stato.

Ed i tempi per varare il nuovo progetto esecutivo si allungheranno di anni poiché il Monte dei Paschi ha già fatto sapere a Caltagirone e Benetton, soci forti della Sat, che deve rivedere tutti i piani finanziari.

 

GRILLO NON VUOL DIRE FIDUCIA - "SIAMO COMPATTI E TUTTI D'ACCORDO PER ANDARE SULLA NOSTRA STRADA”

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VIDEO: DIRETTA STREAMING, I PARLAMENTARI DEL M5S SI PRESENTANO

grillo


GRILLO, SIAMO COMPATTI SEGUIREMO NOSTRA STRADA
(ANSA) - "Siamo compatti e tutti d'accordo per andare sulla nostra strada e cambiare con le leggi che proporremo". Lo dice Beppe Grillo ai parlamentari del M5S riuniti a Roma all'hotel Universo.

GRILLO CASALEGGIO

GRILLO, SAREMO ASSALITI MA NON CAPISCONO NOSTRO PROGETTO
(ANSA) - "Saremo assaliti, sono assatanati di qualsiasi cosa! Non riescono a capire che vogliamo mandare avanti un progetto, come quello del reddito di cittadinanza".Lo ha detto Beppe Grillo ai parlamentari del M5S riuniti a Roma all'hotel Universo. "Qui c'é un'atmosfera bella, con persone competenti e valide" aggiunge il leader del M5S.

Beppe Grillo

GRILLO SCHERZA, ORA DIAMO FIDUCIA A BERSANI...
(ANSA) - "Ora diamo la fiducia a Bersani". Beppe Grillo accoglie con una battuta i neo-parlamentari del M5S e dà loro una pacca sulle spalle. Una parlamentare comprende il tono ironico e replica: "Sì, sì. Come no...?". Il leader del M5S continua sulla stessa linea anche quando inizia il suo intervento in streaming con i parlamentari del M5S riuniti a Roma all'hotel Universo. "Abbiamo deciso di dare la fiducia al governo Monti" è la nuova battuta Beppe Grillo che già arrivando all'hotel romano aveva scherzato preannunciando una fiducia al segretario del Pd Bersani.

casaleggio E GRILLO

M5S: PARLAMENTARI SI PRESENTANO, INIZIATA RIUNIONE
(ANSA) - La riunione dei neoparlamentari dell'M5S alla presenza di Beppe Grillo in un hotel del centro di Roma è iniziata da una ventina di minuti. Ancora non è stata attivata la diretta streaming. I neoparlamentari a turno si stanno presentando alla assemblea.

 

COME SI SOSPETTAVA, L’AUTISTA POTREBBE NON ESSERE L’UNICO RESPONSABILE DEL PRESUNTO RAGGIRO DI AURELIA SORDI

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Da "Ansa.it"

ARTURO ARTADI L AUTISTA DI ALBERTO SORDI

Ci sono tre indagati per il presunto tentativo di raggiro ai danni di Aurelia Sordi, sorella dell'attore romano. Sono l'autista Arturo Artadi, il notaio Gabriele Sciumbadi e l'avvocato Francesca Piccolella. Concorso in circonvenzione di incapace il reato ipotizzato dal pm Eugenio Albamonte.

STEFANIA BINETTI CON AURELIA SORDI

Le iscrizioni sono state fatte in vista dell'incidente probatorio che il magistrato ha deciso di sollevare affinché l'anziana Aurelia, 95 anni, unica erede dell'ingente patrimonio dell'Albertone nazionale, sia sottoposta ad accertamento medico-legale per stabilire se sia o meno capace di intendere e di volere. Un accertamento, per il pm Albamonte, indispensabile per stabilire se la procura generale depositata da Artadi in due istituti di credito e con la quale era autorizzato ad operare su tutti i conti, e non sull'unico del quale aveva la co-delega insieme con un amico della famiglia Sordi, sia stata ottenuta approfittando del presunto stato di incapacità di Aurelia.

Alberto Sordi

Artadi, storico autista di Sordi ed attuale collaboratore della sorella, sentito nei giorni scorsi dal pm, ha escluso tentativi di raggiro rivendicando di aver agito in buona fede e nell'interesse dell'anziana donna. Da Francesca Piccolella, avvocato civilista che segue Aurelia Sordi, Artadi, secondo l'ipotesi di lavoro di Albamonte, avrebbe ricevuto indicazioni utili per fare in modo che la firma dell'anziana donna sulla procura generale fosse giuridicamente inattaccabile. Procura che fu predisposta e sottoscritta nello studio del notaio Sciumbati.

 

LERNER BRUCIA IL CDA DI TELECOM ITALIA MEDIA E ANNUNCIA: “È FATTA, TELECOM CEDE LA7 A URBANO CAIRO”

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Gad Lernerurbano cairo

1. MAIL
Dago,
solo in Italia succedono queste cose... Ti-Media è una società quotata in borsa e Lerner è un suo collaboratore: ci sono obblighi di informazione al mercato da rispettare e invece lui dà la notizia così: "È fatta, Telecom cede la7 a Urbano Cairo"... non ho parole.
Questo cos'è aggiotaggio?
Ciao

2. TI MEDIA: LERNER 'TWITTA', E' FATTA, LA7 A CAIRO
(ANSA) - I consiglieri di Ti Media sono ancora all'interno della sede di Telecom a Piazza Affari dove questa mattina il cda era convocato per l'esame del bilancio e le decisioni relative al processo di vendita de La7 ma Gad Lerner gia' 'twitta': ''E' fatta. Telecom cede La7 a Urbano Cairo''.

FRANCO BERNABE AD TELECOM

3.FONTI, DA CDA VIA LIBERA A CAIRO
(ANSA) - Il Cda di Telecom Italia Media ha dato il via libera alla cessione di La7 a Urbano Cairo. Lo confermano fonti finanziarie.

4. TELECOM ITALIA MEDIA: BIGNARDI, CDA FINITO, CLIMA SERENO
Il cda di amministrazione di Telecom Italia Media e' terminato da poco. La notizia e' stata data dal consigliere Irene Bignardi, uscendo dal board della societa'. "Il clima e' stato sereno. E' stata una vicenda lunga".

IRENE BIGNARDI

5. TI MEDIA: CAIRO,CON LA7 HO PRESO BELLA PATATA BOLLENTE
(ANSA) - "La 7? Ho preso una bella patata bollente". Con quest'unica battuta, al microfono di Radio 24, Urbano Cairo ha confermato l'acquisizione de La7. In tarda mattinata si è riunito il cda Telecom Italia Media che ha dato l'ok all'offerta dell'imprenditore ed editore.

 

RECITA ALLA PECHINESE - LA CINA DOMANI FINGERÀ L’ELEZIONE DI XI JINPING A CAPO DELLO STATO E DI LI KEQIANG A PREMIER

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1. UNA PARATA DI STAR PER INCORONARE XI - ATTORI, REGISTI E CAMPIONI ALL'ASSEMBLEA CONSULTIVA. MA I VERI GIOCHI SI APRONO DOMANI
Guido Santevecchi per "Il Corriere della Sera"

XI JINPING

Tutto è già stato deciso da un piccolo gruppo di uomini. Non resta che comunicarlo a un miliardo e trecento milioni di cinesi e al mondo: fingendo che le scelte che guideranno la Cina per i prossimi anni siano state approvate dai 2.987 deputati del Congresso nazionale del popolo che si riunisce domani a Pechino. E fingendo anche che questi abbiano tenuto conto dei consigli di altre migliaia di delegati della «società civile» che siedono nella Conferenza consultiva del popolo, inaugurata ieri.

Ma non tutto può essere coreografia di regime ormai anche a Pechino. All'ingresso dell'immenso Palazzo del popolo che domina la Tienanmen il regista Chen Kaige è stato fermato dai cronisti cinesi e le sue parole sono suonate sincere: «Circondato da quest'aria terribile non ho dove andare, sono incapace di concentrarmi sulla mia arte», ha detto il maestro che per Addio mia concubina conquistò la Palma d'Oro a Cannes.

XI JINPING jpeg

Chen, delegato alla Conferenza consultiva, ha preso d'assalto uno dei problemi che preoccupano davvero la gente, quello dell'inquinamento industriale, di quella nebbia sporca che per settimane ha cancellato il cielo delle megalopoli cinesi.

«Sono nato e cresciuto a Pechino e so com'era l'aria qui ai vecchi tempi, ora il clima è strano, sconvolgente, incredibile», ha proseguito. E poi, mentre intorno si era fatto silenzio, ha raccontato che gli è morto un bell'albero di giuggiolo: «Se un albero finisce così, come possono gli uomini sentirsi bene? Quell'albero dava frutti grandi come uova, dolci e freschi».

mo yan cinese premio nobel per la letteratura

Lo sfogo addolorato di Chen è stato raccolto dall'agenzia di Stato Xinhua, che lo ha lanciato su Twitter, segno che il tema dell'inquinamento sarà in primo piano nei dieci giorni di sedute. Poi è arrivato Mo Yan e di nuovo i cronisti cinesi si sono assiepati intorno al Nobel per la letteratura, gridandogli estasiati «Maestro Mo, maestro Mo».

Entusiasmo anche per Jackie Chan, l'attore di Hong Kong diventato celebre per la serie dell'Ispettore Lee. Anche se la sua nomina a delegato della «società civile» ha attirato nelle scorse settimane l'ironia feroce dei social network con commenti tipo: «Ora non ci manca più nessuno, dopo ruffiani, membri delle triadi, amanti di funzionari, estorsori, c'è anche una star internazionale a parlare per noi e ad alzare una mano al posto nostro nelle votazioni»; «caro signor Jackie, ora tocca a te battere le mani a comando»; «sono certo che quando siederai nella grande sala di Pechino non dimenticherai il Tibet libero». Non poteva passare inosservato il delegato Yao Ming, ex campione di basket, che in aula sembrava in piedi anche quando si è seduto.

XI JINPING MENTRE PIANTA UN ALBERO A PECHINO jpeg

Ma dopo la parata di stelle per la Conferenza consultiva, si attendono le comunicazioni del Congresso del popolo che s'inaugura domani. Xi Jinping, che a 59 anni è stato nominato a novembre segretario del partito comunista, ne uscirà anche capo dello Stato. E Li Keqiang, 57 anni, sarà premier.

Avranno dieci anni di tempo per governare la Cina. E in questi dieci giorni di sedute faranno forse capire quale direzione vorranno prendere. Ci sono due scuole di pensiero: la stampa di partito scrive che non saranno annunciati «cambiamenti drastici» di politica e che le riforme «sono in acqua alta». Altri sostengono che questi articoli sono ispirati da Xi per giocare al ribasso e sorprendere i cinesi.

L'impegno ad affrontare il problema devastante dell'inquinamento sembra ormai preso e costerà centinaia di miliardi. Come quello per condurre una campagna anti-corruzione, a costo di purgare il partito a tutti i livelli (Xi ha detto che è pronto «a schiacciare le mosche e combattere le tigri»).

La burocrazia mostruosa potrebbe essere ridimensionata: si dice che i ministeri dovrebbero essere ridotti da 28 a 18, e tra quelli aboliti ci sarebbe il potente dicastero delle Ferrovie, che passerebbe sotto i Trasporti. Si spera anche in una riforma della triste legge sul figlio unico ed è stata prospettata la fine del regime del laojiao, i campi di rieducazione dove centinaia di migliaia di cinesi sono stati seppelliti vivi senza processo.

Per il momento l'era Xi è cominciata con il divieto dei lunghissimi banchetti ufficiali che allietavano le giornate pechinesi di migliaia di delegati. Ma sulla Tienanmen i poliziotti ieri avevano a portata di mano gli estintori antincendio, nel caso di qualche gesto estremo di auto-immolazione.

JACKIE CHAN


2 IL NOBEL MO YAN: DISPREZZO CHI TIFA CONTRO
Marco Del Corona e Paolo Salom per "Il Corriere della Sera"

«Se mi chiedete quale sviluppo economico e politico desidero per la Cina, non mi è facile rispondere. Da cinese, mi aspetto qualcosa di positivo, ovviamente. Soprattutto, detesto chi gode quando il mio Paese è investito da calamità naturali o da disastri provocati dall'uomo».

In dicembre Mo Yan ha ricevuto il Nobel per la Letteratura, un riconoscimento che tuttavia ha suscitato reazioni spesso aspre nei confronti di un autore interno al sistema politico di Pechino. Iscritto al Partito comunista, vicepresidente dell'Associazione degli scrittori, a Mo Yan si imputa di essere organico a un potere liberticida, che tiene in carcere un Nobel per la Pace, il critico letterario Liu Xiaobo.

LEX GIOCATORE DI BASKEY YAO MING

Mo Yan è anche membro della Conferenza consultiva, una delle due camere del «parlamento» cinese (quella che rappresenta la «società civile»), che ieri ha aperto la sua sessione annuale e, insieme ad altri artisti, scrittori, registi e sportivi, ha varcato le porte del grande palazzo che si affaccia sulla Tienanmen.

Le critiche? «In Cina - ci spiega l'autore di Sorgo rosso - ci sono 80 milioni di iscritti al Partito comunista. Tanti che criticano con forza il governo sono membri del Partito. Alcuni che attaccano me sono pure iscritti del Pcc e magari anche funzionari all'interno del sistema, persone che ne traggono i loro vantaggi: loro, come li vedete? Inoltre la carica di vicepresidente dell'Associazione scrittori è una qualifica vuota, senza alcun trattamento. Tanti bravi scrittori in Cina hanno qualifiche vuote di questo genere, nelle varie associazioni degli scrittori».

Mo Yan ha lasciato raffreddare le tensioni del Nobel prima di accettare di rispondere per iscritto alle domande del Corriere. E torna sul tema della censura, che era stato accusato di voler difendere: «Non ho mai apprezzato il sistema della censura, ma la censura esiste in tutti i Paesi nel mondo. Questa è la realtà. Ho detto: di sicuro pensare di poter scrivere un'opera grandiosa in condizioni di completa libertà è una pia illusione; né è vero che non si possa scrivere opere grandiose in uno stato di libertà incompleta».

Lei ha affermato che sperava che Liu Xiaobo potesse recuperare la libertà al più presto, ma in seguito non ha più voluto toccare questo argomento. Perché? Ha cambiato idea? «Trovate interessante costringere una persona a ripetere quello che ha detto?».

Come è cambiata la sua vita dopo il Nobel? E la sua ispirazione? «Di cambiamenti, dopo il Nobel, ce ne sono stati, certo. Il primo è che ora ogni mio gesto, o parola, riceve attenzione. E questo è tutt'altro che confortevole. È umano sperare di vivere senza condizionamenti. D'altro canto ho ben chiaro ciò che deve fare un autore: scrivere. Dunque immagino che in futuro non saranno i miei argomenti, i miei temi a cambiare. Ma certo la mia scrittura dovrà in qualche modo mutare: perché io, come ho detto, non sono più lo stesso».

Aggiunge: «Ho ascoltato opinioni di vario tipo, assistito a varie esibizioni. Ciò ha rafforzato e approfondito la mia conoscenza della società e delle persone, ho ottenuto una coscienza più chiara di me stesso. Tutto ciò sarà molto utile per la mia scrittura. Io ho avuto un premio con tanti soldi, ottenuto non pochi denari in diritti d'autore. Ciò mi aiuta a scrivere in serenità, senza dover fare cose che non voglio solo per vivere».
«Mo Yan» è lo pseudonimo di Guan Moye. Il nome che si è dato significa «uno che non parla».

Lo sarà ancora, «senza parole»? «Quando lo vorrò, liberamente, dirò ciò che penso. Ma se non vorrò, anche se qualcuno mi premerà un coltello contro la gola, non proferirò parola: questa è la mia libertà. E poi, io non ho grande stima di chi il giorno prima fa regali e inviti a cena perché i propri figli siano accolti nel sistema e il giorno dopo si scaglia come un "eroe" contro lo stesso sistema. Allo stesso modo disprezzo chi, mentre cerca di ottenere il permesso di vivere all'estero, diventa ricco e si diverte in Cina riservandosi allo stesso tempo il lusso di mettere alla berlina il proprio Paese».

 

 

METTETE UN FIORILLO NEI VOSTRI MARONI - IL PM MINORILE DI MILANO IN AULA PER IL PROCESSO RUBY INGUAIA BOBO…

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Paolo Colonnello per La Stampa.it

ruby ruby

Ad Arcore «funzionava un sistema prostitutivo per compiacere la concupiscenza di Silvio Berlusconi». E' durissima la requisitoria dei pm al processo Ruby. La parola è adesso al sostituto Antonio Sangermano. Nessuno sconto sulle famose "cene eleganti": «E' totalmente falso che le cene fossero ordinati convivi o al massimo con innocenti spettacolini di burlesque. In questo processo si è tentato di falsificare la realtà per non parlare dell'anomalia dello "stipendio" versato tutt'ora a diverse ragazze, anche se chiamate a testimoniare».

Dunque, cosa succedeva nella ridotta del Bunga Bunga di villa San Martino? «Le cene di arcore erano un collaudato sistema prostitutivo - risponde il pm - con la complicità di Lele Mora ed Emilio Fede». Il «sistema prostitutivo era un apparato complesso volto a reperire, selezionare, organizzare, compattare e remunerare un numero consistente di giovani donne dedite al compimento di atti sessuali».

SILVIO BERLUSCONI CON GIORGIA IAFRATE IL COMMISSARIO DI POLIZIA CHE AFFIDO RUBY A NICOLE MINETTI jpegGiorgia Iafrate

Grazie in particolare «all'intermediazione di Nicole Minetti che come vedremo si occuperà di prendere in carico Karima el Marhoug proprio la sera in cui fu fermata in Questura». Respinte anche le ultime eccezioni della difesa, dopo quasi un anno, si è chiusa dunque la fase dibattimentale del processo Ruby e la parola è passata all'accusa per una requisitoria che promette scintille.

Le conclusioni saranno affidate a Ilda Boccassini che potrebbe concludere nell'udienza del prossimo venerdì. A questo punto, la sentenza potrebbe arrivare prima del previsto. Da rilevare che quella di stamattina è stata forse l'udienza più devastante per la difesa di Silvio Berlusconi sul piano del reato di concussione che, insieme a quello di prostituzione minorile, viene contestato al leader del Pdl.

In aula come testimone ha parlato infatti Anna Maria Fiorillo, il pm dei minori che si occupò per prima del caso di Karima El Mahroug e che la sera del suo fermo, il 27 maggio del 2010, ne dispose l'affidamento in comunità. Convocata come testimone dal presidente del Tribunale, il pm minorile Fiorillo ha parlato per circa mezz'ora con grande lucidità, ricordando perfettamente l'atteggiamento della commissario Giorgia Iafrate che disattese le sue disposizioni, non spiegò perchè Karima, che era già stata identificata come marocchina, improvvisamente per la Questura era diventata "nipote di Mubarak" e insistette per affidarla alla "consigliera ministeriale Minetti".

«A me sembrava una cosa talmente incredibile... Quando la commissaria mi disse che Ruby era la nipote di Mubarak le dissi che semmai, essendo marocchina, poteva essere la figlia del re del Marocco e le disse che se le cose stavano così, di mandarmi i documenti che comprovassero questa affermazione, chiedendo magari ai consolati....

BERLUSCONI E MARONI A MONTECITORIO Nicole Minetti

Comunque conclusi la telefonata molto infastidita, la Iafrate sembrava un fiume in piena che non voleva ascoltare. Le dissi perciò: quello che avevo da dire gliel'ho detto, confermo le mie disposizioni e non mi disturbi più. Le dissi anche che lei aveva capito benissimo quello che intendevo dire e che se non avesse inteso se ne sarebbe assunta le responsabilità».

fede mora

Inoltre, il pm minorile, ha spiegato che Ruby in quel momento non poteva essere affidata altro che a una comunità protetta essendo sospettata di prostituzione minorile, ovvero vittima di reati sessuali. Averla invece consegnata a Nicole Minetti, che la lasciò a sua volta nelle mani dell'altra escort brasiliana Michelle de Coinceicao, fu dunque un reato nel reato. Inevitabile a questo punto che la posizione della commissario Iafrate debba essere riconsiderata dalla Procura.

 

VECCHIA SIGNORA, VECCHIA PUBBLICITÀ: AGNELLI HA CONVOCATO TUTTI GLI SPONSOR DELLA JUVE IN TERRA NEMICA, A MILANO

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A cura di Carlo Cinelli e Federico De Rosa per il "Corriere Economia - Corriere della Sera"

andrea agnelli foto mezzelani gmt

1 - AGNELLI E LA FESTA MILANESE DELLA VECCHIA SIGNORA
Largo allo sponsor. Andrea Agnelli ha chiamato a raccolta tutti i partner della Vecchia Signora per una serata milanese. Ad accogliere stasera a palazzo Durini gli ospiti al «J12», oltre ad Agnelli, ci saranno anche i due amministratori delegati del club, Giuseppe Marotta e Aldo Mazzia. Lista selezionata: invitati Andrea Zappia (Sky), Vincenzo Consoli (Veneto Banca), Natale Capone (Cartasì), Luca Crepaccioli (Goodyear), Stefano Scabbio (Manpower), Daniele Mancini (casa.it), Gianfranco Battisti (Trenitalia), Claudio Ades (Willis), e Alberto Balocco, Ceo dell'omonimo gruppo.

MATTEO ARPE

2 - LE BANCHE DI MATTEO ARPE SEMPRE PIÙ FILANTROPE
Largo ai filantropi. Matteo Arpe spinge sul no profit. Non solo Extrabanca, dunque, ma anche Banca Profilo sponsorizza direttamente simili temi. A filantropia, networking, competenze finanziarie e imprenditoriali sarà dedicato l'incontro di giovedì prossimo a Palazzo Serbelloni promosso dall'istituto di credito e da «Medici con l'Africa CUAMM». Con Arpe a far gli onori di casa anche il Ceo della banca, Fabio Candeli e il direttore generale della Ong, Don Dante Carraro. Al tavolo di discussione il vicepresidente della Erg, Alessandro Garrone e il capo della Fondazione Vodafone, Maria Cristina Ferradini.

3 - ARVEDI «IN VERDE» È L'ANTI-ILVA
Largo a Cremona. Sono in diversi a proporre nei giorni neri dell'Ilva il modello del gruppo di Giovanni Arvedi come simbolo di industria pesante che non trascura soluzioni nuove e più «verdi». «Il Gruppo Arvedi pioniere di una nuova rivoluzione industriale più attenta ai problemi ecologici», scrive Peter Marsh, columnist del Financial Times nel recente «The new industrial revolution» (Yale University). La cosa non è sfuggita al sito di Massimo Cacciari.

Massimo Cacciari

Su «Lettera Politica», Marco Del Ciello sottolinea che «proprio il Gruppo Arvedi ha brevettato un processo noto agli esperti come "endless strip production" (produzione a ciclo continuo) che, grazie a un investimento di oltre mezzo miliardo in ricerca e alle più moderne tecnologie informatiche, consente all'azienda lombarda di produrre acciaio di alta qualità con un consumo di energia molto più basso rispetto ai concorrenti. E meno energia significa minori costi di produzione, ma anche una maggiore sostenibilità ambientale». Che poi si possano confrontare produzioni e dimensioni di Arvedi e del Gruppo Riva è un'altra questione e lo stesso Del Ciello lo ammette senza riserve.

4 - PENGHIN VA A NORDEST
Avvicendamenti. Francesco Peghin è il nuovo presidente della Fondazione Nordest, il centro studi diretto da Daniele Marini e partecipato da industriali e camere commercio del Triveneto. Peghin, già presidente degli industriali di Padova succede ad Andrea Tomat, già presidente Confindustria veneta.

 


FENOMENO TOTTI: “GIOCO FINO A 40 ANNI, QUANDO SUPERO PIOLA AL PRIMO POSTO, SMETTO”…

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Foto di Mezzelani - GMT

Matteo Pinci per www.repubblica.it

vip vip foto mezzelani gmt

Per chi è abituato a stupire, non c'è neanche il tempo per festeggiare: "Next Stop Piola", annunciava la curva a uno stadio impazzito per l'ultimo record del proprio capitano: da domenica sera, tra Totti e il cielo è rimasto un solo ostacolo. 225 gol, come Gunnar Nordahl, e il secondo posto tra i goleador di ogni epoca. Un traguardo storico, perché nessuno negli ultimi 44 anni aveva segnato così tanto. Eppure, il capitano della Roma con l'abitudine a stupire, di accontentarsi non sembra proprio capace: "Quando supero Piola al primo posto smetto".

totti pap foto mezzelani gmt

ALTRI TRE ANNI PER PRENDERE PIOLA

Già, ma il primo posto di Silvio Piola, vertice della classifica all time dei marcatori del campionato italiano è lontano ancora 49 reti: l'ex attaccante di Lazio e Novara, infatti, comanda lontanissimo a quota 274 centri in serie A. Impossibile? No, almeno leggendo le cifre strabilianti del campione romanista. Riuscisse a conservare anche nelle prossime stagioni la media realizzativa che ha tenuto sin qui nella sua carriera, a Francesco Totti servirebbero ancora 114 partite per raggiungerlo: verosimilmente qualcosa come tre anni e mezzo.

thorne usa foto mezzelani gmt

Magari potrebbe riuscire a guadagnare qualche mese se le gambe conservassero la media gol con cui ha distribuito gli ultimi 49 sigilli, distribuiti in 108 partite (0,45 gol a match). In ogni caso, però, sembra davvero quasi impossibile riuscire a strappare il sorpasso al vertice se non a ridosso dei 40 anni. Un dato che però non spaventa di certo Francesco se recentemente, e in più di un'occasione, si è lasciato sfuggire una speranza che somiglia più a un proposito: "Gioco fino a 40 anni".

supeeeerr capitano foto mezzelani gmt

ALLA ROMA FINO A 40 ANNI

Possibile, nonostante il contratto in scadenza tra dodici mesi. Perché se le intenzioni del numero dieci di continuare a calcare i campi della serie A sono note, anche la Roma, e non è certo una novità, all'idea di prolungare il vincolo con il proprio giocatore simbolo pensa sul serio. "Totti sta dimostrando ogni volta che scende in campo di meritare il rinnovo di contratto", si era lasciato sfuggire il dg Baldini soltanto poche settimane fa.

super totti foto mezzelani gmt serra foto mezzelani gmt

Magari se ne parlerà più avanti, anche se l'intenzione del club, ancora fortemente dipendente nelle proprie fortune dall'estro del suo immortale capitano, lascia intendere come l'unica via percorribile resti quella di prolungare la (fruttuosa) convivenza. In fondo, anche se l'accordo in essere garantirebbe a Totti un ricco futuro da dirigente già a partire dall'estate 2014, difficilmente le parti accetteranno di separarsi. Resta solo da decidere l'entità del prolungamento.

L'ANGELO CUSTODE

Merito, anche, di uno stato di forma che consente a Totti di confrontarsi alla pari con calciatori anche quindici anni più giovani. Come Florenzi, che parlando di lui lo definisce "il capitano bionico". Perché Francesco, fin dai primi anni della carriera, ha saputo gestire la propria vita: in campo è affiancato da tempo da un signore come Vito Scala, angelo custode dei suoi muscoli ma non solo.

super totti foto mezzelani gmt

Allenamenti personalizzati, gestione dei carichi di lavoro, cura maniacale ai dettagli per poter rendere al meglio cercando di limitare al minimo il rischio di piccoli contrattempi muscolari. Gestendo, oltre all'allenamento, anche le pause e il riposo all'interno di una stessa settimana, saltando qualche sessione preventivamente. In questa stagione determinante anche la cura Zeman, che se 14 anni fa ne aveva sgrezzato talento e muscolatura, la scorsa estate ne ha scolpito la tenuta atletica, pur preservandolo dai temutissimi gradoni.

sor questore della rocca foto mezzelani gmt

DIETA, ORARI, PROFESSIONALITÀ: I SUOI SEGRETI

Ma il segreto di Totti, oltre al campo, è soprattutto l'attenzione nella vita privata: rispetto degli orari, dai pasti alle ore di sonno, pochissimi vizi (giusto la nutella per cui va matto, ma in quantità controllatissime), una vita da atleta e persino una palestra installata nella nuova casa per poter continuare il programma di allenamento anche nelle ore di riposo.

Una professionalità estesa alle 24 ore della giornata, in cui però non far mancare lo spazio per una cena fuori o un aperitivo. E l'attenzione è estesa fino ai dettagli: in principio fu la cura dei dorsali per migliorare la postura, poi due stagioni fa, quando per alcuni mesi il meglio sembrava alle spalle, una dieta orientata a limitare i carboidrati in favore di verdure e proteine. Ancora più estrema da questa stagione, utile a smaltire quasi 5 chili. Indispensabile per continuare a essere Totti. Fino a 40 anni.

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CAPELLO: "ALTRI DUE ANNI A QUESTI LIVELLI"

"Totti è un fuoriclasse e ha risorse inimmaginabili - spiega Capello ospite di Radio Anch'io Sport su Radio Uno -. Col tempo ha perso magari velocità ma ha aumentato l'astuzia e l'intelligenza che insieme alle qualità tecniche che ha gli hanno permesso di arrivare a questi livelli. Quando ero alla Roma mi chiedevano perchè sostituivo sempre Montella e non Totti - racconta l'attuale ct della Russia - ma perchè lui poteva segnare sempre e comunque partendo da qualsiasi posizione, oltre che fare assist per i compagni. Io allora lo portai più vicino alla porta perchè come tira lui è difficile trovare qualcuno. Adesso deve capire che non può giocare tutte le partite ma un certo numero di gare per rimanere a questi livelli. Se si gestirà bene potrà restare al top ancora per altri 2 anni".

 

 

ASPETTANDO IL DOPO-RATZINGER (E IL NUOVO DIRETTORE CALABRESI) FIRMATA IN VIA SOLFERINO UNA “TREGUA” FRAGILE ED EFFIMERA

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Ferruccio De Bortoli

DAGOREPORT
L'addio anticipato al papato di Benedetto XVI rinvia le annunciate Idi di Marzo al Corrierone. L'altro giorno c'è stato il primo confronto tra i giornalisti e l'azienda ma grazie al "lodo" di Flebuccio de Bortoli non si è arrivati alla resa dei conti tra le controparti. Cioè, scioperi contro i tagli selvaggi e l'alienazione (nel giro di due anni) della sede storica di via Solferino proprio nei giorni in cui sarà scelto a Roma il nuovo Papa.

FERRUCCIO DE BORTOLI

Di qui la firma di una "tregua" (sia pure fragile ed effimera) per consentire al quotidiano milanese di essere in edicola nei giorni del Conclave. Una soluzione ponte sulla quale si è speso il direttore (in uscita), assumendosi, di fatto, la leadership del comitato di redazione.

Una "pax debortoliana" che, in redazione (e fuori), è letta anche come il suo ultimo "atto di responsabilità" nei confronti di un'azienda (e dei colleghi) che ormai risponde solo ai nuovi padroni del "patto": Mediobanca (Nagel) e Fiat Elkan). L'asse di ferro Torino-Milano, che sta accelerando i tempi per far traslocare Mariopio Calabresi dalla guida della "Stampa" al comando del "Corriere della Sera" che deve far cassa con la vendita della sede e l'uscita coatta (cassa integrazione e pensionamenti) di oltre cento giornalisti.

Ferruccio De Bortoli e moglie

Il "flash" lanciato venerdì sera da Dagospia su un ricambio imminente nelle stanze di Albertini ha trovato così più di una conferma nei Palazzi dei poteri marci. E il futuro di Flebuccio dovrebbe essere garantito in azienda con la presidenza della Fondazione attualmente occupata dal notaio Pier Gaetano Marchetti.

Il 9 marzo, comunque, arriva a conclusione il "quadriennio" della gestione Flebuccio, subentrato nel 2009 a Paolino Mieli dopo la sua rinuncia (in extremis e misteriosa) a passare dal "Sole 24 Ore" alla presidenza della Rai cui era stato indicato da Gianni Letta, allora braccio destro del premier Berlusconi a palazzo Chigi.

ALBERTO NAGEL

E' stato davvero un secondo mandato difficile (e amaro) per lui: soprattutto a causa della perdita del primato del "Corriere della Sera" in edicola, superato (sia pure in discesa di vendite) dal concorrente "la Repubblica" di Ezio Mauro.

Quattro anni nei quali de Bortoli ha dovuto fare i conti con la "pulitura" delle copie diffuse ("taroccate" per anni); la crisi mondiale dell'editoria e della pubblicità; le innovazioni tecnologiche (fallimentari). Tutte a spese (o danno) del prodotto-carta (che dà ancora utili e dividendi). E ancora: i prepensionamenti ("dolorosi, ma volontari"); una gestione a dir poco allegra (oltre un miliardo di debiti accumulati) che ha portato l'Rcs sull'orlo del collasso industriale-finanziario. Un fallimento che adesso si vuole scaricare per intero sulle spalle dei dipendenti.

ALBERTO NAGEL

L'addio annunciato, "datato" forse nel contratto (milionario) e mai smentito, di Flebuccio de Bortoli dal Corrierone forse non ha alcuna relazione con la consultazione elettorale del 24-25 febbraio e con la debacle di Rigor Mortis, sostenuto senza alcuna obiezione dalla direzione di via Solferino. In questi ultimi mesi ai lettori del quotidiano milanese (i redattori sembrano pensare sempre ad altro!) e agli osservatori esterni non è sfuggito il "grigiore" più che la (finta) neutralità della sua linea politica.

JOHN ELKANN

Già. Un conto è essere filo-governativi, altro è impiccasi alla corda suicida in cui ora penzola Mario Monti. Un premier mai criticato o messo in discussione nell'anno nero dei "tecnici" a palazzo Chigi che sono riusciti nell'impresa di battere il record del debito pubblico facendo leva (sic) sulle politiche di rigore.

Un giornalismo "fatto in casa" (casareccio), con la farina avariata prodotta dai mulini dei Poteri marci. Un quotidiano apparso fin troppo codino nei confronti pure della candidatura dell'avvocato Umberto Ambrosoli, superato alla lunga dal leghista Bobo Maroni nella presa del Pirellone.

Un volenteroso esponente della "società civile" che prima di buttarsi nella corsa alla Regione non aveva alcuna esperienza amministrativa alle spalle (almeno questo andava scritto!), ma sedeva nel consiglio d'amministrazione dell'Rcs.

MARIO CALABRESI E JOHN ELKANN

Tant'è. Né prima né dopo il voto delle politiche si è potuto conoscere il pensiero del direttore del "Corriere" su una competizione dall'esito a dir poco clamoroso: suntuosa avanzata di Beppe Grillo, applaudita per colmo di disgrazia pure dai banchieri di Goldman Sachs; flop clamoroso di Monti; pareggio tra Bersani-Berlusconi e sullo sfondo il rischio d'ingovernabilità del Paese.

C'è voluta una settimana allo stordito Flebuccio per stendere il suo editoriale su "Una nazione allo specchio". Per rivelare la sua sorpresa per l'"ampiezza del fenomeno Grillo" (licenzi su due piedi il sondaggista Mannhaimer). Per criticare una campagna elettorale "scellerata" (compresa la passeggiata con cane al seguito di Monti?).

PIER GAETANO MARCHETTI

Per auspicare, tra le righe e impenitente, un secondo tempo del "governo tecnico" alla Monti, bocciato nelle urne. E soltanto a giochi fatti, il direttore del Corriere accusa i partiti di essere stati insensibili ai richiami urgenti del Quirinale per mettere mano alla riforma elettorale. Appelli che sono stati lasciati cadere nel vuoto da Rigor Mortis che poteva mettere sul piato della bilancia (politica) le sue dimissioni per piegare le resistenze "miopi" dei partiti.

Paolo Mieli

Tutto qua, il censuale editoriale di Flebuccio da contrapporre alla pastorale domenica del sommo Eugenio Scalfari dopo una settimana di riflessioni allo specchio. Prima c'è stato un lungo silenzio. Anche nel giorno in cui Grillo rispondeva picche a Bersani su una possibile intesa e il Cavalier pompetta era accusato di essersi comprato i deputati in Parlamento per affossare il governo Prodi.

L'editoriale di sabato scorso del Corriere era dedicato, incredibile ma vero, a un tema davvero d'attualità per il Bel Paese del dopo Monti-disastro: i costi della politica e l'abolizione delle Province!

gianniletta

Un silenzio troppo sospetto quello in cui si è trincerato Flebuccio de Bortoli, che in via Solferino è già stato soprannominato Flebilis II sulla via dell'abbandono del suo papato (di carta).

Del resto, con l'uscita di scena di Cesare Geronzi (ex Mediobanca e Generali), non solo de Bortoli ma anche Abramo Bazoli ha perso un alleato deciso (e fedele) nel gruppo indebitato fino al collo. E anche il presidente ottuagenario di Banca Intesa è visto, insieme a Flebuccio, all'ultimo giro di boa nell'ex Fortezza Bastiani di buzzatiana memoria.


Al Corrierone sta per chiudersi nuovamente un ciclo e, ancora una volta, tutto ciò accade per l'arroganza, l'incapacità e l'ingordigia dei Poteri marci, in pieno conflitto d'interesse, che si fanno chiamare ancora "il salotto" buono della finanza italiana.

 

 

 

SE IL NUOVO PAPA DOVESSE USCIRE DAL LOTTO DEI ‘TERZOMONDISTI’, ANCHE IL SEGRETARIO DI STATO POTREBBE ESSERE STRANIERO

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Marco Ansaldo per "la Repubblica"

Scola, la sola roccia. A distanza, Ravasi. In fondo, lontano dalle prime posizioni, Bagnasco. Per il resto, un deserto. La lista più aggiornata dei candidati al prossimo pontificato è un fiorire di nomi stranieri. E il ritorno di un Papa italiano, un sogno che gode di ben poche speranze.

Cardinale Scola

Scandali, veleni, corruzione, carrierismo minano oggi le possibilità che - 35 anni dopo Albino Luciani - venga scelto un pontefice proveniente dalla Penisola. Nel giorno in cui si riuniscono le Congregazioni generali, e le discussioni sul Conclave imminente entrano nel vivo, i cardinali stranieri mettono in forte dubbio l'elezione al Sacro soglio di un porporato italiano.

ravasi cardinale

È la prima volta che la pattuglia composta dalle eminenze capaci nei secoli di fornire pontefici a profusione parte svantaggiata. Eppure continua a costituirne il gruppo più folto: 28 cardinali su 115 elettori.

Dopo di loro, gli americani: 12. E poi i tedeschi: 6. Il che significa, rispettivamente, potere e soldi. Capacità di influenza a livello geopolitico e possibilità di far affluire fondi. Non esattamente due questioni marginali, per una Chiesa in calo di fedeli e in crisi di vocazioni. Senza contare, inoltre, che gli americani sono in grado di organizzare i voti di tutto il continente, da Nord a Sud (quindi dal Canada fino a Brasile e Argentina).

IL CARDINALE ANGELO BAGNASCO jpeg

Mentre i tedeschi possono coagulare i voti importanti dell'area germanica, dall'austriaco Schoenborn allo svizzero Koch, dall'ungherese Erdo ai porporati di Polonia e Slovenia.
Ma soprattutto, la maggior parte delle eminenze venute da lontano, che questa mattina varcano l'Aula nuova del Sinodo per guardarsi negli occhi e confrontare le rispettive posizioni, non intendono ripetere l'esperienza di un Papa vecchio e non più capace di controllare la macchina, al punto da doversi clamorosamente dimettere.

CARDINALE MARC OUELLET

Né quella di un governo pontificio percorso regolarmente negli anni da accuse e scandali. Nel mirino sono dunque finite la Segreteria di Stato guidata da Tarcisio Bertone e la Curia romana. A fare le spese di tutto ciò saranno in Conclave i porporati italiani. Il loro nome più spendibile resta quello dell'arcivescovo di Milano, Angelo Scola. Altri meditano invece la carta "internazionale" e di profilo alto rappresentata dal ministro della Cultura, Gianfranco Ravasi. Il compromesso verte sull'arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, o su quello di Firenze, Giuseppe Betori. Ma al di là di queste scelte, è buio fitto.

IL CARDINALE BRASILIANO ODILO PEDRO SCHERER jpeg

Ben più solide appaiono alcune candidature provenienti da aree diverse. Dal canadese Ouellet all'americano Dolan, dall'ungherese Erdo al filippino Tagle, dal brasiliano Scherer al congolese Pasinya. Da oggi le eminenze si scrutano a porte chiuse, nel grande emiciclo posto due piani sopra l'Aula Paolo VI, quella delle udienze generali del mercoledì, ben attenti soprattutto a non sbagliare. Determinante diventa così quella che un osservatore definisce come «la tenuta psicologica dei cardinali». I porporati temono infatti l'ascesa di un secondo Benedetto XVI, il Papa che si è dimesso ufficialmente per ragioni di salute.

Vanno con la memoria anche a Luciani, a quel Giovanni Paolo I morto sotto il peso forse insostenibile del Papato. E procedono, informalmente, a screening psicologici che escludano candidati ritenuti oggi spendibili, ma un domani forse troppo fragili. «Votano il Papa perché faccia il Papa, e non perché un giorno molli tutto», spiega l'interlocutore. E si chiedono allora se l'emotività del canadese Marc Ouel-let, candidato perfetto secondo alcuni, non possa piuttosto costituire un criterio di giudizio. Se le accuse di non essere un decisionista al brasiliano Odilo Pedro Scherer non ne pregiudichino l'ascesa. E se la giovane età del filippino Luis Antonio Tagle non aiuti invece a pensarlo per un prossimo turno, quando mai sarà.

LARCIVESCOVO FILIPPINO LUIS ANTONIO TAGLE jpeg

Tranne Scola e Ravasi, italiani fuori dai giochi, dunque. Ma la disgrazia in cui sono caduti i candidati della Penisola rischia di andare ben oltre l'elezione del Papa, e giocare un brutto scherzo anche alla costruzione della nuova Segreteria di Stato. Che tanti stranieri vedono oggi priva di un leader tricolore.

L'irritazione dei porporati esteri è infatti tale da concentrarsi su un'ipotesi nuova: quella di un ticket tutto straniero, Papa e Segretario di Stato. Sarebbe un inedito (tranne il periodo in cui il francese Jean Marie Villot fu il braccio destro del polacco Karol Wojtyla per pochi mesi prima di morire). Ma dopo la rinuncia di Joseph Ratzinger al pontificato ora tutto è possibile.

Non solo. Ma per sostenere, almeno all'inizio, il nuovo Papa, un'ipotesi allo studio è di costituire un Consiglio della corona. Un cerchio ristretto di fedelissimi, quelli che lo eleggeranno, pronti a non lasciarlo solo e ad aiutarlo nella riforma di una Curia ritenuta ingovernabile. Un'opera di pulizia, dalla quale gli italiani verrebbero esclusi.

 

SENTENZA DEL TRIBUNALE DI REGGIO EMILIA: IL MATRIMONIO E’ VALIDO ANCHE SE LUI E’ DIVENTATO LEI…

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Da Ansa.it

Non si puo' escludere il legame affettivo tra i coniugi e quindi il proseguimento del matrimonio solo perche' il marito ha cambiato sesso, restando pero' maschio all'anagrafe: lo ha stabilito, con un'ordinanza del 9 febbraio, il Tribunale di Reggio Emilia. Il Tribunale ha infatti accolto il ricorso di un cittadino brasiliano transessuale, che e' diventato donna ma risulta ancora anagraficamente registrato come maschio. Il brasiliano e' sposato con una cittadina italiana da circa sei anni ed era ricorso contro il diniego del permesso di soggiorno per motivi familiari.

DONNA DIVENTATA UOMO jpeg

La vicenda e' stata resa nota dal Resto del Carlino. Dopo le nozze l'uomo si e' sottoposto a una rettificazione del sesso e ha assunto comportamenti e aspetto di donna. La questura quindi gli ha negato il rinnovo del permesso di soggiorno per ricongiungimento familiare: secondo la polizia, il brasiliano avrebbe contratto un matrimonio fittizio e il cambio di sesso ne sarebbe la dimostrazione.

Il transessuale, che e' stato quindi espulso, il 23 novembre 2012 si e' opposto in tribunale dove il giudice civile Annamaria Casadonte ha accolto il suo ricorso riconoscendo il diritto al permesso di soggiorno. Nella sentenza il giudice ricorda che la Corte Costituzionale tedesca, nel 2008, defini' illegittima una norma che imponeva lo scioglimento del matrimonio prima del cambio di sesso e sottolinea ''la non infrequente ipotesi di soggetti che pur identificandosi nel genere opposto mantengano orientamento sessuale nei confronti dello stesso genere opposto; e', cioe', appurato che (...) possano avere in alcuni casi orientamento sessuale diretto nei confronti delle persone appartenenti non al genere da cui provengono ma al genere col quale si identificano''. Il giudice e' perentorio anche sulla validita' del matrimonio: ''E' pacifico che il ricorrente sia legalmente coniugato con la cittadina italiana, non sussistendo dubbi in ordine alla celebrazione del loro matrimonio''.

DONNA DIVENTATA UOMO E INCINTA jpeg

''Nel nostro ordinamento e' certamente consentita la permanenza del matrimonio pregresso anche dopo l'avvenuta rettificazione del sesso con intervento chirurgico. Soltanto la rettificazione anagrafica di attribuzione di sesso, disposta con sentenza passata in giudicato, puo' essere causa di divorzio''. Il giudice inoltre fa notare che i testimoni hanno confermato ''la convivenza fra i coniugi'', e un ''rapporto affettivo evidente ed intenso''. In letteratura", scrive ancora il giudice Casadonte, "é riscontrata la non infrequente ipotesi di soggetti che pur identificandosi nel genere opposto mantengano orientamento sessuale nei confronti dello stesso genere opposto. (...)

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Ne consegue che se la relazione affettiva é condivisa dal coniuge, non si può affermare la carenza di convivenza more uxorio". In altri passaggi della lunga sentenza, il giudice rammenta decisioni della Corte europea dei diritti umani, della Corte costituzionale tedesca e austriaca e altri casi in Svezia dove di fatto si considera "incostituzionale" lo scioglimento del matrimonio che viola "il diritto a proseguire nel matrimonio nonostante il mutamento del sesso".

In sostanza, nonostante il cambio di sesso, se i coniugi si amano e la moglie non ha intenzione di separarsi - e il transessuale non ha cambiato il sesso sulla carta di identità -, non si può separare la famiglia. Fra l'altro, il giudice ricorda che la questura non può entrare troppo, facendo indagini, su presunti matrimoni fittizi nella privacy e negli affetti di una famiglia. "Ogni ulteriore indagine sui sentimenti dei coniugi, sulla loro relazione, sul loro menage quotidiano, appare poco compatibile con la tutela che la Carta costituzionale all'articolo 29 assicura ai coniugi nel matrimonio".

 

CHI CENSURA LA SATIRA - L’ACCOUNT FLICKR DI EDOARDO BARALDI, GENIALE AUTORE DI IMMAGINI SATIRICHE, È STATO “LIMITATO”

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L'account Flickr di Edoardo Baraldi: http://www.flickr.com/photos/edoardobaraldi/

IMMAGINE EROTICA NON CENSURATA SU FLICKR

DAGONOTA: L'account di Edoardo Baraldi, geniale autore di opere satiriche, è stato censurato da Flickr, il sito di condivisione di immagini di proprietà di Yahoo!. Quello che fino a pochi giorni fa era un album con più di quattromila opere originali visibili a tutti, ha subito una restrizione all'accesso, ed è ora considerato un profilo "LIMITATO". Per accedervi, bisogna iscriversi a Yahoo, creando un nuovo indirizzo di posta elettronica e fornendo i propri dati personali, in modo da dimostrare di essere maggiorenni.

IMMAGINE DI EDOARDO BARALDI LIMITATA DA FLICKR

Inutile dire che si tratta di una enorme limitazione, soprattutto alla condivisione libera delle immagini di Baraldi, senza alcuna giustificazione.


COMMENTO DI BLOW-UP, UTENTE FLICKR IN DIFESA DI EDOARDO BARALDI
http://www.flickr.com/photos/89425596@N05/

EDOARDO BARALDI

Edoardo Baraldi è, come sicuramente saprete, uno dei maestri italiani di satira, equiparato a Forattini, Altan e Vauro.
La sua produzione è di quasi quattromila opere e i suoi visitatori superano il milione.
Orbene, alcuni giorni addietro Flickr, ha classato tutta la raccolta di immagini come LIMITATE sulla base di una pretestuosa segnalazione.

EDOARDO BARALDI MONTI E BERLUSCONI CANE GATTO TIGRE

Rileggendo le indicazioni del sito si rileva che:
1) evitare le immagini che non fareste vedere a vostra mamma o ai vostri figli;
2) sono da classare come LIMITATE le immagini di nudo frontale;
3) sono da classare come MODERATE le foto di seni e sederi nudi
4) nulla si dice di satira o di politica.

Su quasi quattromila immagini si possono rilevare alcune manipolazioni di nudo tratte principalmente da opere d'arte e nessuno ha mai avuto nulla da ridire, anzi flickr ospita circa 8000 gruppi che postano foto di nudo visibile a tutti, con contenuti talvolta discutibili. Si desume quindi che la censura fatta sulle quattro mila immagini di baraldi non sia per i nudi ma derivi da qualche pressione politica.

BERTONE E IL CORVO BY EDOARDO BARALDI

A questo punto ditelo chiaramente e fate una figura meno meschina.
cordialmente


COMMENTO 2
hereticusmangiapreti

GLI INTOCCABILI BERSANI MONTI NAPOLITANO BERLUSCONI EDUARDO BARALDI

Guai ai censori dell'arte! Pensate alle foglie di fico fatte dipingere sulle nudità di magnifici capolavori rinascimentali o le martellate ai genitali di statue di squisita fattura, per ordine di Pio IX. Non si possono accettare questa ridicole imposizioni che trasformerebbero Flickr in una sorta di collegio per educande. Se pensano che i lettori di Edoardo siano dei seminaristi repressi, hanno sbagliato tutto. Edoardo trasferirà tutto il suo patrimonio grafico in altra sede e a yahoo, lasceremo le foto delle vallate alpine e dei gattini siamesi.

Berlusconi Babbo Natale Bambola Baraldi via Nonlegggerlo

COMMENTO 3
DA MATTI o da BIGOTTI !! FLICKR HA AVUTO LA FACCIA COME IL CULO (cioè la stessa di Bersani, Ratzinger, Berlusconi e pappataci analoghi) DI BLOCCARE le PUBBLICAZIONI a EDOARDO BARALDI !!

Propongo un "mail bombing" verso questi infami censori...
scrivete a:
case2493061@support.flickr.com
Contro la censura

Berlusconi Gelmini Carfagna Baraldi via Nonleggerlo

COMMENTO 4
Gentili Signori,
con riferimento alle limitazioni da voi poste su tutte le circa 4.000 immagini della galleria di Edoardo Baraldi http://www.flickr.com/photos/edoardobaraldi/
vi sarei grata se mi chiariste alcuni punti. Il regolamento in merito è alquanto lacunoso prevedendo e consigliando solo questi vincoli:

1) Immagini che non fareste vedere alla mamma o ai figli. Di chi? Ai miei figli farei vedere tutte le immagini...Quale è il parametro da applicare?
2) Nudi frontali da classificare come LIMITATI e posteriori e seni come MODERATI. Chiarissimo, nulla da eccepire

Fini Berlusconi - Nonleggerlo Baraldi

Altre regole non scritte? Se si procede secondo queste indicazioni la questione è risolta?
Il dubbio deriva dal fatto che non credo che un visitatore si sia lamentato per un sedere nudo (sarebbe la prima volta su più di un milione di visite) ma che voi abbiate avuto qualche pressione politica vista la natura satirica dei lavori di Baraldi. In tal caso, nulla prevedendo il regolamento, ci si è appellati alla "segnalazione" di un visitatore con la pelle sensibile.
In attesa di una vostra,
cordialmente

Raiperunanotte Nonleggerlo Baraldi

Lisabetta Mugnai

 

 

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