1 - VICEPREFETTO INDAGATO SI SPARA IN BOCCA
Francesco Bonazzi per "Il Secolo XIX"
Il viceprefetto l'hanno trovato in caserma in una pozza di sangue nel bagno delle donne, verso le 4 e mezzo di pomeriggio. Ovvero almeno un paio d'ore dopo che s'era sparato in bocca con la sua Glock d'ordinanza. Adesso, come in un film già visto per i suicidi di Adamo Bove (inchiesta Telecom) e dell'assessore Giorgio Nugnes (discariche e camorra), è tutta una gara a dire, sotto garanzia di anonimato, che Salvatore Saporito era depresso per il coinvolgimento nell'inchiesta sugli appalti per la sicurezza di Napoli.
Come se un semplice avviso di garanzia, nell'Italia e nelle forze di polizia di oggi, fosse chissà quale insostenibile onta.
Certo, a volte dipende da quanto si è onesti. E di Saporito, cinquantenne dirigente del settore acquisti della Polizia di Stato, non c'è un collega che non dicesse, ben prima che si sparasse, che era una persona specchiata. Insomma, un prefetto al di sopra di ogni sospetto. Certo, tecnicamente non la pensavano forse così i quattro pm della Dda campana, coordinati dal procuratore aggiunto Rosario Cantelmo, che nel maggio scorso lo avevano interrogato come testimone nell'inchiesta sull'appalto da 39 milioni per la sicurezza di Napoli, varato nel 2007 dal governo Prodi con Giuliano Amato come ministro degli Interni.
Quel pomeriggio, le risposte di Saporito non li avevano convinti appieno e al termine dell'interrogatorio gli avevano notificato un avviso di garanzia per concorso in turbativa d'asta. Nella stessa inchiesta, che sfiora anche il gruppo Finmeccanica (il quale nega qualsiasi coinvolgimento), sono indagati anche l'allora questore Annamaria Iurato, promossa prefetto dell'Aquila; l'ex questore di Napoli Oscar Fiorolli e il vicecapo della Polizia Nicola Izzo, diventato nel frattempo il vicario di Antonio Manganelli.
Nugnes, l'assessore suicida di NapoliA metà pomeriggio, ieri, le agenzie accreditavano già la tesi della depressione per Saporito. E invece, chi gli ha parlato nelle ultime settimane, giura che proprio non era così. Al massimo, era «un po' preoccupato per aver messo qualche firma al posto di altri, o senza aver letto bene tutto quanto».
Ma nelle ultime 48 ore, dopo una riunione tesissima andata in scena la sera di martedì ai piani alti del Viminale, l'uomo delle convenzioni con le aziende telefoniche aveva cambiato bruscamente umore. Pare che volessero togliergli delle deleghe e c'era rimasto malissimo.
Così mercoledì pomeriggio, quando non si è presentato a una riunione prevista per le 15 e 30, un prefetto lo ha fatto cercare per tutto il complesso di Castro Pretorio, con licenza di sfondare qualsiasi porta. Sapevano che aveva passato il badge alle 13 e 30. Sapevano che era sempre puntuale. In mattinata, chi l'aveva visto l'aveva trovato stravolto. Ma i colleghi sono arrivati tardi e nessuno ha sentito il colpo di pistola con cui si è tolto di scena, lasciando una moglie e una figlia ventenne.
Antonio ManganelliSaporito lo hanno trovato alle quattro e mezza, chiuso in un bagno per le poliziotte, nell'ala del primo piano appena ristrutturata e non ancora utilizzata. Secondo il poco che filtra, si sarebbe sparato intorno alle due, due e un quarto.
Che cosa hanno in comune i suicidi di Saporito e dell'assessore Nugnes, avvenuto nel 2008? Poco, se non che entrambi erano indagati dalla procura di Napoli per stralci diversi di una stessa maxi-inchiesta: quella sugli appalti della Global Service del costruttore Alfredo Romeo.
Il collegamento con Bove, invece, è una suggestione che gira tra gli amici di Saporito. L'ex dirigente Telecom si lanciò da un viadotto della tangenziale di Napoli nel 2006. Era un ex super-poliziotto della Dia campana, ma temeva di diventare il capro espiatorio dello scandalo delle security Telecom, gestita da Giuliano Tavaroli.
Alfredo RomeoChissà se anche Saporito ha improvvisamente temuto di diventare un cireneo. Il cireneo del filone d'inchiesta che tocca il Viminale. Certo è che negli ultimi sei mesi l'indagine era andata avanti a fari spenti. Ma ora che un vice prefetto si è sparato un colpo in bocca, si apprende che sarebbe quasi terminata.
Non solo: avendo come indagati tutti incensurati, e con la prescrizione breve in arrivo, anche eventuali processi avranno probabilmente vita dura, perché i fatti sui quali indaga la procura risalgono al biennio 2007- 2008. Chissà se Saporito, prima di premere il grilletto, aveva letto i giornali.
2 - L'INCHIESTA:
L'inchiesta nella quale era indagato il viceprefetto Salvatore Saporito, insieme ad alcuni suoi superiori tra i quali il vicecapo vicario della Polizia, Nicola Izzo, è quella per l'appalto da 37milioni della videosorveglianza del comune di Napoli.
L'indagine è scattata nel 2010 e vede coinvolte anche varie aziende di elettronica per la difesa, tra le quali il colosso pubblico Finmeccanica e la Vitrociset. I pm campani, coordinati dal procuratore aggiunto Rosario Cantelmo, ipotizzano che gli appalti siano stati aggiudicati illecitamente.
Nell'estate del 2006, l'ex superpoliziotto Adamo Bove vola da un viadotto della Tangenziale di Napoli. Era il responsabile dei rapporti con l'Autorità giudiziaria della Timedera indagato nell'inchiesta Tavaroli-Sismi. Ad alcuni colleghi aveva riferito di sentirsi "scaricato" dai superiori ed era convinto che avrebbe finito per pagare per tutti.