Quantcast
Channel: Articoli
Viewing all articles
Browse latest Browse all 340557

CACCIA TOSTA E FACCIA TOSTISSIMA PER IL TESORO PARMALAT (UN MILIARDO E 400) - PER AVVELENARE LO STRANIERO LACTALIS, TREMONTI RICICCIA LA CASSA DEPOSITI E PRESTITI - UNA RIEDIZIONE PASTORIZZATA DELL’IRI PER APRIRE LA STRADA A UNA CORDATA DE’ NOANTRI AFFAMATA DI SOLDI - AMORALE DELLA FAVA: INTESA BY PASSERA SI SARÀ LIBERATA DEI DEBITI DI GRANAROLO, LO STATO CHE UNA VOLTA VENIVA SBERTUCCIATO PER FARE PERFINO I PANETTONI (MOTTA) ORA SI OCCUPERÀ DI YOGURT, PARMALAT NON AVRÀ PIÙ SOLDI PER FARE INVESTIMENTI (LA CASSA SE LA PRENDERANNO I SOCI SCALATORI) E I FRANCESI SE NE ANDRANNO PIÙ RICCHI DI QUANDO SONO ARRIVATI…

$
0
0

Stefano Feltri per "il Fatto quotidiano"

Ora si fa sul serio nella battaglia per il controllo e la cosiddetta "italianità" di Parmalat. Il Consiglio dei ministri ha dato ieri il via libera al Tesoro per entrare direttamente nel capitale dell'azienda per contrastare i francesi di Lactalis che detengono il 28,97 per cento delle azioni, un filo sotto la soglia che fa scattare l'obbligo di offerta pubblica di acquisto.

tremonti

Il governo ha autorizzato ieri Giulio Tremonti a "predisporre e attivare strumenti di finanziamento e capitalizzazione, analoghi a quelli in essere in altri Paesi europei, strumenti mirati ad assumere partecipazioni in società di interesse nazionale rilevante in termini di strategicità del settore, di livelli occupazionali, etc". Poi, per non lasciare dubbi, il comunicato finale del Consiglio dei ministri precisa che "Parmalat è inclusa nella casistica di cui sopra". Nessun riferimento a Edison, l'altro terreno di scontro con i francesi.

Oggi Il Consiglio di amministrazione dell'azienda alimentare deciderà se approfittare del primo provvedimento protezionistico approvato pochi giorni fa, cioè la facoltà di rinviare a fine giugno l'assemblea degli azionisti in cui Lactalis potrà far pesare il suo 29 per cento silurando l'amministratore delegato Enrico Bondi e imponendo i suoi manager. Per evitarlo da domani il Tesoro sfrutterà le indicazioni del governo per combattere i francesi nel solo modo che è vagamente compatibile con la normativa europea: con i soldi, in Borsa.

Enrico Bondi

L'idea è quella di usare come strumento principale la Cassa depositi e prestiti, che è la cosa più simile a un fondo sovrano di cui dispone il governo. Lo Stato ne detiene il 70 per cento, le Fondazioni bancarie il resto. Da quando nel 2008 la Cdp ha ampliato il suo spettro di azione, dal Tesoro le sono state trasferite le partecipazioni dello Stato in Eni (26,4) e Terna (29,9). Ma si tratta di aziende decisamente più strategiche di Parmalat che in Italia, peraltro, ha solo una piccola frazione del suo business (il 22 per cento).

Corrado Passera

Comunque, ormai il governo ne ha fatto una questione di principio, più che di politica industriale. Ma risulta comunque poco probabile che Tremonti usi la Cassa depositi e prestiti in una guerra finanziaria, lanciando un'opa su Parmalat che potrebbe costare diversi miliardi di euro alla Cdp e quindi, indirettamente, allo Stato. Oggi Parmalat capitalizza circa 4 miliardi di euro, e un'opa a prezzi superiori a quelli di mercato rischia di essere parecchio costoso. Tanto più che a quel punto si rischierebbe di avere come risultato una Parmalat di fatto nazionalizzata con i francesi di Lactalis che potrebbero vendere le loro quote ricavando ricche plusvalenze.

E quindi rinuncerebbero all'espansione italiana ma se ne andrebbero comunque soddisfatti. Dai messaggi che sta mandando in queste ore, Lactalis non sembra interessata a uno scontro frontale con la politica, anche se ha segnalato le barricate italiane alla Commissione europea. Ieri il gruppo francese ha detto di essere disposto a "dialogare con altri azionisti interessati allo sviluppo industriale di Parmalat, nell'interesse dell'azienda e dei suoi collaboratori".

FRANCO BASSANINI NELLE BRACCIA DI MORFEO

E ha precisato che il suo ingresso nell'azionariato non equivale a un cambio di controllo (altrimenti ci sarebbero problemi di Antitrust europeo) e neppure a un cambio di nazionalità dell'azienda. Tradotto: gli allevatori italiani non devono preoccuparsi troppo anche se vendono il latte a prezzi molto più alti dei concorrenti francesi.

Oggi sul tavolo del Consiglio di amministrazione di Parmalat arriverà una lettera spedita dalla costituenda cordata italiana che è l'appiglio burocratico necessari per motivare il rinvio dell'assemblea dei soci. Così da dare la possibilità a questa cordata trovare un assetto. Al momento sembra che Ferrero non sia molto incline a cimentarsi nella conquista di Parmalat, che avrebbe un senso industriale ma è fuori dalle logiche di prudenza del gruppo piemontese (che non l'ha voluta comprare anche un paio di anni fa, quando costava la metà).

Lactalis Michel Besnier

Sarà quindi soprattutto un'operazione finanziaria simile a quella Alitalia, imperniata sempre su Intesa Sanpaolo che in questa vicenda ha un'interesse diretto. Visto che servirà un partner industriale e Ferrero è fuori causa, resta la Granarolo, di cui la banca di Corrado Passera è creditrice e detiene il 20 per cento di azioni. Ma non disdegna l'ipotesi di venderle il prima possibile visto che, dopo una pesante ristrutturazione, le prospettive del polo alimentare bolognese non sono comunque rosee.

Michele Ferrero

Intesa è anche azionista con il 2,4 di Parmalat e con l'aiuto della Cassa depositi e prestiti può guidare l'operazione, magari perfino con un'opa per cacciare i francesi. Visto che tanto Parmalat ha in cassa 1,4 miliardi di euro che potranno poi essere usati per recuperare parte dei costi della scalata.

Risultato: Intesa si sarà liberata di Granarolo, lo Stato che una volta veniva sbertucciato per fare perfino i panettoni (Motta) ora si occuperà di yoghurt, Parmalat non avrà più soldi per fare investimenti (la cassa se la prenderanno i soci scalatori) e i francesi se ne andranno più ricchi di quando sono arrivati.

 


Viewing all articles
Browse latest Browse all 340557

Trending Articles