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1- OGNI CAMBIO DI REGIME METTE SU LA SUA PIAZZALE LORETO: DOPO BERLUSCONI, LETTA, GERONZI, ORA LA GOGNA TOCCA A \"FURBIZIO\" PALENZONA, òMO DE PANZA DEL POTERE 2- ULTIMI MAL DE PANZA: IL SUO ASSISTENTE NELLA SOCIETÀ AEROPORTI DI ROMA (ADR), ROBERTO MERCURI, È AGLI ARRESTI DOMICILIARI DA DUE SETTIMANE. IL SUO (EX) BRACCIO SINISTRO NELLA GLOBAL WOOD HOLDING, BONALDI, È IN UNA CELLA DEL CARCERE DI KIEV 3- PALENZONA È NELL’OCCHIO DEL CICLONE CHE STA INVESTENDO I POTERI MARCI ITALIANI. COME VICEPRESIDENTE DI UNICREDIT, CON IL SUO 8,6%, È IL PRIMO AZIONISTA DI MEDIOBANCA, CHE A SUA VOLTA, CON IL 14% È L’AZIONISTA DI RIFERIMENTO DELLE GENERALI 4- ECCO SPIEGATO, L’ESTEMPORANEO AFFONDO DI PALENZONA (“SENZA DI ME NON SI DECIDE NIENTE”), LANCIATO NON A CASO SUL CORRIERE DELLA SERA, UN ALTRO CENTRO DI POTERE DOVE MEDIOBANCA E GENERALI (LEGGI GERONZI) GIOCANO UN RUOLO DECISIVO

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1- LA RAGNATELA DEL NUOVO GERONZI: PARTE DA UNICREDIT LA SVOLTA NEL POTERE
Vittorio Malagutti per "il Fatto quotidiano"

Fabrizio Palenzona

Il suo personale manifesto politico è stato appena pubblicato, sotto forma d'intervista, dal Corriere della Sera. Centinaia di parole, un'intera paginata di piombo per incorniciare la frase che segna il cambio di stagione. "Unicredit aveva dato l'impressione di volersi estraniare, questo non accadrà più". Parola di Fabrizio Palenzona da Novi Ligure, 57 anni, l'uomo che vuole farsi re della finanza italiana.

Programma ambizioso, ma lui ci lavora da anni e mai come adesso è stato vicino a centrare l'obiettivo. Alle Generali c'è il presidente Cesare Geronzi sotto attacco. Cose mai viste: sei amministratori chiedono di convocare in tempi brevi una riunione del consiglio per regolare le questioni in sospeso prima dell'assemblea di fine mese.

I motivi dello scontro, o forse potremmo chiamarli pretesti, contano fino a un certo punto . Alla fine può anche apparire secondario capire se davvero l'alleanza con l'imprenditore boemo Petr Kellner, che risale addirittura al 2007, sia stata spiegata nei bilanci di Generali con la necessaria trasparenza, oppure no. Il fatto è che per la prima volta da molti, moltissimi anni, la finanza italiana, quella che conta davvero, lava i panni sporchi in pubblico.

is14 geronzi letta

Diventa evidente il conflitto fin qui sotterraneo tra Geronzi e l'amministratore delegato della compagnia di Trieste, Giovanni Perissinotto sostenuto da soci di peso come De Agostini e i veneti di Ferak con l'appoggio della torinese Fondazione Crt, dove Palenzona, anche senza cariche formali, è il vero uomo forte.

E' partita proprio da qui, dalla Fondazione Crt, la scalata al potere dell'ex politico democristiano nonchè ex sindaco di Tortona che nel 1999 diventa vicepresidente della neonata aggregazione bancaria con il marchio di Unicredit guidato dall'allora rampantissimo Alessandro Profumo. E adesso il corpulento banchiere, un metro e novanta d'altezza per una stazza vicina ai 150 chili, vede il traguardo a portata di mano.

Letta e Berlusconi

Unicredit con il suo 8,6 per cento è il primo azionista di Mediobanca, che a sua volta, con il 14 per cento è l'azionista di riferimento delle Generali. E questa non è una novità. La notizia, quella vera, è che la banca Unicredit adesso vuol far valere il suo peso. Lo dice Palenzona stesso che negli ultimi dieci anni si è lasciato alle spalle con straordinaria abilità disavventure e nemici assortiti. Profumo se lo è cucinato a fuoco lento fin dall'autunno del 2008, quando nel mezzo della tempesta finanziaria Unicredit fu costretto a chiedere in gran fretta nuove risorse ai suoi soci forti a cominciare dalla Fondazione Crt.
L'inchiesta giudiziaria (l'accusa è ricettazione) sui suoi rapporti con il furbetto Gianpiero Fiorani, caso unico tra tutti gli indagati della scalata Antonveneta, sono stati stralciati e assegnati al tribunale di Alessandria per competenza territoriale. E perfino Giulio Tremonti, che con Palenzona ha avuto rapporti difficili (si va dallo scontro aperto alla reciproca sopportazione), potrebbe alla fine essere costretto a prendere atto dei nuovi equilibri.

Anche perchè i migliori alleati di Geronzi nella sua personale ascesa da Capitalia a Mediobanca e di qui alle Generali, sono stati proprio gli azionisti francesi capeggiati da Vincent Bolloré, salito l'anno scorso alla vice-presidenza del gruppo assicurativo triestino. Solo che adesso il governo italiano ha lanciato una crociata contro Parigi.

Giovanni Perissinotto

Un guaio per Geronzi, costretto a prendere le distanze dai suoi amici. E anche per Tremonti che non può permettersi di appoggiare i francesi nell'alta finanza nazionale quando li attacca platealmente sulle questioni dell'energia (caso Edison) e del latte (Parmalat).

Da ultimo, a dare maggior peso alle ambizioni di Palenzona, è arrivato anche il salvataggio di Ligresti e famiglia. La rete di protezione stesa da Unicredit è servita a proteggere gli ingenti crediti vantati dalla banca e a salvaguardare una pedina essenziale negli equilibri dell'alta finanza.

Ecco spiegato, allora, l'estemporaneo affondo di Palenzona, lanciato non a caso dalle colonne del Corriere della Sera, un altro centro di potere dove Mediobanca e Generali (leggi Geronzi) giocano un ruolo decisivo. "Senza di me non si decide niente", dice in sostanza il banchiere. La differenza, rispetto al passato, è che all'orizzonte non si intravvede nessuno in grado di contrastarlo.

2- TUTTI GLI UOMINI (INGUAIATI) DEL VICEPRESIDENTE - ANCHE PALENZONA NEL MIRINO DEI PM DI CROTONE
Antonio Massari per "
il Fatto quotidiano"

lorenzo pelliccioli 001 lap

Il suo assistente nella società Aeroporti di Roma (Adr), Roberto Mercuri, è agli arresti domiciliari da due settimane. Il suo (ex) braccio sinistro nella Global Wood Holding, Aldo Bonaldi, è in una cella del carcere di Kiev. È un momento delicato, per Fabrizio Palenzona, vicepresidente di Unicredit e presidente di Adr, da quando il pm di Crotone Pierpaolo Bruni sta indagando sulla centrale turbogas di Scandale.

Un'indagine che ha già portato a cinque arresti e vede tra gli indagati, per concorso in truffa, l'ex sottosegretario alle Attività produttive Giuseppe Galati (Udc). Adesso nell'orbita delle indagini, sebbene non sia indagato, c'è proprio Palenzona: la procura sta accertando la natura dei suoi rapporti con Bonaldi e Mercuri. Il nesso è proprio la Global Wood Holding, della quale Palenzona è stato presidente per un anno, dal 2008 al 2009: uno dei conti esteri di Bonaldi, infatti, porta a quella società.

ALESSANDRO PROFUMO

I pm vogliono capire come mai i signori "quasi sconosciuti", arrestati per bancarotta nell'inchiesta "Energopoli", siano così vicini a un uomo chiave del potere finanziario. Bonaldi tra il 1999 e il 2001 non presentò neanche la dichiarazione dei redditi. Di lì a poco però - ed è proprio il cuore dell'inchiesta - riuscì a vendere al colosso spagnolo Endesa l'autorizzazione per costruire una centrale "cogenerativa" a Scandale, provincia di Crotone, al prezzo di 40 milioni di euro.

Dal 2001 lo "sconosciuto" Bonaldi punta sulla Calabria: quando s'inizia a discutere di un "contratto di programma". Finanziato con soldi pubblici, il progetto dovrebbe sviluppare il settore industriale di un'area depressa, quella di Crotone. La cronologia, in questa storia, è fondamentale. Ma dobbiamo guardarla da due angolazioni diverse. Quella di Bonaldi, prima. Quella di Mercuri, poi.

Il 27 febbraio 2002 Bonaldi costituisce la Eurosviluppo Industriale. Pochi giorni dopo - siamo al 28 marzo - il Cipe approva il contratto di programma nel quale Bonaldi riuscirà, più tardi, a infilarsi. Il Cipe approva il progetto con una rapidità impressionante. E in quel periodo è sotto la guida di Giuseppe Galati, sottosegretario all'Economia dell'Udc, uomo vicinissimo a Roberto Mercuri. La E.I. di Bonaldi inizia ad acquistare quote del consorzio e, in meno di un anno, riesce a controllarlo: nel dicembre 2003 il progetto finanziato dal ministero è nelle sue mani.

E la sua E.I., quasi per incanto, inizia a popolarsi di pezzi da novanta: il 18 luglio 2003 nel cda entra Franco Bonferroni, politico di lungo corso. Nato a Reggio Emilia nel 1938, Bonferroni siede tuttora nel cda di Finmeccanica. In Tangentopoli fu condannato in primo grado e poi assolto, comparve nell'elenco dei massoni iscritti alla Loggia P2, anche se ha sempre negato nega qualsiasi affiliazione.

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Due settimane dopo il suo ingresso, il primo agosto, alla "E.I." arriva la prima tranche di soldi pubblici. Secondo l'accusa, però, non servono a finanziare il progetto, ma ad acquisire crediti presso le banche: il vero obiettivo è ottenere l'autorizzazione per costruire la centrale turbogas cogenerativa, far salire il valore di "E.I.", e rivenderla a prezzi milionari.

Finora abbiamo guardato la storia dal lato di Bonaldi, ex socio di Palenzona nella Global Wood Holding, ma ora bisogna invertire la prospettiva e guardare, tutta questa vicenda, da un altro lato: quello di Roberto Mercuri, assistente di Palenzona nella Aeroporti Roma. Ricordando un dettaglio fondamentale: Bonferroni è presente anche in questo caso, come consigliere della "Pianimpianti", società che Mercuri inizia a scalare nel 2004: gli anni più attivi, per il contratto di programma approvato, a tempo di record, dal ministero dove siede, come sottosegretario, Galati.

VINCENT BOLLORE

Il ministero, nel maggio 2004, autorizza la Eurosviluppo Industriale a realizzare la centrale di Scandale. Ma a una condizione: deve funzionare in assetto "cogenerativo", assimilabile alla produzione di energia rinnovabile. Il semplice "pezzo di carta" sviluppa un affare da 40 milioni. Senza l'esborso di un centesimo privato. Gli unici euro in circolazione: la prima tranche di soldi pubblici arrivati, alla "E.I." di Bonaldi, il primo agosto 2003. Ma nel febbraio 2004, ben prima che arrivi l'autorizzazione dal ministero, un intimo amico di Galati si presenta in una banca, la Bibop Carire: è Roberto Mercuri.

Nella riservata istruttoria della banca, che il Fatto Quotidiano ha avuto modo di visionare, si legge che Mercuri il 12 febbraio chiede un fido per acquistare il 36 per cento di una società, la "Fin. ind. Int", con sede in Lussemburgo, per poterla controllare al 100 per cento. L'istruttoria spiega che, a sua volta, la Fin.ind.int "detiene il 66 per cento della Eurosviluppo industriale". Parliamo della società di Bonaldi: l'affare inizia a passare nelle mani di Mercuri. Ma c'è di più.

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Il 12 febbraio, dell'autorizzazione, non c'è neanche l'ombra. Eppure nell'istruttoria della banca, datata 16 maggio, si legge cosa avrebbe riferito, Mercuri, a partire da quel 12 febbraio: "C'è una trattativa estremamente riservata per la cessione del citato impianto alla Asm Brescia spa e alla Endesa Spa". Prima ancora che l'impianto venisse autorizzato, quindi, Mercuri sa già a chi sarà venduto. L'informazione è utile per ottenere il fido da 3,7 milioni. Che viene deliberato. Mercuri poi acquista, per pochi soldi, le quote di Eurosviluppo elettrica: il suo valore salirà pochi giorni dopo.

Quando arriverà l'autorizzazione per la centrale, la Eurosviluppo sarà venduta per circa 40 milioni di euro. La Bibop Carire, che offre il fido a Mercuri, oggi, è nell'orbita di Unicredit, quindi di Palenzona. Ma all'epoca era di Capitalia, che "teneva in pancia" anche la Cassa di risparmio di Reggio Emilia, terra di Bonferroni. Lo stesso Bonferroni che un testimone, parlando del suo ruolo in Pianimpianti e dei suoi rapporti con Mercuri, definisce in questo modo: "Ritengo che il Mercuri ottenesse capacità finanziarie grazie all'intercessione di Bonferroni presso le banche...".

Bonferroni non è indagato nell'inchiesta in questione, lo stralcio di verbale serve solo a delineare lo scenario, che si colora con un'altra vicenda: un anno dopo, nel 2005, quando il figlio di Bonferroni si sposa a Beirut, al matrimonio partecipano anche Fabrizio Palenzona e il sottosegretario Galati, l'intimo amico di Mercuri. Lo stesso Mercuri che Palenzona, pochi giorni fa, dopo l'arresto, in un'intervista al Corriere della Sera, ha definito un "galantuomo", sottolineando che nel 2004 non lo conosceva. Conosceva però Galati e Bonferroni.

FRANCO Bonferroni

Nel 2004, comunque, la Eurosviluppo è passata, da circa un anno, nelle mani di Mercuri. A settembre Bonferroni esce dal cda. E Mercuri rivende le proprie quote. Resta lo "sconosciuto" Bonaldi che la vende per circa 40 milioni a Endesa e Asm Brescia. Come Mercuri aveva anticipato in banca. Nel frattempo proprio Mercuri ha scalato una grossa società, la Pianimpianti, dove siedeva il consigliere Bonferroni, che per la vicenda della centrale in Calabria ha fatturato 5 milioni per operazioni inesistenti e oggi s'è trasformata in una piccola srl con sede in Tunisia.

Mercuri è diventato il braccio destro di Palenzona in Aeroporti Roma. Bonaldi è ai vertici di una holding che produce energie a biomasse, la Global Wood, dove Palenzona è stato presidente per un anno. E la Global Wood Holding ha tentato un grosso affare - poi sfumato - con la Alerion, dove ancora una volta sedeva, nel cda, Franco Bonferroni.

 


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