Paolo Madron per Lettera 43.it
petr kellnerSituazione sempre più incandescente in casa Generali. Dopo l'astensione sul bilancio 2010 di Vincent Bolloré, che è anche vice presidente della compagnia, è stato tutto un susseguirsi di dichiarazioni da parte del finanziere bretone e del suo amico Tarak Ben Ammar, il primo che con un'intervista aveva dato fuoco alle polveri della polemica.
perissinotto giovanniIL NODO KELLNER. Nel mirino c'è l'amministratore delegato Giovanni Perissinotto. Reo, secondo i francesi, di aver messo in piedi un accordo con il finanziere ceco Petr Kellner considerato fortemente svantaggioso per la compagnia assicurativa di Trieste.
Con l'aggravante, stando ai contestatori, che Kellner, socio di minoranza di Generali nella joint venture Ppf, ha un'opzione a vendere nel 2014 la propria quota.
IL PUT CONTESTATO. Se il finanziare ceko esercitasse questo diritto (put, nel gergo finanziario) la compagnia triestina sarebbe obbligata dall'accordo a comprare le azioni, con un esborso di circa 3 miliardi di euro.
L'irrituale posizione di Bolloré, che è rimasta isolata, ha creato forte imbarazzo tra gli altri soci della compagnia. Al punto che si preparano pesanti contromosse.
LA MOZIONE DI SFIDUCIA. Sono infatti in corso consultazioni per proporre al prossimo consiglio d'amministrazione (che sarà sicuramente anticipato rispetto alla riunione prevista in maggio) una mozione di sfiducia per Bolloré accompagnata dalla richiesta esplicita di lasciare la carica di vice presidente.
Qualcuno però vorrebbe tentare una via più morbida, convincendo il finanziere bretone a presentarsi dimissionario alla riunione, in modo da evitare la soluzione più traumatica.
L'ESPOSTO ALLA CONSOB. Contemporaneamente però, all'approccio light che si vorrebbe usare con il consigliere francese, viene affiancato il pugno di ferro.
Perissinotto ha infatti già pronto nel cassetto un esposto alla Consob, l'autorità di vigilanza sulla Borsa. Nel quale, in sostanza, si sostiene che le iniziative e le esternazioni di Bolloré e Ben Ammar rappresentano un grave danno per la società di Trieste.
LE PESANTI SANZIONI. Con quale possibile esito? Per Bolloré, che non ha mai affermato esplicitamente la falsità del bilancio di Generali, il Testo unico della finanza prevederebbe una sanzione pecuniaria.
Diverso il discorso per Ben Ammar, le cui esplicite dichiarazioni durante un'intervista televisiva a La Sette configurerebbero anche il rischio di incorrere nel penale.
2- LA LETTERA DELL'ISVAP AL BOARD GENERALI...
Giuliana Ferraino per "il Corriere della Sera" - Spunta una nuova lettera dell'Isvap alle Generali. L'Autorità di vigilanza delle Assicurazioni, dopo un weekend agitato da un turbillon di dichiarazioni da parte di molti membri del consiglio di amministrazione, all'inizio della settimana ha spedito una nuova missiva. La compagnia triestina ieri ha confermato di aver ricevuto la lettera, ma non ha voluto commentarne il contenuto, che sarà probabilmente discusso in una prossima riunione del board del Leone.
Di certo c'è un fatto: nella lettera l'Isvap ha invitato tutti gli esponenti della Compagnia, che hanno manifestato la propria opinione in questi ultimi giorni, a moderare i toni, perché - ha scritto l'Autorità guidata da Giancarlo Giannini- le diverse e contrastanti dichiarazioni da parte dei molti consiglieri non fanno bene agli interessi del gruppo. Da qui la moral suasion indirizzata all'intero consiglio. La partita aperta dal vicepresidente, Vincent Bolloré, appare però sempre più una guerra senza esclusione di colpi.
FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE FANCIULLASecondo quanto rivela oggi L'Espresso, l'imprenditore bretone avrebbe chiesto il 16 marzo di rettificare i verbali sulle recenti mosse in Russia. Già il 23 febbraio aveva criticato apertamente l'operazione, trovando sponda nel vice presidente Francesco Gaetano Caltagirone, mentre il numero uno Cesare Geronzi non sarebbe entrato nel merito. Ieri si è appreso inoltre che l'idea di un coinvolgimento diretto della compagnia in una garanzia a Kellner, che avrebbe anticipato così l'incasso della propria opzione sulla joint-venture con Trieste, è stata fermamente smentita nel corso del Cda del 16 marzo dal management Generali, con la richiesta di intervento del collegio sindacale.