Ernesto Menicucci per "il Corriere della Sera" - edizione Roma
fini fascio foto repIl liceo è di quelli che, una volta, veniva considerato «di destra». Tanto che, allo scientifico Augusto Righi di via Campania ha studiato anche Gianni Alemanno che spesso ha citato la scuola nei suoi ricordi («andavo al Righi, tutto sommato di destra, mentre Gasparri andava al Tasso, di sinistra» ). Anni ' 70, quando fare politica - spesso - significava scontrarsi nelle strade. Tra quei ragazzi c'era anche Gianfranco Fini, oggi presidente della Camera, che ieri è tornato al Righi per un incontro con gli studenti nell'ambito del progetto «Costituzione e Legalità» guidato dal professore (di Storia e Filosofia) Mario Canino.
E, in un passaggio, la terza carica dello stato ha ripercorso quegli anni: «Non venivo qui da qualche decennio, da quando distribuivamo i volantini fuori dalla scuola...» . Oggi, però, davanti al Righi ci sono altri ragazzi. Avranno l'età del giovane attivista Fini, si dichiarano di destra, ma l'accoglienza per l'ex alleato di Berlusconi è tutt'altro che amichevole: «Fini, Travaglio, Di Pietro, questo è il Righi non Annozero», si legge su uno striscione.
liceo righiLa firma è del «Movimento studentesco nazionale», gruppo giovanile di destra all'interno del quale è confluita una parte di «Azione studentesca» (il movimento scolastico del Pdl): «Quello di Fini- dicono i «contestatori» - è l'ennesimo dibattito organizzato ad hoc per trasformare il nostro liceo in una squallida tribuna politica di parte. Sarebbe più appropriato invitare dei costituzionalisti, piuttosto che ospiti così schierati».
I professori lo avevano avvisato: «Se ci sono contestazioni?». E il presidente: «Hanno il diritto di esprimere il loro dissenso». Sul muro della scuola anche una scritta: «Fascismo per sempre». Nell'aula magna al secondo piano, però, niente contestazioni ma applausi. E un ragazzo, alla fine, si è fatto autografare il libro «Il futuro della libertà», scritto da Fini. In un'ora di colloquio, diversi gli spunti.
Dagli elogi a Roberto Saviano («testimonial clamoroso della legalità» ) alle «pecore nere» della politica («magari nel nostro gregge ce ne sono troppe» ), dalle domande su Dell'Utri, Berlusconi e il generale Mori («bisogna dividere i comportamenti singoli dalla fiducia nelle istituzioni»), ai condannati in primo grado «che non dovrebbero essere candidati dai partiti». Poi il leader di Fli se ne va, senza più contestazioni.