1- "SILVIO FOREVER", IL BLOB DELUDE GLI ANTI BERLUSCONI
Mattia Feltri per "La Stampa"
Siccome commissionò a Pietro Cascella un monumento funebre che non fosse la cupa ridondanza dell'eterno riposo ma un inno alla vita, Silvio Berlusconi non cederà alla scaramanzia se qualcuno gli dirà che Silvio Forever - il film di Roberto Faenza e Filippo Macelloni e scritto da Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella - è un perfetto coccodrillo (e lui ha il raro privilegio di assistervi ante mortem).
Berlusconi ai tempi di MilanoLa classica galoppata di un uomo eccezionale - un uomo che fa etimologicamente eccezione - raccontata secondo i classici canoni dell'autobiografia non autorizzata, secondo la classica struttura giornalistica di cui Rizzo e Stella sono campioni. Un film che contiene il clamoroso e inatteso pregio di rimanere irrisolto, di essere un documentario e non una requisitoria, di essere un laico divertimento e non un'apologia.
La cosa ha gettato nella depressione un buon numero di giornalisti inquirenti che nella conferenza stampa successiva alla proiezione in anteprima nazionale (e in contemporanea a Roma e a Milano) hanno coperto registi e autori di domande che erano poi la variante di un unico quesito: perché non avete messo in piedi un girotondo della rettitudine contro il tiranno?
Berlusconi e le vittorie col MilanL'attesa, infatti, era come per un film di Michael Moore, di Alexander Stille o di Sabina Guzzanti, una pellicola che muovesse dall'incrollabile certezza e si proponesse di dimostrarla fotogramma dopo fotogramma. Silvio Forever , invece, e nonostante premesse come la buffa censura dalla Rai, è un film che nasce dalla scandalosa prospettiva di chi è senza una verità.
SILVIO-FOREVER---manifestoBerlusconi è il personaggio multifronte che in una carrellata di immagini indossa sempre un cappello diverso, è gaffeur, è charmant, è ambiguo, è simpatico, è bugiardo, è amato, è odiato. Ha una vita di trionfi e origini opache. Ha una considerazione di sé che nei momenti più autocritici è semidivina.
In uno straordinario passaggio, don Luigi Verzé ricorda lo scoramento del premier dopo che ha ricevuto una miniatura del Duomo in bocca, un uomo che sanguina e si rivolge al Cielo: «Padre! Perdonali perché non sanno quello che fanno». E nelle intenzioni di don Verzé darebbe lo spessore caritatevole dell'uomo, e nello spettatore introduce il sospetto del delirio.
Furio Colombo Gian Antonio Stella e Sergio RizzoLa partenza del film è dedicata a Berlusconi che racconta sé da bambino, e non c'è merito che si neghi: a dodici anni ha già inanellato una serie di successi, soprattutto etici, che uno rischia di mancare nell'esistenza intera. Non c'è minuto libero, dai sei anni in su, che egli non dedichi al lavoro e alla filantropia. Va a mungere le mucche e porta a casa il secchiello col latte. Fa l'intagliatore. Salva la vita alla sorellina scivolata in un mastello d'acqua. Si guadagna carne e burro.
Roberto FaenzaAlle medie dà ripetizioni a quelli delle elementari e se non ne rimediano un 6 meno restituisce il compenso. Mette i soldi sul comodino del padre. Non è immemore della beneficenza. Diventa anticomunista affiggendo nel 1948, neanche dodicenne, i manifesti della Dc e nonostante i giovani comunisti gli scrollassero la scala nell'illiberale tentativo di farlo cadere («lì diventai anticomunista»). Canta così bene Maurice Chevalier che Nunzio Filogamo vorrebbe portarlo in tv, mettendo così l'impronta a un destino.
Micheal MooreOvviamente è sempre il primo della classe, e siamo a un punto della carriera in cui ancora non si fa la barba. Tante cose tutte assieme uno proverebbe pudore a raccontarle anche ai più stretti parenti, anche se fossero scolpite nella pietra. E soltanto in questo frangente c'è una carica di ironia definitiva che dà a Berlusconi quello che è di Berlusconi: la vanagloria, l'affabulazione, la megalomania, il fascino.
SABINA GUZZANTINon è che il film sveli chissà quali retroscena. Non è quello il punto. È soltanto la riproposizione di una avventura unica, costellata di vittorie impronosticabili, da costruttore che edifica intere città, da editore che lancia l'emittenza privata (si vede e si apprezza il passaggio da un contegnoso frate in bianco e nero a esagitate ballerine in mille colori), da presidente del Milan che in due anni diventa campione d'Europa, da leader politico che in tre mesi issa le bandiere su Palazzo Chigi.
Berlusconi e Don VerzéNon gli si risparmia nulla, la P2, le sospette collusioni con la mafia, le tangenti, le promesse mancate, i taglienti giudizi di Indro Montanelli, naturalmente tutto l'ultimo squalificante gineceo. Ma (ed è questo il cuore del film) non si può ancora dire in quale sfumatura fra il santo e il delinquente risieda il vero Berlusconi: ognuno ci vedrà quello che gli pare, ognuno inquinerà poco o tanto i più solidi convincimenti.
E così, incredulo davanti alle accuse di scarso coraggio avanzate dai cronisti, Faenza ha ripetuto in conferenza stampa quello sostenuto nel film: dietro a Berlusconi non c'è finzione. C'è quel tizio paradossale e in carne e ossa che, ai tempi dell'oscuramento delle reti Fininvest, si ribella e grida «canale uno ricchioni!». È un paese che esiste, completamente incompreso.
NERI MARCOREE pure al povero Neri Marcorè, che nel film offre la sua voce per le parti non coperte da audio originali, è toccato di tenere una prima lezione sui postulati della democrazia a chi sollecitava una via cinematografia all'insurrezione: Berlusconi («non è un nemico», aveva appena detto Stella) è un presidente del Consiglio che lui non apprezza, ma che resterà tale almeno fin quando la minoranza non diventerà maggioranza.
2 - DOV'È FINITO IL GRANDE COMPRATORE?
Marco Lillo per "Il Fatto Quotidiano"
Si può fare un docu-film su Silvio Berlusconi senza citare mai Vittorio Mangano? Si può narrare la parabola del Cavaliere, i suoi successi e il suo impero, senza usare mai la parola corruzione? Si possono spiegare 50 anni di successi nell'impresa e 17 anni in politica senza parlare mai del venerabile Licio Gelli, del giudice Vittorio Metta, del testimone David Mills, del garante Giancarlo Innocenzi? È questa la scommessa di Roberto Faenza e dei due autori Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo.
La risposta, dopo avere visto ieri al Quattro Fontane di Roma l'anteprima di "Silvio Forever", è no. Un film bellissimo può essere un documentario monco. E alla fine sommando le emozioni (il film è avvincente, senza dubbio da vedere) e sottraendo le omissioni del documentario, il docu-film dell'anno ci racconta un Cavaliere dimezzato senza un medico pietoso che riunisca le due parti per restituirci finalmente il senso compiuto della vita e delle opere di Berlusconi.
Vittorio Mangano in tribunale nel 2000Faenza, Stella e Rizzo raccontano benissimo la parabola del "più grande piazzista che ci sia nel mondo", come lo definisce Indro Montanelli. Quasi tutte le immagini di repertorio, le interviste e gli spezzoni dell'autobiografia berlusconiana, interpretata da Neri Marcorè, tendono a costruire una solida struttura narrativa e una profonda analisi psicologica che però offre allo spettatore solo il lato A del Grande venditore. Il docu-film si disinteressa completamente invece del lato B di B.: Il grande compratore.
Licio Gelli xC'è lo studente in bianco e nero e calzoni corti che spaccia dispense ai compagni, il giovane laureato che vende i palazzi di un bravo costruttore incapace di commercializzarli. Il commesso che piazza aspirapolveri Folletto, lo chansonnier della Riviera Adriatica con i pettorali in mostra. C'è il grande seduttore di donne (talvolta pagate) ma manca del tutto il grande compratore di uomini cioè, per chiamare le cose con il proprio nome, il grande corruttore.
berlusconi giovaneLa frase chiave del film è quella di Silvio Berlusconi che dice di sé: "il mio segreto è lo charme. I meccanismi per sedurre una donna o per conquistare il consenso in politica sono gli stessi". Il viaggio di Faenza nella psiche di Berlusconi e degli italiani si ferma qui. Ed è per questo che il film è bello ma incompleto. Non certo perché è poco "antiberlusconiano", come qualcuno ieri ha contestato agli autori in conferenza stampa. Ma perché è poco "berlusconiano". Nel senso che non descrive una componente fondamentale del personaggio, senza la quale è impossibile capire Berlusconi e il suo successo.
Berlusconi SilvioLa scelta di tagliare il filmato nel quale il Cavaliere difende Marcello Dell'Utri nel 2007 a Montecatini proprio nel punto in cui parla del rapporto con Mangano, come la scelta di non spiegare la corruzione del testimone David Mills o la scelta di non raccontare i pagamenti a Bettino Craxi e quelli alla mafia. La mancanza delle compravendite dei parlamentari e delle assunzioni in Fininvest dei finanzieri che controllavano i primi cantieri del Cavaliere è sbagliata non da un punto di vista politico ma storico-documentaristico. Non siamo di fronte a una carenza prescrittiva ma descrittiva.
q silvio berlusconi giovane Chi03Non mancano le voci contrarie all'io narrante, come quella di Marco Travaglio, Dario Fo e Beppe Grillo, ma svolgono una mera funzione di controcanto rispetto alla vera e unica storia del film: quella del seduttore narciso e un po' megalomane, del piazzista bugiardo e un po' disonesto ma simpatico che alla fine porta a casa la preda, che sia una donna, un acquirente, un telespettatore o un elettore. Ecco perché alla domanda di Roberto Faenza in conferenza stampa ("chissà se il film piacerebbe a Silvio Berlusconi") non è esclusa una risposta positiva.
Il quesito di fondo che Silvio Forever dovrebbe aiutare a risolvere è quello antico sulla ragione del successo di Silvio Berlusconi. Un cinese di passaggio al cinema Quattro fontane ieri potrebbe arrivare alla conclusione che il segreto del Cavaliere è solo l'arte di vendere i sogni, mentre c'entra qualcosa anche l'arte di comprare le persone.
q silvio berlusconi giovane Chi023- FAENZA: NON È UN ATTACCO MA DARÀ FASTIDIO SIA ALLA SINISTRA CHE AI SOSTENITORI"...
Arianna Finos per "la Repubblica"
Dice Roberto Faenza, regista di Silvio Forever: «Il nostro film disturberà la sinistra che si aspettava un attacco a Berlusconi. Ma non si può cancellare una parte di paese che adora il suo leader». Gli sceneggiatori dell´«autobiografia cinematografica non autorizzata», Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, (il duo del libro La casta), dopo aver mostrato il film alla stampa rivendicano il lavoro squisitamente giornalistico dell´opera: «Non volevamo massaggiare le convinzioni di nessuno, berlusconiani e non. Io non sono un nemico del premier e lo rispetto», racconta Stella. E Rizzo puntualizza: «Il nostro non un film militante né scabroso». Firmato da Faenza con Filippo Macelloni, Silvio Forever sarà in sala venerdì in 108 copie, per Lucky Red.
q silvio berlusconi giovane Chi01Alla conferenza stampa interviene anche Neri Marcorè, che nel film presta la voce alle parole del premier di cui non esiste l´audio: «Che senso ha chiedere, come ha fatto qualche giornalista, più coraggio a questo documentario? Come se un´opera avesse il potere di sovvertire. Non si devono delegare questi compiti al cinema. Abbiamo mostrato quel che Berlusconi dice di sé. C´è a chi piacerà e a chi no. Anch´io non sono un nemico di Berlusconi, ma dopo 17 anni che lui è in politica trovo l´Italia più brutta e corrotta». Gian Antonio Stella è convinto che «fare un film perfido, sarebbe stata la cosa più facile.
q silvio berlusconi giovane Chi04Ma in un´autobiografia nessuno si spara addosso da solo. Piuttosto, si loda e s´imbroda. Nessuno ha un rapporto di pancia con il paese come Berlusconi, che confonde pubblico ed elettori, giudici e avvocati». Faenza ricorda infine la censura allo spot televisivo del film: «Se il ministero per i Beni culturali finanzia Vacanze di Natale e non noi, questo è un brutto paese. Per il gruppo Mediaset Silvio Forever non esiste e vorrei conoscere la faccia di chi, in Rai, ha deciso di censurare il trailer».