1- LO SCONTRO DI POTERE TRA LETTA E TREMONTI SEGNA UNA NUOVA VITTIMA: MONTEZEMOLO. RICICCIA PESCANTE IN POLE POSITION
Al Palazzo delle Esposizioni di Roma si lavora febbrilmente per allestire la sala dove da domani fino a mercoledì alle 14 si terranno gli Stati Generali del Comune.
Il regista dell'evento è Paolo Glisenti, il manager che donna Letizia di Rivombrosa aveva ingaggiato per la miserabile cifra di 987mila euro come spin doctor e superconsulente di Expo 2015. Dopo quell'esperienza, che fu troncata nel febbraio 2009 dalle chiacchiere e dal veto di Giulietto Tremonti, il barbuto Glisenti ha ripiegato su Roma e si è messo a disposizione del sindaco dalle scarpe ortopediche Gianni Alemanno.
La passerella che inizia domani nel palazzo dell'Eur è ben più modesta dei 4 miliardi che il manager avrebbe potuto gestire nel Grande Evento milanese e ben più modesto è lo staff degli uomini che girano intorno al Campidoglio per consentire al sindaco di far dimenticare le buche, gli stupri e i rom.
Tremonti tra Letta e AlemannoGlisenti comunque ce la mette tutta e chi l'ha visto sabato sera quando intorno alle 20 è andato al cinema Fiamma insieme alla moglie e attrice Eliana Miglio per vedere il film "Il cigno nero", lo ha trovato piuttosto affaticato, senza la barba garibaldina, il blackberry incandescente e un leggero fremito sul labbro inferiore.
Domattina nel palazzone fascista dell'Eur sarà lui comunque a fare la parte del cigno quando alle 9,30 offrirà alla platea la presentazione tecnica dei progetti fantasmagorici che il Comune vuole realizzare nei prossimi anni. Dopo di lui saliranno sul palco i cigni bianchi e i cigni neri, meno delicati e innocenti del gotha capitolino e governativo.
Il top della kermesse, pagata con i soldi delle banche tesoriere del Comune e di quel Cremonesi che nonostante la sua inconsistenza si trova a cavallo della Camera di Commercio e di Acea, si sarebbe dovuto toccare mercoledì quando il programma prevedeva l'intervento di Gianni Letta e Petrucci per annunciare solennemente l'arrivo del cigno bianco, Luchino di Montezemolo alla presidenza del Comitato olimpico.
PAOLO GLISENTI ECON ILEANA MIGLIOIl presidente della Ferrari si è preso qualche ora di tempo per sciogliere la riserva, e l'idea di attaccare il carro a una poltrona consistente piuttosto che a una politica liquida, lo aveva sedotto. Poi è arrivata stamane la "bomba" della rinuncia perché gli è mancata la benedizione della Lega, nella persona di Giulietto Tremonti, l'uomo che dovrà assicurare i finanziamenti per l'epopea olimpica.
Aggiungere poi che il "ragazzo dei Parioli" non gradiva per nulla la scelta come suo braccio destro di Ernesto Albanese, un manager 45enne, calvo, efficiente e molto vicino all'Opus Dei, che la lobby del Coni guidata da Petrucci aveva indicato a Montezemolone.
Per il povero Glisenti che da mesi ha lavorato in segreto per il successo degli Stati Generali, si sarebbe chiusa in questo modo la possibilità di ricostituire il tandem con il suo amico Luchino con il quale tra il '90 e il '92 fece un'esperienza disastrosa in Rcs Video, la società del Gruppo editoriale che dopo una partnership con l'americana Carolco si rivelò un buco spaventoso.
GIANNI LETTA E LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLODopo il gran rifiuto di Montezemolo, riciccia Pescante. Ma ma il vero nocciolo del problema continua ad essere lo scontro continuo Tremonti-Letta....
2 - I FRANCESI DI PARIBAS SCIOLGONO UN INNO DI FIDUCIA NEI CONFRONTI DI BNL CHE HA CHIUSO IL 2010 CON UN UTILE INFERIORE DEL 17,2%. INTANTO SEGUONO CON ATTENZIONE LA VENDITA DEL PATRIMONIO IMMOBILIARE DI BNL
Luigino Abete ha smesso di sudare.
A dargli serenità è la sensazione che la lobby-continua composta dai suoi compagni di merenda Dieguito Della Valle e Aurelio Regina sta sgomitando per imporsi nella Capitale. Certo, all'ex-tipografo romano sarebbe piaciuto guidare il Comitato Olimpico 2020, ma questa possibilità non è riuscita finora a trovare conforto sull'asse Gianni Letta-Pescante-Petrucci che ha preso una sberla dalla rinuncia di Montezemolone.
0golf pescantePer un attimo il nome di Abete è circolato nei giornali come possibile candidato per la battaglia delle Olimpiadi, e qualcuno intorno a lui ha pensato di gonfiare questa candidatura alla quale ha rinunciato per incompatibilità. Il presidente di BNL, infatti, si trova a capo di una delle tre banche tesoriere del Comune (le altre sono Unicredit e MontePaschi) e la poltrona di via Veneto gli dà soddisfazioni economiche e un ruolo che gli consentono di rimanere nella partita dei poteri forti romani.
Ernesto AlbanesePer queste ragioni Luigino che gronda di scaltrezza e di esperienze, ha preferito rimanere nella banca di via Veneto, anche a dispetto delle chiacchiere messe in giro nei giorni scorsi su una certa insofferenza dei soci francesi di Paribas.
Giovedì scorso a Parigi il colosso francese del credito ha presentato i suoi conti e in quella sede il vicedirettore generale Laurent Bonnafè ha tagliato corto sui rumors che circolano da tempo nei pub fetenti della City londinese.
DIEGO DELLA VALLEAnche Dagospia, che nella sua infinita miseria frequenta questi luoghi malfamati, ha rilanciato le voci su una certa insofferenza dei francesi nei confronti della gestione del tandem Abete-Gallia, ma le dichiarazioni dei francesi sono suonate come un inno di fiducia nei confronti di BNL. Da parte sua la stampa italiana ha rilanciato con enfasi i risultati del bilancio 2010 di BNP Paribas, ma nessuno si è preso la briga di andare a leggere le 86 slides presentate giovedì a Parigi.
Aurelio ReginaEbbene, arrivati alla 57esima slide si legge che la controllata italiana BNL ha chiuso il 2010 con un utile inferiore del 17,2% rispetto a quello dell'anno precedente. Questo vuol dire che sotto il cielo di via Veneto non brillano soltanto le stelle. D'altra parte la voce che i francesi siano un po' inquieti è "vox populi" perché basta parlare con qualsiasi dipendente della banca per sapere che i francesi di Paribas considerano di aver già recuperato l'investimento fatto nell'acquisto della banca italiana, e seguono con attenzione la vendita del patrimonio immobiliare di BNL.
LUIGI ABETEL'ultima operazione di cui si parla è la cessione di un grande immobile che si trova in via di San Basilio, alle spalle di via Veneto, che BNL sta trattando con la catena degli hotel Boscolo.
Piccoli segnali che fanno pensare.
3 - SE DRAGHI CE LA FA, BINI SMAGHI DEVE LASCIARE LA POLTRONA DELLA BCE. E S'OFFRE
C'è un banchiere di nobile famiglia fiorentina che sta soffrendo.
È Lorenzo Bini Smaghi, il 54enne economista italiano che da giugno 2005 siede nel Comitato esecutivo della Banca Centrale Europea. Quest'uomo, diplomato al liceo francese di Bruxelles e laureato in Belgio, ha lavorato per 11 anni in Banca d'Italia e sta seguendo con una certa apprensione la battaglia per la candidatura di Mario Draghi a Francoforte.
Se la massaia di Berlino Angela Merkel non tirerà fuori dal cesto un candidato tedesco con gli attributi, la strada per la BCE sembra spianata in favore del nostro Governatore.
LORENZO BINI SMAGHI - copyright PizziLa prova che la candidatura di Draghi sta lievitando è avvenuta venerdì a Parigi dove nelle lussuose sale dell'hotel Westin Vendome il Governatore atermico durante la cena a porte chiuse ha ricevuto complimenti da Trichet e dagli altri partecipanti al G20.
A questo punto Draghi potrebbe pure farcela e la Merkel che ha seguito con morbosa attenzione l'intervista di Ruby Rubacuori al giornale tedesco "Bild am Sonntag", potrebbe alzare la paletta verde per Francoforte.
MARIO DRAGHISe le cose andranno nel verso giusto il fiorentino Bini Smaghi dovrebbe lasciare la poltrona della BCE. Lui è perfettamente consapevole che comunque vadano le cose dovrà uscire dall'Eurotower e si affanna a fare dichiarazioni che tradiscono un certo nervosismo. Venerdì scorso si è lasciato scappare qualche parola in più sulla possibilità che la BCE alzi i tassi per contrastare l'inflazione; i mercati sono rimasti perplessi, ma gli stessi concetti li ha ripetuti questa notte in un discorso a Hong Kong dove ha sostenuto che la crescita e la disoccupazione sono stati migliori del previsto.
ANNA MARIA BERNINIQuesta opinione non coincide del tutto con quella dei ministri del G20 che hanno applaudito Draghi a Parigi, ma Bini Smaghi che non ha mai detto cose strepitose nella sua vita, ha un bisogno assoluto di mettersi in vista.
4 - AL MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO NON SONO AFFATTO ENTUSIASTI ALL'IDEA CHE LA NASO-RIFATTA ANNA MARIA BERNINI ARRIVI SULLA POLTRONA DI VICEMINISTRO
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che al ministero dello Sviluppo Economico non sono affatto entusiasti all'idea che la naso-rifatta Anna Maria Bernini arrivi sulla poltrona di viceministro.
La 46enne bolognese è considerata in questo momento dal Drago di Arcore come la migliore portavoce dell'attività del Governo e le sue performance a "Ballarò" e in altri talk show risultano più efficaci delle grossolane sortite di Daniela Santanchè. Al ministero cominciano a dire che la Bernini è un avvocato dalla voce querula e non sa nulla di economia, ma potrebbe offuscare l'immagine del ministro ex-Opus Dei, Paolo Romani".