1- BAGNASCO, NON CI CASCO! LA RICONFERMA AI VERTICI DELLA CEI, IL RAPPORTO SEMPRE PIÙ STRETTO CON IL PAPA CHE APPREZZA LA RISERVATEZZA E LA SOBRIETÀ DEI SUOI INTERVENTI, CANDIDANO ANGELO BAGNASCO AL POSTO DEL RUVIDO BERTONE
Per le Guardie Svizzere e i bookmakers di Londra le quotazioni del cardinale Angelo Bagnasco sono in salita.
A scommettere sulla riconferma di questo 68enne prelato bresciano, figlio di un pasticcere e di una casalinga, sono in molti dopo l'omelia pronunciata giovedì scorso nella basilica di Santa Maria degli Angeli per il 150° anniversario dell'Unità.
Papa RatzingerIn ballo c'è tra poco più di un anno la riconferma ai vertici della Cei, la Conferenza episcopale italiana nata a Firenze nel '52 per riunire in un'unica assemblea i presidenti delle conferenze episcopali delle regioni.
La partita a favore di questo uomo dal profilo e il cervello sottili sembra già chiusa ed è quindi assai probabile che Bagnasco resterà alla guida dei vescovi fino al 2017. Nei palazzi vaticani il braccio di ferro tra il primate dei vescovi e il suo avversario Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, non dovrebbe registrare colpi di scena. A favore di Bagnasco che ha preso il posto di "Eminence" Ruini sembra che stia giocando il rapporto sempre più stretto con il Papa che apprezza la riservatezza e la sobrietà dei suoi interventi.
Tarcisio Bertone brt11 gianni letta tarcisio bertone rino fisichellaQueste caratteristiche sono emerse in modo chiaro anche nell'omelia pronunciata giovedì 17 marzo davanti a Napolitano e Berlusconi nella quale il capo della Cei ha evitato la retorica e le polemiche. Chi ha avuto modo di sentirlo ha apprezzato i riferimenti a Luigi Sturzo che definiva l'identità variegata dell'Italia un "sano agonismo della libertà", e non è sfuggito il modo cauto con cui ha sferrato una botta ai denti, già indolenziti, del Cavaliere quando ha parlato della trappola mortale dell'individualismo e ha citato le parole del filosofo austriaco Martin Buber: "nessuno è l'obiettivo di se stesso".
L'allusione era chiara, ma riprendeva un concetto già espresso da Bagnasco a dicembre durante il X Forum culturale della Chiesa quando aveva detto che il tessuto sociale si sfarina "quanto più l'uomo ripiega su se stesso" e lo Stato chiuso nel palazzo diventa estraneo al suo popolo.
Gli osservatori d'Oltretevere mettono a confronto questo linguaggio con quello troppo duro e interventista di Tarcisio Bertone che non fa mistero di trattare con il Premier e il Maggiordomo di Sua Santità, Gianni Letta, per strappare più soldi per le scuole cattoliche e più garanzie sul biotestamento. Lo stile di Bagnasco è tutt'altra cosa, e anche se numerosi vescovi vorrebbero che pronunciasse moniti severi nei confronti del Cavaliere libertino, il cardinale bresciano si mantiene defilato e punta a una riconferma al vertice della Cei che un domani potrebbe portarlo ancora più in alto.
NAPOLITANO MARCHIONNE e LAPO
2- LAPO RISORGE DAVANTI A NAPOLITANO. COSÌ D'UN SOL COLPO È STATA CANCELLATA LA BRUTTA AVVENTURA DELL'OTTOBRE 2005 QUANDO IL RAGAZZO FU PORTATO ALL'OSPEDALE MAURIZIANO DOPO UNA NOTTE DI ESAGERATI TRANS-BUNGA
C'è un uomo di appena 34 anni che esce trionfante dalle celebrazioni torinesi dell'Unità d'Italia.
È Lapo Elkann, il secondogenito di Margherita Agnelli che è riuscito a trasformare un momento di storia in un momento di gloria. Tutto è avvenuto sabato quando il nipote dell'Avvocato ha accolto il Presidente della Repubblica al n.40 di Corso Unità d'Italia dove si trova il rinnovato Museo dell'Auto.
Vestito in modo impeccabile con tanto di completo blu elettrico e di cravatta grigia, chiamma ingommata dal gel, il giovane Lapo ha fatto gli onori di casa in quella che i torinesi hanno già battezzato la Disneyland delle quattro ruote, un complesso museale restaurato dall'architetto Cino Zucchi con tanto di soluzioni multimediali scaturite dalla fervida fantasia del fratello di Yaki.
Lapo Elkann e Bianca Brandolini copyright SgpCosì d'un sol colpo è stata cancellata la brutta avventura dell'ottobre 2005 quando il ragazzo fu portato all'Ospedale Mauriziano dopo una notte di esagerati trans-bunga.
Dopo quell'episodio la Fiat lo mise in frigorifero e Lapo dovette inventarsi il mestiere di imprenditore e di consulente con una società che si è messa a produrre costosi occhiali in fibra. Adesso sembra arrivato il momento del riscatto e anche se il Museo dell'Auto è ancora presieduto da Giuseppe Alberto Zunino, un top manager Fiat, il giovinotto non fa mistero di volervi piantare le tende perché ha detto: "questo Museo è un simbolo del passato, del presente e soprattutto del futuro". Quando ha pronunciato queste parole la voce si è incrinata nel ricordo del nonno al quale è stata "appostata" - così ha detto Lapo nel suo incerto italiano - una targa commemorativa.
3- PER QUALE RAGIONE SONO SCATTATE LE INDAGINI CHE HANNO BUTTATO UN'OMBRA SULLA DESIGNAZIONE DI LUCA LUCIANI ALLA POLTRONA DI DIRETTORE GENERALE PER L'AMERICA LATINA? TELEFONICA CI COVA
Gli uscieri di TelecomItalia sono ancora sotto choc.
A distanza di una settimana dalla riconferma di Franchino Bernabè al vertice dell'azienda, si chiedono per quale ragione siano scattate le indagini che hanno buttato un'ombra sulla designazione di Luca Luciani alla poltrona di direttore generale per l'America Latina.
Per gli uscieri questa coincidenza rimane sospetta, ma ritengono infondate le insinuazioni di chi con argomentazioni insostenibili ritiene che a muovere la Procura di Milano siano state addirittura manine interne a Telecom. Per loro "Napoletone" rimane un mito e valgono molto di più gli apprezzamenti del "Financial Times" che nella prestigiosa rubrica "Lex Column" ha definito il biondo manager di Telecom "one of its star executives".
I giornali italiani non hanno ripreso questo giudizio lusinghiero, ma gli uscieri non smettono di ricordare che il "Napoletone" di Copacabana ha gestito Tim Brasil facendo aumentare del 176% gli utili netti del 2010.
Un risultato di questo genere non può aver creato mal di pancia dentro l'azienda e tantomeno può essere stato all'origine di manovre oblique per segare la nomina di Luciani a direttore generale. Casomai il discorso può toccare in qualche modo gli spagnoli di Telefonica, guidati da quel Cesar Alierta che ha visto cadere sul campo il suo amico di master, Galateri di Genola.
Cesar AliertaÈ da loro che può nascere un sentimento di invidia nei confronti di Tim Brasil perché si sono visti danneggiati nel ricchissimo business della telefonia mobile su un mercato dove solo nel 2010 hanno investito la bellezza di 8 miliardi di dollari per espandersi.
Il buon Alierta, il manager di Saragozza 66enne che guida Telefonica dal 2000, ha annunciato il 25 febbraio che il suo Gruppo ha registrato nel 2010 utili inferiori del 45% a quelli dell'anno precedente. Una delle cause pare sia stata la concorrenza aggressiva di Tim Brasil e di "Napoletone" che con la tariffa "Infinity" ha messo in difficoltà proprio quegli spagnoli che detengono il 46,1% delle azioni di Telco, la scatola che governa TelecomItalia.
DIEGO DELLA VALLE
4- BORDELLO GENERALI: TRA LO SCARPARO E BOLLORE', L'ERRORE DI FONDO L'HA FATTO GERONZI NELL'APRILE DELL'ANNO SCORSO QUANDO DOPO LA NOMINA SI È MESSO IN TESTA DI SVEGLIARE IL LEONE CHE DORME
Non c'è giorno in cui la bora non soffi a Trieste squassando i battenti delle Generali, ma sembra che nella città di Kafka e di Claudio Magris, sia soprattutto il weekend il momento ideale per far volare le carte dentro la Compagnia più antica d'Italia. Così è avvenuto anche tra sabato e domenica con effetti a cascata che si leggono sui giornali di oggi e in particolare sul "Corriere della Sera".
A questo punto la bora sembra aver buttato in mare le obiezioni e le angosce di Dieguito Della Valle. La velocità del vento è aumentata a livelli mai visti e la polemichetta provinciale dello scarparo marchigiano nei confronti della comunicazione e di Dagospia (un'autentica ossessione) appare davvero miseranda.
In campo sono scesi uno dietro l'altro i pesi massimi di quella finanza che non ha potere, ma è potere. Perfino chi non ha nemmeno un'azione delle Generali come Tarak Ben Ammar si è messo in cattedra per bacchettare con parole misteriose il management perissi-rotto di Trieste.
Tarak Ben AmmarPer non parlare poi del biondo Bollorè che si è messo di traverso nel Consiglio di amministrazione di martedì scorso rifiutandosi di approvare il bilancio, e si è divertito a lanciare insinuazioni pesanti nei confronti dello scarparo marchigiano.
Questo spettacolo è stato definito sabato dal "Sole 24 Ore" "un gioco delle allusioni" dietro il quale si nasconde il sospetto di una fronda. In realtà più che un gioco delle allusioni la battaglia di Trieste sembra in gioco delle illusioni dove poteri forti italiani e stranieri sperano di far saltare il banco tirando fuori dal mazzo delle carte truccate.
GERONZIÈ un'illusione quella di Della Valle che le Generali vogliano uscire dal Gruppo Rcs che proprio stamane riunisce il Consiglio di amministrazione a Milano, ed è un'illusione quella di Tarak Ben Ammar che senza avere un'azione in mano e un ruolo dentro la Compagnia, pensa di portarla nel grembo di Mediobanca.
E infine sembra davvero illusorio che il franco-bretone Bollorè, dopo aver sganciato bombe al napalm contro Dieguito per presunte operazioni misteriose in combutta con "certi manager di Generali", voglia portare avanti una battaglia da cavaliere solitario senza aver stipulato un patto di ferro con gli altri azionisti e con il presidente Cesarone Geronzi.
PERISSINOTTO E GERONZIOra è inutile che Massimo Mucchetti dalle colonne del "Corriere della Sera" spieghi al popolo bue come si deve condurre un consiglio di amministrazione. La sua lectio magistralis che appare oggi sul quotidiano milanese dimostra soltanto che il giornalista bresciano non ha mai partecipato a una riunione di consiglieri dove gli ordini del giorno vengono stravolti quando gli interessi sono più forti delle regole.
perissinotto giovanniL'errore di fondo comunque l'ha fatto Geronzi nell'aprile dell'anno scorso quando dopo la nomina si è messo in testa di svegliare il Leone che dorme. Dopo il maggio 2007 quando avvenne la fusione tra Capitalia e Unicredit, il banchiere di Marino arrivò a Piazzetta Cuccia e si calò nei panni discreti e silenziosi che hanno sempre segnato la storia della merchant bank.
Massimo MucchettiL'aria di Trieste sembra avergli fatto davvero male perché dopo un periodo in cui si è dedicato a omelie e discorsi indolori come quello al Meeting di Rimini, ha squassato il sonno mitteleuropeo dei "cuccioli del Leone" Perissinotto e Balbinot. E adesso oltre ai cuccioli si sono svegliati i loro referenti e i loro protettori.
Con effetti che nessuno è in grado di immaginare.
5- FACCIAMO LE PULCI A FULCI: L'IRRISTIBILE ASCESA DEL DIPLOMATICO SEBASTIANO FULCI
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che nei corridoi della Farnesina si chiacchiera molto su Sebastiano Fulci, il figlio dell'ex-ambasciatore alle Nazioni Unite, che la ministra Gelmini ha liquidato dopo averlo nominato nel febbraio del 2009 consigliere diplomatico del suo ministero.
Sembra infatti che grazie alle pressioni del padre, il 45enne Sebastiano stia per essere designato consigliere politico all'ambasciata italiana di Washington".