Da "il Foglio"
Il complesso equilibrio raggiunto nel fine settimana al vertice di Telecom Italia rischia di essere messo in discussione dalla magistratura. L'indagine sulle sim false crolla, infatti, sull'ascesa di Luca Luciani, designato per il posto di direttore generale, di fatto numero tre del gruppo telefonico dopo Franco Bernabè, presidente esecutivo, con ampi poteri sulla gestione, e Marco Patuano, nuovo amministratore delegato.
BERNABELa notizia è arrivata ieri all'ora di pranzo, quando le agenzie hanno informato che Luciani è stato iscritto nel registro degli indagati dal pm milanese Alfredo Robledo. Diverse le ipotesi di reato: false comunicazioni, ostacolo alla vigilanza e truffa aggravata ai danni dello stato. Insieme con lui viene indagato anche Riccardo Ruggiero, ex amministratore delegato di Telecom Italia, considerato la mente di tutta l'operazione che coinvolge quasi sette milioni di carte irregolari, pari circa al 20 per cento del totale delle sim attivate tra il 2005 e il 2007.
FRANCO BERNABESecondo una fonte consultata dal Sole 24 Ore, i danni sono stati quantificati in 50 milioni di euro. L'indagine originaria era partita nel 2008 da Vicenza in base alle denunce di qualche centinaio di clienti che avevano segnalato irregolarità nei loro conti. Ma a dicembre è entrata in azione la procura di Milano, messa in moto da un rapporto della Deloitte Financial Services.
Su incarico di Bernabè, amministratore delegato di Telecom dal 3 dicembre 2007, la società di consulenza aveva svolto un'indagine per stimare le conseguenze delle vicende giudiziarie relative al periodo 2005-2007 e valutare eventuali azioni di responsabilità nei confronti della passata gestione (il cda nel dicembre scorso aveva deciso che non era il caso di avviarle). Era già sorto il caso di Telecom Italia Sparkle (società per il traffico internazionale), che aveva coinvolto Ruggiero.
Luca LucianiIl rapporto Deloitte finisce alla magistratura con la quale, fanno sapere, i vertici di Telecom hanno collaborato fin dall'inizio. Il pm, leggendo le pagine da 107 a 109, si accorge di alcune stranezze: ci sono due milioni e mezzo di carte ricaricate con appena un centesimo, per prolungarne la validità. E tutte queste operazioni sono partite direttamente dalla stessa Telecom. Ai primi di febbraio, la procura manda i finanzieri a perquisire gli uffici milanesi di Deloitte e di Telecom.
Qual è il sospetto? Fino ad allora si pensava a manovre truffaldine che partivano dall'esterno per i più vari motivi. Per gli amanti delle spy story, va ricordato che carte coperte o intestate a stranieri o nomi fittizi sono pratica corrente dei servizi segreti. Del resto, che interesse avrebbero avuto dei manager interni, visto che i premi e i benefici sulle carte vendute sono minimi?, fanno notare alcuni osservatori. Ma, vista l'entità dell'affare, i pm hanno cominciato a pensare che le operazioni servissero a gonfiare i bilanci e a mascherare la caduta del volume d'affari sotto l'incalzare della concorrenza.
PERISSINOTTO E GERONZIDel resto, la perdita di clienti nel mobile è continuata in questi anni e rappresenta anche il principale punto debole della stessa gestione Bernabè, una delle critiche che gli sono state mosse dai grandi azionisti. Adesso l'inchiesta compie un salto di qualità perché fa cadere le ombre del passato su un dirigente in grande ascesa.
luca lucianiLuciani, balzato alle cronache per alcune sue clamorose gaffe storiche (per lui Napoleone aveva vinto a Waterloo), se l'era cavata bene nella complicata gestione di Tim Brasil, incrociando le armi con la compagnia che fa capo a Carlos Slim, diventato l'uomo più ricco del mondo.
Su di lui hanno puntato gli azionisti strategici di Telecom, in particolare Giovanni Perissinotto, ad delle Generali, inquieti per le modeste performance del titolo (sceso del 46 per cento dal 2007, con una perdita di valore pari a 19 miliardi di euro, secondo i calcoli di Bloomberg) e per una gestione ritenuta eccessivamente prudente da parte di Bernabè al quale, pure, si deve il controllo del debito (ridotto da 34 a 31 miliardi, a fronte di ricavi pari a 27 miliardi) e una pulizia nei conti.
Alberto Nagel e Renato PagliaroNon solo Generali, ma anche Alberto Nagel, presidente di Mediobanca, e Gaetano Miccichè per Intesa Sanpaolo, hanno chiesto un "segno di discontinuità" promuovendo forze giovani. L'operazione non era facile e per settimane è circolata la voce di un ribaltone che mettesse in discussione lo stesso Bernabè: a lui era stato proposto di diventare presidente lasciando la gestione in mano a un amministratore delegato. Mediobanca e Intesa puntavano su Patuano capo del business italiano.
Il cambiamento sacrificava Gabriele Galateri al quale sarebbe comunque riservato, come ex presidente, un posto in cda. César Alierta, il socio spagnolo, ha puntato i piedi a sostegno della continuità, appoggiando Bernabè il quale ha insistito per restare il vero capoazienda. Il compromesso, raggiunto sabato scorso, è stato ratificato ieri da Telco, la scatola finanziaria che possiede un quinto della compagnia (Telefonica è entrata con il 46 per cento, Generali con il 30, Mediobanca e Intesa con l'11,6 ciascuna).
Gianfranco Micciche"Buona la soluzione del nuovo assetto", ha commentato ieri il consigliere delegato di Intesa, Corrado Passera. Bernabè mantiene le deleghe chiave: finanza, relazioni istituzionali ed esterne, rapporto con l'autorità di vigilanza, partecipazioni e strategie. A Patuano la parte tecnico-operativa. A Luciani l'intera America latina. Ma la sua ascesa, a questo punto, viene di fatto oscurata dall'inchiesta. Pur essendo innocente fino a prova contraria, è evidente che la magistratura lo rende un'anatra zoppa.
PATUANOSono 15 i nomi della lista di Telco per il nuovo cda di Telecom. Nell'elenco, che conferma gran parte dei consiglieri attuali compresi Bernabè e Gabriele Galateri, entra Marco Patuano, candidato appunto a essere l'ad. Il consiglio di Telco, che in assemblea (9 o 12 aprile) proporrà di mantenere invariato il numero di consiglieri, ha quindi depositato una lista composta da 15 candidati (ne entreranno 12).
Oltre a Bernabè, Galateri e Patuano, nella lista figurano i nomi di César Alierta, Tarak Ben Ammar, Elio Catania, Jean-Paul Fitoussi, Julio Linares, Gaetano Miccichè, Aldo Minucci, Renato Pagliaro e Mauro Sentinelli. Tutti nomi già presenti nel board di Telecom. Seguono nella lista Francesco Coatti, Filippo Bruno ed Oliviero Edoardo Pessi.