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1- COME MAI LADY LEI PIAZZA ‘REPORT’ IN PALINSESTO E POI IMPEDISCE ALLA GABANELLI DI COMINCIARE A LAVORARE TIRANDO FUORI L’ETERNO CAVILLO DELLA TUTELA LEGALE, QUELLA GARANTITA A TUTTI I GIORNALISTI? PER VIA DI UN IPOTETICO E FUTURO DANNO ERARIALE (FINORA MAI CAUSATO), DICE LADY LEI. MA È SOLO UNA VERGOGNOSA IPOCRISIA! 2- NON È CHE LA POLTRONA DI DIRETTORE RAI AVEVA UN PREZZO PER LORENZA LEI (SFANCULARE “REPORT”), STABILITO DA TREMONTI E DAL SUO FIDO CONSIGLIERE RAI PETRONI? 3- IN QUESTA RAI TREMONTATA SI SCOPRE POI CHE IL MITOLOGICO “FACCENDIERE” MARCO MILANESE HA INTASCATO 130 MILA EURO PER AVER RICOPERTO, FINO A 2 ANNI FA, IL RUOLO DI MEMBRO DELLA COMMISSIONE 231 (CHE VIGILA SULLA RESPONSABILITÀ DELLE SOCIETÀ)! 4- DUE GIORNI FA, PRIMA DEL CDA, MI-JENA GABANELLI HA DICHIARATO ALLA ‘ZANZARA’ SU RADIO 24: “NON È UN DELITTO NON ESSERE SOPPORTATI DA TREMONTI, BASTA DIRLO E NOI CI CERCHIAMO UN’ALTRA STRADA” (MEJO UNA FINE SPAVENTOSA CHE UNO SPAVENTO SENZA FINE)

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gabanelli

DAGOREPORT
Due giorni fa Mi-Jena Gabanelli alla Zanzara su Radio 24, alla vigilia del cda Rai che tratterà anche della prossima edizione di ‘'Report'' dichiara. "Quella della tutela legale è un pretesto, tutte le tv pubbliche estere come la Bbc, Zdf, Pbs la garantiscono ai propri giornalisti. I costi e i ricavi di ‘Report' sono misurabili, in 14 anni non abbiamo perso cause. Il dg Lei ha espresso apprezzamento nei miei confronti: se non mentiva o se non è successo qualcosa che io non so, devo dedurre che è costretta ad accettare le imposizioni di qualcun altro. E chi è più forte del dg? L'azionista, che non ha mai perso occasioni di trascinarci davanti al tribunale dell'obiettività ovvero l'authority per le comunicazioni. Non è un delitto non essere sopportati da Tremonti, basta dirlo e noi ci cerchiamo un'altra strada".

GABANELLI

Ieri il consiglio Rai si è riunito, ma hanno parlato d'altro. Tutti i direttori dei quotidiani più gallonati sanno che mentre il paese viene strangolato, la preoccupazione più importante del Ministro di Marco Milanese è quella di passare le giornate a controllare tutto quel che si dice o scrive su di lui, e poi telefonare e lamentarsi di un titolo, cercare di imporne un altro, convincerli che è il salvatore della patria. Per chi non lo ascolta scatta la tremenda vendetta.

Gabanelli

La Gabanelli ha continuato a fare il suo dovere senza ascoltarlo troppo. Certo, ha il brutto vizio di occuparsi in modo scientifico di manovre, condoni, social card, scavare negli archivi, prendere le promesse e le dichiarazioni del ministro del ‘94, del 2001, del 2004, del 2008, del 2009, e confrontarle con gli atti che successivamente adotta. Gli atti non coincidono mai con la demagogia delle sue parole. Lo sbugiarda.

Chi conosce Tremonti sa che queste "attenzioni" lo mandano via di testa. Lesa maestà. Lui preferisce la memoria corta, ‘Report' ha la memoria lunga, e da 10 anni la politica economica italiana la firma sempre lui.

Succede che la Rai istituisce una commissione qualità (Qualitel), che su un campione di 7000 telespettatori "sonda" il migliori programmi. Il pubblico sovrano stabilisce che Report è sempre il primo "per pluralità di informazione, completezza, scrupolosità, semplicità". Il classico, vero, servizio pubblico. Inoltre rende: costa poco più di 2 milioni di euro e ne raccoglie più di 5 in pubblicità. Il compenso della Gabanelli, non solo rispetto ai Santoro-Fazio-Floris, lo aveva detto perfino Masi, è uno dei più modesti.

GIULIO NAPOLITANO ANGELO MARIA PETRONI GIULIO TREMONTI - copyright Pizzi

Allora perché Lady Lei piazza ‘Report' in palinsesto e poi impedisce alla Gabanelli di cominciare a lavorare perché salta fuori cicilicamente la storia della tutela legale, quella garantita a tutti i giornalisti?

ANGELO MARIA PETRONI - Copyright Pizzi

Per via di un ipotetico e futuro danno erariale, finora mai causato. Molla la palla nelle mani del Cda...che rimanda e non decide. Allora prende forma un'ipotesi birichina: non è che la poltrona della Direttora aveva un prezzo, stabilito da Tremonti e dal suo fido consigliere Rai Petroni?

Mentre l'azienda è indebitata, non vengono fatti investimenti, persi 35 milioni in pubblicità (perché si vendono al 14% programmi che fanno il 30, o al 16% programmi che poi fanno l'8), vengono dati incarichi a persone senza le necessarie competenze o in conflitto, i corridoi pullulano di dirigenti "disoccupati", e si scopre poi che il mitico Marco Milanese è stato fino a 2 anni fa il presidente della Commissione 231 (che vigila sulla responsabilità amministrativa delle società e modelli di organizzazione, gestione e controllo), mentre succede tutto questo si fa in modo che un programma di prestigio, notoriamente non schierato, e remunerativo, non vada in onda. Il metodo è quello della Russia di Putin: non dire di no, ma mettere condizioni inaccettabili, per cui alla fine se Rai3 si troverà un buco in palinsesto, la colpa sarà della Gabanelli.

Tremonti E MILANESE Lorenza Lei - foto Ansa

 


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