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CRAVATTARI D’ALTO BORDO - GIUSEPPE DE TOMASI, NOTO COME ‘SERGIONE’, PRESTAVA SOLDI A STROZZO A UN CENTINAIO DI CLIENTI DI ALTO LIVELLO: COMMERCIANTI, MEDICI, IMPRENDITORI, EX CARABINIERI E VIP (COME LO SHOWMAN MARCO BALDINI) - IL SUO PEDIGREE ERA LA MIGLIORE GARANZIA PER RISCUOTERE: ERA UN EX UOMO DELLA BANDA DELLA MAGLIANA, SODALE DI NICOLETTI - I TASSI DI INTERESSE CHE SERGIONE IMPONEVA OSCILLAVANO DAL 5 AL 150% AL MESE - LA PROCURA HA INDIVIDUATO IL GIRO DI USURA GRAZIE ALLE INDAGINI SULLA SCOMPARSA EMANUELA ORLANDI…

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1 - LA BANDA DI ‘SERGIONE'
Valentina Errante e Cristiana Mangani per "il Messaggero"

MARCO BALDINI

Il suo era un lavoro di «attesa», sapeva come trattare le vittime: «devi avè pazienza devi sapé aspettà», spiegava al suo autista. Non era mai aggressivo Sergione, al secolo Giuseppe De Tomasi. Non ne aveva bisogno: bastava il suo curriculum: ex uomo della Banda della Magliana. Un biglietto da visita per tutti i clienti, circa un centinaio, ai quali «vendeva» i soldi: commercianti, medici, imprenditori, ex carabinieri e vip, come Marco Baldini, la spalla di Fiorello.

Eppure gli uomini dell'usuraio spesso venivano autorizzati a usare parole più incisive e convincenti per avere indietro il denaro. De Tomasi, indagato per il sequestro di Emanuela Orlandi, era la mente, gestiva l'organizzazione criminale composta esclusivamente dai suoi familiari, finiti in carcere insieme a lui. Un'associazione a delinquere finalizzata all'usura, all'estorsione e al riciclaggio.

Ieri le ordinanze di custodia cautelare sono state notificate a Sergione, a sua figlia Arianna, al figlio Carlo Alberto, alla moglie, Anna Maria Rossi, alla consuocera, al genero e all'ex fidanzata del figlio. Il gip Tommaso Picazio ha firmato undici provvedimenti su richiesta del procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo.

La procura ha individuato il giro, che applicava tassi usurari che oscillavano da 5 al 150 per cento al mese, dalle indagini sull'inchiesta Orlandi. Nel corso delle intercettazioni, ambientali e telefoniche, gli uomini della polizia seguono il business, ascoltano la disperazione di chi non riesce a restituire il denaro, le minacce e la paura: «Che me poi dì, dopo 20 anni che stiamo a lavorà insieme che me voi dì che so un fijo de na mignotta? Per un assegno che è ito per aria?», dice una delle vittime che non è riuscita a coprire il titolo dato in garanzia.

Viene aperto un altro fascicolo e, dopo mesi di intercettazioni, i «clienti» vengono convocati. Alcuni di loro spiegano alla polizia cosa avvenisse: «Le modalità erano sempre le stesse - si legge nel verbale di un commerciante - io a fronte del prestito che ricevevo emettevo un assegno a garanzia comprensivo anche degli interessi, a trenta giorni.

BANDA DELLA MAGLIANA

Ad esempio, capitava che io chiedevo 5 milioni di lire, che lui mi dava solitamente in contanti e qualche volta anche con assegni suoi, e io gli consegnavo nello stesso tempo un assegno dall'importo di cinque milioni e 250 mila lire o 5 milioni e 300 mila lire con scadenza a trenta giorni.

Se alla scadenza non riuscivo a pagare, rinnovavo il debito, cioè emettevo un altro assegno comprensivo di ulteriori interessi calcolati su questa somma, sempre allo stesso tasso». Il riferimento alle lire non è casuale perché alcune vittime avevano con l'organizzazione un rapporto ultradecennale. Ma ci sono anche momenti di disperazione, uno dei clienti dice a Sergione: «Non c'ho problemi, fa' quello che vuoi se è, manname a pijà la gente, ad ammazzamme, non c'è problema». Del resto è stato proprio Sergione a suggerire a uno dei suoi di andare dal cliente per sollecitare il pagamento: «Per telefono non je devi dire niente, come lo vedi daje sette otto pizze».

La holding familiare, prevedeva anche il reimpiego dei capitali. Il figlio di Sergione aveva tre sale gioco, tutte sequestrate ieri. Spesso erano gli stessi scommettitori a chiedere i prestiti. Sotto sequestro sono finiti 21 conti correnti, dieci immobili, tra i quali anche alcune villette in costruzione. Congelate pure le azioni di dieci società e sequestrate dieci automobili.

ENRICO NICOLETTI A CASA SUA

Nelle rete dei prestiti a tassi da capogiro, secondo quanto emerso dall'ordinanza, anche due ex carabinieri, alcuni imprenditori, un medico legale (indebitato per circa 50 mila euro e ritenuto poco collaborativo) e alcuni commercianti del settore carni. Da lui Sergione, i suoi familiari e gli amici si rifornivano e non pagavano per abitudine.


2 - MARCO BALDINI: "MI HA PRESTATO DEI SOLDI, ERA UN SIGNORE BONARIO"
Mario Ajello per "il Messaggero"

Marco Baldini, lei è una vittima di Sergione?
«Per me, era solo Sergio. Mi avrà prestato solo 30.000, senza interessi. Era un anziano signore bonario, che mi ha dato una mano».

Non un usuraio della banda della Magliana?
«Io tanti anni fa, a Milano, gli usurai li ho conosciuti. E non erano certo come lui. Me lo ha fatto conoscere un mio amico. Sono anche stato a casa sua e mi sembrava normalissima: quella di un tranquillo pensionato. Poi sono stati i poliziotti, quando mi hanno chiamato a deporre, che mi hanno spiegato chi è».

Lo sa che cosa diceva di lei il pensionato Sergio? «Quando capita je famo sconta' tutto, è proprio uno stronzo...».
«Ma io non ho mai ricevuto minacce. Sennò sarei andato subito dalla polizia. E comunque, Sergio non mi sembra uno che possa parlare con questa durezza».

Emanuela Orlandi

Mentono le intercettazioni?
«Bisogna vedere in che contesto e con che tono uno dice le cose. Spesso vengono estrapolate frasi e buttate a casaccio nel calderone mediatico. Questa vicenda mi fa dire: davvero in Italia la privacy non esiste».

Lei, che è un comunista, l'amico comunista di Fiorello, parla come Berlusconi?
«Io sono un progressista. E evidentemente, le cose si sperimentano sulla propria pelle. Io per essere stato interrogato, come persona informata dei fatti, mi vedo sbattuto in prima pagina per una vicenda non dalle tinte rosa».

Barbarie come dice il Cavaliere?
«Vabbè, vuol dire che mi presenterò candidato nel Pdl. Scherzo, ovviamente. Però, se in questa storiaccia fosse finito lei, si chiederebbe proprio come faccio io: perché mi sputtanano?».

enrico de pedis

Lei non ha fatto niente di niente?
«Ho fatto milioni di debiti, quando giocavo come un pazzo ai cavalli e a tutto il resto. Poi, dal '99 a oggi, tramite il mio lavoro, ho appianato tutto: più di 3 milioni di euro. Rispetto a questo, i trentamila euro di Sergio, che gli ho ridato, sono niente. Ci ho pagato le spese correnti, le provvigioni agli impresari e cose così. Ero finanziariamente claudicante, a causa di tutti i soldi che avevo dovuto restituire in precedenza, e ogni tanto mi rivolgevo a Sergio».

E lui che cosa ci guadagnava?
«E' il classico individuo che subisce il fascino delle persone famose. Mi raccontava di quando aveva i locali notturni, si faceva raccontare da me il mio mondo».

Non le chiedeva niente?
«Una volta mi disse: ho una nipote molto bella e molto brava a cantare, riesci a farle fare un provino a Chi ha incastrato Peter Pan? Io chiamai uno degli autori della trasmissione di Bonolis, mi disse che i provini erano chiusi e la cosa finì lì. Un'altra volta, mi chiese aiuto per incidere un disco, ma non se ne fece nulla perché Sergio non stava bene in salute».

Fiorello che cosa dice di tutto questo?
«Non l'ho sentito. Non mi ha chiamato. Essendo un amico vero, un po' di rispetto per la privacy lui ce l'ha».

 


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