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BLITZ CONTRO ANONYMOUS: COME PROSCIUGARE L’OCEANO CON UN BICCHIERE - AMMANETTANDO 15 HACKER, LE FORZE DELL’ORDINE SI ILLUDONO DI AVER ‘SMANTELLATO’ LA CELLULA ITALIANA DEL COLLETTIVO INTERNAZIONALE DI PIRATI INFORMATICI CHE HA COLPITO VISA, MASTERCARD, I SITI DI CAMERA E AGCOM - MA L’OPERAZIONE È UNA BASTONATA AL MURO DI GOMMA: LA DOTAZIONE TECNOLOGICA E I TRUCCHI PER OPERARE SI IMPARANO NELLE CHAT....

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1 - BLITZ CONTRO I BABY-HACKER DI ANONYMOUS
Giovanna Trinchella per "la Stampa"

COMUNICATO ANONYMOUS CONTRO L AGCOM

«Aspettateci». È quasi un monito quello che lancia Anonymous, la «legione» di hacker che ieri ha subito un attacco non virtuale della polizia con perquisizioni e denunce. Nella rete del Centro nazionale anticrimine informatico per la Protezione delle infrastrutture critiche sono finiti 15 «cyber-guerrieri» di cui cinque ragazzini, uno ha appena 15 anni, accusati di accesso abusivo e danneggiamento di sistemi informatici e interruzione di pubblico servizio. I «legionari» hanno attaccato i siti di entrambi i rami del Parlamento, del Governo, dell'Agcom e di colossi come Eni, Enel, Finmeccanica, senza dimenticare Mediaset e Rai.

A condurre la falange italiana, secondo gli inquirenti di Roma, ci sarebbe un italiano di 26 anni residente nel Canton Ticino, in Svizzera, e nel suo «covo» sono stati sequestrati computer e materiale informatico. Per comunicare e organizzare gli assalti gli anonimi - che «non dimenticano e non perdonano» e annunciano «conseguenze» contro l'operazione di polizia - utilizzavano siti di chat, le pagine di «Anonymous» ma anche Facebook e Twitter. La tattica impiegata era quella di utilizzare server molto potenti, in alcuni casi noleggiati anche all'estero, che mettevano in crisi il sistema preso di mira.

ANONYMOUS DA IL VIA ALL ATTACCO CONTRO L AGCOM

«Mentre in passato - ha spiegato il vice questore aggiunto Tommaso Palumbo, direttore del Cnaipic della polizia di Stato erano necessari per l'attacco informatico centinaia di ragazzi che collegandosi facevano saltare il sito, oggi si utilizzano grossi server che mandano in tilt il sistema utilizzando quindi apparecchiature veramente alla portata di tutti». Gli investigatori hanno accertato che gli hacker italiani avevano aiutato i colleghi spagnoli per alcuni attacchi informatici compiuti nei mesi scorsi, supporto ricambiato nel gennaio scorso.

Le trenta perquisizioni, disposte dal pubblico ministero Perla Lori della Procura di Roma, hanno riguardato la gran parte delle regioni italiane. «Al di là dell'aspetto penale della vicenda - ha detto Antonio Apruzzese, direttore della polizia postale e delle telecomunicazioni - va sottolineato il danno patrimoniale arrecato da queste azioni, i cui costi graveranno sui ragazzi e sulle loro famiglie». La reazione al blitz delle forze dell'ordine però non si è fatta attendere.

Proteste contro la cattura di Assange di supporter di Anonymous

«I media hanno diffuso la notizia che l'intera rete Anonymous italiana sia stata smantellata e che il capo di Anonymous Italia sia stato catturato. Anonymous - fa sapere la Legione in passato impegnata a dar fastidio anche al sito di Wikileaks di Julian Assange - nega e vorrebbe ricordare che non c'è nessun capo, nessuna struttura e che tutti operano allo stesso livello. Niente è stato smantellato». La «cyber-guerra» continua.


2 - «PHRE» , L'ITALIANO CHE GUIDA GLI HACKER ANONYMOUS
Massimo Sideri per il "Corriere della Sera"

Come una corporation il gruppo degli attivisti digitali Anonymous ha risposto alle perquisizioni eseguite ieri all'alba nelle case di alcuni italiani con due comunicati stampa intrisi di lessico simil-eversivo: «Gli Anonymous italiani non sono caduti di fronte a questo vile tentativo di smantellare l'organizzazione e annunciano conseguenze per le azioni compiute dalle forze dell'ordine» si legge nel messaggio postato come immagine sul sito i55. tinypic. com/10dy42f. jpg.

COMUNICATO ANONITALY CONTRO BERLUSCONI

«Anonymous nega quanto detto dai media e vorrebbe ricordare che non c'è nessun capo, nessuna struttura e tutti operano allo stesso livello. Nulla è stato smantellato» si aggiunge, ripetendo i concetti che già erano stati scritti in una delle bacheche on line. È la difesa globale del gruppo.

Secondo la definizione di Wikipedia- lo strumento migliore per comprendere più a fondo i fenomeni che nascono sul web- Anonymous è un concetto legato all'azione collettiva e simultanea di più comunità anarchiche che uniscono le proprie forze per un obiettivo. L'operazione «SecureItaly» , con cui il Centro nazionale anticrimine informatico della Polizia informatica (Cnaipic) ha portato ieri a termine le 36 perquisizioni in mezza Italia con 15 indagati, a fine giornata ha riaperto la questione.

Nel fascicolo seguito dal pm Perla Lori della Procura di Roma risulta difatti un «promotore» della rete italiana: un 26enne che vive nel Canton Ticino, Luca Franceschi, che si firmava in rete con il nickname «Phre» e che è stato interrogato dal giudice svizzero. Per gli investigatori della PolCom sarebbe stato lui ad aver guidato gli attacchi negli ultimi mesi ai siti istituzionali (Camera, Senato, Palazzo Chigi e Agcom) e aziende (Poste, Eni, Finmeccanica, Unicredit). Le ipotesi di reato andrebbero dall'accesso abusivo a rete informatica, danneggiamento e interruzione di pubblico servizio.

messaggio su twitter anonitaly - TANGO DOWN

«Nulla è stato smantellato» perché chiunque può unirsi agli Anonymous. Secondo alcuni esperti l'operazione rischia di essere un buco nell'acqua: la dotazione tecnologica e i trucchi per operare si imparano velocemente nelle chat. Il loro confine è mutevole. Come gli obiettivi. E gli individui non esisterebbero. Ma chi sono dunque gli Anonymous nei confronti dei quali si registra una stretta a livello internazionale (a inizio giugno un'operazione simile è stata portata a termine in Spagna)?

La verità è che non se ne sa molto. Il nome compare per la prima volta nel 2003 ma è con il «Project Chanology» nel febbraio del 2008, un attacco americano contro Scientology, che diventano famosi. Hanno la loro cultura underground e i propri riferimenti iconografici come «V per Vendetta» , da quando degli individui sono apparsi in pubblico come Anonymous nel 2008 a Los Angeles mascherati come Guy Fawkes, il personaggio del comic book. Ogni volta che si procede a un arresto si aggiunge un pezzetto, come quando venne fermato Commander X, uno dei loro «leader» più famosi.

Si può entrare in contatto con loro attraverso intermediari, normalmente degli hacker noti. Il loro modo di operare e rivendicare gli attacchi li rende colture ideali per la dietrologia. La sensazione degli investigatori è che dietro rituali e cultura underground ci sia una rosa completa di appartenenti che vanno dal ragazzo idealista che protesta per la rete libera (dal copyright) al «Black Bloc» digitale. Di certo, negli ultimi mesi, con l'attacco alla Sony, appoggiato dal ramo di «fuoriusciti» LulzSec, il confine tra protesta pacifica e atto punibile penalmente è stato superato.

WIKILEAKS JULIAN ASSANGE


3- COLPO AGLI HACKER ITALIANI. SERVIRÀ? - LA RETATA DI IERI SCALFISCE APPENA UN ESERCITO SMISURATO E AGGRESSIVO
Da "Il Foglio"

L'impressione è quella di una bastonata data contro a un corpo gommoso e smisurato, i quindici italiani denunciati ieri dalla polizia postale con l'accusa di fare parte di Anonymous - il collettivo di hacker più temuto al mondo - fanno notizia, ma si tratta di molto rumore per quasi nulla. Il collettivo conta almeno 200 simpatizzanti italiani, che già ieri promettevano rappresaglie e che a loro volta fanno parte dell'esercito mondiale degli Anonymous, con le sue gerarchie, i suoi assi, le sue costole più o meno famigerate.

La settimana scorsa il settimanale americano Time ha dedicato un articolo terrorizzato ai Lulz (viene da lol, l'abbreviazione per laughing out loud, mi sto sganasciando dalle risate. Da lol il plurale diventa lols e degenera in Lulz: etimologia di base dal mondo degli hacker). I Lulz, che dopo aver violato il sito dell'Ufficio immigrazione dell'Arizona per protesta contro la linea dura sull'immigrazione dicono di essersi appena ritirati dall'attività, coniugavano un humor surreale con l'abilità di penetrare nei sistemi informatici meglio difesi: Cia, Fbi, il Senato americano, l'agenzia britannica per il crimine organizzato, il canale televisivo Fox, la Pbs, la banca Citigroup, vari siti della Sony, quelli del governo brasiliano.

Master Card

Anonymous ha nel suo carnet di vittime la Visa, MasterCard, Pay- Pal, Amazon. Gli affiliati italiani hanno attaccato altri siti illustri: Camera, Senato, governo, Agcom e quelli di aziende nazionali strategiche come Eni, Enel, Finmeccanica, Mediaset e Rai. Corpo tentacolare e gommoso, l'esercito degli hacker nazionali e internazionali, ma la bastonata di ieri è stata dura.

L'operazione Secure Italy degli investigatori del Centro nazionale anticrimine informatico (Cnaipic) della polizia ha svegliato alle cinque del mattino 32 persone, per le perquisizioni e il controllo degli hard disk dei computer. "Ora - dice uno di loro ancora disorientato, nonostante la voglia di rappresaglia - prima di tutto dobbiamo capire come sono arrivati a noi e dove abbiamo sbagliato nelle nostre contromisure di sicurezza". Gli hacker sono stati hackerati. Era successo anche negli Stati Uniti lo scorso settembre, quando un altro network malevolo e famoso nel mondo degli addetti ai lavori, Zeus, era stato quasi smantellato con la denuncia di 70 persone.

Playstation 3 hacker

Da noi i denunciati non rischiano l'arresto, ma temono soprattutto le cause civili per il rimborso dei danni da parte delle vittime (e che vittime). Se lo spirito hacker è fedele al suo nome, ora dopo le denunce sono da mettere in conto ritorsioni clamorose, forse provenienti anche da fuori i confini nazionali, di sicuro con il solito gusto acerbo per lo sberleffo senza volto.

L'idea sulla retata di ieri è che di tutto si tratti, tranne che del colpo definitivo che metterà a riposo gli hacker italiani. Secondo l'esperienza degli investigatori americani, chi commette questo tipo di reati e ha il giusto livello di sofisticazione tecnologica smette soltanto perché così ha deciso per scelta personale, non perché si fa incastrare dentro un'indagine, e si modera da sé. Quando invece non decide di guadagnare con la sua abilità.

 


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