Cristina Taglietti per il "Corriere della Sera"
Saverio VertoneDodici righe firmate Saverio. È il commiato di Saverio Vertone uscito sul «Foglio» del suo amico Giuliano Ferrara ieri, giorno del suo funerale nella chiesa di San Francesco da Paola in via Po, a Torino. Vertone è morto giovedì, a 83 anni (era nato a Mondovì nel 1927) ma quelle righe le aveva scritte il 30 maggio, quando già sapeva che la malattia non gli avrebbe lasciato scampo.
Saverio VertoneNiente ultime volontà, né autoritratti lapidari, più che un necrologio il suo è un messaggio a chi resta, dove il realismo lascia spazio all'ottimismo: «Non sarebbe gentile né giusto se andandomene dicessi alla mia famiglia e agli amici: arrivederci a presto- scrive -. C'è però una cosa che mi preme dirvi, miei cari, ed è questa: sgranate i vostri occhi e salite in macchina, o in moto, o in bici e se non avete nessuno di questi mezzi, usate le gambe, correte, oppure semplicemente camminate; ma è importante che manteniate lo sguardo fisso all'orizzonte. Non vedrete il sole dell'avvenire ma, se avrete la fortuna che ho avuto io, vedrete, nell'infinito, il piccolo punto rosa della felicità».
Saverio VertoneScrivere il proprio necrologio è cosa poco comune e non è un caso che Vertone, intellettuale inquieto e anticonformista, dal percorso politico apparentemente contraddittorio, disincantato ma sempre alla ricerca di qualcosa in cui credere, abbia condiviso questo gesto con Indro Montanelli.
Saverio VertoneIl giorno dopo la morte del grande giornalista, il «Corriere» pubblicò in prima pagina il necrologio, metà commiato ai lettori, metà disposizioni funebri, che lui stesso aveva dettato qualche giorno prima della morte, nella clinica Madonnina di Milano: «Mercoledì, 18 luglio 2001 - ore 1.40 del mattino. Giunto al termine della sua lunga e tormentata esistenza Indro Montanelli, giornalista, prende congedo dai suoi lettori ringraziandoli dell'affetto e della fedeltà con cui lo hanno seguito. Le sue cremate ceneri siano raccolte in un'urna fissata alla base, ma non murata, sopra il loculo di sua madre Maddalena nella modesta cappella di Fucecchio. Non sono gradite né cerimonie religiose né commemorazioni civili».
GIULIANO FERRARA montanelli1Essere padroni della propria vita anche dopo la morte, dettare le proprie condizioni, ma anche raccontare la propria verità, o addirittura riparare i torti. L'auto-coccodrillo di Alfredo Cattabiani, consegnato al «Giornale» qualche mese prima della scomparsa, avvenuta il 18 maggio 2003, fu un vero e proprio j'accuse postumo, pubblicato sul «Giornale» , in cui lo scrittore che promosse in Italia autori come Tolkien, Guénon, Florensky, grande esperto di religioni, miti e simboli in anni, i Sessanta/Settanta, che li etichettava come temi «della destra» , denunciava la «pluriennale persecuzione della sinistra nei confronti della sua politica culturale, giudicata una pericolosa minaccia al monopolio delle culture marxista leninista e neoilluminista».
terzani tiziano 001Se la consapevolezza della fine ha generato, anche recentemente, libri-testamento dal grande impatto sui lettori come La fine è il mio inizio di Tiziano Terzani o L'ultima lezione. La vita spiegata da un uomo che muore di Randy Pausch, l'autonecrologio è, in certi casi, un vero e proprio genere letterario che ha radici antiche come dimostra Jonathan Swift, che nel 1731 esercitò il suo spirito feroce nei «Versi sulla morte del dottor Swift» in cui mette in scena la sua dipartita e tutte le possibili reazioni, o Stig Dagerman, lo scrittore svedese morto suicida a 31 anni che in un libretto bellissimo e spietato, Il nostro bisogno di consolazione, scrisse il suo epitaffio: «Qui riposa uno scrittore svedese caduto per niente, sua colpa fu l'innocenza, dimenticatelo spesso».