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p4, bum bum! - l’esito sul trasferimento alla Procura di Roma del troncone di indagine che riguarda la fuga di notizie, appare quasi scontato - Da Napoli, tuttavia, non sembrano disposti a cedere neanche un terzo dei fascicoli istruttori - secondo indiscrezioni, curcio e woodcock non avrebbero ancora depositato alcune intercettazioni ambientali in cui Bisignani viene messo al corrente di attività giudiziarie in corso, proprio da alcuni ufficiali di vertice di Finanza e Carabinieri...

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Massimo Martinelli per Il Messaggero

La richiesta formale è imminente. E l'esito appare quasi scontato. Il professor Enzo Musco, difensore del generale Michele Adinolfi sarebbe pronto a chiedere il trasferimento del troncone di indagine che riguarda la fuga di notizie alla Procura di Roma.

E' il colpo che temono gli investigatori di Napoli, perché siccome Luigi Bisignani è accusato solo per aver informato due persone (Stefania Tucci e Lorenzo Borgogni) di presunti provvedimenti giudiziari che avrebbero potuto riguardarli, anche il vaglio della sua posizione potrebbe essere affidato ai magistrati di piazzale Clodio.

BISIGNANIadinolfi-milanese

L'istanza, almeno per il momento, potrebbe essere fondata sulla ricostruzione fornita dal parlamentare pdl Marco Milanese - in risposta a una domanda specifica dei pm che l'avevano convocato - circa il momento in cui il generale Adinolfi chiese all'editore Pippo Marra di informare Bisignani dell'inchiesta P4.

La soffiata sarebbe avvenuta durante una cena a Roma, in casa di Marra. E nell'attesa di accertare la compatibilità della ricostruzione con i tempi dell'inchiesta (Adinolfi si dice in grado di provare che quella riunione avvenne a dicembre 2009, quando le indagini non erano partite), il fatto che tutti siano concordi nel collocare l'incontro nella Capitale potrebbe far scattare la competenza territoriale dei pm capitolini.

Luigi Bisignani con Franco Bechis

Senza contare che ad essere danneggiati dalla presunta fuga di notizie sono stati, per loro stessa ammissione, i magistrati napoletani. E anche in questo caso, è la procura di piazzale Clodio ad essere funzionalmente competente ad indagare sui presunti reati commessi da e contro le toghe partenopee. Comunque vadano le cose, l'editore Pippo Marra si dice assolutamente sereno: «Ho chiarito la mia posizione, sono tranquillo e continuo a lavorare con il solito entusiasmo. Di solito le bolle di sapone si dileguano da sole, nemmeno scoppiano».

I pm Woodcock e Francesco Curcio

E dal canto suo, il comandante generale della Gdf, Nino Di Paolo, in una lunga lettera aperta invita «a non mettere in discussione, attraverso facili giudizi collettivi, l'onestà e la correttezza istituzionali di un Corpo e dei suoi appartenenti che con grande sacrificio, compiono il loro dovere in circostanze di tempo e di luogo anche difficili».

Da Napoli, tuttavia, non sembrano disposti a cedere neanche un terzo dei fascicoli istruttori. E dai corridoi di palazzo di giustizia filtrano le prime indiscrezioni sugli sviluppi investigativi sulle «talpe» che avrebbero informato il parlamentare Alfonso Papa e il manager Luigi Bisignani sull'inchiesta che li riguardava.

I pm puntano decisamente a valutare eventuali profili di responsabilità delle persone che lo stesso Papa si vantava di conoscere e di interpellare quando voleva sapere qualcosa sulle indagini in corso, anche su terze persone. Come ad esempio quando cominciò ad informarsi sulle mosse del procuratore aggiunto di Roma, Giancarlo Capaldo, che indagava sulla presunta loggia P3 di Carboni, Martino e Lombardi e sul coinvolgimento di altri magistrati partenopei, come ad esempio Arcibaldo Miller, già capo dell'Ispettorato del ministero della Giustizia. Oppure Valerio Carducci, un costruttore che aveva ottenuto appalti dallo stesso dicastero.

Arcibaldo Milleralfonso-papa-francesco perone arcibaldo miller pasquale lombardi e il deputato abrignani in un ristorante romano

Per i pm, Papa e il carabiniere La Monica si diedero da fare per recuperare informazioni riservate sulla loro posizione processuale. Anche se Miller, ascoltato in procura, ha dichiarato: «Voglio ribadire di non aver mai chiesto al Papa di interessarsi delle vicende processuali nelle quali è comparso il mio nome».

Ma il troncone più suggestivo dell'inchiesta potrebbe riguardare alcuni ufficiali di vertice di Finanza e Carabinieri. Perché, secondo indiscrezioni, i due magistrati non avrebbero ancora depositato alcune intercettazioni ambientali in cui Luigi Bisignani viene messo al corrente di attività giudiziarie in corso, proprio da persone vicine a quegli ambienti istituzionali.

Gli investigatori dovranno verificare se si tratti di informazioni veritiere, oppure di semplici millanterie di chi voleva accreditarsi con questo ex giornalista che era riuscito a costruirsi la fama di manager della politica e delle istituzioni.

 

 


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