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UNO, DUE, TRE, P4! - LA GIUNTA CHE DEVE DECIDERE L’ARRESTO DI PAPA SI AGGIORNA AL 6 LUGLIO (VOGLIONO TUTTE LE CARTE) E NEL PDL VEDONO “FUMUS PERSECUTIONIS” - NELL’INCHIESTA ENTRA ANCHE IL GIUDICE ARCIBALDO MILLER - BISIGNANI: “PAPA MI DISSE: ‘GUARDA, STAI TRANQUILLO, NON C’È NIENTE, MILLER È AMICO DEL DOTTOR WOODCOCK, QUINDI, INSOMMA, SONO TUTTE CAZZATE’” - ANCHE IL GENERALE BARDI DELLA FINANZA TIRATO IN BALLO (TUTTI SMENTISCONO E ANNUNCIANO QUERELE)…

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1 - NUOVO RINVIO GIUNTA SU PAPA, PER RELATORE C'E' 'FUMUS PERSECUTIONIS'...
(Adnkronos)
- Ancora un rinvio in Giunta per le Autorizzazioni della Camera per Alfonso Papa, il deputato del Pdl finito nell'inchiesta P4. L'organismo di Montecitorio si è aggiornato a mercoledì prossimo dopo aver ascoltato la relazione di Francesco Paolo Sisto (Pdl): "Nei confronti di Papa ci sono stati pedinamenti, intercettazioni, foto. Dobbiamo tenere conto di questi parametri, molto gravi, e del fatto che le esigenze cautelari non sono calibrate", ha detto Sisto sostenendo la tesi del ‘fumus persecutionis'.

BISIGNANI

Il relatore ha anche chiesto di acquisire le 16mila pagine dell'inchiesta: "In Giunta dobbiamo andare avanti un po‚ per atti e un po' per la stampa. Un paradosso". Il presidente Pierluigi Castagnetti, però, a quanto hanno spiegato gli altri partecipanti alla riunione, avrebbe invitato il relatore del Pdl a rinunciare alla richiesta. In assenza di dibattito, e con la Lega che non si è espressa in Giunta, le posizioni sono rimaste quelle della vigilia: "Convincente", la relazione di Sisto per Enrico Costa (Pdl).

"Una relazione desolante", per Federico Palomba (Idv). "Le prove sono consistenti, non si vede ‘fumus persecutionis'", ha detto l'Udc Pierluigi Mantini. "Il Pd è per concedere l'autorizzazione. Il Gip è stato rigoroso nel valutare i fatti", ha spiegato la capogruppo democratica Manuela Samperi. La Giunta dovrà trasmettere gli atti alla presidenza della Camera entro 15 giorni.

2 - BISIGNANI: PAPA SI RIVOLSE A MILLER - NELL'INCHIESTA SULLA TALPA ANCHE IL CAPO DEGLI ISPETTORI DI ALFANO...
Giovanni Bianconi per il "Corriere della Sera"

ALFONSO PAPA

C'è anche il nome del capo dell'Ispettorato del ministero della Giustizia Arcibaldo Miller, magistrato già in servizio alla Procura di Napoli, nell'indagine sulla fuga di notizie che mise sull'avviso gli inquisiti nell'inchiesta partenopea chiamata P4. A farlo è stato il principale indagato, Luigi Bisignani, nel primo interrogatorio davanti ai pubblici ministeri Francesco Curcio e Henry John Woodcock, il 9 marzo scorso.

Dopo aver avuto una generica informazione dal deputato Italo Bocchino, ha riferito l'uomo d'affari, avvertì Alfonso Papa, magistrato napoletano e ora onorevole del Pdl, sul quale pende una richiesta d'arresto per favoreggiamento, corruzione e altri reati: «Papa mi disse che ne avrebbe parlato con il suo amico dottor Miller, Io capii che era preoccupato, dal suo atteggiamento» .

Nell'interrogatorio davanti al giudice che l'ha messo agli arresti domiciliari, Bisignani ha confermato che Papa s'era fatto «un giro a Napoli» e al ritorno gli aveva indicato le persone consultate: «Quello che maggiormente tranquillizzava tutti era il dottor Miller, che era amico suo. Ha detto (Papa, ndr): "Guarda, stai tranquillo, non c'è niente, Miller è amico del dottor Woodcock, quindi, insomma, sono tutte cazzate"» .

Un testimone dell'inchiesta, l'avvocato Patrizio della Volpe, ha spiegato ai magistrati a proposito del maresciallo dei carabinieri Enrico La Monica, altro inquisito per la P4 e ora latitante in Senegal: «La Monica aggiunse che il Papa gli aveva riferito di aver chiesto a Miller di fare accertamenti in Procura a Napoli, e che lo stesso Miller lo aveva rassicurato dicendogli che non c'era nessun procedimento a suo carico (cioè del Papa)» . Rassicurazione falsa, qualora sia mai avvenuta.

I pm Woodcock e Francesco Curcio

Convocato dai suoi colleghi pubblici ministeri Curcio e Woodcock, il capo degli ispettori ministeriali Miller ha negato ogni coinvolgimento: «Escludo categoricamente di aver ricevuto dal Papa alcuna richiesta di tal genere, e cioè di assumere informazioni relative alla sua posizione processuale; in proposito posso solo dire che ultimamente il Papa mi disse che era preoccupato perché temeva che il dott. Woodcock ce l'avesse con lui e che non parlasse bene di lui, temendo dunque una qualche iniziativa strumentale... Ribadisco che il Papa non mi fece alcuna richiesta, consapevole, credo, dell'assurdità della stessa» .

Comunque siano andate le cose, è certo che la Procura di Napoli - proprio con il pm Woodcock- stava indagando su Papa e Bisignani. E che alla fine di ottobre 2010, avvisati da qualche «talpa», gli indagati sono venuti a saperlo e hanno smesso di usare i telefoni intercettati.

Un'altra fonte di Papa, sempre secondo Bisignani, era il comandante interregionale della Guardia di Finanza Vito Bardi, come ha specificato nell'interrogatorio del 9 marzo: «Mi disse che avrebbe parlato con un certo generale Bardi della Finanza; dopo qualche giorno tornò da me e mi disse che effettivamente aveva appurato a Napoli che la notizia dell'indagine era vera» .

Arcibaldo Miller

E il 20 giugno, davanti al giudice, ha ribadito: «Il generale Bardi è un nome che ho fatto e neanche mi ricordavo, ho detto che (Papa, ndr) parlava di un certo Bardi» . Sulla base delle dichiarazioni di Bisignani, il generale Bardi è stato indagato per rivelazione di segreto d'ufficio. Ma quando è stato convocato dai pubblici ministeri ha rivendicato la correttezza del suo comportamento. Ha negato di aver mai ricevuto richieste di notizie da Papa su indagini nei suoi confronti; incontrava il magistrato-deputato in occasione di ricevimenti o appuntamenti pubblici, ma non ci furono incontri mirati a conoscere i dettagli di qualche inchiesta.

Né lui gli ha fatto alcuna confidenza. Per questo, subito dopo l'interrogatorio, il generale ha presentato una denuncia per calunnia contro Bisignani e chiunque l'avesse indotto a rendere quella testimonianza. È vero invece che Bardi parlò del procedimento su Papa e Bisignani, per il quale la Guardia di Finanza aveva ricevuto dai pubblici ministeri le deleghe a svolgere accertamenti, al comandante generale delle Fiamme Gialle.

Periodicamente - ha spiegato l'alto ufficiale ai pm - lui si reca a Roma, nella sede del comando generale, per aggiornare i suoi superiori sulle attività principali e di maggior rilievo, secondo una prassi nota e consolidata. E nel mese di ottobre 2010, ha ammesso Bardi, informò il comandante generale Nino Di Paolo dell'inchiesta coordinata dai magistrati Curcio e Woodcock.

dfa25 pierluigi castagnetti

Nell'occasione era presente anche il capo di stato maggiore, generale Michele Adinolfi. Quest'ultimo è un particolare importante, perché il deputato del Pdl Marco Milanese - ex finanziere, consigliere politico del ministro Tremonti fino alle recenti dimissioni- ha riferito che fu proprio Adinolfi, nel corso di una cena a Roma, a suggerire di avvertire Bisignani dell'indagine a suo carico.

Nell'interrogatorio e poi in un confronto con Milanese, Adinolfi ha negato la circostanza e respinto l'accusa che gli è valsa un avviso di garanzia. Il suo avvocato Enzo Musco è pronto a presentare un'istanza per spostare l'indagine sulla fuga di notizie, per competenza territoriale, da Napoli a Roma.

 


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