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giulietto dietro la lavagna - TREMONTI RINCULA: SENZA DIMISSIONI IN TASCA, IL CAINANO LE AVREBBE ACCETTATE SUBITO. E SOPRATTUTTO RINVIO DELLA MANOVRA DA 20 MILIARDI A DOPO IL VOTO DI MARZO 2012 (SECONDO IL VOLERE DEL BANANA CHE NON VUOLE AFFRONTARE LE ELEZIONI CON UN PAESE TARTASSATO) - L’UNICO DOLORE ARRIVA DA Ghedini: per il Lodo Mondadori butta malissimo, cifre pazzesche da pagare all’arcinemico, l’ingegner Carlo De Benedetti...

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Ugo Magri per "la Stampa"

il_ministro_tremonti_e_premier_berlusconi

A ricevere la folla degli invitati non c'è Berlusconi ma provvede il suo portavoce, Bonaiuti, perché l'ospite nel frattempo ha cose più urgenti. Mentre affluiscono La Russa e Alfano, Bossi e Rosi Mauro e tutti gli altri partecipanti al vertice (saranno in 28 a tavola), il Cavaliere sta chiuso nel suo studio con l'avvocato Ghedini che lo ragguaglia sulle ultimissime dal fronte giudiziario.

Il processo Mills non è ancora defunto, come si diceva in giro, anzi risulta piuttosto arzillo se è vero che la sentenza di condanna è attesa tra ottobre e novembre. Inoltre Ghedini mette sull'avviso il premier: per il Lodo Mondadori butta malissimo, cifre pazzesche da pagare all'arcinemico, l'ingegner Carlo De Benedetti...

super larussa foto mezzelani gmt

Con un sorriso un po' appeso sul volto, Berlusconi finalmente compare alla mensa imbandita. Stringe mani e, giunto davanti al ministro dell'Economia, lo apostofa finto-scherzoso: «Lei è il signor Tremonti? Piacere». Un modo per annegare la tensione della vigilia. Salvo poi aggiungere, con tutti intorno: «Caro Giulio, anche tu devi portare un po' di pazienza, la sopportazione non può essere solo una mia prerogativa. Noi ti faremo domande sulla manovra, e tu risponderai».

Il match che ne segue è una sorta di uno contro tutti. Il Professore spesso si rifugia all'angolo, incassa, sguscia via. Cicchitto picchia come un fabbro: «Non puoi comportarti come se tu fossi il presidente del Consiglio». Perfino più pesante Galan. Ma è un coro, «vogliamo collegialità».

ANGELINO ALFANO

Seduto alla destra di Berlusconi (alla sinistra del Capo c'è Alfano, di fronte Bossi) Tremonti risponde con garbo, mai perde le staffe. «Aperto ai vostri suggerimenti», si dichiara più tardi il ministro con i colleghi di governo. Il rigore draconiano della manovra sbiadisce a mano a mano che il Professore la definisce nel pre-Consiglio: neppure 2 miliardi da amputare quest'anno dal bilancio pubblico contro i 3 originari; solo 5 nel 2012 anziché 8... Niente colpi di machete sull'Università, sulla ricerca e sulla cultura (come desideravano Gelmini e Napolitano).

Basta tagli lineali uguali per tutti, d'ora in avanti «spending review», che poi sarebbe un modo intelligente di risparmiare. Saziato Bossi, che pretendeva un nuovo Patto di stabilità per i Comuni «virtuosi». Felice soprattutto il Cavaliere, perché i sacrifici possono attendere il 2013. Cioè l'anno delle elezioni, e solo un pazzo suicida vorrebbe affrontarle dopo 20 miliardi di tagli: più facile che a questo punto si voti l'anno prossimo, in Primavera, prima che l'Italia avverta i morsi della manovra.

Rosi Mauro,47 anni,con Renzo Bossi,21 anni,e Umberto Bossi,68 anni

L'orizzonte politico si accorcia, e Tremonti forse proprio questo voleva ottenere. Ma intanto Berlusconi tira avanti, supera il terzo scoglio dopo la verifica parlamentare e Pontida. I suoi pasdaran fanno circolare la teoria del Ragioniere sconfitto: se mai si fosse impuntato e avesse pronunciato la fatidica frase «allora io mi dimetto», Silvio non avrebbe esitato un attimo a rispondergli «okay, amico, vai pure».

CARLO DE BENEDETTI

In quel caso il premier si sarebbe fatto indicare un sostituto da Draghi, neo-presidente della Bce, in modo da placare i mercati finanziari... Però durante il vertice a Palazzo Grazioli l'occasione non si presenta. Di dimettersi Tremonti se ne guarda bene.

FABRIZIO CICCHITTO

Delusione di quanti all'opposizione speravano nel patatrac. Specie tra i centristi, più d'uno pregustava un governo tecnico, tanto che Casini ci ha pure litigato con Bersani. Nel cerchio magico berlusconiano (anche Silvio ne ha uno, mica solo Bossi) qualcuno si spinge a sostenere: «Giulio aveva dato affidamenti che poi non è stato in grado di mantenere». Sta di fatto che il banco per ora non salta. Potrebbe succedere «solo se il Milan ci portasse via Hamsik» minaccia il super-tifoso del Napoli Quagliariello: allora sì che scatterebbe la vendetta dei senatori partenopei.

 


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