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SBANKITALIA - IL TAFAZZISMO ITALICO NON DORME MAI: CON LA CRISI GRECA ALLE PORTE, I MERCATI FINANZIARI IN SUBBUGLIO E LE BANCHE SOTTO SCHIAFFO SPECULATIVO, CI SI PERDE IN UNA GUERRA TRA FAZIONI PER LA SUCCESSIONE A DRAGHI: IL FAVORITO È SACCOMANNI (DELFINO DI DRAGHI E CARO A NAPOLITANO), POI C’È GRILLI (NEL CUORE DI TREMONTI) E INFINE BINI SMAGHI (OUTSIDER IN USCITA COATTA DALLA BCE) - CON L’ESECUTIVO ALLA CANNA DEL GAS È PROBABILE UN RINVIO DELLA DECISIONE, MAGARI AL 28 LUGLIO - MA PER I BOOKMAKER IN CORSA C’È ANCHE IGNAZIO VISCO…

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1- IL CONSIGLIO DI BANKITALIA OGGI IN SEDUTA «ORDINARIA»
Carlo Marroni per "ilSole24ore.it"

Draghi tra Saccomanni e Grilli

Le nuove tensioni emerse nella maggioranza sul tema della manovra economica - che saranno oggi al centro di un vertice con il premier Silvio Berlusconi - potrebbero rimandare di qualche tempo l'avvio dell'iter per la nomina del successore di Mario Draghi, che si insedierà al piano nobile di Via Nazionale dal prossimo novembre.

Il direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli, resta il candidato preferito dal governo. E riscuote il gradimento di una fetta consistente del sistema bancario e soprattutto delle fondazioni, in sintonia con via Venti Settembre. Ieri si è rafforzata la voce che il premier volesse far votare già oggi il parere al consiglio superiore della Banca d'Italia - convocato da tempo per l'ordinaria riunione mensile e al quale Draghi comunicherà ufficialmente oggi l'avvenuta nomina alla presidenza della Bce e la sua uscità dalla Via Nazionel alla fine del prossimo mese di ottobre - e portare il decreto al consiglio dei ministri di giovedì, insieme a manovra e riforma fiscale.

Da sinistra Carlo Baldocci Giulio Tremonti e Vittorio Grilli

Ma a ieri sera non risultava arrivata nella mani dei consiglieri "superiori" - e in particolare di quelle di Paolo Blasi, consigliere anziano - alcuna richiesta di parere da Palazzo Chigi, anche se è stata raccolta l'indiscrezione che fossero in partenza alcune comunicazioni: due sui "criteri" da seguire e una specifica con il nome di Grilli. In ogni caso, in assenza di tutti i requisiti formali, è difficile che oggi la riunione ordinaria possa essere trasformata ad horas in straordinaria, salvo naturalmente sorprese dell'ultimo minuto, sempre possibili. In quel caso sarebbe necessaria, o quantomeno opportuna, la presenza di tutti e 13 i consiglieri superiori, e a quanto risulta almeno uno oggi non dovrebbe essere presente a palazzo Koch.

Ovviamente ogni soluzione è possibile (voto a distanza con telegramma?) ma sarebbe «una forzatura delle procedure, e il Capo dello Stato ha fatto sapere di volere il massimo rispetto delle forme, che in queste decisioni sono sostanza, ma anche di non avere obiezioni sui nomi fatti» afferma una fonte ben informata. A questo punto quindi un rinvio è quantomeno probabile, magari alla riunione già prevista per il 28 luglio. Tempi più lunghi permetteranno una decisione più ponderata e il rafforzamento deciso della posizione di Fabrizio Saccomanni, direttore generale della Banca d'Italia dal 2006 e per lunghi anni "ministro degli esteri" dell'Istituto di emissione, espressione della continuità con la gestione Draghi, che infatti risulta appoggiarlo.

draghi trichet

Dice una persona molto vicina al dossier: «Entrambi sono nomi eccellenti. A voler fare una esame attento della situazione si può dire che la discontinuità cui sarebbe favorevole il governo con la proposta di Grilli forse non sarebbe ben vista da chi tiene sotto osservazione il nostro paese in questo momento di turbolenza, quindi per esempio le agenzie di rating».

Parole condivise dalla struttura di Via Nazionale, che vedrebbe con la nomina di Saccomanni sia il ritorno alla tradizione della successione interna - interrotta proprio da Draghi nel 2005 - sia la possibilità di un risiko interno di nomine, con l'ascesa alla direzione di uno dei tre vice, Ignazio Visco, Anna Maria Tarantola e Giovanni Carosio. Gira ancora l'ipotesi di un arrivo nel direttorio di Lorenzo Bini Smaghi, il membro del board della Bce che ha annunciato le dimissioni entro fine anno, ma viene esclusa sia nei circuiti del governo che in quelli monetari.

La politica perlopiù resta distante dal dossier, viste anche le turbolenze. «Mi auguro che il governo scelga la strada del colloquio e della concertazione con l'opposizione» afferma il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini. «É importante non disperdere le energie interne alla Banca d'Italia: Draghi ha fatto un ottimo lavoro e abbiamo ottimi dirigenti. Bisogna stare attenti che designazioni esterne non vengano a coincidere con la delegittimazione delle qualità interne». Parole che sembrano chiaramente indicare il nome di Saccomanni.

Bini Smaghi

Intanto il toto-nomine di Bankitalia finisce nel botteghino delle scommesse: per i bookmaker è Bini Smaghi il candidato ideale alla successione del governatore della Banca d'Italia. Secondo una nota di Agicos, il banchiere fiorentino si gioca, infatti, a 2.10 e precede Grilli a quota 3.00. A seguire, quota 5.00 per Saccomanni, mentre chiude le previsioni Visco, a quota 11.00.


2- PERCHÉ SERVE SACCOMANNI...
Marco Onado per "il Fatto Quotidiano"

Ora che la nomina di Mario Draghi alla Bce è definitiva, è opportuno che la successione in via Nazionale avvenga al più presto, perché il momento è drammatico: la crisi greca è sempre più in alto mare, i mercati finanziari penalizzano il debito pubblico dei Paesi più esposti, compresa l'Italia (ieri lo scarto del tasso dei Btp rispetto a quello tedesco ha segnato un nuovo record negativo), le nostre banche sono soggette a pressioni speculative che mettono in pericolo gli aumenti di capitale necessari per aumentarne la robustezza.

Una Banca centrale che deve affrontare un quadro così complesso non può essere lasciata nell'incertezza sulla successione perché rischia ogni giorno di prendere decisioni che potrebbero essere in qualche modo sconfessate da chi avrà poi il comando definitivo. Fare presto è facile perché i candidati sono già stati individuati, anche pubblicamente, da Silvio Berlusconi: Lorenzo Bini Smaghi, oggi nel consiglio direttivo della Bce; Vittorio Grilli, direttore generale del Tesoro e Fabrizio Saccomanni, attuale direttore generale della Banca d'Italia.

PIER FERDINANDO CASINI

Tutti e tre rispondono al requisito fondamentale del merito: autorevolezza, esperienza internazionale, profonda conoscenza del sistema finanziario globale. Ciascuno di essi vanta un curriculum di tutto rispetto e non è facile fare una comparazione, anche se Fabrizio Saccomanni ha accumulato esperienze che coprono l'intero spettro delle competenze di un banchiere centrale, al contrario degli altri due che sono più concentrati su specifici aspetti e, ad esempio, sono privi di esperienza in materia di vigilanza bancaria, un tema oggi di cruciale importanza.

Ma il punto è che vi è un altro fondamentale criterio cui attenersi, quello del rispetto dell'indipendenza, che è fondamentale per le Banche centrali e per la nostra in particolare. La nomina di un governatore esterno alla Banca d'Italia è avvenuta solo in circostanze eccezionali, come quella determinata dagli ultimi anni della gestione di Antonio Fazio.

È del resto abbastanza evidente che un'istituzione che ha saputo affermarsi come uno dei (pochi) punti italiani di eccellenza nel mondo abbia creato dei meccanismi interni di selezione rigidamente meritocratici e tali da massimizzare la probabilità che il numero due della struttura gerarchica sia la persona più adatta a succedere nel comando. Tanto più che oggi, dopo la riforma del 2006, i compiti del direttore generale sono assai più ampi e delicati di quanto avvenisse prima.

Una nomina esterna oggi significherebbe un giudizio politico non positivo sul candidato interno alla Banca. Per Bini Smaghi, perché non ci sono francamente elementi soggettivi e oggettivi per vederlo preferito non solo a Saccomanni, ma anche ad altri attuali membri del Direttorio. Lo stesso potrebbe dirsi per Grilli, ma in questo caso la nomina assumerebbe il gravissimo significato di una designazione del più autorevole e importante dirigente del ministero dell'Economia alla guida della banca centrale italiana.

IGNAZIO VISCO BANKITALIA

Il bis dell'operazione con cui si è mandato al vertice della Consob il viceministro di Giulio Tremonti, aggravato dalla recidiva e dalla maggior importanza dell'istituzione. E come se non bastasse, non si capirebbe perché, se non per occupazione del potere, si debba privare il Tesoro di un dirigente così preparato e stimato nel momento in cui i nostri titoli pubblici sono sotto pressione e si deve porre in essere la manovra necessaria per rispettare l'impegno solennemente preso con l'Europa di ridurre nel tempo l'incidenza del debito sul prodotto lordo.

Si può obiettare che è opportuno favorire un certo ricambio negli organi di vertice di un'istituzione, pur autorevole e meritocratica come la Banca d'Italia. Ma perché proprio al livello più alto e non, ad esempio, al livello del direttorio della Banca?

Anna Maria Tarantola

In fin dei conti, sarà l'organo che collaborerà strettamente con il futuro governatore e all'interno del quale, per i motivi già detti, verrà con ogni probabilità scelto il suo successore. Ancora una volta, la risposta è una sola: perché si vuole occupare subito tutto il potere possibile e dunque creare un pregiudizio, magari solo potenziale, all'indipendenza della banca centrale da parte di un governo sempre più allo sbando.

Non si deve sperare troppo che questo esecutivo sia sensibile ad un tema così delicato, ma è bene ricordare che la procedura di nomina del Governatore prevede il passaggio presso organi (il presidente della Repubblica e il Consiglio superiore della Banca d'Italia) che metteranno sicuramente l'indipendenza della banca centrale al centro delle proprie valutazioni.

E la situazione internazionale è troppo delicata perché ci si possa permettere il lusso, non si dice di uno scontro istituzionale, ma neppure di uno stallo. Con la nomina di Draghi, l'Italia ha incassato un formidabile dividendo in termini di credibilità internazionale; per non dilapidarlo immediatamente (il massimo dell'autolesionismo) c'è una soluzione molto semplice: nominare subito Fabrizio Saccomanni governatore della Banca d'Italia.

 


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