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BISI & RISI - IL LEGALE DI PIPPO MARRA È IL DIPIETRISTA LI GOTTI: “RIDICOLO PENSARE CHE IL GENERALE ADINOLFI AVVISI BISIGNANI ATTRAVERSO MARRA” (IL “NON PARLARE AL TELEFONO” È UN CONSIGLIO GENERICO) - MILANESE DIMESSO, PM A CACCIA DI TALPE - BAUDO INCAZZATO: “MASI NON MI VOLEVA FAR LAVORARE, BISIGNANI ORGANIZZÒ UN INCONTRO CON LORENZA LEI” - DE BENEDETTI PREMIER: LE PROFEZIE (SBAGLIATE) DEL BISI SCRITTORE…

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BISI

1 - MILANESE SI DIMETTE, PM A CACCIA DI 'TALPE' CONSIGLIERE TREMONTI NON INDAGATO, 'HO FATTO SOLTANTO MIO DOVERE'...
(ANSA) -
Dopo la Guardia di Finanza, l'inchiesta sulla P4 tocca il ministero dell'Economia: uno dei piu' fidati collaboratori di Tremonti, il consigliere politico Marco Milanese, deputato del Pdl, si e' dimesso dall'incarico in seguito alla notizia che sarebbe stato lui a rivelare ai magistrati napoletani che fu il capo di Stato Maggiore della Gdf, generale Michele Adinolfi - indagato per rivelazione di segreto d'ufficio e favoreggiamento - a far arrivare al consulente Luigi Bisignani notizie dell'inchiesta della procura.

'In considerazione delle ultime vicende che vedono coinvolti altissimi ufficiali della Gdf e che mi vedono interessato quale persona informata sui fatti - ha scritto il parlamentare del Pdl in una nota - ritengo opportuno rassegnare le dimissioni al fine di salvaguardare l'importante ufficio dalle polemiche sollevate da una doverosa testimonianza, in un momento cosi' delicato per la stabilita' economica e politica del paese'.

michele adinolfi

L'intento e' chiaro: evitare di danneggiare e di indebolire Tremonti in un momento in cui e' partito l'attacco al ministro, come confermano le parole del sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto. Dal punto di vista penale, pero', al momento nei confronti di Milanese non c'e' nessun provvedimento. 'Non e' indagato - dice il suo legale -; ha reso le sommarie informazioni testimoniali e ha partecipato al confronto con il generale Adinolfi senza alcuna assistenza legale, a differenza dell'altra persona'.

Dunque 'ha fatto solo il suo dovere di cittadino e per questo sta subendo delle aggressioni verbali'. In ogni caso, la sua testimonianza e' ritenuta fondamentale dai pm. Ma cosa ha detto Milanese? Secondo quanto e' stato possibile ricostruire, avrebbe risposto ad una precisa domanda dei pm in relazione ad una cena di circa un anno fa. 'In quell'occasione - avrebbe raccontato - il generale Adinolfi disse di aver saputo che i magistrati napoletani ce l'avevano con Bisignani e lui aveva informato Bisignani mandandogli il giornalista Pippo Marra'

marco milanese

Di quella cena, ai pm aveva parlato Manuela Bravi, compagna di Milanese nonche' portavoce di Tremonti. 'Circa un anno fa - mette a verbale la donna il 12 aprile - mi trovavo a cena con il mio compagno Milanese, con il Lasco (capo della sicurezza di Terna ed ex ufficiale della Finanza, ndr), con il professor Cognetti, forse con il generale Adinolfi, con l'avv. Fischetti ed altri; durante la cena sentii parlare il Lasco e gli altri menzionati commensali di un appartenente alla Gdf in servizio a Napoli loro 'amico fidato'...potrebbe trattarsi della stessa persona vicina al Lasco che da' notizie sulle indagini in corso e di cui mi ha parlato Mazzei (presidente del Poligrafico, ndr)'.

Secondo l'accusa Adinolfi avrebbe appreso le notizie dal generale della Gdf Vito Bardi, comandante dell'Italia meridionale, anche lui indagato per rivelazione di segreto e favoreggiamento.

Ma leggendo tra le righe delle migliaia di atti depositati e secondo alcune fonti qualificate, la 'caccia' dei pm ai responsabili della fuga di notizie non si ferma qui. Ci sono, ad esempio, intere pagine di verbale di Luigi Bisignani che sono con 'omissis'. E sono proprio quelle in cui il consulente, agli arresti domiciliari, parla dei rapporti di Papa con 'magistrati e forze di polizia' e dei suoi giri 'negli ambienti della Gdf, al comando generale e a quello provinciale di Napoli'.

PIPPO MARRA

Al Gip, lunedi' scorso, Bisignani ha ribadito di sapere che 'Papa aveva dei rapporti importanti sia alla procura di Roma che qui a Napoli nell'ambito della Gdf...'. Anche la stessa Bravi lascia una traccia che probabilmente i magistrati approfondiranno. 'So - racconta - che la talpa e' un appartenente alla Gdf, ricordo il cognome che comincia per M tipo Migliaccio o Migliacco o Marasco'; un ufficiale che secondo i giornalisti 'delle redazioni di Napoli' 'da notizie sulle indagini pendenti a Napoli'.

C'e' poi l'imprenditore Alfonso Gallo, uno di quelli che avrebbero subito le 'pressioni' di Papa, ad aprire un nuovo fronte: nell'interrogatorio, infatti, fa mettere a verbale che 'sempre a detta del Papa, anche la Dia forniva notizie e informazioni al Papa, che poi le utilizzava...'. E dei rapporti del parlamentare con le forze di polizia, racconta: 'mi disse di essere stato informato dell'esistenza della suddetta attivita' investigativa...da ambienti della Guardia di Finanza. Ho visto piu' volte il Papa incontrarsi con il generale Poletti...inoltre mi ha detto di essere molto amico del generale Pollari...Il Papa mi ha parlato del fatto che conosceva e vedeva il generale Poletti, il generale Adinolfi e il generale Mainolfi e forse altri che ora non ricordo'.

Un altro imprenditore, Luigi Matacena - il cui verbale e' stato omissato nella parte in cui affronta i rapporti con magistrati e con ufficiali di Gdf e Carabinieri - parla invece di Giuseppe Lasco, l'uomo della cena con Adinolfi e Milanese. 'Recentemente (ad inizio marzo di quest'anno, ndr) - racconta - mi ha chiesto informazioni su cio' che mi era capitato a proposito della perquisizione che ho avuto in questo processo e in particolare, commentando la vicenda, disse che il Papa aveva forti collegamenti in ambienti giudiziari e delle forze di polizia'.

PIPPO BAUDO

2 - LI GOTTI, RIDICOLO CHE GEN. ADINOLFI SI SIA RIVOLTO A MARRA...
(ANSA)
- 'E' assolutamente ridicolo dire che il generale Adinolfi, per avvertire Bisignani, si sia servito di Marra: possibile che tra i due non ci fossero contatti? Mi sembra inverosimile'. Lo dice l'avvocato Luigi Li Gotti, difensore del presidente dell'AdnKronos Giuseppe (Pippo) Marra, in relazione all'iscrizione di quest'ultimo nel registro degli indagati per l'inchiesta P4 per rivelazione di segreto e favoreggiamento personale.

I pm - sulla base di informazioni raccolte durante un interrogatorio del deputato del Pdl Marco Milanese - ritengono che il capo di stato maggiore della Guardia di Finanza gen. Michele Adinolfi sia stato informato, per via gerarchica, dal comandante interregionale per l'Italia meridionale, generale Vito Bardi, dell'inchiesta a carico di Bisignani e, proprio tramite Marra, abbia trasferito le informazioni a quest'ultimo, invitandolo, in particolare, a non parlare al telefono. Anche i due ufficiali delle Fiamme Gialle sono indagati.

'Se Bisignani si e' dovuto rivolgere al parlamentare del Pdl Marco Milanese - controbatte Li Gotti, che e' senatore dell'Idv - e' evidente che lo ha fatto perche' Marra non era in grado di dire di piu' di quel generico 'non parlare al telefono' di cui riferisce lo stesso Bisignani nell'interrogatorio davanti al gip del 20 giugno scorso'. Una frase che, tra l'altro, 'si riferisce ad un argomento molto remoto e, in ogni caso, al normale conversare: ha detto una cosa che tutti possono dire'.

MAURO MASI

E non e' un caso, prosegue Li Gotti, che 'lo stesso Bisignani abbia riferito di essersi informato da altre persone, quali appunto Milanese, che gli avrebbero comunicato la circostanza'. Ed inoltre, quando c'e' stato l'interrogatorio, 'gli stessi pm avevano dubbi se sentire Marra come indagato: sono stati loro a dire che era piu' un testimone ma che, a fini di garanzia, gli davano questo status'. Resta il fatto che il presidente dell'AdnKronos, conclude Li Gotti, 'ha fornito ogni spiegazione' sul suo ruolo.

BAUDO: MAI FATTO PARTE DI CRICCHE. MI FECE INCONTRARE LA LEI»...
Virginia Piccolillo per il "Corriere della Sera"

«Sono sconvolto. Di più. Non ho mai fatto parte di nessun tipo di cricca. Non conosco associazioni, club, grembiuli. Nessuna proposta, né da P2 né da massonerie. Forse mi ritengono troppo cretino. Eppure mi ritrovo a non dormire la notte per una cosa che non ho fatto» . Allarga le braccia, sconvolto, Pippo Baudo. Il suo nome è finito nei report dell'inchiesta sulla P4, fra le frequentazioni di Luigi Bisignani. E l'idea di essere accomunato a «questi giri» gli stravolge lo sguardo: «Sono sempre andato avanti solo con il mio lavoro e la simpatia del pubblico» .

LORENZA LEI

Ma Bisignani lo conosceva?
«Sì, da quando era all'Ansa. Lo avevo ospitato a Domenica In quando scrisse il romanzo sul Kgb. Lo incontravo spesso sotto casa mia, perché ha l'ufficio lì vicino. Vedevo sua madre dal parrucchiere: lei è siciliana e abbiamo più volte pensato di cucinare una sera la pasta con le sarde. Mai fatto».

Sapeva fosse così influente?
«Non lo sospettavo minimamente. Lo vedevo privo di scorta. Sono ancora incredulo. Ma certo, a leggere, si vede questo rapporto molto intimo con l'ex direttore generale Masi».

Mai ricevuto favori?
«A luglio dell'anno scorso lo incontrai casualmente dopo un incidente diplomatico con Masi».

Cos'era successo?
«Alla presentazione dei palinsesti autunnali, siccome ero stato messo da parte, presi la parola e fui un po' polemico. Vidi Masi alzarsi, andare dalla sua vice di allora, Lorenza Lei, e dire ad alta voce, davanti a tutti: "Questo non lavora più"».

Chiese aiuto a Bisignani?
«Io non chiesi nulla. Si offrì lui, avendomi visto affranto perché non mi sentivo degno di essere fatto fuori, di parlare con Masi. E per questa ragione sono stato tre volte nel suo ufficio».

CARLO DE BENEDETTI

E cosa ottenne?
«Un appuntamento con la Lei, che poi era il mio capo, che mi disse: "La situazione è difficile, ma non voglio perdere Baudo, ti posso offrire un contratto ridotto del 50%". Io che, come Santoro, avrei lavorato per un euro, accettai. E feci 6 puntate di ' 900 e 150. Ma nel palinsesto autunnale non è prevista nemmeno una serata per me: non sono andato alla presentazione perché mi vergogno. Quindi i miei vantaggi quali sarebbero? Non sono una nullafacente diventata ministro. Non sono stato fatto generale. Semmai sono stato degradato» .

3 - LE PROFEZIE DEL "BISI" SCRITTORE...
Fabrizio D'Esposito per "Il Fatto Quotidiano"
- Marzo del 1988. Un mese prima dell'era di Ciriaco De Mita premier. A Palazzo Chigi c'è Goria, dc minore; Andreotti è agli Esteri; Bisignani ha 34 anni e lavora all'Ansa. In libreria spopola Il sigillo della porpora, opera prima del futuro faccendiere di P2 e P4. Il successo è tale (tre edizioni e 45 mila copie) che pure Valentino Parlato ne scrive bene sul Manifesto. Il libro di Bisignani è una spy story tra la politica italiana e le turbolenze mediorientali. Così il 26 marzo Lino Jannuzzi (poi fondatore del Velino) intervista lo "scrittore e giornalista" Bisignani per Radio Radicale.

Luigi Bisignani

Un documento prezioso, da riascoltare. Il giovane "Bisi" racconta di essere rimasto "sorpreso dal successo di vendite". Jannuzzi parla della "bellissima critica di Parlato" e la butta in politica. Bisignani immagina l'Italia di dieci anni dopo, nel 1997: bipolarismo e ricconi al potere. Profetico. A chi assomiglia, dunque, il protagonista Sergio Bruschi, influente imprenditore dal passato incerto? Con gli occhi di oggi, il riflesso è spontaneo: Berlusconi? No. Risponde Bisignani: "È Carlo De Benedetti". E chi si nasconde dietro all'industriale, Giovanni Valdieri, che guida il blocco conservatore contro quello socialdemocratico? "Gianni Agnelli". Il giovane "Bi-si" non poteva indovinare tutto.

 


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