Filippo Facci per "Libero"
FILIPPO FACCIIl vento sta cambiando, la puzza sta aumentando e Luigi De Magistris è sempre al bivio: faceva il magistrato e parlava da politico, ora fa il politico e parla da magistrato. Lo sdoppiamento è genetico, come l'evocazione dietrologica che gli è cara: da magistrato - i virgolettati sono suoi - incolpava di continuo la «nuova P2», la «strategia della tensione», la «massoneria», i «poteri occulti coadiuvati da pezzi della magistratura» e ovviamente «settori deviati di apparati dello Stato».
Da sindaco, essendo la spazzatura un po' meno suggestiva, si è limitato a denunciare «fatti inquietanti che hanno impedito la raccolta dei rifiuti». Quali? Ha detto che «questa amministrazione sta rimuovendo incrostazioni ventennali». Quali? Ha parlato del «sabotaggio messo in atto da certi ambienti refrattari ad accettare la svolta politica che stiamo attuando».
Quali? Quali ambienti? Ha detto che il suo piano antispazzatura «sta naufragando non per responsabilità del Comune, nessuno può mettere in preventivo che arrivino atti illegittimi da parte delle istituzioni».
DE MAGISTRISI BEVE AD UNA FONTANA PUBBLICACi sono atti illegittimi da parte delle istituzioni? Quali? Si omettono i riferimenti alla camorra, del cui ruolo, a Napoli, il sindaco ha appreso l'esistenza grazie alle sue doti di investigatore. Nomi pochi, anzi, nessuno, ma qualcuno in compenso l'ha suggerito Il Fatto quotidiano: «Luigi Cesaro, che avrebbe dovuto da mesi individuare un buco dove stipare la munnezza di Napoli e non l'ha fatto... fino al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che l'aveva giurata ai napoletani».
ANTONIO PADELLAROÈ colpa loro - dopo vent'anni di Campania rossa - se siamo arrivati a questo punto: e andrà così «fino a quando il Governo non varerà il decreto che sblocca il trasferimento fuori regione dei rifiuti campani, unica soluzione con le discariche ormai intasate». Forse andava spiegato che i trasferimenti fuori regione sono bloccati da una sentenza del Tar del Lazio, non dal premier, e che deve ancora pronunciarsi il Consiglio di Stato. Forse andava spiegato che De Magistris le discariche non le vuole proprio: uno dei due De Magistris, almeno.
Già, perché la doppiezza dell'ex magistrato resta il problema. Durante la campagna elettorale era stato chiaro: gli inceneritori sono «vecchie tecnologie che avvelenano l'ambiente», ergo di costruire discariche e termovalorizzatori manco a parlarne. Il futuro, diceva, è la raccolta differenziata. Sì, ma gli impianti di compostaggio? Non ce ne sono, in Campania. Fa niente, una soluzione si troverà. Nel frattempo, il piano rifiuti di De Magistris era tutto qui.
hja23 luigi cesaroQuesto era il primo De Magistris. Il secondo, dopo pochi giorni, è già un altro uomo. «Da mesi», denuncia ancora Il Fatto, «il Presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro, avrebbe dovuto individuare l'area per una nuova discarica». Ma come? Il sindaco non vuole le discariche, abbiamo detto. Anzi sì, ha cambiato idea, ed è questa la misteriosa «soluzione autonoma» di cui in questi giorni mormora Tommaso Sodano, l'assessore napoletano all'ambiente.
Da ex capogruppo di Rifondazione, Sodano è un altro che ha problemi di sdoppiamento: lo ricordano, nell'autunno scorso, mentre tuonava contro il presidente della Provincia perché non firmasse il decreto per lo stoccaggio di rifiuti sul territorio di Acerra. Ora Acerra risponde picche al comune di Napoli. E Chiaiano, l'unica discarica aperta nella provincia, chiuderà il 27 giugno. Il ministro dell'ambiente Stefania Prestigiacomo e De Magistris, che s'incontreranno domani, parleranno probabilmente di questo: come si risolve, il problema dei rifiuti, se ci si oppone ai termovalorizzatori e a tutto il resto?
CALDORO STEFANONessun problema, in teoria: perché il secondo De Magistris, dicevamo, è molto più malleabile. Persino troppo: al punto da imbufalirsi se sindaci e assessori, ora, non gli mettono a disposizione ciò contro cui il primo De Magistris si era sempre battuto. Ora la nuova giunta invoca cosiddetti «siti di trasferenza», che in pratica sono discariche; provvisorie, ma discariche. In sostanza si punta alla solidarietà delle altre province, le si supplica: aiutateci, il vento sta cambiando.
STAFANIA PRESTIGIACOMODi fronte ai dinieghi, nel caso, si evocano oscuri manovratori. Per ora non funziona: i sindaci si ribellano, la gente scende per strade e gli ex amici di De Magistris si oppongono alla monnezza come hanno sempre fatto. Pure il primo cittadino di Caivano, tra altri, ha risposto picche. E i termovalorizzatori? Se ne programma la costruzione sì o no? Non è chiaro, perché è ancor meno chiaro quale dei due De Magistris avrà il sopravvento. Il primo, come già raccontato, a Bruxelles chiese all'Unione europea «la sospensione sine die dei fondi Ue stanziati per i rifiuti della Campania», e chiese pure l'avvio di una procedura contro l'Italia: erano 145 milioni di euro destinati all'intera regione.
napoli mare monnezzaOra, si dice, il primo cittadino De Magistris potrebbe tranquillamente volare a Bruxelles per richiedere lo stesso denaro: ne sarebbe capacissimo. Chissà che cosa ne penserebbe la sua collega Sonia Alfano, che proprio assieme a De Magistris fece di tutto per bloccare quei fondi. Non fosse chiaro, sta entrando in cortocircuito persino la doppiezza di Luigi De Magistris. In tv e in campagna elettorale si possono sparare tutte le cazzate del mondo, come quando ad Annozero, impunito, disse che le toghe che cercano il consenso popolare a lui non piacciono.
SONIA ALFANOMa da politico è diverso, le contraddizioni saltano all'occhio (al naso, nel caso di Napoli) più smaccatamente. In questi giorni continua a ripetere: «Stiamo lavorando a un piano alternativo fondato sull'autonomia della città». Poi una lagnanza fondata proprio sulla mancanza di autonomia: «Se il governo, la Regione e la Provincia abbandoneranno Napoli a se stessa», ha detto, «i cittadini e l'amministrazione agiranno di conseguenza». Cioè: se l'universo mondo non aiuterà De Magistris, che ufficialmente rifiuta tutte le soluzioni e al tempo stesso le pietisce, De Magistris dovrà arrangiarsi. Fine dell'analisi.