Ilaria Maria Sala per "la Stampa"
AI WEIWEI DOPO LA SCARCERAZIONECon un breve comunicato in cinese e in inglese pubblicato alle 10,15 di sera ora locale, l'agenzia di stampa Xinhua (Nuova Cina) ha reso noto che l'artista dissidente Ai Weiwei, detenuto dal 3 aprile scorso, è stato rilasciato su cauzione, «grazie al suo atteggiamento positivo nel confessare i suoi crimini e a causa di una malattia cronica della quale soffre». Il rilascio è stato confermato da un breve sms che l'artista ha inviato al suo avvocato, Liu Xiaoyuan, che dice «sono fuori!».
AI WEIWEIXinhua ha aggiunto che «la decisione è stata presa anche in considerazione del fatto che Ai si è ripetutamente detto disposto a pagare le tasse che ha evaso, secondo quanto detto dalla polizia». «L'azienda controllata da Ai, Beijing Fake Cultural Development Ltd, ha evaso un'enorme quantità di tasse ed ha intenzionalmente distrutto documenti contabili», ha quindi aggiunto l'agenzia governativa. Questa, l'integrità del secco comunicato che ha messo fine - alla vigilia di un viaggio diplomatico del premier Wen Jiabao in Gran Bretagna e Germania - a una vicenda durata 80 giorni che ha scosso il mondo dell'arte e non solo.
AI WEIWEIL'arresto di Ai, infatti, uno degli artisti contemporanei più noti e uno degli architetti dello stadio olimpico «Nido d'Uccello» a Pechino, aveva suscitato scalpore innescando una forte campagna di pressione, coinvolgendo molti musei internazionali, portando personalità di spicco come Anish Kapoor a rifiutare di esporre in Cina fintanto che Ai Weiwei non avesse riacquistato la libertà, e reso ancor più noto tanto l'artista, quanto l'ondata repressiva che si sta abbattendo sulla Cina in questo periodo.
Le accuse nei confronti di Ai Weiwei, mai formalizzate dalla polizia, erano trapelate solo tramite l'agenzia Xinhua o nel corso delle conferenze stampa che il ministero degli Affari esteri tiene con i giornalisti, e sono state modificate di frequente durante la scomparsa di Ai.
lapresse pechino2008 02A conferma del rilascio dell'artista, oltre all'sms, anche due battute che ha scambiato con il New York Times e il tedesco Bild, ai quali si è limitato a dire: «Sto bene. Sono di nuovo a casa. E sono libero». Divieto assoluto di fare interviste. La sorella Gao Ge alla Bild ha detto che il fratello «è estremamente felice. Ma ha perso qualche chilo».
WEI WEI CON I SEMI DI GIRASOLENicholas Bequelin, ricercatore per il gruppo per i diritti umani Human Rights Watch, ha dichiarato: «Accogliamo con piacere il rilascio di Ai Weiwei, si tratta ovviamente di un risvolto molto positivo, dato che se fosse stato portato davanti al tribunale sarebbe senz'altro stato condannato, non esistendo in Cina le condizioni per un processo regolare in questi casi.
Si direbbe che Pechino abbia deciso che il danno d'immagine del tenere prigioniero Ai era troppo alto, e che era meglio rilasciarlo, vista la forte protesta internazionale. Lo stesso, aver colpito una personalità così importante funge da pesante deterrente, da avvertimento a chiunque voglia sfidare le autorità».
STADIO NIDOLe violazioni procedurali del caso sono numerose: Ai, a cui non è mai stato consentito di vedere il suo avvocato, è stato detenuto in una località sconosciuta, una versione degli «arresti domiciliari» tutta particolare, in cui il detenuto non è né in un carcere, né nel suo alloggio, ma in locali della polizia. «Abbiamo molti dubbi sul modo in cui la cosiddetta confessione è stata ottenuta», ha aggiunto Bequelin.
Hu JintaoIl caso di Ai non è unico: nel 2009, l'avvocato Xu Zhiyong, del gruppo Gongmeng («Iniziativa Costituzionale Aperta») che aveva di frequente assistito clienti in casi politici, venne arrestato e accusato di crimini «economici». Dopo una campagna internazionale, Xu fu rilasciato anch'egli in seguito ad una «confessione» e alla garanzia di non occuparsi più di casi politici.
Diverso invece il destino del premio Nobel per la Pace Liu Xiaobo, il quale, scomparso per quasi un anno nel 2009, è stato condannato a 11 anni di detenzione per «sovversione», dopo una campagna internazionale tiepida, che ha faticato a decollare fin quando non era troppo tardi. Perché come dimostra la liberazione di Ai Weiwei, in fondo Pechino continua a dare peso alla sua immagine nel mondo.